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venerdì 22 dicembre 2023

Intervista a Michele Guaitoli, cantante dei Visions of Atlantis e dei Temperance

È disponibile sul mio canale YouTube un'intervista video a Michele Guaitoli, cantante dei Visions of Atlantis e dei Temperance. Nel video parliamo dei suoi album più recenti con le due band e dei progetti futuri.

Ringraziamo Michele per la sua cortesia e disponibilità.


lunedì 24 aprile 2023

Rhapsody of Fire - Glory For Salvation Tour, Milano 23/4/2023


La data era segnata in calendario da tempo, perché se il Glory For Salvation Tour dei Rhapsody of Fire passa da vicino a casa è ovvio che si tratta di un'occasione imperdibile. Arrivo al Legend in tempo per sentire l'ultimo pezzo dell'esibizione dei Symphonity, ultimo di tre gruppi di apertura, e appena la band ceca lascia il palco mi rendo conto di quanto sia alta l'attesa e la voglia tra la gente venuta a sentire questo concerto di vedere la band fondata da Alex Staropoli e Roberto De Micheli in azione. Molti si raccontano tra di loro delle volte precedenti che hanno visto i Rhapsody live, mentre per me l'attesa ha anche un altro sapore: Giacomo Voli è il musicista che ho visto dal vivo più volte, ma l'ho sempre visto da solo o con la sua band personale e mai a guidare quello che da oltre venticinque anni è il gruppo metal più famoso d'Italia. "Vediamo come se la cava in questa veste", pensavo tra me e me.

I Rhapsody salgono sul palco intorno alle 22:30 e il Legend è strapieno: ma non per modo di dire, è talmente pieno che non si riesce ad avanzare di un passo nella folla che inneggia alla band, fortunatamente durante il concerto qualcuno va a prendere da bere e riusciamo ad avvicinarci di qualche metro. Il concerto parte fortissimo con I'll Be Your Hero e Chains of Destiny dall'ultimo album Glory for Salvation e subito ci troviamo immersi in sonorità medievali che fanno venire voglia di aprire le porte per vedere se fuori c'è ancora la metropoli di Milano o se ci troviamo tra castelli, maghi e cavalieri. Per essere fine aprile la serata fuori è fresca, ma dentro fa un caldo infernale, almeno fino a quando i gestori del locale non accendono i ventilatori a soffitto che danno un po' di refrigerio. La setlist del concerto spazia per tutta la discografia della band, attingendo dagli album da Symphony of Enchanted Lands del 1998 in avanti, ma ovviamente metà della scaletta è dedicata agli ultimi due album, The Eighth Mountain e Glory for Salvation, quelli che vedono Giacomo alla voce.

La risposta alla mia domanda iniziale arriva presto: Giacomo come frontman di una band blasonata si muove alla grande, non solo come cantante e interprete di un mondo narrativo nato tre decenni fa, ma anche nel ruolo di trascinatore che il pubblico segue sempre con entusiasmo nel fare i cori o nell'inscenare scherzose battaglie con spade di plastica portate da un appassionato follower tedesco.

Poco dopo la metà del concerto sale sul palco anche il cantante spagnolo Huecco che interpreta con la band Fuego Valyrio, nata dalla collaborazione tra queste due anime musicali all'apparenza così lontane e che coniuga sonorità latine e power metal. Lo stacco è notevole, dona una ventata di divertimento in uno stile un po' diverso e mostra come il mondo della musica sia molto più interconnesso di quanto pensiamo. Dopo questa digressione i Rhapsody ci regalano qualche pezzo più di atmosfera che culmina in Un'Ode Per l'Eroe, resa ancora più maestosa dal canto in italiano che Giacomo ci racconta fare molta presa anche sul pubblico estero. Segue la magniloquente Dawn of Victory che vede in chiusura anche i membri delle band che hanno preceduto i Rhapsody salire sul palco per il coro finale Gloria, gloria pertetua, in this dawn of victory.


L'encore inizia con Reign of Terror in cui Giacomo si cimenta anche in un growl che fa venire il dubbio se ci sia qualcosa che questo straordinario vocalist non sappia fare con la propria voce, a cui seguono Wisdom of the Kings ed Emerald Sword al termine della quale Giacomo promette che ci si vede "tra cinque minuti al merchandise". In realtà di minuti ne passano forse due e la band si mischia con il suo pubblico per foto e autografi, a dimostrazione del fatto che nonostante tutti questi anni di successi il gruppo è sempre vicino al proprio pubblico e si rende disponibile per due chiacchiere in amicizia.

Una leggera pioggia ci accompagna mentre ci allontaniamo dal Legend e alla fine fa piacere, visto il caldo patito all'interno. Il blocco dei concerti dovuto alla pandemia è oggi un ricordo brutto e lontano, la musica è ripartita e per ripartire servono serate come questa che vedono un ottimo connubio tra una band tra le migliori al mondo e un locale di meritata fama, in cui tutto è sempre semplice e ordinato, che li ospita.

Grazie Rhapsody of Fire e grazie Legend, alla prossima! Per entrambi!

mercoledì 12 aprile 2023

Imperial Age - New World


Nel mezzo del turbinio causato dal loro spostamento dalla Russia all'Europa, per via delle fin troppo ovvie ragioni belliche, gli Imperial Age hanno pubblicato il loro nuovo album intitolato New World che arriva quanttro anni dopo il precedente The Legacy Of Atlantis. L'album è composto da otto pezzi che hanno come tema i viaggi per mare e la libertà, tematiche ricorrenti nelle incisioni del gruppo, e caratterizzate principalmente atmosfere incoraggianti e gioiose.

New World propone la più alta espressione di symphonic metal che questa band abbia mai prodotto, con sonorità maestose che mischiano lirica, classica e metal, e in cui i tre straordinari vocalist di questo gruppo, Alexander Osipov, Jane Odintsova (che recentemente è stata nostra ospite per un'intervista video) e Anna Moiseeva, offrono il meglio della loro vocalità a cui si somma il potente contributo corale del SoundPuzzle Chorus. Ne risulta un disco di presa immediata che coniuga al meglio la potenza delle basi musicali alle atmosfere patinate del metal sinfonico.

La prima traccia Windborn apre il disco con una forza travolgente sia nelle musiche che nel canto e dà subito un assaggio delle caratteristiche dell'intero disco che proseguono nelle successive due Legend of the Free e The Way I Am. Tra i pezzi migliori troviamo anche The Wheel e Shackles of Gold che si apre con suoni etnici e che costituisce un tocco di unicità all'interno dell'album. Chiude il disco Call of the Towers che dura ben diciotto minuti e che racchiude in sé lunghe parti strumentali, musica classica, musica da film e ovviamente il canto dei tre vocalist.

L'edizione deluxe in CD è impreziosita dalla presenza di un secondo disco che che ripropone le stesse otto canzoni dell'album principale, suonate con l'orchestra anziché con la band. Superata la sorpresa di non trovare i riferimenti consueti di chitarra, basso e batteria, si apprezza l'ecletticità di queste composizioni che funzionano bene sia in versione metal sia in versione classica.

