Questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino che ringraziamo per il prezioso contributo.
Wikipedia li etichetta come synth pop, genere del quale i Depeche Mode sono stati gli iniziatori; partendo dal sud dell'Inghilterra negli anni 80 e conquistando letteralmente il mondo con numeri da capogiro. 100 milioni di dischi venduti, carriera quasi quarantennale, hanno influenzato moltissimo la scena musicale, innumerevoli cover, e sopratutto palazzetti e stadi stracolmi ogni volta che mettono il becco fuori casa.
Il Global Spirit Tour, che accompagna l'omonimo studio album nel 2017, prevedeva due date a Milano i cui biglietti sono letteralmente volati via. Un Mediolanum Forum così pieno non l'ho mai visto, tutti pronti ad ammirare, inizialmente, la strepitosa scenografia fatta da uno schermo gigante usato durante il concerto per proiettare veri e propri cortometraggi ad accompagnamento dei 20 pezzi di una scaletta piena di pietre miliari della carriera della band inglese.
Revolution dei Beatles mandata on air prepara il pubblico all'ingresso di Dave, Martin e Andrew che attaccano con Going Backwards, tratta dall'ultimo album. Seguono It's No Good e Barrel of a Gun, primi pezzi tratti dall'album Ultra del 1997, dal quale verranno tratti molti pezzi di questo concerto. Prima bomba della serata è Precious, tratta da Playing the Angel del 2005, seguono pezzi tratti da altri album come Violator (World in my Eyes) e Songs of Faith and Devotion (In Your Room) prima di tornare su Where's The Revolution tratta sempre dal recente Spirit.
Everything Counts e Stripped preparano la folla al cambio di marcia del concerto con l'immortale Enjoy the Silence. "All I ever wanted all I ever needed is here in my arms", questo ritornello lo conoscono anche i muri e la folla milanese l'ha cantata a squarciagola; vanta innumerevoli reinterpretazioni come ad esempio quella dei Lacuna Coil, ma l'originale è immensamente meglio. Never Let Me Down Again precede la piccola pausa e, subito dopo Martin prende il microfono e canta una bellissima versione acustica di Strangelove.
Altra pietra miliare Walking In My Shoes, insieme alla più movimentata A Question of Time precedono il grandissimo finale con Personal Jesus, altro pezzo eterno che vanta un numero elevatissimo di reinterpretazioni, inclusa quella di Marilyn Manson.
Le due ore di concerto sono state visivamente spettacolari, il pubblico numerosissimo e partecipe, la scaletta è stata eccezionale, la band inceppibile e la voce di Dave semplicemente perfetta.
Per chi si fosse incuriosito i Depeche Mode suoneranno ancora in Italia tra non molto, a luglio a Barolo (CN)
Piccola riflessione personale, era da un po' che ci pensavo e ora vorrei condividerla. Tempo fa un amico mi disse, scherzando, 'ma ti capita di andare anche a vedere band di gente che ha meno di 50 anni?' La mia risposta è ovviamente sì, ma quello che mi chiedevo è perché queste band di 'vecchietti', dopo così tanto tempo riempiono ancora gli stadi, i palazzetti, le piazze?
Forse perchè oggi, tra social, YouTube e talent show vari basta un motivetto orecchiabile, un Despacito o un Andiamo a Comandare qualsiasi può facilmente rubare la scena musicale (commerciale, ovvio); ma tanto veloce la ruba, tanto veloce la scena viene rubata dal tormentone successivo.
Non sto dicendo che i dischi che escono ora fanno schifo, anzi; però forse 20 o 30 anni fa senza tutti questi mezzi di comunicazione, solamente quelli bravi, ma davvero bravi, riuscivano a emergere. E solo quelli ancora migliori riuscivano a sopravvivere con le vendite dei dischi visto che prima Spotify non c'era. Rimango dell'idea che i Depeche Mode, insieme a molte altre band del passato, continueranno a occupare le nostre playlist, sicuramente per molti anni a venire.
Nel caso vi avessi annoiato con questa divagazione scusate, ma se non l'avessi scritta ora l'avreste letta nella recensione del concerto dei Metallica tra due settimane.
