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sabato 17 dicembre 2022
Raskasta Joulua - Viides adventti
A cinque anni dall'ultimo album Raskasta Joulua IV torna lo straordinario combo dei Raskasta Joulua, superguppo formato dai migliori interpreti del symphonic metal finlandese che dal 2004 compone album di musica natalizia reinterpretata nel loro stile.
Il nuovo album è intitolato Viides Adventti ed è composto da dieci pezzi che si aprono con il celeberrimo canto del sedicesimo secolo Gaudete eseguito solo dal coro e qui realizzato in un inedito mash-up con We Wish You a Merry Christmas. Il disco si snoda poi principalmente tra brani della tradizione locale, poco noti al di fuori della Finlandia stessa, interpretati da vocalist di eccezione del calibro Marko Hietala, ex bassista dei Nightwish, Elize Ryd degli Amaranthe, Juha-Pekka Leppäluoto, Noora Louhimo dei Battle Beast, Tony Kakko dei Sonata Artica e Tommy Karevik vocalist dei Seventh Wonder e dei Kamelot. Tra i pezzi finlandesi spiccano la magnoliquente Vinter interpretata da Elize Ryd e Tommy Karevik con atmosfere da power ballad ottantiana e la potente Jouluun Uskotaan cantata da Pekka Heino con la sua voce distintiva in stile AOR.
Tra i brani celebri troviamo Avaruus, adattamento di Walking in the Air dal film The Snowman del 1982 cantata da Nora Louhimo con il testo realizzato per l'album Joulusydän del giornalista e presentatore Timo Torsti Antero Mikkonen che nel 1989 realizzò un album di cover in finlandese di canti natalizi, e Kyllä Pukki Tietää, adattamento finlandese di Run Rudolph Run di Chuck Berry cantata da JP Leppäluoto e Ilja Jalkanen. Chiudono il disco due pezzi cantanti da tutti i vocalist del disco che sono anche i più celebri e facili da apprezzare al primo ascolto, quali Stars realizzata nel 1985 dal supergruppo metal Hear 'n Aid capitanato di Ronnie James Dio, Jimmy Bain e Vivian Campbell, e una traduzione in finlandese di Silent Lucidity dei Queensrÿche realizzata apposta per quest'album con il titolo di Kehtolaulu.
Parallelamente all'uscita dell'album i Raskasta Joulua hanno anche quest'anno intrapreso la loro tournée in Finlandia, come accade durante ogni stagione natalizia, nella quale portano nelle arene queste ottime reinterpretazioni di classici che mischiano tradizione e modernità come solo questo dream team del metal sa fare. Viides adventti, così come le precedenti opere in studio dei Raskasta Joulua, regala un'ora di ottima musica interpretata dai migliori vocalist del panorama symphonic metal del mondo, che può dare un tocco diverso alle feste di Natale di chi ama il metal e di chi ama i classici.
lunedì 27 aprile 2020
Nightwish - Human. :II: Nature.
Cinque anni sono un periodo lungo, ed è questo il lasso temporale trascorso tra il precedente album dei Nightwish Endless Forms Most Beautiful del 2015 e il nuovo Human. :II: Nature. Ma se il precedente disco aveva convinto solo in parte, questa volta il gruppo finlandese ha sfruttato bene il tempo a disposizione componendo un disco ricco di suoni diversi e nuovi e che non assomiglia a nulla di quanto fatto in passato durante la loro variegata carriera.
L'album è composto da due dischi, il primo dei quali contiene nove tracce cantante, mentre il secondo ne contiene otto strumentali. I brani cantanti hanno un suono generalmente più orientato al pop e orecchiabile rispetto al passato, tuttavia i Nightwish arricchiscono il proprio sound con sonorità orchestrali (grazie alla Pale Blue Orchestra che affianca la band in tutto l'album), con suoni folk, etnici e maestosi a creare una commistione mai sentita prima. Floor alterna sapientemente, e come solo lei sa fare, il canto lirico a quello tradizionale dando vita a contrasti sonori di grande effetto.
Il disco parte forte con Music, la traccia dai suoni più duri dell'intero disco, per poi proseguire con la maestosa Noise che dà un primo assaggio dei poderosi cori che la band mette in campo in questo nuovo album. Shoemaker, dedicata allo scienziato Eugene Shoemaker come spiegato dalla stessa Floor in un video su YouTube, dà un primo serio assaggio della magia sonora che il disco ci regala, grazie a un pezzo dalla struttura completamente atipica chiuso con un vocalizzo lirico della frontwoman. La traccia successiva Harvest trova per la prima volta il chitarrista Troy Donockley alla voce principale, con Floor e Marco Hietala nell'inedito ruoli di coristi, e offre un brano leggero dalle atmosfere pop e folk di presa immediata; nel pezzo troviamo anche la presenza di Johanna Kurkela vocalist degli Auri e moglie del tastierista Tuomas Holopainen nel ruolo di narratrice.
Nella successiva Pan ritroviamo cori potenti e sonorità maestose che caratterizzano anche la traccia di chiusura Endless cantata da Marco Hietala. In How's the Heart e in Possession troviamo di nuovo sonorità tendenti al pop con Floor che esegue acuti e vocalizzi lirici di raffinata fattura. Completa il primo disco Tribal che aggiunge a questo album dei suoni tribali grazie anche alle percussioni etniche e al canto più aspro di Floor e Marco.
Il secondo disco è composto da otto pezzi di musica orchestrale, lontana dal metal e che spazia dalla classica, al folk al new age, con più di un rimando alle composizioni strumentali di Mike Oldfield; scelta che stupisce fino a un certo punto, visto che anche Èlan ricordava Man in the Rain da Tubular Bells III. Le otto tracce scorrono tra atmosfere mitologiche e oniriche, creando un disco di musica ai confini con l'ambient che può stupire, ma che resta di altissimo livello e molto efficace.
Human. :II: Nature. è quindi un album sorprendente, che rompe ogni legame con gli stilemi del passato della band. La qualità è innegabile ed è forse il migliore album che il sestetto finlandese abbia mai realizzato; le scelte stilistiche potrebbero scontentare i fan più affezionati al passato, ma anche in questo caso non si può negare che Human. :II: Nature. è sicuramente il loro disco più coraggioso e maturo.
L'album è composto da due dischi, il primo dei quali contiene nove tracce cantante, mentre il secondo ne contiene otto strumentali. I brani cantanti hanno un suono generalmente più orientato al pop e orecchiabile rispetto al passato, tuttavia i Nightwish arricchiscono il proprio sound con sonorità orchestrali (grazie alla Pale Blue Orchestra che affianca la band in tutto l'album), con suoni folk, etnici e maestosi a creare una commistione mai sentita prima. Floor alterna sapientemente, e come solo lei sa fare, il canto lirico a quello tradizionale dando vita a contrasti sonori di grande effetto.
Il disco parte forte con Music, la traccia dai suoni più duri dell'intero disco, per poi proseguire con la maestosa Noise che dà un primo assaggio dei poderosi cori che la band mette in campo in questo nuovo album. Shoemaker, dedicata allo scienziato Eugene Shoemaker come spiegato dalla stessa Floor in un video su YouTube, dà un primo serio assaggio della magia sonora che il disco ci regala, grazie a un pezzo dalla struttura completamente atipica chiuso con un vocalizzo lirico della frontwoman. La traccia successiva Harvest trova per la prima volta il chitarrista Troy Donockley alla voce principale, con Floor e Marco Hietala nell'inedito ruoli di coristi, e offre un brano leggero dalle atmosfere pop e folk di presa immediata; nel pezzo troviamo anche la presenza di Johanna Kurkela vocalist degli Auri e moglie del tastierista Tuomas Holopainen nel ruolo di narratrice.
Nella successiva Pan ritroviamo cori potenti e sonorità maestose che caratterizzano anche la traccia di chiusura Endless cantata da Marco Hietala. In How's the Heart e in Possession troviamo di nuovo sonorità tendenti al pop con Floor che esegue acuti e vocalizzi lirici di raffinata fattura. Completa il primo disco Tribal che aggiunge a questo album dei suoni tribali grazie anche alle percussioni etniche e al canto più aspro di Floor e Marco.
Il secondo disco è composto da otto pezzi di musica orchestrale, lontana dal metal e che spazia dalla classica, al folk al new age, con più di un rimando alle composizioni strumentali di Mike Oldfield; scelta che stupisce fino a un certo punto, visto che anche Èlan ricordava Man in the Rain da Tubular Bells III. Le otto tracce scorrono tra atmosfere mitologiche e oniriche, creando un disco di musica ai confini con l'ambient che può stupire, ma che resta di altissimo livello e molto efficace.
Human. :II: Nature. è quindi un album sorprendente, che rompe ogni legame con gli stilemi del passato della band. La qualità è innegabile ed è forse il migliore album che il sestetto finlandese abbia mai realizzato; le scelte stilistiche potrebbero scontentare i fan più affezionati al passato, ma anche in questo caso non si può negare che Human. :II: Nature. è sicuramente il loro disco più coraggioso e maturo.
mercoledì 6 novembre 2019
Tarja - In The Raw
La discografia solista di Tarja Turunen si può facilmente dividere in tre fasi: una prima in cui ha continuato a far rivivere i fasti dei Nightwish delle origini, una seconda iniziata nel 2016 con una svolta verso il pop, e parallelamente alla prime due una terza in cui ha inciso dischi di musica classica e lirica. Il nuovo In The Raw si colloca sicuramente sulla strada pop iniziata con gli album The Brightest Void e The Shadow Self di tre anni fa; questo disco contiene infatti dieci tracce sempre più lontane dal symphonic metal degli esordi ma pur sempre di ottima fattura, ricche di spunti e di commistioni interessanti.
L'album si apre con Dead Promises che vede come ospite Björn Strid dei Soilwork, il pezzo era stato pubblicato prima dell'uscita dell'album accompagnato da un video e la scelta è incomprensibile, visto che si tratta dell'unica traccia dell'album che ci saremmo volentieri risparmiati. Fortunatamente il passo falso è presto dimenticato grazie alla bellissima e Goodbye Strangers che vede come ospite Cristina Scabbia dei Lacuna Coil che in questo brano mette il luce doti canore che non emergono praticamente mai nelle sue produzioni con il gruppo milanese, e ovviamente viene da chiedersi perché servisse Tarja per tirare fuori il meglio dalla nostra Cristina.
Il resto del disco propone una predominanza di brani leggeri e di facile ascolto, come Tears in Rain, Serene e Shadow Play. Tra i pezzi migliori del disco troviamo anche You and I e Railroads in cui Tarja regala qualche tocco di canto lirico nei ritornelli. Nell'album sono presenti anche due pezzi molto più lunghi degli altri. Il primo di essi è la bellissima ballad The Golden Chamber, una lunghissima ballad con influenze new age in cui per circa tre minuti Tarja esegue un maestoso vocalizzo, per la restante parte il pezzo ha solo due strofe di cui la seconda il finlandese. Il secondo pezzo che supera i sette minuti è Spirits of the Sea, anch'essa lentissima e ricca di suggestioni new age. Completa l'album Silent Masquerade che vede la presenza come ospite di Tommy Karevik, vocalist dei Kamelot e dei Seventh Wonder, che duetta con Tarja eseguendo le voci basse mentre la soprano fa quelle alte.
In sintesi, In The Raw è l'ennesimo capolavoro di questa straordinaria artista che in oltre due decadi non ha mai sbagliato un colpo. Con questo disco Tarja conferma la sua straordinaria ecletticità, non solo come interprete ma anche coma autrice perché fino ad ora non aveva mai sconfinato nel new age. mentre questa volta l'ha fatto e con ottimi risultati. In The Raw è sicuramente uno degli album migliori di questo 2019 ed è anche uno dei migliori lavori di una cantante che non smette mai di stupire.