New World è in terzo album degli Imperial Age, nella cui formazione è entrato di recente anche il batterista italiano Manuele Di Ascenzio, e ad oggi è anche la loro opera più completa e matura che mostra come questa band sia in continua crescita. Non resta che sperare che lo spostamento in Europa, più precisamente nel Regno Unito, dia loro più stabilità e consenta di produrre più musica di altrettanto buon livello.

sabato 17 dicembre 2022

Raskasta Joulua - Viides adventti


A cinque anni dall'ultimo album Raskasta Joulua IV torna lo straordinario combo dei Raskasta Joulua, superguppo formato dai migliori interpreti del symphonic metal finlandese che dal 2004 compone album di musica natalizia reinterpretata nel loro stile.

Il nuovo album è intitolato Viides Adventti ed è composto da dieci pezzi che si aprono con il celeberrimo canto del sedicesimo secolo Gaudete eseguito solo dal coro e qui realizzato in un inedito mash-up con We Wish You a Merry Christmas. Il disco si snoda poi principalmente tra brani della tradizione locale, poco noti al di fuori della Finlandia stessa, interpretati da vocalist di eccezione del calibro Marko Hietala, ex bassista dei Nightwish, Elize Ryd degli Amaranthe, Juha-Pekka Leppäluoto, Noora Louhimo dei Battle Beast, Tony Kakko dei Sonata Artica e Tommy Karevik vocalist dei Seventh Wonder e dei Kamelot. Tra i pezzi finlandesi spiccano la magnoliquente Vinter interpretata da Elize Ryd e Tommy Karevik con atmosfere da power ballad ottantiana e la potente Jouluun Uskotaan cantata da Pekka Heino con la sua voce distintiva in stile AOR.

Tra i brani celebri troviamo Avaruus, adattamento di Walking in the Air dal film The Snowman del 1982 cantata da Nora Louhimo con il testo realizzato per l'album Joulusydän del giornalista e presentatore Timo Torsti Antero Mikkonen che nel 1989 realizzò un album di cover in finlandese di canti natalizi, e Kyllä Pukki Tietää, adattamento finlandese di Run Rudolph Run di Chuck Berry cantata da JP Leppäluoto e Ilja Jalkanen. Chiudono il disco due pezzi cantanti da tutti i vocalist del disco che sono anche i più celebri e facili da apprezzare al primo ascolto, quali Stars realizzata nel 1985 dal supergruppo metal Hear 'n Aid capitanato di Ronnie James Dio, Jimmy Bain e Vivian Campbell, e una traduzione in finlandese di Silent Lucidity dei Queensrÿche realizzata apposta per quest'album con il titolo di Kehtolaulu.


Parallelamente all'uscita dell'album i Raskasta Joulua hanno anche quest'anno intrapreso la loro tournée in Finlandia, come accade durante ogni stagione natalizia, nella quale portano nelle arene queste ottime reinterpretazioni di classici che mischiano tradizione e modernità come solo questo dream team del metal sa fare. Viides adventti, così come le precedenti opere in studio dei Raskasta Joulua, regala un'ora di ottima musica interpretata dai migliori vocalist del panorama symphonic metal del mondo, che può dare un tocco diverso alle feste di Natale di chi ama il metal e di chi ama i classici.

sabato 12 novembre 2022

Intervista a Jane Odintsova degli Imperial Age

Per parlare del loro più recente album New World, uscito lo scorso settembre, la vocalist degli Imperial Age Jane Odintsova ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo di seguito ai nostri lettori.

L'intervista è disponibile solo in inglese.



venerdì 14 ottobre 2022

Xandria + Visions of Atlantis - Milano, 13/10/2022

Questo concerto era inizialmente previsto per settembre del 2020 e anche allora avevo deciso che ci sarei andato, perché dopo aver visto i Visions of Atlantis al Dadga di Retorbido sapevo che non avrei potuto perdermi altre loro date live nelle vicinanze. Purtroppo la pandemia ha costretto la band a posticipare di due anni, ma almeno il ritardo ha consentito di arricchire il piatto perché nel frattempo gli Xandria si sono rimessi al lavoro con una cantante nuova e le due band hanno unito le forze partendo per questo tour insieme.


La nuova data è il 13 ottobre 2022, la location è la stessa della pianificazione originale: il Legend di Milano che è uno di quei locali in cui funziona praticamente tutto, essendo in periferia quanto basta da non dover attraversare il traffico metropolitano, con un parcheggio poco distante e il bar appena fuori. Purtroppo mi perdo l'apertura dei Ye Banished Privateers perché essendo una giornata di lavoro non riesco ad arrivare in tempo, ma arrivo con anticipo per gli Xandria che con Ambre Vourvahis dimostrano subito di avere ancora intatta la propria potenza di fuoco. La band esegue i tre brani scritti e realizzati con la cantante nuova, uno dei quali intitolato Ghosts è ancora inedito, e completa la propria esibizione con pezzi tratti da tutta la loro discografia da Ravenheart fino a Death to The Holy dall'ultimo album Theater of Dimensions. Ambre, che si muove sul palco con la sicurezza di una diva di lunga esperienza, si confronta quindi con le tre vocalist che l'hanno preceduta e ne esce a testa altissima mostrando carisma e una notevole capacità di passare dal growl, al canto tradizionale alla lirica con una disinvoltura incredibile.


Poco dopo la band tedesca, salgono sul palco i Visions of Atlantis e se possibile l'asticella si alza ancora. La band apre la propria performance con Master the Hurricane e i due vocalist, Clémentine Delauney e Michele Guaitoli, dimostrano subito che la loro intesa è sempre più solida mentre si alternano e duettano mostrando un'amalgama perfetta. La scaletta prevede otto pezzi dall'ultimo album Pirates e il tema piratesco e del viaggio che combina speranza e incertezza contraddistingue ogni cosa: dall'abbigliamento della band, all'ambientazione, all'introduzione dei pezzi con cui i due vocalist raccontano le storie dietro a ciascuna delle loro canzoni. Questa volta però si nota qualcosa di diverso, mentre Michele in forma straripante dialoga con il pubblico in italiano non traspare solo la passione per la musica ma anche la gioia di poter tornare alla normalità dopo due anni terribili. La positività che la band vuole esprimere sprizza da ogni gesto; il sorriso non manca mai, Clémentine scherza lanciando tra il pubblico il cappello da pirata di Michele e lo stesso Michele dice chiaro che questo non è un concerto ma una festa quando invita il pubblico a saltare durante l'esecuzione di Melancholy Angel. Ovviamente tutti seguiamo l'invito e mentre salto e canto con loro mi viene un dubbio: ma come fa Clémentine a passare al registro lirico mentre salta?


Quando Clem annuncia che siamo giunti all'ultima canzone guardo l'orologio perché non ci credo, mi sembra che dall'inizio siano passati dieci minuti e invece devo riconoscere che la band suona da un'ora e mezza. Sarà che ho divorato Pirates e lo so a memoria, ma questo concerto è davvero volato. Lo show si chiude con Pirates Will Return e Legion of the Seas, ma anche quando si spengono le luci non c'è una gran fretta di andare a casa e la scelta è vincente perché la band di ferma a bere qualcosa di fresco con il pubblico e Michele e il chitarrista Christian Douscha sono anche ben disponibili per chi vuole fare una foto con loro.

