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martedì 9 ottobre 2018

La discografia dei Crickets successiva alla morte di Buddy Holly (seconda parte 1964 - 1965)

La carriera discografica dei Crickets subì una dura battuta d'arresto nel 1959 per via della morte del leader storico Buddy Holly che perse la vita in un incidente aereo insieme a Ritchie Valens e The Big Popper. Tuttavia la band non arrestò la propria produzione e riuscì a riprendere l'attività rimaneggiando la formazione. Dopo i primi tre album pubblicati tra il 1960 e il 1962 il gruppo proseguì senza sosta e nel 1964 uscì il quarto album successivo alla morte di Buddy Holly.

Nonostante il disco sia noto come She Loves You / California Sun in realtà non ha un titolo; sulla copertina è riportato l'elenco dei pezzi in esso contenuti e i primi due sono proprio She Loves You e California Sun ed è per questo motivo che il disco è noto con questo titolo. Come riportato anche sul retro di copertina, l'LP vuole sfruttare il successo della british invasion e della beatlemania, infatti contiene cinque cover dei Beatles quali I Want To Hold Your Hand, She Loves You, I Saw Her Standing There, Please, Please Me e From Me To You oltre a Money (That's What I Want) di Barrett Strong di cui i fab four avevano realizzato una cover per l'album With The Beatles del 1963.

Oltre a queste l'album contiene Slippin' and Slidin' di Little Richard, California Sun di Joe Jones, A Fool Never Learns di Andy Williams, Lonely Avenue di Ray Charles (che viene notevolmente accelerata e trasformata da un blues in un rapido rock and roll) e Come On di Tommy Roe. Completa il disco You Can't Be In-Between, l'unico pezzo inedito contenuto sull'LP, un melodico midtempo che rallenta il ritmo rispetto al resto del disco.

La caratteristica principale di questo album di ottimo rock and roll è che nella riproposizione dei pezzi dei Beatles mostra come l'interpretazione dei Crickets, a dispetto della diversità di notorietà, sia in tutto superiore a quella del quartetto di Liverpool. I Crickets infatti non solo suonano meglio, ma eseguono meglio anche le polifonie vocali. Inoltre il cantante Jerry Neylor ha un'estensione e capacità di modulare la voce ben superiore a quella di Paul McCartney, come confermato anche dall'inedito You Can't Be In-Between.

L'anno seguente i Crickets pubblicarono A Collection che come dice il titolo stesso è una raccolta di singoli pubblicati tra il 1962 e il 1965. Non essendo strettamente legato all'esecuzione di cover, questo album consentì ai Crickets di esprimersi prevalentemente in pezzi propri dal suono più vario e maturo in cui il cantante mostra di nuovo le sue notevoli doti e in cui anche le melodie diventano più ricche e complesse.

L'album contiene una versione in inglese di La Bamba realizzata per il film The Girls on the Beach (che oltre ai Crickets include pezzi dei Beach Boys) del 1965 e le cover di Lonely Avenue (già proposta nell'album precedente) e Playboy di David Gates. Oltre a queste il disco contiene undici tracce inedite tra cui You Can't Be In-Between, anch'essa inclusa nel disco precedence. Tra le tracce migliori troviamo My Little Girl e Teardrops Fall Like Rain tratte dal film Just For Fun del 1963. Quest'ultima in particolare, la cui melodia ricorda vagamente Everyday incisa ai tempi di Buddy Holly, mostra nuovamente le incredibili capacità della band non solo come musicisti, ma anche nel canto polifonico. Degna di nota è anche All Over You, brano smaccatamente blues arricchito dalla presenza dell'armonica in cui il canto di Naylor si fa più basso e aspro.

Dopo A Collection la produzione discografica dei Crickets subì un nuovo lungo stop a causa dell'abbandono della band da parte di Naylor. Tuttavia neanche questo nuovo cambio fermò l'attività del gruppo che ripartì nel 1970 con il chitarrista Sonny Curtis alla voce e tuttora la band realizza album nuovi in cui fanno rivivere l'atmosfera degli anni d'oro del rock and roll. Questa straordinaria formazione resta quindi a tutt'oggi una delle band più influenti della storia del rock, anche se la loro scarsa notorietà (almeno in Italia) non rende giustizia alla loro creatività e alle loro capacità tecniche.

lunedì 30 luglio 2018

La discografia dei Crickets successiva alla morte di Buddy Holly (prima parte 1960 - 1962)

La carriera discografica dei Crickets subì un brusco arresto il 3 febbraio del 1959, quando l'aereo che trasportava il frontman Buddy Holly, insieme a Ricthie Valens e The Big Popper, si schiantò vicino a Clear Lake, nell'Iowa. Fortunatamente la morte di Holly non terminò definitivamente la carriera della band che riuscì a riorganizzare la propria formazione e a tornare in studio di registrazione due anni dopo il tragico evento.