L'album si apre con Dead Promises che vede come ospite Björn Strid dei Soilwork, il pezzo era stato pubblicato prima dell'uscita dell'album accompagnato da un video e la scelta è incomprensibile, visto che si tratta dell'unica traccia dell'album che ci saremmo volentieri risparmiati. Fortunatamente il passo falso è presto dimenticato grazie alla bellissima e Goodbye Strangers che vede come ospite Cristina Scabbia dei Lacuna Coil che in questo brano mette il luce doti canore che non emergono praticamente mai nelle sue produzioni con il gruppo milanese, e ovviamente viene da chiedersi perché servisse Tarja per tirare fuori il meglio dalla nostra Cristina.
Il resto del disco propone una predominanza di brani leggeri e di facile ascolto, come Tears in Rain, Serene e Shadow Play. Tra i pezzi migliori del disco troviamo anche You and I e Railroads in cui Tarja regala qualche tocco di canto lirico nei ritornelli. Nell'album sono presenti anche due pezzi molto più lunghi degli altri. Il primo di essi è la bellissima ballad The Golden Chamber, una lunghissima ballad con influenze new age in cui per circa tre minuti Tarja esegue un maestoso vocalizzo, per la restante parte il pezzo ha solo due strofe di cui la seconda il finlandese. Il secondo pezzo che supera i sette minuti è Spirits of the Sea, anch'essa lentissima e ricca di suggestioni new age. Completa l'album Silent Masquerade che vede la presenza come ospite di Tommy Karevik, vocalist dei Kamelot e dei Seventh Wonder, che duetta con Tarja eseguendo le voci basse mentre la soprano fa quelle alte.
In sintesi, In The Raw è l'ennesimo capolavoro di questa straordinaria artista che in oltre due decadi non ha mai sbagliato un colpo. Con questo disco Tarja conferma la sua straordinaria ecletticità, non solo come interprete ma anche coma autrice perché fino ad ora non aveva mai sconfinato nel new age. mentre questa volta l'ha fatto e con ottimi risultati. In The Raw è sicuramente uno degli album migliori di questo 2019 ed è anche uno dei migliori lavori di una cantante che non smette mai di stupire.
lunedì 1 luglio 2019
Marko Hietala - Mustan Sydämen Rovio
Il 2019 vede l'esordio discografico da solista del bassista dei Nightwish Marko Hietala. La band finlandese è nota soprattutto per le straordinarie doti canore delle tre vocalist che si sono avvicendate come frontwoman, ma non va dimenticato che Hietala esegue tutte le voci maschili ed i cori sin da Century Child del 2002 ed è quindi l'unico e vero quarto cantante della band.
L'album solista di Hietala si intitola Mustan Sydämen Rovio ed è composto da dieci tracce cantate interamente in finlandese, aspetto che dona un tocco particolare al disco che manca alle incisioni dei Nightwish. Inoltre la musica solista di Marko si distanza notevolmente dal metal della band per assestarsi su un hard rock ricco di spunti diversi ma lontanissimo dal lirismo dei Nightwish.
L'album parte fortissimo con l'energica e maestosa Kiviä in cui Hietala dà subito una forte prova delle qualità della sua voce. Subito dopo troviamo Isäni ääni, la prima delle sei ballad del disco che rallenta i ritmi. Con la terza traccia Tähti, hiekka ja varjo troviamo marcate suggestioni elettroniche da AOR ottantiano che donano sonorità patinate molto lontane dal suono delle due tracce di apertura, ma che ritroveremo in abbondanza in altri pezzi. Sulle stesse atmosfere troviamo ad esempio Vapauden kuolinmarssi e la ballad Laulu sinulle. Come anticipato il disco è ricco di ballad e oltre a quelle già menzionate troviamo l'onirica Minä olen tie e Unelmoin öisin oltre a Kuolleiden jumalten poik che alterna strofe leggere a ritornelli più pesanti.
Completano il disco due pezzi dal sapore folk quali la grintosa Juoksen rautateitä e la ballad Totuus vapauttaa che chiude il disco.
Il primo album di Marko Hietala è in sintesi un ottimo disco che convince e intrattiene dal primo all'ultimo pezzo, ricco di contaminazioni diverse e che stupisce per quanto Hietala si sia allontanato da quanto fatto in passato. Mustan Sydämen Rovio piacerà ai fan dei Nightwish ma anche ai rocker di ogni genere e centra perfettamente l'obiettivo dei dischi solisti, cioè quello di dar modo ai musicisti di esprimersi anche in stili diversi da quelli delle loro band.
L'album solista di Hietala si intitola Mustan Sydämen Rovio ed è composto da dieci tracce cantate interamente in finlandese, aspetto che dona un tocco particolare al disco che manca alle incisioni dei Nightwish. Inoltre la musica solista di Marko si distanza notevolmente dal metal della band per assestarsi su un hard rock ricco di spunti diversi ma lontanissimo dal lirismo dei Nightwish.
L'album parte fortissimo con l'energica e maestosa Kiviä in cui Hietala dà subito una forte prova delle qualità della sua voce. Subito dopo troviamo Isäni ääni, la prima delle sei ballad del disco che rallenta i ritmi. Con la terza traccia Tähti, hiekka ja varjo troviamo marcate suggestioni elettroniche da AOR ottantiano che donano sonorità patinate molto lontane dal suono delle due tracce di apertura, ma che ritroveremo in abbondanza in altri pezzi. Sulle stesse atmosfere troviamo ad esempio Vapauden kuolinmarssi e la ballad Laulu sinulle. Come anticipato il disco è ricco di ballad e oltre a quelle già menzionate troviamo l'onirica Minä olen tie e Unelmoin öisin oltre a Kuolleiden jumalten poik che alterna strofe leggere a ritornelli più pesanti.
Completano il disco due pezzi dal sapore folk quali la grintosa Juoksen rautateitä e la ballad Totuus vapauttaa che chiude il disco.
Il primo album di Marko Hietala è in sintesi un ottimo disco che convince e intrattiene dal primo all'ultimo pezzo, ricco di contaminazioni diverse e che stupisce per quanto Hietala si sia allontanato da quanto fatto in passato. Mustan Sydämen Rovio piacerà ai fan dei Nightwish ma anche ai rocker di ogni genere e centra perfettamente l'obiettivo dei dischi solisti, cioè quello di dar modo ai musicisti di esprimersi anche in stili diversi da quelli delle loro band.
mercoledì 5 dicembre 2018
Nightwish Decades: World Tour - Assago, 4/12/2018
Avevo comprato il biglietto il 28 dicembre 2017, un anno prima. E vista l'attesa era ovvio che le aspettative fossero alte. Ma è bastato l'inizio con la melodia di Swanheart suonata da Troy Donockley alle uilleann pipes, prima ancora che il resto della band uscisse dai camerini, per capire che sarebbe stato un concerto memorabile, uno di quelli in cui sei dei migliori musicisti del mondo mettono al lavoro le loro capacità combinandole e creando insieme qualcosa di unico.
Il sestetto è salito sul palco poco prima delle 21 e il concerto è partito subito fortissimo con Dark Chest of Wonders seguita a ruota da Wish I Had An Angel e 10th Man Down. L'inizio del concerto è condito da lanci di fiamme sparate dall'apposita strumentazione posta appena davanti al palco e ad ogni uscita di fuoco il calore si sente forte anche sugli spalti, come se non bastasse il caldo infernale del Forum che contrasta non poco con la fredda serata di fine autunno che si vive all'esterno. Fin dalle prime note Floor domina la scena, ben consapevole delle sue doti canore e della sua fisicità che comunque l'aiuta parecchio, del resto nonostante il tacco non troppo alto sovrasta in altezza tutti i suoi cinque colleghi. Il Decades: World Tour serve a celebrare i vent'anni di attività del gruppo e la setlist viene adeguata di conseguenza, con pezzi presi da ogni album della discografia del gruppo. I più rappresentati sono Once, con quattro pezzi, e ovviamente Oceanborn e Wishmaster con tre pezzi ciascuno. Holopainen ci regala anche un piccolo mash-up tra due pezzi di Oceanborn quando inserisce uno snippet di Stargazers in Sacrament of Wilderness.
I pezzi suonati dal vivo sono generalmente più energici delle registrazioni in studio, spostando un po' l'equilibrio dei suoni verso quelli più duri; comunque non viene meno il connubio tra sonorità pesanti e melodia che è il segno distintivo dei Nightwish che restano in ogni caso gli inventori del metal sinfonico. Un tocco di musica nordica viene aggiunto in alcuni pezzi da Donockley che oltre alla chitarra suona le uilleann pipes e il tin whistle creando così la mescolanza musicale che da sempre contraddistingue questo gruppo.
Floor dialoga con il pubblico come solo lei sa fare, invitando la folla a cantare e a tenere il tempo con urla sincronizzate. Il pubblico la ripaga come merita seguendola in ogni mossa e sostituendosi a lei nel cantare i ritornelli di Élan e di Nemo. La frontwoman non perde un attimo nel dimostrare le proprie incredibili doti vocali, sia per estensione che per potenza che per la naturalezza con cui cambia stile adattandolo ad ogni pezzo, e proprio questo dimostra che Floor è la più completa tra le tre cantanti che si sono avvicendate in questo ruolo, sapendo interpretare perfettamente sia i pezzi scritti per Tarja che quelli scritti per Anette Olzon.
Nei duetti con Marco Hietala i due si amalgamano con grande maestria, con Marco che esegue le seconde voci nella maggior parte dei pezzi, ma i due si scambiano di ruolo ogni volta che Hietala interpreta le voci principali.
Il lato canoro non è comunque l'unico in cui Floor (in una serata semplicemente perfetta) si muove alla grande, la sua capacità di tenere la scena è straordinaria mentre si muove sul palco con una grazia incantevole quando non canta ed esibendosi spesso in lunghi head banging in cui fa roteare la sua voluminosa chioma.
Quando Tuomas Holopainen inizia a suonare The Greatest Show on Earth appare chiaro che il concerto sta volgendo al termine e guardando l'orologio ci si accorge che sono passate quasi due ore anche se si ha l'impressione che siano passati pochi minuti, tanto l'esibizione dei Nightwish è stata bella e coinvolgente. La lunga composizione che chiude il più recente album viene inframezzata da Ghost Love Score appena prima dei saluti finali in cui la band ringrazia il pubblico per l'affetto e il pubblico ricambia e ringrazia per l'ottimo show.
Uscendo dal Forum e prima di rituffarsi nella fredda serata della periferia milanese resta un solo rimpianto, cioè la consapevolezza che il concerto avrebbe potuto essere prolungato all'infinito perché ogni pezzo della discografia di questo straordinario gruppo meritava di entrare nella setlist di un tour commemorativo. E mentre si torna a casa, appena superato il casello di Assago nell'autoradio non può che girare Decades, l'ultima compilation del gruppo, e riascoltando o i pezzi appena ascoltati anche live non resta che sperare che il prossimo disco con Floor alla voce non si faccia attendere troppo e che il prossimo tour riporti presto i Nightwish a Milano.
Credit: Francesco Prandoni |
Credit: Francesco Prandoni |
Floor dialoga con il pubblico come solo lei sa fare, invitando la folla a cantare e a tenere il tempo con urla sincronizzate. Il pubblico la ripaga come merita seguendola in ogni mossa e sostituendosi a lei nel cantare i ritornelli di Élan e di Nemo. La frontwoman non perde un attimo nel dimostrare le proprie incredibili doti vocali, sia per estensione che per potenza che per la naturalezza con cui cambia stile adattandolo ad ogni pezzo, e proprio questo dimostra che Floor è la più completa tra le tre cantanti che si sono avvicendate in questo ruolo, sapendo interpretare perfettamente sia i pezzi scritti per Tarja che quelli scritti per Anette Olzon.
