mercoledì 11 ottobre 2017

La discografia solista di Amanda Somerville

Amanda Somerville è nota per essere una delle migliori voci del symphonic metal, ma parallelamente a questa sua attività come vocalist di HDK, Avantasia, Exit Eden e molti altri, ha anche una carriera solista in cui mostra un lato di sé completamente diverso, più pop e più melodico.

Il primo album solita di Amanda Somerville è stato pubblicato nel 2000 e si intitola In The Beginning There Was... ed è composto da undici tracce, principalmente ballad e midtempo, spesso malinconiche nel narrare storie d'amore tormentate. In queste registrazioni Amanda mostra un registro vocale da soprano e uno stile di canto leggero, molto diverso da quello che anni dopo l'avrebbe resa una delle regine del metal. In questo album oltre a cantare Amanda suona le tastiere, pertanto i due brani fatti solo di voce e tastiera, Still The Same e I Write For Me, sono frutto solo delle sue mani e della sua voce. Tra gli altri spiccano la traccia d'apertura Puzzling Rapunzel, Blue Nothing, Angel of Mine e I Miss America che regala un momento un po' più allegro mentre la cantante loda il suo paese di origine.

Lo stesso anno del primo album, Amanda ha pubblicato anche il singolo Blue Nothing, che contiene il brano omonimo nella stessa versione presente sull'album e in un inedito remix, oltre alla versione live della ballad How It Had Been (anch'essa tratta dall'album) e al remix di Angel of Mine. Completa il disco l'inedito This And That (Or Might've Beens), un pezzo veloce e allegro che si stacca decisamente per atmosfere dal resto del singolo e dell'album.

Nel 2003 Amanda ha realizzato un EP intitolato Never Alone a scopo benefico, gli introiti sono infatti stati devoluti all'associazione del calciatore polacco Krzysztof Nowak a favore della ricerca sulla sclerosi laterale anamorfica (di cui il calciatore era malato e che lo portò alla morte nel 2005). Il disco contiene una reinterpretazione di Amanda dell'inno You'll Never Walk Alone, spesso usato in ambito calcistico dalle tifoserie, una versione a cappella del canto natalizio Oh, Holy Night e tre inediti quali le ballad Searching e Forces of Love e il pezzo veloce e tendente al funk Are You Ready.

Il secondo, e fino ad ora ultimo, album solista di Amanda è stato pubblicato nel 2008 con il titolo Windows ed è la sua opera solista più famosa. Nelle 12 tracce si trova una varietà di suoni che manca ai suoi lavori precedenti. Nel disco troviamo ballad leggere che continuano sulle atmosfere del primo LP, come Moth, Point of Safe Return, All That I Am e la title track, ma anche brani decisamente rock come My Song For You, Inner Whore e la cover di Out dei Lunatica. In questo album Amanda si cimenta anche in qualche pezzo jazz come Clean e Sometimes, la cui melodia è retta dal piano suonato anche in questo caso dalla stessa vocalist. Nel brano intitolato Carnival, troviamo anche un esperimento di latin jazz, a riprova dell'elettricità di Amanda come musicista e cantante.

Oltre a questi quattro dischi, la pagina di Broadjam di Amanda Somerville propone altri quattro pezzi. La ballad Foreigner, realizzata dalla sola cantante con piano e voce, il brano uptempo Phenomenal, inciso per l'apertura del museo della scienza del Phaeno di Wolfsburg, e la scherzosa Bring Home the Bacon, scritta per una campagna pubblicitaria, nelle versioni dixie e afro.

Purtroppo questi quattro dischi e le altre poche tracce vengono spesso ignorati perché la notorietà di Amanda Somerville è legata alla sue innumerevoli apparizioni nel mondo metal, sia nelle collaborazioni sia come artista principale. Conoscere la sua discografia solista offre comunque della buona musica e un lato meno noto, ma per lei sicuramente non meno importante, del profilo professionale di questa straordinaria musicista.

mercoledì 4 ottobre 2017

Giacomo Voli - Prigionieri Liberi

Giacomo Voli non è più solo un cantante uscito da un talent show ma è ad oggi una delle più importante realtà del rock italiano, a tre anni dalla sua esperienza a The Voice il cantante di Correggio è infatti oggi la voce maschile dei TeodasiA, con cui ha inciso nel 2016 l'album Metamorphosis, e il frontaman dei Rhapsody of Fire, la formazione metal più gloriosa del nostro paese in cui ha sostituito egregiamente il leggendario Fabio Lione, con cui ha realizzato un album di nuove versioni di pezzi editi intitolato Legendary Years.

