Visualizzazione post con etichetta power metal. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta power metal. Mostra tutti i post
lunedì 24 aprile 2023
Rhapsody of Fire - Glory For Salvation Tour, Milano 23/4/2023
La data era segnata in calendario da tempo, perché se il Glory For Salvation Tour dei Rhapsody of Fire passa da vicino a casa è ovvio che si tratta di un'occasione imperdibile. Arrivo al Legend in tempo per sentire l'ultimo pezzo dell'esibizione dei Symphonity, ultimo di tre gruppi di apertura, e appena la band ceca lascia il palco mi rendo conto di quanto sia alta l'attesa e la voglia tra la gente venuta a sentire questo concerto di vedere la band fondata da Alex Staropoli e Roberto De Micheli in azione. Molti si raccontano tra di loro delle volte precedenti che hanno visto i Rhapsody live, mentre per me l'attesa ha anche un altro sapore: Giacomo Voli è il musicista che ho visto dal vivo più volte, ma l'ho sempre visto da solo o con la sua band personale e mai a guidare quello che da oltre venticinque anni è il gruppo metal più famoso d'Italia. "Vediamo come se la cava in questa veste", pensavo tra me e me.
I Rhapsody salgono sul palco intorno alle 22:30 e il Legend è strapieno: ma non per modo di dire, è talmente pieno che non si riesce ad avanzare di un passo nella folla che inneggia alla band, fortunatamente durante il concerto qualcuno va a prendere da bere e riusciamo ad avvicinarci di qualche metro. Il concerto parte fortissimo con I'll Be Your Hero e Chains of Destiny dall'ultimo album Glory for Salvation e subito ci troviamo immersi in sonorità medievali che fanno venire voglia di aprire le porte per vedere se fuori c'è ancora la metropoli di Milano o se ci troviamo tra castelli, maghi e cavalieri. Per essere fine aprile la serata fuori è fresca, ma dentro fa un caldo infernale, almeno fino a quando i gestori del locale non accendono i ventilatori a soffitto che danno un po' di refrigerio. La setlist del concerto spazia per tutta la discografia della band, attingendo dagli album da Symphony of Enchanted Lands del 1998 in avanti, ma ovviamente metà della scaletta è dedicata agli ultimi due album, The Eighth Mountain e Glory for Salvation, quelli che vedono Giacomo alla voce.
La risposta alla mia domanda iniziale arriva presto: Giacomo come frontman di una band blasonata si muove alla grande, non solo come cantante e interprete di un mondo narrativo nato tre decenni fa, ma anche nel ruolo di trascinatore che il pubblico segue sempre con entusiasmo nel fare i cori o nell'inscenare scherzose battaglie con spade di plastica portate da un appassionato follower tedesco.
Poco dopo la metà del concerto sale sul palco anche il cantante spagnolo Huecco che interpreta con la band Fuego Valyrio, nata dalla collaborazione tra queste due anime musicali all'apparenza così lontane e che coniuga sonorità latine e power metal. Lo stacco è notevole, dona una ventata di divertimento in uno stile un po' diverso e mostra come il mondo della musica sia molto più interconnesso di quanto pensiamo. Dopo questa digressione i Rhapsody ci regalano qualche pezzo più di atmosfera che culmina in Un'Ode Per l'Eroe, resa ancora più maestosa dal canto in italiano che Giacomo ci racconta fare molta presa anche sul pubblico estero. Segue la magniloquente Dawn of Victory che vede in chiusura anche i membri delle band che hanno preceduto i Rhapsody salire sul palco per il coro finale Gloria, gloria pertetua, in this dawn of victory.
L'encore inizia con Reign of Terror in cui Giacomo si cimenta anche in un growl che fa venire il dubbio se ci sia qualcosa che questo straordinario vocalist non sappia fare con la propria voce, a cui seguono Wisdom of the Kings ed Emerald Sword al termine della quale Giacomo promette che ci si vede "tra cinque minuti al merchandise". In realtà di minuti ne passano forse due e la band si mischia con il suo pubblico per foto e autografi, a dimostrazione del fatto che nonostante tutti questi anni di successi il gruppo è sempre vicino al proprio pubblico e si rende disponibile per due chiacchiere in amicizia.
Una leggera pioggia ci accompagna mentre ci allontaniamo dal Legend e alla fine fa piacere, visto il caldo patito all'interno. Il blocco dei concerti dovuto alla pandemia è oggi un ricordo brutto e lontano, la musica è ripartita e per ripartire servono serate come questa che vedono un ottimo connubio tra una band tra le migliori al mondo e un locale di meritata fama, in cui tutto è sempre semplice e ordinato, che li ospita.
Grazie Rhapsody of Fire e grazie Legend, alla prossima! Per entrambi!
venerdì 25 febbraio 2022
Rhapsody of Fire - Glory For Salvation
A tre anni da The Eighth Mountain tornano i Rhapsody of Fire per il secondo album con la rinnovata formazione che vede Giacomo Voli, fresco vincitore di All Together Now su Canale 5, alla voce e Alessandro Sala al basso; la band si arricchisce anche della new entry Paolo Marchesich alla batteria in sostituzione di Manu Lotter che era entrato nei Rhapsody nel 2016 in concomitanza con Voli. Il nuovo album, pubblicato alla fine del 2021, si intitola Glory For Salvation ed è composto di tredici tracce che ripropongono la formula vincente del gruppo il cui suono basa la propria forza sulle melodie composte da Roberto De Micheli e Alex Staropoli, dalla voce e dalla forza interpretativa di Voli e dai potenti cori che spesso lo accompagnano con seconde voci e controcanti. Il disco è il secondo capitolo della Nephilim Empire Saga che narra di creature nate dalla mescolanza tra uomini e angeli che hanno poteri speciali tra cui quello di riportare in vita i defunti, il protagonista della storia in questo capitolo dovrà superare una serie di sfide per tornare alla vita sulla Terra.
Rispetto all'album precedente il suono di Glory For Salvation è generalmente più patinato e di più facile impatto sull'ascoltatore come confermato dal fatto che il disco parte subito con un pezzo potente e accattivante, intitolato Son of Vengeance, rinunciando alle intro che hanno sempre caratterizzato gli album dei Rhapsody of Fire da Legendary Tales del 1997. Inoltre rispetto al passato i cori hanno un ruolo più importante, tanto che le formazioni corali che partecipano al disco sono due: uno definito epic choir e uno operistico, con Giacomo Voli a rinforzare le fila di entrambi.
