venerdì 8 maggio 2015

Ringo Starr - Postcards From Paradise

Ciò che ha sempre distinto i Beatles dalla maggioranza degli altri gruppi di ogni epoca è che i Fab Four erano quattro geni della musica mentre molte altre band sono formate da alcuni musicisti di livello e da comprimari che completano la formazione. Infatti, una volta sciolto il gruppo, ciascuno dei quattro di Liverpool è stato capace di avviare una carriera solista di ottimo livello.

E se c'è una cosa che di certo non può essere rimproverata a Ringo Starr è di essere poco produttivo: l'ex-batterista dei Beatles infatti pubblica tuttora un album ogni pochi anni e a quasi 75 anni ha da poco dato alle stampe il suo nuovo lavoro intitolato Postcards From Paradise. La prima cosa che si nota prima ancora di ascoltare il CD è che rispetto agli ultimi lavori di Ringo la durata è aumentata così come il numero dei brani; se Y Not e Ringo 2012 si assestavano intorno ai 30 minuti, con Postcards From Paradise siamo a 48 minuti. Ancora pochi nell'era della musica digitale, ma tutto sommato accettabile.

L'album parte alla grande con un brano autobiografico molto veloce e divertente intitolato Rory and the Hurricanes in cui Ringo ricorda quando suonava nella band di Rory Storm prima di approdare ai Beatles; il ritornello del brano, con controcanto di voci femminili, è di grande effetto e molto trascinante.

Il resto del disco rimane su alti livelli qualitativi e su atmosfere divertenti. Un buon numero di brani (Bridges, Right Side of the Road, Bamboula e Island in the Sun) ha forti sonorità reggae e caraibiche che danno un tocco di varietà all'album. Del resto già dai tempi di Ob-La-Di Ob-La-Da i quattro di Liverpool hanno dimostrato di essere attenti alle sonorità esotiche provenienti da terre lontane che comunque in Inghilterra sono ben radicate (basti pensare che il Regno Unito è il secondo produttore mondiale di musica reggae dopo la Giamaica, che per secoli ne è stata una colonia).

L'album si chiude così come è iniziato: con brani veloci e chiaramente festaioli, come Touch and Go e Let Love Lead, quest'ultimo caratterizzato da una bella mistura di assoli di chitarra e cori. Tra i due si trova Confirmation che porta anche un po' di rock blues in questo album.

Per tutte le 11 tracce la voce di Ringo sembra proprio che non abbia subito alcun calo dai tempi di Octopus's Garden o Yellow Submarine, e ciò che veramente stupisce è che questo disco è molto migliore dei suoi precedenti lavori, che comunque erano più che buoni, sia in termini di qualità che di varietà dei suoni offerti.

Del resto Ringo Starr è un mito, uno dei migliori musicisti della storia e anche se si trova a metà strada tra i settanta e gli ottanta anni resta uno degli artisti più creativi del panorama musicale che ha ancora molto da insegnare a tanti suoi colleghi di ogni età.

sabato 2 maggio 2015

Héroes del Silencio: gli eroi del rock iberico

Gli Héroes del Silencio nacquero a Saragozza nel primi anni '80. I fratelli Pietro e Juan Valdivia fondarono insieme al cugino Javier un gruppo rock che inizialmente si chiamò Zumo de Vidrio, ma la formazione iniziale durò poco. Il gruppo conobbe Enrique Ortiz de Landazuri (che poco dopo avrebbe iniziato a usare il nome d'arte Enrique Bunbury prendendo il cognome da uno dei personaggi della commedia di William Shakespeare L'importanza di chiamarsi Ernesto) che dapprima avrebbe dovuto entrare nella band come bassista, ma dopo l'abbandono di Javier prese il posto del cantante. Nel gruppo entrarono quindi anche Joaqun Cardiel, come bassista, e Pedru Andreu che andò a sostituire Pedro Valdivia come batterista.

La nuova formazione cambiò il nome in Héroes del Silencio, tratto dal titolo di una delle canzoni già scritte, e durante un'esibizione dal vivo fu notata dal chitarrista del gruppo disco Olé Olé Gustavo Montesano che li mise in contatto con la EMI per la registrazione di un EP. L'accordo con la EMI fu che se l'EP avesse venduto almeno 5000 copie, il gruppo avrebbe potuto registrare un intero LP.

