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domenica 3 marzo 2019

Vintage Rock Experience - Boretto, 2/3/2019

Un concerto rock in un teatro è sicuramente un evento insolito. Non sapevo proprio cosa aspettarmi, mentre guardavo i volti delle persone in coda per il biglietto. Sarà semplice concerto o ci saranno parti narrate? Da quali gruppi attingeranno per la scaletta? Psichedelico? Hard rock? Prog? In realtà un mini assaggio l'avevo già avuto mentre parcheggiavo accanto al teatro nel pomeriggio e ho sentito qualche frammento di Pink Floyd. Gli indizi sono buoni, vedremo!

Il quintetto è salito sul palco poco dopo le 21 e già da Hush, nella versione dei Deep Purple, si è capito che la qualità della musica sarebbe stata altissima e che la serata sarebbe stata una di quelle in cui il grande rock degli anni d'oro si ferma in un teatro di provincia. Il gruppo è capitanato dal chitarrista Riccardo Bacchi, ottimo chitarrista emiliano e titolare del progetto RavenBlack Project, affiancato da Svi al basso, da Francesco Savazza alle tastiere, da Alessandro Mori alla batteria e dall'eccezionale vocalist Gianbattista Manenti. Gianba, come lui stesso ricorda lo chiama sua mamma quando si arrabbia, domina la scena muovendosi sul palco con l'esperienza dei cantanti più navigati e con una presenza scenica gigantesca. E siamo solo alla prima canzone, wow!

Basta guardarsi dietro per vedere che il teatro è strapieno, sia in platea che in galleria. L'attesa è tanta, ma ci vorrà poco per scoprire che verrà ripagata alla grande. La serata è dedicata al decennio dal 1968 al 1978, che non a caso è proprio l'anno di nascita di Bacchi, di cui stasera festeggiamo il compleanno con qualche giorno di ritardo. Ogni anno della decade è introdotto da un breve filmato che ricorda gli eventi più importanti avvenuti in quello stesso anno, e tra la guerra del Vietnam, il primo sbarco sulla Luna, la morte di Martin Luther King e il rapimento di Aldo Moro, di fatti da narrare che hanno cambiato gli equilibri mondiali ce ne sono molti. I brevi inserti filmati danno molto spazio agli avvenimenti storici avvenuti proprio nel nostro paese che in quegli anni rincorreva il resto del mondo e dell'Europa, come l'ingresso in commercio della FIAT 126, i primi film di Fantozzi e l'avvento della televisione a colori. E ovviamente non possono mancare in questi piccoli racconti gli eventi più importanti della musica rock e dell'hard rock che in quegli anni muoveva i primi passi grazie a gruppi come i Black Sabbath, i Deep Purple e i Led Zeppelin.

Il gruppo si muove sul palco alla perfezione, ogni pezzo lascia il segno ed è incredibile come i cinque sappiano passare dai Beatles ad Emerson, Lake & Palmer e dagli Who alla PFM con una disinvoltura e una naturalezza da veri maestri, e poco dopo l'inizio inizia a serpeggiare la consapevolezza che non siamo davanti solo a cinque ottimi musicisti ma a un vero dream team del rock italico. Ed è ancora più incredibile come Gianba sembra non avere ostacoli vocali confrontandosi con i mostri sacri come Ozzy e Robert Plant. Ed è proprio su Whole Lotta Love, in cui Gianba regala una delle sue performance migliori, che sale sul palco anche il pittore Davide Pini che durante l'esibizione della band completa due tele di arte moderna ispirato dalla musica che sente attorno a sé. Del resto, come dice anche Gianba, l'arte non ha confini e questa sera dalla musica ci spostiamo anche sulla pittura.

La seconda metà dello spettacolo vede una predominanza di pezzi dei Pink Floyd che consentono alla band di sfruttare una strumentazione diversa, con i vari strumenti che usava proprio la band di David Gilmour in pezzi come Comfortably Numb o Shine On You Crazy Diamond. Per questa seconda parte il gruppo diventa un sestetto con l'ingresso della bravissima Irene Ettori in veste di corista e di voce femminile che da sola interpreta il vocalizzo di The Great Gig in the Sky che sarebbe proibitivo per la maggior parti delle cantanti del mondo, ma che lei esegue con una spontaneità indescrivibile.