Come tutti gli album della band anche la loro nuova opera è un concept album che deve essere ascoltato nella sua interezza, si notano in ogni caso momenti che spiccano rispetto al resto come Abyss Of Pain II, che segue Abyss Of Pain che faceva da intro in The Eighth Mountain, brano epico di quasi undici minuti in cui si trova una sorta di compendio della musica dei Rhapsody of Fire con cori potenti, sonorità epiche e divagazioni canore di Giacomo che si lancia in un growl e che canta parte del pezzo anche in italiano. Subito dopo si trova un'altra traccia di spicco con Infinitae Gloriae cantata da Giacomo in inglese, latino e italiano. Gli esperimenti locali non finiscono qui, Giacomo si cimenta infatti in un breve growl anche in Chains of Destiny (uno dei brani più incalzanti del disco che compare come bonus track in giapponese nell'edizione stampata in Giappone del CD) mostrando così in questo album un lato finora inedito delle sue capacità canore. Tra i brani migliori si trova anche la bellissima Terial the Hawk, aperta dall'intro Eternal Snow, che grazie ai flauti suonati da Manuel Staropoli e le uilleann pipes di Giovanni Davoli evoca atmosfere folk e nordiche che ricordano le incisioni più recenti dei Nightwish.
Il disco contiene un'unica ballad intitolata Magic Signs le cui atmosfere magniloquenti si estendono per tre brani perché, oltre alla versione principale, è cantata anche in italiano e in spagnolo con i titoli Un'Ode per l'Eroe e La Esencia de un Rey.
L'ascolto di Glory for Salvation scorre via senza intoppi, perché l'album non contiene momenti deboli e si lascia apprezzare dall'inizio alla fine, al punto che arrivati al termine dell'ultima traccia si ha subito voglia di premere di nuovo play per cogliere nuovi aspetti di questa composizione. Questo nuovo album, il tredicesimo, mostra la band in grande forma e all'apice della sua creatività e che trova sempre nuova freschezza compositiva grazie anche ai nuovi elementi che portano il proprio contributo. Non resta che sperare che dopo due anni di pandemia la band riesca finalmente a portare presto dal vivo la loro ultima fatica in studio, perché il suono potente di questo nuovo album sarà sicuramente detonante anche sul palco.
giovedì 3 febbraio 2022
Intervista a Giacomo Voli
Per commentare il recente successo all'edizione 2021 di All Together Now su Canale 5 e per parlare del nuovo album dei Rhapsody of Fire, Glory for Salvation, il vocalist della band Giacomo Voli ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo di seguito al nostri lettori.
Ringraziamo Giacomo per la sua cortesia e disponibilità.
Ringraziamo Giacomo per la sua cortesia e disponibilità.
sabato 16 ottobre 2021
The Unity - Pride
Uscito a marzo del 2020, Pride è il terzo album dei tedeschi The Unity, band nata per volere di Henjo Richter e Michael Ehré dei Gamma Ray e che vanta nelle proprie file anche l'italianissimo vocalist Gianbattista Manenti. Il disco è di norma etichettato come power metal, ma già da un primo ascolto si capisce come qualunque definizione vada stretta alla musica dei The Unity, perché Pride offre un caleidoscopio di suoni che spaziano tra stili e suggestioni diverse.
L'album, composto da dodici pezzi, parte con Hands of Time e Line and Singer, per le quali potrebbe essere coniato il neologismo di heavy AOR vista la sapiente combinazione di melodie vincenti di stampo ottantiano e di suoni energici, in particolare la seconda è contraddistinta da un ritornello che entra in testa come un trapano grazie alla potente esecuzione del nostro Jan. Il disco prosegue su suoni più tradizionalmente hard rock, come in Scenery of Hate o We Don't Need Them Here, e poco dopo si prendono di nuovo strade inaspettate con l'alt rock di Wave of Fear che sembra preso di peso da metà anni 90. Tra i brani più pesanti troviamo anche la teatrale Angel of Dawn in cui in canto di Gianbattista si fa più recitato, andando a creare un brano che ricorda le incisioni degli Avantasia.
Le sperimentazioni sonore non finiscono qui, il disco infatti chiude con due pezzi dalle sonorità inaspettate. È già sorprendente che in un album di power metal ci sia un pezzo intitolato Rusty Cadillac, e infatti il brano è un fresco e divertente rock and roll che si allontana da tutto il resto e ci porta con le sue atmosfere nell'America degli anni 50 a cui aggiunge un tocco di sonorità hard & heavy contemporanee. Chiude il disco la leggera You Don't Walk Alone con cui la band di concede una digressione più vicina al pop.
La forza di questo disco risiede nella straordinaria combinazione tra le melodie e la straripante voce di Gianbattista che regala una prestazione ottima in cui dimostra di sapere interpretare efficacemente praticamente ogni stile canoro in cui si cimenta. Una menzione speciale meritano i testi, mai banali e spessi impegnati, che toccano tematiche come l'ambientalismo e il razzismo. Completa l'album un secondo CD che contiene quatto registrazioni live di altrettanti pezzi tratti dai dischi precedenti, più la versione in studio della ruggente Nowhereland, pubblicata inizialmente come B-side di Never Forget.
La sfida di Pride è quindi completamente vinta, con un disco solido che convince e diverte per tutto l'ascolto e con il quale i The Unity si confermano una delle realtà più interessanti del panorama metal europeo.
martedì 22 giugno 2021
Rhapsody of Fire - I'll be your hero
A giugno del 2021 i Rhapsody of Fire hanno pubblicato il loro nuovo EP intitolato I'll be your hero che anticipa di qualche mese l'uscita del nuovo album atteso per settembre. Il disco è composto da otto tracce, di cui un inedito, un re-recording, due live e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon.
L'EP parte proprio con l'inedito eponimo che viene indicato come single edit, sottintendendo che la versione dell'album sarà più lunga. Il pezzo ha un suono fresco, potente e patinato; attacca con un verso del ritornello cantato a secco dalla poderosa voce di Giacomo Voli prima di sfociare in un mix di power metal e atmosfere AOR ottantiane ricche di melodie musicali e vocali. La seconda traccia è un re-recording di Where the Dragons Fly, pubblicata in origine nel 1998 come b-side di Emeral Sword e cantata da Fabio Lione che Giacomo personalizza senza modificarne la natura e gli echi rinascimentali.
Completano il disco le versioni live di Rain of Fury e The Courage to Forgive dall'ultimo album The White Mountain registrate nel 2019 a Milano, e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon: l'originale in inglese e gli adattamenti in italiano (con il titolo Senza Un Addio), in francese (La Force De Me Battre) e in spagnolo (Sin Un Adios).
