giovedì 7 gennaio 2016

Intervista a Gianluigi Cavallo

Il 2015 ha visto il ritorno sulle scene musicali di Gianluigi Cavallo, ex frontman dei Litfiba dal 2000 al 2006 e attualmente cantante del suo nuovo progetto musicale chiamato ilNero che vede nella sua formazione anche la presenza del figlio Sebastiano come chitarrista.

Cabo ha cortesemente accettato la nostra proposta di rilasciarci un'intervista che potete leggere di seguito.

Ringraziamo Gianluigi per la sua cortesia e disponibilità


125esima Strada: Ciao Cabo, anzitutto grazie del tempo che ci dedichi. Parliamo del tuo nuovo disco, come è nato ilNero?

Gianluigi Cavallo: Dalla voglia di creare insieme ad amici e fratelli arte, musica ed emozioni. Il concetto di nero è davvero molto esteso e rispecchia completamente le nostre filosofie di pensiero a riguardo. Il nero è la madre della luce. Senza il nero le luci, anche le più tenui, non sarebbero visibili. E’ uno stato di profonda quiete che ti impone di ascoltare il tuo essere.


125esima Strada: E i brani del disco come sono nati?

Gianluigi Cavallo: Ho sempre continuato a scrivere in questi anni, con il piacere di estrarre quanto contenuto nel mio essere. Alcuni arrivano addirittura dal 1995, brani che avevo scritto e che non abbiamo utilizzato nei Litfiba. Il tutto è stato preso e portato in sala prove con i miei fratelli “neri” e da lì la stesura ed il vestito finale.


125esima Strada: Cosa provi a vedere tuo figlio che si esibisce insieme a te come chitarrista?

Gianluigi Cavallo: Orgoglio e gioia. Metà di me vorrebbe essere giù dal palco per assistere allo spettacolo senza perdere un secondo. Un dei regali più belli di questa vita, suonare insieme a mio figlio.


125esima Strada: A quale brano del disco sei più legato (se ce n'è uno)?

Gianluigi Cavallo: Nessuno in particolare.


125esima Strada: Come mai hai scelto proprio Heroes per tornare sulle scene dopo la tua lunga assenza?

Gianluigi Cavallo: Il Duca Bianco è un esempio, un maestro, sempre. La sua capacità di emozionare è rimasta inalterata e non perde occasione per mostrare la sua coerenza e il suo talento. Heroes è stata una scelta immediata, secca, diretta.

Adoro quel brano e dedicarlo ai mie fan che fino ad oggi hanno aspettato con pazienza e passione il mio ritorno è stato spontaneo. Celebrare persone e amici che per tanto tempo hanno fatto viaggi, sacrifici, chilometri, speso soldi, per condividere le emozioni di una sera insieme è quanto di più vero c’è in questa vita.


125esima Strada: Quali sono i tuoi gruppi o cantanti preferiti attualmente?

Gianluigi Cavallo: Ascolto musica a 360 gradi. Attualmente le mie preferenze sono David Bowie, Foo Fighters, Muse, Franz Ferdinand, Kasabian, Slash.


125esima Strada: E invece quali sono i tuoi preferiti di tutti i tempi?

Gianluigi Cavallo: Troppi da nominare: da Robert Johnson ai Muse, non dimenticando Paganini, Miles Davis, Paco de Lucia, ecc.ecc.

Troppi per fare una lista sensata. Ogni artista mi incontra durante i passi del mio vivere.


125esima Strada: Quali generi musicali ascolti oltre al rock?

Gianluigi Cavallo: Tutti. Non ci sono limiti alle emozioni. Tutto quello che mi emoziona.


125esima Strada: Qual'è il tuo ricordo più bello degli anni che hai trascorso nei Litfiba?

Gianluigi Cavallo: Il pubblico, i fan, gli amici.


125esima Strada: Come riesci a coniugare il tuo lavoro di CEO di Virtualcom con l'attività di rocker?