Il primo EP uscì nel 1987 e si intitolò Héroe de leyenda; vendette in breve tempo 30.000 copie e aprì le porte agli Héroes del Silencio per la registrazione del primo album nel 1988 dal titolo El mar no cesa. L'album si distinte per il suono singolare della band che mischiava una forte sezione ritmica con ricchi arpeggi di chitarra a unire suoni hard rock con una vena latina e mediterranea tipica spagnola. Il disco contiene alcuni capolavori, come No mas lascrimas e Flor venenosa, che resteranno tra i migliori brani di sempre della band. L'album raggiunse quota 150.000 copie che per una band esordiente è un ottimo risultato.

Il secondo album degli Héroes del Silencio intitolato Senderos de traiciòn uscì nel 1990. In questo secondo disco, pur continuando sulla strada intrapresa dal primo, il suono inizia a farsi leggermente più duro e tra i brani si trova Entre dos tierras che rimarrà per sempre il loro più grande successo. L'album vendette in due settimana 400.000 copie e visto il successo conseguito in patria il gruppo fu invitato a partecipare a Berlino al concerto Rock Against Racism che consentì loro finalmente di raccogliere interesse anche al di fuori dei confini spagnoli. Negli stessi mesi uscì l'album live Senda 91 registrato durante il tour seguito all'uscita del secondo album.

Nel 1992 gli Héroes del Silencio raccolsero consensi anche in Italia dove furono invitati a partecipare al Festivalbar proprio con Entre dos tierras che finì anche nella compilation della rassegna musicale di quell'anno.

Nel 1993 vide la luce anche il terzo album del gruppo intitolato El espiritu del vino in cui la band vira ancora con più decisione verso l'hard rock. Per registrare l'album la band si avvalse della collaborazione del tastierista Copi Corellano e per la prima volta incise con cinque elementi. L'album contiene altri capolavori come El camino del exceso, brano hard rock molto potente e veloce, e Bendecida e Bendecida 2 dedicate a Bendetta Mazzini, figlia della cantante Mina, che al tempo era sentimentalmente legata al cantante Enrique e che in seguito si sarebbe legata anche al rapper J-Ax. "Bendecida", infatti, significa proprio "benedetta" in spagnolo.

L'album raggiunse le 600.000 copie e portò il gruppo a un tour di 134 date. Dopo un periodo di pausa, nel primi mesi del 1995 il gruppo tornò in studio, questa volta a Los Angeles e non più in Spagna, per registrare il quarto album intitolata Avalancha e prodotto da Bob Ezrin, già produttore tra gli altri di Alice Cooper e Kiss. Il disco prosegue sulla scia del precedente e contiene altri brani storici come la title-track e La chispa adecuada (Bendecida 3), dedicata ancora a Benedetta Mazzini.

Dopo la pubblicazione dell'album, che non raggiunse il successo dei precedenti fermandosi a 200.000 copie, il gruppo intraprese un tour che li portò per la prima volta a esibirsi dal vivo in Nord America. Nel 1996 la band pubblicò anche un doppio album dal vivo, registrato per metà a Madrid e per meta a Saragozza, intitolato Parasiempre ma a dispetto del titolo fu l'ultimo lavoro realizzato dal gruppo che nel giro di poco si sciolse a causa di dissapori interni.

Nonostante di fatto gli Héroes non esistessero più, la EMI nel 1998 pubblicò l'album Rarezas contenete alcuni b-side, alcune versione inedite di brani precedentemente pubblicati e qualche pezzo nuovo. Il disco in realtà è piuttosto scadente. Dopo lo scioglimento della band Enrique Bunbury intraprese una carriera solista in cui rinunciò completamente al rock per virare verso un etnofolk cantautorale.

Nel 2007 la band si riunì per un tour in Spagna e America al termine del quale si sciolse di nuovo senza pubblicare nulla di inedito.

