sabato 17 dicembre 2022
Raskasta Joulua - Viides adventti
A cinque anni dall'ultimo album Raskasta Joulua IV torna lo straordinario combo dei Raskasta Joulua, superguppo formato dai migliori interpreti del symphonic metal finlandese che dal 2004 compone album di musica natalizia reinterpretata nel loro stile.
Il nuovo album è intitolato Viides Adventti ed è composto da dieci pezzi che si aprono con il celeberrimo canto del sedicesimo secolo Gaudete eseguito solo dal coro e qui realizzato in un inedito mash-up con We Wish You a Merry Christmas. Il disco si snoda poi principalmente tra brani della tradizione locale, poco noti al di fuori della Finlandia stessa, interpretati da vocalist di eccezione del calibro Marko Hietala, ex bassista dei Nightwish, Elize Ryd degli Amaranthe, Juha-Pekka Leppäluoto, Noora Louhimo dei Battle Beast, Tony Kakko dei Sonata Artica e Tommy Karevik vocalist dei Seventh Wonder e dei Kamelot. Tra i pezzi finlandesi spiccano la magnoliquente Vinter interpretata da Elize Ryd e Tommy Karevik con atmosfere da power ballad ottantiana e la potente Jouluun Uskotaan cantata da Pekka Heino con la sua voce distintiva in stile AOR.
Tra i brani celebri troviamo Avaruus, adattamento di Walking in the Air dal film The Snowman del 1982 cantata da Nora Louhimo con il testo realizzato per l'album Joulusydän del giornalista e presentatore Timo Torsti Antero Mikkonen che nel 1989 realizzò un album di cover in finlandese di canti natalizi, e Kyllä Pukki Tietää, adattamento finlandese di Run Rudolph Run di Chuck Berry cantata da JP Leppäluoto e Ilja Jalkanen. Chiudono il disco due pezzi cantanti da tutti i vocalist del disco che sono anche i più celebri e facili da apprezzare al primo ascolto, quali Stars realizzata nel 1985 dal supergruppo metal Hear 'n Aid capitanato di Ronnie James Dio, Jimmy Bain e Vivian Campbell, e una traduzione in finlandese di Silent Lucidity dei Queensrÿche realizzata apposta per quest'album con il titolo di Kehtolaulu.
Parallelamente all'uscita dell'album i Raskasta Joulua hanno anche quest'anno intrapreso la loro tournée in Finlandia, come accade durante ogni stagione natalizia, nella quale portano nelle arene queste ottime reinterpretazioni di classici che mischiano tradizione e modernità come solo questo dream team del metal sa fare. Viides adventti, così come le precedenti opere in studio dei Raskasta Joulua, regala un'ora di ottima musica interpretata dai migliori vocalist del panorama symphonic metal del mondo, che può dare un tocco diverso alle feste di Natale di chi ama il metal e di chi ama i classici.
mercoledì 7 dicembre 2022
Storia di Thank God it's Christmas dei Queen
Thank God it's Christmas del 1984 è l'unico singolo natalizio che i Queen abbiano realizzato nella loro ventennale discografia. La genesi del brano è forse poco nota ed è stata raccontata da Brian May in un'intervista del 1997 riportata nel volume Queen: Complete Works dell'autore americano Georg Purvis.
L'idea di realizzare un singolo natalizio venne a Brian May e Roger Taylor nell'estate del 1984 dopo la pubblicazione dell'album The Works e prima di partire per il tour che li avrebbe portati in Europa, Asia, Sud America e Oceania. Roger e Brian si trovarono per comporre la canzone e arrivarono entrambi con una proposta, alla fine decisero che la migliore era quella realizzata da Taylor e la composizione di May finì per essere riutilizzata per la bellissima e gioiosa I Dream of Christmas di Anita Dobson, che nel 2000 sarebbe diventata la moglie di Brian May. Il testo di Thank God It's Christmas era anche abbastanza atipico per un canto di Natale, visto che parla del periodo di riposo delle festività natalizie a seguito di un anno di lavoro intenso.