La serata a questo punto volge al termine davvero, ma quello che resta mentre riprendiamo l'autostrada con Pirates nell'autoradio è una sensazione di positività che dopo un concerto non si respirava da tempo, perché la gioia che la band ha voluto trasmetterci ci ha coinvolto in pieno e ce la portiamo a casa. Ed è quello che serve per riprendere il mondo come lo conoscevamo. E alla fine non resta che ringraziare chi ha reso possibile tutto questo.

Grazie Xandria, grazie Visions of Atlantis e grazie Legend. Grazie a tutti.

sabato 11 giugno 2022

Visions of Atlantis - Pirates



A quasi tre anni da Wanderers tornano i Visions of Atlantis con un nuovo album intitolato Pirates realizzato con la stessa formazione del precedente. Il disco è composto da dodici tracce di ottimo metal sinfonico che sorprendono per la loro qualità già dal primo ascolto, perché giunta al suo ottavo lavoro in studio la band guidata da Clémentine Delauney e Michele Guaitoli affina la propria formula regalando un disco che rasenta la perfezione grazie a una vincente mescolanza delle loro caratteristiche principali: sonorità energiche, melodie accattivanti, le straordinarie doti vocali dei cantanti e i cori che li accompagnano. In particolare in questo nuovo album la soprano francese, se possibile, sale di un altro gradino grazie alla sua miglior performance in carriera con cui si mostra al massimo della forma e si impone definitivamente come una delle più iconiche regine della scena metal mondiale.

Il disco, come si evince dal titolo, si ispira ad atmosfere piratesche e questo non sorprende più di tanto visto che il mare è un tema ricorrente nei dischi dei Visions of Atlantis fin dagli esordi, basti pensare che il nome stesso della band si ispira al mito di Atlantide, che il disco precedente parlava di naufraghi e che nelle tracce più famose del gruppo troviamo Lemuria e Return to Lemuria, dedicate alla mitica omonima isola.

L'album parte fortissimo con due brani energici, quali Pirates Will Return e Melancholy Angel, che includono tutti gli stilemi che caratterizzano il disco, con basi potenti e con Clémentine che ci regala rapidi e frequenti cambi di registro passando con disinvoltura al canto lirico. L'intesa vocale tra i due cantanti è perfetta, con Clem e Michele che si alternano e duettano come una sorta di dream team del canto metal. Subito dopo troviamo Master the Hurricane che regala uno stupendo connubio tra atmosfere nordiche, grazie alla presenza di flauti e cornamuse, cori epici e sonorità symphonic metal; suggestioni scandinave simili si trovano anche nell'onirica In My World. Tra i brani migliori troviamo sicuramente anche Legion of The Seas caratterizzata da atmosfere magniloquenti e Darkness Inside che è il pezzo che più si avvicina alle sonorità ottantiane grazie al suono preponderante delle tastiere. Pirates vede anche la presenza di tre ballad, quali Freedom, in cui il coro si esprime in un meraviglioso vocalizzo, Heal The Scars, cantata dalla sola Clémentine, e I Will Be Gone, che ripropone le sonorità nordiche vicine ai Nightwish e che chiude il disco.

In Pirates, in sintesi, funziona bene praticamente tutto, perché è un capolavoro di scrittura, composizione e interpretazione, che mette in luce gli aspetti più solidi di questa band. Che i Visions of Atlantis avessero raggiunto l'apice con l'aggiunta di Michele e Clémentine era noto già dall'album precedente, ma questo disco conferma che la formula funziona alla grande e che possiamo aspettarci altri dischi di questi altissimo livello anche per il futuro. Non resta che da godersi questo disco, in attesa che il tour li porti in Italia e di poter sentire queste gemme di metal anche dal vivo.

lunedì 14 marzo 2022

La discografia degli Alice in Chains successiva alla reunion del 2008


Negli anni 90 gli Alice in Chains sono stati tra i gruppi più influenti della scena grunge, insieme ad altri quali i Pearl Jam (che sono gli unici che sfornano dischi nuovi con continuità ancora adesso) e i ben più iconici Nirvana. Dopo tre album e due EP pubblicati tra il 90 e il 95, la carriera degli Alice in Chains si interruppe e sembrò andare incontro a una fine definitiva dopo la morte del cantante e chitarrista Layne Staley per overdose di speedball il 5 aprile del 2002, esattamente nell'ottavo anniversario della morte di Kurt Cobain.

Anni dopo i membri rimanenti, Jerry Cantrell, Mike Inez e Sean Kinney riunirono la band con l'aggiunta di William DuVall, cantante e chitarrista dei Comes With the Fall, in sostituzione di Staley e con la nuova formazione tornarono anche in studio per la registrazione di nuovi album. Il primo di essi si intitola Black Gives Way to Blue ed è stato pubblicato nel 2009. L'album non si distacca minimamente dal modello originale della musica degli Alice in Chains e regala un capolavoro di grunge grezzo e diretto che sembra preso di peso dagli anni 90.

Il disco è composto da undici tracce, più una bonus track nella versione digitale venduta da iTunes, in cui DuVall sostituisce Staley principalmente alla chitarra, mentre le voci principali sono eseguite da Jerry Cantrell. La maggior parte dei pezzi sono graffianti ed energici, ma non mancano momenti più melodici come le ballad When The Sun Rose Again, Acid Bubble e Private Hell. DuVall esegue la voce principale solo in Last of My Kind. Chiude il disco la struggente ballad che dà il titolo all'LP dedicata al vocalist scomparso e che vede Elton John come ospite al pianoforte.

Il secondo album con la rinnovata formazione uscì nel 2013 con il titolo di The Devil Put Dinosaurs Here. L'atipica copertina mostra due teste di triceratopo incrociate, di cui una verde e una rossa; ma essendo il case del CD rosso, quando il libretto viene infilato nel case la testa rossa scompare e si vede solo quella verde. Nel disco la musica degli Alice in Chains inizia ad allontanarsi dal grunge per approdare a una commistione di alternative metal e di doom metal, con atmosfere molto più cupe che nei dischi precedenti.

Il sound è generalmente più oscuro, come in tracce come Pretty Done o Phantom Limb, in cui i due vocalist si alternano alla voce, a la ruggente Hollow dalle forti venature stoner rock che apre il disco. Anche in questo caso non mancano pezzi più leggeri come Voices o più intimistici come Breath On A Window. Dopo The Devil Put Dinosaurs Here la band rimase ferma tre anni fino a quando pubblicò la cover di Tears dei Rush per la riedizione del loro album 2112 che conteneva un disco extra con i pezzi dell'album originale interpretati da altri.

La band tornò in studio per un nuovo album nel 2018 quando pubblicò Rainier Fog che resta ad oggi la loro produzione più recente. Il disco, composto da dieci tracce, è un concept album che funge da colonna sonora del film di fantascienza Black Antenna uscito lo stesso album. Il film, diretto da Adam Mason, narra di due extraterrestri, padre e figlia interpretati da Paul Sloan e Viktoriya Dov, che arrivano in California e che devono, con mezzi poco leciti, costruire un'antenna per stabilire una comunicazione con il loro pianeta di provenienza; al contempo dovranno combattere contro degli avversari che vogliono ucciderli. Dal film è stata estratta anche una web series con gli episodi che fanno da videoclip delle canzoni del disco.

Dal punto di vista musicale l'album prosegue sulla atmosfere cupe da doom metal del disco precedente. Il disco vede una prevalenza di brani aggressivi, tra cui spiccano i quattro singoli The One You Know, So Far Under, Never Fade e la title track. Nel disco sono presenti solo due pezzi più leggeri, quali la ballad Fly e All I Am che chiude l'album e che chiude anche Black Antenna.

