giovedì 29 ottobre 2015

Pokolgép - Pokoli Színjáték

Gli ungheresi Pokolgép sono, insieme ad altri quali gli Ossian e gli Omen (da non confondersi con l'omonima band americana), tra i gruppi storici del metal ungherese e nella loro trentennale carriera hanno sfornato ottimi dischi che hanno contribuito a rendere la loro nazione uno dei principali produttori del genere.

Dopo un buon primo album nel 1986 intitolato Totális Metál la band è tornata ad un solo anno di distanza con il loro secondo lavoro intitolato Pokoli Színjáték che riesce nella difficile impresa di superare il primo quanto a qualità della musica. La band si cimenta bene in diversi stili musicali e il disco è di grande impatto non solo per l'energia trasmessa dalla musica in sé ma anche per la varietà dei suoni: i Pokolgép passano dallo speed metal, come nei brani Tökfej e Vallomás, all'heavy metal di stampo più classico, come nell'energica Tisztítótűz, fino alle potenti atmosfere hard rock tipiche della fine degli anni 80 con i brani Halálra Szeretlek e la title track che costituiscono i pezzi migliori dell'intero album. Nel disco è presente anche una ballad piuttosto tradizionale intitolata Ítélet Helyett.

Ciò che contraddistingue la musica dei Pokolgép è il forte suono delle chitarre che sanno coniugare bene energia e melodia spesso valorizzata da potenti assoli; altro punto di forza della band è la voce del cantante József Kalapács dotata di una notevole estensione che lo porta ad esprimersi benissimo anche negli acuti in cui si lancia. Inoltre i ritornelli sono molto trascinanti e, come nel caso di Tisztítótűz o Pokoli Színjáték, arricchiti dal canto corale del resto del gruppo che si somma alla voce del cantante.

La lunga carriera dei Pokolgép è stata particolarmente turbolenta con numerosi cambi di formazione che hanno lasciato il chitarrista Gábor Kukovecz come unico membro fisso della band dalle sue origini. Ma l'avvicendarsi di musicisti e di cantanti di alto livello e con caratteristiche diverse ha consentito al gruppo di produrre ben 13 album in studio tutti caratterizzati da buona varietà di suoni offrendo sempre dell'ottimo metal ai propri ascoltatori.

giovedì 22 ottobre 2015

Aesma Daeva - Dawn of the New Athens

Nonostante il symphonic metal sia di norma un genere musicale radicato e sviluppato in Europa, principalmente tra Paesi Bassi, Germania e Finlandia, anche gli Stati Uniti ne hanno prodotto ottime band come gli Alas o i gli Echoterra. La migliore espressione del variegato mondo del symphonic metal statunitense sono forse gli Aesma Daeva, band che propone un suono basato sul doom metal arricchito dalla voce lirica delle bravissime cantanti che si sono susseguite alla guida del gruppo.

Il loro album Dawn of the New Athens del 2007 è il primo registrato con l'attuale vocalist Lori Lewis che ha sostituito Melissa Ferlaak e offre una musica cupa, lenta e ricca di riff a cui si somma la voce cristallina di Lori. I brani sono in realtà tutti piuttosto simili, anche se sicuramente spicca la bellissima versione metal di D'Oreste D'Ajace dall'opera Idomeneo di Mozart cantata con il testo in italiano e ovviamente accelerata rispetto all'originale; anche in questo caso un po' atipico Lori dimostra di essere perfettamente all'altezza della prova, non che ne avesse bisogno vista la sua formazione classica.

L'unico pezzo del disco che avrebbe potuto essere evitato è Since the Machine in cui la cantante è affiancata da una voce maschile a imitazione dello stile di gruppi come gli Epica o gli After Forever. Fortunatamente gli Aesma Daeva evitano di rovinare la loro musica con grunt e growl ma il brano è comunque completamente inutile e francamente brutto. A parte questo piccolo momento di noia il resto del disco è molto valido, la band dimostra di essere conscia del fatto che la propria musica si deve reggere sulle doti vocali della cantante e tutto sembra proprio fatto apposta per valorizzarle.

