giovedì 15 ottobre 2015

ilNero - E=MC2 - Essenza di Macchina Cuore Cervello

Ci sono artisti che per un motivo o per un altro non arrivano alla notorietà e alla fama che meriterebbero. Magari per scelte personali diverse o perché non hanno mai trovato modo di esprimere al meglio la propria creatività. E' questo il caso di uno dei migliori vocalist al mondo che ha goduto solo di pochi anni di notorietà ad inizio millennio quando ha raccolto una pesante eredità alla guida del più grande gruppo rock della storia d'Italia (e non solo). Ma fortunatamente il 2015 vede il ritorno sulla scena musicale di Gianluigi Cavallo detto Cabo, ex frontman dei Litfiba dal 2000 al 2006, con il suo nuovo gruppo chiamato ilNero.

Cabo esordì musicalmente nel 1994 con la pubblicazione di due singoli dance intitolati Brooklyn (pubblicato a nome DJ Cavallo) e A Say Baby (a nome Indyana) ma è l'anno seguente che arrivò la vera svolta con la realizzazione di un demotape di stampo chiaramente hard rock intitolato Il Patto composto da 12 pezzi.

Alla fine del 1999 Cavallo venne scelto da Ghigo Renzulli per sostituire Piero Pelù come voce dei Litfiba dopo l'uscita di quest'ultimo dal gruppo. Il primo album realizzato con Cabo alla voce fu Elettromacumba del 2000 e nonostante fosse più che decoroso mostrò che l'accordo musicale tra i due funzionava solo in parte. Le ballad e i brani midtempo come Il Pazzo che Ride, Il Giardino di Follia e Dall'Alba al Tramonto sono infatti molto belli e di grande effetto e soprattutto allargano l'offerta musicale dei Litfiba che fino ad allora di brani lenti ne avevano fatti proprio pochi. Ma sui brani veloci l'intesa tra i due non sembrava funzionare a dovere; basta confrontare le versioni di Il Patto e Piegami di Elettromacomba con quelli del demo di Cabo per rendersi conto che l'aggressività, l'energia e il suono graffiante degli originali sono completamente persi per adagiarsi su sonorità piatte e di maniera. In particolare l'inizio de Il Patto preso di peso da Regina di Cuori e da Prendi in Mano i Tuoi Anni semplicemente uccide il deflagrante brano scritto anni prima da Cabo. Ciò nonostante Cavallo dimostrò da subito di avere grande personalità e di imporre il proprio stile senza tentare minimamente di imitare Pelù (e chi dice il contrario non ha mai sentito né l'uno né l'altro): un paragone tra i due è del tutto impossibile perché hanno stili canori e musicali completamente diversi. Due grandissimi cantanti con ben poco in comune.

Con Cabo i Litfiba realizzarono altri due album in studio Insidia e Essere o Sembrare che confermarono quanto già mostrato con il primo: ottime ballad come Oceano e Giorni di Vento, mentre i pezzi veloci sono sempre troppo anemici, con l'esclusione dell'eccezionale Luce che Trema. Alla fine del 2006 Cavallo annunciò la propria uscita dai Litfiba per idee musicali incompatibili tra lui e Renzulli e per dedicarsi alla propria attività imprenditoriale come CEO di un'azienda informatica chiamata Virtualcom da lui stesso fondata. Dopo sette anni di silenzio Cabo tornò nel gennaio del 2014 con una cover di Heroes di David Bowie nettamente diversa dall'originale e anche da tutte le reinterpretazioni successive, forse un po' si avvicina alla versione dei Wallflowers del 1998 ma è comunque personalizzata in un lungo crescendo di energia. Bastarono quei sei minuti a dimostrare che Cabo aveva ancora molte frecce al proprio arco e a spingere i fan ad attendersi un ritorno in grande stile.

