lunedì 15 gennaio 2018

La discografia di Otis Redding (prima parte 1964 - 1965)

La carriera musicale di Otis Redding fu molto breve poiché il leggendario cantante incontrò la morte a soli 26 anni, tuttavia le sue pubblicazioni realizzate durante la sua vita e quelle postume lo posizionano a pieno titolo tra i musicisti più influenti della musica soul, e non solo, di ogni tempo.

Il primo album di Redding uscì nel 1964 con il titolo Pain in My Heart e com'era abbastanza consueto al tempo è una raccolta di singoli più che un vero LP registrato in apposite sessioni. Il disco è composto da quattro pezzi scritti dallo stesso Redding e da otto cover di brani soul contemporanei. Le dodici incisioni danno da subito prova delle notevoli dote canore di Otis che mostra una grande versatilità nell'uso della voce e nelle capacità di aumentare e diminuire il volume nello stesso verso cantato, le basi musicali ovviamente offrono molto spazio ai fiati con un'ampia sezione fatta di trombe e sassofoni. I brani spaziano dai lenti più classici a pezzi più veloci ed incalzanti. Tra i brani melodici spiccano la title track, la cover di Stand By Me di Ben King e quella di You Send Me di Sam Cooke. Tra i migliori pezzi veloci troviamo la cover di Louie Louie di Richard Berry e quella di Lucille di Little Richard con cui Otis Redding fa una potente incursione nel rock and roll.

Rispetto ai 45 giri incisi da Redding, restarono fuori dal primo album i rapidi rock and roll Getting Hip e Shout Bamalama, cioè proprio i primi due singoli incisi rispettivamente nel 1960 e nel 1961. Sempre nel 1964 Otis Redding registrò un altro singolo che non finì incluso in nessun album, il pezzo di intitola Things Go Better With Coke e come dice il titolo stesso fu realizzato per una pubblicità della Coca Cola.

Il secondo album di Redding è stato pubblicato nel marzo del 1965 con il titolo The Great Otis Redding Sings Soul Ballads. Anche in questo caso il disco è una raccolta di singoli, di cui quattro di Redding e otto cover, e come suggerisce il titolo stesso presenta una prevalenza di brani lenti. Tra i dodici brani ne troviamo infatti solo due veloci, la cover di Home in Your Heart originariamente incisa da Solomon Burke, e Mr Pitiful scritta dallo steso Redding. Per il resto il disco si assesta sulle stesse sonorità dell'album precedente, proponendo un soul di grande atmosfera con la voce di Redding a coprire il ruolo principale accompagnata dalle basi che questa volta lasciano più spazio al pianoforte. Tra le ballad migliori troviamo la cover di Nothing Can Change This Love di Sam Cooke e For Your Precious Love di Jerry Butler and The Impressions, ma in realtà come nel caso del primo album il disco è stupendo nella sua interezza essendo fatto solo di classici del soul interpretati da uno dei suoi maggiori esponenti.

Il terzo album di Otis Redding uscì nel settembre dello stesso anno del secondo con il titolo Otis Blue/Otis Redding Sings Soul. Questo terzo LP riesce nella difficile impresa di assestarsi qualitativamente sopra ai due precedenti. A dispetto del titolo, le undici tracce spaziano oltre il soul toccando generi diversi. Otis Redding sconfina di nuovo nel rock and roll con la cover di Satisfaction dei Rolling Stones, in cui il riff iniziale è eseguito dalla tromba e non dalla chitarra; curiosamente in seguito Keith Richards dichiarò che nelle sue intenzioni il pezzo avrebbe proprio dovuto aprirsi con una tromba e che la versione di Redding è più aderente al progetto iniziale. Nell'album Redding sconfina anche nel blues con Rock Me Baby di B.B. King. In questo disco troviamo anche due pezzi scritti da Redding che negli anni vanteranno numerose cover diventando di fatto degli standard soul, come Respect (la cui più celebre interpretazione sarà quella di Aretha Franklin) e I've Been Loving You Too Long. Anche in questo disco troviamo due cover di Sam Cooke, la celeberrima Wonderful World e l'allegra Shake. Tra i brani migliori spicca anche My Girl dei Temptations (scritta per loro da Smokey Robinson).