Di sicuro gli Aesma Daeva non saranno ricordati tra i migliori esponenti del symphonic metal, anche perché la loro musica pur gradevole non presenta grandi varietà e rimane piuttosto uguale a sé stessa. Ma la loro commistione di doom e lirica è comunque interessante e questa band d'oltreoceano merita sicuramente di essere ascoltata.

giovedì 15 ottobre 2015

ilNero - E=MC2 - Essenza di Macchina Cuore Cervello

Ci sono artisti che per un motivo o per un altro non arrivano alla notorietà e alla fama che meriterebbero. Magari per scelte personali diverse o perché non hanno mai trovato modo di esprimere al meglio la propria creatività. E' questo il caso di uno dei migliori vocalist al mondo che ha goduto solo di pochi anni di notorietà ad inizio millennio quando ha raccolto una pesante eredità alla guida del più grande gruppo rock della storia d'Italia (e non solo). Ma fortunatamente il 2015 vede il ritorno sulla scena musicale di Gianluigi Cavallo detto Cabo, ex frontman dei Litfiba dal 2000 al 2006, con il suo nuovo gruppo chiamato ilNero.

Cabo esordì musicalmente nel 1994 con la pubblicazione di due singoli dance intitolati Brooklyn (pubblicato a nome DJ Cavallo) e A Say Baby (a nome Indyana) ma è l'anno seguente che arrivò la vera svolta con la realizzazione di un demotape di stampo chiaramente hard rock intitolato Il Patto composto da 12 pezzi.

Alla fine del 1999 Cavallo venne scelto da Ghigo Renzulli per sostituire Piero Pelù come voce dei Litfiba dopo l'uscita di quest'ultimo dal gruppo. Il primo album realizzato con Cabo alla voce fu Elettromacumba del 2000 e nonostante fosse più che decoroso mostrò che l'accordo musicale tra i due funzionava solo in parte. Le ballad e i brani midtempo come Il Pazzo che Ride, Il Giardino di Follia e Dall'Alba al Tramonto sono infatti molto belli e di grande effetto e soprattutto allargano l'offerta musicale dei Litfiba che fino ad allora di brani lenti ne avevano fatti proprio pochi. Ma sui brani veloci l'intesa tra i due non sembrava funzionare a dovere; basta confrontare le versioni di Il Patto e Piegami di Elettromacomba con quelli del demo di Cabo per rendersi conto che l'aggressività, l'energia e il suono graffiante degli originali sono completamente persi per adagiarsi su sonorità piatte e di maniera. In particolare l'inizio de Il Patto preso di peso da Regina di Cuori e da Prendi in Mano i Tuoi Anni semplicemente uccide il deflagrante brano scritto anni prima da Cabo. Ciò nonostante Cavallo dimostrò da subito di avere grande personalità e di imporre il proprio stile senza tentare minimamente di imitare Pelù (e chi dice il contrario non ha mai sentito né l'uno né l'altro): un paragone tra i due è del tutto impossibile perché hanno stili canori e musicali completamente diversi. Due grandissimi cantanti con ben poco in comune.

Con Cabo i Litfiba realizzarono altri due album in studio Insidia e Essere o Sembrare che confermarono quanto già mostrato con il primo: ottime ballad come Oceano e Giorni di Vento, mentre i pezzi veloci sono sempre troppo anemici, con l'esclusione dell'eccezionale Luce che Trema. Alla fine del 2006 Cavallo annunciò la propria uscita dai Litfiba per idee musicali incompatibili tra lui e Renzulli e per dedicarsi alla propria attività imprenditoriale come CEO di un'azienda informatica chiamata Virtualcom da lui stesso fondata. Dopo sette anni di silenzio Cabo tornò nel gennaio del 2014 con una cover di Heroes di David Bowie nettamente diversa dall'originale e anche da tutte le reinterpretazioni successive, forse un po' si avvicina alla versione dei Wallflowers del 1998 ma è comunque personalizzata in un lungo crescendo di energia. Bastarono quei sei minuti a dimostrare che Cabo aveva ancora molte frecce al proprio arco e a spingere i fan ad attendersi un ritorno in grande stile.

