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martedì 21 aprile 2020

Move Over Ms. L: l'unico b-side di John Lennon mai pubblicato in un album

Durante la sua carriera solista John Lennon ha inciso più di ottanta tracce, tra il 1968 e il 1980, anno della sua morte. Di norma i 45 giri di Lennon erano a doppio lato A oppure il b-side del singolo principale era un pezzo inciso dalla sola Yoko Ono, ma nella lunga discografia di Lennon esiste un solo b-side che non ricade in questi due casi e che non è mai stato pubblicato su un album: si tratta di Move Over Ms. L, secondo lato di Stand By Me del 1975.

Il brano è un divertente rock and roll, ispirato ai pionieri del genere degli anni 50 con qualche evidente richiamo a Little Richard. Secondo quanto riportato da The Beatles Bible doveva essere incluso in Walls and Bridges del 1974, ma non trovò spazio nella composizione finale dell'album. Lennon allora diede la canzone a Keith Moon che la inserì nel suo album Two Sides of the Moon del 1974 e l'anno dopo, dopo averne realizzato un'incisione in studio ritenuta soddisfacente, la usò come b-side di Stand By Me tratta dall'album Rock 'n' Roll; trattandosi di un album di cover il pezzo non poté essere incluso nell'album.

Move Over Ms. L è stata per la prima volta inclusa in un 33 giri nel 1982 nella compilation The John Lennon Collection e in seguito è stata inclusa anche nel cofanetto John Lennon Signature Box
che contiene tutte le registrazioni in studio di Lennon. Il brano è sicuramente valido anche se decisamente atipico per le sonorità soliste di Lennon, forse è per questo che non lo ha voluto in Walls and Bridges, ma resta un interessantissimo e raro b-side da riscoprire.

mercoledì 12 aprile 2017

L'omicidio di John Lennon

La vita di John Lennon finì l'8 dicembre del 1980, mentre il cantante rientrava nel suo appartamento nel complesso noto come The Dakota, raggiunto da una serie di proiettili sparati da un uomo solitario di nome Mark Chapman.


Mark Chapman, nato nel 1955, lavorava a Honolulu come guardia giurata e venerdì 5 dicembre volò a New York portando con se quattordici ore di musica dei Beatles in musicassetta. Si registrò al YMCA della 63esima strada e in un negozio di New York comprò una copia di Double Fantasy, l'ultimo disco di Lennon, e il numero di Playboy con l'ultima intervista al cantante. Chapman passò gran parte del weekend fuori dal Dakota ma senza vedere Lennon. Riuscì nella sua impresa solo domenica 7 dicembre; facendosi largo tra le groupie si avvicinò al cantante e a Yoko Ono e iniziò a scattar loro delle foto. Lennon si arrabbiò e corse verso di lui cercando di strapparli la macchina fotografica, lo fermò Yoko Ono urlandogli di lasciar stare.

La mattina dell'8 dicembre Lennon e la Ono fecero colazione al La Fortuna di Columbus Avenue, quindi Lennon andò dal barbiere per un taglio di capelli e la coppia tornò al Dakota per un servizio fotografico e per un'intervista alla RKO Radio. Secondo il biografo Philip Norman, autore del libro John Lennon: The Life, i due fecero prima l'intervista e poi le foto, secondo altre fonti (tra cui CBS News) prima vennero le foto e poi l'intervista.

Quale che sia stato l'ordine dei due eventi, la coppia uscì di nuovo dal Dakota intorno alle quattro del pomeriggio per andare agli studi Record Plant dove doveva incidere nuovi brani. Si fecero portare dalla limousine dell'RKO e appena saliti davanti al Dakota, Chapman si avvicinò loro e chiese a Lennon di autografargli la copia di Double Fantasy. Il cantante acconsentì aggiungendo Is that all you want? Di questo momento esiste anche un'iconica foto scattata dal fotografo del New Jersey Paul Goresh. Chapman in seguito dichiarò che avrebbe avuto intenzione di sparare a Lennon in quella circostanza, ma desistì disarmato dalla sua cortesia.

L'ossessione di Chapman per Lennon si era già manifestata in ottobre. L'uomo lasciò il lavoro da guardia giurata firmando il registro con il nome John Lennon, per poi cancellarlo con una croce. Quindi prese un volo per New York con l'intento di uccidere il cantante, ma non portò a termine il suo piano.

