mercoledì 22 dicembre 2021

Sarah Brightman - A Winter Symphony


Nel 2008 la soprano inglese Sarah Brightman ha pubblicato il suo primo, e finora unico, album natalizio intitolato A Winter Symphony che riprende il titolo di un precedente LP della cantante intitolato Symphony uscito a gennaio dello stesso anno.

Nel disco Sarah interpreta dodici pezzi, più varie bonus track contenute nelle diverse edizioni deluxe uscite dalla pubblicazione iniziale, della tradizione del natale attingendo dal classici come Silent Night o Jesu, Joy of Man's Desiring (composta nel diciannovesimo secolo sulla musica di Herz und Mund und Tat und Leben di Johann Sebastian Bach), brani moderni come I Believe in Father Christmas di Greg Lake e I Wish It Could Be Christmas Everyday dei Wizzard, e un'inedita Ave Maria in spagnolo scritta dalla stessa Brightman con il compositore messicano Jorge Avendaño Lührs e interpretata insieme al cantante argentino Fernando Lima.

L'album ha la sonorità che ci aspetta, con un canto elegante nello stile del classical crossover di cui Sarah Brightman è una delle migliori esponenti al mondo, arricchito da venature new age, che si sentono maggiormente nei brani di atmosfera come In the Bleak Midwinter, la cover di I've Been This Way Before di Neil Diamond, Amazing Grace, o l'Ave Maria di Gounod.

Nei brani lenti la cantante dà sfoggio del meglio delle sue doti canore grazie ad acuti celestiali, tuttavia riesce a interpretare in modo ottimo anche i pezzi veloci come la già citata I Wish It Could Be Christmas Everyday e Arrival degli ABBA, qui incisa con il testo di Björn Ulvaeus scritto per il musical Mamma Mia!, che finì comunque per essere esclusa dalla versione finale. Non si tratta dal primo adattamento cantato di Arrival, in quanto anche Time di Frida (una delle due vocalist degli ABBA) e BA Robinson e Belle della stessa Frida con in cantante francese Daniel Balavoine, entrambe del 1983, utilizzarono la base di Arrival, ma la versione di Sarah Brightman è la prima che utilizza la parola arrival come titolo e nel ritornello e grazie alla sua potenza interpretativa è sicuramente il brano più coinvolgente del disco.

Con la prima stampa dell'album ne è stata realizzata una versione deluxe venduta solo da Barnes & Noble che include come bonus track Happy Xmas di John Lennon, Carpe Diem del musicista tedesco Freddy Sahin-Scholl del 1999 e When a Child is Born, canto natalizio scritto sulla musica di Soleado del gruppo italiano Daniel Sentacruz Ensemble del 1974. Altre bonus track sono incluse nella versione giapponese che si conclude con First of May dei Bee Gees, canzone che parla del Natale nonostante sia stata pubblicata nei primi mesi del 1969, e la ballata folk irlandese He Moved through the Fair.

A Winter Symphony sicuramente non regala sorprese, le sonorità offerte sono quelle consuete delle composizioni di Sarah Brightman, ma non per questo è un album meno godibile delle attese. Se approcciato con le giuste aspettative è sicuramente un album divertente che crea un'atmosfera natalizia unica e magica grazie alla voce unica di Sarah Brightman che sa creare mescolanze suggestive di stili diversi come pochissimi altri.

lunedì 13 dicembre 2021

Storia di Happy Xmas (War Is Over) di John Lennon e Yoko Ono


Happy Xmas (War Is Over) è una delle canzoni più note e riconoscibili della tradizione natalizia degli ultimi decenni. Nonostante sia celebre, iconica ed entrata di diritto nei classici del Natale, si tratta di un pezzo piuttosto recente, scritto e inciso da John Lennon con la moglie Yoko Ono nel 1971.

Happy Xmas arrivò al culmine di due anni di attivismo pacifista della coppia rivolto in particolare alla guerra in Vietnam e iniziato nel primi mesi del 1969 con i bed-in per la pace di Amsterdam e Montreal e proseguito con l'acquisto di spazi pubblicitari in dodici città del mondo per l'esposizione del cartello che recava la scritta WAR IS OVER! If You Want It – Happy Christmas from John & Yoko, frase che verrà poi ripresa proprio in Happy Xmas. Prima di allora altre due celebri canzoni pacifiste avevano usato il verso the war is over: la canzone intitolata proprio The War is Over di Phil Ochs e The Unknown Soldier dei Doors, entrambe del 1968. Non è noto se Lennon abbia preso spunto da queste due incisioni precedenti alla sua, si tratta in ogni caso di una frase molto semplice e ovvia.

Pochi mesi prima nello stesso anno, Lennon aveva pubblicato Imagine e, intenzionato a replicarne il successo commerciale, decise di riproporne l'esperimento, realizzando un altro pezzo che condiva il proprio messaggio politico con una melodia accattivante e che desse un messaggio positivo anziché uno negativo, arricchendo il tutto con le atmosfere natalizie. Nelle prime settimane di ottobre del 1971 Lennon registrò due demo con solo chitarra e voce: la prima nella stanza del St. Regis Hotel dove alloggiava con Yoko Ono, e la seconda nell'appartamento di Greewich Village nel quale nel frattempo si erano trasferiti. La melodia del brano e la struttura melodica non erano creazioni inedite, ma erano tratte dalla ballata inglese Skeball del diciottesimo secolo nella recente interpretazione di Peter, Paul and Mary del 1963.

Lennon propose quindi il pezzo al produttore Phil Spector che aggiunse spunti presi da altri pezzi da lui prodotti: il verso iniziale So this is Christmas fu preso dall'intro di I Love How You Love Me delle Paris Sisters e i riff di chitarra da Try Some, Buy Some della moglie del produttore Ronnie Spector, alla cui produzione aveva partecipato anche George Harrison. Happy Xmas fu registrato nello studio Record Plant di New York a partire dal 28 ottobre del '71 e fu pronto in una sera, con la sola esclusione della parte corale dell'Harlem Community Choir, gruppo vocale di bambini tra i quattro e i dodici anni, che aggiunse i propri cori il 31 ottobre. Nelle stesse sessioni venne registrato anche il B-Side Listen, the Snow Is Falling, cantato dalla sola Yoko Ono.

Il 45 giri fu pubblicato l'1 dicembre del 1971, in ritardo per l'airplay natalizio e infatti si dovette aspettare la ristampa del 1972 affinché scalasse le classifiche e diventasse il singolo natalizio che oggi conosciamo e che vanta innumerevoli cover e reinterpretazioni.

Happy Xmas fu il primo, ma non l'unico, singolo natalizio pubblicato dai quattro ex Beatles; fu infatti seguito da Ding Dong, Ding Dong di George Harrison nel 1974, Wonderful Christmastime di Paul McCartney del 1979 e due decenni dopo, nel 1999, da I Wanna Be Santa Claus di Ringo Starr. Tuttavia nessuno di questi raggiunse la notorietà del pezzo di Lennon che a distanza di cinque decenni può essere considerato a pieno titolo un classico moderno del Natale.


Fonti:
  • 33 Revolutions per Minute: A History of Protest Songs, from Billie Holiday to Green Day, di Dorian Lynskey
  • Lennon Lives Forever, di Mikal Gilmore
  • Come together: John Lennon in his time, di Jon Wiener
  • The Beatles Diary Volume 2: After The Break-Up 1970-2001, di Keith Badman

venerdì 10 dicembre 2021

Tin Idols - Metal Kalikimaka, Volume 3


Nel 2016 gli hawaiani Tin Idols hanno completato la loro trilogia natalizia con la pubblicazione del terzo volume della serie Metal Kalikimaka. Il disco, composto da tredici tracce, ripropone la formula dei due precedenti con una selezione di pezzi della tradizione natalizia, tra classici e moderni, reinterpretati in chiave metal.

La regina del metal hawaiano Sandy Essman interpreta tre brani con la consueta potenza e sicurezza, troviamo infatti Sandy al microfono in Carol of the Bells, O Come All Ye Faithful (che a dispetto del titolo è cantata in latino in un inedito mash-up con Gloria in Excelsis Deo) e nell'Ave Maria di Charles Gounod. Sandy canta in latino due dei suoi tre pezzi e oltre all'intonazione e alla potenza che la contraddistinguono colpisce la precisione della pronuncia, una delle migliori al di fuori dell'Europa meridionale. Tra le voci femminili spicca anche l'interpretazione di Marti Kerton di Christmas Wrappings dei Waitresses del 1981 di cui mantiene l'atmosfera festaiola portando il new wave del pezzo originale su un incalzante brano metal.

Tra le voci maschili troviamo il potente canto di Tim Hewitt che apre il disco con The First Noel, seguito poco dopo dalla voce graffiante di Angelo Jensen che interpreta I'll Be Home for Christmas. Nell'album sono presenti anche due versioni di Hallelujah di Leonard Cohen con il testo natalizio dei Cloverton interpretate da Jon Lorenc: la prima versione ha il consueto arrangiamento metal, mentre la seconda, decisamente più raccolta, è interpretata con soli voce e tastiera. Tra le migliori rivisitazioni troviamo anche We Wish You a Metal Christmas (reinterpretazione di We Wish You a Merry Christmas) cantata da Mark Caldeira (una delle migliori voci del roster dei Tin Idols) e impreziosita dai cori di Sandy Essman, e O Little Town of Bethlehem interpretata da John Diaz in un inedito stile canoro da classical crossover.

In generale Metal Kalikimaka, Volume 3 ha un suono più patinato e maturo rispetto ai due predecessori e costituscie un album convincente e di altissimo livello che raggiunge appieno lo scopo che si prefigge, cioè quello di divertire per tutta la sua durata regalando versioni inedite di brani famosissimi. I Tin Idols, che nella loro lunga discografia vantano anche reinterpretazioni in chiave metal di Madonna e Duran Duran, si confermano tra i migliori interpreti della musica natalizia, come confermato da questo terzo innesto della trilogia di Metal Kalikimaka.

mercoledì 1 dicembre 2021

Stevie Wonder - Someday at Christmas


Pubblicato nel 1967 Someday at Christmas è il primo album natalizio di Stevie Wonder; il disco è composto da dodici tracce di cui cinque classici e sette inediti, tra cui la title track uscita in singolo l'anno prima.