La fama degli Héroes del Silencio in Italia è penalizzata dall'essere troppo spesso tacciati di aver copiato i nostrani Litfiba per via di alcune sonorità simili. Effettivamente il cantato di Enrique è molto simile a quello di Piero Pelù, ma questo non implica che uno abbia copiato l'altro: si tratta semplicemente di due cantanti latini, coevi e dallo stile simile che si ispirano ad alcuni modelli, ad esempio David Bowie, in comune. Ed effettivamente alcuni brani dei Litfiba hanno sonorità mediterranee che si possono accostare a quelle degli Héroes, ad esempio Il volo, Woda woda o Cangaceiro; ma le similitudini tra i due gruppi finiscono qui. I Litfiba hanno spaziato musicalmente più degli Héroes passando dalla new wave, all'hard rock, al disco pop; mentre gli iberici sono sempre rimasti fedeli al modello iniziale. Inoltre le tematiche toccate sono notevolmente diverse: mentre i Litfiba cantano spesso di politica e problemi sociali, gli Héroes trattano temi intimistici.

In ultimo, spesso si legge in rete che gli Héroes del Silencio abbiano tratto il proprio nome da due brani dei Litfiba: Eroi nel vento e Re del silenzio. Ma Eroi nel vento è uscita lo stesso anno in cui il gruppo spagnolo ha assunto il suo nome finale, e Re del silenzio ben due anni dopo. Inoltre, come scritto prima, gli Héroes del Silencio trassero il loro nome da una canzone scritta quando ancora si chiamavano Zumo de Vidrio e che fu poi reintitolata Héroe de leyenda.

Semplicemente, in sintesi, si tratta di due grandi gruppi: ma nessuno dei due ha copiato dall'altro.

E' un vero peccato che la carriera degli Hèroes del Silencio sia durata così poco perché nonostante abbiano inciso solo quattro album sono uno dei pochi gruppi rock non anglofoni che possano competere con le leggende angloamericane. Ma forse vista la qualità della loro musica si può per una volta invertire il discorso e constatare che sono pochi i gruppi blasonati che possono reggere il confronto con gli iberici Héroes.

lunedì 27 aprile 2015

La morte di Marvin Gaye

Nei primi anni 80 la fama di Marvin Gaye era tornata a splendere grazie all'album Midnight Love che lo aveva riportato in vetta alle classifiche dopo due album dai risultati inferiori alle aspettative. Dopo l'uscita dell'album Marvin aveva intrapreso un fortunato tour al termine del quale, nell'agosto del 1983, era tornato nella casa dei genitori che lui stesso aveva comprato per loro al numero 2101 di South Gramercy Place a Western Heights, nel distretto West Adams di Los Angeles.

Purtroppo l'atmosfera nella casa non era serena e il padre del cantante, Marvin Sr, litigava frequentemente sia con il figlio che con la moglie Alberta. Negli ultimi giorni di marzo del 1984 le liti tra Marvin Sr e Alberta si fecero più intense a causa di una discussione su una polizza assicurativa e di un documento importante che Alberta avrebbe perso. Intorno alle 12:30 dell'1 aprile 1984 la donna si trovava con Marvin nella camera di quest'ultimo quando Marvi Sr iniziò di nuovo a urlarle contro dal piano di sotto e Marvin invitò il padre a salire per concludere la discussione faccia a faccia. L'uomo si rifiutò e i figlio gli rispose "If you don't come in now, don't you ever come into my room again", al che Marvin Sr montò su tutte le furie e ancora urlando entrò nella stanza di Marvin per assalire nuovamente verbalmente la moglie, ma Marvin prese le difese della madre e i due uomini vennero alle mani. Marvin spinse il padre fuori dalla stanza e lo seguì fino alla sua stanza da letto continuando a inveire contro di lui. Quando Alberta li raggiunse trovò Marvin Sr a terra e il figlio a breve distanza. Il padre lamentava di essere stato preso a calci dal cantante.

Alberta prese il figlio per un braccio e lo riportò nella sua stanza, lo fece sedere sul letto e il cantante le confidò la sua intenzione di lasciare la casa perché il padre lo odiava. Un attimo dopo Marvin Sr si affacciò alla porta, puntò la .38 special Smith & Wesson, che lo stesso Marvin gli aveva regalato a Natale per autodifesa, contro il figlio ed esplose un colpo che gli perforò gli organi vitali. Marvin tentò la fuga, ma appena alzatosi dal letto cadde al suolo ferito a morte. Tra le urla di Alberta, Marvin Sr si avvicinò al figlio moribondo ed esplose un secondo colpo. Alberta corse via, giù dalle scale e fuori di casa, urlando al marito di non sparare anche a lei.