Gianluigi Cavallo: C’è chi gioca a golf o a calcetto… io suono.


125esima Strada: Ci sarà mai un nuovo album de ilNero?

Gianluigi Cavallo: E’ già in lavorazione. Siamo tornati, per restare.

giovedì 24 dicembre 2015

Tarja - Henkäys Ikuisuudesta

Dopo aver abbandonato i Nightwish alla fine del 2005 per dissapori interni, la soprano finlandese Tarja Turunen non aspettò neppure un anno prima di avviare la propria carriera solista, ma anziché proseguire sulla strada del symphonic metal, che comunque avrebbe ripreso con gli album successivi, iniziò questa nuova fase con un disco di canti natalizi intitolato Henkäys Ikuisuudesta. L'album è una raccolta di brani classici e moderni con l'aggiunta del pezzo di apertura intitolato Kuin Henkäys Ikuisuutta scritto dalla stessa Tarja in finlandese.

Ciò che colpisce già dal primo ascolto è l'incredibile varietà dei brani scelti da Tarja che ha attinto da diversi decenni dello scorso secolo, da colonne sonore e anche dalla tradizione natalizia classica e lirica. Tra i pezzi moderni interpretati da Tarja troviamo infatti la celeberrima Happy Xmas (War is Over) di John Lennon, Happy New Year degli Abba, You Would Have Loved This di Cori Connors, The Eyes of a Child degli Air Supply, Marian Poika traduzione in finlandese di Mary's Boy Child di Jester Hairston e Walking in the Air dal film The Snowman che Tarja aveva già inciso nel 1998 nell'album Oceanborn dei Nightwish ma che qui troviamo registrata con una strumentazione più classica accompagnata solo da organo e archi. Questi brani sono proposti in versioni sostanzialmente uguali agli originali con la splendida voce di Tarja a renderli ancora più speciali e già da questi pochi pezzi si capisce come Tarja sia perfetta in qualunque stile canoro in cui si cimenti, passando dall'allegria del brano di Hairston al canto lirico di Walking in the Air.

Tra i brani classici ne troviamo quattro appartenenti alla tradizione finlandese, En Etsi Valtaa, Loistoa che Tarja aveva già inciso nel 2004 nel suo singolo natalizio Yhden Enkelin Unelma e che qui è stata reincisa, Varpunen Jouluaamuna, Mökit Nukkuu Lumiset e Jo Joutuu Ilta oltre all'Ave Maria di Schubert cantata in tedesco, il Quia Respexit dal Magnificat di Bach e Jouluyö, Juhlayö versione finlandese di Stille Nacth. Tarja canta tutti i brani classici con registro lirico e sulle sue interpretazioni c'è ben poco da dire perché è semplicemente impeccabile in ogni esecuzione.

L'album è stato ristampato nel 2010 con quattro brani nuovi tutti in finlandese; tre di questi Heinillä Härkien, Maa On Niin Kaunis e Arkihuolesi Kaikki Heitä erano stati incisi da Tarja l'anno predente per la compilation natalizia Maailman Kauneimmat Joululaulut, e il quarto Kun Joulu On è invece di nuovo tratto da Yhden Enkelin Unelma.

Tutti questi brani e molti altri sia moderni che classici vengono eseguiti regolarmente da Tarja dal vivo nelle sue tournée natalizie a riconferma del fatto che una delle voci metal più note del mondo è anche una delle voci classiche migliori del pianeta in grado di far vivere l'atmosfera natalizia come nessun'altro sa fare. Ma come abbiamo già scritto varie volte sulle pagine di questo blog a Tarja non servono più conferme a dimostrare che sa eseguire ogni stile canoro in modo perfetto.

giovedì 17 dicembre 2015

Halford - Halford 3 - Winter Songs

La band che porta il suo cognome è uno dei progetti paralleli di Rob Halford nati nel periodo del suo temporaneo allontanamento dai Judas Priest. Il terzo album degli Halford, uscito nel 2009, è intitolato Halford 3 - Winter Songs ed è una raccolta di canti natalizi, genere in cui si sono cimentati molti musicisti di ogni estrazione ma che può sembrare insolito per una band metal. In realtà per quanto raro questo non è un caso isolato visto che anche i Twisted Sister hanno realizzato un bellissimo album natalizio e anche altri gruppi come i Manowar, gli Helloween o i Bad Religion si sono cimentati in questo genere.