All'inizio del 2015 Cavallo annunciò la nascita del suo nuovo gruppo chiamato ilNero in cui milita anche il figlio Sebastiano in veste di chitarrista; il logo della band è un bellissimo ambigramma che reca la scritta ILNERO se lo si legge come si presenta e CABO se lo si ruota di 180 gradi. Dopo il primo concerto tenutosi il 30 gennaio del 2015 la band annunciò che il primo album era in fase di realizzazione e a maggio fu pubblicato il primo singolo intitolato Soli ed Unici, un vibrante midtempo dal testo poetico che richiama alla memoria i migliori pezzi della militanza di Cabo nei Litfiba.

A settembre, poche settimane prima dell'uscita dell'album è stato pubblicato anche il brano Cuore, che si apre con un'insolita introduzione al pianoforte raggiunto poi dagli altri strumenti e dall'inconfondibile voce del cantante. L'album intero, intitolato E=MC2 - Essenza di Macchina Cuore Cervello, è stato pubblicato ad ottobre del 2015 ed è composto di 11 tracce di puro rock immediato e tagliente, ricco di riff di chitarra e dalle atmosfere prevalentemente cupe ed energiche in cui la voce di Cabo si esprime al meglio della propria potenza e profondità. Tra gli 11 brani ce ne sono 9 nuovi (tra cui Cuore) scritti appositamente, oltre a una cover e la già citata Soli ed Unici che risale al demotape del 95. Nel disco si trovano pezzi veloci di grande impatto come Dolce Vita e Splendido Girone che a nostro giudizio sono i migliori dell'intero album e alcuni che partono lenti e sommessi per poi esplodere nel ritornello, tra questi si distingue Oltre per le sonorità blues che ne caratterizzano l'inizio. Tra i brani di spicco troviamo anche la bellissima ballad Reality Show, l'atipica title track che vira verso il trip hop e la leggera A Pezzi che dopo un avvio tendente al jazz prende con decisione la strada del soft rock. Come anticipato, nel disco troviamo anche la cover di Personal Jesus dei Depeche Mode anch'essa proposta in una versione differente dall'originale e da tutte le interpretazioni successive, il brano qui suona molto cupo e aggressivo e ricorda forse la versione di Marilyn Manson, ma il paragone non deve ingannare perché il risultato è senza alcun dubbio migliore visto che, banalmente, Cabo è una grande cantante decisamente superiore al ridicolo Marilyn Manson.

Il rock italiano odierno naviga in brutte, anzi pessime, acque. Ad esclusione dei Litfiba (che purtroppo non producono nulla di nuovo dal lontano 2012) non esiste nulla. Se il meglio che il nostro paese sa produrre sono i Negrita e se consideriamo rock i quattro accordi di Ligabue è perché il livello è veramente infimo. Fortunatamente ilNero, a dispetto del suo nome, getta un po' di luce in questa tenebra; per rialzare il livello della produzione musicale del nostro paese avevamo proprio bisogno che un signore che di lavoro fa il CEO di una multinazionale togliesse giacca e cravatta e si mettesse a fare del sano rock sanguigno in jeans e maglietta con i teschi.

Bentornato, Cabo! E non farci aspettare altri sette anni prima di farti risentire.

giovedì 8 ottobre 2015

Maná - Falta Amor

In Italia i Maná sono famosi per Corazon Espinado (in cui facevano da ospiti ai Santana nell'album Supernatural che rappresenta il momento peggiore della loro pur gloriosa carriera) e per un discutibile duetto con il nostrano Zucchero intitolato Eres Mi Religión (di cui fortunatamente esiste anche la versione del gruppo senza il contributo negativo del nostro compatriota) tratto dal loro album Revolución de Amor. Ma nonostante queste uscite di dubbio gusto il gruppo messicano ha alle spalle una florida carriera in cui ha prodotto ottima musica dimostrando di saper mescolare benissimo il rock con i suoni tipici della loro terra e delle zone circostanti.