Frankie Gaye, fratello di Marvin, e la moglie Irene erano nell'appartamento degli ospiti della stessa casa. Irene sentì gli spari, ma Franki minimizzò pensando che la moglie si stesse sbagliando. Un attimo dopo sentirono Alberta urlare e corsero fuori. La incontrarono nel cortile mentre urlava "He shot him! He shot Marvin!" Frankie entrò con molta circospezione nella casa dove vivevano i genitori, temendo che il padre potesse uccidere anche a lui. Raggiunse la stanza di Marvin dove lo trovo esanime a terra e Marvin sussurrò al fratello queste ultime parole: "I got what I wanted... I couldn't do it myself, so I had him do it".

Frankie urlò alla moglie di chiamare il 911, il servizio di emergenza disse a Irene che polizia e paramedici sarebbero arrivati entro dieci minuti ma non sarebbero entrati nella casa finché la pistola che aveva ucciso Marvin non fosse stata portata fuori. Irene cercò Marvin Sr è lo trovò seduto sul suo letto, gli chiese dove fosse la pistola, ma l'uomo guardava nel vuoto come intontito e rispose che non sapeva di quale pistola parlasse. Irene frugò la stanza in cerca dell'arma e la trovò sotto al cuscino, quindi la gettò nel prato dalla finestra. La polizia e i paramedici entrarono nella casa solo venti minuti dopo che Marvin era stato colpito. Il padre, intanto, si sedette su una sedia sotto il portico d'ingresso e lì fu arrestato dagli agenti.

I paramedici portarono via Marvin, verso l'ospedale, ma il cantante morì durante il tragitto. L'autopsia accertò la presenza di cocaina e fenciclidina nel suo corpo, la mistura delle quali può indurre violenza e si può così forse spiegare l'aggressione ai danni del padre.

Marvin Sr fu arrestato e in seguito rilasciato su cauzione il 18 giugno. A novembre dello stesso anno arrivò per lui la condanna a cinque anni di libertà condizionata perché secondo lo psichiatra consultato dalla corte il gesto di Marvin Sr era riconducibile alla legittima difesa essendo l'uomo stato aggredito dal figlio. Marvin Sr morì di polmonite nel 1998.

Le fonti che abbiamo usato per la nostra ricerca sono i libri Divided Soul: The Life of Marvin Gaye di David Ritz e Marvin Gaye, My Brother di Frankie Gaye, gli articoli The Life and Death of Marvin Gaye di David Krajicek e The Last Days of Marvin Gaye di David Ritz pubblicato dalla rivista Ebony nel 1985, le dichiarazioni della madre di Marvin pubblicate da FindADeath e il documentario Final 24: Marvin Gaye di Discovery Channel.

mercoledì 22 aprile 2015

Brian Wilson - No Pier Pressure

Quello che avrebbe dovuto essere il nuovo album dei Beach Boys dopo l'ottimo e sorprendente That's Why God Made the Radio del 2012 è diventato l'undicesimo disco solista di Brian Wilson e il primo di inediti dal 2008. L'album è composto da dodici brani più una breve introduzione e la lista degli ospiti è davvero lunga, i pezzi cantati dal solo Wilson sono infatti solo due. Conoscendo la storia dei Beach Boys questa scelta non stupisce più di tanto perché i brani del gruppo sono sempre stati caratterizzati da cori e controcanti e per poter replicare la stessa polifonia in un disco solista è necessario avvalersi di numerosi collaboratori.

L'album si apre con un brano veramente pessimo intitolato Runaway Dancer la cui base elettronica e ossessiva richiama sonorità disco-pop europee, ma fortunatamente l'inciampo è episodico e il resto del disco riporta la qualità su buoni livelli. La prima metà è interamente composta da brani lenti, tra di essi si trova Half Moon Bay, traccia interamente strumentale in cui la tromba di Mark Isham si sostituisce ai cantanti e costituisce il secondo calo di livello del disco perché il brano sembra fuori contesto e anche piuttosto noioso.

