martedì 27 luglio 2021

Hail Satin: l'omaggio dei Foo Fighters ai Bee Gees


A pochi mesi dall'uscita dell'album Medicine at Midnight i Foo Fighters tornano con un nuovo album disponibile solo in vinile e in MP3; il disco, intitolato Hail Satin e firmato con il nome di Dee Gees, è un'omaggio ai Bee Gees e vede la band di Dave Grohl reinterpretare cinque classici dei fratelli Gibb.

La scelta cade su tre pezzi dalla colonna sonora di Saturday Night Fever, quali You Should Be Dancing, Night Fever e More Than a Woman, a cui si aggiungono Tragedy, dall'album successivo Spirits Having Flown e Shadow Dancing di Andy Gibb (che non fece mai parte dei Bee Gees) scritta insieme ai suoi fratelli.

Dave Grohl interpreta il falsetto dei fratelli Gibb con evidenti aiuti software, mentre il compito del batterista Taylor Hawkins, che canta Shadow Dancing, è sicuramente più semplice. Il risultato è un divertente connubio tra rock e disco, con le melodie dei pezzi che rimangono fedeli alle versioni originali ma con l'aggiunta di chitarre e un pizzico di rock a dare un tocco più grintoso. Trattandosi di canzoni famosissime, il disco si ascolta con piacere già al primo giro, con i cinque pezzi che entrano in testa subito.

L'unica pecca di questo disco è quello di essere troppo breve, le restanti cinque canzoni sono infatti registrazioni live di altrettanti brani di Medicine at Midnight di cui forse, dopo così poco tempo dalla pubblicazione, non si sentiva il bisogno. Al contrario il disco avrebbe potuto essere completato con brani da diverse fasi della carriera dei Bee Gees, perché le canzoni scelte spaziano solo dal 1976 al 1979 e magari avrebbe potuto trovare spazio qualche ballad del passato come I've Gotta Get a Message to You o Massachusetts. Ma alla fine Hail Satin funziona bene anche così com'è: un bel disco dal sapore rétro ma non troppo, un bel connubio tra passato e presente che convincerà sia i fan dei Bee Gees sia quelli dei Foo Fighters.

lunedì 19 luglio 2021

Chez Kane - Chez Kane


Il 2021 ha visto l'esordio discografico solista di Chez Kane, nuova giovane interprete proveniente dal Regno Unito prodotta dalla celeberrima Frontiers Records. Chez, il cui nome completo è Cheryl Kane, ha già all'attivo tre album in studio pubblicati tra il 2013 e il 2018 con i Kane'd, gruppo di cui è frontwoman insieme alle sorelle Stephanie e Stacey. Ma mentre nel terzetto con le sorelle interpreta un hard rock grintoso e aggressivo, nel suo disco solista abbandona questa strada in favore del rock melodico di cui la Frontiers ha fatto il suo marchio di fabbrica.

L'album solista di Chez è composto da dieci pezzi caratterizzati da una formula tanto semplice quanto efficace: tastiere, melodia e la voce potente di Chez che creano un perfetto connubio di AOR ottantiano ispirato ai giganti dell'epoca. Il disco è improntato sui brani veloci, tanto che i ritmi sono rallentati solo dal midtempo Defender of The Heart. I restati nove brani sono invece energici e coinvolgenti, ricchi di cori e dai ritornelli che entrano in testa già dal primo giro.

Tra i pezzi meglio riusciti troviamo sicuramente la velocissima Rocket On The Radio, impreziosita dal coro sul ritornello, e la poderosa traccia di apertura Better Than Love il cui intro di tastiera riporta alle atmosfere di Runaway dei Bon Jovi. Spiccano anche All of It, ricca di richiami ai Def Leppard, e la gioiosa Get It On in cui Chez attacca a cantare a secco prima che entrino gli strumenti e che il brano decolli.

Stupisce in parte la scelta di non includere neanche una ballad in questo album, perché il ricco canale YouTube di Chez mostra invece che la sua voce è adattissima a quel genere di canzone visto il numero di cover in cui si cimenta che spaziano da Alone degli Heart, fino a Open Arms dei Journey e Forever dei Kiss, brani in cui mostra una potenza e un'espressività uniche. Ma alla fine poco importa, perché questo disco è fresco e divertente e non ha momenti bassi. La carriera di Chez Kane è solo all'inizio e siamo sicuri che molti altri aspetti della sua ottima vocalità le regaleranno molta gioia in futuro e a noi porteranno tanta altra ottima musica come quella del suo primo disco.

mercoledì 14 luglio 2021

La discografia di Grandmaster Flash tra il 1985 e il 1987

Nonostante The Message sia uno dei brani rap più celebri e iconici di ogni tempo, la carriera musicale di Grandmaster Flash & The Furious Five divenne incredibilmente contorta subito dopo la pubblicazione del loro singolo più famoso, con scioglimenti, band parallele che usavano nomi simili e la reunion pochi anni dopo. Nel periodo della frattura, in cui tre dei Furious Five lasciarono Grandmaster Flash per prendere una strada a parte, il DJ barbadiano continuò la propria attività con Rahiem e Kidd Creole dei Furious Five a cui si aggiunsero i tre vocalist Lavon, Mr. Broadway e Larry Love.