Nonostante gli impegni con le due band, Giacomo non trascura la propria carriera solista che lo vede produrre dell'ottimo rock in italiano e a due anni e mezzo dall'EP di esordio Ancora nell'Ombra ha appena pubblicato il suo primo LP intitolato Prigionieri Liberi. Il disco è composto da otto tracce di puro rock, spesso ai confini con l'hard rock e ricche di venature prog. I pezzi sono stati scritti, nelle musiche e nei testi, dallo stesso Voli e da Daniela Ridolfi che è anche produttrice del disco e hanno come caratteristica principale quella di mettere in luce l'incredibile estensione vocale del cantante e di mostrarne le notevoli capacità.

L'album si apre con l'aggressiva Esasperante, che con un testo graffiante su una base ricca di distorsioni narra del rapporto contrastato con la donna amata la cui gelosia è soffocante. La seconda traccia dal titolo Segni di Tregua prosegue su atmosfere simili, con un'altra base sostenuta ed energica a creare un brano che descrive la strana prossimità dell'amore e del dolore.

Tra i brani energici troviamo anche Templi Moderni, una critica sferzante alla spettacolarizzazione del vuoto nei media e ai talent show (e non solo quelli canori), e la title track in cui compare come ospite Giulia Dagani, il pezzo narra del senso di oppressione di chi è costretto a vivere situazioni di facciata che costringono a indossare maschere in pubblico e a negare la propria vera identità. Il pezzo è impreziosito dai duetti dei due cantanti che si integrano perfettamente con Giacomo che fa le voci alte e Giulia quelle basse.

Il disco lascia molto spazio anche a momenti più melodici e intimistici. Troviamo infatti una sorta di preghiera salmodica in Non Ci Pensi Mai e due ballad quali L'Ultimo Frame e Il Libro dell'Assenza, quest'ultima è in particolare uno dei pezzi migliori dell'album grazie all'atipico fischio che introduce le strofe e al testo toccante che descrive il desiderio di rivedere la donna amata dopo un periodo troppo lungo di allontanamento; la melodia del pezzo ne fa l'unica vera power ballad mai incisa in italiano.

Completa il disco la cover di Ti Sento dei Matia Bazar, che Voli aveva già interpretato nei suoi live con la GV Band, che trasforma un brano pop in uno hard rock sostenuto dal suono potente delle chitarre, mantenendone la melodia originale.

Questo primo album conferma che Giacomo Voli è una delle realtà più interessanti del panorama rock nostrano. Ciò che colpisce di questo straordinario vocalist è l'incredibile versatilità, che gli consente di passare dal power metal alle cover della tradizione italiana traendo il meglio della propria incredibile voce in ogni occasione

Musicisti come Giacomo Voli sono tesori preziosi per la nostra nazione che grazie a un numero veramente ristretto do personalità di questo calibro può continuare a produrre ottima musica, proprio come Prigionieri Liberi.

Non resta che godersi l'ascolto di questo album, in attesa del prossimo disco di inediti dei Rhapsody of Fire.

venerdì 29 settembre 2017

Ringo Starr - Give More Love

Il giorno del suo settantasettesimo compleanno, caduto il 7 luglio del 2017, Ringo Starr ha anunnciato l'imminente uscita del nuovo album, l'attesa è stata breve e Give More Love è arrivato nei negozi a metà di settembre.