Dal settimo brano aumenta la velocità e anche la qualità. Brani come The Right Time, in cui compaiono come ospiti Al Jardine e David Marks, e Sail Away, ancora con Jardine e Blondie Chaplin, riportano alle atmosfere di That's Why God Made the Radio e il suono caraibico di Guess You Had to be There, a cui partecipa la cantante country Kacey Musgraves, sembra estratto da Still Cruisin' del 1988. Il suono dei pezzi è fresco e solare e richiama alla memoria spiagge, sole e divertimento come nella migliore tradizione del gruppo.

L'album si chiude con la lentissima, forse troppo, The Last Song che è il terzo brano che Wilson avrebbe potuto scartare. Ma tre brani di livello inferiore in un disco di tredici tracce sono assolutamente perdonabili e anche se questo album non raggiunge il livello di That's Why God Made the Radio ci si avvicina molto e nonostante la presenza di alcuni cantanti che non meritano di stare accanto ai Beach Boys (francamente non pensiamo che gli She & Him saranno ricordati tra i migliori musicisti della storia) offre una varietà di suoni che l'ultimo album della band non aveva.

Un altro ottimo lavoro, insomma, nell'attesa che il gruppo torni in studio a dimostrare ancora una volta che anche passati i settant'anni la qualità della loro musica è inalterata.

venerdì 17 aprile 2015

Kiske/Somerville - City of Heroes

Il duo formato da Michael Kiske, ex cantante degli Helloween, e dalla poliedrica Amanda Somerville ha pubblicato nell'aprile del 2015 il suo secondo album, ben cinque anni dopo il loro primo lavoro eponimo. Rispetto al primo album anche la formazione dei musicisti è rimasta pressoché la stessa con la sola aggiunta della ceca Veronika Lukesova in sostituzione dei due batteristi precedenti.

L'album è stato anticipato da due video pubblicati nelle settimane antecedenti, il primo assaggio offerto dai due primi brani, intitolati City of Heroes (che dà anche il titolo all'album) e Walk on Water, mostra che il secondo album continua sulla strada del primo con un hard rock melodico di chiara ispirazione AOR in cui domina il suono delle chitarre forti e quello più melodico delle tastiere. Nonostante lo stile sia lo stesso, i primi due singoli hanno un suono molto più morbido e orientato al pop di quello del primo album; si potrebbe dapprima pensare che abbiano scelto i brani più radiofonici per lanciare il disco, come spesso accade, ma ascoltandolo per intero si evince che la scelta di una svolta più pop è netta e caratterizza tutti i brani.

I due cantanti danno prova delle loro capacità alternandosi e spesso duettando e scambiandosi di ruolo: alle volte Michael fa la voce più alta e Amanda quella più bassa e altre volte si invertono dimostrando di sapersi amalgamare in entrambi i casi.

Tutti i dodici brani sono di buona qualità, tra di essi si nota la presenza di due ballad: Ocean of Tears e After the Night is Over, entrambi aperti da Amanda raggiunta poi da Michael nella seconda metà della strofa per poi unire le due voci sul ritornello.

Nel complesso il disco si basa su melodie ricche di chitarre e tastiere con ritornelli trascinanti, orecchiabili e molto immediati. Se c'è una critica che può essere mossa è che il disco non spicca per creatività perché i due cantanti restano su un terreno AOR consolidato richiamando costantemente sonorità anni '80, ma la scelta è vincente su tutta la linea perché i due sanno muoversi molto bene su questi scenari e regalano ancora un altro ottimo disco che mette in luce le loro capacità.

martedì 14 aprile 2015

La morte di Sam Cooke

La carriera di Sam Cooke è finita irrimediabilmente nella notte dell'11 dicembre del 1964, a soli 33 anni. Il suo ultimo album Ain't That Good News, uscito nel gennaio dello stesso anno, aveva avuto un enorme successo, Sam era all'apice e quella sera al ristorante italiano Martoni's di Cahuenga Boulevard aveva partecipato a una piccola festa in suo onore. Alla festa aveva conosciuto una affascinante ragazza di ventidue anni di nome Elisa Boyer, che si faceva chiamare Lisa togliendo una "E" al suo nome, dai tratti tipicamente eurasiatici, essendo di madre cinese e padre inglese.