Nei duetti con Marco Hietala i due si amalgamano con grande maestria, con Marco che esegue le seconde voci nella maggior parte dei pezzi, ma i due si scambiano di ruolo ogni volta che Hietala interpreta le voci principali.
Il lato canoro non è comunque l'unico in cui Floor (in una serata semplicemente perfetta) si muove alla grande, la sua capacità di tenere la scena è straordinaria mentre si muove sul palco con una grazia incantevole quando non canta ed esibendosi spesso in lunghi head banging in cui fa roteare la sua voluminosa chioma.
Credit: Francesco Prandoni |
Uscendo dal Forum e prima di rituffarsi nella fredda serata della periferia milanese resta un solo rimpianto, cioè la consapevolezza che il concerto avrebbe potuto essere prolungato all'infinito perché ogni pezzo della discografia di questo straordinario gruppo meritava di entrare nella setlist di un tour commemorativo. E mentre si torna a casa, appena superato il casello di Assago nell'autoradio non può che girare Decades, l'ultima compilation del gruppo, e riascoltando o i pezzi appena ascoltati anche live non resta che sperare che il prossimo disco con Floor alla voce non si faccia attendere troppo e che il prossimo tour riporti presto i Nightwish a Milano.
mercoledì 4 aprile 2018
Dreamtale - Difference
I Dreamtale sono una delle realtà più interessanti del power metal finlandese, anche se purtroppo non godono della fama che meriterebbero al di fuori dei confini del loro paese. Nella sua ultradecennale carriera il gruppo ha visto molte rivoluzioni della propria formazione lasciando il solo chitarrista Rami Keränen (che nelle prime incisioni ricopriva anche il ruolo di cantante) come unico membro fisso. Tra i dischi migliori della lunga carriera di questa band va annoverato sicuramente l'album Difference uscito nell'aprile del 2005 in cui al microfono troviamo lo straordinario cantante Jarkko Ahola, che curiosamente nello stesso mese pubblicò anche il suo primo album con i Teräsbetoni intitolato Metallitotuus.
Come tutti gli album dei Dreamtale, Difference offre un power metal melodico composto da un buon equilibrio tra il suono sostenuto delle chitarre e quello morbido delle tastiere, con la potente e versatile voce di Jarkko Ahola a dare la propria marcata impronta a tutti i dodici pezzi. L'album si apre con due brani aggressivi come Lost Souls, e Wings of Icarus che chiariscono da subito quali saranno le sonorità prevalenti dell'album, che infatti vede una preponderanza di pezzi duri. Sonorità simili si trovano anche in World's Child e in New Life che si apre con un coro a secco per poi sfociare in un suono più aggressivo del resto del disco, il pezzo è ricco di rimandi all'AOR degli anni ottanta grazie anche alla superlativa prova di Ahola negli acuti. Sonorità AOR si trovano anche nella bellissima Secret Door, anch'essa ricca di cori e nella quale le tastiere hanno un ruolo molto importante nel sostenere la melodia. Tra i momenti più energici si distingue anche We Are One, anch'essa basata fortemente sul suono delle tastiere ed impreziosita dall'apertura con un vocalizzo di voci femminili.
Nel disco non mancano brani più lenti e d'atmosfera. Troviamo infatti due power ballad come Mirror e Green Fields, oltre alla acustica Sail Away. Una menzione a parte merita la bellissima Lucid Times, brano di oltre sette minuti che unisce le sfumature AOR a tocchi di epic metal; la traccia si apre con un rock sostenuto e melodico con un ritornello potente in cui il coro della band si somma alla potente voce di Ahola, dopo un poderoso inciso corale il ritmo rallenta grazie a uno stacco al piano per proseguire con ritmi da ballad appena prima di riprendere la potenza dell'apertura per la chiusura del pezzo. Completa il disco Fly, anch'essa caratterizzata da notevoli cambi di tempo, con strofe lente e ritornelli potenti in cui Ahola dà di nuovo prova della sua potenza ed estensione; il pezzo è impreziosito dalle chitarre acustiche dal sapore spagnoleggiante che introducono la seconda strofa.
Chiude l'album la bonus track, presente solo nell'edizione giapponese, Powerplay che grazie al suo suono grintoso e ruggente riporta i ritmi ad alti livelli prima di chiudere il disco.
Difference è solo uno degli ottimi album realizzati da questa band la cui discografia conta ad oggi sette LP in studio, tutti caratterizzati da un power metal che unisce ottime musiche ad altrettanto ottime vocalità. Sebbene Jarkko Ahola sia difficilissimo da raggiungere quanto a capacità vocali, anche gli altri vocalist della band hanno garantito performance di altissimo livello, e se Difference resta il loro album migliore (proprio grazia alla presenza di Ahola) anche l'ascolto degli altri sei album non lascerà certo delusi gli amanti del power metal e della buona musica di ogni genere.
Come tutti gli album dei Dreamtale, Difference offre un power metal melodico composto da un buon equilibrio tra il suono sostenuto delle chitarre e quello morbido delle tastiere, con la potente e versatile voce di Jarkko Ahola a dare la propria marcata impronta a tutti i dodici pezzi. L'album si apre con due brani aggressivi come Lost Souls, e Wings of Icarus che chiariscono da subito quali saranno le sonorità prevalenti dell'album, che infatti vede una preponderanza di pezzi duri. Sonorità simili si trovano anche in World's Child e in New Life che si apre con un coro a secco per poi sfociare in un suono più aggressivo del resto del disco, il pezzo è ricco di rimandi all'AOR degli anni ottanta grazie anche alla superlativa prova di Ahola negli acuti. Sonorità AOR si trovano anche nella bellissima Secret Door, anch'essa ricca di cori e nella quale le tastiere hanno un ruolo molto importante nel sostenere la melodia. Tra i momenti più energici si distingue anche We Are One, anch'essa basata fortemente sul suono delle tastiere ed impreziosita dall'apertura con un vocalizzo di voci femminili.
Nel disco non mancano brani più lenti e d'atmosfera. Troviamo infatti due power ballad come Mirror e Green Fields, oltre alla acustica Sail Away. Una menzione a parte merita la bellissima Lucid Times, brano di oltre sette minuti che unisce le sfumature AOR a tocchi di epic metal; la traccia si apre con un rock sostenuto e melodico con un ritornello potente in cui il coro della band si somma alla potente voce di Ahola, dopo un poderoso inciso corale il ritmo rallenta grazie a uno stacco al piano per proseguire con ritmi da ballad appena prima di riprendere la potenza dell'apertura per la chiusura del pezzo. Completa il disco Fly, anch'essa caratterizzata da notevoli cambi di tempo, con strofe lente e ritornelli potenti in cui Ahola dà di nuovo prova della sua potenza ed estensione; il pezzo è impreziosito dalle chitarre acustiche dal sapore spagnoleggiante che introducono la seconda strofa.
Chiude l'album la bonus track, presente solo nell'edizione giapponese, Powerplay che grazie al suo suono grintoso e ruggente riporta i ritmi ad alti livelli prima di chiudere il disco.
Difference è solo uno degli ottimi album realizzati da questa band la cui discografia conta ad oggi sette LP in studio, tutti caratterizzati da un power metal che unisce ottime musiche ad altrettanto ottime vocalità. Sebbene Jarkko Ahola sia difficilissimo da raggiungere quanto a capacità vocali, anche gli altri vocalist della band hanno garantito performance di altissimo livello, e se Difference resta il loro album migliore (proprio grazia alla presenza di Ahola) anche l'ascolto degli altri sei album non lascerà certo delusi gli amanti del power metal e della buona musica di ogni genere.
lunedì 22 gennaio 2018
Northern Kings: il supergruppo dei re finlandesi
Nel 2007 quattro tra le migliori voci maschili del panorama symphonic metal finlandese hanno formato un supergruppo vocale per reinterpretare alcuni classici dei decenni passati. Il quartetto porta il nome di Northern Kings ed è composto da Jarkko Ahola (cantante tra gli altri dei Teräsbetoni e degli Ahola), Marco Hietala (Nightwish), Tony Kakko (Sonata Arctica) e Juha-Pekka Leppäluoto (Charon e Harmaja).
Il primo album dei Northern Kings si intitola Reborn ed è composto da cover di pezzi rock anni 80 (con la sola aggiunta di Creep dei Radiohead che appartiene al decennio successivo) reinterpretati in chiave symphonic metal; lo scopo principale di queste revisioni è mettere in luce le notevoli capacità canore dei quattro interpreti, con Leppäluoto, unico basso della formazione, ad eseguire le voci più basse mentre i tre tenori eseguono quelle più alte ognuno nel proprio stile distintivo. Ogni pezzo è cantato principalmente da uno dei quattro, con gli altri tre che eseguono i cori. In questo primo album fa eccezione solo la cover di We Don't Need Another Hero di Tina Turner che è invece cantata da tutti e quattro; il brano è aperto con le sonorità basse di Leppäluoto a cui si aggiungono gli altri tre, di particolare effetto è il duetto tra lo stesso Leppäluoto e Kakko nella seconda strofa con il secondo a fare la voce alta e il primo quella inferiore.
I pezzi vengono spesso reinterpretati cambiandone la melodia o la natura stessa. La linea vocale del ritornello della già citata We Don't Need Another Hero è infatti diversa da quella originale. Rebel Yell di Billy Idol, qui cantata da Leppäluoto, diventa una lunga ballata gotica di quasi otto minuti; I Just Died in Your Arms dei Cuttin Crew qui interpretata da Jarkko Ahola è trasformata invece in una power ballad. In The Air Tonight di Phil Collins, eseguita dalla ruggente voce di Hietala, rispecchia la struttura della versione originale con la prima metà più lenta della seconda, ma in questa occasione l'ultimo ritornello è molto più graffiante di come interpretato dall'ex batterista dei Genesis.
Anche Hello di Lionel Ritchie, in origine un melodico brano soul, diventa qui veloce e aggressivo guidato dalla forte voce di Ahola con un bellissimo coro degli altri vocalist in sottofondo. Fallen on Hard Times dei Jethro Tull, interpretata da Hietala, trasforma un folk progressivo un pezzo di potente metal, il rock elettronico di Don't Bring Me Down degli Electric Light Orchestra qui cantato da Ahola viene riletto in una versione particolarmente veloce che rasenta lo speed metal; mentre altri brani come Sledgehammer di Peter Gabriel (affidata alla voce di Tony Kakko) e Don't Stop Believing dei Journey (cantata da Hietala) si mantengono più simili alle melodie originali.
Inoltre la Special Edition di Reborn include anche la versione orchestrale di We Don't Need Another Hero, in cui le voci dei quattro spiccano ancora di più, e un remix più cupo di Creep.
L'anno seguente i Northern Kings hanno realizzato il loro secondo, e fino a ora ultimo, album intitolato Rethroned. L'album ripropone la formula del precedente, con una serie di brani presi principalmente dagli anni 80 reinterpretati in stile symphonic metal, ma a differenza del primo album in Retrhoned sono cinque i pezzi cantanti dai quattro vocalist insieme. Tra questi troviamo Kiss From a Rose di Seal che qui diventa un pezzo veloce e grintoso, A View to Kill dei Duran Duran, Take On Me degli A-Ha e Killer di Adamski che da sommesso brano trip hop diventa molto energico, con i quattro cantanti che tirano fuori una potenza vocale nel ritornello che sarebbe inaspettata conoscendo il pezzo originale.