Wikipedia li etichetta come synth pop, genere del quale i Depeche Mode sono stati gli iniziatori; partendo dal sud dell'Inghilterra negli anni 80 e conquistando letteralmente il mondo con numeri da capogiro. 100 milioni di dischi venduti, carriera quasi quarantennale, hanno influenzato moltissimo la scena musicale, innumerevoli cover, e sopratutto palazzetti e stadi stracolmi ogni volta che mettono il becco fuori casa.
Il Global Spirit Tour, che accompagna l'omonimo studio album nel 2017, prevedeva due date a Milano i cui biglietti sono letteralmente volati via. Un Mediolanum Forum così pieno non l'ho mai visto, tutti pronti ad ammirare, inizialmente, la strepitosa scenografia fatta da uno schermo gigante usato durante il concerto per proiettare veri e propri cortometraggi ad accompagnamento dei 20 pezzi di una scaletta piena di pietre miliari della carriera della band inglese.
Revolution dei Beatles mandata on air prepara il pubblico all'ingresso di Dave, Martin e Andrew che attaccano con Going Backwards, tratta dall'ultimo album. Seguono It's No Good e Barrel of a Gun, primi pezzi tratti dall'album Ultra del 1997, dal quale verranno tratti molti pezzi di questo concerto. Prima bomba della serata è Precious, tratta da Playing the Angel del 2005, seguono pezzi tratti da altri album come Violator (World in my Eyes) e Songs of Faith and Devotion (In Your Room) prima di tornare su Where's The Revolution tratta sempre dal recente Spirit.
Everything Counts e Stripped preparano la folla al cambio di marcia del concerto con l'immortale Enjoy the Silence. "All I ever wanted all I ever needed is here in my arms", questo ritornello lo conoscono anche i muri e la folla milanese l'ha cantata a squarciagola; vanta innumerevoli reinterpretazioni come ad esempio quella dei Lacuna Coil, ma l'originale è immensamente meglio. Never Let Me Down Again precede la piccola pausa e, subito dopo Martin prende il microfono e canta una bellissima versione acustica di Strangelove.
Altra pietra miliare Walking In My Shoes, insieme alla più movimentata A Question of Time precedono il grandissimo finale con Personal Jesus, altro pezzo eterno che vanta un numero elevatissimo di reinterpretazioni, inclusa quella di Marilyn Manson.
Le due ore di concerto sono state visivamente spettacolari, il pubblico numerosissimo e partecipe, la scaletta è stata eccezionale, la band inceppibile e la voce di Dave semplicemente perfetta.
Per chi si fosse incuriosito i Depeche Mode suoneranno ancora in Italia tra non molto, a luglio a Barolo (CN)
Piccola riflessione personale, era da un po' che ci pensavo e ora vorrei condividerla. Tempo fa un amico mi disse, scherzando, 'ma ti capita di andare anche a vedere band di gente che ha meno di 50 anni?' La mia risposta è ovviamente sì, ma quello che mi chiedevo è perché queste band di 'vecchietti', dopo così tanto tempo riempiono ancora gli stadi, i palazzetti, le piazze?
Forse perchè oggi, tra social, YouTube e talent show vari basta un motivetto orecchiabile, un Despacito o un Andiamo a Comandare qualsiasi può facilmente rubare la scena musicale (commerciale, ovvio); ma tanto veloce la ruba, tanto veloce la scena viene rubata dal tormentone successivo.
Non sto dicendo che i dischi che escono ora fanno schifo, anzi; però forse 20 o 30 anni fa senza tutti questi mezzi di comunicazione, solamente quelli bravi, ma davvero bravi, riuscivano a emergere. E solo quelli ancora migliori riuscivano a sopravvivere con le vendite dei dischi visto che prima Spotify non c'era. Rimango dell'idea che i Depeche Mode, insieme a molte altre band del passato, continueranno a occupare le nostre playlist, sicuramente per molti anni a venire.
Nel caso vi avessi annoiato con questa divagazione scusate, ma se non l'avessi scritta ora l'avreste letta nella recensione del concerto dei Metallica tra due settimane.
Nessun commento:
Posta un commento