All'inizio del 2015 Cavallo annunciò la nascita del suo nuovo gruppo chiamato ilNero in cui milita anche il figlio Sebastiano in veste di chitarrista; il logo della band è un bellissimo ambigramma che reca la scritta ILNERO se lo si legge come si presenta e CABO se lo si ruota di 180 gradi. Dopo il primo concerto tenutosi il 30 gennaio del 2015 la band annunciò che il primo album era in fase di realizzazione e a maggio fu pubblicato il primo singolo intitolato Soli ed Unici, un vibrante midtempo dal testo poetico che richiama alla memoria i migliori pezzi della militanza di Cabo nei Litfiba.

A settembre, poche settimane prima dell'uscita dell'album è stato pubblicato anche il brano Cuore, che si apre con un'insolita introduzione al pianoforte raggiunto poi dagli altri strumenti e dall'inconfondibile voce del cantante. L'album intero, intitolato E=MC2 - Essenza di Macchina Cuore Cervello, è stato pubblicato ad ottobre del 2015 ed è composto di 11 tracce di puro rock immediato e tagliente, ricco di riff di chitarra e dalle atmosfere prevalentemente cupe ed energiche in cui la voce di Cabo si esprime al meglio della propria potenza e profondità. Tra gli 11 brani ce ne sono 9 nuovi (tra cui Cuore) scritti appositamente, oltre a una cover e la già citata Soli ed Unici che risale al demotape del 95. Nel disco si trovano pezzi veloci di grande impatto come Dolce Vita e Splendido Girone che a nostro giudizio sono i migliori dell'intero album e alcuni che partono lenti e sommessi per poi esplodere nel ritornello, tra questi si distingue Oltre per le sonorità blues che ne caratterizzano l'inizio. Tra i brani di spicco troviamo anche la bellissima ballad Reality Show, l'atipica title track che vira verso il trip hop e la leggera A Pezzi che dopo un avvio tendente al jazz prende con decisione la strada del soft rock. Come anticipato, nel disco troviamo anche la cover di Personal Jesus dei Depeche Mode anch'essa proposta in una versione differente dall'originale e da tutte le interpretazioni successive, il brano qui suona molto cupo e aggressivo e ricorda forse la versione di Marilyn Manson, ma il paragone non deve ingannare perché il risultato è senza alcun dubbio migliore visto che, banalmente, Cabo è una grande cantante decisamente superiore al ridicolo Marilyn Manson.

Il rock italiano odierno naviga in brutte, anzi pessime, acque. Ad esclusione dei Litfiba (che purtroppo non producono nulla di nuovo dal lontano 2012) non esiste nulla. Se il meglio che il nostro paese sa produrre sono i Negrita e se consideriamo rock i quattro accordi di Ligabue è perché il livello è veramente infimo. Fortunatamente ilNero, a dispetto del suo nome, getta un po' di luce in questa tenebra; per rialzare il livello della produzione musicale del nostro paese avevamo proprio bisogno che un signore che di lavoro fa il CEO di una multinazionale togliesse giacca e cravatta e si mettesse a fare del sano rock sanguigno in jeans e maglietta con i teschi.

Bentornato, Cabo! E non farci aspettare altri sette anni prima di farti risentire.

giovedì 8 ottobre 2015

Maná - Falta Amor

In Italia i Maná sono famosi per Corazon Espinado (in cui facevano da ospiti ai Santana nell'album Supernatural che rappresenta il momento peggiore della loro pur gloriosa carriera) e per un discutibile duetto con il nostrano Zucchero intitolato Eres Mi Religión (di cui fortunatamente esiste anche la versione del gruppo senza il contributo negativo del nostro compatriota) tratto dal loro album Revolución de Amor. Ma nonostante queste uscite di dubbio gusto il gruppo messicano ha alle spalle una florida carriera in cui ha prodotto ottima musica dimostrando di saper mescolare benissimo il rock con i suoni tipici della loro terra e delle zone circostanti.