Come in tutti i dischi di Stevie Wonder anche in questo caso si trovano un caleidoscopio di suoni e stili che si alternano e creare una composizione varia in cui non ci sono due brani che si assomiglino. Si passa dal rock and roll di What Christmas Means To Me, al ritmo da marcia marziale di The Little Drummer Boy, fino alla ballad soul The Day That Love Began. L'album è stato realizzato in collaborazione con i Funk Brother, il gruppo di turnisti che in quei decenni realizzava le basi per la Motown, e con altri due gruppi della Motown dell'epoca: le Andantes, che eseguono i cori di voci femminili, e gli Originals, che eseguono quelli maschili.

I punti di forza di questo album sono sicuramente la già citata title track, nota anche per il disincantato testo pacifista, e l'interpretazione scintillante di Silver Bells. Una menzione a parte merita anche l'interpretazione dell'Ave Maria di Franz Schubert con la quale Wonder dà sfoggio della sua capacità di passare dall'R&B alla musica classica.

Someday at Christmas è diventata negli anni un nuovo classico del Natale e vanta ad oggi innumerevoli cover tra cui quella dei Jackson 5 del 1970 e una versione rock dei Pearl Jam del 2004. Lo stesso Stevie Wonder ha reinterpretato il proprio pezzo nel 2015 in una versione più raccolta con sono piano e voce in cui duetta con la cantante soul Andra Day.

Someday at Christmas rappresenta l'ottavo album di Stevie Wonder dal suo esordio nel 1962 con The Jazz Soul of Little Stevie Wonder e quando uscì diede un assaggio del suo strabiliante talento quando la sua carriera stava decollando e non era ancora esplosa con quello che oggi definiamo il periodo classico, tra Music of My Mind del 1972 e Songs In The Key of Life del 1976. Il disco convince sotto ogni punto di vista, regalando un'ora di musica natalizia tra la migliore mai realizzata, con un buon equilibrio tra pezzi nuovi e tradizionali, che sicuramente accontenta sia gli amanti della black music che quelli della tradizione del Natale.

mercoledì 17 novembre 2021

Junior Wells - Hoodoo Man Blues

Nel 1965 il leggendario bluesman Junior Wells fece il suo esordio discografico con l'album Hoodoo Man Blues che resta ad oggi una delle sue migliori produzioni, nonché uno dei dischi più iconici del blues di Chicago. Nella prima versione in vinile, l'album è composto da dodici tracce tra inediti, standard e adattamenti di pezzi di altri autori.

Il disco è realizzato con il supporto della Junior Wells' Chicago Blues Band in cui spicca la presenza di Buddy Guy alla chitarra; i due nei decenni successivi, fino alla morte di Junior Wells, incisero altri nove album insieme e Hoodoo Man Blues segnò l'inizio della loro proficua collaborazione. L'album è un capolavoro e una pietra miliare che inanella dodici gioelli di blues che trasportano l'ascoltatore nella Chicago degli anni 60 e nel fermento culturale che diede la propulsione a questo stile musicale. Il punto di forza delle dodici tracce si trova nella commistione della voce tonante di Junior Wells, l'onnipresente chitarra di Buddy Guy e l'armonica suonata dallo stesso Wells. Buddy Guy non limita il suo contributo alla chitarra, perché presente anche in veste di autore nelle strumentali In the Wee Wee Hours e We're Ready.

La combinazione musicale creata da Junior Wells e Buddy Guy funziona bene sia nei pezzi più energici, come la traccia di aperura Snatch It Back and Hold It e la title track, sia nei dolorosi lamenti di ballad quali Ships on the Ocean o We're Ready. Tra le cover spiccano Good Morning, School Girl, in cui Wells mostra il meglio della sua vocalità, Early in the Morning di Sonny Boy Williamson e Hound Dog di Big Mama Thorton lontanissima dalla versione rock and roll di Elvis Presley del 1956.

Hoodoo Man Blues non è solo una colonna del blues di Chicago ma anche della black music di ogni genere. Le dodici tracce sono tutte di alto livello e mostano in ogni sfumatura le incredibili doti dei loro interpreti e la loro cura maniacale dei dettagli. Purtroppo, almeno in Italia, Junior Wells non gode della fama che meriterebbe e alle volte viene messo in ombra da figure più famose come Howlin' Wolf o Muddy Waters, e un nuovo alscolo del suo primo LP può servire a ricordare a chi non lo conosce che Wells merita sicuramente un posto tra i giganti del genere.

martedì 9 novembre 2021

Jerry Cantrell - Brighten


Nel 2021 il chitarrista e voce principale degli Alice in Chains (dalla scomparsa di Layne Staley) Jerry Cantrell ha realizzato il proprio terzo album solista a diciannove anni di distanza dal precedente Degradation Trip Volumes, a cui è seguita la reunion della band e la contestuale interruzione della carriera solista di Cantrell. Il nuovo album si intitola Brighten ed è composto da nove pezzi dalle sonorità sorprendenti, perché Cantrell si allontana dal grunge per approdare a una mescolanza di country, blues e southern rock ricchi di contaminazioni di alternative rock.

Il disco parte con Atone che, insieme a Had to Know, è l'unica che mantiene qualche legame con il passato. Per il resto l'album vede una preponderanza di ballad e di pezzi melodici tra cui spiccano Prism of Doubt e Black Hearts and Evil Done che sono i due brani in cui l'impronta country è più netta, in particolare il secondo dei due brani è impreziosito da un coro di voci femminili sull'ultimo ritornello. Tra i brani migliori, oltre alla già citata Atone, troviamo anche il midtempo dalla venature alternative rock Dismembered e la speranzosa e ottimista title track di cui è stato anche realizzato un video. Chiude il disco una cover di Goodbye di Elton John del 1971 dall'album Madman Across the Water; non si tratta della prima collaborazione tra Elton John e Cantrell perché gli Alice in Chains avevano collaborato con il leggendario musicista britannico già nella title track di Black Gives Way to Blue in cui Elton John suonava il piano.

Il nuovo album di Jerry Cantrell è ottimo sotto tutti i punti di vista con un misto di pezzi orecchiabili che non rinunciano alle atmosfere grezze e dirette degli inizi. In realtà l'unico difetto di questo album è che è troppo corto, perché le nove tracce volano via in un baleno e lasciano la voglia di ascoltarne altre. Questi nove brani sono altrettante gemme con cui Jerry Cantrell si conferma uno dei migliori e più iconici musicisti della sua generazione, non resta quindi che aspettare che il seguito di Rainier Fog degli Alice in Chains del 2018 non si faccia attendere troppo a lungo.

martedì 2 novembre 2021

Annalisa Parisi Quartet - Blue Skies


Nel 2018 la cantautrice jazz Annalisa Parisi ha pubblicato il proprio tributo al compositore Irving Berlin con l'album Blue Skies, che trae il proprio titolo da un brano di Berlin scritto per il musical Betsy del 1926. Il disco è composto da tredici standard che attingono dal repertorio dell'autore compreso nel periodo che va dal 1912 al 1938 ed è stato realizzato da un quartetto che vede oltre ad Annalisa Parisi alla voce anche Niccolò Cattaneo al piano, Alex Orciari al contrabbasso e Roberto Paglieri alla batteria.

I tredici brani sono riarrangiati in stile cool jazz, con un chiaro rimando ai quartetti della West Coast degli anni 50. La forza di queste composizioni risiede sicuramente nella voce rovente di Annalisa che trasforma in oro tutto ciò che tocca e che si muove con incredibile maestria sul tessuto sonoro creato dai tre strumentisti. Molti dei brani, come Isn't This a Lovely Day? o Cheek to Cheek o la title track, trovano le loro interpretazioni più famose in quelle di Ella Fitzgerald con cui Annalisa regge benissimo il confronto aggiungendo un'ottima dose di sensualità che mancava alle incisioni precedenti.

Oltre alle capacità interpretative, il quartetto guidato da Annalisa Parisi dà anche grande prova di creatività nel saper reinterpretare i classici dando loro risvolti nuovi; infatti se alcuni dei pezzi sono molto fedeli alle versioni originali, altri ne escono profondamente reinventati come Puttin' on the Ritz o Top Hat, White Tie and Tails che vengono qui presentati in una versione cool lontana da come erano nati.

Blue Skies è in sintesi un album che funziona sotto tutti i punti di vista grazie alle atmosfere rétro che riesce a creare, al punto che basta chiudere gli occhi per ritrovarsi in uno dei locali della New York di un secolo fa. Il disco si presta particolarmente all'ascolto durante un aperitivo come cocktail jazz, ma in realtà è adatto anche a qualunque altro contesto, perché la voce della first lady of songs del jazz italiano sa dare un tocco di magia in ogni occasione in cui la si ascolti.

sabato 16 ottobre 2021

The Unity - Pride



Uscito a marzo del 2020, Pride è il terzo album dei tedeschi The Unity, band nata per volere di Henjo Richter e Michael Ehré dei Gamma Ray e che vanta nelle proprie file anche l'italianissimo vocalist Gianbattista Manenti. Il disco è di norma etichettato come power metal, ma già da un primo ascolto si capisce come qualunque definizione vada stretta alla musica dei The Unity, perché Pride offre un caleidoscopio di suoni che spaziano tra stili e suggestioni diverse.

L'album, composto da dodici pezzi, parte con Hands of Time e Line and Singer, per le quali potrebbe essere coniato il neologismo di heavy AOR vista la sapiente combinazione di melodie vincenti di stampo ottantiano e di suoni energici, in particolare la seconda è contraddistinta da un ritornello che entra in testa come un trapano grazie alla potente esecuzione del nostro Jan. Il disco prosegue su suoni più tradizionalmente hard rock, come in Scenery of Hate o We Don't Need Them Here, e poco dopo si prendono di nuovo strade inaspettate con l'alt rock di Wave of Fear che sembra preso di peso da metà anni 90. Tra i brani più pesanti troviamo anche la teatrale Angel of Dawn in cui in canto di Gianbattista si fa più recitato, andando a creare un brano che ricorda le incisioni degli Avantasia.

Le sperimentazioni sonore non finiscono qui, il disco infatti chiude con due pezzi dalle sonorità inaspettate. È già sorprendente che in un album di power metal ci sia un pezzo intitolato Rusty Cadillac, e infatti il brano è un fresco e divertente rock and roll che si allontana da tutto il resto e ci porta con le sue atmosfere nell'America degli anni 50 a cui aggiunge un tocco di sonorità hard & heavy contemporanee. Chiude il disco la leggera You Don't Walk Alone con cui la band di concede una digressione più vicina al pop.

