mercoledì 26 settembre 2018

Billy Gibbons - The Big Bad Blues

Dopo l'esperimento di musica caraibica di Perfectamundo, il chitarrista e cantante degli ZZ Top Billy Gibbons torna su terreni più noti e battuti con il nuovo album solista intitolato The Big Bad Blues uscito nel settembre del 2018. Come suggerito dal titolo stesso le sonorità del nuovo album sono contraddistinte da un blues rock grezzo e diretto che attinge direttamente dalle origini di questo genere.

Rispetto agli album degli ZZ Top, The Big Bad Blues offre un suono generalmente più lento e più duro in cui hanno la parte principale la voce graffiante di Gibbons e la sua chitarra che scandisce le melodie. Inoltre, come nella migliore tradizione del blues di Chicago, trovano ampio spazio le tastiere e l'armonica ed è proprio quest'ultima che spesso duetta con la chitarra.

Il fatto che Gibbons abbia attinto ampiamente dai modelli delle origini è confermato dalla presenza di ben quattro cover, quali Standing Around Crying e Rollin’ and Tumblin di Muddy Waters, e Bring It to Jerome e Crackin’ Up di Bo Diddley. Queste due in particolare sono tra i migliori pezzi dell'album, con Bring It to Jerome che si distingue per i suoni duri e aggressivi, mentre Crackin’ Up è sicuramente il brano più leggero dell'intero album (e lo stacco si sente nettamente durante l'ascolto) grazie alle sue atmosfere rock and roll e al coro di voci femminili che si affiancano a Gibbons sul controcanto del ritornello.

Tra i sette brani inediti spiccano la traccia di apertura Missin’ Yo’ Kissin’ che è quella che si avvicina più allo stile degli ZZ Top e in cui l'armonica ha il ruolo più importante, e le grintose Let The Left Hand Know e la già citata Rollin' and Tumblin'. Tra i pezzi migliori troviamo anche Mo' Slower Blues, che come dice il titolo stesso rallenta notevolmente il ritmo senza rinunciare alla durezza dell'impatto sonoro, e l'allegra Hollywood 151 che offre un po' di freschezza rinunciando alle venature hard rock di cui il resto del disco è pervaso.

Con questo nuovo album solista Billy Gibbons confeziona l'ennesimo ottimo disco della sua lunghissima carriera. In The Big Bad Blues infatti non c'è nemmeno un pezzo noioso o che si sarebbe potuto evitare e l'album è ricco solo di tanta buona musica blues che, data la notorietà dell'interprete, può servire a far conoscere a un pubblico più ampio questo genere musicale, troppo spesso messo da parte in favore delle mode del momento e di musica di più facile consumo.

martedì 18 settembre 2018

Billy Gibbons - Perfectamundo

Nel 2015, a sessantasei anni di età e a quarantacinque dalla prima uscita discografica, il cantante e chitarrista degli ZZ Top Billy Gibbons ha realizzato il proprio primo album solista con il titolo di Perfectamundo. In questo disco Gibbons si lancia in una sperimentazione di musica latina e lontana da tutto ciò a cui ci ha abituato nelle ultime quattro decadi. Come riporta il retro di copertina, infatti, la musica di Perfectamundo contiene una mescolanza di Tejano, Mexicano, Carribeano e Afro-Cubano, il tutto arricchito abbondantemente del blues rock del sud di cui gli ZZ Top sono tra i migliori interpreti del pianeta.

Come specificato dallo stesso Gibbons in un Behind the Scenes, per raggiungere l'obiettivo ha dovuto utilizzare una strumentazione ben diversa da quella usata con la band di Frank Beard e Dusty Hill e ha al contrario impiegato strumenti quali congas, bonghi, timbales e maracas; e in questo disco oltre a cantare in inglese si cimenta a più riprese con lo spagnolo e anche con un divertente spanglish.

Il risultato di questa sperimentazione è un album fresco e divertente dalle musiche allegre e dai testi spensierati. Le atmosfere caraibiche si respirano in ogni pezzo dell'album che è composto da undici brani, di cui nove inediti e le cover di Treat Her Right di Roy Head e Baby, Please Don't Go di Joe Williams, in cui Gibbons dimostra grande capacità di trasformare in caraibico due pezzi nati come soul e blues rispettivamente.

I pezzi più interessanti dell'album sono sicuramente quelli cantanti in spagnolo tra cui Sal y Pimiento, Piedras Negras e Hombre Sin Nombre, proprio perché il canto in una lingua diversa aggiunge un tocco esotico che rende queste incisioni ancora più particolari.