Se questo EP vuole essere un prequel dell'LP che sta per arrivare, lo scopo è raggiunto in pieno perché la band dimostra di essere in grande forma sia dal punto di vista compositivo, grazie alla vibrante title track e alle nuove versioni dei pezzi editi, sia da quello interpretativo come emerge dalla grinta messa in campo live nell'ultimo tour. Questo è solo il primo assaggio, ma tanto basta a suggerire che l'album in uscita sarà un altro colpo vincente.
L'EP parte proprio con l'inedito eponimo che viene indicato come single edit, sottintendendo che la versione dell'album sarà più lunga. Il pezzo ha un suono fresco, potente e patinato; attacca con un verso del ritornello cantato a secco dalla poderosa voce di Giacomo Voli prima di sfociare in un mix di power metal e atmosfere AOR ottantiane ricche di melodie musicali e vocali. La seconda traccia è un re-recording di Where the Dragons Fly, pubblicata in origine nel 1998 come b-side di Emeral Sword e cantata da Fabio Lione che Giacomo personalizza senza modificarne la natura e gli echi rinascimentali.
Completano il disco le versioni live di Rain of Fury e The Courage to Forgive dall'ultimo album The White Mountain registrate nel 2019 a Milano, e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon: l'originale in inglese e gli adattamenti in italiano (con il titolo Senza Un Addio), in francese (La Force De Me Battre) e in spagnolo (Sin Un Adios).
Se questo EP vuole essere un prequel dell'LP che sta per arrivare, lo scopo è raggiunto in pieno perché la band dimostra di essere in grande forma sia dal punto di vista compositivo, grazie alla vibrante title track e alle nuove versioni dei pezzi editi, sia da quello interpretativo come emerge dalla grinta messa in campo live nell'ultimo tour. Questo è solo il primo assaggio, ma tanto basta a suggerire che l'album in uscita sarà un altro colpo vincente.
mercoledì 31 marzo 2021
Embrace of Souls - The Number of Destiny
L'inizio del 2021 ha visto l'uscita dell'album The Number of Destiny degli Embrace of Souls, progetto solista del batterista dei Chronosfear Michele Olmi che per l'occasione ha assemblato una squadra di livello stellare composta da Giovanni Paolo Galeotti alle chitarre, Davide Scuteri alle tastiere, Xavier Rota (che affianca Olmi anche nei Chronosfear) al basso e l'ormai leggendario Giacomo Voli (vocalist dei Rhapsody of Fire) alla voce.
L'album è di fatto una metal opera che narra della storia d'amore tra due anime vissute più di due secoli fa e che si cercano nell'universo fino a ritrovarsi. Il risultato è un compendio di ottimo power metal ricco di atmosfere luminose e speranzose e di forti influenze melodiche e patinate da AOR anni 80; il disco vanta anche un numero notevole di ospiti (tra cui spiccano Roberto Tiranti, Ivan Giannini e Michele Guaitoli) che insieme al resto della band vanno a comporre una sorta di dream team del metal italiano. L'album contiene tutti gli stilemi del metal melodico, dai pezzi aggressivi alle power ballad, che si combinano in un magnifico caleidoscopio di musica e narrazione.
Trattandosi di una metal opera, le sonorità del disco sono fortemente interconnesse tra di loro ed è difficile individuare pezzi migliori di altri. Non mancano comunque momenti di più alto splendore, come Shape Your Fate, che è la traccia che risente di più delle influenze ottantiane grazie anche al potente assolo di chitarra di Valentino Francavilla dei White Skull, e la cupa Prison impreziosita dalla teatrale prova vocale di Morby dei Domine. Tra i momenti più raccolti spicca In The Castle grazie soprattutto ai virtuosismi vocali di Giacomo che in questo album mostra la terza faccia della propria essenza visto che la sua performance si discosta sia da quella delle sue incisioni soliste sia da quella nei Rhapsody of Fire. Tra i featuring svetta la presenza di Michele Guaitoli, un altro dei titani del canto metal italiano voce maschile dei Temperance e dei Visions of Atlantis, che interpreta la poderosa To The End. Chiude il disco la solenne e magniloquente Il Numero Mistico che vede Giacomo duettare con Roberto Tiranti e che si stacca nettamente dal resto della composizione per il fatto di essere cantato in italiano.
The Number of Destiny è quindi un ottimo esempio di power metal luminoso che unisce potenza, lirismo e melodia. Olmi centra in pieno l'obiettivo realizzando un album ricco che appassiona nel racconto e funziona benissimo dal punto di vista musicale. Non resta da sperare che questo non sia un esperimento isolato che gli Embrace of Souls si riuniscano ancora per regalarci altri dischi di questo livello nel prossimi anni.
venerdì 19 marzo 2021
Temperance - Melodies of Green and Blue
Realizzare un album metal in acustico può sembrare un impresa impossibile, anzi una Mission Impossibile per citare il titolo di un brano di Viridian, l'ultimo LP dei Temperance pubblicato nel 2020. Riuscire in un'impresa del genere non è semplice e richiede musicisti versatili e dalle doti eccezionali; tuttavia c'è chi riesce a trasformare l'impossibile in possibile ed è questo il caso del nuovo EP della band, nato come un esperimento su YouTube durante la pandemia da COVID-19 che ha raccolto il favore dei fan fino a convincere il gruppo a realizzare un disco intero.
L'album è composto da otto pezzi di cui sei rielaborazioni di brani tratti da Viridian più due inediti che aprono il disco. Il disco rinuncia quindi alle atmosfere patinate e roboanti degli album precedenti, per approdare a emozioni più intime. Il risultato di questa sperimentazione è semplicemente perfetto e va a toccare le corde più intime dell'animo, risvegliando emozioni profonde e ancestrali. L'acustico ovviamente mette in luce maggiormente le doti canore degli interpreti, e in questo caso i Temperance mettono in campo una delle coppie miglior al mondo con il combo composto da Michele Guaitoli e Alessia Scolletti, che è la punta di diamante del metal italiano e che regala in queste incisioni un'altra prova magnifica soprattutto nei duetti, in cui Alessia fa la voce alta e Michele quella bassa.
Le melodie dei pezzi restano simili a quelle originali, per questo il disco si ascolta facilmente, anche la trasformazione in acustico li rende di fatto dei prodotti nuovi. Tra i pezzi migliori di questo EP troviamo sicuramente I Am the Fire che mantiene il proprio stampo ottantiano anche in questa versione acustica, l'ottima e sperimentale Nanook e My Demons Can't Sleep nel cui finale troviamo un divertente assaggio di musica latina cantato in spagnolo dai due vocalist.