Oltre a questi tre, Otis Redding pubblicò in vita altri tre album di cui uno in coppia con la regina del soul Carla Thomas. Purtroppo la sua carriera terminò troppo presto, ma nonostante ciò la musica odierna di ogni genere non sarebbe la stessa senza di lui.

martedì 9 gennaio 2018

Strane somiglianze: Ivan Graziani vs Phil Collins

Intorno alla fine degli anni 80 si diffuse nel nostro paese la leggenda metropolitana secondo cui il brano A Groovy Kind of Love di Phil Collins, tratto dalla colonna sonora del film Buster del 1988 interpretato dallo stesso Collins, fosse un plagio di Agnese di Ivan Graziani tratta dall'album Agnese Dolce Agnese del 1979. La melodia dei due brani è effettivamente molto simile e ovviamente avrebbe fatto molto scalpore che il leggendario ex batterista dei Genesis avesse copiato un cantautore italiano che per quanto bravo era ed è praticamente sconosciuto al di fuori dei confini nazionali.

Tuttavia sarebbe bastata una minima ricerca (anche se, lo ammettiamo, nel 1988 era un po' più difficile) per verificare che il pezzo di Phil Collins è una cover. L'originale è fu scritta da Toni Wine e da Carole Bayer Sager e fu incisa per la prima volta nel 1965 dal duo Diane & Annita e nello stesso anno anche dai Mindbenders, uno dei gruppi più influenti della british invasion, per il loro album eponimo. Tra l'altro nel 1967 fu realizzata anche una cover italiana di A Groovy Kind of Love dai Camaleonti che la intitolarono Non c'è Più Nessuno e la inserirono nell'album Portami Tante Rose. Basta questa considerazione a rovesciare il quesito iniziale: perché alla luce di questo fatto potremmo arrivare alla conclusione che fu Graziani ad aver copiato la versione originale di A Groovy Kind of Love.

In realtà nessuno dei due ha copiato l'altro: più banalmente entrambi gli autori si sono ispirati a un brano classico. La melodia di entrambi i pezzi è infatti basata sul Rondò della Sonatina in Sol Maggiore, op. 36 no. 5 di Muzio Clementi, musicista italiano vissuto tra il 1752 e il 1832. Ovviamente i diritti d'autore sul brano di Clementi erano già scaduti al tempo di A Groovy Kind of Love e quindi nessun plagio, ma solo un uso proprio di un brano di pubblico dominio.

Collins non ha plagiato Graziani quindi, e nemmeno Graziani ha plagiato nessuno. Nonostante le smentite che negli anni non sono mancate, purtroppo questa leggenda è ancora ben radicata nella cultura popolare italiana, come confermato dal giornale La Spezia Oggi che nel 2015 scriveva ancora parlando di Graziani [...] fa uscire un altro lavoro notevole, “Agnese Dolce Agnese” dove troviamo appunto il brano “Agnese”, saccheggiato da Phil Collins con un plagio clamoroso nella versione “A groovy kind of love”.

Purtroppo certe leggende sono dure a morire, ma prima di infangare qualcuno sarebbe meglio fare una minima ricerca.

mercoledì 27 dicembre 2017

Twisted Sister - A Twisted Christmas

Nel 2006, a due anni dalla reunion avviata con l'album Still Hungry, i Twisted Sister, band storica dell'hair metal degli anni 80, tornarono in studio per un nuovo album, il settimo della loro carriera; ma anziché realizzare un nuovo disco di inediti il gruppo fece la strana e coraggiosa scelta di incidere un album di canti natalizi reinterpretati secondo il loro stile allegro e fracassone.

L'album che uscì da questa sperimentazione si intitola A Twisted Christmas e raccoglie dieci classici della tradizione natalizia a cui la band di Dee Snider lascia immutata la melodia ma la condisce con suoni potenti e sopra le righe a cui si somma l'energico cantato del vocalist che non si prende mai troppo sul serio. Il risultato è uno dei migliori album di Natale mai realizzati e anche uno dei migliori dischi della lunga carriera dei Twisted Sister; l'LP non conosce un attimo di noia e intrattiene e diverte senza sosta dalla prima all'ultima traccia. E' difficile trovare pezzi migliori di altri perché questo è un album di altissimo livello nella sua interezza, se proprio dovessimo sceglierne un paio spiccherebbero Oh Come All Ye Faithful, ispirata in modo non troppo velato a We're Not Gonna Take It dall'album Stay Hungry del 1984 (fatto che non stupisce, visto che per ammissione dello stesso Snider il loro storico pezzo prese la sequenza degli accordi proprio da Adeste Fideles), la graffiante e veloce versione di White Christmas e la poderosa Silver Bells il cui controcanto sul ritornello è eseguito da tutta la band.