Dopo un buon numero di drink Sam lasciò la festa con Elisa e i due si diressero con la Ferrari decapottabile del cantante all'Hacienda Motel, al numero 9137 di South Figueroa Street dove presero una stanza alle 2:35 di notte firmando come "Mr e Mrs Cooke". La receptionist che li registrò si chiamava Bertha Lee Franklin e diede loro una camera nella dependance.

Poco dopo essersi appartati Elisa corse fuori dalla stanza: in intimo, e stringendo tra le mani degli indumenti, alcuni dei quali erano di Sam. Cercò aiuto presso la portineria della Franklin ma quando bussò nessuno rispose, e fuggì correndo dall'hotel. Lo stesso Sam corse fuori un instante dopo, con indosso solo le scarpe e una giacca. Prese l'auto per guadagnare tempo e arrivò fino alla portineria della Franklin, bussò e siccome nessuno rispondeva neanche a lui tentò di abbattere la porta a spallate. La Franklin gli aprì poco dopo, ma Sam la ignorò e iniziò a cercare in casa se Elisa si nascondesse da qualche parte. Non trovandola chiese a Bertha dove fosse nascosta la ragazza, ma la donna rispose di non saperlo. Cooke, pensando che invece Bertha stesse nascondendo Elisa, le si avventò addosso aggredendola. Divincolatasi dalla presa, la Franklin corse a prendere la pistola che teneva sopra al televisore e gli sparò tre colpi al petto, uno dei quali lo raggiunse al cuore. "Lady, you shot me." furono le ultime parole del cantante prima di accasciarsi a terra. Prima che spirasse la Franklin lo colpì alla testa con un manico di scopa che si ruppe al primo colpo. In rete è disponibile e facilmente reperibile una foto di Sam Cooke accasciato a terra privo di vita, abbiamo deciso di non mostrarla su questo blog ma è ad esempio disponibile a questo link.

Al momento in cui Sam iniziò a bussare Bertha Franklin era al telefono con la proprietaria dell'albergo Evelyn Carr che sentì la colluttazione tra i due e avendo sentito anche gli spari chiamò la polizia; poco prima anche Elisa Boyer aveva chiamato la polizia da una cabina telefonica dicendo di essere sfuggita un rapimento. Le due telefonate arrivarono a distanza di pochi minuti intorno alle 3:08. Alla polizia Elisa Boyer racconterà che dopo aver lasciato il ristorante aveva chiesto al cantante di essere riaccompagnata a casa, ma Cooke la costrinse a seguirla all'Hotel e, una volta in camera, la gettò sul letto. Quindi il cantante si assentò un attimo per andare in bagno e durante la sua assenza la ragazza tentò di fuggire dalla finestra che però era bloccata e infine scappò dalla porta prendendo alcuni abiti per rivestirsi una volta messasi in salvo, ma nella fretta ne prese anche alcuni di Sam, il quale una volta uscito nudo dal bagno montò su tutte le furie e rincorse la ragazza. Elisa si fermò poco distante per rivestirsi, nascose gli abiti di Sam che aveva con sé e chiamò la polizia da una cabina.

Da subito sono stati avanzati dubbi sul racconto della Boyer, che nonostante raccontasse di lavorare in un albergo era in realtà una prostituta e la conferma di ciò arrivo un solo mese dopo quando fu arrestata per aver concordato una prestazione sessuale a pagamento con un poliziotto sotto copertura. E' strano che una prostituta si rifiutasse di avere rapporti con il cantante, ed è ancora più strano che il portafogli di Cooke contenente patente e carte di credito non fu mai rinvenuto. Viene naturale pensare che la ragazza fosse invece consenziente e che quando Cooke si chiuse in bagno decise di scappare con i suoi vestiti sperando così di portare con sé il portafogli e di lasciare il cantante nell'impossibilità di rincorrerla. La ragazza poteva non sapere che il portafogli non conteneva banconote, perché il cantante era solito tenerle piegate a parte con un'apposita molletta che è stata rinvenuta nell'automobile con 108 dollari. Tuttavia se la ragazza avesse voluto solo rubare i soldi del cantante, perché mai avrebbe dovuto fermarsi a chiamare la polizia quando ancora non sapeva che Cooke era morto?

