Due anni dopo il disco di esordio Christmas Eve and Other Stories lo straordinario supergruppo dei Trans-Siberian Orchestra ha pubblicato il proprio secondo album a tema natalizio intitolato The Christmas Attic.
Così come il primo, anche questo è un concept album e la storia narrata in questa occasione è quella del ritorno sulla terra dell'angelo che era stato protagonista dell'album precedente. Questa volta la missione dell'angelo sarà quella di convincere una bambina disillusa, che la notte di Natale si è rintanata nell'attico di casa per poter vedere la propria città dall'alto, che lo spirito del Natale è reale e non è solo una trovata consumistica.
Musicalmente il disco ripropone la formula utilizzata in Christmas Eve and Other Stories, con una mescolanza di pezzi inediti scritti da Paul O'Neill, Robert Kinkel e Jon Oliva (produttore, tastierista e batterista dei Savatage), e di reinterpretazioni e mash-up di brani classici della tradizione natalizia. L'album parte con la bellissima e inedita The Ghosts of Christmas Eve cantata da Daryl Pediford e subito dopo troviamo la rielaborazione strumentale in chiave rock di Deck The Halls intitolata Boughs of Holly. Alla terza traccia troviamo il pezzo migliore dell'intero disco intitolato The World That She Sees la cui solennità è affidata alla potente voce di Jody Ashworth che con una prova vocale maestosa crea un vero classico natalizio dell'epoca moderna. Lo stesso Ashworth presta la voce anche a Christmas In the Air dalle atmosfere simili.
Rispetto al rock sinfonico del primo album, The Christmas Attic vede anche l'aggiunta di sonorità gospel con The Three Kings and I cantata da Daryl Pediford e Marlene Danielle, in cui il coro esegue alcuni snippet dell'Halleluja di Handel. Atmosfere da musica nera si trovano anche nei due pezzi di chiusura: An Angel's Share, in cui troviamo anche un coro di voci femminili che si affianca all'interpretazione di Marlene Danielle, e Music Box Blues che a dispetto del titolo offre del gospel tradizionale con il coro che si unisce in questo caso a Daryl Pediford.
Tra le reinterpretazioni di pezzi classici spicca Christmas Canon, rivisitazione corale del celebre Canone di Pachelbel affidata a un coro di bambini che cantano un testo natalizio sulla melodia originale. Tra i pezzi strumentali troviamo anche Appalachian Snowfall il cui rimando a First Snow dell'album precedente è piuttosto chiaro.
L'album è stato ristampato nel 2002 con l'aggiunta di una versione più breve di The World That She Sees intitolata The World That He Sees e con una traccia aggiuntiva a chiudere il disco costituita da un medley strumentale registrato dal vivo e intitolato Christmas Jam.
The Christmas Attic è in conclusione un disco che ripete il successo musicale dell'album precedente, mantenendone la ricchezza compositiva ma rinunciando a qualche virtuosismo che poteva rendere difficile il primo approccio a Christmas Eve and Other Stories risultando così in un album di uguale valore ma di ascolto più facile e immediato e sicuramente più godibile e divertente come colonna sonora per le feste natalizie.
Così come il primo, anche questo è un concept album e la storia narrata in questa occasione è quella del ritorno sulla terra dell'angelo che era stato protagonista dell'album precedente. Questa volta la missione dell'angelo sarà quella di convincere una bambina disillusa, che la notte di Natale si è rintanata nell'attico di casa per poter vedere la propria città dall'alto, che lo spirito del Natale è reale e non è solo una trovata consumistica.
Musicalmente il disco ripropone la formula utilizzata in Christmas Eve and Other Stories, con una mescolanza di pezzi inediti scritti da Paul O'Neill, Robert Kinkel e Jon Oliva (produttore, tastierista e batterista dei Savatage), e di reinterpretazioni e mash-up di brani classici della tradizione natalizia. L'album parte con la bellissima e inedita The Ghosts of Christmas Eve cantata da Daryl Pediford e subito dopo troviamo la rielaborazione strumentale in chiave rock di Deck The Halls intitolata Boughs of Holly. Alla terza traccia troviamo il pezzo migliore dell'intero disco intitolato The World That She Sees la cui solennità è affidata alla potente voce di Jody Ashworth che con una prova vocale maestosa crea un vero classico natalizio dell'epoca moderna. Lo stesso Ashworth presta la voce anche a Christmas In the Air dalle atmosfere simili.
Rispetto al rock sinfonico del primo album, The Christmas Attic vede anche l'aggiunta di sonorità gospel con The Three Kings and I cantata da Daryl Pediford e Marlene Danielle, in cui il coro esegue alcuni snippet dell'Halleluja di Handel. Atmosfere da musica nera si trovano anche nei due pezzi di chiusura: An Angel's Share, in cui troviamo anche un coro di voci femminili che si affianca all'interpretazione di Marlene Danielle, e Music Box Blues che a dispetto del titolo offre del gospel tradizionale con il coro che si unisce in questo caso a Daryl Pediford.
Tra le reinterpretazioni di pezzi classici spicca Christmas Canon, rivisitazione corale del celebre Canone di Pachelbel affidata a un coro di bambini che cantano un testo natalizio sulla melodia originale. Tra i pezzi strumentali troviamo anche Appalachian Snowfall il cui rimando a First Snow dell'album precedente è piuttosto chiaro.
L'album è stato ristampato nel 2002 con l'aggiunta di una versione più breve di The World That She Sees intitolata The World That He Sees e con una traccia aggiuntiva a chiudere il disco costituita da un medley strumentale registrato dal vivo e intitolato Christmas Jam.
The Christmas Attic è in conclusione un disco che ripete il successo musicale dell'album precedente, mantenendone la ricchezza compositiva ma rinunciando a qualche virtuosismo che poteva rendere difficile il primo approccio a Christmas Eve and Other Stories risultando così in un album di uguale valore ma di ascolto più facile e immediato e sicuramente più godibile e divertente come colonna sonora per le feste natalizie.