lunedì 1 aprile 2019

Rhapsody of Fire - The Eighth Mountain

Con il nuovo The Eighth Mountain i Rhapsody of Fire affrontano la prima prova in studio con pezzi inediti con la rinnovata formazione che vede Giacomo Voli alla voce e il tedesco Manuel Lotter alla batteria; il disco segue la compilation Legendary Years del 2017 realizzata con questa lineup in cui il gruppo ha reinterpretato alcuni dei suoi classici del passato.

Il nuovo album è composto da dodici tracce in cui la band propone il proprio epic power metal distintivo, dando come sempre ampio spazio alle ricche e maestose melodie e alla voce del cantante. Rispetto a Conti e Lione, Giacomo Voli alza ulteriormente l'asticella raggiungendo vette interpretative di altissimo livello che si assestano al di sopra delle performance dei due pur bravissimi cantanti che lo hanno preceduto. Per questo nuovo album la band si avvale inoltre del contributo della Bulgarian National Symphony Orchestra che supporta il gruppo con la propria strumentazione e con il coro.

L'uscita dell'album è stata anticipata dalla pubblicazione del video di Rain of Fury che dà un assaggio di ciò che poi si troverà nel resto dell'LP con un pezzo ricco di metal melodico che mischia sapientemente atmosfere epiche con il suono moderno del power metal.

Trattandosi di un concept album che va ascoltato nella sua interezza, è difficile individuare parti migliori di altre; ciò non toglie che si possano trovare momenti più ricchi di componenti varie come Seven Heroic Deeds, il primo brano dopo l'intro, che vede la presenza massiccia del coro che introduce i ritornelli cantando il ponte in latino. I pezzi più melodici del disco si trovano nella parte centrale dell'LP, come White Wizard e Warrior Heart che si apre con il clavicembalo suonato da Alex Staropoli e il flauto suonato dal fratello Manuel che accompagnano senza altri strumenti la voce di Voli per tutta la prima strofa.

Tra i brani di spicco troviamo anche la bellissima e sontuosa The Courage to Forgive introdotta da un vocalizzo di un coro lirico di cui fanno parte anche lo stesso Voli e Chiara Tricarico dei Moonlight Haze. L'edizione giapponese dell'album è impreziosita dalla presenza di una bonus track: una seconda versione di Rain of Fury in cui Voli canta le strofe in giapponese, dando al pezzo un tocco di originalità.

Se con Legendary Years i Rhapsody of Fire hanno dimostrato che la nuova formazione era all'altezza di tutte le precedenti dal punto di vista tecnico, con questo nuovo album hanno confermato che la nuova lineup è perfettamente in grado di mantenere alti i fasti del gruppo metal più celebre del nostro paese anche nelle incisioni inedite.

The Eighth Mountain apre così la nuova fase della carriera dei Rhapsody of Fire e se queste sono le premesse possiamo essere sicuri che nonostante gli oltre due decenni di carriera alle spalle, la band ha ancora molte frecce al proprio arco e che sicuramente regalerà album di qualità altissima ancora per molti, molti anni.

martedì 26 marzo 2019

Muddy Waters - Electric Mud

Nel 1968 la Chess Records tentò lo strano esperimento di mischiare il blues delle origini con il rock psichedelico che in quel periodo viveva il suo momento di maggiore splendore. Uno dei risultati di questa sperimentazione è l'LP Electric Mud di Muddy Waters in cui il leggendario bluesman del Mississippi prova a contaminare il proprio sound con quello che in quegli anni Jimi Hendrix produceva nella capitale del Regno Unito.

Il disco è composto da otto tracce il cui risultato è, come è ben noto, ampiamente discutibile. L'abuso di wah-wah e fuzzbox non si coniuga al meglio con lo stile del blues di Muddy Waters e l'album nella sua interezza dà una sensazione di unione forzata tra cose diverse. Qualche momento da salvare comunque c'è, ad esempio la cover di I Just Want to Make Love to You più aggressiva delle versioni precedenti è particolarmente efficace; così come lo sono anche le autocover di I'm Your Hoochie Coochie Man e Mannish Boy. In generale la voce potente di Muddy Waters funziona bene su tutti i brani rendendo così Electric Mud un disco comunque interessante e che merita più di un ascolto.

Nonostante la critica lo accolse in modo non sempre positivo, il successo commerciale fu notevole e in ogni caso l'influenza che Electric Mud ebbe sulla musica che non può essere ignorato. Il bassista dei Led Zeppelin John Paul Jones affermò di aver preso spunto proprio da questo album per il celebre riff di Black Dog. Inoltre secondo quanto sostiene il giornalista musicale Gene Sculatti nel libro Lost in the Grooves: Scram's Capricious Guide to the Music You Missed la parte ritmica di Electric Mud fece da precursore a quella dell'hip hop.

Nonostante lo stesso Muddy Waters abbia affermato che Electric Mud non gli piaceva e che non lo considerava un disco di blues, non ignorò completamente i risultati dell'esperimento nei suoi dischi successivi. Parte di questo inedito sound fu infatti utilizzato anche nel successivo After The Rain, in cui però le sonorità psichedeliche sono meno invadenti e non coprono lo stile compositivo di Muddy Waters.

In sintesi Electric Mud è un disco interessante, sicuramente sperimentale, ma che contiene comunque spunti e momenti molto validi. Il lascito di Electric Mud si nota in tutto il blues rock dai primi anni 70 fino ad oggi, ma sopra ogni cosa questo atipico album mostra che anche gli esperimenti meno riusciti dei grandi musicisti lasciano una profonda impronta e contengono sempre qualcosa di buono che condiziona i decenni successivi.

lunedì 18 marzo 2019

The Temptations - Cloud Nine

Dopo otto album caratterizzati dal tipico Motown sound, nel 1969 i Temptations decisero di mischiare il proprio suono a quello del rock psichedelico che in quegli anni dominava la scena musicale, gettando così le basi di quello che da allora fu noto come psychedelic soul. L'album Cloud Nine è un vero spartiacque nella lunga discografia dei Temptations, non solo per il notevole cambio di stile ma anche perché fu il primo realizzato sotto la guida del nuovo produttore Norman Whitfield e con la nuova voce principale di Dennis Edwards in sostituzione del vocalist storico David Ruffin licenziato dalla band per via di incompatibilità caratteriali.