Tra i brani migliori di questo secondo disco troviamo Nothing Compares 2 U cantata da Jarkko Ahola che rielabora il pezzo di Prince (anche se qui siamo sicuramente più vicini alla versione di Sinead O'Connor) in una power ballad in cui di nuovo sfodera la sua potenza vocale modificando anche la linea vocale in modo da adeguarla alle sue caratteristiche. Lo stesso Ahola interpreta anche My Way in uno stile magistrale dando di nuovo sfoggio delle sue straordinarie doti vocali e trasformando il pezzo in uno ruvido e graffiante ricco di riff di chitarra.
Il quartetto chiude l'edizione standard del disco con Róisín Dubh (Black Rose): A Rock Legend dei Thin Lizzy, ovvero un medley di quattro brani folk americani e britannici realizzando così il pezzo più melodico e raccolto dell'album dalla notevole durata di oltre sette minuti.
L'edizione giapponese dell'album contiene anche la cover di They Don't Care About Us di Micheal Jackson cantato dall'intero quartetto, lo stesso pezzo è disponibile in versione orchestrale solo sull'edizione dell'album venduta su iTunes.
Oltre ai due album, i Northern Kings realizzarono un solo singolo nel 2010 con una cover di Lapponia di Monica Aspelund, brano con cui la Finlandia partecipò all'Eurovision Song Contest del 1977. Il pezzo è ovviamente cantato da tutti e quattro e mantenendo fede al brano originale ha un approccio molto più allegro e leggero di quanto registrato dai quattro nei loro due album.
Purtroppo la sperimentazione dei Northern Kings è durata molto poco ed è difficile che dopo otto anni di inattività il gruppo si possa riunire. Queste incisioni di facile ascolto, trattandosi di cover, possono però aiutare anche i non appassionati a conoscere questi quattro straordinari vocalist e le loro band che producono dell'ottimo metal sinfonico che pone molta cura alla qualità delle parti vocali.
Il primo album dei Northern Kings si intitola Reborn ed è composto da cover di pezzi rock anni 80 (con la sola aggiunta di Creep dei Radiohead che appartiene al decennio successivo) reinterpretati in chiave symphonic metal; lo scopo principale di queste revisioni è mettere in luce le notevoli capacità canore dei quattro interpreti, con Leppäluoto, unico basso della formazione, ad eseguire le voci più basse mentre i tre tenori eseguono quelle più alte ognuno nel proprio stile distintivo. Ogni pezzo è cantato principalmente da uno dei quattro, con gli altri tre che eseguono i cori. In questo primo album fa eccezione solo la cover di We Don't Need Another Hero di Tina Turner che è invece cantata da tutti e quattro; il brano è aperto con le sonorità basse di Leppäluoto a cui si aggiungono gli altri tre, di particolare effetto è il duetto tra lo stesso Leppäluoto e Kakko nella seconda strofa con il secondo a fare la voce alta e il primo quella inferiore.
I pezzi vengono spesso reinterpretati cambiandone la melodia o la natura stessa. La linea vocale del ritornello della già citata We Don't Need Another Hero è infatti diversa da quella originale. Rebel Yell di Billy Idol, qui cantata da Leppäluoto, diventa una lunga ballata gotica di quasi otto minuti; I Just Died in Your Arms dei Cuttin Crew qui interpretata da Jarkko Ahola è trasformata invece in una power ballad. In The Air Tonight di Phil Collins, eseguita dalla ruggente voce di Hietala, rispecchia la struttura della versione originale con la prima metà più lenta della seconda, ma in questa occasione l'ultimo ritornello è molto più graffiante di come interpretato dall'ex batterista dei Genesis.
Anche Hello di Lionel Ritchie, in origine un melodico brano soul, diventa qui veloce e aggressivo guidato dalla forte voce di Ahola con un bellissimo coro degli altri vocalist in sottofondo. Fallen on Hard Times dei Jethro Tull, interpretata da Hietala, trasforma un folk progressivo un pezzo di potente metal, il rock elettronico di Don't Bring Me Down degli Electric Light Orchestra qui cantato da Ahola viene riletto in una versione particolarmente veloce che rasenta lo speed metal; mentre altri brani come Sledgehammer di Peter Gabriel (affidata alla voce di Tony Kakko) e Don't Stop Believing dei Journey (cantata da Hietala) si mantengono più simili alle melodie originali.
Inoltre la Special Edition di Reborn include anche la versione orchestrale di We Don't Need Another Hero, in cui le voci dei quattro spiccano ancora di più, e un remix più cupo di Creep.
L'anno seguente i Northern Kings hanno realizzato il loro secondo, e fino a ora ultimo, album intitolato Rethroned. L'album ripropone la formula del precedente, con una serie di brani presi principalmente dagli anni 80 reinterpretati in stile symphonic metal, ma a differenza del primo album in Retrhoned sono cinque i pezzi cantanti dai quattro vocalist insieme. Tra questi troviamo Kiss From a Rose di Seal che qui diventa un pezzo veloce e grintoso, A View to Kill dei Duran Duran, Take On Me degli A-Ha e Killer di Adamski che da sommesso brano trip hop diventa molto energico, con i quattro cantanti che tirano fuori una potenza vocale nel ritornello che sarebbe inaspettata conoscendo il pezzo originale.
Tra i brani migliori di questo secondo disco troviamo Nothing Compares 2 U cantata da Jarkko Ahola che rielabora il pezzo di Prince (anche se qui siamo sicuramente più vicini alla versione di Sinead O'Connor) in una power ballad in cui di nuovo sfodera la sua potenza vocale modificando anche la linea vocale in modo da adeguarla alle sue caratteristiche. Lo stesso Ahola interpreta anche My Way in uno stile magistrale dando di nuovo sfoggio delle sue straordinarie doti vocali e trasformando il pezzo in uno ruvido e graffiante ricco di riff di chitarra.
Il quartetto chiude l'edizione standard del disco con Róisín Dubh (Black Rose): A Rock Legend dei Thin Lizzy, ovvero un medley di quattro brani folk americani e britannici realizzando così il pezzo più melodico e raccolto dell'album dalla notevole durata di oltre sette minuti.
L'edizione giapponese dell'album contiene anche la cover di They Don't Care About Us di Micheal Jackson cantato dall'intero quartetto, lo stesso pezzo è disponibile in versione orchestrale solo sull'edizione dell'album venduta su iTunes.
Oltre ai due album, i Northern Kings realizzarono un solo singolo nel 2010 con una cover di Lapponia di Monica Aspelund, brano con cui la Finlandia partecipò all'Eurovision Song Contest del 1977. Il pezzo è ovviamente cantato da tutti e quattro e mantenendo fede al brano originale ha un approccio molto più allegro e leggero di quanto registrato dai quattro nei loro due album.
Purtroppo la sperimentazione dei Northern Kings è durata molto poco ed è difficile che dopo otto anni di inattività il gruppo si possa riunire. Queste incisioni di facile ascolto, trattandosi di cover, possono però aiutare anche i non appassionati a conoscere questi quattro straordinari vocalist e le loro band che producono dell'ottimo metal sinfonico che pone molta cura alla qualità delle parti vocali.
martedì 19 dicembre 2017
Tarja - From Spirits and Ghosts (Score for a Dark Christmas)
Il 2017 vede il ritorno di Tarja Turunen alla musica natalizia con quello che può essere considerato il suo terzo album classico dopo Henkäys Ikuisuudesta e Ave Maria - En Plein Air. In questo nuovo album intitolato From Spirits and Ghosts (Score for a Dark Christmas) la soprano finlandese interpreta undici classici natalizi più un inedito intitolato Together scritto proprio da lei.
Le sonorità di questo album sono lontanissime dal metal, ci troviamo invece di fronte a un disco di musica sinfonica in cui le basi musicali sono suonate da un'orchestra. Come suggerisce il sottotitolo dell'album le atmosfere non sono quelle consuete gioiose di questo tipo di incisioni, ma cupe, gotiche e introspettive. Riletti in questa chiave oscura troviamo canti come O Tannenbaum, Amazing Grace, Pie Jesu, What Child is This, fino alla più moderna Feliz Navidad.
La voce di Tarja è come sempre limpida, cristallina e tecnicamente perfetta; a lei si uniscono spesso dei cori di bambini che sottolineano l'atmosfera cupa dell'intero album come in Deck The Halls o in Together.
Dopo l'uscita dell'album è stata anche pubblicata una nuova versione di Feliz Navidad cantata da Tarja con dodici ospiti d'eccezione tra cui altre regine del symphonic metal come Sharon den Adel, Simone Simons, Floor Jansen e l'italiana Cristina Scabbia. In questa nuova versione Tarja canta le strofe mentre i dodici ospiti si alternano al microfono nel ritornello creando una mescolanza di voci che dona un bell'effetto corale lasciando inalterata la melodia della versione solita presente sull'album.
Insieme all'album è stata anche pubblicata la prima graphic novel di Tarja intitolata Novel For A Dark Christmas che vede come protagoniste le due incarnazioni di Tarja che si vedono nel suggestivo video di O Tannenbaum: quella bianca e quella oscura.
From Spirits and Ghosts dimostra ancora una volta l'incredibile ecletticità di Tarja che sa interpretare con la stessa maestria i propri pezzi metal e anche i classici natalizi di ogni tempo, ma soprattutto queste incisioni mostrano le sue incredibili doti di compositrice che hanno saputo dare agli undici classici dei risvolti a cui nemmeno gli autori originali avevano pensato. Le melodie sono così ricche di spunti che ad ogni ascolto questo disco regala emozioni sempre nuove e una volta giunti al termine delle dodici tracce non si può non riconoscere che ogni produzione discografica di Tarja è semplicemente perfetta sotto ogni aspetto, e questo nuovo disco natalizio non fa eccezione.
Le sonorità di questo album sono lontanissime dal metal, ci troviamo invece di fronte a un disco di musica sinfonica in cui le basi musicali sono suonate da un'orchestra. Come suggerisce il sottotitolo dell'album le atmosfere non sono quelle consuete gioiose di questo tipo di incisioni, ma cupe, gotiche e introspettive. Riletti in questa chiave oscura troviamo canti come O Tannenbaum, Amazing Grace, Pie Jesu, What Child is This, fino alla più moderna Feliz Navidad.
La voce di Tarja è come sempre limpida, cristallina e tecnicamente perfetta; a lei si uniscono spesso dei cori di bambini che sottolineano l'atmosfera cupa dell'intero album come in Deck The Halls o in Together.
Dopo l'uscita dell'album è stata anche pubblicata una nuova versione di Feliz Navidad cantata da Tarja con dodici ospiti d'eccezione tra cui altre regine del symphonic metal come Sharon den Adel, Simone Simons, Floor Jansen e l'italiana Cristina Scabbia. In questa nuova versione Tarja canta le strofe mentre i dodici ospiti si alternano al microfono nel ritornello creando una mescolanza di voci che dona un bell'effetto corale lasciando inalterata la melodia della versione solita presente sull'album.
Insieme all'album è stata anche pubblicata la prima graphic novel di Tarja intitolata Novel For A Dark Christmas che vede come protagoniste le due incarnazioni di Tarja che si vedono nel suggestivo video di O Tannenbaum: quella bianca e quella oscura.