May aiutò dapprima Taylor a completare la scrittura del brano aggiungendo il ritornello che mancava alla stesura originale, quindi insieme a John Deacon registrarono la base musicale a Londra nel luglio del 1984. Non è altrettanto chiaro dove Freddie Mercury abbia registrato la parte vocale. May disse nell'intervista citata che Freddie registrò la sua parte a Montreux, mentre il sito Queenpedia scrive che Freddie incise la linea vocale a Monaco di Baviera dove si trovava per la registrazione del suo album solista Mr. Bad Guy che effettivamente fu realizzato nella città tedesca in quei mesi.
Il singolo uscì il 27 novembre del 1984 avendo come B-side Man on the Prowl e Keep Passing the Open Windows tratte da The Works. Thank God it's Christmas rimase in classifica nel Regno Unito fino al gennaio del 1985, ma si fermò al numero 21 e negli USA non venne stampato del tutto. Il pezzo soffrì infatti una terribile concorrenza, quella di essere uscito nello stesso anno di Do They Know It's Christmas? che vista la lineup leggendaria poteva godere di un consenso ben più ampio. Inoltre del brano dei Queen all'epoca non fu realizzato un video, impedendo così che potesse essere diffusa in televisione; l'unico video venne realizzato nel 2019, ben 35 anni dopo, e mostra delle persone che si godono le feste nelle loro case in una notte innevata. Thank God it's Christmas dovette attendere ancora qualche anno per raggiungere un maggior successo, ad esempio quando nel 1995 fu ristampata come B-side di A Winter's Tale dall'album postumo Made in Heaven. Da allora è stata inserita nella compilation Greatest Hits III del 1999 e come bonus track nella versione rimasterizzata di The Works del 2011.
Thank God it's Christmas non ebbe quindi da subito la notorietà che merita, anche se oggi grazie anche alla rinnovata popolarità della band dovuta al biopic Bohemian Rhapsody è stata riscoperta ed è considerata a pieno titolo uno dei "classici moderni" della musica natalizia.
martedì 15 novembre 2022
Intervista all'ex detective della polizia di Los Angeles Greg Kading
Greg Kading, ex dectective della polizia di Los Angeles, ha guidato la task force che investigò sull'omicidio di Notorious BIG. Per parlare dei dettagli dell'indagine, Greg ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo di seguito ai nostri lettori.
L'intervista è disponibile solo in inglese.
L'intervista è disponibile solo in inglese.
sabato 12 novembre 2022
Intervista a Jane Odintsova degli Imperial Age
Per parlare del loro più recente album New World, uscito lo scorso settembre, la vocalist degli Imperial Age Jane Odintsova ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo di seguito ai nostri lettori.
L'intervista è disponibile solo in inglese.
L'intervista è disponibile solo in inglese.
venerdì 14 ottobre 2022
Xandria + Visions of Atlantis - Milano, 13/10/2022
Questo concerto era inizialmente previsto per settembre del 2020 e anche allora avevo deciso che ci sarei andato, perché dopo aver visto i Visions of Atlantis al Dadga di Retorbido sapevo che non avrei potuto perdermi altre loro date live nelle vicinanze. Purtroppo la pandemia ha costretto la band a posticipare di due anni, ma almeno il ritardo ha consentito di arricchire il piatto perché nel frattempo gli Xandria si sono rimessi al lavoro con una cantante nuova e le due band hanno unito le forze partendo per questo tour insieme.
