Il 2015 ha visto il ritorno, a tre anni dall'ultimo album, della band inglese The Darkness con il nuovo disco intitolato Last of Our Kind. L'album è stato anticipato da due ottimi singoli: Barbarian e Open Fire. Le prime due tracce pubblicate hanno dato un chiaro segnale del fatto che la band volesse continuare sulla strada già intrapresa dell'hard rock con forti influenze hair metal e AOR fatto per divertire e fare festa.
Barbarian attinge a piene mani dalle chitarre degli INXS (a chi non è venuta in mente The One Thing?) e per il ritornello dalla voce di Gene Simmons (a chi non è venuta in mente Unholy?). In modo del tutto simile Open Fire ricorda più di un brano dei The Cult, sopra a tutti Rain. Questi due brani introducono alla grande il disco che prosegue su atmosfere allegre e festaiole per tutte le 10 tracce attingendo dai grandi del passato e riportando atmosfere di gioia che sembravano perse dopo gli anni 80. Tutte le dieci tracce sono decisamente ottime, difficile scegliere quali siano le migliori oltre ai due singoli già citati; se fossimo costretti forse sceglieremmo Hammer & Tongs, in cui il cantante Justin Hawkins si lancia in una non troppo velata imitazione di Mick Jagger, e la ballad Sarah O'Sarah.
Se c'è una cosa che non manca a questo album è la varietà di suoni: ci sono brani veloci, ballate e midtempo e Hawkins dimostra di sapersi muovere bene sia con la voce piena che con il falsetto, come dimostrato tra gli altri dal brano Mighty Wings.
Se invece c'è una cosa che di sicuro manca a questo disco, e alla produzione dei The Darkness in generale, è l'originalità. Nessun suono inedito e solo tanto rock pescato dal passato. Ma considerando quanto è allegra e divertente la musica della band, questo è un aspetto trascurabile. Forse non entreranno nelle enciclopedie del rock, ma di sicuro saranno i benvenuti alle feste di chiunque o nel lettore di chi si vuole regalare un'ora di divertimento.
Barbarian attinge a piene mani dalle chitarre degli INXS (a chi non è venuta in mente The One Thing?) e per il ritornello dalla voce di Gene Simmons (a chi non è venuta in mente Unholy?). In modo del tutto simile Open Fire ricorda più di un brano dei The Cult, sopra a tutti Rain. Questi due brani introducono alla grande il disco che prosegue su atmosfere allegre e festaiole per tutte le 10 tracce attingendo dai grandi del passato e riportando atmosfere di gioia che sembravano perse dopo gli anni 80. Tutte le dieci tracce sono decisamente ottime, difficile scegliere quali siano le migliori oltre ai due singoli già citati; se fossimo costretti forse sceglieremmo Hammer & Tongs, in cui il cantante Justin Hawkins si lancia in una non troppo velata imitazione di Mick Jagger, e la ballad Sarah O'Sarah.
Se c'è una cosa che non manca a questo album è la varietà di suoni: ci sono brani veloci, ballate e midtempo e Hawkins dimostra di sapersi muovere bene sia con la voce piena che con il falsetto, come dimostrato tra gli altri dal brano Mighty Wings.
Se invece c'è una cosa che di sicuro manca a questo disco, e alla produzione dei The Darkness in generale, è l'originalità. Nessun suono inedito e solo tanto rock pescato dal passato. Ma considerando quanto è allegra e divertente la musica della band, questo è un aspetto trascurabile. Forse non entreranno nelle enciclopedie del rock, ma di sicuro saranno i benvenuti alle feste di chiunque o nel lettore di chi si vuole regalare un'ora di divertimento.
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