Dal 2018 la band non pubblica materiale nuovo, solo un album solista di Jerry Cantrell intitolato Brighten uscito nel 2021 ha interrotto il digiuno. I tre album usciti dopo la reunion dimostrano che gli Alice in Chains sono uno dei pochi gruppi che non risentono degli anni che passano, riuscendo a modernizzare la propria proposta musicale e a sopravvivere al decesso del proprio cantante. Al momento il gruppo di Seattle ha all'attivo sei album di altissimo livello nessuno dei quali sfigura nella discografia di questa straordinaria band; non resta quindi che aspettare che tornino in studio a registrare musica nuova nella speranza che Rainier Fog non sia il loro disco di commiato.

venerdì 25 febbraio 2022

Rhapsody of Fire - Glory For Salvation


A tre anni da The Eighth Mountain tornano i Rhapsody of Fire per il secondo album con la rinnovata formazione che vede Giacomo Voli, fresco vincitore di All Together Now su Canale 5, alla voce e Alessandro Sala al basso; la band si arricchisce anche della new entry Paolo Marchesich alla batteria in sostituzione di Manu Lotter che era entrato nei Rhapsody nel 2016 in concomitanza con Voli. Il nuovo album, pubblicato alla fine del 2021, si intitola Glory For Salvation ed è composto di tredici tracce che ripropongono la formula vincente del gruppo il cui suono basa la propria forza sulle melodie composte da Roberto De Micheli e Alex Staropoli, dalla voce e dalla forza interpretativa di Voli e dai potenti cori che spesso lo accompagnano con seconde voci e controcanti. Il disco è il secondo capitolo della Nephilim Empire Saga che narra di creature nate dalla mescolanza tra uomini e angeli che hanno poteri speciali tra cui quello di riportare in vita i defunti, il protagonista della storia in questo capitolo dovrà superare una serie di sfide per tornare alla vita sulla Terra.

Rispetto all'album precedente il suono di Glory For Salvation è generalmente più patinato e di più facile impatto sull'ascoltatore come confermato dal fatto che il disco parte subito con un pezzo potente e accattivante, intitolato Son of Vengeance, rinunciando alle intro che hanno sempre caratterizzato gli album dei Rhapsody of Fire da Legendary Tales del 1997. Inoltre rispetto al passato i cori hanno un ruolo più importante, tanto che le formazioni corali che partecipano al disco sono due: uno definito epic choir e uno operistico, con Giacomo Voli a rinforzare le fila di entrambi.

Come tutti gli album della band anche la loro nuova opera è un concept album che deve essere ascoltato nella sua interezza, si notano in ogni caso momenti che spiccano rispetto al resto come Abyss Of Pain II, che segue Abyss Of Pain che faceva da intro in The Eighth Mountain, brano epico di quasi undici minuti in cui si trova una sorta di compendio della musica dei Rhapsody of Fire con cori potenti, sonorità epiche e divagazioni canore di Giacomo che si lancia in un growl e che canta parte del pezzo anche in italiano. Subito dopo si trova un'altra traccia di spicco con Infinitae Gloriae cantata da Giacomo in inglese, latino e italiano. Gli esperimenti locali non finiscono qui, Giacomo si cimenta infatti in un breve growl anche in Chains of Destiny (uno dei brani più incalzanti del disco che compare come bonus track in giapponese nell'edizione stampata in Giappone del CD) mostrando così in questo album un lato finora inedito delle sue capacità canore. Tra i brani migliori si trova anche la bellissima Terial the Hawk, aperta dall'intro Eternal Snow, che grazie ai flauti suonati da Manuel Staropoli e le uilleann pipes di Giovanni Davoli evoca atmosfere folk e nordiche che ricordano le incisioni più recenti dei Nightwish.

Il disco contiene un'unica ballad intitolata Magic Signs le cui atmosfere magniloquenti si estendono per tre brani perché, oltre alla versione principale, è cantata anche in italiano e in spagnolo con i titoli Un'Ode per l'Eroe e La Esencia de un Rey.

L'ascolto di Glory for Salvation scorre via senza intoppi, perché l'album non contiene momenti deboli e si lascia apprezzare dall'inizio alla fine, al punto che arrivati al termine dell'ultima traccia si ha subito voglia di premere di nuovo play per cogliere nuovi aspetti di questa composizione. Questo nuovo album, il tredicesimo, mostra la band in grande forma e all'apice della sua creatività e che trova sempre nuova freschezza compositiva grazie anche ai nuovi elementi che portano il proprio contributo. Non resta che sperare che dopo due anni di pandemia la band riesca finalmente a portare presto dal vivo la loro ultima fatica in studio, perché il suono potente di questo nuovo album sarà sicuramente detonante anche sul palco.

giovedì 3 febbraio 2022

Intervista a Giacomo Voli

Per commentare il recente successo all'edizione 2021 di All Together Now su Canale 5 e per parlare del nuovo album dei Rhapsody of Fire, Glory for Salvation, il vocalist della band Giacomo Voli ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo di seguito al nostri lettori.

Ringraziamo Giacomo per la sua cortesia e disponibilità.


venerdì 10 dicembre 2021

Tin Idols - Metal Kalikimaka, Volume 3


Nel 2016 gli hawaiani Tin Idols hanno completato la loro trilogia natalizia con la pubblicazione del terzo volume della serie Metal Kalikimaka. Il disco, composto da tredici tracce, ripropone la formula dei due precedenti con una selezione di pezzi della tradizione natalizia, tra classici e moderni, reinterpretati in chiave metal.

La regina del metal hawaiano Sandy Essman interpreta tre brani con la consueta potenza e sicurezza, troviamo infatti Sandy al microfono in Carol of the Bells, O Come All Ye Faithful (che a dispetto del titolo è cantata in latino in un inedito mash-up con Gloria in Excelsis Deo) e nell'Ave Maria di Charles Gounod. Sandy canta in latino due dei suoi tre pezzi e oltre all'intonazione e alla potenza che la contraddistinguono colpisce la precisione della pronuncia, una delle migliori al di fuori dell'Europa meridionale. Tra le voci femminili spicca anche l'interpretazione di Marti Kerton di Christmas Wrappings dei Waitresses del 1981 di cui mantiene l'atmosfera festaiola portando il new wave del pezzo originale su un incalzante brano metal.

Tra le voci maschili troviamo il potente canto di Tim Hewitt che apre il disco con The First Noel, seguito poco dopo dalla voce graffiante di Angelo Jensen che interpreta I'll Be Home for Christmas. Nell'album sono presenti anche due versioni di Hallelujah di Leonard Cohen con il testo natalizio dei Cloverton interpretate da Jon Lorenc: la prima versione ha il consueto arrangiamento metal, mentre la seconda, decisamente più raccolta, è interpretata con soli voce e tastiera. Tra le migliori rivisitazioni troviamo anche We Wish You a Metal Christmas (reinterpretazione di We Wish You a Merry Christmas) cantata da Mark Caldeira (una delle migliori voci del roster dei Tin Idols) e impreziosita dai cori di Sandy Essman, e O Little Town of Bethlehem interpretata da John Diaz in un inedito stile canoro da classical crossover.