Il disco è composto di 14 pezzi in cui Ringo suona la batteria oltre a cantare, i brani spaziano musicalmente stra stili abbastanza diversi e tra nuove incisioni ed autocover. L'album si apre con la trascinante We're on the Road Again, sostenuta da un bel giro di chitarra e che vede la presenza di Paul McCartney al basso; la collaborazione tra i due ex Beatles si ripropone in Show Me The Way, prima ballad del disco caratterizzata da un bellissimo coro in sottofondo nelle strofe. Tra i brani veloci troviamo anche la pungente Laughable che esprime un ironico commento sulla situazione mondiale in rapido mutamento, Speed of Sound e Shake It Up, divertente rock and roll in stile anni 50.

Come nella migliore tradizione del Beatles e delle loro carriere soliste, anche questo disco è ricco di contaminazioni di generi diversi. Troviamo ad esempio un assaggio di reggae in King of the Kingdom e due brani che tendono verso il country intitolati So Wrong for So Long e Standing Still, due leggeri midtempo retti dalle chitarre acustiche. Ringo non si fa mancare neanche un po' di blues, grazie ai riff di chitarra di Electricity.

L'ultimo dei pezzi nuovi è la title track ricca di melodia e impreziosita da cori su ponte e ritornello.

Le ultime quattro tracce sono altrettante versioni nuove di pezzi già editi. Troviamo infatti le reincisioni di Photograph, Back Off Boogaloo, You Can't Fight Lightning provenienti dagli album solisti di Ringo e Don't Pass Me By che era cantata dal batterista anche nel White Album dei Beatles.

Se c'è una cosa che questo album dimostra è che nonostante l'età avanzata, Ringo Starr è ancora in pienissima forma e la sua voglia di creare buona musica, spaziando sempre tra vari territori sonori, non è minimamente calata. Give More Love è uno dei dischi più interessanti di questo 2017, a riprova del fatto che il quartetto di Liverpool era composto da quattro geni della musica, ognuno in grado di fare una carriera solista dello stesso altissimo livello di quella della band.

sabato 23 settembre 2017

Motörhead - Under Cöver

Questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino che ringraziamo per il contributo.

40 anni di carriera e 23 dischi in studio non sono abbastanza e dopo circa due anni dalla scomparsa del leggendario Lemmy Klimster e dal loro conseguente scioglimento, i Motörhead pubblicano una raccolta dal titolo Under Cöver che contiene 10 reinterpretazioni di brani registrati tra il 1992 e il 2015 già inclusi in altre raccolte e un inedito. La raccolta abbraccia generi musicali diversi, ma il tutto è in perfetto stile Motörhead: grezzo e veloce, ruggente e violento.

Il punk non è mai stato la mia passione ma la reinterpretazione di God Save the Queen dei Sex Pistols fatta nel 2000 per il disco We Are Motörhead è davvero ben riuscita; entusiasma meno Rockaway Beach dei Ramones, incisa nel 2002 ma mai pubblicata.

Andando invece su sonorità più familiari, il brano di apertura Breaking The Law dei Judas Priest è spettacolare, fu inciso nel 2008 per la raccolta Hell Bent Forever: A Tribute To Judas Priest ma non è presente nella discografia ufficiale. Bellissima ma da non considerarsi esattamente una cover Hellraiser, scritta da Ozzy Osbourne, Lemmy Klimster e Zack Wylde. Lemmy e soci sono riusciti a rendere più devastante anche Wiplash, direttamente dall'album di esordio dei Metallica, pubblicata nel 2005 che valse a Lemmy e soci l'unico Grammy della loro carriera.

Con la collaborazione di Biff Byford dei Saxon e direttamente dal repertorio dei Rainbow anche un riarrangiamento di Starstruck, pubblicata nel 2014 nella raccolta Ronnie James Dio This Is Your Life, dedicata al compianto ex frontman proprio dei Rainbow.

Non particolarmenti degni di nota Cat Scratch Fever di Ted Nugent e di Sympathy for the Devil dei Rolling Stones, mentre secondo me, sempre dei Rolling Stones, Jumpin' Jack Flash è un pezzaccio da sparare nell'autoradio a tutto volume! Buon lavoro anche per Shoot'em Down dei Twisted Sisters.