E' un ottimo esempio di questo il loro secondo album (quarto, se si contano anche i due incisi quando il gruppo si chiamava Sombrero Verde) del 1990 intitolato Falta Amor. L'album parte alla grande con il brano Gitana che chiarisce subito quale sarà il suono distintivo dell'intero disco con morbide musiche rock e forti innesti di sonorità latinoamericane caratterizzate da percussioni e chitarre acustiche. Il pezzo migliore di tutto il disco è Rayando el Sol resa particolarmente accattivante dal controcanto corale nel ritornello. Ottima è anche la traccia intitolata Buscándola è caratterizzata da un'atmosfera molto allegra e tipicamente caraibica che mischia questa volta il rock con il calypso.

La title track è forse il pezzo più tradizionale con chitarre rock che danno un suono più occidentale rispetto agli altri brani e per questo risulta anche il brano più banale del disco. Ma i Maná non si fanno mancare nemmeno le influenze reggae con le allegre e trascinanti Estoy Agotado e Perdido en un Barco. Tra i brani degni di nota troviamo anche la ballad La Puerta Azul, piuttosto tradizionale ma comunque suggestiva per via della chitarra acustica e del coro sul ritornello.

Tutto il disco è decisamente godibile e allegro ma nonostante ciò Falta Amor è uno degli album di minor successo della band che raggiunse la notorietà in patria e all'estero solo con i successivi ¿Dónde Jugarán Los Niños? e Sueños Líquidos. Come abbiamo detto in apertura, alcune derive troppo commerciali a cavallo di inizio millennio hanno causato ai Maná qualche inciampo, ma questo non deve ingannare. Dall'album Drama Y Luz del 2011 infatti la band ha ripreso la strada della buona musica arricchendo il proprio suono con nuove sperimentazioni canore e di mescolanza musicale riportandosi così ai livelli che le competono.

giovedì 1 ottobre 2015

Crack Kills: il brano mai realizzato di Michael Jackson con i Run DMC

Durante le sessioni di registrazione di Bad Michael Jackson ebbe l'intuizione che avrebbe potuto incidere un brano insieme ai Run DMC i quali erano reduci dal successo planetario dell'album Raising Hell trainato dal singolo Walk This Way realizzato insieme agli Aerosmith. Fu proprio il successo del crossover messo a segno con la band di Steven Tyler a convincere a Michael a tentare anche lui una collaborazione con il gruppo del Queens.

Il brano scritto da Jackson si intitolava Crack Kills, ma il primo incontro tra il re del pop e i tre rapper andò talmente male che il pezzo non fu mai realizzato. Nel 2009 DMC raccontò in un'intervista a www.HipHopStan.com il motivo per cui la collaborazione si interruppe così presto. Il trio, accompagnato da DJ Hurricane, si recò nello studio di Jackson su Santa Monica Boulevard nell'omonima città della contea di Los Angeles dove avrebbe dovuto incontrare Michael alle sei del pomeriggio, ma questi arrivò solo con due ore di ritardo insieme alla sua assistente e al cuoco che avrebbe preparato la cena per lo staff di Jackson e per i suoi ospiti. Michael inoltre teneva in braccio il suo chimpanzee Bubbles e questo sorprese non poco i Run DMC e Hurricane.

DMC ricorda che Michael iniziò a parlare di quanto gli piacessero la musica e gli spettacoli dei Run DMC e del fatto che volesse incidere un brano con loro per il suo nuovo album sull'esempio di Walk This Way ma più simile ai suoni caratteristici dei trio alternandosi alla voce con Run e DMC come i due rapper facevano abitualmente; Michael sembrò avere le idee molto chiare su quanto voleva realizzare. Mentre parlava la sua attenzione fu catturata dalle catene che i tre portavano al collo e chiese a Jam Master Jay se poteva provare quella indossata dal DJ. Jay acconsentì e Michael passò la scimmia all'assistente per potersi mettere al collo la catena. Poco dopo fece per restituire la catena a Jay ma proprio in quell'istante la scimmia si sporse dalle braccia dell'assistente come se volesse andare in braccio a Jay il quale si spaventò e scattò all'indietro urlando.

