Il giorno del suo settantasettesimo compleanno, caduto il 7 luglio del 2017, Ringo Starr ha anunnciato l'imminente uscita del nuovo album, l'attesa è stata breve e Give More Love è arrivato nei negozi a metà di settembre.
Il disco è composto di 14 pezzi in cui Ringo suona la batteria oltre a cantare, i brani spaziano musicalmente stra stili abbastanza diversi e tra nuove incisioni ed autocover. L'album si apre con la trascinante We're on the Road Again, sostenuta da un bel giro di chitarra e che vede la presenza di Paul McCartney al basso; la collaborazione tra i due ex Beatles si ripropone in Show Me The Way, prima ballad del disco caratterizzata da un bellissimo coro in sottofondo nelle strofe. Tra i brani veloci troviamo anche la pungente Laughable che esprime un ironico commento sulla situazione mondiale in rapido mutamento, Speed of Sound e Shake It Up, divertente rock and roll in stile anni 50.
Come nella migliore tradizione del Beatles e delle loro carriere soliste, anche questo disco è ricco di contaminazioni di generi diversi. Troviamo ad esempio un assaggio di reggae in King of the Kingdom e due brani che tendono verso il country intitolati So Wrong for So Long e Standing Still, due leggeri midtempo retti dalle chitarre acustiche. Ringo non si fa mancare neanche un po' di blues, grazie ai riff di chitarra di Electricity.
L'ultimo dei pezzi nuovi è la title track ricca di melodia e impreziosita da cori su ponte e ritornello.
Le ultime quattro tracce sono altrettante versioni nuove di pezzi già editi. Troviamo infatti le reincisioni di Photograph, Back Off Boogaloo, You Can't Fight Lightning provenienti dagli album solisti di Ringo e Don't Pass Me By che era cantata dal batterista anche nel White Album dei Beatles.
Se c'è una cosa che questo album dimostra è che nonostante l'età avanzata, Ringo Starr è ancora in pienissima forma e la sua voglia di creare buona musica, spaziando sempre tra vari territori sonori, non è minimamente calata. Give More Love è uno dei dischi più interessanti di questo 2017, a riprova del fatto che il quartetto di Liverpool era composto da quattro geni della musica, ognuno in grado di fare una carriera solista dello stesso altissimo livello di quella della band.
Il disco è composto di 14 pezzi in cui Ringo suona la batteria oltre a cantare, i brani spaziano musicalmente stra stili abbastanza diversi e tra nuove incisioni ed autocover. L'album si apre con la trascinante We're on the Road Again, sostenuta da un bel giro di chitarra e che vede la presenza di Paul McCartney al basso; la collaborazione tra i due ex Beatles si ripropone in Show Me The Way, prima ballad del disco caratterizzata da un bellissimo coro in sottofondo nelle strofe. Tra i brani veloci troviamo anche la pungente Laughable che esprime un ironico commento sulla situazione mondiale in rapido mutamento, Speed of Sound e Shake It Up, divertente rock and roll in stile anni 50.
Come nella migliore tradizione del Beatles e delle loro carriere soliste, anche questo disco è ricco di contaminazioni di generi diversi. Troviamo ad esempio un assaggio di reggae in King of the Kingdom e due brani che tendono verso il country intitolati So Wrong for So Long e Standing Still, due leggeri midtempo retti dalle chitarre acustiche. Ringo non si fa mancare neanche un po' di blues, grazie ai riff di chitarra di Electricity.
L'ultimo dei pezzi nuovi è la title track ricca di melodia e impreziosita da cori su ponte e ritornello.
Le ultime quattro tracce sono altrettante versioni nuove di pezzi già editi. Troviamo infatti le reincisioni di Photograph, Back Off Boogaloo, You Can't Fight Lightning provenienti dagli album solisti di Ringo e Don't Pass Me By che era cantata dal batterista anche nel White Album dei Beatles.
Se c'è una cosa che questo album dimostra è che nonostante l'età avanzata, Ringo Starr è ancora in pienissima forma e la sua voglia di creare buona musica, spaziando sempre tra vari territori sonori, non è minimamente calata. Give More Love è uno dei dischi più interessanti di questo 2017, a riprova del fatto che il quartetto di Liverpool era composto da quattro geni della musica, ognuno in grado di fare una carriera solista dello stesso altissimo livello di quella della band.
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