Il disco è composto da dieci tracce e in realtà le sonorità psichedeliche sono prevalenti solo in due di queste, la title track e Runaway Child, Running Wild, che offrono una mescolanza di suoni molto ricca tra soul, funk, rock psichedelico e le polifonie vocali tipiche della band. Non a caso, e a indicare la nuova tendenza musicale dei Temptations, furono proprio queste due le uniche tracce a essere pubblicate anche in singolo. Un notevole cambio di rotta si riscontra anche nei testi, che abbandonano le atmosfere romantiche per parlare di problemi sociali come la difficoltà dell'essere nero e povero nell'America di fine anni 60.

Sette delle dieci tracce contengono invece sonorità soul classiche e simili alle pubblicazioni precedenti dei Temptations caratterizzate da atmosfere patinate e dalla sovrapposizione vocale dei cinque cantanti che si sommano e si amalgamano interpretando ognuno una voce diversa. Trai pezzi migliori di questi sette troviamo sicuramente le ballad Why Did She Have to Leave Me (Why Did She Have to Go) e I Need Your Lovin' in cui la voce principale è interpretata da Eddie Kendricks in falsetto. Anche in questi pezzi più tradizionali comunque la voce di Edwards, che interpreta la parte principale in quattro pezzi tra cui la già citata Why Did She Have to Leave Me (Why Did She Have to Go), dà un tocco diverso rispetto ai dischi precedenti per via del suo suono più aspro che si allontana di molto dalla voce melodica di Ruffin.

Completa il disco una versione da nove minuti di I Heard It Through the Grapevine, ispirata più alla versione di Gladys Knight & the Pips che a quella di Marvin Gaye e che in realtà è diversa da tutto il resto del disco grazie a un arrangiamento blues essenziale che lascia molto spazio alle voci dei cinque.

Nonostante in Cloud Nine la contaminazione con i suoni psichedelici avvenga solo in due pezzi, la sperimentazione sonora dei Temptations continuò con forza in quella direzione per molti anni e per vari album creando dissapori all'interno della band tra chi era favorevole alla nuova rotta e chi voleva restare fedele alle sonorità originali. In ogni caso la qualità di queste registrazioni è indubbia e dimostra come, nonostante la celebrità dei Temptations sia legata soprattutto alle ballad di inizio carriera, il gruppo in realtà abbia fatto molto di più in stili molto diversi tra loro con grande ecletticità e creatività.

lunedì 11 marzo 2019

An interview with Pierre Edel

An Italian translation in available here.

French-Russian singer Pierre Edel is one of the most interesting vocalists on nowadays rock 'n'roll music. To discuss the four times he competed in the talent show The Voice and his most relevant recordings, Pierre accepted our proposal for an interview.

We would like to thank Pierre Edel for his kindness and availability.


125esima Strada: Hi Pierre and thanks for the time you are giving us. Let's talk first about your 2017 album which is on SoundCloud. I know it took you many years to write and record it. What's the story behind this album?

Pierre Edel: The album is a collection of stuff that I wrote between 2006 and 2007, over ten years of songwriting and of course I released much more stuff with different bands but these ones are so special to me I don’t even know if I would play them on stage. Of course I did just a couple of times, there’s a live version of 66Sex in Odessa on YouTube and that’s about it.

66Sex and Chemistry of Love were written in 2006, all the other songs were written a bit later and Return to the City of Love was written in 2017 because I was coming back to live in Paris. I wanted to pick some of the songs I hadn't released, or if I did release them they were not recorded properly, maybe I didn’t have the right vocal technique yet to sing these songs. There were two more songs that were supposed to be rerecorded, one of which was called Leaving the City of Love, which is of course the first part to Return to the City of Love, and the other one was called Rock ‘n’ Roll Smells Funny, and I guess I have some recordings of us playing them as a trio with me on the guitar on rehearsal or the only time the songs were played live.


125esima Strada: Is there any song of the album you like better than the others? If so, why?

Pierre Edel: The song I like most is Return to the City of Love, it works, it’s catchy. If I was to release it on a mainstream label I would simplify it a little bit, chop out some of the prog melodies in between the verses, they don’t really make sense but they are just fun to play for me and fun to listen to. It’s a Frank Zappa thing. One of my best friend, my guitarist, said “You write good songs and then you do anything you can to ruin them.” So I would chop out the stuff that is a little bit too much.


125esima Strada: Let's talk also about your collaboration with Sergey Mavrin. How did you get involved and how did you two work together?

Pierre Edel: When I was a little kid living in France I was living with a nanny, I didn’t really see my parents that much, they were divorced when I was born. So I was living with an old Russian lady I loved so much, she was a like grandmother to me, I went to see her recently in Moscow she’s almost 90 years old now. At some point her grandson, who is Russian of course, had to come over also, I was 7 years old and he was 12 or 13. We lived all together for about 5 or 6 years in Paris and London and this guy was into rock ‘n’ roll music, it was the mid-90s, so he would listen to Scorpions, Nirvana, Metallica, Guns N' Roses, all that kind of stuff. And of course he also listened to Russian music and there was this huge band, the biggest heavy metal band in Russia and in the Soviet Union: Aria. The guitarists for this band during some of their peak albums in the late 80s was a guy called Sergey Mavrin and he’s a guitar virtuoso and he wrote some beautiful songs with the first singer Valery Kipelov. Kipelov today has his own band called Kipelov, a great band also.

Growing up at a certain point I knew I wanted to play rock ‘n’ roll music and I would have never become a musician without my nanny’s grandson, we met a few weeks ago when I was in Moscow and we had a good time, he’s now 36, has a wife and two kids.

So in 2013 I thought “I should just send some emails to my favorite musicians” and I started writing emails to Steve Vai, Yngwie Malmsteen, Michael Schenker, Herman Rarebell from Scorpions, and others. I wrote an email to Sergey Mavrin and he actually replied, and I said “You know what? Let’s make an album.” And that worked for me several times in my life also with a guy called Christophe Godin in France, I did almost the same. I took one of his instrumental songs, recorded my voice over it, sent it to him and said “Let’s play on stage together.” which lead us to Birmingham in England where he introduced me to Tony Iommi.

It worked and we are still friends. Sergey is a very humble person and a great musician.


125esima Strada: What is absolutely striking in your career is that you competed in four editions of The Voice. How come? How did you decide to do something so weird?

Pierre Edel: In 2013 I was in Moscow and I received an email, it was from a headhunter for these big TV shows. Of course people apply, there were tens of thousands of people applying for each season, but there are also headhunters, people who are paid to look out for talents on the internet. We just had our video Black Dog out on YouTube and one of these headhunters for the production society that produces The Voice of France said “We found this video and you should come over to Paris for the auditions.” I didn’t even know what The Voice was because at that point there had been only two seasons in France.