La nuova data è il 13 ottobre 2022, la location è la stessa della pianificazione originale: il Legend di Milano che è uno di quei locali in cui funziona praticamente tutto, essendo in periferia quanto basta da non dover attraversare il traffico metropolitano, con un parcheggio poco distante e il bar appena fuori. Purtroppo mi perdo l'apertura dei Ye Banished Privateers perché essendo una giornata di lavoro non riesco ad arrivare in tempo, ma arrivo con anticipo per gli Xandria che con Ambre Vourvahis dimostrano subito di avere ancora intatta la propria potenza di fuoco. La band esegue i tre brani scritti e realizzati con la cantante nuova, uno dei quali intitolato Ghosts è ancora inedito, e completa la propria esibizione con pezzi tratti da tutta la loro discografia da Ravenheart fino a Death to The Holy dall'ultimo album Theater of Dimensions. Ambre, che si muove sul palco con la sicurezza di una diva di lunga esperienza, si confronta quindi con le tre vocalist che l'hanno preceduta e ne esce a testa altissima mostrando carisma e una notevole capacità di passare dal growl, al canto tradizionale alla lirica con una disinvoltura incredibile.
Poco dopo la band tedesca, salgono sul palco i Visions of Atlantis e se possibile l'asticella si alza ancora. La band apre la propria performance con Master the Hurricane e i due vocalist, Clémentine Delauney e Michele Guaitoli, dimostrano subito che la loro intesa è sempre più solida mentre si alternano e duettano mostrando un'amalgama perfetta. La scaletta prevede otto pezzi dall'ultimo album Pirates e il tema piratesco e del viaggio che combina speranza e incertezza contraddistingue ogni cosa: dall'abbigliamento della band, all'ambientazione, all'introduzione dei pezzi con cui i due vocalist raccontano le storie dietro a ciascuna delle loro canzoni. Questa volta però si nota qualcosa di diverso, mentre Michele in forma straripante dialoga con il pubblico in italiano non traspare solo la passione per la musica ma anche la gioia di poter tornare alla normalità dopo due anni terribili. La positività che la band vuole esprimere sprizza da ogni gesto; il sorriso non manca mai, Clémentine scherza lanciando tra il pubblico il cappello da pirata di Michele e lo stesso Michele dice chiaro che questo non è un concerto ma una festa quando invita il pubblico a saltare durante l'esecuzione di Melancholy Angel. Ovviamente tutti seguiamo l'invito e mentre salto e canto con loro mi viene un dubbio: ma come fa Clémentine a passare al registro lirico mentre salta?
Quando Clem annuncia che siamo giunti all'ultima canzone guardo l'orologio perché non ci credo, mi sembra che dall'inizio siano passati dieci minuti e invece devo riconoscere che la band suona da un'ora e mezza. Sarà che ho divorato Pirates e lo so a memoria, ma questo concerto è davvero volato. Lo show si chiude con Pirates Will Return e Legion of the Seas, ma anche quando si spengono le luci non c'è una gran fretta di andare a casa e la scelta è vincente perché la band di ferma a bere qualcosa di fresco con il pubblico e Michele e il chitarrista Christian Douscha sono anche ben disponibili per chi vuole fare una foto con loro.
La serata a questo punto volge al termine davvero, ma quello che resta mentre riprendiamo l'autostrada con Pirates nell'autoradio è una sensazione di positività che dopo un concerto non si respirava da tempo, perché la gioia che la band ha voluto trasmetterci ci ha coinvolto in pieno e ce la portiamo a casa. Ed è quello che serve per riprendere il mondo come lo conoscevamo. E alla fine non resta che ringraziare chi ha reso possibile tutto questo.
Grazie Xandria, grazie Visions of Atlantis e grazie Legend. Grazie a tutti.
La nuova data è il 13 ottobre 2022, la location è la stessa della pianificazione originale: il Legend di Milano che è uno di quei locali in cui funziona praticamente tutto, essendo in periferia quanto basta da non dover attraversare il traffico metropolitano, con un parcheggio poco distante e il bar appena fuori. Purtroppo mi perdo l'apertura dei Ye Banished Privateers perché essendo una giornata di lavoro non riesco ad arrivare in tempo, ma arrivo con anticipo per gli Xandria che con Ambre Vourvahis dimostrano subito di avere ancora intatta la propria potenza di fuoco. La band esegue i tre brani scritti e realizzati con la cantante nuova, uno dei quali intitolato Ghosts è ancora inedito, e completa la propria esibizione con pezzi tratti da tutta la loro discografia da Ravenheart fino a Death to The Holy dall'ultimo album Theater of Dimensions. Ambre, che si muove sul palco con la sicurezza di una diva di lunga esperienza, si confronta quindi con le tre vocalist che l'hanno preceduta e ne esce a testa altissima mostrando carisma e una notevole capacità di passare dal growl, al canto tradizionale alla lirica con una disinvoltura incredibile.