Questo capolavoro della musica natalizia vede la presenza di Lita Ford come ospite in I'll Be Home For Christmas e la versione europea del disco include anche il duetto con Doro Pesch in White Christmas, che nella versione americana è cantata dal solo Snider. Sempre nella versione europea troviamo come bonus track la versione spagnola di White Christmas cantata dal chitarrista Eddie Ojeda che ripropone la base grintosa della versione in inglese con un cantato meno convincente di quello di Snider, ma non per questo meno divertente.

A Twisted Christmas è un disco semplicemente perfetto che non annoia nemmeno al centesimo ascolto, che diverte unendo due universi musicali all'apparenza così lontani, e che dà prova della creatività di Snider e della sua band che sa trasformare classici lontanissimi dall'hair metal nel loro stile, senza tradirne l'essenza ma dando loro dei risvolti nuovi. Di album natalizi in stile hard and heavy ce ne sono molti, e chi preferisce l'approccio scherzoso e spensierato dei Twisted Sister resterà favorevolmente sorpreso da questo fresco e frizzante album da ascoltare durante le feste invernali.

martedì 19 dicembre 2017

Tarja - From Spirits and Ghosts (Score for a Dark Christmas)

Il 2017 vede il ritorno di Tarja Turunen alla musica natalizia con quello che può essere considerato il suo terzo album classico dopo Henkäys Ikuisuudesta e Ave Maria - En Plein Air. In questo nuovo album intitolato From Spirits and Ghosts (Score for a Dark Christmas) la soprano finlandese interpreta undici classici natalizi più un inedito intitolato Together scritto proprio da lei.

Le sonorità di questo album sono lontanissime dal metal, ci troviamo invece di fronte a un disco di musica sinfonica in cui le basi musicali sono suonate da un'orchestra. Come suggerisce il sottotitolo dell'album le atmosfere non sono quelle consuete gioiose di questo tipo di incisioni, ma cupe, gotiche e introspettive. Riletti in questa chiave oscura troviamo canti come O Tannenbaum, Amazing Grace, Pie Jesu, What Child is This, fino alla più moderna Feliz Navidad.

La voce di Tarja è come sempre limpida, cristallina e tecnicamente perfetta; a lei si uniscono spesso dei cori di bambini che sottolineano l'atmosfera cupa dell'intero album come in Deck The Halls o in Together.

Dopo l'uscita dell'album è stata anche pubblicata una nuova versione di Feliz Navidad cantata da Tarja con dodici ospiti d'eccezione tra cui altre regine del symphonic metal come Sharon den Adel, Simone Simons, Floor Jansen e l'italiana Cristina Scabbia. In questa nuova versione Tarja canta le strofe mentre i dodici ospiti si alternano al microfono nel ritornello creando una mescolanza di voci che dona un bell'effetto corale lasciando inalterata la melodia della versione solita presente sull'album.

Insieme all'album è stata anche pubblicata la prima graphic novel di Tarja intitolata Novel For A Dark Christmas che vede come protagoniste le due incarnazioni di Tarja che si vedono nel suggestivo video di O Tannenbaum: quella bianca e quella oscura.