Il pubblico si scalda particolarmente quando partono le prime note di Bohemian Rhapsody. Riccardo dice che è un esperimento, ma a giudicare dal risultato sembra uno di quelli rodati. Gianba interpreta la parte di Freddie nel migliore dei modi e il pubblico risponde con entusiasmo ogni volta che il nostro vocalist lo invita a fare i cori che abbondano negli oltre sei minuti del pezzo.

Poco prima di mezzanotte Gianba annuncia dal palco che purtroppo lo spettacolo volge al termine. Ed è un concerto in un teatro, dicevamo. Ma la location insolita non impedisce al pubblico di raccogliersi ai piedi del palco per il gran finale in cui anche Gianba imbraccia la chitarra.


In teatro fa un caldo infernale e questa notte di fine inverno offre ben poco refrigerio anche all'aperto. E mentre si viaggia verso casa è d'obbligo cercare un po' di rock anni 70 nell'autoradio perché il concerto è volato e perché questo straordinario combo ha omaggiato i giganti del rock in un modo unico, in un modo a cui forse nemmeno gli autori originali avevano pensato.

mercoledì 7 febbraio 2018

RavenBlack Project - Breaking Through The Mist

Nel 2015 il progetto RavenBlack Project, guidato dal chitarrista e compositore Riccardo Bacchi, ha pubblicato il proprio primo, e fin'ora unico, album intitolato Breaking Through The Mist. Il disco è composto da nove tracce che attingono dall'hard rock melodico degli anni '70 ispirandosi a band come i Rainbow e i Deep Purple, ricco di basi energiche e potenti a cui si unisce la voce degli eccezionali vocalist chiamati a far parte del progetto.

Già da un primo ascolto, ciò che colpisce di questo disco è la forza del suono che offre un metal puro, energico e carico di riff di chitarra dello stesso Bacchi; infatti sui nove pezzi del disco ne troviamo cinque dalle sonorità dure e graffianti. Due di queste sono interpretate dal bassista e cantante Mark Boals. Il primo è il brano di apertura My New Revelations, sostenuto dal suono della chitarra e nel quale la voce di Boals dà grande prova della sua potenza, Il secondo brano cantato dall'ex bassista dei Dokken è The Road to Hell Paso che unisce sonorità AOR ottantiane a venature southern, Boals chiude il pezzo con un acuto potentissimo con cui dimostra che nel pezzo precedente aveva solo dato un piccolo assaggio delle sue qualità.

Tra i pezzi veloci troviamo anche One-Night Stand affidata alla voce dell'ex cantante dei Rainbow Doogie White, e due brani interpretati da altrettanti vocalist italiani d'eccezione: Redemption Blaze, puro hard rock anni 70 ricco del suono dell'organo Hammond, cantata da Alberto Bollati, e Your Load of Lies che è il pezzo più metallico dell'intero disco, grazie anche alla graffiante voce di Franco Campanella.

Oltre a queste nell'album troviamo quattro brani più raccolti tra cui la toccante The Faithless and The Dreamer, brano lento dedicato alle vittime dell'11/9 cantato da Andre Matos, ex vocalist degli Angra, con Jon Oliva dei Savatage, e la power ballad in stile ottantiano Wasting Memories cantata da James Christian degli House of Lords. Tra i brani lenti spiccano due splendidi gioielli di musica interpretati dalla sempre straordinaria Amanda Somerville. Il primo di essi si intitola The Ancestral Call e vede Amanda duettare con Doogie White; il pezzo è una sorta di ballata celtica medievale ricca di flauti, chitarre e percussioni acustiche. Il brano mostra un lato di White ben diverso da quello grintoso di One-Night Stand e l'aspetto migliore del pezzo è proprio la parte canora dei due straordinari vocalist che nell'ultimo ritornello duettano con Doogie a fare la voce bassa e Amanda quella alta. Il secondo pezzo cantato da Amanda Somerville è la splendida e onirica Lullaby for a Wolf, che si apre con un vocalizzo della cantante e che è realizzata con soli voce, piano e chitarra acustica.

Nella versione fisica del disco è presente come bonus track la cover di Tarot Woman dei Rainbow (a rimarcare qual è la fonte di ispirazione principale di questo progetto) che lascia invariata la melodia originale, ma la rende molto più aggressiva affidandola alle voci di Bolas e Campanella.