Con Melodies of Green and Blue i Temperance confermano quindi le proprie capacità e soprattutto mostrano una maturità che poche band hanno; perché dimostrano di sapere uscire dai propri binari e di saperlo fare benissimo. L'ecletticità di questo gruppo non è del tutto una novità, perché già Viridian aveva mostrato ricche contaminazioni sonore di ottimo livello. Questo nuovo EP conferma quindi che creatività e la capacità di questo gruppo non hanno confini e lascia la curiosità di scoprire quali altri confini i Temperance possano valicare, regalandoci ancora dischi meravigliosi come questo.
martedì 4 agosto 2020
Temperance - Viridian
Con il nuovo Viridian, uscito a gennaio di quest’anno, i Temperance sono giunti al loro quinto album in studio e al secondo con la nuova formazione che vede Michele Guaitoli e Alessia Scolletti alle voci, dopo Of Jupiter and Moons del 2018. In questo nuovo lavoro la band continua sulla strada tracciata dal precedente, realizzando un disco di ottimo metal melodico, intriso di AOR di stampo ottantiano, che basa la propria forza sulla positività della musica espressa e sulle ottime doti vocali dei due interpreti.
Il disco è composto da undici pezzi e parte fortissimo con la travolgente Mission Impossible chiaramente ispirata all'omonima serie cinematografica, ma l’offerta musicale non si ferma ai pezzi energici, infatti il disco vira subito verso l’AOR con pezzi melodici come I Am the Fire e Start Another Round. Atmosfere ottantiane si trovano anche in Let it Beat e nella title track Viridian che sono anche i due brani in cui Michele e Alessia tirano fuori il meglio delle proprie doti vocali, con Alessia in particolare che regala una performance magistrale nel controcanto sul ritornello finale di Viridian.
Come anticipato le atmosfere del disco sono molto varie e oltre ai pezzi energici e a una buona dose di AOR troviamo la power ballad Scent of Dye e un paio di esperimenti di crossover con The Cult of Misery, che contiene vocalizzi lirici di Laura Macrì, e Nanook impreziosita dalla presenza del coro dei bambini della scuola Sant'Angela Merici.
Chiudono il disco la speranzosa Gaia, in cui l’uomo si rivolge alla Terra su cui abita tra una richiesta di scuse e la speranza di poter cambiare il mondo per il meglio, e Catch the Dream, retta solo da un battito di mani come accompagnamento e che vede la presenza del coro gospel NuVoices Project, che inneggia all'unione dell’umanità e al superamento delle divisioni. La versione digitale del disco include Lost in the Christmas Dream, che come suggerisce il titolo stesso è un canto natalizio in stile AOR dai toni positivi e che invita a non perdere mai la speranza.
Giunti alla fine dell’ascolto ci si accorge che Viridian non contiene neanche un filler e costituisce un ottimo album di metal melodico ricco di commistioni e suggestioni diverse in cui la band dà anche una lezione tanto ovvia quanto di successo: se si ha in squadra il Dream Team del canto italiano realizzare un album di questo livello è quasi facile e naturale.
Il disco è composto da undici pezzi e parte fortissimo con la travolgente Mission Impossible chiaramente ispirata all'omonima serie cinematografica, ma l’offerta musicale non si ferma ai pezzi energici, infatti il disco vira subito verso l’AOR con pezzi melodici come I Am the Fire e Start Another Round. Atmosfere ottantiane si trovano anche in Let it Beat e nella title track Viridian che sono anche i due brani in cui Michele e Alessia tirano fuori il meglio delle proprie doti vocali, con Alessia in particolare che regala una performance magistrale nel controcanto sul ritornello finale di Viridian.
Come anticipato le atmosfere del disco sono molto varie e oltre ai pezzi energici e a una buona dose di AOR troviamo la power ballad Scent of Dye e un paio di esperimenti di crossover con The Cult of Misery, che contiene vocalizzi lirici di Laura Macrì, e Nanook impreziosita dalla presenza del coro dei bambini della scuola Sant'Angela Merici.
Chiudono il disco la speranzosa Gaia, in cui l’uomo si rivolge alla Terra su cui abita tra una richiesta di scuse e la speranza di poter cambiare il mondo per il meglio, e Catch the Dream, retta solo da un battito di mani come accompagnamento e che vede la presenza del coro gospel NuVoices Project, che inneggia all'unione dell’umanità e al superamento delle divisioni. La versione digitale del disco include Lost in the Christmas Dream, che come suggerisce il titolo stesso è un canto natalizio in stile AOR dai toni positivi e che invita a non perdere mai la speranza.
Giunti alla fine dell’ascolto ci si accorge che Viridian non contiene neanche un filler e costituisce un ottimo album di metal melodico ricco di commistioni e suggestioni diverse in cui la band dà anche una lezione tanto ovvia quanto di successo: se si ha in squadra il Dream Team del canto italiano realizzare un album di questo livello è quasi facile e naturale.
lunedì 1 aprile 2019
Rhapsody of Fire - The Eighth Mountain
Con il nuovo The Eighth Mountain i Rhapsody of Fire affrontano la prima prova in studio con pezzi inediti con la rinnovata formazione che vede Giacomo Voli alla voce e il tedesco Manuel Lotter alla batteria; il disco segue la compilation Legendary Years del 2017 realizzata con questa lineup in cui il gruppo ha reinterpretato alcuni dei suoi classici del passato.
Il nuovo album è composto da dodici tracce in cui la band propone il proprio epic power metal distintivo, dando come sempre ampio spazio alle ricche e maestose melodie e alla voce del cantante. Rispetto a Conti e Lione, Giacomo Voli alza ulteriormente l'asticella raggiungendo vette interpretative di altissimo livello che si assestano al di sopra delle performance dei due pur bravissimi cantanti che lo hanno preceduto. Per questo nuovo album la band si avvale inoltre del contributo della Bulgarian National Symphony Orchestra che supporta il gruppo con la propria strumentazione e con il coro.
L'uscita dell'album è stata anticipata dalla pubblicazione del video di Rain of Fury che dà un assaggio di ciò che poi si troverà nel resto dell'LP con un pezzo ricco di metal melodico che mischia sapientemente atmosfere epiche con il suono moderno del power metal.
Trattandosi di un concept album che va ascoltato nella sua interezza, è difficile individuare parti migliori di altre; ciò non toglie che si possano trovare momenti più ricchi di componenti varie come Seven Heroic Deeds, il primo brano dopo l'intro, che vede la presenza massiccia del coro che introduce i ritornelli cantando il ponte in latino. I pezzi più melodici del disco si trovano nella parte centrale dell'LP, come White Wizard e Warrior Heart che si apre con il clavicembalo suonato da Alex Staropoli e il flauto suonato dal fratello Manuel che accompagnano senza altri strumenti la voce di Voli per tutta la prima strofa.