La forza di questo disco risiede nella straordinaria combinazione tra le melodie e la straripante voce di Gianbattista che regala una prestazione ottima in cui dimostra di sapere interpretare efficacemente praticamente ogni stile canoro in cui si cimenta. Una menzione speciale meritano i testi, mai banali e spessi impegnati, che toccano tematiche come l'ambientalismo e il razzismo. Completa l'album un secondo CD che contiene quatto registrazioni live di altrettanti pezzi tratti dai dischi precedenti, più la versione in studio della ruggente Nowhereland, pubblicata inizialmente come B-side di Never Forget.

La sfida di Pride è quindi completamente vinta, con un disco solido che convince e diverte per tutto l'ascolto e con il quale i The Unity si confermano una delle realtà più interessanti del panorama metal europeo.

giovedì 7 ottobre 2021

I trent'anni di Dangerous



Il 1991 fu un anno memorabile per la musica, tra gli album che in questo 2021 compiono trent'anni ci sono capolavori assoluti che travalicano i generi come Achtung Baby degli U2, Use Your Illusion dei Guns N' Roses, Innuendo dei Queen e Nevermind dei Nirvana. Tra le pietre miliari di quello straordinario anno ce ne fu una che aspettò proprio le ultime settimane dell'anno per arrivare nei negozi: il 26 novembre del 1991 uscì Dangerous di Michael Jackson.

Da Bad erano passati ben quattro anni e Dangerous segnava uno stacco netto del passato. I segnali erano abbondanti, a partire dall'interruzione della collaborazione con il produttore Quincy Jones che aveva trasformato in oro Off The Wall, Thriller e Bad; ma se Off The Wall era ancora solidamente legato al soul e al funk dell'epoca dei Jacksons, Thriller e Bad proponevano le stesse atmosfere di pop ricco di contaminazioni, mai banale ma sempre di facile presa e il modello non poteva essere ripetuto all'infinito.

Che Dangerous volesse rompere con il passato fu chiaro fin dalla copertina, incredibilmente complessa e ricca di simbolismi al posto delle foto di Michael che avevano caratterizzato gli album precedenti. E che la musica fosse altrettanto complessa e ricca di spunti lo si capì poco dopo. Il singolo di lancio Black or White, il cui titolo ironizzava sulle bizzarre teorie secondo cui Michael si schiariva la pelle per sembrare bianco, fece da ponte, con un suono decisamente accattivante e un testo che si scagliava contro il razzismo. Anche il video del pezzo, che ebbe molto airplay televisivo, era completamente diverso dai precedenti con Macaulay Culkin che litigava con il padre che gli chiede rudemente di abbassare il volume dell'intro rock della canzone e con l'enfant prodige di Mamma, Ho Perso l'Aereo che reagisce alzando al massimo; nel video si vede poi Jacko che balla con popoli di tutto il mondo e nella sequenza finale il registra John Landis fa ampio uso della tecnica del morphing (che in quell'anno fu resa celebre anche dal film Terminator 2: Judgment Day) per mostrare quanto gli esseri umani siano tutti uguali e connessi.

Se Black or White diede un assaggio, il resto dell'album regalò un sorprendente caleidoscopio di suoni che spaziavano fino alle sperimentazioni più ardite con le percussioni ossessive di Who Is It fino al gospel etereo e celestiale di Will You Be There, celebre anche grazie alle accuse di plagio di Al Bano smentite dai tribunali che hanno chiarito come entrambi si fossero ispirati a Bless You For Being An Angel degli Ink Spots, a sua volta ispirata a un canto dei Nativi Americani. Tra le suggestioni di questo album si trovano anche la celebre ballad Heal The World, il cui finale corale rimanda alle atmosfere di We Are The World, il new jack swing di Jam e di Remember The Time, fino alla ballad Keep The Faith anch'essa vicina al gospel e al contempo più simile alle sonorità dei dischi precedenti, visto che Jacko si era già cimentato in esperimenti del genere come ad esempio in Man in the Mirror. Oltre alla atmosfere anche i testi si fecero più complessi, trattando argomenti come l'inquinamento, il razzismo, l'AIDS e la disparità sociale.

Da Dangerous furono estratti ben nove singoli, su quattordici pezzi, a conferma di quanto questo disco fosse un capolavoro di un genio della musica. Del resto basta guardare la lista degli ospiti per capire quanti stili sono stati esplorati e come Dangerous sia un'opera monumentale, vi si trovano infatti un coro gospel, un'orchestra, Slash, Steve Porcaro, Jeff Porcaro, Siedah Garrett, il rapper Heavy D e il produttore Bill Bottrell che si improvvisa rapper. Gli ospiti dei video non erano meno illustri e oltre al già citato Macaulay Culkin apparvero Michael Jordan, Naomi Campbell. Eddie Murphy, Magic Johnson e molti altri.

Con Dangerous the King of Pop vinse la sua sfida, dimostrando al mondo che il suo talento non era limitato all'easy listening ma che sapeva fare anche cose ben più complesse. E soprattutto dimostrò che la nuova strada era appena iniziata.

sabato 25 settembre 2021

The Notorius B.I.G. - Il cielo è il limite, la graphic novel sulla vita di Notorious B.I.G.

È uscita ad agosto del 2021 la graphic novel The Notorious B.I.G. - Il cielo è il limite di Antonio Solinas (autore dei testi) e Paolo Gallina (autore dei disegni) sulla vita di Christopher Wallace, meglio noto come Notorious B.I.G. Il racconto dei due autori parte dalle origini povere del protagonista e dai problemi con lo spaccio di droga fino al successo e alla morte nel traffico di Los Angeles.

Il racconto dei due autori è coinvolgente e vibrante, tanto che sfogliando le pagine del libro sembra proprio di trovarsi tra le strade di New York e di Los Angeles in cui si svolgono le scene narrate: dapprima in mezzo alla povertà e allo spaccio, e poi nella ricchezza più sfrenata dello showbiz. Questo strano cocktail di atmosfere opposte emerge in tutta la sua crudezza, così come emergono le fragilità e le contraddizioni del protagonista nelle sue relazioni con Jan, la madre della sua unica figlia T'yanna, con Faith Evans e con la rapper Lil' Kim, che ha in seguito dichiarato di aver abortito un figlio di Notorious. Come è ovvio, gran parte del volume è dedicata al conflittuale rapporto di Biggie con l'amico, e poi acerrimo nemico, Tupac Shakur fino alla tragica morte di quest'ultimo.

Il libro funziona bene anche dal punto di vista informativo, fornendo un ottimo compendio della vita di uno dei rapper più influenti della storia e narra la sua storia musicale dai primi mixtape fino al successo dei due album realizzati in vita.

La graphic novel su Notorious B.I.G. arriva cinque anni dopo Tupac Shakur. Solo Dio può giudicarmi degli stessi autori e dedicato alla vita di Tupac, purtroppo il volume è ormai introvabile. Non resta quindi che godersi questo ottimo libro, che offre un preciso e dettagliato spaccato della vita gloriosa e tragica di una figura unica in cui lascito musicale perdura a quasi tre decenni di distanza.

domenica 19 settembre 2021

Cinema e musica: Space Jam


Space Jam del 1996 è uno dei film più iconici degli anni 90, reso famoso dalla sua strana commistione di storie vere, cartoni animati, sport e umorismo. Il film vede il leggendario Micheal Jordan finire nel mondo dei Looney Tunes per aiutare Bugs Bunny e i suoi amici a vincere una partita di pallacanestro contro un gruppo di mostri alieni, chiamati Monstars, che vuole catturarli per costringerli a lavorare come attrazioni nel parco divertimenti del loro padrone. Nel film la famiglia di Michael Jordan è interpretata da degli attori, ma nel cast ci sono altre stelle dell'NBA dell'epoca come Patrick Ewing, Charles Barkley, Larry Johnson, Muggsy Bogues e Shawn Bradley che interpretano sé stessi. Il film è particolarmente efficace perché ripropone la tecnica mista di coesistenza di attori umani e cartoni animati, che era stata inaugurata nel 1988 con Chi ha incastrato Roger Rabbit, facendo incontrare i protagonisti della Warner Bros con persone esistenti nella vita reale, anziché con personaggi fittizi.

Insieme al film fu pubblicata anche la colonna sonora intitolata Space Jam: Music from and Inspired by the Motion Picture che contiene, come è abbastanza ovvio vista l'ambientazione cestistica del film, un compendio della black music dell'epoca attingendo dalla scena hip hop e R&B degli anni 90. L'album parte con la bellissima cover di Fly Like an Eagle di Steve Miller realizzata da Seal, unico interprete non americano della compilation, il cui rimando allo slogan Come Fly With Me che già da anni accompagnava il merchandising di MJ è più che evidente. Il disco prosegue con The Winner di Coolio, brano non presente nel film, che trae il suo ritornello da We're a Winner degli Impressions di Curtis Mayfield. Coolio fa una seconda apparizione in un altro brano dell'album intitolato Hit 'Em High che è il tema che accompagna l'entrata in campo dei Monstars e che è interpretato da altri quattro rapper di rilievo quali B-Real, Busta Rhymes, LL Cool J e Method Man, ognuno dei quali dà la voce a uno dei mostri. Tra i brani più famosi troviamo anche la cover di Upside Down di Diana Ross interpretata dalle Salt-N-Pepa.

Come anticipato il disco contiene anche un buon numero di brani R&B partendo da I Found My Smile Again di D'Angelo, fino alla bellissima ballad For You I Will di Monica e alla cover di Basketball Jones del duo comico Cheech & Chong qui interpretata da Barry White e Chris Rock. Nel disco è presente anche la celebre title track dei Quad City DJ's che fu praticamente il loro unico successo, perché il gruppo ha all'attivo un solo album che risale proprio all'anno del film. Nella colonna sonora di Space Jam compare un solo brano non appartenente alla black music, la cover di That's the Way (I Like It) dei KC and the Sunshine Band interpretata dagli Spin Doctors con Biz Markie.

Del film fu pubblicato anche un secondo disco che contiene le musiche strumentali a commento sonoro delle scene del film realizzate da James Newton Howard e intitolato Space Jam Motion Picture Score.