Il disco degli Halford è composto da dieci brani di cui quattro inediti scritti dallo stesso Rob in un caso coadiuvato dal resto della band, cinque classici della tradizione natalizia e Winter Song scritta nel 2008 da Sara Bareilles e Ingrid Michaelson qui proposta in versione ballad. Ciò che rende questo disco unico è l'accostamento delle melodie dei brani all'energia espressa dalla band che resta coerente con le produzioni consuete di Halford, con forti chitarre, sezione ritmica molto presente e la voce straordinaria e ineguagliabile di Rob a cantare i pezzi. I brani inediti, i cui testi sono tutti molto intimistici, spirituali e positivi, offrono una varietà di suono davvero ricca, si passa dall'aggressiva ed energica Get Into The Spirit alle allegre Christmas for Everyone e I Don't Care e tra gli inediti non manca un momento più riflessivo con Light of the World.

I brani classici come Oh Come O Come Emanuel, We Three Kings e What Child is This sono suonati rispettando le melodie originali che tutti conosciamo ma in modo molto forte e aggressivo portando così una bella ventata di modernità alla tradizione. I pezzi migliori sono comunque gli ultimi due: i classici natalizi per eccellenza Oh Holy Night e Come All Ye Faithful. E' con questi due che Halford raggiunge il livello più alto di questo atipico disco con cui crea perfettamente l'atmosfera natalizia in chiave metal.

Se c'è una cosa che non manca a Rob Halford è la capacità di esprimersi in stili musicali diversi, basti pensare alla varietà musicale prodotta dai Judas Priest e dalle sue sue derive street metal con i Fight e industrial metal con i 2wo. Rob fondò gli Halford per tornare al metal più classico e con questo ottimo album dimostrò anche di saper unire il metal alla tradizione come solo i grandi musicisti sanno fare e il risultato è un album che non può mancare né nella discografia degli amanti del metal né in quella degli amanti dei canti natalizi.

giovedì 10 dicembre 2015

Chorny Kofe - Vol'nomu - Volya

I Chorny Kofe (in cirillico Чёрный Кофе) sono uno dei gruppi di spicco della scena metal moscovita che con i suoi suoni teatrali e maestosi ha creato una nicchia di grande valore nella produzione metal mondiale grazie alle sonorità distintive che la identificano. La band fondata a Mosca nei primi anni 80 ha iniziato la propria attività nell'84 con il disco Pridi I Vse Vozmi (Приди и всё возьми), nonostante anche i primi LP fossero di ottima qualità i migliori dischi della loro carriera sono quelli registrati verso la fine del decennio tra cui il loro sesto uscito nel 1989 e intitolato Vol'nomu - Volya (Вольному — воля).

La musica dei Chorny Kofe si basa su un metal classico di ispirazione NWOBHM ricco di melodie grazie all'uso massiccio di tastiere che lo avvicina anche al pop metal molto in voga in USA e UK nello stesso periodo. Inoltre la forza della band si basa anche sulla potenza della voce del cantante Dmitry Varshavsky incredibilmente forte e acuta e sul suono delle chitarre al contempo energiche e melodiche che ricorda gruppi storici del metal come i Dio o i Rainbow.

L'album parte fortissimo con l'energica Brozhu Po Gorodu Oodin (Брожу по городу один) e tra gli altri brani spiccano anche la title track, Na Posljednij Pojezd (На последний поезд) e Svjetlyj Obra (Светлый обра) che sono ottimi esempi di come il gruppo sappia coniugare abilmente forza e melodia.