From Spirits and Ghosts dimostra ancora una volta l'incredibile ecletticità di Tarja che sa interpretare con la stessa maestria i propri pezzi metal e anche i classici natalizi di ogni tempo, ma soprattutto queste incisioni mostrano le sue incredibili doti di compositrice che hanno saputo dare agli undici classici dei risvolti a cui nemmeno gli autori originali avevano pensato. Le melodie sono così ricche di spunti che ad ogni ascolto questo disco regala emozioni sempre nuove e una volta giunti al termine delle dodici tracce non si può non riconoscere che ogni produzione discografica di Tarja è semplicemente perfetta sotto ogni aspetto, e questo nuovo disco natalizio non fa eccezione.

martedì 12 dicembre 2017

Raskasta Joulua - Raskasta Joulua IV

Il supergruppo finlandese Raskasta Joulua è giunto nel 2017 al proprio settimo album in studio intitolato Raskasta Joulua IV (il numero IV nel titolo può essere forviante ed è dovuto al fatto che tre degli album del gruppo hanno titoli diversi). Cambiano i membri della band ma resta uguale la formula con il collettivo che propone dodici brani natalizi reinterpretati nello stile del symphonic metal del loro paese di origine, con basi che sanno coniugare melodia e forza e canto potente e ricco di virtuosismi che mettono bene in luce le capacità canore di questi straordinari artisti.

Per questo album la formazione del gruppo vede anche la presenza di due ospiti non finlandesi: la svedese Elize Ryd degli Amaranthe che fa parte dei Raskasta Joulua già dal 2013 e l'olandese Floor Jansen che partecipa alle tournée del gruppo già dallo scorso anno ma che solo quest'anno è entrata stabilmente nella formazione.

Tra i dodici pezzi scelti c'è una buona commistione di brani tratti dalla tradizione finlandese poco conosciuti fuori dai confini nazionali e alcuni classici universalmente noti. Troviamo infatti nel disco le versioni metal di What Child is This (qui intitolata Joulumuisto) cantata da Kimmo Blom, Silent Night (Jouluyö, juhlayö in finlandese) interpretata da Juha-Pekka Leppäluoto e una versione straordinariamente accelerata di Gloria in Excelsis Deo (Kuului laulu enkelten) di Antti Railio.

I pezzi migliori del disco sono comunque, e forse non a caso, gli ultimi due. All'undicesimo posto troviamo infatti Joulun rauhaa (versione finlandese di Happy Xmas) cantata da tutta la band con una bellissima alternanza di voci tra cui spiccano l'attuale e la storica voce dei Nightwish: Floor Jansen e Tarja Turunen. La stessa Tarja è protagonista anche della traccia di chiusura, l'Ave Maria di Schubert che interpreta insieme Marco Hietala dei Nightwish riformando così un duo che non si esibiva insieme dalla burrascosa separazione della cantante dalla band avvenuta nel 2005.

E' un enorme peccato che questo supergruppo goda di così poca popolarità nel nostro paese, perché i loro sette album sono semplicemente magnifici e dimostrano come questo numeroso combo di musicisti nordici sappia unire l'energia del metal alla melodia e alle atmosfere dei canti di Natale, realizzando pezzi di ottima fattura che piaceranno sia agli amanti del metal sia agli amanti della tradizione natalizia. La creatività dei Raskasta Joulua non si esaurisce nello studio di registrazione, infatti nelle loro interpretazioni dal vivo spesso propongono arrangiamenti nuovi e voci diverse da quelle incise negli album. Basta ascoltare la versione dal vivo di O Holy Night (Oi Jouluyö) cantata da Floor Jansen in puro stile symphonic metal (mai incisa in studio con Floor alla voce) per rendersi conto del livello altissimo messo in campo da questi geni della musica.

Non resta che ascoltare il loro nuovo bellissimo album durante le feste e, per chi non li ha mai sentiti, andare a scoprire i loro sei dischi precedenti e i video dei loro concerti.

venerdì 8 dicembre 2017

A.A. V.V. - Monster Ballads Xmas

Nel 2007 la serie di compilation intitolata Monster Ballads è arrivata al suo quarto volume con un disco di incisioni nuove realizzate apposta per l'occasione in cui dodici famosi interpreti della scena hard and heavy degli anni 80 e 90 reinterpretano i classici della tradizione natalizia. Tra le band e i cantanti coinvolti in questa impresa troviamo gli Skid Row che interpretano Jingle Bells, Kip Winger (frontman dell'omonima band) che interpreta Happy Christmas (War Is Over), Run Rudolph Run degli L.A. Guns, Blue Christmas cantata da Tom Keifer dei Cinderella e molti, molti altri.