I flew to Paris (I moved zillions of times from Paris to Moscow and from Moscow to Paris in my life). I did the auditions and it worked and it took almost half a year of my life. Then the same thing happened in Russia. They saw me on The Voice of France because there’s a guy who works for both the production of The Voice of France and The Voice of Russia and he recommended me and they invited me to do The Voice of Russia.

And then - believe it or not - exactly the same thing happened with The Voice of Ukraine. Actually many people from The Voice of Russia went to The Voice of Ukraine. It has become quite typical; you also have people who made The Voice of Turkey and then The Voice of Russia or The Voice of Ukraine. I guess there will be more and more people doing at least two editions of The Voice, but as far as I know four editions is unique. But the thing is the more seasons you get, the more people you get and the less incredible it becomes to participate in that show. If you think about it when we only had a couple of seasons, and they show about 60 singers in every season, you would have in a single country about 100 or 150 people who would have been shown on TV, so it was quite unique. Now that we have almost ten season you have over 1.500 people and you don’t have zillions of singers in a single country; so at some point it becomes irrelevant and it doesn’t add anything to your curriculum. But four editions is something that you do because you have to top it.


125esima Strada: On your YouTube channel there's also a cover of The Sky is Crying by Elmore James, what's the role of blues music in your musical background?

Pierre Edel: The guy who taught me the guitar when I was 13 was a big blues fan, he had an electric guitar. When I saw that electric guitar, it was a Yahama Pacifica, that was the moment I knew my life was going to change. He also had an acoustic guitar, a Seagull, but it took me a while to get interested in that, maybe a few months, because I was into the electric guitar at first which is weird because usually people start with an acoustic guitar and then move to the electric.

At some point I was really into Richie Sambora and I wanted to have a twelve-string guitar to be able to play Wanted Dead or Alive by Bon Jovi. It was all about the blues because all the solos I would learn, Steve Lukather, Richie Sambora, Stevie Ray Vaughan, that all lead me to the roots, or some of the roots because I don’t consider rock 'n' roll to have only black blues roots. So I wanted to study that and I started to listen to Willie Dixon, John Lee Hooker, Elmore James, all the kings like Albert King, Freddie King, B.B. King, and Hendrix obviously.

At the same time I really studied the history of music, because when I was a kid I was studying classical music, and I came to understand that black musicians and blues gave a lot to rock 'n' roll but it’s all with white European instruments: the cymbals, the double bass, the piano, the guitar. It’s an amazing marriage between the blues feeling and the classical instruments and also English, Irish and Scottish classical and traditional music which you can find even when you listen to the Beatles. And technology of course, like the electric guitars. So it’s just a mix of so many things that came together in the sixties and gave birth to this beautiful music that is rock 'n' roll.


125esima Strada: Another surprising thing you did is a medley of three songs by Lady Gaga with Michael Sobin. Lady Gaga seems to be so far from your style, so how was this conceived?

Pierre Edel: It is quite far but actually if you check it out we have many videos and tracks in different styles: dubstep, hip hop, ... And this is something I’ve always done. Music is fun and it’s fun to try something else, it doesn’t mean I would completely get into that but I came across so many different genres and styles throughout the 90s and early 2000s. Of course stuff like Limp Bizkit and Red Hot Chili Peppers, and this crossovers between electronic music and rock and so on. I wouldn’t really listen to it, I would just have fun with it.

Michael Sobin is an amazing guitarist, if you check out his channel, he’s a real virtuoso. We met in 2012 because there was a band called Witchcraft in Russia and they were looking for a male singer, he was playing in that band. We did four tracks in that crossover style as the Lady Gaga video: we did Michael Jackson, there’s also a cover of Cry Me a River by Justin Timberlake and The Weeknd’s Can't Feel my Face.

At some point we were asked by a talent show in Russia to come over and present this Justin Timberlake track, so we did it but they didn’t like the fact I had already been a part of The Voice because they had some administration and administrative dilemma with the guys from The Voice.

Sobin is a very good friend of mine and we also wrote a couple of original tracks together, there’s a track called Cannonball which is a quite amusing track, a crossover between dubstep, trap and rap.


125esima Strada: You come from two countries that have a very strong history of hard rock and metal music. Aria and Chorny Kofe for Russia and Trust, H-Bomb and Demon Eyes for France are just the first examples that come to my mind. So, how come you decided to sing in English instead of French or Russian?

Pierre Edel: I really think that rock 'n' roll is supposed to be sung in English. If you sing in Russian it will only work in Russia, if it works; if you sing in French it won’t work anywhere because the French don’t care about metal or rock music. There are little niches, you would always find a couple of thousand people who are into voodoo magic, a couple of thousand people who are on some kind of strange diet, you can find a couple of thousand people who want to have their tongue split. You can always find these minorities. But rock 'n' roll is not at all a trend in France and has never been. You’ll always find one or two artists who made it like Trust, but they made it in the 80s, so it’s a total different story.

I know three guys from Trust: two of the guitarists and the drummer. I’ve been on stage with them and they are really cool people but they are dinosaurs basically. No one cares for rock 'n' roll in France, there are no new rock bands. Metal is a little different, I don’t really care for metal; I used to be a metalhead when I was 16, but I don’t like the whole mythology, I don’t like the leather and spikes, it’s a little cheesy and lacks this sense of humor and the aesthetics you find in hard rock with bands like Deep Purple or Whitesnake. It’s kind of heavy metalish in some points but it’s still hard rock.

Metal lacks the sexiness, I like the sexiness of rock blues. Look at Iron Maiden and their fans, I look at the long hair and the clothes and it smells of perspiration to me. So, you’d find metalheads in France, but not old school rockers unless they are 50 years old, or 150 years old.

It’s more or less the same in Russia. You’ll find more people who are into hard rock in Russia, but it’s irrelevant.

I like to sing in the US, to sing in Great Britain, to sing in New Zealand. Who would listen to me if I was singing in French or Russian?

You could say Rammstein sing in German. Yes, cool. That’s the only band who sing in a different language. Maybe you’ll find one or two more, but Scorpions are German and they sing in English, biggest metal band in France, Gojira, sing in English.

Second, to me English is the language of rock 'n' roll. I love French, I wrote lots of songs in French and I have a SoundCloud with twenty French songs, I read a lot of poetry, I wrote a book in French. I love my native language but rock 'n' roll is meant to be sung in English. If you can’t sing in English, you do your best in your country in Italian, Spanish, Portuguese, but will only be interesting to people in that particular country.