E' un ottimo esempio di questo il loro secondo album (quarto, se si contano anche i due incisi quando il gruppo si chiamava Sombrero Verde) del 1990 intitolato Falta Amor. L'album parte alla grande con il brano Gitana che chiarisce subito quale sarà il suono distintivo dell'intero disco con morbide musiche rock e forti innesti di sonorità latinoamericane caratterizzate da percussioni e chitarre acustiche. Il pezzo migliore di tutto il disco è Rayando el Sol resa particolarmente accattivante dal controcanto corale nel ritornello. Ottima è anche la traccia intitolata Buscándola è caratterizzata da un'atmosfera molto allegra e tipicamente caraibica che mischia questa volta il rock con il calypso.

La title track è forse il pezzo più tradizionale con chitarre rock che danno un suono più occidentale rispetto agli altri brani e per questo risulta anche il brano più banale del disco. Ma i Maná non si fanno mancare nemmeno le influenze reggae con le allegre e trascinanti Estoy Agotado e Perdido en un Barco. Tra i brani degni di nota troviamo anche la ballad La Puerta Azul, piuttosto tradizionale ma comunque suggestiva per via della chitarra acustica e del coro sul ritornello.

Tutto il disco è decisamente godibile e allegro ma nonostante ciò Falta Amor è uno degli album di minor successo della band che raggiunse la notorietà in patria e all'estero solo con i successivi ¿Dónde Jugarán Los Niños? e Sueños Líquidos. Come abbiamo detto in apertura, alcune derive troppo commerciali a cavallo di inizio millennio hanno causato ai Maná qualche inciampo, ma questo non deve ingannare. Dall'album Drama Y Luz del 2011 infatti la band ha ripreso la strada della buona musica arricchendo il proprio suono con nuove sperimentazioni canore e di mescolanza musicale riportandosi così ai livelli che le competono.

giovedì 1 ottobre 2015

Crack Kills: il brano mai realizzato di Michael Jackson con i Run DMC

Durante le sessioni di registrazione di Bad Michael Jackson ebbe l'intuizione che avrebbe potuto incidere un brano insieme ai Run DMC i quali erano reduci dal successo planetario dell'album Raising Hell trainato dal singolo Walk This Way realizzato insieme agli Aerosmith. Fu proprio il successo del crossover messo a segno con la band di Steven Tyler a convincere a Michael a tentare anche lui una collaborazione con il gruppo del Queens.

Il brano scritto da Jackson si intitolava Crack Kills, ma il primo incontro tra il re del pop e i tre rapper andò talmente male che il pezzo non fu mai realizzato. Nel 2009 DMC raccontò in un'intervista a www.HipHopStan.com il motivo per cui la collaborazione si interruppe così presto. Il trio, accompagnato da DJ Hurricane, si recò nello studio di Jackson su Santa Monica Boulevard nell'omonima città della contea di Los Angeles dove avrebbe dovuto incontrare Michael alle sei del pomeriggio, ma questi arrivò solo con due ore di ritardo insieme alla sua assistente e al cuoco che avrebbe preparato la cena per lo staff di Jackson e per i suoi ospiti. Michael inoltre teneva in braccio il suo chimpanzee Bubbles e questo sorprese non poco i Run DMC e Hurricane.

DMC ricorda che Michael iniziò a parlare di quanto gli piacessero la musica e gli spettacoli dei Run DMC e del fatto che volesse incidere un brano con loro per il suo nuovo album sull'esempio di Walk This Way ma più simile ai suoni caratteristici dei trio alternandosi alla voce con Run e DMC come i due rapper facevano abitualmente; Michael sembrò avere le idee molto chiare su quanto voleva realizzare. Mentre parlava la sua attenzione fu catturata dalle catene che i tre portavano al collo e chiese a Jam Master Jay se poteva provare quella indossata dal DJ. Jay acconsentì e Michael passò la scimmia all'assistente per potersi mettere al collo la catena. Poco dopo fece per restituire la catena a Jay ma proprio in quell'istante la scimmia si sporse dalle braccia dell'assistente come se volesse andare in braccio a Jay il quale si spaventò e scattò all'indietro urlando.