Il primo album successivo alla morte di Buddy Holly si intitola In Style With the Crickets ed è stato pubblicato a dicembre del 1960. La band sostituì Buddy Holly con Earl Sinks (che incredibilmente non compare nella copertina del disco) alla voce e con Sonny Curtis alla chitarra (e in due dei dodici pezzi anche alla voce sostituendo Sinks). Il canto nuovo vocalist ricorda molto quello di Buddy Holly e infatti la musica di questo album rispecchia molto lo stile dei dischi precedenti, con un rock and roll veloce e divertente, spesso ai confini con il rockabilly.

L'album si apre con More Than I Can Say che nei decenni a seguire vanterà innumerevoli cover tra cui quella di Leo Sayer del 1980 e contiene altre grandissime perle come I Fought The Law che sarà portata al successo anche dai Clash nell'album eponimo del 1977. Nel disco si trova anche la ballad Deborah, unico pezzo lento delle dodici tracce, e la cover di Great Balls of Fire di Jerry Lee Lewis, che in questa reinterpretazione resta piuttosto simile all'originale. Chiude l'LP Love's Made a Fool of You che in alcune occasioni è stata erroneamente inserita in compilation di Buddy Holly.

Il secondo album dei Crickets senza il loro leader storico uscì due anni dopo nel 1962 e si intitola Bobby Vee Meets the Crickets, come dice il titolo stesso l'album vede il cantante Bobby Vee collaborare con i Crickets come vocalist, dando così un'impronta più rock alle incisioni e caratterizzando notevolmente la musica che si distacca da quella delle origini. Il disco è composto di nuovo da dodici tracce tra cui la cover di Well... All Right, incisa originariamente proprio dai Crickets con Buddy Holly come b-side di Heartbeat del 1958, e Bo Diddley dell'omonimo bluesman che pure era stata incisa dagli stessi Crickets di nuovo con Buddy Holly, ma tale versione verrà pubblicata solo nel 1963 nell'album postumo Reminiscing. Nel disco si trovano anche le cover di Sweet Little Sixteen e Little Queenie di Chuck Berry e Lucille inizialmente incisa da Little Richard. In generale le sonorità dell'album sono più grintose e aggressive e proprio per questo il disco non contiene ballad e l'unico pezzo che rallenta leggermente i ritmi è la cover di The Girl of My Best Friend, portata al successo due anni prima da Elvis Presley.

Nello stesso anno dell'album con Bobby Vee, i Crickets pubblicarono anche il successivo intitolato Something Old, Something New, Something Blue, Somethin' Else. Anche in questo caso il titolo ne suggerisce il contenuto: l'album include infatti otto cover (di cui quattro con la parola "blue" nel titolo) e quattro pezzi nuovi. Per questo album entra in formazione il nuovo cantante Jerry Naylor che ricopre il ruolo di voce principale in tutti i pezzi e anche per questo l'album prende una strada ancora diversa da tutti i precedenti, con suoni più patinati, più orientati al rock and roll e staccandosi sempre più dal rockabilly.

Tra le cover troviamo Summertime Blues di Eddie Cochran, Blue Monday di Fats Domino Love Is Strange di Mickey & Sylvia, incisa dalla band anche con Buddy Holly, ma anche in questo caso la registrazione fu pubblicata solo nel 1969 oltre dieci anni dopo la morte del cantante nell'album Giant. Tra gli inediti, troviamo due ballad, quali Parisian Girl e Little Hollywood Girl scritta per i Crickets da Gerry Goffin e Jack Keller; gli altri due inediti sono la movimentata Don't Ever Change, scritta ancora da Gerry Goffin, questa volta con la ben nota Carole King, e il midtempo He's Old Enough To Know Better.