125esima Strada: Who are the musicians or bands that influenced you most during your whole career?

Pierre Edel: Number one league would be Glenn Hughes and David Coverdale. I remember when I was 15 and I was in art school: I went to a park with a friend of mine and he had a little turntable and we played a vinyl by Deep Purple in which of course you have David Coverdale and Glenn Hughes and that was a very strong and emotional moment to me. First of all because it’s so unusual to have two singers in the same band, and it’s also unusual that the two of them would become huge rock stars. Glenn Hughes must have been the only one who had been lead singer for Deep Purple and Black Sabbath and he made some back vocals for Whitesnake. I love his voice, I love his way of everything, his way of moving, his talking, his clothes, his manners. I love his bass playing also.

Best album to me is Burning Japan, 1994. There’s Burn of course, then The Liar and third track is Muscle And Blood which is to me one of the best rock 'n' roll songs of all time. And then You Keep On Moving which he wrote with David Coverdale when he was with Deep Purple of which I made my own version on YouTube. This Time Around which he wrote with John Lord, I have a version of that too on YouTube. It is the finest of the finest of the music that was produced.

Of course I am also a fan of his solo career, his ballads are beautiful, such as Why Don’t You Stay and Lay My Body Down.

And then on the other hand you have David Coverdale and Whitesnake. I’m a huge fan of Whitesnake, I have a Whitesnake tattoo on my forearm, listening to Whitesnake is just one of the most inspiring things for rock musicians. I also like the Steve Vai era, Slip of the Tongue was heavily criticized, but I think it was great, all the songs were written by Adrian Vandenberg except Fool For Your Loving which was a rerecording of a great classic. I love Steve Vai who was one of my greatest influence as a guitarist, one of the greatest albums of all times to me is Sex and Religion by Steve Vai on which you have Devin Townsend singing, T.M. Stevens as bass player and Vinnie Colaiuta on drums.

I’m also a huge fan of Winger, Scorpions, Def Leppard, Frank Zappa, and the list goes on.


125esima Strada: And who are your favorites of today's music scene?

Pierre Edel: I guess the most modern band I would listen to would be Nirvana. Just kidding. I’ve had moments in my life when I was really into a band called Pain of Salvation. I wouldn’t say it’s today’s music scene really but it’s post 2000. And there’s a British band called Threshold, astonishing songwriting, they have a song called Pilot and the Sky of Dreams and I would say this is what Pink Floyd would have made if they were twenty into the 2000s.

Pagan’s Mind is a nice metal band, I said I don’t like the metal lifestyle, but sure I like some of metal music especially if it’s melodic. I have a Manowar tattoo.

That would be all. I don’t really listen to modern music that much.


125esima Strada: What do you think of new technologies, such as Spotify or YouTube, that allow musicians to spread their music all over the world? Are they good or bad for the music industry in your opinion?

Pierre Edel: I’m very lazy with social media and I don’t use them as much as I could and should. I like to be part of this generation that has a smartphone in its hand. I remember the 90s when I used to write letters when I was in some countries and some of my relatives were in other countries. I wasn’t bored at all and I think it was a good thing not having all these devices when I was a kid because it helped me concentrate on piano lessons, languages, sports, reading, drawing, writing. I find it harder to concentrate now than when I was a kid.

It’s a philosophical question and a political question because to say the something is good or bad is a political view of it. I listen to interviews to Steve Lukather, Steven Tyler, Steve Vai, and they always answer this question in a different manner. And the question is “If they were born the 90s or early 2000s would they be recognized for their talent?” I doubt it.

Because the worst thing about Spotify, YouTube and social media is that there’s too much garbage on it: anyone can become a musician, a photographer, a journalist, anything. At some point it becomes ridiculous because you don’t go outside and meet real people in a sports club or a music store. I remember the early 2000s when I found my first bass player in a paper magazine; I bought a magazine in a music store, I was looking for a bass player and I found there one. It was an add with no Spotify or Youtube link, it was 2003, not even a picture. But of course you lose time with that system.

So it’s a hard question to answer. There are good things and bad things about it. But the worst thing about it is that there’s absolutely no quality filter on YouTube, Facebook, Instagram, Spotify. There’s a huge pile of garbage. If you are into modern music and are looking for some quality artists, to find one you have to go through a hundred shitty artists and people who call themselves artists. That’s how I feel about it.

Intervista a Pierre Edel

L'originale in inglese è disponibile qui.

Il cantante franco-russo Pierre Edel è uno delle realtà più interessanti del rock 'n' roll odierno. Per parlare delle quattro edizioni del talent show The Voice a cui ha partecipato e delle sue incisioni più importanti, Pierre ha accettato la nostra proposta di un'intervista.

Ringraziamo Pierre Edel per la sua cortesia e disponibilità.


125esima Strada: Ciao Pierre e grazie per il tempo che ci stai dedicando. Iniziamo a parlare del tuo album del 2017 disponibile su SoundCloud. So che ti ci sono voluti molti anni per scriverlo e registrarlo. Che storia c'è dietro a questo album?

Pierre Edel: L'album è una raccolta di cose che ho scritto tra il 2006 e il 2007, oltre dieci anni di scrittura di canzoni e ovviamente ho pubblicato molta altra roba con altri gruppi ma queste sono molto speciali per me al punto che non so nemmeno se le suonerei dal vivo. Ovviamente l'ho fatto un paio di volte, c'è una versione live di 66Sex registrata ad Odessa su YouTube ma è tutto lì.

66Sex e Chemistry of Love sono state scritte nel 2006, tutte le altre canzoni sono state scritte un po' dopo e Return to the City of Love e stata scritta nel 2017 quando sono tornato a vivere a Parigi. Ho voluto raccogliere qualche canzone che non avevo pubblicato, o se le avevo pubblicate non erano state registrate nel modo giusto, o non avevo ancora la giusta tecnica vocale. C'erano altre due canzoni che avrei dovuto registrare, una delle due si intitola Leaving the City of Love, che è ovviamente la prima parte di Return to the City of Love, e l'altra si intitola Rock ‘n’ Roll Smells Funny, e credo di avere delle registrazioni di noi che la suoniamo in trio con me alla chitarra in prova o nell'unica volta che le abbiamo suonate dal vivo.


125esima Strada: C'è qualche canzone dell'album che preferisci rispetto alle altre? Se sì, perché?