Questo fece trasalire Jackson che riprese la scimmia urlando a sua volta e preoccupandosi che Bubbles si fosse spaventato per la reazione di Jay, DMC racconta l'accaduto vividamente imitando l'urlo stridulo del cantante. L'atmosfera tra Michael e Jay si fece tesa mentre DMC e Hurricane trattennero a stento le risate per la reazione isterica di Jackson. Durante la cena, che DMC ricorda era composta da pesca spada, broccoli, asparagi e riso integrale, Jay tentò di stemperare la tensione parlando con Michael e commentando quanto la cena fosse buona, ma l'umore di Jacko era ormai compromesso e rispose solo con cenni della testa.

Nonostante il fallimento totale dell'operazione Jackson mantenne i ringraziamenti ai Run DMC sul libretto di Bad e questi sono presenti non sono nell'edizione originale ma anche nella versione rimasterizzata del 2001 e in quella intitolata Bad 25 uscita nel 2012 in occasione del venticinquesimo anniversario. Le intenzioni di Jackson comunque erano senza dubbio serie, tant'è che aveva scritto il testo del brano e la copia manoscritta originale fu venduta su Ebay nel 2005 (come riportato anche sul forum di MichaelJacksonFanSquare) e poi di nuovo nel 2006.

In rete si legge spesso che le strofe dei Run DMC di Crack Kills furono incise in versione demo e pubblicate nell'edizione deluxe di Tougher Than Leather uscita nel 2005. In realtà le cose non stanno così, infatti la nota sul libretto del CD chiarisce che nonostante sulla bobina del demo in questione ci fosse scritto Crack (for Michael Jackson) (e questo può aver contribuito a creare l'equivoco) Run ha smentito che il brano fosse stato scritto per essere cantato con Michael Jackson, al contrario era ispirato ai Force MD's e a come il loro vocalist Jesse D lo avrebbe cantato in modo simile a Jackson. Del resto la demo in questione si intitola Crack (e non Crack Kills), ha un testo diverso e soprattutto è stato scritto da Run e da DMC e non da Michael Jackson.

E' un vero peccato che questa collaborazione tra due colossi dell'industria musicale non si sia concretizzata. I Run DMC hanno all'attivo molte collaborazioni con altri artisti (prima ancora degli Aerosmith ospitarono il chitarrista Eddie Martinez nel loro primo ed eponimo LP e il loro ultimo album Crown Royal è ricchissimo di collaborazioni) e nell'album HIStory anche Jackson ha collaborato con dei rapper come Notorious B.I.G. (nel brano This Time Around) e Shaquille O'Neal (in 2 Bad che curiosamente contiene un campione di King of Rock dei Run DMC) e siamo sicuri che anche Crack Kills sarebbe stato un brano vincente se fosse mai stato inciso.

giovedì 24 settembre 2015

Tarja - Ave Maria - En Plein Air

Non più tardi di qualche mese fa scrivevamo sulle pagine di questo blog che l'ultimo disco live di Tarja intitolato Luna Park Ride era tanto bello quanto inutile, ma avevamo scritto ciò perché la soprano finlandese aveva già annunciato che nel giro di qualche mese avrebbe pubblicato uno di quei capolavori di cui solo lei è capace e quindi non capivamo il senso di quella pubblicazione che non aveva da offrire nulla di nuovo. Nel settembre del 2015 è infatti uscito il suo primo album di musica classica intitolato Ave Maria - En Plein Air in cui eccezionalmente abbandona il metal per dedicarsi unicamente alla lirica.