La formula del disco è molto semplice: i brani originali vengono reinterpretati lasciando le melodie immutate ma interpretate in chiave hard rock con i suoni potenti e allegri. Il risultato è sicuramente efficace e divertente, vista sia la qualità dei pezzi scelti che quella dei gruppi e dei cantanti coinvolti. Tra i pezzi migliori troviamo sicuramente Jingles Bells, che nell'interpretazione degli Skid Row assume un sapore punk e Santa Claus is Coming to Town interpretata dai Dokken con la potente voce di Don Dokken che è uno dei migliori vocalist presenti in questa compilation.

Degne di nota anche White Christmas interpretata dai Queensrÿche in cui Geoff Tate dà prova delle sue capacità canore anche in un classico natalizio, e Blue Christmas in cui Tom Keifer mostra un lato poco consueto della sua vocalità, in un canto normale anziché nelle note altissime al limite dello scream che eseguiva ai tempi dei Cinderella.

L'unico pezzo non inedito presente sul disco è I'll Be Home for Christmas dei Twisted Sister con Lita Ford, tratto dall'album natalizio della band A Twisted Christmas uscito l'anno prima.

Monster Ballads Xmas è una buona alternativa da ascoltare durante il pranzo di Natale e da inserire in mezzo a compilation più classiche come quelle di Mariah Carey o Whitney Houston, per cambiare un po' il suono e anche per ricordare che i classici hanno sempre innumerevoli risvolti e che sono stupendi anche cambiandone radicalmente l'approccio.


martedì 5 dicembre 2017

Intervista a Francess

La cantante italoamericana Francess è la migliore voce del panorama R&B del nostro paese. All'attivo ha già due album: il primo si intitola Apnea ed è stato pubblicato nel 2015, il secondo è intitolato A Bit of Italiano è stato pubblicato nel 2017 e contiene una raccolta di classici della canzone italiana reinterpretati nello stile della musica nera.

Per parlare dei suoi due album e del suo background musicale, Francess ha accettato la nostra richiesta di un'intervista, che pubblichiamo di seguito.

Ringraziamo Francess per la sua cortesia e disponibilità.


125esima Strada: Ciao Francess e grazie anzitutto per il tempo che ci stai dedicando. I nostri lettori ti conoscono già perché sul nostro blog ci sono le recensioni di entrambi i tuoi album. Nonostante ciò ti chiediamo una tua breve presentazione. Raccontaci chi sei e come è nata la tua passione per la musica.

Francess: La musica in casa mia è sempre stata presente, non ci sono musicisti ma tanti appassionati. Io ho iniziato però a cantare abbastanza tardi; ho fatto il liceo artistico, poi ho iniziato l’Accademia delle Belle Arti, ho lavorato per un periodo anche da uno scultore ed è stato lui a farmi capire che non era quella la mia strada. Ed è stato lì che ho incontrato i miei attuali produttori dell’etichetta indipendente SonicFactory, con cui ho iniziato un percorso.

Questo percorso mi ha portato a sperimentare diverse cose fino ad arrivare a oggi, a questo disco che è molto particolare ed è un lavoro che mi sta molto a cuore. Faccio una premessa: io ho il padre giamaicano, la madre italiana, sono nata a New York e cresciuta a Torino, un bel mix! Questo progetto nasce proprio dal desiderio di costruire un ponte tra le mie due culture e le mie due lingue. Quindi abbiamo fatto questo esperimento, abbiamo preso brani della tradizione musicale italiana e li abbiamo rielaborati portandoli come arrangiamento nel mio mondo sonoro che deriva dalla passione per il jazz, il blues, il soul. E soprattutto li abbiamo tradotti in inglese.


125esima Strada: Visto che hai introdotto l’argomento del tuo nuovo disco, proseguiamo pure a parlarne. Come avete scelto i pezzi? Passare da Buscaglione a Neffa è un bel salto!

Francess: Sicuramente siamo partiti da brani che ci piacevano e poi abbiamo fatto una selezione di quelli che si prestavano a una trasformazione molto radicale. Ci tenevamo a non stravolgere i brani originali nella traduzione, ma la traduzione fedele non si può fare con tutte le canzoni e quindi il campo si è ristretto e piano piano abbiamo scelto quelli che andavano meglio e che ci piacevano di più.