From Spirits and Ghosts dimostra ancora una volta l'incredibile ecletticità di Tarja che sa interpretare con la stessa maestria i propri pezzi metal e anche i classici natalizi di ogni tempo, ma soprattutto queste incisioni mostrano le sue incredibili doti di compositrice che hanno saputo dare agli undici classici dei risvolti a cui nemmeno gli autori originali avevano pensato. Le melodie sono così ricche di spunti che ad ogni ascolto questo disco regala emozioni sempre nuove e una volta giunti al termine delle dodici tracce non si può non riconoscere che ogni produzione discografica di Tarja è semplicemente perfetta sotto ogni aspetto, e questo nuovo disco natalizio non fa eccezione.
martedì 12 dicembre 2017
Raskasta Joulua - Raskasta Joulua IV
Il supergruppo finlandese Raskasta Joulua è giunto nel 2017 al proprio settimo album in studio intitolato Raskasta Joulua IV (il numero IV nel titolo può essere forviante ed è dovuto al fatto che tre degli album del gruppo hanno titoli diversi). Cambiano i membri della band ma resta uguale la formula con il collettivo che propone dodici brani natalizi reinterpretati nello stile del symphonic metal del loro paese di origine, con basi che sanno coniugare melodia e forza e canto potente e ricco di virtuosismi che mettono bene in luce le capacità canore di questi straordinari artisti.
Per questo album la formazione del gruppo vede anche la presenza di due ospiti non finlandesi: la svedese Elize Ryd degli Amaranthe che fa parte dei Raskasta Joulua già dal 2013 e l'olandese Floor Jansen che partecipa alle tournée del gruppo già dallo scorso anno ma che solo quest'anno è entrata stabilmente nella formazione.
Tra i dodici pezzi scelti c'è una buona commistione di brani tratti dalla tradizione finlandese poco conosciuti fuori dai confini nazionali e alcuni classici universalmente noti. Troviamo infatti nel disco le versioni metal di What Child is This (qui intitolata Joulumuisto) cantata da Kimmo Blom, Silent Night (Jouluyö, juhlayö in finlandese) interpretata da Juha-Pekka Leppäluoto e una versione straordinariamente accelerata di Gloria in Excelsis Deo (Kuului laulu enkelten) di Antti Railio.
I pezzi migliori del disco sono comunque, e forse non a caso, gli ultimi due. All'undicesimo posto troviamo infatti Joulun rauhaa (versione finlandese di Happy Xmas) cantata da tutta la band con una bellissima alternanza di voci tra cui spiccano l'attuale e la storica voce dei Nightwish: Floor Jansen e Tarja Turunen. La stessa Tarja è protagonista anche della traccia di chiusura, l'Ave Maria di Schubert che interpreta insieme Marco Hietala dei Nightwish riformando così un duo che non si esibiva insieme dalla burrascosa separazione della cantante dalla band avvenuta nel 2005.
E' un enorme peccato che questo supergruppo goda di così poca popolarità nel nostro paese, perché i loro sette album sono semplicemente magnifici e dimostrano come questo numeroso combo di musicisti nordici sappia unire l'energia del metal alla melodia e alle atmosfere dei canti di Natale, realizzando pezzi di ottima fattura che piaceranno sia agli amanti del metal sia agli amanti della tradizione natalizia. La creatività dei Raskasta Joulua non si esaurisce nello studio di registrazione, infatti nelle loro interpretazioni dal vivo spesso propongono arrangiamenti nuovi e voci diverse da quelle incise negli album. Basta ascoltare la versione dal vivo di O Holy Night (Oi Jouluyö) cantata da Floor Jansen in puro stile symphonic metal (mai incisa in studio con Floor alla voce) per rendersi conto del livello altissimo messo in campo da questi geni della musica.
Non resta che ascoltare il loro nuovo bellissimo album durante le feste e, per chi non li ha mai sentiti, andare a scoprire i loro sei dischi precedenti e i video dei loro concerti.
Per questo album la formazione del gruppo vede anche la presenza di due ospiti non finlandesi: la svedese Elize Ryd degli Amaranthe che fa parte dei Raskasta Joulua già dal 2013 e l'olandese Floor Jansen che partecipa alle tournée del gruppo già dallo scorso anno ma che solo quest'anno è entrata stabilmente nella formazione.
Tra i dodici pezzi scelti c'è una buona commistione di brani tratti dalla tradizione finlandese poco conosciuti fuori dai confini nazionali e alcuni classici universalmente noti. Troviamo infatti nel disco le versioni metal di What Child is This (qui intitolata Joulumuisto) cantata da Kimmo Blom, Silent Night (Jouluyö, juhlayö in finlandese) interpretata da Juha-Pekka Leppäluoto e una versione straordinariamente accelerata di Gloria in Excelsis Deo (Kuului laulu enkelten) di Antti Railio.
I pezzi migliori del disco sono comunque, e forse non a caso, gli ultimi due. All'undicesimo posto troviamo infatti Joulun rauhaa (versione finlandese di Happy Xmas) cantata da tutta la band con una bellissima alternanza di voci tra cui spiccano l'attuale e la storica voce dei Nightwish: Floor Jansen e Tarja Turunen. La stessa Tarja è protagonista anche della traccia di chiusura, l'Ave Maria di Schubert che interpreta insieme Marco Hietala dei Nightwish riformando così un duo che non si esibiva insieme dalla burrascosa separazione della cantante dalla band avvenuta nel 2005.
E' un enorme peccato che questo supergruppo goda di così poca popolarità nel nostro paese, perché i loro sette album sono semplicemente magnifici e dimostrano come questo numeroso combo di musicisti nordici sappia unire l'energia del metal alla melodia e alle atmosfere dei canti di Natale, realizzando pezzi di ottima fattura che piaceranno sia agli amanti del metal sia agli amanti della tradizione natalizia. La creatività dei Raskasta Joulua non si esaurisce nello studio di registrazione, infatti nelle loro interpretazioni dal vivo spesso propongono arrangiamenti nuovi e voci diverse da quelle incise negli album. Basta ascoltare la versione dal vivo di O Holy Night (Oi Jouluyö) cantata da Floor Jansen in puro stile symphonic metal (mai incisa in studio con Floor alla voce) per rendersi conto del livello altissimo messo in campo da questi geni della musica.
Non resta che ascoltare il loro nuovo bellissimo album durante le feste e, per chi non li ha mai sentiti, andare a scoprire i loro sei dischi precedenti e i video dei loro concerti.
martedì 9 agosto 2016
Tarja - The Shadow Self
A due mesi dall'uscita di The Brightest Void, che era stato definito the prequel, esce il nuovo album di inediti della soprano finlandese Tarja Turunen che dà così alle stampe il suo quarto lavoro in poco più di un anno.
L'album è intitolato The Shadow Self e si apre con il brano Innocence di cui era stato pubblicato il video a giugno; il pezzo di apertura chiarisce subito quale sarà la qualità complessiva dell'album perché è semplicemente grandioso, caratterizzato da una base sostenuta dal piano e dalla voce di Tarja che mostra già in avvio tutta la sua estensione. Il brano è già stupendo di suo ed è anche impreziosito da un inciso musicale di circa un minuto guidato ancora dal piano prima che Tarja attacchi a cantare il ritornello l'ultima volta. Con il secondo pezzo intitolato Demons in Me, purtroppo, abbiamo una brutta caduta di stile: il pregio dei Nightwish è di Tarja da solista è sempre stato quello di proporre del symphonic metal privo di growl che è solo una stupidaggine adatta ai gruppi che devono ricorrere a questa tecnica cacofonica per ovviare alla carenza di idee e capacità. Sul growl si espresse bene Rob Halford: I like to hear a singer sing. Quindi, tornando a Tarja, i produttori dovrebbero spiegarci i motivi della presenza della cantante canadese Alissa White-Gluz che con il suo growl rende brutto e fastidioso un brano che senza di lei sarebbe sicuramente stato migliore.
Ma fortunatamente la delusione dura poco e come terza traccia ritroviamo No Bitter End che era già contenuta in The Brightest Void ma che in questa versione dura quasi un minuto in più; il brano ha sancito una virata di Tarja verso il pop ma la qualità della sua musica resta notevole nonostante il brano sia decisamente di easy listening. Il quarto pezzo è intitolato Love to Hate ed è una maestosa e onirica ballad in cui Tarja di nuovo mette a frutto la sua voce cristallina regalando un altro brano di grande effetto. A seguire troviamo la cover di Supremacy dei Muse proposta in versione simile originale ma con la voce di Tarja che raggiunge ovviamente vette ben più acute di quella di Matthew Bellamy; il brano è talmente simile alla versione dei Muse che viene naturale sognare un bel duetto tra Tarja e Bellamy.
La sesta traccia intitolata The Living End è una lenta ballad leggera ed eterea di nuovo basata sulla musica del piano suonato proprio dalla cantante e dalla sua voce che qui suona angelica e leggiadra, il pezzo è arricchito da una bellissima seconda voce sul ritornello eseguita dal fratello di Tarja, Toni Turunen. Segue Diva che come suggerisce il titolo è un brano maestoso e dal sapore operistico in cui Tarja dà la migliore performance dell'intero disco per potenza ed estensione accompagnata da una imponente musica orchestrale. L'ottavo brano è Eagle Eye già presente su The Brightest Void e qui proposta in versione leggermente più breve, una ballad piuttosto tradizionale ma comunque di grande valore che vede ancora la presenza del fratello Toni Turunen.
Alla nona traccia troviamo Undertaker, brano veloce e aggressivo dal sapore anni 80 nelle cui strofe Tarja dimostra di saper cantare alla grande anche note insolitamente basse per poi risalire nel ritornello verso le tonalità che conosciamo. La decima traccia è intitolata Calling From the Wild ed è quella che più ricorda le produzioni passate di Tarja, il brano parte come una ballad per poi accelerare grazie alle poderose chitarre che lo riportano su panorami a cui la cantante ci ha abituato.
Chiude il disco un altra ballad melodica intitolata Too Many, anch'essa piuttosto tradizionale e anch'essa influenzata dagli anni 80, ma che conferma di nuovo quali sono le capacità canore della nostra soprano. La traccia contiene anche una ghost track del tutto trascurabile in cui Tarja dice This Is a Hit Song su una base dance che stona fortemente con il resto dell'album.
The Shadow Self è bellissimo anche a livello di packaging. Mentre il CD di The Brightest Void era interamente bianco, questo è interamente nero su entrambe le facciate e quella superiore riporta disegnati i solchi del vinile: ottimo lavoro anche dal punto di vista grafico.
A parte Demons in You l'album è un vero capolavoro che propone dieci ottimi brani dalle sonorità molto varie. Con questo album e con il suo prequel Tarja si sta forse avvicinando a sonorità meno dure di quanto ha fatto in precedenza virando leggermente verso il pop, ma questo non deve ingannare: la qualità delle sue produzioni non cala minimamente e al contrario con questi nuovi dischi Tarja sta dimostrando di saper ampliare il proprio repertorio in modo molto convincente e di non essere ancorata ad alcun modello. The Shadow Self è in sintesi un gran disco che aggiunge una pietra importante alla discografia della soprano e che dimostra ancora una volta, e non che ce ne fosse bisogno, che Tarja non ha eguali nel panorama rock e metal a livello mondiale.
L'album è intitolato The Shadow Self e si apre con il brano Innocence di cui era stato pubblicato il video a giugno; il pezzo di apertura chiarisce subito quale sarà la qualità complessiva dell'album perché è semplicemente grandioso, caratterizzato da una base sostenuta dal piano e dalla voce di Tarja che mostra già in avvio tutta la sua estensione. Il brano è già stupendo di suo ed è anche impreziosito da un inciso musicale di circa un minuto guidato ancora dal piano prima che Tarja attacchi a cantare il ritornello l'ultima volta. Con il secondo pezzo intitolato Demons in Me, purtroppo, abbiamo una brutta caduta di stile: il pregio dei Nightwish è di Tarja da solista è sempre stato quello di proporre del symphonic metal privo di growl che è solo una stupidaggine adatta ai gruppi che devono ricorrere a questa tecnica cacofonica per ovviare alla carenza di idee e capacità. Sul growl si espresse bene Rob Halford: I like to hear a singer sing. Quindi, tornando a Tarja, i produttori dovrebbero spiegarci i motivi della presenza della cantante canadese Alissa White-Gluz che con il suo growl rende brutto e fastidioso un brano che senza di lei sarebbe sicuramente stato migliore.