Poco dopo la band tedesca, salgono sul palco i Visions of Atlantis e se possibile l'asticella si alza ancora. La band apre la propria performance con Master the Hurricane e i due vocalist, Clémentine Delauney e Michele Guaitoli, dimostrano subito che la loro intesa è sempre più solida mentre si alternano e duettano mostrando un'amalgama perfetta. La scaletta prevede otto pezzi dall'ultimo album Pirates e il tema piratesco e del viaggio che combina speranza e incertezza contraddistingue ogni cosa: dall'abbigliamento della band, all'ambientazione, all'introduzione dei pezzi con cui i due vocalist raccontano le storie dietro a ciascuna delle loro canzoni. Questa volta però si nota qualcosa di diverso, mentre Michele in forma straripante dialoga con il pubblico in italiano non traspare solo la passione per la musica ma anche la gioia di poter tornare alla normalità dopo due anni terribili. La positività che la band vuole esprimere sprizza da ogni gesto; il sorriso non manca mai, Clémentine scherza lanciando tra il pubblico il cappello da pirata di Michele e lo stesso Michele dice chiaro che questo non è un concerto ma una festa quando invita il pubblico a saltare durante l'esecuzione di Melancholy Angel. Ovviamente tutti seguiamo l'invito e mentre salto e canto con loro mi viene un dubbio: ma come fa Clémentine a passare al registro lirico mentre salta?
Quando Clem annuncia che siamo giunti all'ultima canzone guardo l'orologio perché non ci credo, mi sembra che dall'inizio siano passati dieci minuti e invece devo riconoscere che la band suona da un'ora e mezza. Sarà che ho divorato Pirates e lo so a memoria, ma questo concerto è davvero volato. Lo show si chiude con Pirates Will Return e Legion of the Seas, ma anche quando si spengono le luci non c'è una gran fretta di andare a casa e la scelta è vincente perché la band di ferma a bere qualcosa di fresco con il pubblico e Michele e il chitarrista Christian Douscha sono anche ben disponibili per chi vuole fare una foto con loro.
La serata a questo punto volge al termine davvero, ma quello che resta mentre riprendiamo l'autostrada con Pirates nell'autoradio è una sensazione di positività che dopo un concerto non si respirava da tempo, perché la gioia che la band ha voluto trasmetterci ci ha coinvolto in pieno e ce la portiamo a casa. Ed è quello che serve per riprendere il mondo come lo conoscevamo. E alla fine non resta che ringraziare chi ha reso possibile tutto questo.
Grazie Xandria, grazie Visions of Atlantis e grazie Legend. Grazie a tutti.
mercoledì 28 settembre 2022
Omicidio di Tupac: intervista a Chris Carroll, il primo poliziotto che intervenne sulla scena dopo la sparatoria
È disponibile sul mio canale YouTube un'intervista a Chris Carroll, ex sergente della polizia di Las Vegas che intervenne sulla scena dopo la sparatoria che portò alla morte di Tupac Shakur avvenuta il 7 settembre del 1996.
L'intervista è disponibile solo in inglese.
L'intervista è disponibile solo in inglese.
martedì 30 agosto 2022
Sui luoghi dell'omicidio di Tupac Shakur
Finalmente, dopo due anni di rinvio dovuti alla pandemia, sono riuscito a fare il tanto atteso viaggio americano che aveva Las Vegas come prima tappa. Non ci ero mai stato e forse, tutto sommato, ho scelto il periodo migliore visto che tante delle caratteristiche di questa città del deserto sono nate negli ultimi anni, come la presenza di due squadre in altrettante leghe sportive professionistiche le cui pubblicità si vedono praticamente ovunque: i Vegas Golden Knights della NHL e i Las Vegas Raiders della NFL trasferitisi nel 2019 da Oakland alla più grande città del Nevada. Trovandomi a Las Vegas, era inevitabile andare a vedere i luoghi in cui il 7 settembre del 1996 si svolse la sparatoria in seguito alla quale Tupac Shakur perse la vita a venticinque anni.
