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martedì 26 marzo 2019

Muddy Waters - Electric Mud

Nel 1968 la Chess Records tentò lo strano esperimento di mischiare il blues delle origini con il rock psichedelico che in quel periodo viveva il suo momento di maggiore splendore. Uno dei risultati di questa sperimentazione è l'LP Electric Mud di Muddy Waters in cui il leggendario bluesman del Mississippi prova a contaminare il proprio sound con quello che in quegli anni Jimi Hendrix produceva nella capitale del Regno Unito.

Il disco è composto da otto tracce il cui risultato è, come è ben noto, ampiamente discutibile. L'abuso di wah-wah e fuzzbox non si coniuga al meglio con lo stile del blues di Muddy Waters e l'album nella sua interezza dà una sensazione di unione forzata tra cose diverse. Qualche momento da salvare comunque c'è, ad esempio la cover di I Just Want to Make Love to You più aggressiva delle versioni precedenti è particolarmente efficace; così come lo sono anche le autocover di I'm Your Hoochie Coochie Man e Mannish Boy. In generale la voce potente di Muddy Waters funziona bene su tutti i brani rendendo così Electric Mud un disco comunque interessante e che merita più di un ascolto.

Nonostante la critica lo accolse in modo non sempre positivo, il successo commerciale fu notevole e in ogni caso l'influenza che Electric Mud ebbe sulla musica che non può essere ignorato. Il bassista dei Led Zeppelin John Paul Jones affermò di aver preso spunto proprio da questo album per il celebre riff di Black Dog. Inoltre secondo quanto sostiene il giornalista musicale Gene Sculatti nel libro Lost in the Grooves: Scram's Capricious Guide to the Music You Missed la parte ritmica di Electric Mud fece da precursore a quella dell'hip hop.

Nonostante lo stesso Muddy Waters abbia affermato che Electric Mud non gli piaceva e che non lo considerava un disco di blues, non ignorò completamente i risultati dell'esperimento nei suoi dischi successivi. Parte di questo inedito sound fu infatti utilizzato anche nel successivo After The Rain, in cui però le sonorità psichedeliche sono meno invadenti e non coprono lo stile compositivo di Muddy Waters.

In sintesi Electric Mud è un disco interessante, sicuramente sperimentale, ma che contiene comunque spunti e momenti molto validi. Il lascito di Electric Mud si nota in tutto il blues rock dai primi anni 70 fino ad oggi, ma sopra ogni cosa questo atipico album mostra che anche gli esperimenti meno riusciti dei grandi musicisti lasciano una profonda impronta e contengono sempre qualcosa di buono che condiziona i decenni successivi.

giovedì 31 marzo 2016

Taj Mahal - The Natch'l Blues

Basta il nickname del grande bluesman Taj Mahal, all'anagrafe Henry Saint Clair Fredericks, a suggerire che ci troviamo di fronte a un musicista atipico che non attinge solo dalla tradizione americana, ma che negli anni ha arricchito la propria musica di sonorità provenienti da terre lontane. E anche prima che iniziassero le sue sperimentazioni con la world music Taj Mahal non si accontentò di fermarsi al blues della tradizione di Muddy Waters o Howlin' Wolf ma aggiunse alla propria musica suoni che vengono dal soul e dal rhythm and blues.

Dopo il suo primo ed eponimo album di blues grintoso ma tradizionale pubblicato nel 1968, Taj Mahal pubblicò il suo secondo lavoro intitolato The Natch'l Blues nello stesso anno del precedente. Il disco è composto da nove brani di cui sei inediti scritti dallo stesso Taj Mahal, due standard della tradizione nera come You Don't Miss Your Water e Ain't That a Lot of Love e il brano folk The Cuckoo.

Tutti i brani sono piuttosto allegri e sono sostenuti dalla chitarre del nativo americano Jesse Ed Davis oltre che dal cantato di Taj Mahal. Il brano più forte del disco è sicuramente She Caugh the Katy che anni dopo fu usata dai Blues Brothers nel loro celeberrimo film.

Oltre a questa tra i brani di spicco troviamo le già citate Ain't That a Lot of Love grazie alla potente linea di basso ripresa poi in Gimme Some Lovin' degli Spencer Davis Group, anch'essa usata dei Blues Brothers, e You Don't Miss Your Water che sconfina decisamente verso il soul con un cantato che richiama lo stile di Otis Redding che pure interpretò lo stesso standard pochi anni prima.

Nella versione in CD pubblicata nel 2000 si trovano tre bonus track: una versione più energica e veloce di The Cuckoo, la lenta New Stranger Blues e la vibrante Things Are Gonna Work Out Fine condotta principalmente dall'armonica suonata dallo stesso Taj Mahal.

Dai suoi primi passi fino a pochi anni fa la carriera di Taj Mahal è proseguita a una velocità impressionante, sfornando album nuovi ogni pochi anni e soprattutto senza mai ripetere due volte lo stesso esperimento di mescolanza di stili diversi, e ogni volta che si cimenta in qualcosa di nuovo crea album memorabili: così come lo è The Natch'l Blues.