In generale Metal Kalikimaka, Volume 3 ha un suono più patinato e maturo rispetto ai due predecessori e costituscie un album convincente e di altissimo livello che raggiunge appieno lo scopo che si prefigge, cioè quello di divertire per tutta la sua durata regalando versioni inedite di brani famosissimi. I Tin Idols, che nella loro lunga discografia vantano anche reinterpretazioni in chiave metal di Madonna e Duran Duran, si confermano tra i migliori interpreti della musica natalizia, come confermato da questo terzo innesto della trilogia di Metal Kalikimaka.

sabato 16 ottobre 2021

The Unity - Pride



Uscito a marzo del 2020, Pride è il terzo album dei tedeschi The Unity, band nata per volere di Henjo Richter e Michael Ehré dei Gamma Ray e che vanta nelle proprie file anche l'italianissimo vocalist Gianbattista Manenti. Il disco è di norma etichettato come power metal, ma già da un primo ascolto si capisce come qualunque definizione vada stretta alla musica dei The Unity, perché Pride offre un caleidoscopio di suoni che spaziano tra stili e suggestioni diverse.

L'album, composto da dodici pezzi, parte con Hands of Time e Line and Singer, per le quali potrebbe essere coniato il neologismo di heavy AOR vista la sapiente combinazione di melodie vincenti di stampo ottantiano e di suoni energici, in particolare la seconda è contraddistinta da un ritornello che entra in testa come un trapano grazie alla potente esecuzione del nostro Jan. Il disco prosegue su suoni più tradizionalmente hard rock, come in Scenery of Hate o We Don't Need Them Here, e poco dopo si prendono di nuovo strade inaspettate con l'alt rock di Wave of Fear che sembra preso di peso da metà anni 90. Tra i brani più pesanti troviamo anche la teatrale Angel of Dawn in cui in canto di Gianbattista si fa più recitato, andando a creare un brano che ricorda le incisioni degli Avantasia.

Le sperimentazioni sonore non finiscono qui, il disco infatti chiude con due pezzi dalle sonorità inaspettate. È già sorprendente che in un album di power metal ci sia un pezzo intitolato Rusty Cadillac, e infatti il brano è un fresco e divertente rock and roll che si allontana da tutto il resto e ci porta con le sue atmosfere nell'America degli anni 50 a cui aggiunge un tocco di sonorità hard & heavy contemporanee. Chiude il disco la leggera You Don't Walk Alone con cui la band di concede una digressione più vicina al pop.

La forza di questo disco risiede nella straordinaria combinazione tra le melodie e la straripante voce di Gianbattista che regala una prestazione ottima in cui dimostra di sapere interpretare efficacemente praticamente ogni stile canoro in cui si cimenta. Una menzione speciale meritano i testi, mai banali e spessi impegnati, che toccano tematiche come l'ambientalismo e il razzismo. Completa l'album un secondo CD che contiene quatto registrazioni live di altrettanti pezzi tratti dai dischi precedenti, più la versione in studio della ruggente Nowhereland, pubblicata inizialmente come B-side di Never Forget.

La sfida di Pride è quindi completamente vinta, con un disco solido che convince e diverte per tutto l'ascolto e con il quale i The Unity si confermano una delle realtà più interessanti del panorama metal europeo.

martedì 22 giugno 2021

Rhapsody of Fire - I'll be your hero

A giugno del 2021 i Rhapsody of Fire hanno pubblicato il loro nuovo EP intitolato I'll be your hero che anticipa di qualche mese l'uscita del nuovo album atteso per settembre. Il disco è composto da otto tracce, di cui un inedito, un re-recording, due live e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon.

L'EP parte proprio con l'inedito eponimo che viene indicato come single edit, sottintendendo che la versione dell'album sarà più lunga. Il pezzo ha un suono fresco, potente e patinato; attacca con un verso del ritornello cantato a secco dalla poderosa voce di Giacomo Voli prima di sfociare in un mix di power metal e atmosfere AOR ottantiane ricche di melodie musicali e vocali. La seconda traccia è un re-recording di Where the Dragons Fly, pubblicata in origine nel 1998 come b-side di Emeral Sword e cantata da Fabio Lione che Giacomo personalizza senza modificarne la natura e gli echi rinascimentali.

Completano il disco le versioni live di Rain of Fury e The Courage to Forgive dall'ultimo album The White Mountain registrate nel 2019 a Milano, e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon: l'originale in inglese e gli adattamenti in italiano (con il titolo Senza Un Addio), in francese (La Force De Me Battre) e in spagnolo (Sin Un Adios).

Se questo EP vuole essere un prequel dell'LP che sta per arrivare, lo scopo è raggiunto in pieno perché la band dimostra di essere in grande forma sia dal punto di vista compositivo, grazie alla vibrante title track e alle nuove versioni dei pezzi editi, sia da quello interpretativo come emerge dalla grinta messa in campo live nell'ultimo tour. Questo è solo il primo assaggio, ma tanto basta a suggerire che l'album in uscita sarà un altro colpo vincente.

mercoledì 31 marzo 2021

Embrace of Souls - The Number of Destiny


L'inizio del 2021 ha visto l'uscita dell'album The Number of Destiny degli Embrace of Souls, progetto solista del batterista dei Chronosfear Michele Olmi che per l'occasione ha assemblato una squadra di livello stellare composta da Giovanni Paolo Galeotti alle chitarre, Davide Scuteri alle tastiere, Xavier Rota (che affianca Olmi anche nei Chronosfear) al basso e l'ormai leggendario Giacomo Voli (vocalist dei Rhapsody of Fire) alla voce.

L'album è di fatto una metal opera che narra della storia d'amore tra due anime vissute più di due secoli fa e che si cercano nell'universo fino a ritrovarsi. Il risultato è un compendio di ottimo power metal ricco di atmosfere luminose e speranzose e di forti influenze melodiche e patinate da AOR anni 80; il disco vanta anche un numero notevole di ospiti (tra cui spiccano Roberto Tiranti, Ivan Giannini e Michele Guaitoli) che insieme al resto della band vanno a comporre una sorta di dream team del metal italiano. L'album contiene tutti gli stilemi del metal melodico, dai pezzi aggressivi alle power ballad, che si combinano in un magnifico caleidoscopio di musica e narrazione.

Trattandosi di una metal opera, le sonorità del disco sono fortemente interconnesse tra di loro ed è difficile individuare pezzi migliori di altri. Non mancano comunque momenti di più alto splendore, come Shape Your Fate, che è la traccia che risente di più delle influenze ottantiane grazie anche al potente assolo di chitarra di Valentino Francavilla dei White Skull, e la cupa Prison impreziosita dalla teatrale prova vocale di Morby dei Domine. Tra i momenti più raccolti spicca In The Castle grazie soprattutto ai virtuosismi vocali di Giacomo che in questo album mostra la terza faccia della propria essenza visto che la sua performance si discosta sia da quella delle sue incisioni soliste sia da quella nei Rhapsody of Fire. Tra i featuring svetta la presenza di Michele Guaitoli, un altro dei titani del canto metal italiano voce maschile dei Temperance e dei Visions of Atlantis, che interpreta la poderosa To The End. Chiude il disco la solenne e magniloquente Il Numero Mistico che vede Giacomo duettare con Roberto Tiranti e che si stacca nettamente dal resto della composizione per il fatto di essere cantato in italiano.