Ho lasciato intenzionalmente in fondo la reinterpretazione di Heroes di David Bowie, pezzo che da solo vale tutto il disco. Il pezzo è epico già nella versione originale, ma Lemmy l'ha reso ancora più bello; registrato nel 2015 durante la produzione dell'ultimo disco dei Motörhead Bad Magic è rimasto inedito fino ad agosto del 2017 ed è l'ultima registrazione del frontman della band prima di lasciarci 4 mesi più tardi. Singolo e videoclip per questa raccolta è già stato scelto come inno ufficiale per il festival metal Wacken Open Air del 2018.

Anche se a prima vista il disco può sembrare un'operazione nostalgica ma sopratutto commerciale è davvero ben fatto e ne consiglio a tutti gli amanti di musica rock, non solo a i fan dei Motörhead, l'ascolto. Lemmy non c'è più, ma il mito continua...

They are Motörhead ... and they play rock 'n roll!

mercoledì 20 settembre 2017

Magni Animi Viri - Heroes Temporis

Il 2007 ha visto la nascita della prima rock-opera interamente in italiano, il progetto musicale guidato dal maestri Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo porta il nome di Magni Animi Viri e il loro album si intitola Heroes Temporis.

Il disco si basa su basi musicali suonate dalla band composta da chitarre, bassi e batteria a cui si unisce la Bulgarian Symphony Orchestra diretta dal maestro Giacomo Simonelli. Il suono prodotto da questa larga schiera di oltre cento musicisti unisce le sinfonie della musica classica al suono più moderno del power metal, a questo tessuto musicale si sommano le splendide voci del tenore operistico Francesco Napoletano e della cantante pop-rock Ivana Giugliano, invertendo quindi il paradigma del metal sinfonico che spesso vede voci liriche femminili accanto a voci maschili dallo stile moderno.

L'album narra del viaggio nella vita del protagonista della storia, interpretato da Napoletano, che ripensa alle diverse fasi della propria esistenza e in questo percorso incontra varie figure quali quella di un genitore e ovviamente quella della donna amata con cui ha un rapporto contrastato. Alla fine del proprio viaggio il protagonista scoprirà di aver vissuto un sogno.

Dal punto di vista musicale il risultato è semplicemente meraviglioso e l'unione di due mondi musicali così diversi è incredibilmente armoniosa. La vera forza di questo disco è la voce di Napoletano che dà sfoggio della propria potenza ed estensione per tutta la durata dell'album. I due vocalist si alternano, si amalgamano e spesso duettano, con Napoletano che fa le voci più alte e la Giugliano che interpreta quelle più basse, come nel pezzo centrale dell'opera Vorrei e nella leggera Sai Cos'è, unico pezzo del disco a essere suonato con chitarre acustiche. Bellissimo è anche il controcanto della Giugliano sul ritornello finale di Come Un Falco cantato da Napoletano.

Alcuni brani sono eseguiti dalla sola Giuglano che sfodera una voce graffiante e versatile in pezzi che risultano più tradizionalmente pop-rock che power metal operistico. Tra questi troviamo la ballad Finché, la rockeggiante Pensieri e l'onirico midtempo Immenso.

I brani migliori del disco sono quelli in cui Napoletano mostra al meglio le doti della sua magnifica voce, tra essi troviamo i due pezzi di apertura Heroes... e ...temporis, le già citate Vorrei e Come Un Falco e la poderosa Mai Più.

Il disco è impreziosito dalla presenza di sostenuti cori in molti dei pezzi che spesso regalano una bellissima alternanza tra la sezione femminile e quella maschile. Alcune parti sono invece solo lette per aggiungere segmenti narrati alla vicenda, la voce del lettore è prestata da Matteo Salsano.

Nove anni dopo la pubblicazione iniziale, Trotta e Contegiacomo sono tornati in studio per realizzare la world edition di Heroes Temporis cantata in inglese da due vocalist d'eccezione: Russell Allen (cantante tra gli altri dei Symphony X e degli Adrenaline Mob) alla voce maschile e Amanda Somerville (Trillium, Avantasia, Exit Eden e molti altri) alla voce femminile. La parte del narratore è invece interpretata da Clive Riche. La tracklist è leggermente più corta perché mancano alcuni brevi inserti musicali, ma le parti cantante restano immutate, e i titoli dei brani sono tradotti in inglese.