Ma fortunatamente la delusione dura poco e come terza traccia ritroviamo No Bitter End che era già contenuta in The Brightest Void ma che in questa versione dura quasi un minuto in più; il brano ha sancito una virata di Tarja verso il pop ma la qualità della sua musica resta notevole nonostante il brano sia decisamente di easy listening. Il quarto pezzo è intitolato Love to Hate ed è una maestosa e onirica ballad in cui Tarja di nuovo mette a frutto la sua voce cristallina regalando un altro brano di grande effetto. A seguire troviamo la cover di Supremacy dei Muse proposta in versione simile originale ma con la voce di Tarja che raggiunge ovviamente vette ben più acute di quella di Matthew Bellamy; il brano è talmente simile alla versione dei Muse che viene naturale sognare un bel duetto tra Tarja e Bellamy.
La sesta traccia intitolata The Living End è una lenta ballad leggera ed eterea di nuovo basata sulla musica del piano suonato proprio dalla cantante e dalla sua voce che qui suona angelica e leggiadra, il pezzo è arricchito da una bellissima seconda voce sul ritornello eseguita dal fratello di Tarja, Toni Turunen. Segue Diva che come suggerisce il titolo è un brano maestoso e dal sapore operistico in cui Tarja dà la migliore performance dell'intero disco per potenza ed estensione accompagnata da una imponente musica orchestrale. L'ottavo brano è Eagle Eye già presente su The Brightest Void e qui proposta in versione leggermente più breve, una ballad piuttosto tradizionale ma comunque di grande valore che vede ancora la presenza del fratello Toni Turunen.
Alla nona traccia troviamo Undertaker, brano veloce e aggressivo dal sapore anni 80 nelle cui strofe Tarja dimostra di saper cantare alla grande anche note insolitamente basse per poi risalire nel ritornello verso le tonalità che conosciamo. La decima traccia è intitolata Calling From the Wild ed è quella che più ricorda le produzioni passate di Tarja, il brano parte come una ballad per poi accelerare grazie alle poderose chitarre che lo riportano su panorami a cui la cantante ci ha abituato.
Chiude il disco un altra ballad melodica intitolata Too Many, anch'essa piuttosto tradizionale e anch'essa influenzata dagli anni 80, ma che conferma di nuovo quali sono le capacità canore della nostra soprano. La traccia contiene anche una ghost track del tutto trascurabile in cui Tarja dice This Is a Hit Song su una base dance che stona fortemente con il resto dell'album.
The Shadow Self è bellissimo anche a livello di packaging. Mentre il CD di The Brightest Void era interamente bianco, questo è interamente nero su entrambe le facciate e quella superiore riporta disegnati i solchi del vinile: ottimo lavoro anche dal punto di vista grafico.
A parte Demons in You l'album è un vero capolavoro che propone dieci ottimi brani dalle sonorità molto varie. Con questo album e con il suo prequel Tarja si sta forse avvicinando a sonorità meno dure di quanto ha fatto in precedenza virando leggermente verso il pop, ma questo non deve ingannare: la qualità delle sue produzioni non cala minimamente e al contrario con questi nuovi dischi Tarja sta dimostrando di saper ampliare il proprio repertorio in modo molto convincente e di non essere ancorata ad alcun modello. The Shadow Self è in sintesi un gran disco che aggiunge una pietra importante alla discografia della soprano e che dimostra ancora una volta, e non che ce ne fosse bisogno, che Tarja non ha eguali nel panorama rock e metal a livello mondiale.
mercoledì 8 giugno 2016
Tarja - The Brightest Void
Il 3 giugno del 2016 la soprano finlandese Tarja Turunen ha pubblicato il primo dei suoi due album previsti per quest'anno. In realtà The Brightest Void (reso disponibile anche in streaming su Apple Music una settimana prima dell'uscita per la vendita) è indicato nelle immagini promozionali come The Prequel a sottolienare che si tratta della minore per importanza delle due pubblicazioni e che contiene in parte proprio il materiale scartato dal disco in uscita ad agosto.
The Brightest Void è composto da nove tracce tra inediti, nuove versioni di materiale edito e pezzi già pubblicati altrove. Il disco si apre con No Bitter End il cui video era stato pubblicato ad Aprile, il brano è molto più morbido e tendente al pop rispetto alle produzioni pregresse di Tarja e si distacca dalla sue altre prove in studio per l'abbandono almeno parziale del canto lirico; ciò nonostante si tratta di un gran bel pezzo forte e trascinante che dimostra che Tarja si trova benissimo anche in territori lontani dal symphonic metal. La seconda traccia è intitolata Heaven and Hell e vede come ospite il cantante rock finlandese Michael Monroe; questa è forse la traccia meno convincente dell'intero album perché Tarja offre una grande prova ma Monroe sembra proprio fuori dal suo habitat. Anzitutto Monroe raglia e abbaia, ma di certo non canta, e basta ascoltare altre sue registrazioni per scoprire che in terreni che gli sono più congeniali si muove molto meglio; in secondo luogo laddove i due duettano (e ovviamente Tarja canta la voce alta e Monroe quella bassa) di fatto si sente molto di più la voce della soprano che quasi sotterra Monroe; il pezzo di suo sarebbe anche stato interessante, ma in questo caso Tarja si è proprio scelta il partner sbagliato.
Il terzo brano intitolato Eagle Eye è la prima ballad del disco con cui Tarja torna su un symphonic metal piuttosto tradizionale grazie alla base ricca di chitarre e alla sua voce cristallina. Il pezzo è impreziosito dalla presenza di una parte parlata interpretata dal fratello di Tarja, Toni Turunen. Anche il quarto brano, An Empty Dream, è una ballad e questa volta ci troviamo davanti a un pezzo già edito in quanto pubblicato lo scorso anno nella colonna sonora del film argentino Corazón Muerto. La quinta traccia intitolata Witch Hunt è di nuovo una ballad, anche questa così come la precedente dalle atmosfere cupe e gotiche; anche questo è un pezzo già edito in quanto in passato eseguito e registrato dal vivo per il disco live e per il tour The Beauty and The Beat; in questa incisione da studio il pezzo è ancora più cupo e onirico della versione live perché all'orchestra si sostituisce una base davvero minimale. Witch Hunt è comunque uno dei pezzi più belli dell'album perché la voce pulita e limpida di Tarja si accosta alla base musicale angosciante realizzando un contrasto di grande effetto.
Con il sesto brano Shameless i ritmi tornano a salire, il pezzo è potente con una base energica a cui si somma la voce impeccabile di Tarja che tocca notevoli acuti nel ritornello e note sorprendentemente basse nella strofa: un'altra delle perle di questo album. Il settimo pezzo è la prima delle due cover proposte da questo album: House of Wax di Paul McCartney originariamente pubblicata sull'album Memory Almost Full del 2007 del cantante inglese, che Tarja propone in versione molto simile all'originale. La seconda cover è Goldfinger, colonna sonora dell'omonimo film di James Bond originariamente interpretata da Shirley Bassey, che Tarja personalizza molto raggiungendo acuti molto più alti di quelli della Bassey.
Il pezzo finale è una nuova versione di Paradise (What About Us?) dei Within Temptation con la partecipazione di Tarja, inizialmente pubblicata sull'album Hydra del gruppo olandese. Questa versione si discosta molto poco dall'originale: l'unica differenza è che la voce di Tarja si sente di più, sia nel vocalizzo iniziale (prima dell'attacco della prima strofa) sia nelle parti cantate insieme a Sharon Den Adel.
Sulla qualità di questo The Brightest Void c'è ben poco da dire perché è semplicemente ottimo, così come tutte le pubblicazioni di Tarja. La sua voce è sempre perfetta e la cantante stacca nettamente tutte le colleghe dello stesso genere per potenza e bravura. E se questo lavoro è fatto di scarti di altre pubblicazioni non possiamo che aspettarci un altro capolavoro con la prossima ed imminente uscita.
The Brightest Void è composto da nove tracce tra inediti, nuove versioni di materiale edito e pezzi già pubblicati altrove. Il disco si apre con No Bitter End il cui video era stato pubblicato ad Aprile, il brano è molto più morbido e tendente al pop rispetto alle produzioni pregresse di Tarja e si distacca dalla sue altre prove in studio per l'abbandono almeno parziale del canto lirico; ciò nonostante si tratta di un gran bel pezzo forte e trascinante che dimostra che Tarja si trova benissimo anche in territori lontani dal symphonic metal. La seconda traccia è intitolata Heaven and Hell e vede come ospite il cantante rock finlandese Michael Monroe; questa è forse la traccia meno convincente dell'intero album perché Tarja offre una grande prova ma Monroe sembra proprio fuori dal suo habitat. Anzitutto Monroe raglia e abbaia, ma di certo non canta, e basta ascoltare altre sue registrazioni per scoprire che in terreni che gli sono più congeniali si muove molto meglio; in secondo luogo laddove i due duettano (e ovviamente Tarja canta la voce alta e Monroe quella bassa) di fatto si sente molto di più la voce della soprano che quasi sotterra Monroe; il pezzo di suo sarebbe anche stato interessante, ma in questo caso Tarja si è proprio scelta il partner sbagliato.
Il terzo brano intitolato Eagle Eye è la prima ballad del disco con cui Tarja torna su un symphonic metal piuttosto tradizionale grazie alla base ricca di chitarre e alla sua voce cristallina. Il pezzo è impreziosito dalla presenza di una parte parlata interpretata dal fratello di Tarja, Toni Turunen. Anche il quarto brano, An Empty Dream, è una ballad e questa volta ci troviamo davanti a un pezzo già edito in quanto pubblicato lo scorso anno nella colonna sonora del film argentino Corazón Muerto. La quinta traccia intitolata Witch Hunt è di nuovo una ballad, anche questa così come la precedente dalle atmosfere cupe e gotiche; anche questo è un pezzo già edito in quanto in passato eseguito e registrato dal vivo per il disco live e per il tour The Beauty and The Beat; in questa incisione da studio il pezzo è ancora più cupo e onirico della versione live perché all'orchestra si sostituisce una base davvero minimale. Witch Hunt è comunque uno dei pezzi più belli dell'album perché la voce pulita e limpida di Tarja si accosta alla base musicale angosciante realizzando un contrasto di grande effetto.
Con il sesto brano Shameless i ritmi tornano a salire, il pezzo è potente con una base energica a cui si somma la voce impeccabile di Tarja che tocca notevoli acuti nel ritornello e note sorprendentemente basse nella strofa: un'altra delle perle di questo album. Il settimo pezzo è la prima delle due cover proposte da questo album: House of Wax di Paul McCartney originariamente pubblicata sull'album Memory Almost Full del 2007 del cantante inglese, che Tarja propone in versione molto simile all'originale. La seconda cover è Goldfinger, colonna sonora dell'omonimo film di James Bond originariamente interpretata da Shirley Bassey, che Tarja personalizza molto raggiungendo acuti molto più alti di quelli della Bassey.
Il pezzo finale è una nuova versione di Paradise (What About Us?) dei Within Temptation con la partecipazione di Tarja, inizialmente pubblicata sull'album Hydra del gruppo olandese. Questa versione si discosta molto poco dall'originale: l'unica differenza è che la voce di Tarja si sente di più, sia nel vocalizzo iniziale (prima dell'attacco della prima strofa) sia nelle parti cantate insieme a Sharon Den Adel.