L'album è una raccolta delle più belle Ave Maria mai scritte da autori classici e moderni, che spaziano da Camille Saint-Saëns a Gounod a Pietro Mascagni fino ad Astor Piazzolla, per chiudersi con un'incisione inedita scritta dalla stessa Tarja che fino ad oggi aveva eseguito solo dal vivo nelle sue tournée natalizie, così come nelle stesse occasioni aveva già eseguito dal vivo molti degli altri brani presenti in questo album. L'uscita del disco era stata anticipata nelle settimane precedenti dalla pubblicazione del video dell'Ave Maria del compositore italiano Paolo Tosti che già faceva intuire ciò che l'album intero ha confermato, cioè che Tarja è semplicemente perfetta in ogni brano e la sua voce cristallina risuona forte e armoniosa al tempo stesso. E' impossibile individuare brani migliori di altri perché sono tutti insuperabili, va solo notato che l'Ave Maria di Bach/Gounod è leggermente accelerata rispetto all'originale dando così un tocco di unicità a questa interpretazione.

Tra i dodici brani (tredici, se si include la bonus track Ave Maria Stella di Edvard Grieg disponibile solo su iTunes) manca la famosissima Ave Maria di Schubert e se questo a prima vista può sorprendere, la spiegazione è presto data: Tarja aveva l'aveva già incisa nel suo disco natalizio Henkäys ikuisuudesta del 2006 e non avrebbe avuto senso ripetersi.

Chiudiamo con una breve considerazione. Molti integralisti della lirica ritengono che Tarja, così come le altre regine del symphonic metal, non reggerebbe il confronto con le più blasonate soprano del panorama operistico come Angela Gheorghiu o Anna Netrebko perché non sarebbe in grado di cantare un'opera per intero, e questo è probabilmente vero per via della preparazione ovviamente diversa. Ma allo stesso modo nessuna delle cantanti d'opera saprebbe cantare il metal come Tarja e sul terreno comune, quale può essere quello delle Ave Maria, Tarja esce dal confronto a testa alta ed è molto più brava delle colleghe operistiche a scandire le parole: il canto di Tarja è perfettamente comprensibile (anche quando canta in italiano il brano di Tosti), mentre di solito nel cosiddetto bel canto non si riesce a intendere una sola parola. Questa capacità la eredita sicuramente dalla sua lunga esperienza nel rock e nel metal in cui scandire bene le parole è invece molto importante.

Tarja non aveva certo bisogno di dimostrare di essere di bravissima anche nel canto lirico puro, perché lo aveva già fatto con i suoi concerti natalizi e con Beauty and the Beat realizzato il collaborazione con il batterista Mike Terrana, ma con questo album si conferma comunque una cantante incredibilmente versatile e completa. Non ci resta che sperare che non passi troppo tempo prima del suo prossimo album metal.

giovedì 17 settembre 2015

Strane somiglianze: Panama e The Heat Is On

Capita frequentemente nel mondo della musica di scoprire che brani di grande successo assomigliano un po' troppo ad altri pubblicati in precedenza; quando le date di pubblicazione dei due pezzi sono notevolmente diverse è facile individuare chi ha copiato da chi, ma quando le uscite sono ravvicinate è necessaria un'analisi un po' più precisa.

E' questo il caso di due brani che presentano forti somiglianze entrambi pubblicati nel 1984: Panama dei Van Halen e The Heat Is On di Glenn Frey. I ritornelli dei due brani si somigliano in modo impressionante e qualche similitudine si può notare, anche se in modo meno marcato, nel ponte che collega la strofa al ritornello.

Il pezzo dei Van Halen è tratto dal loro album di maggiore successo intitolato 1984, che oltre a Panama contiene altri classici del loro repertorio come Jump e I'll Wait, pubblicato il 9 gennaio del 1984. Il pezzo di Glenn Frey è tratto, come è ben noto, dalla colonna sonora del film Bevery Hills Cop uscito nelle sale cinematografiche il 5 dicembre del 1984; il disco della colonna sonora del film e il singolo del brano dell'ex membro degli Eagles uscirono solo nel 1985 (come si può facilmente verificare da Wikipedia e dal sito di Billboard) e curiosamente il 45 giri si scontrò in classifica con la cover di California Girls di David Lee Roth dei Van Halen.