Tra i brani di spicco troviamo anche la bellissima e sontuosa The Courage to Forgive introdotta da un vocalizzo di un coro lirico di cui fanno parte anche lo stesso Voli e Chiara Tricarico dei Moonlight Haze. L'edizione giapponese dell'album è impreziosita dalla presenza di una bonus track: una seconda versione di Rain of Fury in cui Voli canta le strofe in giapponese, dando al pezzo un tocco di originalità.
Se con Legendary Years i Rhapsody of Fire hanno dimostrato che la nuova formazione era all'altezza di tutte le precedenti dal punto di vista tecnico, con questo nuovo album hanno confermato che la nuova lineup è perfettamente in grado di mantenere alti i fasti del gruppo metal più celebre del nostro paese anche nelle incisioni inedite.
The Eighth Mountain apre così la nuova fase della carriera dei Rhapsody of Fire e se queste sono le premesse possiamo essere sicuri che nonostante gli oltre due decenni di carriera alle spalle, la band ha ancora molte frecce al proprio arco e che sicuramente regalerà album di qualità altissima ancora per molti, molti anni.
Il nuovo album è composto da dodici tracce in cui la band propone il proprio epic power metal distintivo, dando come sempre ampio spazio alle ricche e maestose melodie e alla voce del cantante. Rispetto a Conti e Lione, Giacomo Voli alza ulteriormente l'asticella raggiungendo vette interpretative di altissimo livello che si assestano al di sopra delle performance dei due pur bravissimi cantanti che lo hanno preceduto. Per questo nuovo album la band si avvale inoltre del contributo della Bulgarian National Symphony Orchestra che supporta il gruppo con la propria strumentazione e con il coro.
L'uscita dell'album è stata anticipata dalla pubblicazione del video di Rain of Fury che dà un assaggio di ciò che poi si troverà nel resto dell'LP con un pezzo ricco di metal melodico che mischia sapientemente atmosfere epiche con il suono moderno del power metal.
Trattandosi di un concept album che va ascoltato nella sua interezza, è difficile individuare parti migliori di altre; ciò non toglie che si possano trovare momenti più ricchi di componenti varie come Seven Heroic Deeds, il primo brano dopo l'intro, che vede la presenza massiccia del coro che introduce i ritornelli cantando il ponte in latino. I pezzi più melodici del disco si trovano nella parte centrale dell'LP, come White Wizard e Warrior Heart che si apre con il clavicembalo suonato da Alex Staropoli e il flauto suonato dal fratello Manuel che accompagnano senza altri strumenti la voce di Voli per tutta la prima strofa.
Tra i brani di spicco troviamo anche la bellissima e sontuosa The Courage to Forgive introdotta da un vocalizzo di un coro lirico di cui fanno parte anche lo stesso Voli e Chiara Tricarico dei Moonlight Haze. L'edizione giapponese dell'album è impreziosita dalla presenza di una bonus track: una seconda versione di Rain of Fury in cui Voli canta le strofe in giapponese, dando al pezzo un tocco di originalità.
Se con Legendary Years i Rhapsody of Fire hanno dimostrato che la nuova formazione era all'altezza di tutte le precedenti dal punto di vista tecnico, con questo nuovo album hanno confermato che la nuova lineup è perfettamente in grado di mantenere alti i fasti del gruppo metal più celebre del nostro paese anche nelle incisioni inedite.
The Eighth Mountain apre così la nuova fase della carriera dei Rhapsody of Fire e se queste sono le premesse possiamo essere sicuri che nonostante gli oltre due decenni di carriera alle spalle, la band ha ancora molte frecce al proprio arco e che sicuramente regalerà album di qualità altissima ancora per molti, molti anni.
mercoledì 13 giugno 2018
Ancestral - Master of Fate
Master Of Fate è il secondo album dei siciliani Ancestral, che segue di dieci anni il loro precedente intitolato The Ancient Curse. Il quintetto di Castelvetrano vede in questo secondo disco, pubblicato nel 2017, due importanti cambi di formazione con l'ingresso di Carmelo Scozzari alla chitarra e Jo Lombardo (già vocalist degli Orion Riders e dei Metatrone) alla voce, che sostituiscono rispettivamente Giovan Battista Ferrantello e Mirko Olivo. I due si uniscono al resto del gruppo composto da Domiziano Mendolia al basso, Alessandro Olivo alla chitarra e Massimiliano Mendolia alla batteria.
L'album è composto di dieci tracce di ottimo power metal di altissima qualità che posiziona a pieno titolo la band tra i migliori interpreti al mondo di questo genere, grazie alle incredibili capacità degli strumentisti e alla straordinaria voce di Lombardo che dimostra di avere una potenza e un'estensione, soprattutto verso l'alto, che pochissimi altri possono vantare. Le sonorità degli Ancestral sono ispirate ai mostri sacri del power europeo come gli Helloween o i Blind Guardian condendolo con molti inserti melodici che attingono al contempo dalla NWOBHM e dal power americano.
L'album parte con l'ottima Back To Life contraddistinta da pesanti venature AOR ottantiane. Subito dopo segue la potente Wind Of Egadi ricca di assoli di chitarra e di scream da parte del vocalist che qui regala una delle sue performance migliori. Atmosfere vicine all'AOR si trovano anche nella bellissima title track, impreziosita da contaminazioni di stili diversi e da qualche tocco melodico in più, che è sicuramente il pezzo migliore del disco e non è un caso che il gruppo abbia scelto proprio questa per dare il titolo all'intero LP. Tra i pezzi più influenzati dall'AOR spicca anche la power ballad No More Regrets, che rallenta notevolmente i ritmi rispetto al resto del disco.
Nell'album troviamo anche qualche influenza thrash con Seven Months of Siege in cui il cantato e gli scream di Lombardo sembrano ispirati, con successo, ai giorni migliori di Neil Turbin. Tracce di thrash arricchiscono anche la strumentale Refuge Of Souls che coniuga la velocità a qualche riff più morbido in stile hair metal anni 80.
L'album vanta anche la presenza di un ospite d'eccezione, con Fabio Lione che affianca Lombardo nella ruggente Lust for Supremacy: i due si alternano nelle strofe e duettano nel ritornello con Lione che fa le voci basse (nel suo solito stile epico) e Lombardo che interpreta quelle alte.
In chiusura troviamo On the Route of Death e From Beyond che riportano allo stile teutonico del power metal europeo e non stupisce quindi che per chiudere l'LP la band abbia scelto la cover di Savage degli Helloween che non compare in nessun album del gruppo tedesco ma che è il B-side di Dr. Stein dall'album Keeper of the Seven Keys - Part II. Lombardo si confronta così con la performance di Micheal Kiske uscendone a testa alta e regalando un'interpretazione molto più matura di quella del cantante originale che all'epoca aveva solo vent'anni.