Questo fece trasalire Jackson che riprese la scimmia urlando a sua volta e preoccupandosi che Bubbles si fosse spaventato per la reazione di Jay, DMC racconta l'accaduto vividamente imitando l'urlo stridulo del cantante. L'atmosfera tra Michael e Jay si fece tesa mentre DMC e Hurricane trattennero a stento le risate per la reazione isterica di Jackson. Durante la cena, che DMC ricorda era composta da pesca spada, broccoli, asparagi e riso integrale, Jay tentò di stemperare la tensione parlando con Michael e commentando quanto la cena fosse buona, ma l'umore di Jacko era ormai compromesso e rispose solo con cenni della testa.

Nonostante il fallimento totale dell'operazione Jackson mantenne i ringraziamenti ai Run DMC sul libretto di Bad e questi sono presenti non sono nell'edizione originale ma anche nella versione rimasterizzata del 2001 e in quella intitolata Bad 25 uscita nel 2012 in occasione del venticinquesimo anniversario. Le intenzioni di Jackson comunque erano senza dubbio serie, tant'è che aveva scritto il testo del brano e la copia manoscritta originale fu venduta su Ebay nel 2005 (come riportato anche sul forum di MichaelJacksonFanSquare) e poi di nuovo nel 2006.

In rete si legge spesso che le strofe dei Run DMC di Crack Kills furono incise in versione demo e pubblicate nell'edizione deluxe di Tougher Than Leather uscita nel 2005. In realtà le cose non stanno così, infatti la nota sul libretto del CD chiarisce che nonostante sulla bobina del demo in questione ci fosse scritto Crack (for Michael Jackson) (e questo può aver contribuito a creare l'equivoco) Run ha smentito che il brano fosse stato scritto per essere cantato con Michael Jackson, al contrario era ispirato ai Force MD's e a come il loro vocalist Jesse D lo avrebbe cantato in modo simile a Jackson. Del resto la demo in questione si intitola Crack (e non Crack Kills), ha un testo diverso e soprattutto è stato scritto da Run e da DMC e non da Michael Jackson.

E' un vero peccato che questa collaborazione tra due colossi dell'industria musicale non si sia concretizzata. I Run DMC hanno all'attivo molte collaborazioni con altri artisti (prima ancora degli Aerosmith ospitarono il chitarrista Eddie Martinez nel loro primo ed eponimo LP e il loro ultimo album Crown Royal è ricchissimo di collaborazioni) e nell'album HIStory anche Jackson ha collaborato con dei rapper come Notorious B.I.G. (nel brano This Time Around) e Shaquille O'Neal (in 2 Bad che curiosamente contiene un campione di King of Rock dei Run DMC) e siamo sicuri che anche Crack Kills sarebbe stato un brano vincente se fosse mai stato inciso.

giovedì 24 settembre 2015

Tarja - Ave Maria - En Plein Air

Non più tardi di qualche mese fa scrivevamo sulle pagine di questo blog che l'ultimo disco live di Tarja intitolato Luna Park Ride era tanto bello quanto inutile, ma avevamo scritto ciò perché la soprano finlandese aveva già annunciato che nel giro di qualche mese avrebbe pubblicato uno di quei capolavori di cui solo lei è capace e quindi non capivamo il senso di quella pubblicazione che non aveva da offrire nulla di nuovo. Nel settembre del 2015 è infatti uscito il suo primo album di musica classica intitolato Ave Maria - En Plein Air in cui eccezionalmente abbandona il metal per dedicarsi unicamente alla lirica.

L'album è una raccolta delle più belle Ave Maria mai scritte da autori classici e moderni, che spaziano da Camille Saint-Saëns a Gounod a Pietro Mascagni fino ad Astor Piazzolla, per chiudersi con un'incisione inedita scritta dalla stessa Tarja che fino ad oggi aveva eseguito solo dal vivo nelle sue tournée natalizie, così come nelle stesse occasioni aveva già eseguito dal vivo molti degli altri brani presenti in questo album. L'uscita del disco era stata anticipata nelle settimane precedenti dalla pubblicazione del video dell'Ave Maria del compositore italiano Paolo Tosti che già faceva intuire ciò che l'album intero ha confermato, cioè che Tarja è semplicemente perfetta in ogni brano e la sua voce cristallina risuona forte e armoniosa al tempo stesso. E' impossibile individuare brani migliori di altri perché sono tutti insuperabili, va solo notato che l'Ave Maria di Bach/Gounod è leggermente accelerata rispetto all'originale dando così un tocco di unicità a questa interpretazione.