In sintesi, The Heat Is On fu trasmessa in pubblico per la prima volta alla premiere di Beverly Hills Cop l'1 dicembre del 1984 (il brano si sente proprio nelle scene iniziali del film) quindi quasi un anno dopo l'uscita di Panama.

Un anno è un periodo senza dubbio sufficiente per ascoltare un pezzo di successo e prenderne ispirazione in modo un po' troppo disinvolto. Il tutto lascia pensare che Glenn Frey sia debitore di più di un caffè ai Van Halen.

mercoledì 9 settembre 2015

La morte di Kurt Cobain

La mattina dell'8 aprile 1994 una squadra di elettricisti della VECA Electric arrivò alla villa al numero 171 di Lake Washington Boulevard, nella città di Seattle, per installare un nuovo sistema di luci di sicurezza. Il proprietario della villa non era un cliente comune, ma il famoso cantante rock e leader dei Nirvana Kurt Cobain.

Intorno alle 8:40 Gary Smith, uno degli elettricisti, si avvicinò alle finestre della serra e vide a terra ciò che sulle prime gli sembrò un manichino. Ma guardando meglio si accorse di un rivolo di sangue che usciva dall'orecchio destro, una bionda chioma fluente, un orologio da polso e un fucile appoggiato sul petto. Chiamò il 911, quindi chiamò la sede della ditta per cui lavorava dove gli rispose il collega Bruce Williams a cui chiese che aspetto avesse Kurt Cobain per assicurarsi che l'uomo morto fosse proprio il padrone di casa; Williams non lo sapeva e chiese a sua volta a una collega poco lontano. La donna disse che Cobain aveva lunghi capelli biondi e carnagione chiara e questi pochi dettagli bastarono a Smith a capire che l'uomo morto era proprio il cantante dei Nirvana e da quanto poteva vedere sembrava che si fosse sparato.

Il 911 inviò una squadra del Seattle Police Department e una del Seattle Fire Department e come abitualmente accade i pompieri arrivarono prima. Trovarono le porte della serra chiuse dall'interno e una di esse addirittura bloccata con uno sgabello, quindi ruppero i vetri per accedere alla serra. Poco dopo arrivò anche il primo agente di Polizia, l'ufficiale Von Levandowsky, che scrisse in seguito nel suo rapporto di aver trovato il cadavere steso a terra così come aveva riferito Smith con accanto una scatola di sigari che conteneva una siringa, un cucchiaino e altri strumenti utili a iniettarsi droga in vena. Poco lontano dal cadavere su un tavolo trovò anche un messaggio di addio manoscritto infilzato con una biro in modo che non volasse via. Lewandosky omise di scrivere che la biro con il foglio era infilzata in un vaso di terriccio posto sul tavolo. Il testo della lettera diceva in sintesi che a Kurt non piaceva più la vita che faceva, non gli piaceva più scrivere musica né esibirsi davanti al pubblico e che sarebbe stato di cattivo esempio per la figlia. Prima dei saluti concluse con una frase che nel giro di poco sarebbe diventata tristemente celebre: I don’t have the passion anymore and so remember, it’s better to burn out than to fade away.

Il quadro di quanto avvenuto fu da subito piuttosto ovvio. Cobain si era sparato in bocca e nonostante avesse il viso sfigurato dall'esplosione il coroner della Contea di King, in cui si trova Seattle, poté verificarne l'identità sulla base delle impronte digitali e stimò che il decesso era avvenuto tre giorni prima, il 5 aprile. Nel pomeriggio il medico legale emise il comunicato ufficiale confermando ciò che tutti già sapevano: Kurt Cobain era morto per ferita da arma da fuoco autoinflitta.