Sulla qualità di questo The Brightest Void c'è ben poco da dire perché è semplicemente ottimo, così come tutte le pubblicazioni di Tarja. La sua voce è sempre perfetta e la cantante stacca nettamente tutte le colleghe dello stesso genere per potenza e bravura. E se questo lavoro è fatto di scarti di altre pubblicazioni non possiamo che aspettarci un altro capolavoro con la prossima ed imminente uscita.
giovedì 24 dicembre 2015
Tarja - Henkäys Ikuisuudesta
Dopo aver abbandonato i Nightwish alla fine del 2005 per dissapori interni, la soprano finlandese Tarja Turunen non aspettò neppure un anno prima di avviare la propria carriera solista, ma anziché proseguire sulla strada del symphonic metal, che comunque avrebbe ripreso con gli album successivi, iniziò questa nuova fase con un disco di canti natalizi intitolato Henkäys Ikuisuudesta. L'album è una raccolta di brani classici e moderni con l'aggiunta del pezzo di apertura intitolato Kuin Henkäys Ikuisuutta scritto dalla stessa Tarja in finlandese.
Ciò che colpisce già dal primo ascolto è l'incredibile varietà dei brani scelti da Tarja che ha attinto da diversi decenni dello scorso secolo, da colonne sonore e anche dalla tradizione natalizia classica e lirica. Tra i pezzi moderni interpretati da Tarja troviamo infatti la celeberrima Happy Xmas (War is Over) di John Lennon, Happy New Year degli Abba, You Would Have Loved This di Cori Connors, The Eyes of a Child degli Air Supply, Marian Poika traduzione in finlandese di Mary's Boy Child di Jester Hairston e Walking in the Air dal film The Snowman che Tarja aveva già inciso nel 1998 nell'album Oceanborn dei Nightwish ma che qui troviamo registrata con una strumentazione più classica accompagnata solo da organo e archi. Questi brani sono proposti in versioni sostanzialmente uguali agli originali con la splendida voce di Tarja a renderli ancora più speciali e già da questi pochi pezzi si capisce come Tarja sia perfetta in qualunque stile canoro in cui si cimenti, passando dall'allegria del brano di Hairston al canto lirico di Walking in the Air.
Tra i brani classici ne troviamo quattro appartenenti alla tradizione finlandese, En Etsi Valtaa, Loistoa che Tarja aveva già inciso nel 2004 nel suo singolo natalizio Yhden Enkelin Unelma e che qui è stata reincisa, Varpunen Jouluaamuna, Mökit Nukkuu Lumiset e Jo Joutuu Ilta oltre all'Ave Maria di Schubert cantata in tedesco, il Quia Respexit dal Magnificat di Bach e Jouluyö, Juhlayö versione finlandese di Stille Nacth. Tarja canta tutti i brani classici con registro lirico e sulle sue interpretazioni c'è ben poco da dire perché è semplicemente impeccabile in ogni esecuzione.
L'album è stato ristampato nel 2010 con quattro brani nuovi tutti in finlandese; tre di questi Heinillä Härkien, Maa On Niin Kaunis e Arkihuolesi Kaikki Heitä erano stati incisi da Tarja l'anno predente per la compilation natalizia Maailman Kauneimmat Joululaulut, e il quarto Kun Joulu On è invece di nuovo tratto da Yhden Enkelin Unelma.
Tutti questi brani e molti altri sia moderni che classici vengono eseguiti regolarmente da Tarja dal vivo nelle sue tournée natalizie a riconferma del fatto che una delle voci metal più note del mondo è anche una delle voci classiche migliori del pianeta in grado di far vivere l'atmosfera natalizia come nessun'altro sa fare. Ma come abbiamo già scritto varie volte sulle pagine di questo blog a Tarja non servono più conferme a dimostrare che sa eseguire ogni stile canoro in modo perfetto.
Ciò che colpisce già dal primo ascolto è l'incredibile varietà dei brani scelti da Tarja che ha attinto da diversi decenni dello scorso secolo, da colonne sonore e anche dalla tradizione natalizia classica e lirica. Tra i pezzi moderni interpretati da Tarja troviamo infatti la celeberrima Happy Xmas (War is Over) di John Lennon, Happy New Year degli Abba, You Would Have Loved This di Cori Connors, The Eyes of a Child degli Air Supply, Marian Poika traduzione in finlandese di Mary's Boy Child di Jester Hairston e Walking in the Air dal film The Snowman che Tarja aveva già inciso nel 1998 nell'album Oceanborn dei Nightwish ma che qui troviamo registrata con una strumentazione più classica accompagnata solo da organo e archi. Questi brani sono proposti in versioni sostanzialmente uguali agli originali con la splendida voce di Tarja a renderli ancora più speciali e già da questi pochi pezzi si capisce come Tarja sia perfetta in qualunque stile canoro in cui si cimenti, passando dall'allegria del brano di Hairston al canto lirico di Walking in the Air.
Tra i brani classici ne troviamo quattro appartenenti alla tradizione finlandese, En Etsi Valtaa, Loistoa che Tarja aveva già inciso nel 2004 nel suo singolo natalizio Yhden Enkelin Unelma e che qui è stata reincisa, Varpunen Jouluaamuna, Mökit Nukkuu Lumiset e Jo Joutuu Ilta oltre all'Ave Maria di Schubert cantata in tedesco, il Quia Respexit dal Magnificat di Bach e Jouluyö, Juhlayö versione finlandese di Stille Nacth. Tarja canta tutti i brani classici con registro lirico e sulle sue interpretazioni c'è ben poco da dire perché è semplicemente impeccabile in ogni esecuzione.
L'album è stato ristampato nel 2010 con quattro brani nuovi tutti in finlandese; tre di questi Heinillä Härkien, Maa On Niin Kaunis e Arkihuolesi Kaikki Heitä erano stati incisi da Tarja l'anno predente per la compilation natalizia Maailman Kauneimmat Joululaulut, e il quarto Kun Joulu On è invece di nuovo tratto da Yhden Enkelin Unelma.
Tutti questi brani e molti altri sia moderni che classici vengono eseguiti regolarmente da Tarja dal vivo nelle sue tournée natalizie a riconferma del fatto che una delle voci metal più note del mondo è anche una delle voci classiche migliori del pianeta in grado di far vivere l'atmosfera natalizia come nessun'altro sa fare. Ma come abbiamo già scritto varie volte sulle pagine di questo blog a Tarja non servono più conferme a dimostrare che sa eseguire ogni stile canoro in modo perfetto.
giovedì 24 settembre 2015
Tarja - Ave Maria - En Plein Air
Non più tardi di qualche mese fa scrivevamo sulle pagine di questo blog che l'ultimo disco live di Tarja intitolato Luna Park Ride era tanto bello quanto inutile, ma avevamo scritto ciò perché la soprano finlandese aveva già annunciato che nel giro di qualche mese avrebbe pubblicato uno di quei capolavori di cui solo lei è capace e quindi non capivamo il senso di quella pubblicazione che non aveva da offrire nulla di nuovo. Nel settembre del 2015 è infatti uscito il suo primo album di musica classica intitolato Ave Maria - En Plein Air in cui eccezionalmente abbandona il metal per dedicarsi unicamente alla lirica.
L'album è una raccolta delle più belle Ave Maria mai scritte da autori classici e moderni, che spaziano da Camille Saint-Saëns a Gounod a Pietro Mascagni fino ad Astor Piazzolla, per chiudersi con un'incisione inedita scritta dalla stessa Tarja che fino ad oggi aveva eseguito solo dal vivo nelle sue tournée natalizie, così come nelle stesse occasioni aveva già eseguito dal vivo molti degli altri brani presenti in questo album. L'uscita del disco era stata anticipata nelle settimane precedenti dalla pubblicazione del video dell'Ave Maria del compositore italiano Paolo Tosti che già faceva intuire ciò che l'album intero ha confermato, cioè che Tarja è semplicemente perfetta in ogni brano e la sua voce cristallina risuona forte e armoniosa al tempo stesso. E' impossibile individuare brani migliori di altri perché sono tutti insuperabili, va solo notato che l'Ave Maria di Bach/Gounod è leggermente accelerata rispetto all'originale dando così un tocco di unicità a questa interpretazione.
Tra i dodici brani (tredici, se si include la bonus track Ave Maria Stella di Edvard Grieg disponibile solo su iTunes) manca la famosissima Ave Maria di Schubert e se questo a prima vista può sorprendere, la spiegazione è presto data: Tarja aveva l'aveva già incisa nel suo disco natalizio Henkäys ikuisuudesta del 2006 e non avrebbe avuto senso ripetersi.
Chiudiamo con una breve considerazione. Molti integralisti della lirica ritengono che Tarja, così come le altre regine del symphonic metal, non reggerebbe il confronto con le più blasonate soprano del panorama operistico come Angela Gheorghiu o Anna Netrebko perché non sarebbe in grado di cantare un'opera per intero, e questo è probabilmente vero per via della preparazione ovviamente diversa. Ma allo stesso modo nessuna delle cantanti d'opera saprebbe cantare il metal come Tarja e sul terreno comune, quale può essere quello delle Ave Maria, Tarja esce dal confronto a testa alta ed è molto più brava delle colleghe operistiche a scandire le parole: il canto di Tarja è perfettamente comprensibile (anche quando canta in italiano il brano di Tosti), mentre di solito nel cosiddetto bel canto non si riesce a intendere una sola parola. Questa capacità la eredita sicuramente dalla sua lunga esperienza nel rock e nel metal in cui scandire bene le parole è invece molto importante.
Tarja non aveva certo bisogno di dimostrare di essere di bravissima anche nel canto lirico puro, perché lo aveva già fatto con i suoi concerti natalizi e con Beauty and the Beat realizzato il collaborazione con il batterista Mike Terrana, ma con questo album si conferma comunque una cantante incredibilmente versatile e completa. Non ci resta che sperare che non passi troppo tempo prima del suo prossimo album metal.
L'album è una raccolta delle più belle Ave Maria mai scritte da autori classici e moderni, che spaziano da Camille Saint-Saëns a Gounod a Pietro Mascagni fino ad Astor Piazzolla, per chiudersi con un'incisione inedita scritta dalla stessa Tarja che fino ad oggi aveva eseguito solo dal vivo nelle sue tournée natalizie, così come nelle stesse occasioni aveva già eseguito dal vivo molti degli altri brani presenti in questo album. L'uscita del disco era stata anticipata nelle settimane precedenti dalla pubblicazione del video dell'Ave Maria del compositore italiano Paolo Tosti che già faceva intuire ciò che l'album intero ha confermato, cioè che Tarja è semplicemente perfetta in ogni brano e la sua voce cristallina risuona forte e armoniosa al tempo stesso. E' impossibile individuare brani migliori di altri perché sono tutti insuperabili, va solo notato che l'Ave Maria di Bach/Gounod è leggermente accelerata rispetto all'originale dando così un tocco di unicità a questa interpretazione.
Tra i dodici brani (tredici, se si include la bonus track Ave Maria Stella di Edvard Grieg disponibile solo su iTunes) manca la famosissima Ave Maria di Schubert e se questo a prima vista può sorprendere, la spiegazione è presto data: Tarja aveva l'aveva già incisa nel suo disco natalizio Henkäys ikuisuudesta del 2006 e non avrebbe avuto senso ripetersi.