In sintesi Master of Fate è uno dei migliori dischi di power metal del nostro paese e regge benissimo il confronto con le band più blasonate al mondo, ed è un vero mistero come questo disco non sia al vertice delle classifiche di vendita, perché convince sotto ogni punto di vista, con dei musicisti di altissimo livello sia dal punto di vista interpretativo sia da quello autorale e grazie alla presenza di un cantante tra i migliori del pianeta. E il connubio di questi fattori e dei vari stili in cui il gruppo si cimenta rendono quest'album un'opera ricca e imprescindibile per gli amanti del metal di ogni genere.
L'album è composto di dieci tracce di ottimo power metal di altissima qualità che posiziona a pieno titolo la band tra i migliori interpreti al mondo di questo genere, grazie alle incredibili capacità degli strumentisti e alla straordinaria voce di Lombardo che dimostra di avere una potenza e un'estensione, soprattutto verso l'alto, che pochissimi altri possono vantare. Le sonorità degli Ancestral sono ispirate ai mostri sacri del power europeo come gli Helloween o i Blind Guardian condendolo con molti inserti melodici che attingono al contempo dalla NWOBHM e dal power americano.
L'album parte con l'ottima Back To Life contraddistinta da pesanti venature AOR ottantiane. Subito dopo segue la potente Wind Of Egadi ricca di assoli di chitarra e di scream da parte del vocalist che qui regala una delle sue performance migliori. Atmosfere vicine all'AOR si trovano anche nella bellissima title track, impreziosita da contaminazioni di stili diversi e da qualche tocco melodico in più, che è sicuramente il pezzo migliore del disco e non è un caso che il gruppo abbia scelto proprio questa per dare il titolo all'intero LP. Tra i pezzi più influenzati dall'AOR spicca anche la power ballad No More Regrets, che rallenta notevolmente i ritmi rispetto al resto del disco.
Nell'album troviamo anche qualche influenza thrash con Seven Months of Siege in cui il cantato e gli scream di Lombardo sembrano ispirati, con successo, ai giorni migliori di Neil Turbin. Tracce di thrash arricchiscono anche la strumentale Refuge Of Souls che coniuga la velocità a qualche riff più morbido in stile hair metal anni 80.
L'album vanta anche la presenza di un ospite d'eccezione, con Fabio Lione che affianca Lombardo nella ruggente Lust for Supremacy: i due si alternano nelle strofe e duettano nel ritornello con Lione che fa le voci basse (nel suo solito stile epico) e Lombardo che interpreta quelle alte.
In chiusura troviamo On the Route of Death e From Beyond che riportano allo stile teutonico del power metal europeo e non stupisce quindi che per chiudere l'LP la band abbia scelto la cover di Savage degli Helloween che non compare in nessun album del gruppo tedesco ma che è il B-side di Dr. Stein dall'album Keeper of the Seven Keys - Part II. Lombardo si confronta così con la performance di Micheal Kiske uscendone a testa alta e regalando un'interpretazione molto più matura di quella del cantante originale che all'epoca aveva solo vent'anni.
In sintesi Master of Fate è uno dei migliori dischi di power metal del nostro paese e regge benissimo il confronto con le band più blasonate al mondo, ed è un vero mistero come questo disco non sia al vertice delle classifiche di vendita, perché convince sotto ogni punto di vista, con dei musicisti di altissimo livello sia dal punto di vista interpretativo sia da quello autorale e grazie alla presenza di un cantante tra i migliori del pianeta. E il connubio di questi fattori e dei vari stili in cui il gruppo si cimenta rendono quest'album un'opera ricca e imprescindibile per gli amanti del metal di ogni genere.
mercoledì 4 aprile 2018
Dreamtale - Difference
I Dreamtale sono una delle realtà più interessanti del power metal finlandese, anche se purtroppo non godono della fama che meriterebbero al di fuori dei confini del loro paese. Nella sua ultradecennale carriera il gruppo ha visto molte rivoluzioni della propria formazione lasciando il solo chitarrista Rami Keränen (che nelle prime incisioni ricopriva anche il ruolo di cantante) come unico membro fisso. Tra i dischi migliori della lunga carriera di questa band va annoverato sicuramente l'album Difference uscito nell'aprile del 2005 in cui al microfono troviamo lo straordinario cantante Jarkko Ahola, che curiosamente nello stesso mese pubblicò anche il suo primo album con i Teräsbetoni intitolato Metallitotuus.
Come tutti gli album dei Dreamtale, Difference offre un power metal melodico composto da un buon equilibrio tra il suono sostenuto delle chitarre e quello morbido delle tastiere, con la potente e versatile voce di Jarkko Ahola a dare la propria marcata impronta a tutti i dodici pezzi. L'album si apre con due brani aggressivi come Lost Souls, e Wings of Icarus che chiariscono da subito quali saranno le sonorità prevalenti dell'album, che infatti vede una preponderanza di pezzi duri. Sonorità simili si trovano anche in World's Child e in New Life che si apre con un coro a secco per poi sfociare in un suono più aggressivo del resto del disco, il pezzo è ricco di rimandi all'AOR degli anni ottanta grazie anche alla superlativa prova di Ahola negli acuti. Sonorità AOR si trovano anche nella bellissima Secret Door, anch'essa ricca di cori e nella quale le tastiere hanno un ruolo molto importante nel sostenere la melodia. Tra i momenti più energici si distingue anche We Are One, anch'essa basata fortemente sul suono delle tastiere ed impreziosita dall'apertura con un vocalizzo di voci femminili.
Nel disco non mancano brani più lenti e d'atmosfera. Troviamo infatti due power ballad come Mirror e Green Fields, oltre alla acustica Sail Away. Una menzione a parte merita la bellissima Lucid Times, brano di oltre sette minuti che unisce le sfumature AOR a tocchi di epic metal; la traccia si apre con un rock sostenuto e melodico con un ritornello potente in cui il coro della band si somma alla potente voce di Ahola, dopo un poderoso inciso corale il ritmo rallenta grazie a uno stacco al piano per proseguire con ritmi da ballad appena prima di riprendere la potenza dell'apertura per la chiusura del pezzo. Completa il disco Fly, anch'essa caratterizzata da notevoli cambi di tempo, con strofe lente e ritornelli potenti in cui Ahola dà di nuovo prova della sua potenza ed estensione; il pezzo è impreziosito dalle chitarre acustiche dal sapore spagnoleggiante che introducono la seconda strofa.
Chiude l'album la bonus track, presente solo nell'edizione giapponese, Powerplay che grazie al suo suono grintoso e ruggente riporta i ritmi ad alti livelli prima di chiudere il disco.