Nonostante tutto sembrasse fin troppo chiaro, fin dalla prima settimana dopo il ritrovamento del cadavere hanno iniziato a diffondersi le prime teorie del complotto secondo cui Kurt Cobain sarebbe invece stato ucciso. I principali e più famosi esponenti di queste teorie sono il giornalista Richard Lee e l'investigatore privato Tom Grant che fu incaricato dalla cantante Courtney Love (vedova di Cobain) di far luce sull'accaduto.

La prima motivazione addotta da chi non crede al suicidio è che la lettera di Kurt trovata infilzata nel vaso non sarebbe attendibile in quanto le ultime righe sembrano scritte con una grafia notevolmente diversa dal resto del testo. Anzitutto non è chiaro cosa questa teoria vorrebbe dimostrare, quand'anche fosse vero che le ultime righe sono state scritte da un'altra mano non si capisce per quale motivo questo indicherebbe che Kurt è stato ucciso. A meno che non si voglia credere che i cospiratori siano stati talmente pasticcioni da prendere una vera lettera di Cobain, aggiungerne del pezzi scritti in modo notevolmente diverso, non accorgersi di ciò e poi avere usato il foglio come fasulla lettera di addio: francamente il tutto è oltre i limiti dell'assurdo.

Se questa considerazione non bastasse, la ricostruzione del biografo Charles Cross proposta nella volume Heavier than Heaven risolve comunque l'apparente mistero. Cobain scrisse la parte principale del testo mentre era steso a letto e con il foglio ancora attaccato al blocco, mentre le ultime righe furono aggiunte sul pavimento di linoleum della serra appoggiando il singolo foglio sul pavimento. Per via della superficie irregolare che cede sotto la pressione della penna Cobain fu costretto a tracciare lettere più ampie. In ultimo, è sufficiente verificare nella raccolta di testi manoscritti di Cobain intitolata Journals (Diari, nella traduzione italiana) pubblicata nel 2002 che Kurt abitualmente aggiungeva dopo una prima stesura frasi addizionali scritte malamente in caratteri più grandi. La lettera, così come gli altri oggetti rivenuti sulla scena, sono chiaramente visibili nella raccolta di oltre 30 foto della scena pubblicate dal Seattle Police Department nel 2014.

Un'altra argomentazione che viene spesso presentata da chi non crede al suicidio è che la dose di eroina presente nel sangue di Kurt fosse troppo alta perché se la fosse iniettato da solo. Un articolo pubblicato dal Seattle Post Intelligencer il 14 aprile del 1994 riportò che il livello di morfina fosse di 1,52 milligrammi per litro, secondo Tom Grant questo comporta che la quantità di eroina iniettata nel corpo di Cobain fosse di oltre 200mg, mentre la dose letale è intorno ai 100mg per un uomo di corporatura media. Ma a tal proposito va notato che i tossicodipendenti sviluppano livelli di tolleranza più alti, come confermato da alcuni medici interpellati sull'argomento da Dateline NBC; inoltre dopo l'iniezione lo stordimento non si verifica istantaneamente ma lascia un po' di tempo a disposizione e di poco tempo aveva bisogno Cobain per prendere il fucile e spararsi in bocca.

La tesi di Tom Grant è che l'eroina sia stata iniettata a Cobain forzatamente per poterlo uccidere ed inscenare il suicidio, ma come sempre le teorie del complotto presentano più lacune di quelle che credono di colmare. Infatti se così fosse Kurt avrebbe dovuto presentare segni di colluttazione su tutto il corpo, ma nessun rapporto ufficiale menziona la presenza di alcun segno di lotta sul cadavere.

Un'ulteriore argomentazione proposta da chi non crede al suicidio è che i rapporti della polizia riportano che sul fucile sono state trovate impronte digitali latenti e non utilizzabili. Sempre secondo la biografia di Charles Cross il coroner Nikolas Hartshorne ha spiegato che il motivo per cui le impronte non erano leggibili è che per via del rigor mortis Cobain stringeva il fucile tra le mani ed esso gli è stato strappato dalla presa. Le dita di Kurt pertanto si sono mosse sul fucile rendendo le impronte illeggibili.