Le melodie sono le medesime del disco in italiano e Russell Allen sfodera una prova magistrale mostrando una versatilità inaspettata nel tentativo di eseguire un canto operistico che sarebbe al di fuori del suo repertorio tradizionale, il risultato è decisamente buono ma per quanto vada lodata la prova di Allen gli manca ancora quel qualcosa in più per raggiungere le vette di Napoletano che rimangono ancora lontane. Amanda Somerville è invece semplicemente inarrivabile, del resto Amanda è una delle migliori cantanti al mondo e ben poche possono avvicinarsi al suo stile; il suo canto è limpido, dolce e deciso e, senza nulla togliere alla pur bravissima Giugliano, regala un'altra performance stellare.

Questo album, in entrambe le sue versioni, è un capolavoro di assoluto valore e di grande effetto. Una volta ascoltata per intero la versione originale viene subito voglia di inserire nel lettore la versione in inglese per poi rimettere quella in italiano e ricominciare l'ascolto dall'inizio. Le melodie di questo album e la voce di Napoletano entrano in testa come un martello pneumatico e non ne escono più e subito dopo il primo ascolto ci si ritrova già a canticchiare Siamo gocce di un oceano, specchio delle luci su di noi.

Ma nonostante questo sia un disco che convince sotto ogni aspetto, ascoltando la world edition resta un grande dubbio e un invito che vogliamo rivolgere a Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo: quanto sarebbe bella una terza versione di Heroes Temporis cantata da Francesco Napoletano e Amanda Somerville ognuno nella propria lingua?

Speriamo che i due maestri raccolgano il nostro invito e che questo non resti solo un sogno, così da poterci un giorno togliere la curiosità.

lunedì 18 settembre 2017

Visions of Atlantis - Old Routes - New Waters

Nel 2013 gli austriaci Visions of Atlantis, dopo l'uscita dell'album Ethera, hanno rivoluzionato la propria formazione tenendo il solo batterista Thomas Caser, unico membro rimasto per tutta la carriera del gruppo, a cui si sono aggiunti cinque elementi nuovi. Per i tre musicisti si è trattato di un ritorno, infatti il chitarrista Werner Fiedler, il tastierista Chris Kamper e il bassista Michael Koren avevano già militato nei Visions of Atlantis in passato; mentre i due cantanti, la francese Clémentine Delauney e Siegfried Samer, sono invece membri nuovi.

Il primo EP registrato dal gruppo con la nuova formazione e pubblicato nel 2016 porta l'eloquente titolo di Old Routes - New Waters e in copertina mostra un vascello in mare aperto che batte bandiera austriaca e francese (perché ormai il gruppo non è più solo austriaco).

La band ha scelto per la prima prova in studio di realizzare un EP di cinque brani già editi in passato e qui interpretati dalla band rinnovata. I pezzi scelti sono Lovebearing Storm dall'album Eternal Endless Infinity, Seven Seas dall'album Trinity e Lost, Last Shut Of Your Eyes e Winternight (di cui è stato anche realizzato un video) da Cast Away.

Le melodie restano immutate rispetto alle incisioni originali, ciò che invece cambia notevolmente sono le voci dei due interpreti. In particolare il migliore acquisto di questa band è sicuramente la superlativa Clémentine che con la sua voce limpida da soprano, di registro più alto rispetto a tutte le altre cantanti che l'hanno preceduta nella band, si dimostra superiore alle pur bravissime vocalist precedenti. In particolare Clémentine riesce a tenere lo stile di canto lirico praticamente ovunque, anche a velocità che sarebbero proibitive per gran parte delle sue colleghe. La supremazia vocale di Siegfried Samer rispetto ai due cantanti che l'hanno preceduto non è altrettanto marcata, ma il nuovo vocalist si dimostra almeno allo stesso livello degli altri, riuscendo così a non far rimpiangere le formazioni passate.