La sera dell'8 dicembre Lennon e Yoko Ono registrarono fino alle dieci e trenta; quindi, prima di uscire a cena, Lennon volle tornare al Dakota per vedere di nuovo il figlio Sean prima che si addormentasse. Arrivarono al palazzo alle 10:50 e l'autista fece scendere i due sul marciapiede; la coppia si diresse verso l'ingresso del palazzo: Chapman li attendeva sotto l'arco d'ingresso.

Lo stesso Chapman in un'intervista alla CNN ricordò che Lennon gli rivolse uno sguardo, come se si ricordasse di lui avendolo visto poche ore prima. Chapman aspettò che i due passassero, quindi chiamò sommessamente "Mr. Lennon", si mise in posa da combattimento e sparò cinque colpi nella schiena del cantante con la Charter Arms .38 che portava con sé. In seguito Chapman dichiarò alla polizia di aver sentito in quel momento una voce che gli diceva Do it! Do it! Do it! Lennon non crollò sul colpo ma riuscì a fare pochi passi verso la reception, salì alcuni gradini poi cadde dicendo I'm shot. Il concierge Jay Hastings attivò l'allarme connesso con la polizia, quindi tolse a Lennon gli occhiali e lo coprì con la sua giacca. Intanto il portiere dello stabile Jose Perdomo, con cui Chapman aveva scambiato qualche parola durante l'attesa, gli tolse la pistola dalle mani scalciandola via. Yoko Ono scoppiò a piangere urlando John's been shot, mentre Chapman si appoggiò al muro esterno del palazzo leggendo la copia di The Catcher in the Rye di J.D. Salinger (noto in italia con il titolo Il Giovane Holden) che aveva con sé.

Una prima auto della polizia arrivò poco dopo e i due agenti arrestarono Chapman che non oppose alcune resistenza, disse ai poliziotti di essere disarmato e di aver agito da solo, quindi venne dapprima immobilizzato contro il muro e poi ammanettato e condotto in macchina. Una seconda auto della polizia arrivò poco dopo, mentre i primi agenti ammanettavano Chapman; vista la gravità delle ferite gli agenti decisero di non aspettare l'ambulanza e portare Lennon al Roosvelt Hospital dove fu portato al pronto soccorso, ma poco dopo fu dichiarato morto alle 11:07.

Lennon in sintesi fu ucciso da un pazzo che agì in solitudine, ma come tutte le morti violente di persone famose anche l'omicidio dell'ex membro dei Beatles ha suscitato la fantasia di chi vuole vedere complotti ovunque. E' questo il caso ad esempio dello scrittore Phil Strongman che nel suo libro John Lennon: Life, Times and Assassination pubblicato nel 2010 sostiene che Chapman fosse stato un sicario al soldo della CIA.

L'agenzia, secondo quanto scrive Strongman, avrebbe assoldato Chapman in quanto Lennon era pericoloso per via delle sue idee sinistrorse. Secondo Strongman, ad esempio, è sospetto che Chapman avesse compito viaggi in Libano (dove la CIA era molto attiva), Giappone, UK, India e altri paesi, considerando la precaria situazione lavorativa dell'uomo. Strongman sostiene quindi che questo sia prova del fatto che Chapman riceveva finanziamenti di nascosto.

Rappresentazione grafica della polizia dell'omicidio di Lennon
Premesso che nessuno ha mai spiegato perché uno che canta delle canzoni dovrebbe essere un sobillatore (per quanto fosse un grande musicista, le idee pacifiste di Lennon altro non erano che un'accozzaglia di banalità), l'impegno antimilitarista di Lennon risale ai primi anni 70, ben dieci anni prima di essere ucciso. In secondo luogo Strongman dovrebbe spiegare perché aver viaggiato molto farebbe automaticamente di Chapman un sicario, il salto logico ci pare incolmabile: secondo Chapman chiunque fa un viaggio in più di cinque paesi in un anno è automaticamente un assassino prezzolato? In ultimo, come ammette lo stesso Strongman, i viaggi di Chapman risalgono al 1975, quindi secondo l'autore la CIA ha impiegato cinque anni a commissionare un omicidio.