Con Perfectamundo Billy Gibbons confeziona un album che centra in pieno l'obiettivo e che intrattiene senza sosta per tutta la sua durata, senza riempitivi ma solo con tanta buona musica. L'esperimento del chitarrista e cantante è perfettamente riuscito, con un album che non contiene momenti deboli e che sopratutto mostra l'incredibile ecletticità di questo musicista, che è tra i più dotati al mondo.

mercoledì 12 settembre 2018

L'omicidio di Scott La Rock

Prima di Tupac Shakur, Notorious B.I.G. e Jam Master Jay, un altro rapper famoso ha incontrato la morte prematuramente durante una sparatoria stradale. Il primato temporale di questi assurdi decessi va infatti al DJ dei Boogie Down Productions Scott La Rock la cui vita finì tragicamente a venticinque anni tra le strade del Bronx nell'agosto del 1987.

Il primo album del gruppo, che in origine era formato dai soli Scott La Rock e KRS-One, intitolato Criminal Minded era stato pubblicato nel marzo dell'87 e godeva di un buon successo commerciale grazie ai suoni duri di cui era stato un precursore e alla mescolanza inedita tra hip-hop e sonorità reggae originarie della Jamaica. La carriera discografica di Scott La Rock era quindi iniziata nel migliore dei modi e negli ultimi giorni di agosto dell'87 il duo avrebbe dovuto esibirsi al Madison Square Garden di New York, purtroppo quel concerto non avvenne mai perché la vita di Scott finì prima.

Uno dei rapper che collaboravano con i Boogie Down Productions, D-Nice, ebbe una lite con alcuni ragazzi nel Bronx per via di una telefonata che aveva fatto a una ragazza del quartiere che era stata interpretata dal ragazzo di lei come delle avances. Pochi giorni dopo la fatidica telefonata D-Nice venne infatti minacciato con una pistola da alcune persone, tra cui una donna, mentre passeggiava tra gli housing projects del quartiere di Highbridge nel Bronx e uno di loro lo colpì al viso con una pistola lasciandolo sanguinante. D-Nice allora chiamò Scott in cerca di aiuto e il DJ gli promise che sarebbe andato nel Bronx per aiutarlo a risolvere la situazione riappacificandosi con quel gruppetto che lo aveva minacciato. Scott a quel punto chiamò Ced Gee (un altro rapper della zona) per riferirgli della situazione e questi gli consigliò di abbandonare il proprio intento e di dire a D-Nice non reagire. Tuttavia Scott non raccolse il consiglio perché sperava di poter risolvere la situazione in modo che D-Nice non avesse problemi a muoversi a Highbridge senza sentirsi minacciato.

La sera del 26 agosto Scott si recò nella zona insieme a D-Nice, al proprio manager Scott Morris (detto Manager Moe), alla guardia del corpo Darrell e a un altro dei collaboratori dei Boogie Down Productions chiamato DJ McBooo su una Jeep Wrangler CJ-7. Il quintetto arrivò nella strada dove D-Nice era stato aggredito, cioè nel segmento di University Avenue (noto anche come Martin Luther King Jr. Boulevard) compreso tra la 166esima e la 167esima strada (evidenziato in rosso nell'immagine sotto). Lo stesso D-Nice ricordò in un'intervista rilasciata a The Combat Jack Show il 20 maggio del 2014 che la strada era a senso unico in direzione nord (come facilmente riscontrabile anche da Google Maps); i cinque parcheggiarono la Jeep sul lato destro, mentre il palazzo davanti a cui era avvenuto l'alterco era sul lato sinistro.


Davanti all'housing project non c'erano gli aggressori di D-Nice, ma altre persone. D-Nice, Scott e i loro amici scesero dall'auto; Darrell si avvicinò al palazzo per primo e nonostante le intenzioni pacifiche di Scott adottò un approccio da subito aggressivo. Chiese se avessero visto chi quella mattina aveva minacciato D-Nice; uno di loro gli rispose male e Darrell, alto un metro e novantacinque, lo sollevò in aria e lo rilanciò a terra. Un istante dopo qualcuno nascosto dietro a dei cespugli iniziò a sparare contro D-Nice e i suoi amici, seguito da altri nascosti sul tetto del palazzo. Secondo i primi riscontri della polizia, inoltre, qualcuno sparò anche dalle finestre di un palazzo dall'altro lato della strada.

KRS-One e Scott La Rock
I cinque corsero sull'auto in cerca di protezione e Darrell mise in moto per allontanarsi dalla sparatoria più in fretta possibile. Appena furono lontani dal pericolo, Darrell fermò l'auto; l'unico rimasto ferito dai proiettili fu proprio Scott La Rock che era stato colpito da due colpi al collo. Darrell corse con la Jeep fino al Lincoln Hospital dove Scott arrivò poco dopo mezzanotte in stato di coma. Dopo meno di un'ora fu dichiarato morto.