Nonostante alcuni dei brani della colonna sonora compaiano solo nei titoli di coda, e sono quindi inseriti un po' a forza nella compilation, rispecchiano tutti le atmosfere del film e costituiscono un disco efficace e divertente che offre uno dei migliori esempi della musica nera di quel periodo. Non è un caso che molti di questi pezzi siano famosissimi ancora oggi, a riprova del fatto che la squadra di musicisti messa in campo dai produttori è stata vincente come quella composta da Michael Jordan e da Looney Tunes.

venerdì 3 settembre 2021

La strana collaborazione tra Puff Daddy e Chuck D

Nel 1999 la tensione tra la West Coast e la East Coast, almeno a livello mediatico, era ai massimi livelli: le recenti morti di Tupac Shakur e Notorious B.I.G bruciavano ancora e in questo scenario rovente il produttore e fondatore della Bad Boy Puff Daddy raccoglieva gran parte dell'odio proveniente dai sostenitori della costa occidentale, essendo il principale esponente dell'etichetta da lui stesso fondata. 

Per denunciare, o forse celebrare, la nomea di Nemico Pubblico #1, Puff Daddy (che al tempo usava ancora questo nome, prima di passare a essere chiamato Diddy o P. Diddy) decise di includere nel suo secondo album solista intitolato Forever una cover di Public Enemy #1 dei Public Enemy (incisa da gruppo di Chuck D nel loro album di esordio Yo! Bum Rush the Show del 1987) intitolata P.E. 2000. Il brano fu pubblicato come singolo di lancio prima che uscisse l'album intero e fu registrato in due versioni: la principale in inglese e una in spagnolo e di ciascuna di esse fu realizzato anche un video. In quello della versione in inglese, Puff scappa su una Lamborghini da presunti nemici che gli danno la caccia in elicotteri, nella versione in spagnolo il rapper si muove tra la folla vestito con i colori della bandiera di Porto Rico. Il pezzo di Puff Daddy utilizza la stessa base di quello dei Public Enemy e in parte ne ricalca anche il testo con la rapper Hurricane G (che al tempo aveva all'attivo un solo album intitolato All Woman uscito nel 1997) a interpretare le parti di Flavor Flav, ciò nonostante il brano cita nei crediti come unico campionamento quello di Public Enemy #1 e non quelli contenuti nel pezzo originale nel quale la base era presa di peso da Blow Your Head di Fred Wesley & The J.B.'s.


Puff Daddy inizialmente avrebbe voluto un featuring di Chuck D per P.E. 2000, ma il vocalist dei Public Enemy non si rese disponibile per la cover della sua stessa band. Puff allora rilanciò la proposta proponendo di realizzare insieme una versione rock crossover di Public Enemy #1 e questa volta Chuck D accettò. Il pezzo che ne uscì si intitola P.E. 2000 (Rock Remix) e a dispetto del titolo non è un remix di P.E. 2000 ma un brano completamente diverso, con una base rock e che ha come unico legame con la traccia originale il fatto di contenere le parole public enemy nel ritornello. La seconda delle tre strofe è rappata da Chuck D, mentre la prima e la terza sono di Puff. Il brano è stato pubblicato sulla versione americana del CD single di P.E. 2000, come B-side di Satisfy You (un altro dei singoli di Forever) e come CD single a sé stante. Ad aumentare le stranezze e la confusione, sul singolo di Satisfy You era presente un altro brano intitolato P.E. 2000 (Lost Remix) che vedeva la presenza come ospite di Shyne e che era anch'esso un brano slegato dall'originale se non per il fatto di contenere le parole public enemy number 1 nel ritornello

Entrambi i rapper avevano comunque un buon background nel crossover. Puff Daddy aveva realizzato una cover rock di un brano del suo album di esordio, It's All About the Benjamins, e nel 1998 aveva inciso Come With Me per la colonna sonora di Godzilla insieme a Jimmy Page e Tom Morello, il brano conteneva un riff di Kashmir dei Led Zeppelin e il CD single conteneva come B-side anche il remix di Morello ricco di distorsioni e vicino al metal. Chuck D fu uno dei pionieri del crossover grazie alla cover di Bring the Noise realizzata insieme agli Anthrax e nel 2000 avrebbe pubblicato l'album di esordio (l'unico mai uscito, in realtà) del suo gruppo crossover Confrontation Camp (in cui usava il nome Mista Chuck), e realizzato una traccia per la colonna sonora del film Bamboozled con Zach de la Rocha dei Rage Against The Machine. Non a caso sulla copertina del CD single di P.E. 2000 (Rock Remix) il nome di Chuck D è indicato come Mista Chuck of Confrontation Camp.

Se P.E. 2000 (Rock Remix) è sicuramente godibile e in linea con le tendenze musicali dell'epoca, non si può negare che la sua genesi sia quantomeno strana. Tuttavia ha unito due rapper agli antipodi della scena hip hop in un prodotto di buon livello che forse meritava in un posto anche in un album.

venerdì 20 agosto 2021

Perché lo standard jazz Stardust si intitola così?

Stardust è una delle più celebri composizioni jazz di ogni epoca, registrata per la prima volta nel 1927 ha trovato la sua incisione più famosa nel 1940 grazie all'interpretazione di Glenn Miller. L'autore originale del brano fu il celebre jazzista Hoagy Carmichael, nato a Bloomington, nell'Indiana, nel 1899.


Carmichael si iscrisse alla facoltà di legge dell'Indiana University nel 1922, dove si laureò nel 1926 nonostante un'interruzione nel 1923 per motivi economici. Negli anni universitari Carmichael maturò un'interesse per la musica jazz e arrivò a fondare un complesso chiamato Carmichael's Collegians, di cui era il cantante e pianista.

Nelle sue due autobiografie, intitolate Stardust Road e Sometimes I Wonder, Carmichael scrisse di aver composto Stardust negli anni universitari, prendendo ispirazione in una calda notte di fine estate dalla fine della sua storia d'amore con la compagna di studi Kathryn Moore, che finì per sposare il trombettista dei Carmichael's Collegians Art Baker. Secondo quanto riportato dal biografo Richard Sudhalter nel suo libro Stardust Melody: The Life and Music of Hoagy Carmichael del 2003, la stessa Kathryn Moore smentì questa versione sostenendo di aver frequentato Carmichael per poco tempo e che non si sia trattato di una storia importante. Sudhalter aggiunge che gran parte della storia di Stardust è avvolta nel mistero, creato ad arte appositamente dall'autore nelle sue memorie. In ogni caso che il pezzo sia stato composto ai tempi dell'università è certo, in quanto confermato anche dalla cantante Violet Deckard Gardner che al tempo si esibiva spesso con la band di Carmichael.

Un compagno di università chiamato Stuart Gorrell propose a Carmichael di intitolare il brano Star Dust, in quanto gli ricordava polvere di stelle che cadeva dal cielo d'estate (dust from stars drifting down through the summer sky). La prima incisione del pezzo porta proprio questo titolo diviso in due parole e fu incisa a nome di Hoagy Carmichael & His Pals nel 1927. Carmichaeal pubblicò il primo manoscritto presso lo United States Copyright Office (l'ente governativo americano che si occupa della tutela del diritto d'autore) il 5 gennaio 1928, poco prima di lasciare l'Indiana per trasferirsi a New York per lavorare come compositore per il produttore Irving Mills.

Mills incaricò quindi il paroliere Mitchell Parish di scrivere un testo per il brano. Mitchell avrebbe voluto rinominare il pezzo in Then I Will Be Satisfied ma decise infine, su suggerimento dell'arrangiatore della Mills Music Don Redman, di intitolarlo Stardust.

La composizione, con il titolo che oggi tutto conosciamo, fu incisa per la prima volta nel 1928 dai McKinney's Cotton Pickers, di cui Redman era il direttore musicale, e da allora da innumerevoli altri interpreti i più famosi dei quali furono negli anni 30 e 40 i direttori della grandi orchestre, come Glenn Miller, Cab Calloway o Benny Goodman che resero il brano celebre e immortale e lo portarono alla fama planetaria di cui oggi meritatamente gode.



Fonti:
  • "Stardust melody: the life and music of Hoagy Carmichael" di Richard Sudhalter
  • "The Book of World-famous Music: Classical, Popular, and Folk" di James Fuld
  • "Jelly Roll, Bix, and Hoagy: Gennett Records and the Rise of America's Musical Grassroots" di Rick Kennedy
  • "Tin Pan Alley: An Encyclopedia of the Golden Age of American Song" di David Jasen

mercoledì 4 agosto 2021

An interview with Chez Kane

An Italian translation is available here.

British rock singer Chez Kane published her debut solo album this year produced by Italian label Frontiers Records. To talk about her 80s inspired record, Chez accepted our proposal for an interview that we are today offering our readers.

We would like to thank Chez Kane for this interview.





125esima Strada: Hello Chez and first of all thanks for your time. Let's start from your debut album, where does your love for 80s inspired music come from?

Chez Kane:
Hey, no problem and thank you also! My love for 80s inspired music all began when I was around thirteen years old. I heard Def Leppard’s Pour Some Sugar On Me playing on the radio and instantly fell in love! My parents then bought me their album and you could say the rest is history. Haha.


125esima Strada: How were these songs born? What's the story behind them?

Chez Kane: The songs on my debut album were all written by the lovely Danny Rexon, frontman of the band Crazy Lixx. He is an incredible song writer and I feel so fortunate to have been able to work with such a talented guy to launch my solo career. I am so in love with this style of music and he has done such a great job in bringing that late 80s feel in to my album but with a fresh approach.


125esima Strada: I like Defender of The Heart because it's more melodic than the other songs and because the text is also quite peculiar. What is the story of this song?

Chez Kane: I can’t really answer what the story is behind the songs on the album as I am not the writer, we would need to ask Danny, but I totally agree with what you have said in the question, it is the more melodic song of the album and a very powerful song with great sentiment.


125esima Strada: Who are your favorites of the 80s scene that inspired you most?

Chez Kane: It started with Def Leppard, then I discovered Pat Benatar and Robin Beck and I always remember being blown away and thinking that they were so awesome, they looked so cool and I was instantly inspired!


125esima Strada: Let's talk about your YouTube channel also. You have a lot of covers, most of which are power ballads such as Alone by Heart or Forever by Kiss; which one is your favorite of all those songs and why?

Chez Kane: That is a tough question because I started my YouTube channel for the love of singing songs that I love to sing so I genuinely love every song that I have covered for my channel.
Just off the top of my head… Edge of a Broken Heart by Vixen was a really fun song to sing but like I said, I love all of them. Hehe!