Dopo questi primi tre i Crickets continuarono a sfornare album di ottima qualità e la loro carriera non si è ancora esaurita, né dal punto di vista discografico né da quello delle esibizioni dal vivo, anche se i loro dischi più recenti sfruttano soprattutto la nostalgia per i loro anni più gloriosi. Questa incredibile band resta comunque tra i più influenti pionieri del rock and roll e se il rock attuale di ogni genere è quello che tutti conosciamo, una buona fetta del merito va sicuramente anche a Buddy Holly e ai Crickets.

sabato 3 febbraio 2018

I primi tre album di Buddy Holly

Nonostante la sua carriera sia stata brevissima, essendo morto a soli 22 anni il 3 febbraio del 1959, Buddy Holly è uno dei giganti del rock and roll degli anni 50; uno dei pochissimi che insieme a Chuck Berry, Elvis Presley, Little Richard e Ritchie Valens ha forgiato la nuova musica che stava nascendo e che influisce tuttora su tutto ciò che ascoltiamo. Basti pensare che proprio a Buddy Holly si deve la formazione tipica dei gruppi rock con doppia chitarra, basso (o contrabbasso) e batteria.

Durante la sua vita Buddy Holly pubblicò solo tre album, usciti nell'arco complessivo di cinque mesi. Il primo di essi è intitolato The "Chirping" Crickets, dal nome del gruppo fondato dallo stesso Buddy Holly, che oltre a cantare suonava la chitarra solista, con Jerry Allison alla batteria, Joe B. Mauldin al contrabbasso e Niki Sullivan alla chitarra ritmica. Il disco, pubblicato nel novembre del 1957, contiene dodici tracce, tra pezzi usciti precedentemente in 45 giri ed altri registrati apposta per l'album. Già da questo primo LP troviamo il suono distintivo di Buddy Holly fatto di un rock and roll divertente, ai confini con il rockabilly, e ricco di suoni incredibilmente innovativi che lo pongono qualitativamente nettamente al di sopra degli altri musicisti della sua epoca. Nell'album troviamo capolavori assoluti del rock and roll come Oh, Boy!, Not Fade Away (che vanterà innumerevoli cover, tra cui quella dei Rolling Stones nel 1964), Maybe Babe e That'll Be The Day. Il disco contiene anche la bellissima You've Got Love scritta da Roy Orbison appositamente per Buddy Holly. Tra i pezzi più melodici, che nel disco non mancano, ne troviamo alcuni in cui il gruppo sconfina anche nel doo-wop come Send Me Some Lovin' e Last Night.

Il secondo album uscì nel febbraio del 1958, a soli tre mesi di distanza dal primo, ed è firmato con il solo nome di Buddy Holly nonostante la formazione che lo ha realizzato sia la stessa del precedente e veda di nuovo i Crickets al completo. L'album porta il nome stesso del cantante e riesce nella difficile impresa di superare il primo in qualità: le undici tracce sono altrettanti gioielli di rock and roll che meriterebbero di finire in una raccolta dei migliori brani di ogni tempo. Troviamo infatti pezzi come l'incalzante I'm Gonna Love You To, il lento Peggy Sue, ed Everyday. Tra i brani veloci troviamo anche (You're So Square) Baby I Don't Care, che l'anno precedente fu incisa anche da Elvis Presley, e Rave On! che ad oggi vanta innumerevoli cover tra cui quella di John Cougar Mellencamp del 1988.

Il terzo e ultimo album pubblicato da Buddy Holly in vita si intitola That'll Be The Day ed è composto da incisioni che temporalmente precedono gli altri due, in quanto risalgono al 1956. La formazione dei musicisti è molto varia e gli strumentisti coinvolti sono diversi e cambiano da brano a brano; dei Crickets compare solo Jerry Allison e non in tutti i pezzi. Come ci si può aspettare, le registrazioni sono più grezze e il disco non contiene tracce memorabili nonostante contenga comunque brani validi, come una versione della title track antecedente alla stessa pubblicata sul primo album, Midnight Shift e Love Me.

Tra l'uscita del suo terzo album e il giorno in cui Buddy Holly trovò la morte insieme a Ritchie Valens e The Big Popper riuscì a incidere molti singoli, ma non a confezionare un album intero. Il materiale di certo non gli mancava, visto che le incisioni postume di Buddy Holly sono molte di più di quelle che ha pubblicato in vita e la qualità delle stesse è assolutamente in linea con la musica meravigliosa dei primi tre album.

Resta l'enorme rimpianto di non sapere dove sarebbe arrivato questo straordinario musicista se non fosse morto così giovane. Non sapremo mai se avrebbe avuto una carriera leggendaria come quella di Elvis che spaziò tra innumerevoli generi musicali o se sarebbe rimasto fedele agli stili originari come Chuck Berry. Ma sappiamo che nonostante la brevità della sua vita la musica che ci ha lasciato lo proietta a pieno titolo nell'olimpo dei più grandi innovatori di ogni genere.