Il disco è composto in totale da 9 brani di cui sette veloci e due ballad piuttosto tradizionali che riprendono gli stilemi classici dei lenti metal. Bellissima anche la trascinante traccia conclusiva Eto — Rok (Это — рок), nuova versione del brano dallo stesso titolo inciso nel 1986 sulla ristampa dell'album Svjetlyj Mjetall (Светлый металл), che grazie ai cori sul ritornello risulta incredibilmente coinvolgente e molto più potente dell'originale. In pezzo non va confuso con il brano omonimo che apre il primo album degli Aria e che con questo ha in comune solo il titolo.

Nell'edizione in CD dell'album, che ha una copertina diversa rispetto al vinile, è aggiunta una decima traccia intitolata Staryj Park (Старый парк), cupa ballad dalle atmosfere new wave.

Nonostante numerosi cambi di formazione che hanno lasciato il solo Dmitry Varshavsky come unico membro della band dalle origini fino ad oggi, i Chorny Kofe, in cui oggi milita anche la moglie del cantante Jevgjenija Varshavskaja come chitarrista, continuano a produrre ottimi album di altrettanto ottimo metal e fortunatamente non sembrano intenzionati a fermarsi. E finché la qualità della loro musica resta questa saranno sempre i benvenuti nelle discografie di tutti gli amanti del rock.

giovedì 3 dicembre 2015

Leize - Cuando Te Muerden

I baschi Leize sono da quasi trent'anni una delle band di punta del rock urbano, stile del rock spagnolo che lega sonorità aspre e dure tipiche dell'hard rock (con influenze blues e spesso tendenti al metal) con testi che parlano di tematiche sociali come il disagio delle classi meno abbienti. Come genere musicale il rock urbano è quindi più caratterizzato dai temi trattati che non dalle caratteristiche sonore che sono in realtà riconducibili ad altri stili.

La band di Zestoa è tornata con un nuovo album ad ottobre del 2015 a sette anni di distanza dal precedente Solo para Ti . Il nuovo album intitolato Cuando Te Muerden resta fedele alla tradizione musicale della band con musiche ruvide e graffianti ricche di riff di chitarra, liriche rabbiose e abbondanti cori soprattutto nei ritornelli.

Il disco è composto di 11 tracce di grande impatto sonoro e tutte di ottima qualità, la maggior parte dei brani è forte e aggressivo, ma non mancano momenti più melodici come Hundiéndome en la Noche, Como Arena e Cuando Te Veo che richiama sonorità hair metal degli anni 80. Nel disco sono presenti anche due ballad, Sin Ti e Tu Amistad, che uniscono efficacemente melodia ed energia come la band ha già fatto in passato nei suoi brani lenti come Dejame Decirte o Abandonado. Le due ballad portano anche un po' di varietà nella musica dei Leize che, per quanto bella, bisogna ammettere resta sempre piuttosto uguale a sé stessa.

Tra i brani migliori si trovano anche il travolgente brano di apertura Donde Esta e la title track che inizia con il ringhio di un cane a cui si sommano le chitarre e poi il canto richiamando quindi quanto mostrato nella copertina del disco in cui si vedono le fauci di un cane sovrimpresse all'immagine di un vicolo deserto.

A 28 anni di distanza dall'esordio con Devorando las Calles i Leize confermano di saper fare ancora dell'ottima musica e di non risentire minimamente del peso degli anni, il gruppo guidato da Félix Lasa non è un'eccezione nell'ottimo panorama hard rock spagnolo in cui spiccano anche i Medina Azahara che sono sulla cresta dell'onda da quattro decenni e gli Héroes del Silencio che nella loro breve carriera si sono dimostrati uno dei migliori gruppi rock della storia. Ed è anche grazie a gruppi meno noti come i Leize che il paese iberico può confrontarsi a testa alta con la produzione rock dei paesi anglosassoni staccando nettamente tutti gli altri stati dell'Europa continentale.