125esima Strada: What I think is surprising is that you have a lot of ballads on your channel, but none on your solo album. How come? Isn't this a weird choice, especially for an AOR album?

Chez Kane: I don’t think it’s a weird choice, we did discuss whether the album needed a ballad but Danny and I both agreed that it wasn’t missing when we played the album through as Defender of the Heart was strongly standing alone as the closest to a ballad.

I’m sure a ballad will be on its way at some point in the near future, this is just the beginning!


125esima Strada: You are also one of the front-women of a band called Kane'd, in which the two other singers are your two sisters. The sound of Kane'd is very different from your solo recordings, much more hard rock oriented. Are these the two sides of your musical personality?

Chez Kane: Oh yes, 100%. I love lots of different styles of rock music. It all started with 80s inspired rock and I will always have a major soft spot for it, but I have also gone on to love lots of genres of rock and that definitely shows in the writing of the Kane’d songs.


125esima Strada: What do you plan for your future? More solo albums? More Kane'd? More of both?
I would like more of both and I’m sure there will be!

Chez Kane: I am currently very busy putting the show together for the upcoming solo gigs and I have a few things going on behind the scenes that I can’t discuss right now but for anyone reading this, please stay connected with me on my social media platforms for any future updates.


125esima Strada: Many thanks for your time again, it's been a privilege talking to you.

Chez Kane: Thank you for the chat, it’s been a pleasure!

Intervista a Chez Kane

L'originale in inglese è disponibile qui.

La cantante rock britannica Chez Kane ha pubblicato il suo album di esordio quest'anno con l'etichetta italiana Frontiers Records. Per parlare del suo album ispirato alla musica anni 80, Chez ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo oggi ai nostri lettori.

Ringraziamo Chez Kane per averci concesso questa intervista.





125esima Strada: Ciao Chez e anzitutto grazie del tempo che ci stai dedicando. Iniziamo dal tuo album di debutto, da dove viene il tuo amore per la musica ispirata agli anni 80?

Chez Kane:
Ciao, di nulla e grazie a te! Il mio amore per la musica ispirata agli anni 80 è iniziato quando avevo circa tredici anni. Ho sentito Pour Some Sugar On Me dei Def Leppard alla radio e mi sono subito innamorata! I miei genitori a quel punto mi hanno comprato l’album e il resto è storia. Ahaha.


125esima Strada: Come sono nate queste canzoni? Che storia c’è dietro?

Chez Kane: Le canzoni del mio primo album sono state scritte dall’ottimo Danny Rexon, frontman dei Crazy Lixx. È un bravissimo autore e mi sento fortunata ad aver potuto lavorare con un uomo di tale talento per lanciare la mia carriera solista. Adoro questo stile musicale e ha fatto un ottimo lavoro nel portare nel mio album le atmosfere della fine degli anni 80 con un approccio moderno.


125esima Strada: A me piace Defender of The Heart perché è più melodica delle altre canzoni e perché anche il testo è particolare. Qual è la storia di questa canzone?

Chez Kane: Non posso dire precisamente quali storie ci siano dietro alle canzoni perché non le ho scritte io, dovremmo chiedere a Danny, ma sono completamente d’accordo con ciò che hai detto, è la canzone più melodica dell’album ed è molto potente e piena di sentimento.


125esima Strada: Chi sono i tuoi preferiti della scena anni 80 che ti hanno influenzato di più?

Chez Kane: È iniziato tutto con i Def Leppard, poi ho scoperto Pat Benatar e Robin Beck e mi ricordo di esserne stata subito rapita e di aver pensato che fossero molto brave, avevano un look veramente figo e ne sono stata immediatamente ispirata!


125esima Strada: Parliamo anche del tuo canale YouTube. Ci sono molte cover, la maggioranza delle quali sono power ballad come Alone degli Heart o Forever dei Kiss; qual è la tua preferita di queste canzoni e perché?

Chez Kane: È una domanda difficile perché ho avviato il canale YouTube per la passione di cantare canzoni che mi piace cantare e amo genuinamente tutte le canzoni che ho registrato per il mio canale. Così su due piedi… Edge of a Broken Heart delle Vixen è stata molto divertente da cantare, ma come ho detto le amo tutte. Hehe!


125esima Strada: Una cosa che trovo sorprendente è che ci sono molte ballad sul tuo canale, ma non ce n’è nell’album solista. Come mai? Non è una scelta strana, specialmente per un album AOR?

Chez Kane: Non credo sia una scelta strana, abbiamo discusso se nell’album servisse una ballad ma io e Danny eravamo d’accordo che non se ne sentiva il bisogno quando abbiamo ascoltato l’album dall’inizio alla fine perché Defender of the Heart si distingueva fortemente come quella che più assomigliava a una ballad.

Sono sicura che prima o poi arriverà una ballad, siamo solo all’inizio!


125esima Strada: Tu sei anche una delle frontwomen del gruppo Kane’d in cui le altre due cantanti sono le tue sorelle. Il suono dei Kane’d è molto diverso dalle tue incisioni soliste, molto più orientato all’hard rock. Sono le due facce della tua personalità musicale?

Chez Kane: Sì, al 100%. Mi piacciono molti stili diversi di musica rock. È iniziato tutto con il rock ispirato agli anni 80 e avrò sempre un debole per questo genere, ma ho attraversato molti generi di rock e si vede bene nella scrittura delle canzoni dei Kane’d.


125esima Strada: Cosa hai in programma per il futuro? Altri album solisti? Altri album dei Kane’d? Entrambe le cose?

Chez Kane: Al momento sono molto impegnata nel preparare lo show per i miei concerti imminenti e ci sono un paio di cose in corso dietro le quinte di cui adesso non posso parlare ma per chiunque stia leggendo, restate connessi con me sui social network per essere informati degli sviluppi futuri.


125esima Strada: Grazie ancora del tempo che ci hai dedicato, è stato un onore parlare con te.

Chez Kane: Grazie a te per la chiacchierata, è stato un piacere!

domenica 1 agosto 2021

Giacomo Voli - Cremona, 31/7/2021

Una delle cose che mi mancavano di più durante il periodo peggiore della pandemia è stata la possibilità di assistere a concerti dal vivo; è più di un anno che non ne vedo uno, e quindi quest'occasione di vedere un'acustico di Giacomo Voli a Cremona arriva proprio come se fosse un piccolo tassello di normalità dopo questo periodo così strano.


La location è insolita, la trattoria Antico Borgo di Cremona, ma è anche incredibilmente funzionale, con un ampio giardino all'aperto coperto da una tettoia e la serata parte benissimo perché anche il cibo è ottimo e questo proprio non guasta. Giacomo, che alterna sapientemente la propria attività solista con quella di lead singer dei Rhapsody Of Fire, apre il concerto intorno alle 21:30 accompagnandosi con chitarra e tastiera, con la quale sopperisce anche all'assenza degli altri strumenti. Chiudendo gli occhi si può infatti quasi credere di non essere di fronte all'esibizione solista ma a quella di una band al completo, perché la definizione di acustico va decisamente stretta alla straripante performance che è appena iniziata.

Si vede subito che le emozioni di un'esibizione dal vivo mancavano anche al nostro vocalist, perché l'energia che mette in campo è travolgente. Giacomo mischia le carte, e di molto: oltre al rock degli anni 70 e 80 con pezzi di Aerosmith, Queen e Led Zeppelin, aggiunge tanto altro con divagazioni nel pop di Every Breath You Take dei Police e nel funk di I Wish di Stevie Wonder oltre a tanta, tanta musica italiana che viaggia da Zucchero a Ligabue ai Matia Bazar, a conferma che i dardi nella faretra di Giacomo sono tanti e forse inesauribili.

Che al nostro Jack piacciano i Queen non è una novità, quello che forse è invece inaspettato è che durante Another One Bites The Dust il locale si trasformi in una sala da ballo. Gli avventori spostano alcuni tavoli e molti dei clienti del ristorante si scatenano improvvisando balli nella sala che proseguiranno per il tutto il resto del concerto. Non so quanti del pubblico siano venuti apposta a sentire Giacomo e quanti si siano invece trovati coinvolti in questa magia per caso: i primi probabilmente erano consapevoli, i secondi possono sicuramente considerarsi incredibilmente fortunati.

Dopo due ore, che sono letteralmente volate via, Giacomo annuncia che il concerto volge al termine, ma il pubblico ovviamente vuole un encore e il nostro vocalist concede ben più di un pezzo tra cui Radio Gaga, chiesto proprio dal pubblico, When I Was Your Man di Bruno Mars e Sally di Vasco che chiude lo spettacolo. Guardiamo l'orologio e ci chiediamo "Ma Giacomo non si stanca?", perché canta e suona da solo da due ore ma sembra fresco e carico come all'inizio della serata.

Con un giro di saluti finisce questa serata di cena e concerto e si riparte verso casa, consci che in questa nottata di fine luglio ha magicamente funzionato tutto alla grande e che è proprio così che aspettiamo che torni il mondo dopo la pandemia. E forse questo concerto è stato proprio uno degli anelli della lunga catena del ritorno al mondo che conoscevamo fino a un anno e mezzo fa.

martedì 27 luglio 2021

Hail Satin: l'omaggio dei Foo Fighters ai Bee Gees


A pochi mesi dall'uscita dell'album Medicine at Midnight i Foo Fighters tornano con un nuovo album disponibile solo in vinile e in MP3; il disco, intitolato Hail Satin e firmato con il nome di Dee Gees, è un'omaggio ai Bee Gees e vede la band di Dave Grohl reinterpretare cinque classici dei fratelli Gibb.

La scelta cade su tre pezzi dalla colonna sonora di Saturday Night Fever, quali You Should Be Dancing, Night Fever e More Than a Woman, a cui si aggiungono Tragedy, dall'album successivo Spirits Having Flown e Shadow Dancing di Andy Gibb (che non fece mai parte dei Bee Gees) scritta insieme ai suoi fratelli.

Dave Grohl interpreta il falsetto dei fratelli Gibb con evidenti aiuti software, mentre il compito del batterista Taylor Hawkins, che canta Shadow Dancing, è sicuramente più semplice. Il risultato è un divertente connubio tra rock e disco, con le melodie dei pezzi che rimangono fedeli alle versioni originali ma con l'aggiunta di chitarre e un pizzico di rock a dare un tocco più grintoso. Trattandosi di canzoni famosissime, il disco si ascolta con piacere già al primo giro, con i cinque pezzi che entrano in testa subito.