Pierre Edel: La canzone che preferisco è Return to the City of Love, funziona, fa presa. Se dovessi pubblicarla per una grande etichetta la semplificherei un po', toglierei un po' delle melodie prog tra le strofe, non hanno molto senso ma sono divertenti da suonare per me e da ascoltare. E' una cosa nello stile di Frank Zappa. Uno dei miei migliori amici, il mio chitarrista, mi ha detto “Tu scrivi delle belle canzoni e poi fai di tutto per rovinarle.” Quindi taglierei tutte quelle cose che sono un po' esagerate.


125esima Strada: Parliamo della tua collaborazione con Sergey Mavrin. Come sei stato coinvolto e come avete lavorato insieme?

Pierre Edel: Quando ero piccolo e vivevo in Francia, vivevo con una balia, non vedevo spesso i miei genitori, erano divorziati quando nacqui. Quindi vivevo con un'anziana signora russa a cui volevo molto bene, è stata come una nonna per me, recentemente sono andato a trovarla a Mosca adesso ha quasi 90 anni. A un certo punto suo nipote, che ovviamente è russo, venne a vivere con noi, io avevo 7 anni e lui 12 o 13. Vivemmo insieme per 5 o 6 anni a Parigi e Londra e questo ragazzo era appassionato di rock ‘n’ roll, era la metà degli anni 90, quindi ascoltava gli Scorpions, i Nirvana, i Metallica, i Guns N' Roses, e cose di questo tipo. Ovviamente ascoltava anche musica russa e c'era un gruppo famosissimo, il più grande gruppo metal della Russia e dell'Unione Sovietica: gli Aria. Il chitarrista di questo gruppo durante il loro periodo di maggior successo alla fine degli anni 80 era Sergey Mavrin ed è un virtuoso della chitarra e ha scritto canzoni bellissime con il primo cantante Valery Kipelov. Kipelov oggi ha un'altra band che si chiama Kipelov, un'altra ottima band.

Crescendo a un certo punto capii che volevo fare musica rock ‘n’ roll e non sarei mai diventato un musicista se non fosse stato per il nipote della mia balia, ci siamo incontrati qualche settimana fa a Mosca e ci siamo divertiti, oggi ha 36 anni, una moglie e due figli.

Quindi nel 2013 pensai “Dovrei scrivere delle email ai miei musicisti preferiti” e iniziai a mandare email a Steve Vai, Yngwie Malmsteen, Michael Schenker, Herman Rarebell degli Scorpions, e altri. Scrissi un'email a Sergey Mavrin e mi rispose, e gli dissi “Sai una cosa? Potremmo fare un disco insieme.” Questo funzionò per me molte volte nella mia vita anche con un musicista francese che si chiama Christophe Godin, feci più o meno lo stesso. Presi uno dei suoi pezzi strumentali, ci registrai sopra una parte cantata, glielo mandai e gli dissi “Suoniamo insieme dal vivo.” e questo mi portò a Birmingham in Inghilterra dove mi presentò Tony Iommi.

Funzionò e siamo ancora amici. Sergey è una persona molto umile e un ottimo musicista.


125esima Strada: Una cosa davvero sorprendente della tua carriera è che hai partecipato a quattro edizioni di The Voice. Come è successo? Come hai deciso di fare una cosa così strana?

Pierre Edel: Nel 2013 ero a Mosca e ricevetti un email, era di un headhunter per questi grossi show televisivi. Ovviamente c'è gente che si iscrive, c'erano decine di migliaia di persone che si iscrivevano ad ogni edizione, ma ci sono anche gli headhunter, persone pagate per cercare dei talenti su internet. Avevamo appena pubblicato il nostro video di Black Dog su YouTube e uno di questi headhunter della società produttrice di The Voice of France disse “Abbiamo visto il tuo video e dovresti venire a Parigi per le audizioni.” Non sapevo nemmeno cosa fosse The Voice perché fino ad allora ce n'erano state solo due edizioni in Francia.

Andai a Parigi (ho viaggiato da Parigi a Mosca e da Mosca a Parigi un'infinitiva di volte nella mia vita). Feci le audizioni e andò bene e questo prese circa sei mesi della mia vita. Lo stesso mi successe in Russia. Mi videro in televisione a The Voice of France perché c'è una persona che lavora per entrambe le produzioni di The Voice of France e di The Voice of Russia e ha suggerito me e mi hanno invitato a fare The Voice of Russia.

E poi - che ci crediate o no - esattamente lo stesso successe con The Voice of Ukraine. In realtà molte persone da The Voice of Russia passano a The Voice of Ukraine. È diventato quasi normale; ci sono anche persone che hanno fatto The Voice of Turkey e poi The Voice of Russia o The Voice of Ukraine. Credo che ci saranno sempre più persone che faranno almeno due edizioni di The Voice, ma per quanto ne so quattro edizioni è una cosa unica. Ma più edizioni fai, più persone partecipano e diventa meno incredibile partecipare a quello show. Se ci pensi, dopo un paio di edizioni con 60 cantanti in ognuna, in ogni nazione c'erano 100 o 150 cantanti che avevano partecipato, quindi era una cosa peculiare. Adesso che ci sono state quasi dieci edizioni ci sono stati più di 1500 concorrenti e non ci sono miriadi di cantanti in ogni paese; quindi diventa insignificante e non aggiunge nulla al curriculum. Ma quattro edizioni è una cosa che fai per battere il record.


125esima Strada: Sul tuo canale YouTube c'è anche una cover di The Sky is Crying di Elmore James, che ruolo ha la musica blues nella tua formazione?

Pierre Edel: La persona che mi ha insegnato a suonare la chitarra quando avevo 13 anni era un fan della musica blues, aveva una chitarra elettrica. Quando vidi quella chitarra elettrica, era una Yahama Pacifica, fu il momento in cui capii che la mia vita sarebbe cambiata. Aveva anche una chitarra acustica, una Seagull, ma mi ci volle un po' prima di interessarmi anche a quella, qualche mese, perché mi interessava di più la chitarra elettrica che è strano perché di solito si parte con la chitarra acustica per poi andare verso quella elettrica.

A un certo punto mi appassionai a Richie Sambora e volevo una chitarra a dodici corde per poter suonare Wanted Dead or Alive dei Bon Jovi. Era tutto basato sul blues perché gli assoli che imparavo, di Steve Lukather, Richie Sambora, Stevie Ray Vaughan, mi portavano verso le origini, o alcune delle origini visto che non credo che il rock 'n' roll sia basato solo sul blues. Quindi volli studiarlo e iniziai ad ascoltare Willie Dixon, John Lee Hooker, Elmore James, i three kings Albert King, Freddie King, B.B. King, e ovviamente Hendrix.