Ovviamente questo EP è solo un riempitivo nella discografia dei Visions of Atlantis che aveva come scopo quello di interrompere un silenzio che durava dal 2013. Ma da questo piccolo esperimento possiamo constatare come le premesse per il futuro siano ottime. Sebbene Old Routes - New Waters non sarà una pietra miliare della discografia del gruppo, lascia almeno la speranza che il prossimo album sarà invece l'ennesimo ottimo lavoro.

domenica 10 settembre 2017

All Eyez On Me: il biopic sulla vita di Tupac

Viene proiettato in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane il biopic All Eyez On Me sulla vita del rapper Tupac Shakur. Il film racconta la vita del protagonista dalla nascita a New York nel 1971 fino alla morte nel 1996 a Las Vegas. La prima parte del film è narrata in flash-back con Tupac che racconta la propria vita a un giornalista mentre è detenuto al Clinton Correctional Facility, la narrazione poi riprende con l'uscita del rapper dal penitenziario fino alla sua morte per mano di un misterioso assassino.

Sebbene il film sia molto efficace nel raccontare le difficoltà incontrate da Tupac e la durezza della vita nel ghetto, nella seconda metà del film (dalla firma con la Death Row fino alla morte) il racconto è piuttosto confuso e può essere compreso appieno solo da chi già conosce la storia. Ad esempio, non viene approfondito abbastanza chi siano Frank Alexander, Dr. Dre o Puff Daddy, tre persone che ebbero un ruolo fondamentale nell'ultimo anno della vita di Tupac. Inoltre nella scena finale, che mostra la sparatoria tra le via di Las Vegas, vengono omessi particolari importanti. Non viene ad esempio spiegato perché Suge dopo l'aggressione decise di fare inversione e fuggire dalla zona della sparatoria, lo scopo in realtà era quello di portare Tupac all'ospedale prima possibile, ma dal film sembra che Suge scappi da qualcosa o qualcuno. Non viene spiegato che anche Suge rimase colpito da una delle pallottole, né che la BMW aveva tre gomme bucate quando si fermò, facendo sembrare che Suge abbia interrotto la sua corsa senza un motivo.

La versione italiana del film soffre di qualche errore di adattamento. Il primo produttore di Tupac gli chiede se abbia finito di registrare il secondo verso, incappando in un false friend piuttosto noto: verse in inglese significa strofa e non verso. L'errore più grave comunque riguarda la pronuncia del nome di Suge, qui pronunciato Siug con la G dolce, e non Sciug con la G dura come abbreviazione di Sugar Bear.

La scelta degli attori è complessivamente buona, Demetrius Shipp Jr nel ruolo di Tupac e Dominic Santana in quello di Suge assomigliano molto ai personaggi reali; lo stesso non si può dire di Jarrett Ellis nel ruolo di Snoop Dogg o di Harold House in quello di Dr. Dre.

Suscita qualche perplessità il fatto che nel film durante un concerto alla House of Blues di New York Tupac canti Hail Mary che nella realtà uscì solo dopo la sua morte. Di quel live esistono sia l'album sia il DVD e ovviamente il pezzo non era in scaletta, ovviamente è anche impossibile che il pubblico conoscesse il brano e potesse cantare i ritornelli con Tupac.

All Eyez On Me riesce comunque nell'intento di far conoscere aspetti meno noti della vita dal rapper, come il suo rapporto con la madre la cui vita sregolata è causa di grandi problemi per i suoi figli, ma che è al contempo amata da Tupac che le dedica Dear Mama nel disco Me Against The World, o la sua profonda amicizia con Jada Pinkett, futura moglie di Will Smith. Tuttavia la fine della sua carriera e la registrazione degli album All Eyez On Me e The Don Killuminati: The Seven Days Theory (che nel film viene chiamato semplicemente Makaveli, che non è il titolo del disco ma lo pseudonimo adottato da Tupac per lo stesso) sono narrati con troppa superficialità e verranno apprezzati sono da chi conosce già la vicenda e la vorrà vedere rappresentata sul grande schermo.