L'unica pecca di questo disco è quello di essere troppo breve, le restanti cinque canzoni sono infatti registrazioni live di altrettanti brani di Medicine at Midnight di cui forse, dopo così poco tempo dalla pubblicazione, non si sentiva il bisogno. Al contrario il disco avrebbe potuto essere completato con brani da diverse fasi della carriera dei Bee Gees, perché le canzoni scelte spaziano solo dal 1976 al 1979 e magari avrebbe potuto trovare spazio qualche ballad del passato come I've Gotta Get a Message to You o Massachusetts. Ma alla fine Hail Satin funziona bene anche così com'è: un bel disco dal sapore rétro ma non troppo, un bel connubio tra passato e presente che convincerà sia i fan dei Bee Gees sia quelli dei Foo Fighters.

lunedì 19 luglio 2021

Chez Kane - Chez Kane


Il 2021 ha visto l'esordio discografico solista di Chez Kane, nuova giovane interprete proveniente dal Regno Unito prodotta dalla celeberrima Frontiers Records. Chez, il cui nome completo è Cheryl Kane, ha già all'attivo tre album in studio pubblicati tra il 2013 e il 2018 con i Kane'd, gruppo di cui è frontwoman insieme alle sorelle Stephanie e Stacey. Ma mentre nel terzetto con le sorelle interpreta un hard rock grintoso e aggressivo, nel suo disco solista abbandona questa strada in favore del rock melodico di cui la Frontiers ha fatto il suo marchio di fabbrica.

L'album solista di Chez è composto da dieci pezzi caratterizzati da una formula tanto semplice quanto efficace: tastiere, melodia e la voce potente di Chez che creano un perfetto connubio di AOR ottantiano ispirato ai giganti dell'epoca. Il disco è improntato sui brani veloci, tanto che i ritmi sono rallentati solo dal midtempo Defender of The Heart. I restati nove brani sono invece energici e coinvolgenti, ricchi di cori e dai ritornelli che entrano in testa già dal primo giro.

Tra i pezzi meglio riusciti troviamo sicuramente la velocissima Rocket On The Radio, impreziosita dal coro sul ritornello, e la poderosa traccia di apertura Better Than Love il cui intro di tastiera riporta alle atmosfere di Runaway dei Bon Jovi. Spiccano anche All of It, ricca di richiami ai Def Leppard, e la gioiosa Get It On in cui Chez attacca a cantare a secco prima che entrino gli strumenti e che il brano decolli.

Stupisce in parte la scelta di non includere neanche una ballad in questo album, perché il ricco canale YouTube di Chez mostra invece che la sua voce è adattissima a quel genere di canzone visto il numero di cover in cui si cimenta che spaziano da Alone degli Heart, fino a Open Arms dei Journey e Forever dei Kiss, brani in cui mostra una potenza e un'espressività uniche. Ma alla fine poco importa, perché questo disco è fresco e divertente e non ha momenti bassi. La carriera di Chez Kane è solo all'inizio e siamo sicuri che molti altri aspetti della sua ottima vocalità le regaleranno molta gioia in futuro e a noi porteranno tanta altra ottima musica come quella del suo primo disco.

mercoledì 14 luglio 2021

La discografia di Grandmaster Flash tra il 1985 e il 1987

Nonostante The Message sia uno dei brani rap più celebri e iconici di ogni tempo, la carriera musicale di Grandmaster Flash & The Furious Five divenne incredibilmente contorta subito dopo la pubblicazione del loro singolo più famoso, con scioglimenti, band parallele che usavano nomi simili e la reunion pochi anni dopo. Nel periodo della frattura, in cui tre dei Furious Five lasciarono Grandmaster Flash per prendere una strada a parte, il DJ barbadiano continuò la propria attività con Rahiem e Kidd Creole dei Furious Five a cui si aggiunsero i tre vocalist Lavon, Mr. Broadway e Larry Love.

Il primo album realizzato con la nuova formazione è They Said It Couldn't Be Done del 1985 con cui il gruppo tenta un primo allontanamento dalle atmosfere da strada che aveva contraddistinto The Message, come conferma la foto sul retro della copertina che vede il sestetto in giacca e cravatta. Il disco sperimenta diversi stili, passando dall'R'n'B in pezzi come The Joint Is Jumpin' o Who's The Lady, fino al rap rock crossover di Rock The House che percorre la strada già battuta l'anno prima dai Run-D.M.C. nel loro album di esordio. Non manca comunque la denuncia sociale, come nel brano Sign Of The Times, pubblicata anche in singolo e di cui è stato realizzato anche un video che vede i rapper in abiti da strada anche se il video non è girato in esterni ma al chiuso con un graffito alle spalle, dettaglio che edulcora non poco l'apparente aspetto stradaiolo.

Nel disco sono presenti comunque anche brani puramente hip hop, quali Girls Love The Way He Spins, pubblicata anche in singolo, e Larry's Dance Theme. Il terzo e ultimo singolo estratto dall'album fu Alternate Groove, brano dall'impronta hip hop che sconfina nel soul e nel pop sul ritornello.

Il secondo album realizzato da Grandmaster Flash senza i Furious Five al completo fu The Source del 1986; la formazione è la stessa del disco precedente con l'unica differenza che Mr. Broadway cambiò il proprio nome in Broadway (abbandonando il prefisso "Mr."). Il disco ha generalmente un suono più monolitico rispetto al disco precedente con meno divagazioni in generi diversi e con un ritorno verso l'hip hop da strada e l'abbandono di atmosfere più patinate. L'ottima traccia di apertura, la cui base ossessiva ricorda non poco Hard Times dei Run-D.M.C., detta subito la rotta del disco, con sonorità dure in cui i vocalist si alternano al microfono mettendosi di nuovo sulla scia del triod del Queens, come confermato poco dopo da Ms. Thang in cui si sentono echi di Sucker M.C.'s. Dal disco sono stati estratti due singoli: Style (Peter Gunn Theme), che campiona il Peter Gunn Theme di Henry Mancini (la cui notorietà era stata rinverdita pochi anni prima dai Blues Brothers nel loro film), e Behind Closed Doors che anticipa di un anno l'esperimento di LL Cool J di realizzare una canzone d'amore rap con I Need Love. Chiude l'album la bellissima Freestyle che come dice il nome stesso vede i cinque vocalist rappare su una base improvvisata da Grandmaster Flash, l'atmosfera del pezzo è particolarmente coinvolgente per via delle urla della folla che accompagnano il freestyle.

Il terzo e ultimo disco prima della reunion fu Ba-Dop-Boom-Bang del 1987. Per l'occasione Broadway tornò a chiamarsi Mr. Broadway e il disco ha un suono più leggero e pop, come testimoniato anche dal nome del gruppo in copertina scritto in caratteri chiari, luminosi e tridimensionali. Anche in questo caso il disco è piuttosto monolitico, con sonorità pop rap e tematiche leggere. Dall'album sono stati estratti due singoli: All Wrapped Up e U Know What Time It Is. Tra i brani più celebri del disco spicca anche We Will Rock You che campiona l'omonimo e celeberrimo pezzo dei Queen.

Poco dopo l'uscita di Ba-Dop-Boom-Bang il gruppo ricucì lo strappo riformando Grandmaster Flash & The Furious Five che nel 1988 tornarono con l'album On The Strength, ma la reunion durò molto poco e da allora di nuovo nacquero formazioni parziali e parallele che aumentarono la confusione nella già intricata storia di questo tormentato combo. Purtroppo i dischi realizzati durante il periodo della separazione non godono della giusta notorietà, nonostante si tratti di tre album di buon livello e godibili che andrebbero sicuramente riscoperti.

venerdì 9 luglio 2021

Billy Gibbons - Hardware

Mentre gli ZZ Top sono di fatto fermi dall'ormai lontano 2012, quindi uscì il loro più recente album La Futura, il frontman Billy Gibbons ha sfornato tre album nel giro di sei anni, a partire da Perfectamundo del 2015, passando per The Big Bad Blues del 2018, fino al nuovo Hardware uscito in questo 2021.

Mentre il primo album di Gibbons era orientato verso suoni caraibici e il secondo (come dice il titolo stesso) verso il blues del profondo sud, con Hardware il barbuto vocalist e chitarrista esplora invece le sonorità del deserto con un mix di stoner rock, southern rock, blues e tanto rock 'n roll.

L'album si assesta principalmente su ritmi veloci, con brani incalzanti ricchi di riff di chitarra e della voce di Gibbons che in questa composizione sembra più graffiante del solito per via delle atmosfere roventi che crea. Tra i brani migliori troviamo il pezzo di apertura My Lucky Card caratterizzato da un poderoso e quasi ossessionante riff di chitarra, il blues dalle atmosfere tarantiniane di West Coast Junkie e She's on Fire dalle atmosfere più leggere. Spiccano anche S-G-L-M-B-B-R che richiama le sonorità più tipiche degli ZZ Top, la cover di Hey Baby Que Paso dei Texas Tornados che Gibbons condisce con venature caraibiche già esplorate in Perfectamundo e Stackin' Bones che vede la presenza come ospiti del gruppo roots rock Larkin Poe le cui vocalist eseguono i cori.

L'album contiene anche due pezzi più lenti, quali la ballad Vagabond Man e il blues Spanish Fly. Chiude il disco il talking blues di Desert High che tiene proprio per la chiusura dell'album il pezzo che più di tutti gli altri richiama le origini del genere.

In questo disco praticamente tutto funziona benissimo, così come nei precedenti due, e Gibbons realizza l'ennesimo prodotto solido della propria lunga discografia. Non resta che sperare che gli ZZ Top non siano al capolinea per vedere il trio ancora in azione insieme, in ogni caso le produzioni soliste di Gibbons non fanno per nulla rimpiangere la band al completo.

lunedì 28 giugno 2021

Miranda Lambert, Jack Ingram e Jon Randall - The Marfa Tapes


Nato dalla collaborazione di tre dei più importanti esponenti del country contemporaneo, The Marfa Tapes è il nuovo album di Miranda Lambert, Jack Ingram e Jon Randall che prende il nome dalla città di Marfa, in Texas, dove è stato registrato. Come suggerisce la copertina stessa, il disco è lontanissimo dalle produzioni in studio dei tre perché è realizzato con solo voci e chitarre e registrato completamente in acustico. Il suono è grezzo e basilare, come se i tre si fossero ritrovati per caso attorno a un falò nel deserto per cantare qualche canzone nel silenzio della natura, al punto che al termine delle canzoni spesso si sente la voce dei tre vocalist che commentano il pezzo tra di loro.