Due anni dopo l'uscita dell'album è stata pubblicata anche una versione acustica di Wasting Memories con alla voce Giacomo Voli, uno dei migliori cantanti italiani rock di ogni epoca, che rallenta notevolmente il pezzo condendolo con una strumentazione acustica di grande atmosfera.

Ascoltando Breaking Through The Mist si capisce fin da subito che si tratta di una perla di grande valore, che purtroppo non gode della notorietà che meriterebbe. Questo album di Riccardo Bacchi è semplicemente perfetto e non deluderà le aspettative degli amanti del rock e del metal che si accingeranno ad ascoltarlo. Bacchi mischia con grande maestria elementi musicali diversi, con una strumentazione molto varia e avvalendosi di cantanti che contribuiscono alla realizzazione dell'opera ognuno con il proprio stile. L'album nel suo complesso offre una varietà di suoni veramente notevole a comporre un disco che offre tantissime emozioni diverse.

Non resta che augurarsi che Breaking Through The Mist non resti un esperimento isolato e che Riccardo Bacchi torni presto in studio con questa o un'altra squadra di musicisti a registrare un altro capolavoro di questo calibro. Anche nella speranza che magari le prossime incisioni di questo progetto riescano a guadagnare le posizioni in classifica che la loro musica merita.

lunedì 5 dicembre 2016

Giacomo Voli - Milano, 3/12/2016

Non avevo mai visto Giacomo Voli dal vivo, non avevo mai assistito a un concerto in acustico, non ero mai stato al The Boss di Milano. E quindi non sapevo proprio cosa aspettarmi da questa serata di rock italiano unplugged.

Il locale nel cuore di Milano è molto raccolto e l'esibizione si è svolta nella sala sotterranea, al termine della cena al piano di sopra dove Giacomo girava tra i tavoli dimostrando molta vicinanza ai suoi fan e anche una bella dose di simpatia che rende il tutto più divertente. E quando si sono accese le luci rosse sul piccolo palco del The Boss, Giacomo ha creato un'atmosfera magica appena ha appoggiato le dita sulla tastiera per iniziare la propria esibizione con Gethsemane tratto da Jesus Christ Superstar per poi proseguire con oltre due ore di musica attingendo da un repertorio vastissimo che spazia dai Deep Purple, ai Queen, passando per Bob Dylan e i Pink Floyd e tra questi non sono mancati alcuni omaggi alla migliore musica italiana con brani della PFM, di Mia Martini e dei Litfiba. Il tutto rigorosamente unplugged. Giacomo si accompagna alla tastiera o alla chitarra e per gran parte dello spettacolo è affiancato alla chitarra e alle seconde voci da Riccardo Bacchi, chitarrista della GV Band. In due pezzi Giacomo ha duettato anche con le voci femminili di Chiara Tricarico dei Temperance in Lost Words of Forgiveness dei TeodasiA e di Francesca Mercury in Somebody to Love dei Queen. Oltre ai pezzi delle grandi leggende della musica Giacomo ha proposto anche quelli del suo EP Ancora nell'Ombra e alcuni inediti scritti da lui stesso e da Riccardo Bacchi.

Tutto il concerto si è svolto in un'atmosfera molto amichevole e casalinga, quasi come in una serata tra amici che si ritrovano a condividere un po' di buona musica, con Giacomo che coinvolge il pubblico sui brani più noti e corali, come Hush dei Deep Purple o la già citata Somebody to Love. Ma oltre a creare un ambiente intimo, Voli dà in ogni pezzo una prova della sua voce potente e dall'estensione incredibile capace di raggiungere vette altissime e anche tonalità basse con grande efficacia. Giacomo chiude il concerto con Life on Mars di David Bowie, eseguita anche a The Voice, prima che il pubblico gli chieda un inevitabile bis perché il concerto è stato troppo bello e nessuno ha voglia di andare a casa. La richiesta viene esaudita con due pezzi: il Nessun Dorma di Puccini e Child in Time dei Deep Purple nel quale Giacomo si esibisce in un vocalizzo incredibile nel quale si lancia in un fantastico sovracuto.

Prima di entrare al The Boss non sapevo cosa aspettarmi e forse è stato meglio così, perché le emozioni della buona musica non si possono prevedere. La musica è fatta di spontaneità e delle emozioni che i grandi interpreti sanno creare, e Giacomo Voli è sicuramente uno dei migliori nel panorama rock nostrano.