L'incrocio tra Koval Lane e Flamingo Road |
Il punto principale è ovviamente l'incrocio tra Koval Lane e Flamingo Road, quello in cui la misteriosa Cadillac bianca affiancò sulla destra la BMW di Suge Knight e dove l'assassino seduto sul sedile posteriore sinistro esplose vari colpi di pistola in direzione di Tupac Shakur che si trovava sul sedile anteriore destro della BMW. Dapprima ho tentato di andarci dopo cena, verso le 23, percorrendo Harmon Avenue, ma la zona non sembrava raccomandabile a quell'ora con il buio e quindi ho abbandonato l'intento. Ho ritentato il giorno dopo con la luce del sole e percorrendo Flamingo Road anziché Harmon Avenue. Flamingo Road, superati i primi alberghi più vicini a Las Vegas Strip, non mi ha dato l'impressione di essere particolarmente più sicura di Harmon Avenue con il buio, ma di giorno era sicuramente praticabile e mi ha dato la possibilità di avvicinarmi all'incrocio seguendo proprio il percorso di Suge e Tupac.
Il memoriale su Flamingo Road |
Dopo la sparatoria la BMW guidata da Suge Knight fece inversione per tornare verso Las Vegas Strip, in direzione dell'ospedale, e si fermò all'incrocio con Harmon Avenue davanti all'Hotel Bellagio a causa di ben tre gomme bucate, e fu lì che la polizia della città riuscì a intervenire. Dopo aver visto l'incrocio tra Koval e Flamingo, avevo appuntamento per cena con Chris Carroll, l'ex sergente della polizia che fu il primo a intervenire in bici quando l'auto di fermò. Durante la cena, a base della migliore carne e del miglior vino che si possano trovare a Las Vegas, l'argomento di Tupac è uscito varie volte nella conversazione e Chris mi ha confermato molte cose emerse nell'intervista che mi rilasciò due anni fa. Ad esempio mi raccontò che le prime parole che gli rivolse Tupac furono Fuck You, che sulle prime fu costretto ad allontanare Suge Knight anche minacciandolo in quanto non sapeva chi fosse e poiché in quella circostanza poteva rappresentare un pericolo, o che la guardia del corpo Frank Alexander non era presente sulla scena e che i racconti da lui proposti tra il 1995 e il 2013 (anno del suo suicidio) sono in ottima parte frutto di fantasia.
Io e Chris Carroll dopo la nostra cena a Las Vegas |
Il dettaglio più importante del racconto di Chris riguarda ovviamente l'autore dell'omicidio: secondo l'ex poliziotto si tratta del gangster Orlando Anderson, cui cui Tupac ebbe uno scontro fisico all'MGM Grand dopo l'incontro tra Mike Tyson e Bruce Seldon poche ore prima della sparatoria. Anderson è morto nel 1998 in un omicidio legato alle rivalità tra gang, slegato dalla morte di Tupac, e questo ha in qualche modo chiuso i conti.
Il 723 della 7th Avenue |
Purtroppo di posti da andare a vedere ce ne sarebbero stati altri, come l'MGM Grand o l'incrocio tra Wilshire Boulevard e South Fairfax Avenue a Los Angeles (anch'essa tappa del viaggio) dove fu ucciso Notorious B.I.G, ma questa volta ne è mancato il tempo. Sarà per il prossimo giro sulla West Coast, perché spesso per capire l'arte di personaggi singolari come Tupac Shakur è necessario vedere anche i luoghi dove il loro cammino ha incontrato una drammatica fine.
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