Difference è solo uno degli ottimi album realizzati da questa band la cui discografia conta ad oggi sette LP in studio, tutti caratterizzati da un power metal che unisce ottime musiche ad altrettanto ottime vocalità. Sebbene Jarkko Ahola sia difficilissimo da raggiungere quanto a capacità vocali, anche gli altri vocalist della band hanno garantito performance di altissimo livello, e se Difference resta il loro album migliore (proprio grazia alla presenza di Ahola) anche l'ascolto degli altri sei album non lascerà certo delusi gli amanti del power metal e della buona musica di ogni genere.
Come tutti gli album dei Dreamtale, Difference offre un power metal melodico composto da un buon equilibrio tra il suono sostenuto delle chitarre e quello morbido delle tastiere, con la potente e versatile voce di Jarkko Ahola a dare la propria marcata impronta a tutti i dodici pezzi. L'album si apre con due brani aggressivi come Lost Souls, e Wings of Icarus che chiariscono da subito quali saranno le sonorità prevalenti dell'album, che infatti vede una preponderanza di pezzi duri. Sonorità simili si trovano anche in World's Child e in New Life che si apre con un coro a secco per poi sfociare in un suono più aggressivo del resto del disco, il pezzo è ricco di rimandi all'AOR degli anni ottanta grazie anche alla superlativa prova di Ahola negli acuti. Sonorità AOR si trovano anche nella bellissima Secret Door, anch'essa ricca di cori e nella quale le tastiere hanno un ruolo molto importante nel sostenere la melodia. Tra i momenti più energici si distingue anche We Are One, anch'essa basata fortemente sul suono delle tastiere ed impreziosita dall'apertura con un vocalizzo di voci femminili.
Nel disco non mancano brani più lenti e d'atmosfera. Troviamo infatti due power ballad come Mirror e Green Fields, oltre alla acustica Sail Away. Una menzione a parte merita la bellissima Lucid Times, brano di oltre sette minuti che unisce le sfumature AOR a tocchi di epic metal; la traccia si apre con un rock sostenuto e melodico con un ritornello potente in cui il coro della band si somma alla potente voce di Ahola, dopo un poderoso inciso corale il ritmo rallenta grazie a uno stacco al piano per proseguire con ritmi da ballad appena prima di riprendere la potenza dell'apertura per la chiusura del pezzo. Completa il disco Fly, anch'essa caratterizzata da notevoli cambi di tempo, con strofe lente e ritornelli potenti in cui Ahola dà di nuovo prova della sua potenza ed estensione; il pezzo è impreziosito dalle chitarre acustiche dal sapore spagnoleggiante che introducono la seconda strofa.
Chiude l'album la bonus track, presente solo nell'edizione giapponese, Powerplay che grazie al suo suono grintoso e ruggente riporta i ritmi ad alti livelli prima di chiudere il disco.
Difference è solo uno degli ottimi album realizzati da questa band la cui discografia conta ad oggi sette LP in studio, tutti caratterizzati da un power metal che unisce ottime musiche ad altrettanto ottime vocalità. Sebbene Jarkko Ahola sia difficilissimo da raggiungere quanto a capacità vocali, anche gli altri vocalist della band hanno garantito performance di altissimo livello, e se Difference resta il loro album migliore (proprio grazia alla presenza di Ahola) anche l'ascolto degli altri sei album non lascerà certo delusi gli amanti del power metal e della buona musica di ogni genere.
mercoledì 20 settembre 2017
Magni Animi Viri - Heroes Temporis
Il 2007 ha visto la nascita della prima rock-opera interamente in italiano, il progetto musicale guidato dal maestri Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo porta il nome di Magni Animi Viri e il loro album si intitola Heroes Temporis.
Il disco si basa su basi musicali suonate dalla band composta da chitarre, bassi e batteria a cui si unisce la Bulgarian Symphony Orchestra diretta dal maestro Giacomo Simonelli. Il suono prodotto da questa larga schiera di oltre cento musicisti unisce le sinfonie della musica classica al suono più moderno del power metal, a questo tessuto musicale si sommano le splendide voci del tenore operistico Francesco Napoletano e della cantante pop-rock Ivana Giugliano, invertendo quindi il paradigma del metal sinfonico che spesso vede voci liriche femminili accanto a voci maschili dallo stile moderno.
L'album narra del viaggio nella vita del protagonista della storia, interpretato da Napoletano, che ripensa alle diverse fasi della propria esistenza e in questo percorso incontra varie figure quali quella di un genitore e ovviamente quella della donna amata con cui ha un rapporto contrastato. Alla fine del proprio viaggio il protagonista scoprirà di aver vissuto un sogno.
Dal punto di vista musicale il risultato è semplicemente meraviglioso e l'unione di due mondi musicali così diversi è incredibilmente armoniosa. La vera forza di questo disco è la voce di Napoletano che dà sfoggio della propria potenza ed estensione per tutta la durata dell'album. I due vocalist si alternano, si amalgamano e spesso duettano, con Napoletano che fa le voci più alte e la Giugliano che interpreta quelle più basse, come nel pezzo centrale dell'opera Vorrei e nella leggera Sai Cos'è, unico pezzo del disco a essere suonato con chitarre acustiche. Bellissimo è anche il controcanto della Giugliano sul ritornello finale di Come Un Falco cantato da Napoletano.
Alcuni brani sono eseguiti dalla sola Giuglano che sfodera una voce graffiante e versatile in pezzi che risultano più tradizionalmente pop-rock che power metal operistico. Tra questi troviamo la ballad Finché, la rockeggiante Pensieri e l'onirico midtempo Immenso.
I brani migliori del disco sono quelli in cui Napoletano mostra al meglio le doti della sua magnifica voce, tra essi troviamo i due pezzi di apertura Heroes... e ...temporis, le già citate Vorrei e Come Un Falco e la poderosa Mai Più.
Il disco è impreziosito dalla presenza di sostenuti cori in molti dei pezzi che spesso regalano una bellissima alternanza tra la sezione femminile e quella maschile. Alcune parti sono invece solo lette per aggiungere segmenti narrati alla vicenda, la voce del lettore è prestata da Matteo Salsano.
Nove anni dopo la pubblicazione iniziale, Trotta e Contegiacomo sono tornati in studio per realizzare la world edition di Heroes Temporis cantata in inglese da due vocalist d'eccezione: Russell Allen (cantante tra gli altri dei Symphony X e degli Adrenaline Mob) alla voce maschile e Amanda Somerville (Trillium, Avantasia, Exit Eden e molti altri) alla voce femminile. La parte del narratore è invece interpretata da Clive Riche. La tracklist è leggermente più corta perché mancano alcuni brevi inserti musicali, ma le parti cantante restano immutate, e i titoli dei brani sono tradotti in inglese.