I test comunque dimostrarono che Cooke era ubriaco al momento della tragedia. Inoltre la Boyer e la Franklin superarono il test del poligrafo, il racconto di Bertha Franklin fu confermato da Evelyn Carr e il caso fu chiuso come omicidio per legittima difesa. Su un unico dettaglio il racconto di Elisa e quello di Bertha divergevano: Elisa disse di aver chiesto ripetutamente a Sam di essere portata a casa, anche appena prima di entrare nella stanza di albergo, ma la Franklin disse che la ragazza non mostrava alcun segno di stress quando la vide la prima volta. Si tratta francamente di un dettaglio di poco peso: Bertha potrebbe non aver sentito cosa stava dicendo Elisa oppure la ragazza si era trattenuta davanti alla receptionist.

Come in tutte le morti di persone famose, ci sono anche in questo caso numerose teorie del complotto da parte di chi non crede alla versione accertata dei fatti. La famiglia del cantante ad esempio non ritiene che questi fosse un violento capace di aggredire una donna: né Elisa Boyer né Bertha Franklin. Inoltre affermano che dati i suoi mezzi economici non avrebbe scelto di sua spontanea volontà un albergo economico in una zona malfamata, In ultimo sempre secondo la famiglia la Boyer e Cooke si frequentavano da tempo e quindi non si capisce perché Sam avrebbe dovuto tentare di violentarla secondo le modalità raccontate da Elisa. Anche la cantante Etta James non credette alla versione ufficiale sostenendo di aver visto il cadavere di Cooke e che le ferite inferte sono ben superiori a quelle giustificabili dagli spari di una singola persona.

Ma anche inquesto caso, come in molti altri, le teorie del complotto si basano solo su racconti senza riscontri né prove di alcun tipo. Le considerazioni della famiglia si basano solo su supposizioni e sul non voler accettare che Sam si era comportato da ubriaco violento, e difficilmente Etta James ha competenze mediche superiori a quelle dei medici legali che hanno analizzato il corpo di Cooke.

Purtroppo a volte la realtà è molto semplice: Sam Cooke è stato ucciso da una donna che si è difesa da un gesto scellerato dello stesso cantante.

Le fonti che abbiamo utilizzato per la nostra ricerca sono il libro Dream Boogie: The Triumph of Sam Cooke di Peter Guralnick, l'articolo The Death of Sam Cooke di David Krajicek (disponibile qui e qui), l'articolo di Louie Robinson The Tragic Death of Sam Cooke pubblicato su Ebony nel febbraio 1965 e l'articolo Singer Sam Cooke Shot To Death pubblicato su Jet il 24 dicembre 1964.

giovedì 9 aprile 2015

Trillium - Alloy

Quello dei Trillium è il primo esperimento in chiave hard rock (che vira verso il metal) della brava e poliedrica cantante americana Amanda Somerville in cui non deve condividere il microfono con altri, come invece ha sempre fatto in tutte le formazioni in cui ha militato o milita ancora.

L'album di esordio della band è uscito nel 2011 e si intitola Alloy e nelle sue dodici tracce Amanda è libera di mostrare le sue capacità vocali spaziando dall'aggressività alla dolcezza come solo le grandi cantanti sanno fare.

Il disco riprende le sonorità AOR di fine anni '80 condendole con atmosfere cupe e ghotic. Tra i dodici brani non vi sono cali di qualità perché in ognuna Amanda mostra aspetti diversi della sua vocalità: sa essere aspra, aggressiva e graffiante, come nel brano Coward, ma anche calda e soave, come in Justifiable Casualty. I brani migliori sono il primo e l'ultimo (se si esclude la bonus track): il disco si apre con l'energica Machine Gun e si chiude con la ballad Slow It Down, forse il brano più AOR dell'intero disco che sembra tratto di peso dagli anni '80, in cui Amanda si esprime nella migliore delle proprie interpretazioni.

Tra i brani merita una menzione anche l'ottima Scream It, unico pezzo del disco che vede la presenza di un cantante ospite, in cui la voce potente di Jørn Lande si alterna con quella pulita e celestiale di Amanda, come avviene in molti brani di gruppi symphonic e power metal europei.

In sintesi quello dei Trillium è un buon album che regala un'ora di ottima musica. In attesa di ascoltare i prossimi lavori di Amanda.