Il quintetto milanese dei Reborn In March ha pubblicato a maggio del 2018 il proprio primo album in studio intitolato Habits, il disco offre un'ora di alternative rock che attinge dalla tradizione del Regno Unito degli anni 80 e 90 e che sembra nato da una collisione a tre tra Muse, Coldplay e Sister Of Mercy, senza rinunciare a qualche contaminazione d'oltreoceano. Le sonorità della band sono caratterizzate dalle atmosfere cupe e gotiche delle basi musicali a cui si unisce la voce graffiante del vocalist Marco Scaravilli il cui canto è una sorta di inedito incrocio tra Chris Martin e Matthew Bellamy, prendendo il meglio dei due e arricchendolo con un po' di gusto personale. Completano la formazione i chitarristi Diego Del Sarto (fondatore del gruppo insieme al cantante) e Davide Pucillo, il bassista Dario Di Falco e il batterista Tommaso Bortoli.
Il disco è composto da nove tracce energiche che si assestano tutte su ritmi piuttosto alti e che coniugano sapientemente sonorità dure ai confini con il metal con ricche melodie facili da memorizzare, tanto che il disco entra in testa come un earworm già al primo ascolto. Il quintetto è molto efficace nel creare una mescolanza sonora che unisce modelli del passato a un tocco di modernità, creando contrasti musicali di grande effetto.
E' difficile trovare pezzi migliori di altri in questo ottimo disco di esordio perché tutte le nove tracce sono di altissimo livello e l'album non conosce riempitivi o momenti di noia. Se proprio dovessimo selezionare dei pezzi migliori di altri la scelta cadrebbe sicuramente su Tom's Habits, brano di chiaro stampo ottantiano in cui Scaravilli dà anche prova della propria estensione e potenza, che parla della monotonia della routine che la maggior parte delle persone vive. Tra la nove tracce spicca anche la penetrante Swim contraddistinta da atmosfere grunge, con il canto del vocalist ispirato a quello di Kurt Cobain dei tempi di In Utero. Suggestioni grunge si trovano anche nella potente e ruggente traccia di chiusura Smiling Like A God.
Tra i pezzi migliori troviamo anche cupa Lady Envy, dedicata a una persona la cui vita è rovinata dai sentimenti negativi, e Runaway, che il pezzo più veloce dell'intero album, il cui testo narra l'attrazione per una donna angelicata, tanto desiderata quanto irraggiungibile.
Quello dei Reborn In March è, in sintesi, uno dei più interessanti esordi discografici di questo 2018, con un album fresco, che intrattiene senza sosta e che, staccandosi da ogni modello musicale del nostro paese, porta una bella ventata di novità in um mercato discografico troppo spesso uguale a sé stesso. Con il loro primo album la band milanese si conferma subito come la migliore realtà del rock alternativo italiano, che regge benissimo il confronto con le band d'oltremanica e che sicuramente regalerà altre perle di rock come questa per molti, molti anni.
Il disco è composto da nove tracce energiche che si assestano tutte su ritmi piuttosto alti e che coniugano sapientemente sonorità dure ai confini con il metal con ricche melodie facili da memorizzare, tanto che il disco entra in testa come un earworm già al primo ascolto. Il quintetto è molto efficace nel creare una mescolanza sonora che unisce modelli del passato a un tocco di modernità, creando contrasti musicali di grande effetto.
E' difficile trovare pezzi migliori di altri in questo ottimo disco di esordio perché tutte le nove tracce sono di altissimo livello e l'album non conosce riempitivi o momenti di noia. Se proprio dovessimo selezionare dei pezzi migliori di altri la scelta cadrebbe sicuramente su Tom's Habits, brano di chiaro stampo ottantiano in cui Scaravilli dà anche prova della propria estensione e potenza, che parla della monotonia della routine che la maggior parte delle persone vive. Tra la nove tracce spicca anche la penetrante Swim contraddistinta da atmosfere grunge, con il canto del vocalist ispirato a quello di Kurt Cobain dei tempi di In Utero. Suggestioni grunge si trovano anche nella potente e ruggente traccia di chiusura Smiling Like A God.
Tra i pezzi migliori troviamo anche cupa Lady Envy, dedicata a una persona la cui vita è rovinata dai sentimenti negativi, e Runaway, che il pezzo più veloce dell'intero album, il cui testo narra l'attrazione per una donna angelicata, tanto desiderata quanto irraggiungibile.
Quello dei Reborn In March è, in sintesi, uno dei più interessanti esordi discografici di questo 2018, con un album fresco, che intrattiene senza sosta e che, staccandosi da ogni modello musicale del nostro paese, porta una bella ventata di novità in um mercato discografico troppo spesso uguale a sé stesso. Con il loro primo album la band milanese si conferma subito come la migliore realtà del rock alternativo italiano, che regge benissimo il confronto con le band d'oltremanica e che sicuramente regalerà altre perle di rock come questa per molti, molti anni.