Tra i dodici brani (tredici, se si include la bonus track Ave Maria Stella di Edvard Grieg disponibile solo su iTunes) manca la famosissima Ave Maria di Schubert e se questo a prima vista può sorprendere, la spiegazione è presto data: Tarja aveva l'aveva già incisa nel suo disco natalizio Henkäys ikuisuudesta del 2006 e non avrebbe avuto senso ripetersi.

Chiudiamo con una breve considerazione. Molti integralisti della lirica ritengono che Tarja, così come le altre regine del symphonic metal, non reggerebbe il confronto con le più blasonate soprano del panorama operistico come Angela Gheorghiu o Anna Netrebko perché non sarebbe in grado di cantare un'opera per intero, e questo è probabilmente vero per via della preparazione ovviamente diversa. Ma allo stesso modo nessuna delle cantanti d'opera saprebbe cantare il metal come Tarja e sul terreno comune, quale può essere quello delle Ave Maria, Tarja esce dal confronto a testa alta ed è molto più brava delle colleghe operistiche a scandire le parole: il canto di Tarja è perfettamente comprensibile (anche quando canta in italiano il brano di Tosti), mentre di solito nel cosiddetto bel canto non si riesce a intendere una sola parola. Questa capacità la eredita sicuramente dalla sua lunga esperienza nel rock e nel metal in cui scandire bene le parole è invece molto importante.

Tarja non aveva certo bisogno di dimostrare di essere di bravissima anche nel canto lirico puro, perché lo aveva già fatto con i suoi concerti natalizi e con Beauty and the Beat realizzato il collaborazione con il batterista Mike Terrana, ma con questo album si conferma comunque una cantante incredibilmente versatile e completa. Non ci resta che sperare che non passi troppo tempo prima del suo prossimo album metal.

giovedì 17 settembre 2015

Strane somiglianze: Panama e The Heat Is On

Capita frequentemente nel mondo della musica di scoprire che brani di grande successo assomigliano un po' troppo ad altri pubblicati in precedenza; quando le date di pubblicazione dei due pezzi sono notevolmente diverse è facile individuare chi ha copiato da chi, ma quando le uscite sono ravvicinate è necessaria un'analisi un po' più precisa.

E' questo il caso di due brani che presentano forti somiglianze entrambi pubblicati nel 1984: Panama dei Van Halen e The Heat Is On di Glenn Frey. I ritornelli dei due brani si somigliano in modo impressionante e qualche similitudine si può notare, anche se in modo meno marcato, nel ponte che collega la strofa al ritornello.

Il pezzo dei Van Halen è tratto dal loro album di maggiore successo intitolato 1984, che oltre a Panama contiene altri classici del loro repertorio come Jump e I'll Wait, pubblicato il 9 gennaio del 1984. Il pezzo di Glenn Frey è tratto, come è ben noto, dalla colonna sonora del film Bevery Hills Cop uscito nelle sale cinematografiche il 5 dicembre del 1984; il disco della colonna sonora del film e il singolo del brano dell'ex membro degli Eagles uscirono solo nel 1985 (come si può facilmente verificare da Wikipedia e dal sito di Billboard) e curiosamente il 45 giri si scontrò in classifica con la cover di California Girls di David Lee Roth dei Van Halen.

In sintesi, The Heat Is On fu trasmessa in pubblico per la prima volta alla premiere di Beverly Hills Cop l'1 dicembre del 1984 (il brano si sente proprio nelle scene iniziali del film) quindi quasi un anno dopo l'uscita di Panama.

Un anno è un periodo senza dubbio sufficiente per ascoltare un pezzo di successo e prenderne ispirazione in modo un po' troppo disinvolto. Il tutto lascia pensare che Glenn Frey sia debitore di più di un caffè ai Van Halen.