Chiudiamo con una breve considerazione. Molti integralisti della lirica ritengono che Tarja, così come le altre regine del symphonic metal, non reggerebbe il confronto con le più blasonate soprano del panorama operistico come Angela Gheorghiu o Anna Netrebko perché non sarebbe in grado di cantare un'opera per intero, e questo è probabilmente vero per via della preparazione ovviamente diversa. Ma allo stesso modo nessuna delle cantanti d'opera saprebbe cantare il metal come Tarja e sul terreno comune, quale può essere quello delle Ave Maria, Tarja esce dal confronto a testa alta ed è molto più brava delle colleghe operistiche a scandire le parole: il canto di Tarja è perfettamente comprensibile (anche quando canta in italiano il brano di Tosti), mentre di solito nel cosiddetto bel canto non si riesce a intendere una sola parola. Questa capacità la eredita sicuramente dalla sua lunga esperienza nel rock e nel metal in cui scandire bene le parole è invece molto importante.
Tarja non aveva certo bisogno di dimostrare di essere di bravissima anche nel canto lirico puro, perché lo aveva già fatto con i suoi concerti natalizi e con Beauty and the Beat realizzato il collaborazione con il batterista Mike Terrana, ma con questo album si conferma comunque una cantante incredibilmente versatile e completa. Non ci resta che sperare che non passi troppo tempo prima del suo prossimo album metal.
sabato 6 giugno 2015
Tarja - Luna Park Ride
La straordinaria cantante finlandese Tarja Turunen ha da poco pubblicato il suo nuovo album live intitolato Luna Park Ride. Si tratta di un doppio album che contiene sul primo disco il concerto della cantante del 27 marzo 2011 al Luna Park di Buenos Aires e sul secondo diverse incisioni dal vivo registrate in varie occasioni tra il 2010 e il 2014.
Dal punto di vista qualitativo c'è ben poco da dire: Tarja è semplicemente perfetta. E' l'unica cantante del panorama symphonic metal in grado di tenere lo stile lirico in qualunque brano, a qualunque tonalità e velocità. Nei due dischi Tarja spazia, come sempre fa nei concerti, dal proprio repertorio solista a quello dei Nightwish risalente al periodo di quando ne era la cantante. Ad essi aggiunge la cover di Signos dei Soda Stereo, che riesce a trasformare da un pezzo new wave a uno symphonic metal, e un medley anni 80 composto da Where Were You Last Night, Heaven Is a Place on Earth e Livin' on a Prayer. Tarja interpreta ogni brano magistralmente, la sua voce non conosce sbavature e i brani suonano quasi identici alle incisioni in studio.
Se dal punto di vista qualitativo non ci sono dubbi, ce ne sono invece molti sull'opportunità di stampare nel 2015 un live risalente al 2011 e appartenente al medesimo tour del live pubblicato nel 2012 Act 1: Live in Rosario soprattutto considerando che gran parte dei brani sono stati cantati in entrambi i concerti e che Luna Park Ride era già stato stampato come disco extra dell'edizione speciale di Act: 1. Anche il secondo disco aggiunge poco a quanto già si conosceva dai live precedenti di Tarja poiché ben 7 dei 14 brani sono antecedenti al 2011.
Non ci sembra che Tarja avesse il disperato bisogno di stampare un disco nuovo per mantenere viva la propria immagine, dopo aver partecipato come coach alla quarta edizione di The Voice of Finland e dopo aver scritto sui social network di aver già altri due album in fase di lavorazione.
Luna Park Ride è in estrema sintesi un ottimo lavoro, ma purtroppo tanto valido quanto inutile.
Dal punto di vista qualitativo c'è ben poco da dire: Tarja è semplicemente perfetta. E' l'unica cantante del panorama symphonic metal in grado di tenere lo stile lirico in qualunque brano, a qualunque tonalità e velocità. Nei due dischi Tarja spazia, come sempre fa nei concerti, dal proprio repertorio solista a quello dei Nightwish risalente al periodo di quando ne era la cantante. Ad essi aggiunge la cover di Signos dei Soda Stereo, che riesce a trasformare da un pezzo new wave a uno symphonic metal, e un medley anni 80 composto da Where Were You Last Night, Heaven Is a Place on Earth e Livin' on a Prayer. Tarja interpreta ogni brano magistralmente, la sua voce non conosce sbavature e i brani suonano quasi identici alle incisioni in studio.
Se dal punto di vista qualitativo non ci sono dubbi, ce ne sono invece molti sull'opportunità di stampare nel 2015 un live risalente al 2011 e appartenente al medesimo tour del live pubblicato nel 2012 Act 1: Live in Rosario soprattutto considerando che gran parte dei brani sono stati cantati in entrambi i concerti e che Luna Park Ride era già stato stampato come disco extra dell'edizione speciale di Act: 1. Anche il secondo disco aggiunge poco a quanto già si conosceva dai live precedenti di Tarja poiché ben 7 dei 14 brani sono antecedenti al 2011.
Non ci sembra che Tarja avesse il disperato bisogno di stampare un disco nuovo per mantenere viva la propria immagine, dopo aver partecipato come coach alla quarta edizione di The Voice of Finland e dopo aver scritto sui social network di aver già altri due album in fase di lavorazione.
Luna Park Ride è in estrema sintesi un ottimo lavoro, ma purtroppo tanto valido quanto inutile.
sabato 28 marzo 2015
Nightwish - Endless Forms Most Beautiful
Con l'album Endless Forms Most Beautiful i finlandesi Nightwish entrano ufficialmente nella terza fase della loro carriera. Nei primi cinque magnifici album, con l'inarrivabile Tarja Turunen, la voce di impostazione lirica della cantante si univa perfettamente alla musica metal della band e creava una mescolanza la cui qualità non è mai stata raggiunta da nessun altro gruppo di symphonic metal: sia perché Tarja è l'unica cantante di questo genere in grado di tenere il registro lirico su ogni brano, ad ogni ritmo e con ogni tonalità, sia per l'assenza di voci growl che, a nostro giudizio, altro non fanno che rovinare i brani. Dopo l'abbandono di Tarja, che ha intrapreso una splendida carriera solista in cui continua a far vivere le atmosfere dei Nightwish degli inizi, il gruppo l'ha sostituita con Annete Olzon e la musica del gruppo ha perso l'originalità degli inizi per incanalarsi verso sonorità più banali e poco creative.
Nel 2012 anche Anette ha annunciato l'abbandono della band e il suo posto è stato quindi preso dalla brava Floor Jansen, già cantante degli After Forever e dei ReVamp (nei quali milita ancora), che a differenza di Anette vanta pure ha una formazione lirica al pari di Tarja. Dopo un primo live del 2013 intitolato Showtime, Storytime, Endless Forms Most Beautiful è il primo album registrato in studio con la nuova cantante.
Il disco è stato anticipato dal singolo Elan sorprendentemente morbido a radiofonico con sonorità che ricordano più Man in the Rain di Mike Oldfield che le produzioni passate dei Nightwish. L'album è composto da undici tracce e risulta nel suo insieme molto vario. A pezzi dal suono può duro in chiave puramente metal, come Weak Fantasy e Yours Is An Empty Hope, se ne alternano altri notevolmente più melodici come Our Decades In The Sun e My Walden che dimostrano che quello di Elan non è stato un esperimento isolato. E mentre i brani più duri richiamano alla memoria gli ultimi album della band, sono proprio quelli con forti componenti melodiche a dare un tocco di innovazione in questo disco rispetto al passato.
L'album si chiude con due pezzi decisamente particolari. La decima traccia The Eyes Of Sharbat Gula mischia musica sinfonica ad atmosfere mediorientali e la voce di Floor è del tutto assente e sostituita da vocalizzi corali. L'ultimo brano, intitolato The Greatest Show on Earth dura circa 24 minuti (e va notato che negli album precedenti la massima lunghezza per un brano dei Nightwish era di circa 13 minuti) ed è diviso in cinque sezioni che alternano parti sinfoniche ad altre più propriamente metal; il brano è molto bello in ogni sua componente e Floor dimostra di sapersi muovere bene in tutti diversi stili in cui si esprime.
Fortunatamente il gruppo ha deciso di escludere dal disco il b-side di Elan intitolato Sagan e dedicato all'astronomo Carl Sagan: brano pessimo, insensato e scadente anche per essere un b-side.
Nel complesso Endless Forms Most Beautiful è un album godibile e di buon livello che non raggiunge i fasti del periodo di Tarja, ma è sicuramente superiore al periodo di Anette. Ma ci resta un ultimo dubbio. Considerato che la grandezza dei primi Nightwish era da imputare in gran parte alla voce di Tarja e che con Anette erano scesi a livelli mediocri, ora che hanno una cantante che si avvicina alla qualità di Tarja non si spiega perché abbiano deciso di farle cantare in lirica solo i primi pochi versi dell'ultimo brano relegandola nel resto del disco a fare cose buone che avrebbe potuto fare qualunque cantante di medio livello. Nonostante l'album sia comunque buono, alla luce di quest'ultima considerazione va in parte considerato come un'occasione sprecata.
Nel 2012 anche Anette ha annunciato l'abbandono della band e il suo posto è stato quindi preso dalla brava Floor Jansen, già cantante degli After Forever e dei ReVamp (nei quali milita ancora), che a differenza di Anette vanta pure ha una formazione lirica al pari di Tarja. Dopo un primo live del 2013 intitolato Showtime, Storytime, Endless Forms Most Beautiful è il primo album registrato in studio con la nuova cantante.
Il disco è stato anticipato dal singolo Elan sorprendentemente morbido a radiofonico con sonorità che ricordano più Man in the Rain di Mike Oldfield che le produzioni passate dei Nightwish. L'album è composto da undici tracce e risulta nel suo insieme molto vario. A pezzi dal suono può duro in chiave puramente metal, come Weak Fantasy e Yours Is An Empty Hope, se ne alternano altri notevolmente più melodici come Our Decades In The Sun e My Walden che dimostrano che quello di Elan non è stato un esperimento isolato. E mentre i brani più duri richiamano alla memoria gli ultimi album della band, sono proprio quelli con forti componenti melodiche a dare un tocco di innovazione in questo disco rispetto al passato.
L'album si chiude con due pezzi decisamente particolari. La decima traccia The Eyes Of Sharbat Gula mischia musica sinfonica ad atmosfere mediorientali e la voce di Floor è del tutto assente e sostituita da vocalizzi corali. L'ultimo brano, intitolato The Greatest Show on Earth dura circa 24 minuti (e va notato che negli album precedenti la massima lunghezza per un brano dei Nightwish era di circa 13 minuti) ed è diviso in cinque sezioni che alternano parti sinfoniche ad altre più propriamente metal; il brano è molto bello in ogni sua componente e Floor dimostra di sapersi muovere bene in tutti diversi stili in cui si esprime.
Fortunatamente il gruppo ha deciso di escludere dal disco il b-side di Elan intitolato Sagan e dedicato all'astronomo Carl Sagan: brano pessimo, insensato e scadente anche per essere un b-side.
Nel complesso Endless Forms Most Beautiful è un album godibile e di buon livello che non raggiunge i fasti del periodo di Tarja, ma è sicuramente superiore al periodo di Anette. Ma ci resta un ultimo dubbio. Considerato che la grandezza dei primi Nightwish era da imputare in gran parte alla voce di Tarja e che con Anette erano scesi a livelli mediocri, ora che hanno una cantante che si avvicina alla qualità di Tarja non si spiega perché abbiano deciso di farle cantare in lirica solo i primi pochi versi dell'ultimo brano relegandola nel resto del disco a fare cose buone che avrebbe potuto fare qualunque cantante di medio livello. Nonostante l'album sia comunque buono, alla luce di quest'ultima considerazione va in parte considerato come un'occasione sprecata.
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