Al contempo iniziai a studiare la storia della musica, perché da ragazzo studiavo musica classica, e arrivai a capire che i musicisti neri e il blues hanno dato molto al rock 'n' roll anche se è fatto con strumenti della musica bianca europea: i piatti, il contrabbasso, il piano, la chitarra. È un bellissimo connubio tra il feeling del blues e gli strumenti classici e anche la musica classica e tradizionale inglese, scozzese e irlandese che puoi trovare anche se ascolti i Beatles. E ovviamente anche la tecnologia, come le chitarre elettriche. Quindi è una mistura di molte cose che si sono unite negli anni 60 e che hanno dato vita a questa musica bellissima che è il rock 'n' roll.


125esima Strada: Un'altra cosa sorprendente che hai fatto è un medley di tre canzoni di by Lady Gaga con Michael Sobin. Lady Gaga sembra molto distante dal tuo stile, come è nata questa cosa?

Pierre Edel: E' abbastanza distante ma in realtà abbiamo fatto altri video e pezzi di stili differenti: dubstep, hip hop, ... Ed è una cosa che ho sempre fatto. La musica è divertimento ed è divertente provare cose diverse, non significa che mi ci getterei del tutto ma ho sentito molti generi diversi tra gli anni 90 e i primi anni 2000. Ovviamente erano cose tipo Limp Bizkit e Red Hot Chili Peppers, e questo è crossover tra musica elettronica e rock e altro. Non l'ascolterei, ma mi ci voglio solo divertire.

Michael Sobin è un chitarrista eccezionale, se guardi il suo canale, è un vero virtuoso. Ci siamo incontrati nel 2012 perché c'era una band in Russia chiamata Witchcraft e stavano cercando un cantante, lui suonava in quella band. Abbiamo registrato quattro tracce in quello stile crossover come nel video di Lady Gaga: abbiamo fatto Michael Jackson, anche una cover di Cry Me a River di Justin Timberlake e Can't Feel my Face di The Weeknd.

A un certo punto un talent show in Russia ci chiese di andare a presentare la cover di Justin Timberlake, quindi ci andammo ma non apprezzarono il fatto che io avessi già fatto The Voice perché avevano dei dubbi di carattere amministrativo verso chi proveniva da The Voice.

Sobin è un mio caro amico e abbiamo anche scritto un paio di pezzi insieme, ce n'è uno intitolato Cannonball che è abbastanza divertente, un crossover tra dubstep, trap e rap.


125esima Strada: Tu vieni da due nazioni che hanno una tradizione molto forte di musica hard rock e metal. Gli Aria e i Chorny Kofe in Russia e i Trust, gli H-Bomb e i Demon Eyes in Francia sono solo i primi esempi che mi vengono in mente. Quindi perché hai deciso di cantare in inglese e non in russo o francese?

Pierre Edel: Credo che il rock 'n' roll debba essere cantato in inglese. Se canti in russo funzionerà solo in Russia, sempre ammesso che funzioni; se canti in francese non funzionerà da nessuna parte perché ai francesi non interessa la musica rock o metal. Ci sono sempre le piccole nicchie, troverai duecento persone che praticano il voodoo, duecento persone che praticano qualche strana dieta, ci saranno duecento persone che vogliono farsi la lingua biforcuta. Ci saranno sempre queste minoranze. Ma il rock 'n' roll non è per niente seguito in Francia e non lo è mai stato. Troverai sempre un paio di artisti che hanno avuto successo come i Trust, ma lo hanno fatto negli anni 80, che è una storia completamente diversa.

Conosco tre membri dei Trust: due dei chitarristi e il batterista. Ho cantato dal vivo con loro e sono molto simpatici ma fondamentalmente sono dei dinosauri. A nessuno interessa il rock 'n' roll in Francia, non ci sono gruppi rock nuovi. Il metal è diverso, ma a me non interessa molto; sono stato un metallaro quando avevo 16 anni, ma non mi piace la mitologia, non mi piacciono la pelle e i chiodi, mi sembra stucchevole e non ha il senso dell'umorismo e l'estetica di gruppi hard rock come i Deep Purple o i Whitesnake. Hanno influenze metal ma è comunque hard rock.

Il metal non ha sensualità, mi piace la sensualità del rock blues. Guarda gli Iron Maiden e i loro fans, io vedo i capelli lunghi e il loro abbigliamento e per me puzzano di sudore. Quindi, ci sono i metallari in Francia, ma non rockers della old school a meno che non abbiano 50 anni, o 150 anni.

In Russia è più o meno lo stesso. Ci sono persone a cui piace l'hard rock in Russia, ma sono irrilevanti.

A me piace cantare negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Nuova Zelanda. Chi mi ascolterebbe se cantassi in francese o in russo?

Potresti obiettare che i Rammstein cantano in tedesco. Si, vero. Ed è l'unica band che canta in una lingua diversa. Magari ce ne sono ancora un paio, ma gli Scorpions sono tedeschi e cantano in inglese, la più grande metal band francese, i Gojira, cantano in inglese.

In secondo luogo per me l'inglese è la lingua del rock 'n' roll. Amo il francese, ho scritto molte canzoni in francese e ho un canale SoundCloud con venti canzoni in francese, ho letto molte poesie, ho scritto un libro in francese. Amo la mia lingua madre ma il rock 'n' roll deve essere cantato in inglese. Se non sei in grado di cantare in inglese fai del tuo meglio nella tua nazione cantando in italiano, spagnolo, portoghese, ma avrà seguito solo in quella nazione.


125esima Strada: Chi sono i musicisti o i gruppi che ti hanno influenzato di più durante la tua carriera?

Pierre Edel: I primi sono Glenn Hughes e David Coverdale. Ricordo quando avevo 15 anni e andavo alla scuola di arte: sono andato in un parco con un amico e lui aveva un piccolo giradischi con cui abbiamo ascoltato un vinile dei Deep Purple in cui ovviamente c'erano David Coverdale e Glenn Hughes ed è stato un momento forte ed emozionante per me. Anzitutto perché è inusuale avere due cantanti della stessa band, ed è anche inusuale che entrambi poi diventino delle rockstar mondiali. Glenn Hughes credo sia stato il solo che abbia cantato sia nei Deep Purple che nei Black Sabbath e ha cantato anche come corista per i Whitesnake. Adoro la sua voce, adoro il suo modo di fare ogni cosa, come si muove, come parla, come si veste, come si comporta. Adoro anche come suona il basso.