The Number of Destiny è quindi un ottimo esempio di power metal luminoso che unisce potenza, lirismo e melodia. Olmi centra in pieno l'obiettivo realizzando un album ricco che appassiona nel racconto e funziona benissimo dal punto di vista musicale. Non resta da sperare che questo non sia un esperimento isolato che gli Embrace of Souls si riuniscano ancora per regalarci altri dischi di questo livello nel prossimi anni.

venerdì 19 marzo 2021

Temperance - Melodies of Green and Blue


Realizzare un album metal in acustico può sembrare un impresa impossibile, anzi una Mission Impossibile per citare il titolo di un brano di Viridian, l'ultimo LP dei Temperance pubblicato nel 2020. Riuscire in un'impresa del genere non è semplice e richiede musicisti versatili e dalle doti eccezionali; tuttavia c'è chi riesce a trasformare l'impossibile in possibile ed è questo il caso del nuovo EP della band, nato come un esperimento su YouTube durante la pandemia da COVID-19 che ha raccolto il favore dei fan fino a convincere il gruppo a realizzare un disco intero.

L'album è composto da otto pezzi di cui sei rielaborazioni di brani tratti da Viridian più due inediti che aprono il disco. Il disco rinuncia quindi alle atmosfere patinate e roboanti degli album precedenti, per approdare a emozioni più intime. Il risultato di questa sperimentazione è semplicemente perfetto e va a toccare le corde più intime dell'animo, risvegliando emozioni profonde e ancestrali. L'acustico ovviamente mette in luce maggiormente le doti canore degli interpreti, e in questo caso i Temperance mettono in campo una delle coppie miglior al mondo con il combo composto da Michele Guaitoli e Alessia Scolletti, che è la punta di diamante del metal italiano e che regala in queste incisioni un'altra prova magnifica soprattutto nei duetti, in cui Alessia fa la voce alta e Michele quella bassa.

Le melodie dei pezzi restano simili a quelle originali, per questo il disco si ascolta facilmente, anche la trasformazione in acustico li rende di fatto dei prodotti nuovi. Tra i pezzi migliori di questo EP troviamo sicuramente I Am the Fire che mantiene il proprio stampo ottantiano anche in questa versione acustica, l'ottima e sperimentale Nanook e My Demons Can't Sleep nel cui finale troviamo un divertente assaggio di musica latina cantato in spagnolo dai due vocalist.

Con Melodies of Green and Blue i Temperance confermano quindi le proprie capacità e soprattutto mostrano una maturità che poche band hanno; perché dimostrano di sapere uscire dai propri binari e di saperlo fare benissimo. L'ecletticità di questo gruppo non è del tutto una novità, perché già Viridian aveva mostrato ricche contaminazioni sonore di ottimo livello. Questo nuovo EP conferma quindi che creatività e la capacità di questo gruppo non hanno confini e lascia la curiosità di scoprire quali altri confini i Temperance possano valicare, regalandoci ancora dischi meravigliosi come questo.

venerdì 5 febbraio 2021

Sortilège: metal anni 80 da Parigi

I Sortilège, nati a Parigi nel 1981, sono una delle realtà di punta della ricca scena metal francese degli anni 80. Il gruppo, che ha conservato formazione originale per tutta la sua carriera, era composto da Christian Augustin alla voce, Daniel Lapp al basso, Jean-Philippe Dumont alla batteria e Stephane Dumont e Didier Demajean alle chitarre.

L'anno dopo la fondazione, il gruppo aprì i concerti dei Def Leppard in Francia e l'anno seguente realizzò il primo EP che porta il nome del gruppo stesso. Il disco è composto da sole cinque tracce di puro metal anni 80 ispirato agli stilemi della NWOBHM, con sonorità basate su poderosi riff di chitarra e su lirismi vocali, grazie al frontman Christian Augustin che è la vera punta di diamante della band e che si dimostra da subito in grado di eseguire acuti potentissimi. Il disco è contraddistinto da sonorità veloci; tra le cinque tracce spiccano Gladiateur che mostra un maggiore aspetto melodico, e la title track ispirata ad atmosfere horror. L'edizione in CD del disco contiene anche sei bonus track in inglese, di cui tre sono autocover prese da Sortilège e tre dall'album seguente; i brani in inglese rimangono ottimi anche se perdono un po' dell'originalità data dalla lingua francese.

L'anno seguente la band pubblicò il proprio secondo album Métamorphose in cui la band ripropone la stessa formula dell'EP precedente, ma con produzioni migliorate e suono più raffinato. Il disco è composto da nove tracce e per la prima volta troviamo due ballad quali Hymne à La Mort e Délire D'un Fou. Il disco si chiude con l'ottima title track che si apre con un vocalizzo di Augustin accompagnato solo dalla chitarra, prima che entrino gli altri strumenti e la canzone acceleri. L'album è stato inciso anche integralmente il lingua inglese con il titolo di Metamorphosis.

Dopo il successo di Métamorphose, che portò i Sortilège a suonare a a festival metal in Germany, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio e Francia, la band realizzò un secondo LP intitolato Larmes de Héros in cui si allontana parzialmente dal metal per approdare a un hard rock più morbido e patinato e tendente all'hair metal. Il disco è molto più ricco di power ballad, che sono quattro su un totale di nove tracce, e in generale il canto di Augustin e i riff di Dumont si fanno meno aggressivi. Alcuni pezzi, come Le Dernier Des Travaux D'Hercules, mostrano ancora sonorità potenti e affini ai dischi precedenti, ma in generale la presenza di vere power ballad come Mourir Pour Une Princesse indicano una netta virata verso sonorità meno aggressive. Anche in questo caso il disco è stato ristampato in inglese con il titolo di Hero's Tears.

Purtroppo lo scarso successo commerciale portò la band a interrompere l'attività dopo l'uscita del terzo disco e da allora non hanno più prodotto musica nuova. I Sortilège si riunirono nel 2019 per una serie di concerti, alcuni dei quali sono stati rimandati a causa della pandemia da COVID-19, ma all'orizzonte per ora non si vedono nuovi album, né live né da studio.

Purtroppo i Sortilège sono praticamente sconosciuti al di fuori della Francia nonostante la loro musica sia paragonabile per qualità a quella dei mostri sacri del genere americani e britannici. Non resta da sperare che il loro nuovo tour serva a ridare vigore e notorietà al gruppo.

mercoledì 16 dicembre 2020

Tin Idols - Metal Kalikimaka, Volume 2

Ad un anno di distanza dal primo volume, gli hawaiani Tin Idols nel 2015 hanno ripetuto l'esperimento di realizzare un disco di canti natalizi in versione metal con l'album Metal Kalikimaka, Volume 2 (dove Kalikimaka significa Natale in lingua hawaiana). Il gruppo guidato dal produttore e batterista Gerard Gonsalves sceglie quindici pezzi della tradizione natalizia attingendo sia dai classici, come O Holy Night o Silent Night, sia dai moderni come All I Want For Christmas Is You di Mariah Carey e Wonderful Christmastime di Paul McCartney.