Purtroppo anche in questo caso la morte prematura di una persona famosa è diventata occasione per ricercatori senza scrupoli o poco accorti di vendere libri e DVD. Ma finché le argomentazioni portate sono di questo spessore non vi è alcun motivo ragionevole per dubitare del fatto che Kurt Cobain si sia sparato. Anche la nuova indagine condotta nel 2014 dopo che il Seattle Police Department esaminò quattro filmati registrati su pellicola da 35mm sulla scena del decesso (di cui non è noto il motivo per cui non sono stati esaminati già nel 94) non ha portato ad alcuna novità ma solo alla conferma di quanto era ovvio sin dall'inizio.

Oltre a quelle citate all'interno dell'articolo, le fonti che abbiamo utilizzato per la nostra ricerca sono gli articoli Nirvana: The 1994 Cover Story on Kurt Cobain’s Death, ‘Into the Black’ di Gina Arnold pubblicato da SPIN, Kurt Cobain's death was indeed a suicide, police say di CBS News, Lawsuit to release graphic Kurt Cobain death photos thrown out di CBS News, il documentario The Last 48 Hours of Kurt Cobain e la ricchissima documentazione messa a disposizione dai siti Justice for Kurt e The Smoking Gun.

giovedì 3 settembre 2015

TSA - TSA

I TSA sono una delle formazioni di punta della scena metal polacca e più in generale del ricco panorama rock dell'Europa orientale. Il loro nome procede sulla tradizione polacca di usare acronimi di tre lettere come nomi delle band anche se il significato esteso, ammesso che ne esista uno, non è mai stato chiarito. Il loro primo ed eponimo album risale al 1983 e getta le basi di quello che sarà il suono distintivo del gruppo per tutta la sua carriera. La musica dei TSA si ispira ampiamente a diversi gruppi della NWOBHM come i Judas Priest o i Saxon ma attinge anche largamente dal rock anni '70 prendendo spunti da band come i Deep Purple o gli Uriah Heep. I TSA infatti spaziano nei loro suoni dal metal classico, allo speed metal, all'hard rock fino al blues rock.

Degli otto brani, sette sono veloci e potenti e ad essi si aggiunge una sola ballad intitolata Trzy zapałki dalle sonorità marcatamente blues che a nostro giudizio rappresenta il punto più basso del disco, ma tolto questo breve momento di noia i restanti pezzi si assestano su una qualità decisamente alta. Tra i brani spiccano il trascinante pezzo di apertura Wysokie Sfery e quello più palesemente speed metal intitolato Na co cie stać. Non è solo la musica della band a caratterizzare i brani ma anche il potente cantato del vocalist Marek Piekarczyk che si lancia spesso in acuti e urli imitando le leggende del metal come Rob Halford e dimostrando di esserne ampiamente capace.

Il risultato è un album di ottima musica, molto energica e divertente che dimostra che i gruppi dell'est Europa possono competere a testa alta con quelli angloamericani più noti e celebrati. A un solo anno di distanza dalla pubblicazione l'album è stato ristampato con gli otto brani cantati in inglese e con il titolo Spunk!, francamente abbandonando la lingua madre la musica dei TSA perde un po' della sua originalità e quindi preferiamo la versione in polacco.

Il primo album non rappresenta un'eccezione nella discografia dei TSA che realizzarono ottimi album per tutta la loro carriera e anche il secondo, intitolato Heavy Metal World, fu poi tradotto in inglese ma senza cambiarne il titolo. Purtroppo i TSA hanno registrato in totale solo 5 album in studio di cui l'ultimo risale al 2004, dopo oltre dieci anni dal precedente; da allora la band ha concentrato la sua attività sulle esibizioni dal vivo senza quindi produrre materiale nuovo ma mantenendo così viva la propria ottima tradizione musicale.