Il primo album realizzato con la nuova formazione è They Said It Couldn't Be Done del 1985 con cui il gruppo tenta un primo allontanamento dalle atmosfere da strada che aveva contraddistinto The Message, come conferma la foto sul retro della copertina che vede il sestetto in giacca e cravatta. Il disco sperimenta diversi stili, passando dall'R'n'B in pezzi come The Joint Is Jumpin' o Who's The Lady, fino al rap rock crossover di Rock The House che percorre la strada già battuta l'anno prima dai Run-D.M.C. nel loro album di esordio. Non manca comunque la denuncia sociale, come nel brano Sign Of The Times, pubblicata anche in singolo e di cui è stato realizzato anche un video che vede i rapper in abiti da strada anche se il video non è girato in esterni ma al chiuso con un graffito alle spalle, dettaglio che edulcora non poco l'apparente aspetto stradaiolo.

Nel disco sono presenti comunque anche brani puramente hip hop, quali Girls Love The Way He Spins, pubblicata anche in singolo, e Larry's Dance Theme. Il terzo e ultimo singolo estratto dall'album fu Alternate Groove, brano dall'impronta hip hop che sconfina nel soul e nel pop sul ritornello.

Il secondo album realizzato da Grandmaster Flash senza i Furious Five al completo fu The Source del 1986; la formazione è la stessa del disco precedente con l'unica differenza che Mr. Broadway cambiò il proprio nome in Broadway (abbandonando il prefisso "Mr."). Il disco ha generalmente un suono più monolitico rispetto al disco precedente con meno divagazioni in generi diversi e con un ritorno verso l'hip hop da strada e l'abbandono di atmosfere più patinate. L'ottima traccia di apertura, la cui base ossessiva ricorda non poco Hard Times dei Run-D.M.C., detta subito la rotta del disco, con sonorità dure in cui i vocalist si alternano al microfono mettendosi di nuovo sulla scia del triod del Queens, come confermato poco dopo da Ms. Thang in cui si sentono echi di Sucker M.C.'s. Dal disco sono stati estratti due singoli: Style (Peter Gunn Theme), che campiona il Peter Gunn Theme di Henry Mancini (la cui notorietà era stata rinverdita pochi anni prima dai Blues Brothers nel loro film), e Behind Closed Doors che anticipa di un anno l'esperimento di LL Cool J di realizzare una canzone d'amore rap con I Need Love. Chiude l'album la bellissima Freestyle che come dice il nome stesso vede i cinque vocalist rappare su una base improvvisata da Grandmaster Flash, l'atmosfera del pezzo è particolarmente coinvolgente per via delle urla della folla che accompagnano il freestyle.

Il terzo e ultimo disco prima della reunion fu Ba-Dop-Boom-Bang del 1987. Per l'occasione Broadway tornò a chiamarsi Mr. Broadway e il disco ha un suono più leggero e pop, come testimoniato anche dal nome del gruppo in copertina scritto in caratteri chiari, luminosi e tridimensionali. Anche in questo caso il disco è piuttosto monolitico, con sonorità pop rap e tematiche leggere. Dall'album sono stati estratti due singoli: All Wrapped Up e U Know What Time It Is. Tra i brani più celebri del disco spicca anche We Will Rock You che campiona l'omonimo e celeberrimo pezzo dei Queen.

Poco dopo l'uscita di Ba-Dop-Boom-Bang il gruppo ricucì lo strappo riformando Grandmaster Flash & The Furious Five che nel 1988 tornarono con l'album On The Strength, ma la reunion durò molto poco e da allora di nuovo nacquero formazioni parziali e parallele che aumentarono la confusione nella già intricata storia di questo tormentato combo. Purtroppo i dischi realizzati durante il periodo della separazione non godono della giusta notorietà, nonostante si tratti di tre album di buon livello e godibili che andrebbero sicuramente riscoperti.

venerdì 9 luglio 2021

Billy Gibbons - Hardware

Mentre gli ZZ Top sono di fatto fermi dall'ormai lontano 2012, quindi uscì il loro più recente album La Futura, il frontman Billy Gibbons ha sfornato tre album nel giro di sei anni, a partire da Perfectamundo del 2015, passando per The Big Bad Blues del 2018, fino al nuovo Hardware uscito in questo 2021.

Mentre il primo album di Gibbons era orientato verso suoni caraibici e il secondo (come dice il titolo stesso) verso il blues del profondo sud, con Hardware il barbuto vocalist e chitarrista esplora invece le sonorità del deserto con un mix di stoner rock, southern rock, blues e tanto rock 'n roll.

L'album si assesta principalmente su ritmi veloci, con brani incalzanti ricchi di riff di chitarra e della voce di Gibbons che in questa composizione sembra più graffiante del solito per via delle atmosfere roventi che crea. Tra i brani migliori troviamo il pezzo di apertura My Lucky Card caratterizzato da un poderoso e quasi ossessionante riff di chitarra, il blues dalle atmosfere tarantiniane di West Coast Junkie e She's on Fire dalle atmosfere più leggere. Spiccano anche S-G-L-M-B-B-R che richiama le sonorità più tipiche degli ZZ Top, la cover di Hey Baby Que Paso dei Texas Tornados che Gibbons condisce con venature caraibiche già esplorate in Perfectamundo e Stackin' Bones che vede la presenza come ospiti del gruppo roots rock Larkin Poe le cui vocalist eseguono i cori.

L'album contiene anche due pezzi più lenti, quali la ballad Vagabond Man e il blues Spanish Fly. Chiude il disco il talking blues di Desert High che tiene proprio per la chiusura dell'album il pezzo che più di tutti gli altri richiama le origini del genere.

In questo disco praticamente tutto funziona benissimo, così come nei precedenti due, e Gibbons realizza l'ennesimo prodotto solido della propria lunga discografia. Non resta che sperare che gli ZZ Top non siano al capolinea per vedere il trio ancora in azione insieme, in ogni caso le produzioni soliste di Gibbons non fanno per nulla rimpiangere la band al completo.