Il mio album preferito è Burning Japan, del 1994. C'è Burn ovviamente, poi The Liar e la terza traccia è Muscle And Blood che secondo me è una delle migliori canzoni rock 'n' roll di ogni tempo. E poi You Keep On Moving che ha scritto con David Coverdale quando cantava nei Deep Purple di cui ho fatto una mia versione su YouTube. This Time Around che ha scritto con John Lord, ho fatto una mia versione su YouTube anche di questa. E' il meglio del meglio della musica che sia mai stata prodotta.

Ovviamente sono anche un fan della sua carriera solista, le sue ballad sono bellissime, come Why Don’t You Stay e Lay My Body Down.

E dall'altra parte ci sono David Coverdale e i Whitesnake. Sono un grandissimo fan dei  Whitesnake, ho un tatuaggio dei Whitesnake sull'avambraccio, ascoltare i Whitesnake è una delle cose di maggiore ispirazione per un musicista rock. Mi piace anche l'era di Steve Vai, Slip of the Tongue fu molto criticato, ma secondo me era ottimo, tutti i pezzi sono stati scritti da Adrian Vandenberg tranne Fool For Your Loving che era una nuova registrazione di un grande classico. Adoro Steve Vai, è stato una delle mie più grandi influenze come chitarrista, uno dei migliori album di ogni tempo secondo me è Sex and Religion di Steve Vai in cui canta Devin Townsend, T.M. Stevens suona il basso e Vinnie Colaiuta suona la batteria.

Sono anche un grande fan dei Winger, degli Scorpions, dei Def Leppard, di Frank Zappa, e la lista continua.


125esima Strada: E chi sono i tuoi preferiti della scena musicale odierna?

Pierre Edel: Direi che il gruppo più recente che ascolto sono i Nirvana. Scherzo. Ho avuto momento della mia vita in cui ascoltavo molto una band chiamata Pain of Salvation. Non direi che è musica odierna ma è dopo il 2000. E c'è un gruppo inglese che si chiama Threshold, scrivono ottimi pezzi, ce n'è uno intitolato Pilot and the Sky of Dreams e direi che è ciò che avrebbero fatto i Pink Floyd se avessero avuto vent'anni nei primi anni 2000.

I Pagan’s Mind sono un buon gruppo metal, ho detto che non mi piace lo stile dei metallari, ma ovviamente un po' di musica metal mi piace, specialmente se è melodica. Ho anche un tatuaggio dei Manowar.

Tutto qua. Non ascolto molta musica moderna.


125esima Strada: Cosa pensi delle nuove tecnologie come Spotify o YouTube, che consentono ai musicisti di diffondere la propria musica in tutto il mondo? Sono positivi o negativi per l'industria musicale secondo te?

Pierre Edel: Sono molto pigro sui social media e non li uso come potrei e dovrei. Mi piace essere parte di questa generazione che ha uno smartphone in mano. Mi ricordo degli anni 90 quando abitavo in una nazione e scrivevo lettere ai miei familiari in qualche altra nazione. Non mi annoiava e credo che sia stato buono non avere avuto quei dispositivi quando ero piccolo perché mi ha aiutato a concentrarmi sulle lezioni di piano, sull'imparare le lingue, sullo sport, sulla lettura, il disegno, la scrittura. Adesso trovo più difficile concentrarmi rispetto a quando ero piccolo.

È una domanda filosofica e politica, perché dire che una cosa è buona o cattiva è averne una visione politica. Ascolto le interviste a Steve Lukather, Steven Tyler, Steve Vai, e hanno sempre una risposta diversa. E la domanda è “Se fossero nati negli anni 90 o 2000 sarebbero stati riconosciuti per il loro talento?” Ne dubito.

Perché la cosa peggiore di Spotify, YouTube e i social media è che c'è troppa pattumiera: chiunque può diventare un musicista, un fotografo, un giornalista, qualunque cosa. A un certo punto diventa ridicolo perché non esci a incontrare persone vere in una società sportiva o un negozio di musica. Mi ricordo nei primi anni 2000 che ho trovato il mio primo bassista in una rivista cartacea; ho comprato una rivista in un negozio di musica, stavo cercando un bassista e ne trovai uno. Era un inserzione senza un link a Spotify o YouTube, era il 2003, non c'era neanche una foto. Ma ovviamente con questo sistema perdi tempo.

Quindi è una domanda difficile a cui dare una risposta. Ci sono aspetti positivi e aspetti negativi. Ma l'aspetto peggiore è che non c'è assolutamente nessun controllo di qualità su YouTube, Facebook, Instagram, Spotify. C'è una montagna di spazzatura. Se ti piace la musica moderna e vuoi cercare qualche artista di qualità, per trovarne uno devi scremare tra cento artisti di merda e gente che si autodefinisce artista. È questa la mia opinione sull'argomento.

domenica 3 marzo 2019

Vintage Rock Experience - Boretto, 2/3/2019

Un concerto rock in un teatro è sicuramente un evento insolito. Non sapevo proprio cosa aspettarmi, mentre guardavo i volti delle persone in coda per il biglietto. Sarà semplice concerto o ci saranno parti narrate? Da quali gruppi attingeranno per la scaletta? Psichedelico? Hard rock? Prog? In realtà un mini assaggio l'avevo già avuto mentre parcheggiavo accanto al teatro nel pomeriggio e ho sentito qualche frammento di Pink Floyd. Gli indizi sono buoni, vedremo!

Il quintetto è salito sul palco poco dopo le 21 e già da Hush, nella versione dei Deep Purple, si è capito che la qualità della musica sarebbe stata altissima e che la serata sarebbe stata una di quelle in cui il grande rock degli anni d'oro si ferma in un teatro di provincia. Il gruppo è capitanato dal chitarrista Riccardo Bacchi, ottimo chitarrista emiliano e titolare del progetto RavenBlack Project, affiancato da Svi al basso, da Francesco Savazza alle tastiere, da Alessandro Mori alla batteria e dall'eccezionale vocalist Gianbattista Manenti. Gianba, come lui stesso ricorda lo chiama sua mamma quando si arrabbia, domina la scena muovendosi sul palco con l'esperienza dei cantanti più navigati e con una presenza scenica gigantesca. E siamo solo alla prima canzone, wow!