Le indagini non portarono a nulla per molti mesi, perché la sparatoria avvenne nel buio e in totale assenza di testimoni oculari. La polizia fece due arresti solo otto mesi dopo, quando fermò due uomini residenti a Highbridge: Cory Bayne e Kendall Newland di 17 e 18 anni rispettivamente. Bayne era già stato arrestato in precedenza per aver rubato dei gettoni della metropolitana e fu segnalato alla polizia per la sparatoria in cui rimase ucciso Scott La Rock da altre due persone sospettate per il furto dei gettoni. Tuttavia nessuno testimoniò contro di loro e i due furono rilasciati.

La madre di Scott ritiene ancora oggi che i Bayne e Newland siano tra i responsabili della morte del figlio, eppure l'omicidio di Scott La Rock rimane tuttora insoluto ed è la prima di una lunghissima lista di assurde morti nel mondo dell'hip hop che dal 1987 dura ancora oggi.


Fonti aggiuntive rispetto a quelle citate nell'articolo:

domenica 2 settembre 2018

Giacomo Voli - Castelvetro Piacentino, 1/9/2018

Il tempo non è stato clemente e una pioggia pomeridiana ha costretto gli organizzatori della Sagra dello Scalogno di Castelvetro Piacentino a spostare il concerto acustico di Giacomo Voli dal palco di Via Roma al tendone utilizzato per la cena. Lo spazio dedicato ai musicisti era un angolo del padiglione, vicino a dove venivano servite le pietanze e dove il pubblico poteva vedere meglio gli artisti all'opera.

Il nostro Giacomo ha imbracciato la chitarra poco dopo le 21 dando via a una serata di musica basata sulla sua straordinaria voce valorizzata dalla chitarra suonata da lui stesso. Il repertorio della serata è stato tratto dal meglio del rock degli anni 70 e 80 spaziando dagli AC/DC ai Deep Purple con qualche tocco di rock nostrano grazie a Impressioni di Settembre della PFM. In questa serata così strana e atipica Voli ha dato molto spazio alle cover dei Queen attingendo da ogni fase della loro carriera, da Crazy Little Thing Called Love a Who Wants To Live Forever, la scelta non appare casuale essendo Giacomo Voli uno dei pochissimi cantanti al mondo che possono avvicinarsi al compianto Freddie.

Tutti i pezzi della serata sono stati riarrangiati per chitarra e voce trasformando ogni brano, anche i più scatenati come Hush o Whole Lotta Love, in un leggero midtempo dal sapore inedito, a riprova che i grandi musicisti riescono sempre a dare risvolti nuovi ai classici. Giacomo coinvolge anche il pubblico invitandolo a fare dei cori sui pezzi più noti, e la folla di Castelvetro Piacentino risponde con il calore che il nostro cantante merita. Nella setlist c'è spazio anche per un pezzo dall'album solista di Voli Prigionieri Liberi, la power ballad Il Libro Dell'Assenza, proposta qui in una chiave ancora più melodica e d'atmosfera.

La serata si chiude con I Don't Want To Miss a Thing degli Aerosmith e con l'immancabile Rock And Roll dei Led Zeppelin, e non serve nemmeno ricordare perché questo pezzo sia così importante nella carriera di Voli, tanto che quasi viene naturale considerarla ormai una canzone di Giacomo come capita in quelle rare volte in cui la cover è migliore dell'originale.

Finita l'esibizione Giacomo si siede nel pubblico e si ferma a chiacchierare come in un'abituale serata tra amici, come se fosse una normale fiera di paese e non l'esibizione live solista del cantante dei Rhapsody of Fire, una delle più blasonate band del nostro paese. E scambiando impressioni sulla serata c'è anche l'occasione di conoscere gente nuova unita da una passione per la buona musica che questa sera l'ha condotta fino al tendone di Castelvetro Picentino.

Alla fine della serata mentre lo staff della festa si siede a mangiare dopo aver servito tutti gli avventori ci si ferma a riflettere e si giunge alla conclusione che, contrariamente alla apparenze, il tempo è stato propizio perché ha trasformato un concerto (che sarebbe stato bellissimo in ogni caso) in un evento intimo e raccolto che ci ha consentito di vivere una cena in amicizia ascoltando dell'ottima musica. Ma per trarre il meglio da una serata piovosa e farne una di musica memorabile servono musicisti di altissimo livello, proprio come Giacomo Voli.