giovedì 26 novembre 2015

Come nasce un capolavoro: Moonlight Shadow

Moonlight Shadow è uno dei brani più noti dello straordinario compositore e polistrumentista britannico Mike Oldfield, autore tra le varie sue opere di capolavori come tutta la serie dei dischi intitolati Tubular Bells. Secondo una leggenda abbastanza diffusa Moonlight Shadow sarebbe stata ispirata dalla morte di John Lennon per via del verso He was shot six times by a man on the run; in realtà non solo quanto narrato dal verso in questione non collima con la realtà (a Lennon furono sparati cinque colpi, non sei; e Mark Chapman era tutt'altro che un uomo in fuga perché dopo aver sparato a Lennon si sedette sul marciapiede in attesa della polizia) ma lo stesso Oldfield nella sua autobiografia intitolata Changeling: The Autobiography of Mike Oldfield spiegò come nacque il pezzo e la sua genesi è molto diversa da quanto sostenuto dalle leggende metropolitane.

Oldfield partì a sviluppare la melodia lavorando su alcuni accordi che aveva in testa, affidò dapprima la stesura del testo alla cantante Hazel O'Connor che ne scrisse una prima versione intitolata Midnight Passion, ma il musicista non fu soddisfatto del risultato. Dopo averci ragionato per tre mesi decise che a cantarla sarebbe stata Maggie Reilly e si accordò con lei per una sessione di registrazione, la notte prima Oldfield rimase sveglio per stendere il testo. L'ispirazione gli venne guardando fuori dalla finestra la Luna che illuminava il paesaggio circostante e dal film Houdini (Il Mago Houdini, nella versione italiana) con Tony Curtis e Janet Leigh. Riguardo all'ipotetica ispirazione alla morte di Lennon, Oldfield aggiunge che anche lui si trovava a New York quel fatidico giorno e che forse qualche pensiero su quei fatti gli rimase nel subconscio, ma nulla di più e nulla di intenzionale.

Oldfield ricorda anche che Maggie non cantava come lui si aspettava perché pronunciava le parole con la cadenza tipica del soul e quindi per lei il brano era Moonlight Shahdoah. Dopo aver speso molto tempo con grande concentrazione e impegno da parte di entrambi affinché la cantante scandisse le sillabe secondo le aspettative di Oldfield, l'esito fu finalmente quello desiderato e il successo fu superiore alle aspettative.

L'album in cui è inserito questo capolavoro si intitola Crisis, ma proprio grazie a Moonlight Shadow e all'altrettanto bella Foreign Affair fu tutto tranne che un momento di crisi.

giovedì 19 novembre 2015

Dai Karma agli Juan Mordecai

Il rock italiano ha vissuto negli anni 90 un momento di gloria e creatività che non si è mai ripetuto né prima né dopo e che ha visto la nascita di gruppi come i Ritmo Tribale, i Rats, i Clan Destino e molti altri che hanno portato una seppur breve ventata di novità in un panorama che di norma si basa sul pop di facile consumo. Una delle migliori espressioni della musica di quel decennio sono senza dubbio i milanesi Karma che nonostante abbiano avuto una carriera molto breve hanno scritto una delle più belle e importanti pagine della storia della musica del nostro paese riuscendo nell'ardua impresa di portare il grunge al di fuori dei confini nordamericani fino all'Italia.