Basta guardarsi dietro per vedere che il teatro è strapieno, sia in platea che in galleria. L'attesa è tanta, ma ci vorrà poco per scoprire che verrà ripagata alla grande. La serata è dedicata al decennio dal 1968 al 1978, che non a caso è proprio l'anno di nascita di Bacchi, di cui stasera festeggiamo il compleanno con qualche giorno di ritardo. Ogni anno della decade è introdotto da un breve filmato che ricorda gli eventi più importanti avvenuti in quello stesso anno, e tra la guerra del Vietnam, il primo sbarco sulla Luna, la morte di Martin Luther King e il rapimento di Aldo Moro, di fatti da narrare che hanno cambiato gli equilibri mondiali ce ne sono molti. I brevi inserti filmati danno molto spazio agli avvenimenti storici avvenuti proprio nel nostro paese che in quegli anni rincorreva il resto del mondo e dell'Europa, come l'ingresso in commercio della FIAT 126, i primi film di Fantozzi e l'avvento della televisione a colori. E ovviamente non possono mancare in questi piccoli racconti gli eventi più importanti della musica rock e dell'hard rock che in quegli anni muoveva i primi passi grazie a gruppi come i Black Sabbath, i Deep Purple e i Led Zeppelin.

Il gruppo si muove sul palco alla perfezione, ogni pezzo lascia il segno ed è incredibile come i cinque sappiano passare dai Beatles ad Emerson, Lake & Palmer e dagli Who alla PFM con una disinvoltura e una naturalezza da veri maestri, e poco dopo l'inizio inizia a serpeggiare la consapevolezza che non siamo davanti solo a cinque ottimi musicisti ma a un vero dream team del rock italico. Ed è ancora più incredibile come Gianba sembra non avere ostacoli vocali confrontandosi con i mostri sacri come Ozzy e Robert Plant. Ed è proprio su Whole Lotta Love, in cui Gianba regala una delle sue performance migliori, che sale sul palco anche il pittore Davide Pini che durante l'esibizione della band completa due tele di arte moderna ispirato dalla musica che sente attorno a sé. Del resto, come dice anche Gianba, l'arte non ha confini e questa sera dalla musica ci spostiamo anche sulla pittura.

La seconda metà dello spettacolo vede una predominanza di pezzi dei Pink Floyd che consentono alla band di sfruttare una strumentazione diversa, con i vari strumenti che usava proprio la band di David Gilmour in pezzi come Comfortably Numb o Shine On You Crazy Diamond. Per questa seconda parte il gruppo diventa un sestetto con l'ingresso della bravissima Irene Ettori in veste di corista e di voce femminile che da sola interpreta il vocalizzo di The Great Gig in the Sky che sarebbe proibitivo per la maggior parti delle cantanti del mondo, ma che lei esegue con una spontaneità indescrivibile.

Il pubblico si scalda particolarmente quando partono le prime note di Bohemian Rhapsody. Riccardo dice che è un esperimento, ma a giudicare dal risultato sembra uno di quelli rodati. Gianba interpreta la parte di Freddie nel migliore dei modi e il pubblico risponde con entusiasmo ogni volta che il nostro vocalist lo invita a fare i cori che abbondano negli oltre sei minuti del pezzo.

Poco prima di mezzanotte Gianba annuncia dal palco che purtroppo lo spettacolo volge al termine. Ed è un concerto in un teatro, dicevamo. Ma la location insolita non impedisce al pubblico di raccogliersi ai piedi del palco per il gran finale in cui anche Gianba imbraccia la chitarra.


In teatro fa un caldo infernale e questa notte di fine inverno offre ben poco refrigerio anche all'aperto. E mentre si viaggia verso casa è d'obbligo cercare un po' di rock anni 70 nell'autoradio perché il concerto è volato e perché questo straordinario combo ha omaggiato i giganti del rock in un modo unico, in un modo a cui forse nemmeno gli autori originali avevano pensato.

venerdì 1 marzo 2019

Alexandra Burke - The Truth Is

Dopo due album in stile dance e dopo una lunga militanza nel mondo dei musical con The Bodyguard, Sister Act, Chicago e Chess, Alexandra Burke è tornata nel 2018 con un nuovo album di puro R&B e soul, genere che le si addice sicuramente più del dance-pop degli esordi, dal titolo The Truth Is. Questo nuovo LP vede anche il passaggio di Alexandra Burke dalla Syco Music alla storica etichetta Decca che dal 1929 produce alcuni dei migliori musicisti di ogni tempo.

L'album è composto di undici tracce contraddistinte, come è abbastanza ovvio, da sonorità eleganti e patinate che mettono in luce al meglio le straordinarie doti vocali della cantante. I pezzi che compongono il disco vedono una predominanza di brani melodici, tra cui troviamo il singolo Shadow di cui è stato realizzato un video. Il disco offre anche una notevole varietà di suoni come nell'ottima Say We'll Meet Again che vede la presenza come ospite di Ronan Keating e in cui la strumentazione abituale è sostituita da piano e archi. Sonorità più allegre e spensierate si trovano invece nell'allegra Summer e in Maybe It's Love che vira decisamente verso il reggae grazie anche alla strumentazione caraibica. Alexandra si concede anche uno sconfinamento nel gospel con You’re Worth Holding On To impreziosita da un battito di mani sulla strofa e dalla presenza del coro sul ritornello.

Tra le ballad più tradizionali troviamo anche la title track in cui Alexandra dà particolarmente sfoggio della propria estensione e del proprio vibrato, oltre a Believe e al brano di chiusura Without You che è sicuramente il pezzo del disco che più mette in luce la potenza canora di questa straordinaria vocalist. Nell'album non mancano un paio di momenti pop più veloci con la melodica traccia di apertura All The Things You Are e con l'allegra In The Rain.

Completa il disco l'onirica cover di All I Need degli Air, che Alexandra trasforma dal chillout elettronico dell'originale in un pezzo R&B nel sul stile distintivo dando ovviamente maggiore spazio alla linea vocale.

Con The Truth Is Alexandra Burke compie un notevole passo in avanti e il passaggio a un'etichetta come la Decca non può che aver giovato alla cantante britannica. Grazie a questo terzo album Alexandra riesce sicuramente ad affrancarsi dall'etichetta di "vocalist uscita da X-Factor" e dimostra di avere grandi doti compositive oltre a quelle interpretative, ed essendosi finalmente liberata di una definizione che le andava stretta da tempo si assesta senza dubbio tra le migliori voci dell'R&B contemporaneo.