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venerdì 29 settembre 2017

Ringo Starr - Give More Love

Il giorno del suo settantasettesimo compleanno, caduto il 7 luglio del 2017, Ringo Starr ha anunnciato l'imminente uscita del nuovo album, l'attesa è stata breve e Give More Love è arrivato nei negozi a metà di settembre.

Il disco è composto di 14 pezzi in cui Ringo suona la batteria oltre a cantare, i brani spaziano musicalmente stra stili abbastanza diversi e tra nuove incisioni ed autocover. L'album si apre con la trascinante We're on the Road Again, sostenuta da un bel giro di chitarra e che vede la presenza di Paul McCartney al basso; la collaborazione tra i due ex Beatles si ripropone in Show Me The Way, prima ballad del disco caratterizzata da un bellissimo coro in sottofondo nelle strofe. Tra i brani veloci troviamo anche la pungente Laughable che esprime un ironico commento sulla situazione mondiale in rapido mutamento, Speed of Sound e Shake It Up, divertente rock and roll in stile anni 50.

Come nella migliore tradizione del Beatles e delle loro carriere soliste, anche questo disco è ricco di contaminazioni di generi diversi. Troviamo ad esempio un assaggio di reggae in King of the Kingdom e due brani che tendono verso il country intitolati So Wrong for So Long e Standing Still, due leggeri midtempo retti dalle chitarre acustiche. Ringo non si fa mancare neanche un po' di blues, grazie ai riff di chitarra di Electricity.

L'ultimo dei pezzi nuovi è la title track ricca di melodia e impreziosita da cori su ponte e ritornello.

Le ultime quattro tracce sono altrettante versioni nuove di pezzi già editi. Troviamo infatti le reincisioni di Photograph, Back Off Boogaloo, You Can't Fight Lightning provenienti dagli album solisti di Ringo e Don't Pass Me By che era cantata dal batterista anche nel White Album dei Beatles.

Se c'è una cosa che questo album dimostra è che nonostante l'età avanzata, Ringo Starr è ancora in pienissima forma e la sua voglia di creare buona musica, spaziando sempre tra vari territori sonori, non è minimamente calata. Give More Love è uno dei dischi più interessanti di questo 2017, a riprova del fatto che il quartetto di Liverpool era composto da quattro geni della musica, ognuno in grado di fare una carriera solista dello stesso altissimo livello di quella della band.

venerdì 8 maggio 2015

Ringo Starr - Postcards From Paradise

Ciò che ha sempre distinto i Beatles dalla maggioranza degli altri gruppi di ogni epoca è che i Fab Four erano quattro geni della musica mentre molte altre band sono formate da alcuni musicisti di livello e da comprimari che completano la formazione. Infatti, una volta sciolto il gruppo, ciascuno dei quattro di Liverpool è stato capace di avviare una carriera solista di ottimo livello.

E se c'è una cosa che di certo non può essere rimproverata a Ringo Starr è di essere poco produttivo: l'ex-batterista dei Beatles infatti pubblica tuttora un album ogni pochi anni e a quasi 75 anni ha da poco dato alle stampe il suo nuovo lavoro intitolato Postcards From Paradise. La prima cosa che si nota prima ancora di ascoltare il CD è che rispetto agli ultimi lavori di Ringo la durata è aumentata così come il numero dei brani; se Y Not e Ringo 2012 si assestavano intorno ai 30 minuti, con Postcards From Paradise siamo a 48 minuti. Ancora pochi nell'era della musica digitale, ma tutto sommato accettabile.

L'album parte alla grande con un brano autobiografico molto veloce e divertente intitolato Rory and the Hurricanes in cui Ringo ricorda quando suonava nella band di Rory Storm prima di approdare ai Beatles; il ritornello del brano, con controcanto di voci femminili, è di grande effetto e molto trascinante.

Il resto del disco rimane su alti livelli qualitativi e su atmosfere divertenti. Un buon numero di brani (Bridges, Right Side of the Road, Bamboula e Island in the Sun) ha forti sonorità reggae e caraibiche che danno un tocco di varietà all'album. Del resto già dai tempi di Ob-La-Di Ob-La-Da i quattro di Liverpool hanno dimostrato di essere attenti alle sonorità esotiche provenienti da terre lontane che comunque in Inghilterra sono ben radicate (basti pensare che il Regno Unito è il secondo produttore mondiale di musica reggae dopo la Giamaica, che per secoli ne è stata una colonia).

L'album si chiude così come è iniziato: con brani veloci e chiaramente festaioli, come Touch and Go e Let Love Lead, quest'ultimo caratterizzato da una bella mistura di assoli di chitarra e cori. Tra i due si trova Confirmation che porta anche un po' di rock blues in questo album.

Per tutte le 11 tracce la voce di Ringo sembra proprio che non abbia subito alcun calo dai tempi di Octopus's Garden o Yellow Submarine, e ciò che veramente stupisce è che questo disco è molto migliore dei suoi precedenti lavori, che comunque erano più che buoni, sia in termini di qualità che di varietà dei suoni offerti.

Del resto Ringo Starr è un mito, uno dei migliori musicisti della storia e anche se si trova a metà strada tra i settanta e gli ottanta anni resta uno degli artisti più creativi del panorama musicale che ha ancora molto da insegnare a tanti suoi colleghi di ogni età.