Il pattern delle canzoni prevede che uno dei tre a turno esegua le voci principali, con gli altri due a eseguire i cori. I tre vocalist si dividono equamente canzoni e strofe, anche se è innegabile che la parte della regina e leader di questo terzetto spetti a Miranda Lambert che esegue la voce principale del singolo In His Arms e di cui nel disco sono presenti due autocover scritte proprio insieme a Jack Ingram and Jon Randall: Tin Man, tratta dall'album The Weight of These Wings del 2016 che canta da sola accompagnandosi con la chitarra, e Tequila Does da Wildcard del 2019.

Miranda inoltre adatta molto la sua voce a questo nuovo contesto, rinunciando allo stile pop con cui mischia il country nei suoi dischi solisti per risalire alle origini di questo stile. A lei si affiancano Ingram, con lo stile aspro che lo contraddistingue, e Randall con la sua tipica voce bassa e patinata.

Lo scopo dell'album sembra essere quello di liberare il country dalle contaminazioni di rock, pop e alle volte anche rap con cui attualmente è sempre più mischiato, per riportarlo alle sue atmosfere originali. Ed effettivamente in questo contesto il disco funziona benissimo, perché si lascia ascoltare con piacere proprio per l'atmosfera intima e raccolta che crea, mostrando per la prima volta in decenni la vera essenza di un genere che in Italia è purtroppo completamente ignorato. 

martedì 22 giugno 2021

Rhapsody of Fire - I'll be your hero

A giugno del 2021 i Rhapsody of Fire hanno pubblicato il loro nuovo EP intitolato I'll be your hero che anticipa di qualche mese l'uscita del nuovo album atteso per settembre. Il disco è composto da otto tracce, di cui un inedito, un re-recording, due live e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon.

L'EP parte proprio con l'inedito eponimo che viene indicato come single edit, sottintendendo che la versione dell'album sarà più lunga. Il pezzo ha un suono fresco, potente e patinato; attacca con un verso del ritornello cantato a secco dalla poderosa voce di Giacomo Voli prima di sfociare in un mix di power metal e atmosfere AOR ottantiane ricche di melodie musicali e vocali. La seconda traccia è un re-recording di Where the Dragons Fly, pubblicata in origine nel 1998 come b-side di Emeral Sword e cantata da Fabio Lione che Giacomo personalizza senza modificarne la natura e gli echi rinascimentali.

Completano il disco le versioni live di Rain of Fury e The Courage to Forgive dall'ultimo album The White Mountain registrate nel 2019 a Milano, e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon: l'originale in inglese e gli adattamenti in italiano (con il titolo Senza Un Addio), in francese (La Force De Me Battre) e in spagnolo (Sin Un Adios).

Se questo EP vuole essere un prequel dell'LP che sta per arrivare, lo scopo è raggiunto in pieno perché la band dimostra di essere in grande forma sia dal punto di vista compositivo, grazie alla vibrante title track e alle nuove versioni dei pezzi editi, sia da quello interpretativo come emerge dalla grinta messa in campo live nell'ultimo tour. Questo è solo il primo assaggio, ma tanto basta a suggerire che l'album in uscita sarà un altro colpo vincente.

mercoledì 16 giugno 2021

An interview with Neon Tapehead

An Italian translation is available here.

Neon Tapehead is a russian 80s inspired electro funk band who recently released their new EP "Never Say Never". To talk about their new record and their music in general, Neon Tapehead accepted our proposal for an interview which we are today offering our readers.






125esima Strada: How did you guys come up with the idea of playing 80's inspired music?

Neon Tapehead: All of us, the band members, found their love to 80’s music in different moments of life. But since we were born in 90’s and grew up in 2000’s it was so nice to open this nostalgic world of 80’s music from Funk to Synth Wave with all that unique feelings and moods of culture, movies, TV series in modern or current vibe. And then in 2010s we saw a lot new artists from smaller ones to more popular who started using 80’s elements in their new productions. We’ve found that it is so nice that we can use our current possibilities with all that Macs, iPhones, internet to bring those old emotions and connect them to our present and our future. And that is what we try to achieve with Neon Tapehead inner university itself :)


125esima Strada: Let's talk about your latest EP Never Say Never. What's the story behind it? How were these songs created?

Neon Tapehead: These songs were began with beats and vibes which were born with Dmitry Ursul’s vintage synths collection. In terms of lyrics all these songs are about the love, of course! It could be hard or could be easy but you live when you love and you love when you live. It was easy to write this songs because it is exactly the way we feel!


125esima Strada: I think that this EP has a strong 80's vibe that goes even beyond the music, I mean it conveys the optimism of the 80's. Are you guys fans of the 80's popular culture in general?

Neon Tapehead: Exactly! Just as we said before, we were so influenced by all that nostalgic feelings of 80’s which were lost in most of modern popular music that we can’t do anything but give that a new live and adapt that to our present.


125esima Strada: Is there any song on the record you guys like better than the others? If so, why?

Neon Tapehead: It is really hard to answer this question. Will it be trivial if we say that our songs are like our children and we can’t choose the most favorite one? :) In terms of production we are proud with all of these five songs. We tried to show different aspects of R’n’B/Funk/Synth Wave music in this EP, so each of the songs was based on different sub genres of this whole big genre of music. Hope that we made it ;)


125esima Strada: My favorite one is Know What I Want because of the groove that Maya gives it in the chorus. What's the story behind this song?

Neon Tapehead: Thanks! And yes! This song is a real banger for sure! Actually it was absolutely different song with different vibe in the beginning. But later on Maya came to us with that banging vocal riff "I get it get it brrr POW" and we were so amazed with that so we changed the entire beat, add new synths and that became our hit single from the album. So the meaning of that song is that you should know what you really want and try to achieve that every day of your life! Even if your goals and wishes seem inconsistent sometimes :)


125esima Strada: Who are the music artists that inspired you while creating this record?

Neon Tapehead: There are a lot of them! From golden era (Rick James, The GAP Band, Kleeer, Zapp) to modern (Lizzo, Bruno Mars, Chromeo, Tuxedo, The APX). And we try to find our place among these names :)


125esima Strada: Who would be your all time favorites instead?

Neon Tapehead: We could never say just one name for sure! We love the genre itself and we thankful to all those artists who played their roles in the Funk/R’n’B/Soul foundation!


125esima Strada: What can you tell us about the musical panorama in Russia nowadays? Are there other bands besides you guys that you would recommend?

Neon Tapehead: We have some local artists which are inspired with something similar to what we were inspired with. Here are some of the names: Pompeya, Tesla Boy, TIHOTIHO (our friends, by the way we just released our funky remix for their song Египет)

Intervista ai Neon Tapehead

L'originale in inglese è disponibile qui.

I Neon Tapehead sono un gruppo russo di electro funk di ispirazione anni 80 che recentemente ha pubblicato il proprio nuovo EP "Never Say Never". Per parlare del loro nuovo disco e della loro musica in generale, i Neon Tapehead hanno accettato la nostra proprosta di un'intervista che offriamo oggi ai nostri lettori.






125esima Strada: Come vi è venuta l'idea di fare musica ispirata agli anni '80?

Neon Tapehead: L’amore che noi, membri della band, abbiamo per la musica degli anni '80 è nato in diversi momenti delle nostre vite. Ma dal momento che siamo nati negli anni '90 e cresciuti negli anni 2000 è stato bello scoprire questo mondo nostalgico della musica degli anni '80 dal Funk al Synth Wave con tutte quelle sensazioni e atmosfere uniche della cultura, dei film, delle serie TV con un gusto moderno o attuale. E poi dal 2010 abbiamo visto molti nuovi artisti, da quelli più di nicchia a quelli più famosi, che hanno iniziato a utilizzare elementi degli anni '80 nelle loro nuove produzioni. Abbiamo scoperto che è molto bello poter usare i nostri strumenti attuali con i Mac, gli iPhone, internet per portare quelle vecchie emozioni e connetterle al nostro presente e al nostro futuro. Ed è quello che cerchiamo di ottenere con la nostra accademia interna dei Neon Tapehead :)


125esima Strada: Parliamo del vostro ultimo EP Never Say Never. Che storia c’è dietro? Come sono nate queste canzoni?

Neon Tapehead: Queste canzoni sono iniziate con i ritmi e le vibrazioni create con la collezione di sintetizzatori vintage di Dmitry Ursul. Per quanto riguarda i testi, tutte queste canzoni parlano d'amore, ovviamente! Può essere semplice o problematico, ma vivi quando ami e ami quando vivi. È stato facile scrivere queste canzoni perché è esattamente come ci sentiamo!


125esima Strada: Penso che questo EP abbia una forte atmosfera anni '80 che va oltre la musica, nel senso che trasmette l'ottimismo degli anni '80. Siete fan della cultura pop degli anni '80 in generale?

Neon Tapehead: Esatto! Come abbiamo detto prima, siamo stati influenzati dalla nostalgia per le emozioni degli anni '80 che sono andate perse nella maggior parte della musica popolare moderna al punto che non possiamo fare altro che dare loro una nuova vita e adattarle al nostro presente.


125esima Strada: C'è qualche canzone del disco che vi piace di più delle altre? Se sì, perché?

Neon Tapehead: È davvero difficile rispondere a questa domanda. Sarebbe banale se dicessimo che le nostre canzoni sono come figli e non possiamo scegliere quella che ci piace di più? :) In termini di produzione siamo orgogliosi di tutte e cinque queste canzoni. Abbiamo cercato di mostrare diversi aspetti della musica R'n'B/Funk/Synth Wave in questo EP, quindi ogni canzone era basata su diversi sottogeneri di questo grande genere musicale. Speriamo di esserci riusciti ;)


125esima Strada: La mia preferita è Know What I Want per via del groove che Maya riesce a dare nel ritornello. Che storia c’è dietro a questa canzone?

Neon Tapehead: Grazie! E sì! Questa canzone è sicuramente una bomba! In realtà inizialmente era una canzone completamente diversa e con un’altra atmosfera. Poi Maya se ne uscì con quel riff vocale martellante "I get it get it brrr POW" e ne siamo rimasti talmente ammaliati che abbiamo cambiato l'intero ritmo, abbiamo aggiunto altri sintetizzatori ed è diventato il nostro singolo di successo dell'album. Quindi il significato di quella canzone è che dovresti sapere cosa vuoi veramente e cercare di ottenerlo ogni giorno della tua vita! Anche se i tuoi obiettivi e i tuoi desideri alle volte non sembrano contraddittori :)


125esima Strada: Chi sono gli artisti musicali che vi hanno ispirato durante la creazione di questo disco?