Come nel volume precedente, la punta di diamante di questo disco è la voce di Sandy Essman, che nello scorso autunno ha pubblicato il proprio secondo album solita e l'ottavo degli Storm di cui è la frontwoman, che interpreta tre canti con la potenza e la sicurezza che le sono proprie: God Rest Ye Merry Gentlemen, Do You Wanna Build A Snowman? e Metal Kalikimaka, cover di Mele Kalikimaka, di cui conserva la melodia con un testo nuovo, resa celebre per la prima volta da Bing Crosby nel 1950 e che qui rinuncia alle atmosfere oceaniche in favore di un potente metal. Sandy, inoltre, partecipa come corista in vari pezzi tra cui la grintosa interpretazione di White Christmas cantata dalla graffiante voce di Christina Estes. Tra le altre voci femminili spiccano Willow Chang che interpreta una versione elettronica di Coventry Carol con una voce eterea vicina alla new age e Lana Saldania che canta Blue Christmas in uno stile particolarmente cupo. Un'altra ottima prova al femminile è quella di Marti Kerton che si cimenta in una cover rock accelerata di Last Christmas degli Wham!.

Tra le migliori performance maschili troviamo sicuramente quella di John Diaz, che trasforma O Holy Night in un aggressivo pezzo AOR, e quella di Mark Caldeira, un'altra delle voci storiche dei Tin Idols che aveva interpretato Gesù in Jesus Christ Supernova e che qui si cimenta in una versione allegra e veloce di Run Run Rudolph.

Con Metal Kalikimaka, Volume 2 il combo hawaiano ripete quindi il successo del primo volume, con un disco variegato, che attinge da un repertorio vasto in cui gli autori hanno saputo trovare risvolti inaspettati in brani appartenenti al passato recente e a quello remoto. Sicuramente i Tin Idols si confermano tra i migliori interpreti dei canti natalizi anche con questo secondo disco che diverte e convince per tutta la sua durata e che può essere una valida colonna sonora alternativa per questo Natale.

sabato 28 novembre 2020

Nostra Morte - Sin Retorno


Sin Retorno
del 2012 è il secondo album dei messicani Nostra Morte, il cui esordio discografico risale al 2009 con l'album Un Cuento Antes de Morir. La musica del gruppo di Tepic, capitale dello stato di Nayarit nel Messico centrale, offre uno dei migliori esempi di metal sinfonico al mondo, che coniuga basi potenti, grintose e al contempo melodiche con il canto di impostazione operistica dei due vocalist Eiven Dumort e Dollette LaMort.

Il risultato di questa mescolanza sonora è un album solido, dalle atmosfere magniloquenti e teatrali con evidenti richiami alla letteratura gotica e al mondo dei vampiri. Il disco è composto da quattordici tracce, tutte di altissimo livello, che basano la propria forza sull'amalgama vocale che i due vocalist riescono a creare, duettando e alternandosi. Inoltre il canto in spagnolo, mentre gran parte del metal sinfonico mondiale è in inglese, dona alla musica di questa band un tocco di unicità davvero notevole, che ammorbidisce anche l'impatto sonoro del canto.

Il suono del disco è monolitico, al punto che è difficile individuare pezzi migliori di altri. In ogni caso spicca sicuramente la title track che apre il disco dando subito un assaggio di ciò che seguirà e Erik el Rojo in cui compare come ospite il baritono Pablo Akhma Atahualpa. Degna di nota sono anche Perséfone, che è il brano in cui Dollette dà la propria miglior prova vocale, e Réquiem DeMort che contiene uno snippet della canzone sovietica Katjuša. Il brano migliore dell'album è comunque Cuando la Muerte se Viste de Gloria che oltre alle sonorità operistiche e quelle metal aggiunge una buona dose di musica mariachi che crea un contrasto e una mescolanza e di grandissimo impatto.

Sin Retorno è, in sintesi, un vero capolavoro che mischia generi diversi con grande maestria il cui punto di forza è la commistione di stili e la voce impeccabile dei due cantanti. Ed è un vero peccato che questa band sia così poco conosciuta al di fuori del Messico, perché sicuramente non ha nulla da invidiare ai gruppi più noti europei e nordamericani di questo genere.

giovedì 8 ottobre 2020

Metallica - S&M2


Per celebrare i vent'anni di S&M, il loro primo album orchestrale, i Metallica hanno ripetuto l’esperimento con un nuovo concerto che li vede ancora una volta affiancati dalla San Francisco Symphony, che aveva preso parte anche al primo S&M, e anche questa nuova prova live ha dato vita a un album dal vivo della band di James Hetfield intitolato, come è abbastanza scontato, S&M2.

Il concerto, tenutosi a settembre 2019, è stato pubblicato ad agosto del 2020 sia in Blu-Ray sia in doppio CD. La band coadiuvata dall'orchestra ha eseguito ventidue pezzi attingendo da tutta la propria carriera con almeno un brano da ogni LP. Gli album più rappresentati sono l’ultimo Hardwired...to Self-Destruct e il black album, da cui sono tratti tre pezzi ciascuno, e Ride the Lightning rappresentato da due. Da tutti gli altri è stato preso un pezzo solo.

La formula è la stessa, già collaudata due decenni fa con S&M con la reinterpretazione in chiave sinfonica del migliori brani della discografia dei Metallica. Il live si apre con l’immancabile The Ecstasy of Gold di Ennio Morricone, scritta per la colonna sonora del film Il Buono, il Brutto, il Cattivo che il quartetto di Los Angeles utilizza come brano di apertura in versione strumentale, mentre nella versione del film contiene un vocalizzo della soprano Edda Dell’Orso, dal 1983. Circa metà della setlist era già presente nel primo live del 1999 e a questi si aggiunge la selezione dei pezzi più recenti e anche due brani di musica classica: la Suite Scita di Sergey Prokofiev, interpretata dalla sola orchestra, e la Fonderia d’Acciaio dall'opera L’officina di Aleksandr Mosolov suonata dall'orchestra e dalla band, in un esempio di crossover al contrario rispetto al resto del disco: con un pezzo classico eseguito dall'orchestra con una band metal.

Ovviamente mischiare hard rock e musica sinfonica non è un esperimento nuovo, visto che gli stessi Metallica, ma anche i Kiss, gli Scorpions e i Deep Purple (prima di tutti gli altri) lo hanno fatto in passato; ciò nonostante un disco come questo si distingue comunque da gran parte della produzione contemporanea e proprio per questo lo si ascolta con piacere. Alla band questo doppio album serve anche a tenere viva la propria immagine in un momento così difficile, agli ascoltatori serve sicuramente a ricordare che la musica non ha confini.

martedì 22 settembre 2020

Intervista ad Alessia Scolletti dei Temperance

Da tre anni Alessia Scolletti è la voce femminile dei Temperance, uno dei gruppi più importanti e interessanti del panorama metal del nostro paese. Dallo scorso anno, inoltre, Alessia è impegnata nel progetto musicale new age degli ERA, guidato dal francese Éric Levi. Per parlarci di questi due gruppi e anche un po' di sé stessa, Alessia ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo di seguito ai nostri lettori.

Ringraziamo Alessia per la sua cortesia e disponibilità.





125esima Strada: Ciao Alessia, e grazie del tempo che ci stai dedicando. Partiamo subito parlando del vostro nuovo lavoro Viridian, ci racconti come è nato questo disco?

Alessia Scolletti: Ciao, grazie a te per l'invito, è un piacere fare quattro chiacchiere con te.