Inoltre Strongman sostiene che i proiettili nei corpo di Lennon siano stati sparati da due armi diverse e quindi nel Dakota era nascosto un secondo sparatore mai identificato. Strongman ci sta quindi dicendo che la CIA ha assoldato un misterioso cecchino che è sparito nel nulla e un secondo aggressore talmente imbranato da non muoversi dopo aver ucciso Lennon. L'ipotesi di Strongman è oltre il ridicolo.

In realtà in questi quasi quarant'anni non è mai emerso nessun legame tra Chapman e ipotetici mandanti. Al contrario potremmo osservare che se la CIA avesse voluto eliminare Lennon avrebbe forse avuto a disposizione mezzi ben migliori. Avrebbe potuto eliminarlo, ad esempio, in una situazione con meno testimoni magari in un drive-by shooting. Senza voler credere alle teorie del complotto, gli assassini di Tupac Shakur o di Notorious B.I.G. sono stati molto più professionali del maldestro Mark Chapman.

Purtroppo anche in questo caso la realtà è drammatica e semplice: un uomo che agiva da solo ha ucciso John Lennon sparandogli alla schiena. Nessun complotto governativo, ma solo uno squilibrato in azione.

martedì 7 marzo 2017

I presunti misteri di Lucy in the Sky with Diamonds

Lucy in the Sky with Diamonds è uno dei più grandi successi dei Beatles (anche se nella breve carriera dei Fab Four è difficile trovare qualcosa di non etichettabile come grande successo), pubblicato l'1 giugno del 1967 all'interno dell'album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band. Fin da poco dopo la sua pubblicazione, il pezzo fu oggetto di numerose teorie alternative che vogliono che questo contenga significati nascosti sinistri e inneggianti alla droga: il particolare la teoria più nota sostiene che Lucy in the Sky with Diamonds sia un velato riferimento all'LDS.

Queste voci si diffusero a partire dall'anno seguente la pubblicazione del disco, se ne trova menzione ad esempio nel libro The Beatles: The Authorised Biography di Hunter Davies del 1968 e già allora l'autore chiariva che si trattava di una coincidenza.

Nel giugno del 1967 Paul McCartney ammise in due interviste, la prima alla rivista Life e la seconda al canale televisivo ITV, di aver fatto uso di LSD e probabilmente questa ammissione contribuì al diffondersi di questa leggenda. Anche John Lennon, che è anche la voce principale del pezzo, disse in un'intervista per Playboy rilasciata a David Sheff, e riportata nel libro All We Are Saying: The Last Major Interview with John Lennon and Yoko Ono del medesimo autore, di essere stupito dal fatto che qualcuno accostasse Lucy in the Sky with Diamonds, alla droga e di non essersi nemmeno reso conto che le iniziali del noto allucinogeno potessero trovarsi nel titolo.

Nella stessa occasione Lennon spiegò che l'idea del brano gli venne da un disegno del figlio Julian in cui ritraeva una compagna di asilo, chiamata Lucy O'Donnell, in un cielo stellato e lo stesso Julian aveva intitolato il proprio disegno Lucy in the Sky with Diamonds. In seguito Lucy O'Donnell (che essendosi sposata cambiò il proprio cognome in Vodden) confermò in un'intervista alla BBC del 2007 che la canzone era dedicata a lei, e in un'altra circostanza raccontò anche che alcuni suoi compagni della scuola superiore non credettero che il brano fosse ispirato a lei, sostenendo invece che parlasse di LSD.

Entrambi gli autori ribadirono in varie occasioni nel corso degli anni che nel loro intento il pezzo non aveva alcuni intento di carattere allucinogeno. Lo ripeté Lennon in un'intervista del 1967 riportata nel volume The Beatles Anthology del 2000 e anche McCartney ben trent'anni dopo dovette insistere sull'argomento in un'intervista alla BBC (stando a quanto riportato da Wikipedia che non abbiamo potuto verificare) aggiungendo che in realtà l'acronimo giusto sarebbe LITSWD e non LSD.

Come riportato nel libro The Beatles as Musicians: Revolver Through the Anthology di Walter Everett, sia Lennon sia McCartney spiegarono che il testo onirico della canzone era ispirato ai romanzi di Lewis Carroll Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio, e in particolare al capitolo finale di quest'ultimo intitolato Which Dreamed It? (tradotto in italiano come Chi l'ha sognato?)

Nessun riferimento alla droga quindi, solo l'ennesimo caso di una leggenda metropolitana che si basa sul nulla.