Il gruppo nacque nel 1990 a Milano con il nome Circle of Karma e formato da David Moretti alla voce e alla chitarra, Andrea Bacchini alla chitarra, Andrea Viti al basso, Diego Besozzi alla batteria e Alessandro Rossi detto Pacho alle percussioni. La band registrò dapprima un album, mai pubblicato, interamente in inglese che alcuni anni dopo, e dopo aver abbreviato il proprio nome in Karma, tradusse in italiano e reincise dando così vita al proprio primo ed eponimo album realmente pubblicato. L'album fu l'unico disco italiano di vero grunge e forse il migliore al mondo realizzato in una lingua diversa dall'inglese. La band si ispirava alle grandi formazioni del genere come Pearl Jam, Soundgarden e soprattutto agli Alice in Chains anche dal punto di vista del cantato di Moretti molto simile a quello di Layne Staley; inoltre i Karma arricchirono la propria musica con sonorità tribali e orientali grazie alle percussioni e al sitar suonato dallo stesso Moretti. Il disco spazia dai brani più potenti e graffianti come Lo Stato Delle Cose, Il Volo e La Differenza ad altri più melodici tra cui spiccano Terra e Cosa Resta che a nostro giudizio è il brano più bello dell'intero disco. Tra i pezzi migliori si trova l'orientaleggiante Nascondimi che con i suoi richiami indiani replica l'esperimento simile operato dai Soundgarden nello stesso anno nel loro album Superunknown e anticipa di due anni le sonorità che i Kula Shaker avrebbero trasformato nel proprio marchio di fabbrica. In totale il disco è composto da 14 brani tutti di grande impatto, contrariamente alla maggioranza degli artisti italiani che realizzano album con tre o quattro brani di livello e una lunga serie di riempitivi.

Dopo il primo album i Karma tornarono nel 1996 con il loro secondo lavoro intitolato Astronotus in cui si allontanano dal grunge, che in quell'anno stava vivendo la propria parabola discendente, spostandosi verso il rock psichedelico ricco di distorsioni e accentuando le sonorità tribali ed etniche grazie alle percussioni sempre più presenti. Il disco propone di nuovo un buon equilibrio tra brani veloci come 3° Millennio e brani melodici come Indivisibili, Atomi e l'onirica Selezione Naturale. Il grunge non viene comunque completamente abbandonato anche se l'unico brano che ancora resta ancorato al suono di Seattle è l'ottima Atomi. Di grande impatto sono anche le strumentali Kali Yuga e Amazzonia, i due pezzi in cui i suoni etnici si fanno più forti, e la lunga e variegata jam Astronotus che unisce il suono delle chitarre a quelli tribali.

Dopo questo secondo album i Karma si allontanarono dalle scene e ufficialmente non pubblicarono altri album. Tuttavia nel 2007, a ben 11 anni di distanza da Astronotus, Moretti e Viti diedero vita a un duo chiamato Juan Mordecai che vide tra i propri musicisti di supporto gli ex Karma Bacchini, Besozzi e Pacho. Il primo e unico album degli Juan Mordecai, che a differenza dei Karma cantano in inglese, si intitola Songs of Flesh and Blood e pur restando nelle sonorità psichedeliche presenta una varietà musicale impressionante. Il disco parte con la graffiante Prodigal Son dalle atmosfere che tendono al punk e prosegue con la lenta The Flesh Song che è il brano più psichedelico dell'intero album. Tra i brani migliori si trovano anche Someone Better, di chiara ispirazione stoner rock, 3 Little Lusts ispirata invece al folk rock americano, e Black Clouds con le sue atmosfere country seppure più buie e cupe di quelle consuete dei cantanti statunitensi del genere. Non manca in questo disco un tocco di grunge con la stupenda Skin & Bones che ne propone una versione un po' più psichedelica rispetto alle sonorità dei Karma. In due degli undici pezzi la voce solista è affidata a Viti anziché a Moretti: I Saw You e Demon Lover, entrambe molto lente e d'atmosfera.

Il finora unico album degli Juan Mordecai è un assoluto capolavoro per qualità e varietà e questa esperienza aprì le porte alla reunion dei Karma nel 2010, ma la band tornò insieme solo da vivo per un tour e non registrò materiale inedito.

E' un vero peccato che Moretti e la sua band abbiano prodotto solo tre album perché sono indiscutibilmente tra i migliori musicisti della nostra penisola. Del resto oggi David Moretti è Deputy Creative Director di Wired ed è molto improbabile che torni a scrivere e registrare. Ma è comunque grazie a lui e al suo gruppo che il nostro paese può vantare queste poche ma ottime perle di rock.