Il nostro quinto album Viridian ha semplicemente raccolto il testimone passatogli dall'album precedente, Of Jupiter and Moons, e ha proseguito la staffetta: è l'immagine migliore per descrivere ciò che realmente è avvenuto nei quasi due anni che hanno separato i due lavori. La cura del dettaglio, la mescolanza di generi e influenze, la ricerca di un sound più naturale e il dare maggiore spazio a strumenti veri sono tutti elementi presenti in Of Jupiter and Moons che in Viridian sono stati ripresi e approfonditi, grazie anche all'aver avuto più tempo per lavorare insieme. Siamo molto fieri di questo album, l'unico rammarico è appunto non essere riusciti a promuoverlo come avrebbe meritato per via delle restrizioni del Coronavirus, fatto che ha penalizzato la maggior parte degli artisti e delle band che come noi si trovavano in tour nel periodo febbraio-marzo.


125esima Strada: C'è qualche pezzo dell'album a cui sei più legata? Se sì, ci spieghi perché?

Alessia Scolleti: Non ho mai nascosto quanto Nanook, il nono brano di Viridian, mi abbia saputo conquistare fin dal primo istante, quando ancora non era nient'altro che una bozza: la sua cavalcata in terzine, il meraviglioso connubio creato dall'unione del suono dell'arpa con quello della cornamusa, il climax che si protrae per tutta la durata della canzone... Tutti elementi che mi hanno fatto letteralmente innamorare di questo brano. Il coro di voci bianche nel punto centrale della canzone ha poi dato quel tocco di magia in più che l'ha resa ancora più speciale: è difficile non emozionarsi!



125esima Strada: Ciò che a me è piaciuto molto del disco è l'esperimento del crossover, con il coro dei bambini, il coro gospel e la partecipazione di Laura Macrì. Ci racconti come è nata l'idea di queste contaminazioni sonore?

Alessia Scolletti: Siamo una band di cinque elementi, ognuno con gusti e background musicali differenti... Le contaminazioni sono inevitabili! Ed è bello come riusciamo a mettere un po’ della personalità di ognuno di noi all'interno dei brani. Ci piace continuamente rinnovarci e metterci alla prova, stupire e sperimentare: si può dire che è diventato ormai un nostro marchio di fabbrica!


125esima Strada: Mi è sembrato che il disco sia anche molto influenzato dall'AOR degli anni ottanta. È stata una vostra scelta precisa? Siete molto appassionati di questo genere?

Alessia Scolletti: Ok, mi sa che ci hai “beccati”: in particolar modo io e Marco siamo molto legati a questo genere, per cui ogni tanto torna a fare capolino tra un brano e l’altro! Sarai d’accordo con me poi che con tre cantanti si possono creare un sacco di melodie intrecciate in più che tanto si sposano con il melodic rock!

Il tutto comunque avviene in maniera spontanea e naturale, non si parte mai con l’idea di dare vita a tavolino ad un brano esclusivamente AOR, metal o altro: si portano in studio le idee, si ascoltano, si rimodellano, aggiustano e assemblano e pian piano il brano prende forma.


125esima Strada: Da qualche tempo sei entrata anche negli ERA, lo stupendo progetto New Age di Eric Lévi. Come sei entrata a far parte di questo gruppo e che posto occupa la New Age nella tua vita artistica?

Alessia Scolletti: Essere entrata a far parte del progetto ERA è una delle cose più incredibili che mi sia successa negli ultimi tempi, ed il come è avvenuto è decisamente ancora più incredibile: di fatto sono stata contattata da Éric Levi in persona in seguito all’aver visto alcuni miei video sia coi Temperance che in versione solista! Ha fin da subito espresso il suo totale apprezzamento per la figura mia e di Michele [Guaitoli, voce maschile dei Temperance e compagno di Alessia nella vita, N.d.R.] e ci ha proposto di iniziare una collaborazione con lui, la quale avrebbe poi portato ad esibirci sul palco con lui per la sua prima tournée ufficiale dopo ben 25 anni di attività! Inutile dire che solo l’idea ci fece salire l’entusiasmo alle stelle!

Il vero e proprio battesimo con il genere New Age però l’ho avuto con Enigma, progetto tedesco quasi contemporaneo a ERA, il quale ha condito tanti dei miei pomeriggi da studente!



125esima Strada: Passiamo a temi più personali. Durante il lockdown tu e Michele avete lanciato l'idea delle Quarantine Songs, cioè avete registrato delle cover di altri generi musicali, per mantenere i contatti con il vostro pubblico e tra le altre avete inciso un'inedita versione di Something Stupid. Questo mi porta a chiederti: oltre al metal quali generi musicali amate e ascoltate?

Alessia Scolletti: In quel momento sia io che Michele eravamo reduci da due tournée diverse entrambe interrotte: siamo rientrati in Italia con non poca fatica e ad aspettarci c’era una situazione tutt'altro che rassicurante... Lo sconforto era tanto, non lo nascondo. Le “Quarantine Songs” sono sì stato un mezzo per restare in contatto con amici e sostenitori, ma anche un modo per infondere a noi stessi un po’ di svago e positività in un periodo davvero difficile: avremmo voluto registrarne di più! Ma scegliere era difficile.

I generi che ci influenzano, come hai già intuito da te, non si limitano al metal e al rock: personalmente mi sono sempre sentita molto legata a tutto ciò che è nato dagli anni 80 (in particolar modo new wave/post-punk e dance) e, in modo del tutto insospettabile, seguo anche molti artisti dell’odierna scena pop internazionale (da Lady Gaga a Billie Eilish, passando per Bruno Mars, One Republic, Coldplay e molti altri). In qualcosa sicuramente avrò influenzato anche Michele, ma posso svelare ad esempio che tra i suoi gruppi preferiti “non-metal” ci sono i Muse!


125esima Strada: Chi sono i cantanti e le cantanti che ti hanno più influenzato durante la tua carriera?

Alessia Scolletti: Il rock, e in particolar modo hard-rock e AOR, hanno fortemente influito sul mio modo di cantare, per cui nomi come Steve Lee (Gotthard), David Coverdale (Whitesnake), Joey Tempest (Europe), Fergie Frederiksen (Toto), Steve Overland (FM) e altri di quel filone mi hanno sempre accompagnata nel mio percorso di crescita.

Sembrerà strano, ma non ci sono state voci femminili ad aver colpito nel profondo l’Alessia che stava muovendo i primi passi nel mondo della musica!


125esima Strada: E chi sono invece i tuoi preferiti della scena attuale?

Alessia Scolletti: Nel mondo musicale attuale si può assistere a un gran numero di sfumature di colori, timbri e stili, è una cosa bellissima per chi come me ama spaziare tra i generi!

Restando nel metal, voci come quella di Russell Allen, Daniel Gildenlöw (Pain of Salvation), Mikael Åkerfeldt (Opeth), Devin Townsend - solo per citarne alcuni - restano inarrivabili: dopo tanto tempo ho anche trovato delle voci femminili che hanno saputo colpirmi nel profondo, Floor Jansen e Kobra Paige (Kobra and The Lotus) su tutte.

Al di fuori del metal invece, voci di artisti come Jessie J , Sam Smith, Bruno Mars, Lady Gaga, Fever Ray, Chris Cornell (RIP), Mike Patton e tanti altri.