Neon Tapehead: Ce ne sono molti! Dall'epoca d'oro (Rick James, The GAP Band, Kleeer, Zapp) ai moderni (Lizzo, Bruno Mars, Chromeo, Tuxedo, The APX). E cerchiamo di trovare il nostro posto tra questi nomi :)


125esima Strada: Chi sono invece i vostri preferiti di sempre?

Neon Tapehead: Non potremmo mai fare un solo nome! Amiamo il genere in sé e siamo grati a tutti gli artisti che sono stati tra i fondatori di Funk/R'n'B/Soul!


125esima Strada: Cosa puoi dirci del panorama musicale in Russia oggi? Ci sono altre band oltre a voi che consigliereste?

Neon Tapehead: Ci sono alcuni artisti russi che si ispirano a qualcosa di simile a ciò a cui ci siamo ispirati noi. Ad esempio Pompeya, Tesla Boy, TIHOTIHO (nostri amici, e tra l'altro noi abbiamo appena pubblicato il nostro remix funky della loro canzone Египет)

martedì 8 giugno 2021

Blackberry Smoke - You Hear Georgia

A tre anni dal precedente Find a Light tornano i Blackberry Smoke con un nuovo album intitolato You Hear Georgia che già dal titolo chiarisce l'intenzione di celebrare lo stato da cui provengono e la sua lunga tradizione musicale. Il disco è composto da dieci canzoni di puro southern rock fresco e divertente che si lascia ascoltare con piacere già dal primo giro nello stereo.

L'album parte fortissimo con uno dei pezzi più potenti intitolato Live It Down, seguito subito dopo dalla title track che rallenta i ritmi e già dai primi due brani si capisce che la band mette in campo in questo disco il meglio delle proprie capacità. Il canto del vocalist Charlie Starr alterna momenti più aspri, come nella ballata blues Morningside, ad altri più melodici, come in Ain't The Same che è il brano del disco più vicino ad atmosfere pop, e si avvale anche dell'ottimo contributo delle coriste il cui ruolo è preponderante in tutti i brani. L'album è ricco di stili diversi, riuscendo così a non annoiare mai. Oltre alle canzoni veloci, che occupano la maggior parte del disco, e alla già citata Morningside troviamo infatti altre due ballad quali Lonesome for a Livin' che vede come ospite Jamey Johnson e la acustica Old Enough to Know; l'album sconfina anche nel blues rock grazie a Hey Delilah che ricorda le sonorità di Dixie Chicken dei Little Feat.

Tra i brani veloci spiccano, oltre alla già citata traccia di apertura, All Rise Again, che vede la presenza di Warren Haynes degli Allman Brothers in veste di chitarrista e secondo vocalist, e la graffiante All Over The Road che chiude il disco insieme a Old Scarecrow scritta insieme al decano del southern rock Rickey Medlocke, che nella sua lunga carriera ha militato sia nei Lynyrd Skynyrd sia nei Blackfoot in veste di frontman e chitarrista.

Si può forse constatare che il modello musicale dei Blackberry Smoke sia sempre piuttosto simile a sé stesso, ma in questo caso è vero anche che con You Hear Georgia il gruppo della Georgia ha alzato l'asticella e non di poco, realizzando un album solido con dieci ottime tracce che vanno a comporre il loro migliore LP della loro discografia. In diciotto anni la band di Atlanta non ha mai sbagliato un disco e con il nuovo You Hear Georgia si confermano una delle migliori realtà del rock del nuovo millennio di ogni genere.

lunedì 24 maggio 2021

Måneskin: da Sanremo all'Eurovision Song Contest

Sono il gruppo italiano del momento, dopo la vittoria al Festival di Sanremo del 2021 sono saliti sulla vetta d'Europa con il successo all'Eurovision Song Contest in cui rappresentavano il nostro paese con Zitti e Buoni. Ma insieme al successo, come spesso accade, sono arrivate critiche e polemiche.

Sono principalmente due le fazioni degli haters dei Måneskin: i puristi della canzone melodica italiana che non accettano che un pezzo rock possa vincere il Festival, e i puristi del rock che per qualche strano motivo non annoverano i Måneskin tra i degni discendenti di Led Zeppelin e Deep Purple. Secondo noi sbagliano entrambi.

Gli estremisti della canzone italiana incappano in un errore sciocco e anche un po' banale, quello di pensare che il mondo non cambi mai. Il mondo cambia, loro malgrado, e Zitti e Buoni non è certo il primo pezzo poco sanremese a vincere il Festival: con un brano rock aveva già vinto Enrico Ruggeri nel 1993, in tempi più recenti Mahmood ha vinto con un brano rap e anche Occidentali's Karma di Francesco Gabbani era uscita dagli schemi e non di poco. L'ostruzionismo contro i Måneskin è quindi solo figlio di una mentalità arretrata, nel 2021 forse potremmo aprirci a un po' di novità. Era bellissima Nel Blu Dipinto di Blu che vinse nel 1958 e lo è anche Zitti e Buoni: dove sta il problema?

I puristi del rock, o presunti tali, commettono un altro errore altrettanto risibile: quello di giudicare la musica in base all'etichetta. Che i Måneskin siano rock o meno (e sinceramente non capiamo nemmeno perché non dovrebbero esserlo) non ha nessuna importanza. La canzone è bella e ha vinto meritatamente le due competizioni. Punto. Il resto sono elucubrazioni mentali da nostalgici che devono rivendicare la loro appartenenza alla tribù dei rockettari.

Un'altra fazione interessante è quella che si augura che i Måneskin abbiano rivoluzionato la storia dei festival aprendo la strada per le composizioni rock. Francamente ci sembra un po' ingenua anche questa ipotesi. Come detto a Sanremo avevano già vinto un brano rock e uno rap, e nessuno dei due ha aperto la strada a cambiamenti definitivi; lo stesso vale per l'Eurovision Song Contest dove l'Hard Rock Halleluja dei Lordi che aveva vinto nel 2006 non ha rotto le dighe per l'inondazione del rock. Ma soprattutto perché mai dovrebbe accadere? Il rock non certo ha bisogno di essere salvato, anzi a livello di consumo è praticamente l'unico genere musicale che l'ascoltatore medio italiano conosce: tutti conosciamo innumerevoli fan dei Led Zeppelin, dei Beatles, dei Queen e degli AC/DC; probabilmente tra i nostri amici gli Earth Wind & Fire, Isaac Hayes o Curtis Mayfield non godono della stessa notorietà e nessuno saprebbe citare neanche il titolo di un LP. Però nessuno auspica la vittoria di un brano soul o uno jazz ai Festival. Chiediamoci perché.

Se c'è una cosa che queste due vittorie ci possono insegnare è che sarebbe bello che potessimo liberare la discussione dalle etichette e tornare a goderci la musica. I Måneskin hanno vinto due competizioni importanti con una canzone bella e solida e sono il gruppo rock italiano più interessante nato negli ultimi vent'anni. A loro vanno tutti i nostri complimenti e l'augurio di confermare il loro successo nei prossimi decenni. Magari senza uno strascico di polemiche inutili.

mercoledì 12 maggio 2021

Heroes: Silencio and Rock & Roll il documentario di Netflix sugli Héroes del Silencio

É uscito ad aprile del 2021 il documentario di Netflix Heroes: Silencio and Rock & Roll che narra la storia degli Héroes del Silencio, al più famosa rock band iberica di ogni tempo, e dei quattro album che il quartetto aragonese ha composto durante la sua attività tra il 1987 e il 1995.

Il racconto del documentario copre tutte le fasi della vita del gruppo, dalla nascita come band new wave nei locali di Saragozza, alla svolta rock con i primi due album per poi approdare a un suono più hard rock con gli ultimi due. Il documentario è ricco di testimonianze dirette dei protagonisti delle vicende narrate, dai produttori ai membri della band; scopriamo così dalle voci dei testimoni quanto fu difficile l'avvio della band che non veniva dalle scene vibranti di Madrid o Barcellona ma una città considerata di minore importanza, di quanto fosse inaspettato il successo quando arrivò e molti altri aspetti umani che hanno caratterizzato gli anni della loro attività tra i quali come nacquero le tensioni interne alla band che portarono allo scioglimento dopo la pubblicazione di Avalancha e del conseguente tour. L'ultima parte del video è dedicata alla reunion del 2007 dopo la quale la band si sciolse definitivamente.

Insieme al documentario è stato pubblicato anche un doppio CD che porta lo stesso titolo e che ne fa da colonna sonora, purtroppo la compilation non contiene materiale inedito ma recupera la tracce migliori dei quattro album in studio, dei live e di Rarezas, la raccolta di inediti e b-side pubblicata nel 1998. In ogni caso tutti i dischi realizzati dagli Héroes sono composti unicamente di tracce di altissimo livello e non vi si trova un solo filler, pertanto qualunque selezione sarebbe stata ottima per questo greatest hits.

Oltre a regalare un'ora e mezza di storia del rock questo video raggiunge l'importantissimo risultato di risvegliare l'interesse su quella che può a pieno titolo essere considerata la band "più sottovalutata della storia"; la musica degli Héroes del Silencio brilla infatti per qualità e creatività, con la loro mescolanza di sonorità latine e hard rock, e non ha nulla da invidiare ai mostri sacri del rock di ogni tempo, purtroppo però al di fuori della Spagna non godono del blasone che meriterebbero. Inoltre questo documentario dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che operazioni come questa in cui vengono interpellati i veri protagonisti delle vicende raccontate sono molto più meritevoli dei biopic che tanto vanno di moda negli ultimi anni e che distorcono la realtà per renderla più appetibile al grande schermo.

Non resta quindi che sperare che l'interesse risvegliato dal documentario non si fermi qui e che a breve le case discografiche recuperino qualche registrazione inedita, se ne esistono. Ed è questo il meglio che si può sperare visto che una nuova reunion appare del tutto improbabile considerando che la carriera solista di Bunbury viaggia alla grande, anche se su terreni molti lontani rispetto a quelle di questo periodo leggendario, e che quindi difficilmente sente il bisogno di un ritorno al passato.