125esima Strada: Raccontaci come è nato l’inedito Good Fella, che racconta degli stereotipi sugli italiani all'estero. Tu che sei italoamericana sei cresciuta con questi stereotipi, immagino.

Francess: Questo brano mette insieme le mie due lingue, è scritto un po’ in inglese e un po’ in italiano. E’ molto ironico perché ci ho messo tutti gli stereotipi possibili sull’Italia. Volevo parlare del mio conflitto interiore che ho sempre avuto per via delle mie origini. Nasce così quindi, ed esprime il mio orgoglio e il mio senso di appartenenza all’Italia.


125esima Strada: In Don’t Want The Moonlight alla fine canti in italiano e questo mostra un lato della tua voce diverso da quello solito. Pensi in futuro di poter fare qualche pezzo intero o un disco intero in italiano?

Francess: Non escludo niente e sicuramente questo disco mi ha fatto riflettere su questa cosa. E’ stato un esperimento linguistico vedere che suoni potevano uscire dalle due lingue diverse. Potrebbe essere una strada interessante anche solo come esperimento per capire in che direzione mi potrebbe portare.


125esima Strada: Parliamo anche del tuo disco precedente, Apnea. Come è nato? Credo che sia molto difficile fare un disco di R&B in Italia.

Francess: Quello è stato il mio primo disco, avevo iniziato questo percorso con i miei produttori che ho avuto la fortuna di incontrare e che hanno creduto nelle mie capacità. Ma soprattutto mi hanno dato uno spazio per cercare di capire chi ero musicalmente e artisticamente seguendo i miei gusti e quello che mi piaceva. Quindi il genere nasce da questo, ci abbiamo creduto e l’abbiamo realizzato.

E’ il disco che segna il mio inizio e mi dà anche un’impronta e un’identità.


125esima Strada: C’è qualche pezzo di Apnea a cui sei particolarmente legata? Se posso dirti il mio parere personale, a me piace soprattutto Cool.

Francess: Sicuramente Cool è un pezzo che mi è sempre piaciuto anche da fare live. Mi coinvolge molto, e quindi sono d’accordo con te.


125esima Strada: Ricordo di averti sentita dire che tra i musicisti che ti hanno influenzata di più c’è Billie Holiday, oltre a lei chi sono i tuoi musicisti preferiti?

Francess: Ce ne sono tanti, ascolto tanti tipi di musica diversa. Però sicuramente ho ascoltato molto Lauryn Hill e Nina Simone che sono quelle che hanno influito di più sul mio modo di sentire o vivere la musica.


125esima Strada: Sinceramente non mi aspettavo di sentirti nominare Lauryn Hill perché i suoi dischi sono fatti spesso su basi campionate mentre tu suoni con una band. Se io dovessi consigliare una cantante R&B a un marziano, tra te e lei sceglierei te.

Francess: Beh, io crescendo e sperimentando la mia voce a livello di vocalità ho sempre ascoltato Lauryn Hill e mi è sempre piaciuta molto. Proprio a livello vocale.


125esima Strada: Chi sono invece i tuoi musicisti preferiti di oggi?

Francess: Questa è una domanda difficile perché ascolto molta musica del passato. Di oggi mi piace veramente poco. Sicuramente mi piace molto Vinicio Capossela.


125esima Strada: Ho visto i tuoi video e sono fatti con molta professionalità, non hanno nulla da invidiare a quelli delle star più blasonate. Come riuscite a raggiungere livelli così alti pur non avendo i budget delle star?

Francess: Abbiamo un’ottima squadra, il lavoro di squadra è sempre fondamentale per fare buoni prodotti. Abbiamo sempre trovato gente pronta a investire tempo e risorse per riuscire a fare un ottimo lavoro.


125esima Strada: Ti faccio una domanda che esula un po’ dal resto. Cosa pensi delle nuove tecnologie come Spotify o YouTube che consentono anche a chi è lontano e non può comprare fisicamente il disco di sentire la tua musica?

Francess: Non sono mai contraria ai cambiamenti, quindi anche le nuove piattaforme digitali come YouTube, Spotify o altri sono ottime risorse. Bisogna sfruttarle perché hanno rivoluzionato il modo di ascoltare la musica, di comprarla e di venderla. Bisogna capire come tirarne fuori il meglio, ma sono un ottimo mezzo.