Le melodie sono le medesime del disco in italiano e Russell Allen sfodera una prova magistrale mostrando una versatilità inaspettata nel tentativo di eseguire un canto operistico che sarebbe al di fuori del suo repertorio tradizionale, il risultato è decisamente buono ma per quanto vada lodata la prova di Allen gli manca ancora quel qualcosa in più per raggiungere le vette di Napoletano che rimangono ancora lontane. Amanda Somerville è invece semplicemente inarrivabile, del resto Amanda è una delle migliori cantanti al mondo e ben poche possono avvicinarsi al suo stile; il suo canto è limpido, dolce e deciso e, senza nulla togliere alla pur bravissima Giugliano, regala un'altra performance stellare.
Questo album, in entrambe le sue versioni, è un capolavoro di assoluto valore e di grande effetto. Una volta ascoltata per intero la versione originale viene subito voglia di inserire nel lettore la versione in inglese per poi rimettere quella in italiano e ricominciare l'ascolto dall'inizio. Le melodie di questo album e la voce di Napoletano entrano in testa come un martello pneumatico e non ne escono più e subito dopo il primo ascolto ci si ritrova già a canticchiare Siamo gocce di un oceano, specchio delle luci su di noi.
Ma nonostante questo sia un disco che convince sotto ogni aspetto, ascoltando la world edition resta un grande dubbio e un invito che vogliamo rivolgere a Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo: quanto sarebbe bella una terza versione di Heroes Temporis cantata da Francesco Napoletano e Amanda Somerville ognuno nella propria lingua?
Speriamo che i due maestri raccolgano il nostro invito e che questo non resti solo un sogno, così da poterci un giorno togliere la curiosità.
Il disco si basa su basi musicali suonate dalla band composta da chitarre, bassi e batteria a cui si unisce la Bulgarian Symphony Orchestra diretta dal maestro Giacomo Simonelli. Il suono prodotto da questa larga schiera di oltre cento musicisti unisce le sinfonie della musica classica al suono più moderno del power metal, a questo tessuto musicale si sommano le splendide voci del tenore operistico Francesco Napoletano e della cantante pop-rock Ivana Giugliano, invertendo quindi il paradigma del metal sinfonico che spesso vede voci liriche femminili accanto a voci maschili dallo stile moderno.
L'album narra del viaggio nella vita del protagonista della storia, interpretato da Napoletano, che ripensa alle diverse fasi della propria esistenza e in questo percorso incontra varie figure quali quella di un genitore e ovviamente quella della donna amata con cui ha un rapporto contrastato. Alla fine del proprio viaggio il protagonista scoprirà di aver vissuto un sogno.
Dal punto di vista musicale il risultato è semplicemente meraviglioso e l'unione di due mondi musicali così diversi è incredibilmente armoniosa. La vera forza di questo disco è la voce di Napoletano che dà sfoggio della propria potenza ed estensione per tutta la durata dell'album. I due vocalist si alternano, si amalgamano e spesso duettano, con Napoletano che fa le voci più alte e la Giugliano che interpreta quelle più basse, come nel pezzo centrale dell'opera Vorrei e nella leggera Sai Cos'è, unico pezzo del disco a essere suonato con chitarre acustiche. Bellissimo è anche il controcanto della Giugliano sul ritornello finale di Come Un Falco cantato da Napoletano.
Alcuni brani sono eseguiti dalla sola Giuglano che sfodera una voce graffiante e versatile in pezzi che risultano più tradizionalmente pop-rock che power metal operistico. Tra questi troviamo la ballad Finché, la rockeggiante Pensieri e l'onirico midtempo Immenso.
I brani migliori del disco sono quelli in cui Napoletano mostra al meglio le doti della sua magnifica voce, tra essi troviamo i due pezzi di apertura Heroes... e ...temporis, le già citate Vorrei e Come Un Falco e la poderosa Mai Più.
Il disco è impreziosito dalla presenza di sostenuti cori in molti dei pezzi che spesso regalano una bellissima alternanza tra la sezione femminile e quella maschile. Alcune parti sono invece solo lette per aggiungere segmenti narrati alla vicenda, la voce del lettore è prestata da Matteo Salsano.
Nove anni dopo la pubblicazione iniziale, Trotta e Contegiacomo sono tornati in studio per realizzare la world edition di Heroes Temporis cantata in inglese da due vocalist d'eccezione: Russell Allen (cantante tra gli altri dei Symphony X e degli Adrenaline Mob) alla voce maschile e Amanda Somerville (Trillium, Avantasia, Exit Eden e molti altri) alla voce femminile. La parte del narratore è invece interpretata da Clive Riche. La tracklist è leggermente più corta perché mancano alcuni brevi inserti musicali, ma le parti cantante restano immutate, e i titoli dei brani sono tradotti in inglese.
Le melodie sono le medesime del disco in italiano e Russell Allen sfodera una prova magistrale mostrando una versatilità inaspettata nel tentativo di eseguire un canto operistico che sarebbe al di fuori del suo repertorio tradizionale, il risultato è decisamente buono ma per quanto vada lodata la prova di Allen gli manca ancora quel qualcosa in più per raggiungere le vette di Napoletano che rimangono ancora lontane. Amanda Somerville è invece semplicemente inarrivabile, del resto Amanda è una delle migliori cantanti al mondo e ben poche possono avvicinarsi al suo stile; il suo canto è limpido, dolce e deciso e, senza nulla togliere alla pur bravissima Giugliano, regala un'altra performance stellare.
Questo album, in entrambe le sue versioni, è un capolavoro di assoluto valore e di grande effetto. Una volta ascoltata per intero la versione originale viene subito voglia di inserire nel lettore la versione in inglese per poi rimettere quella in italiano e ricominciare l'ascolto dall'inizio. Le melodie di questo album e la voce di Napoletano entrano in testa come un martello pneumatico e non ne escono più e subito dopo il primo ascolto ci si ritrova già a canticchiare Siamo gocce di un oceano, specchio delle luci su di noi.
Ma nonostante questo sia un disco che convince sotto ogni aspetto, ascoltando la world edition resta un grande dubbio e un invito che vogliamo rivolgere a Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo: quanto sarebbe bella una terza versione di Heroes Temporis cantata da Francesco Napoletano e Amanda Somerville ognuno nella propria lingua?
Speriamo che i due maestri raccolgano il nostro invito e che questo non resti solo un sogno, così da poterci un giorno togliere la curiosità.
Iscriviti a:
Post (Atom)