Visualizzazione post con etichetta thrash metal. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta thrash metal. Mostra tutti i post
giovedì 8 ottobre 2020
Metallica - S&M2
Per celebrare i vent'anni di S&M, il loro primo album orchestrale, i Metallica hanno ripetuto l’esperimento con un nuovo concerto che li vede ancora una volta affiancati dalla San Francisco Symphony, che aveva preso parte anche al primo S&M, e anche questa nuova prova live ha dato vita a un album dal vivo della band di James Hetfield intitolato, come è abbastanza scontato, S&M2.
Il concerto, tenutosi a settembre 2019, è stato pubblicato ad agosto del 2020 sia in Blu-Ray sia in doppio CD. La band coadiuvata dall'orchestra ha eseguito ventidue pezzi attingendo da tutta la propria carriera con almeno un brano da ogni LP. Gli album più rappresentati sono l’ultimo Hardwired...to Self-Destruct e il black album, da cui sono tratti tre pezzi ciascuno, e Ride the Lightning rappresentato da due. Da tutti gli altri è stato preso un pezzo solo.
La formula è la stessa, già collaudata due decenni fa con S&M con la reinterpretazione in chiave sinfonica del migliori brani della discografia dei Metallica. Il live si apre con l’immancabile The Ecstasy of Gold di Ennio Morricone, scritta per la colonna sonora del film Il Buono, il Brutto, il Cattivo che il quartetto di Los Angeles utilizza come brano di apertura in versione strumentale, mentre nella versione del film contiene un vocalizzo della soprano Edda Dell’Orso, dal 1983. Circa metà della setlist era già presente nel primo live del 1999 e a questi si aggiunge la selezione dei pezzi più recenti e anche due brani di musica classica: la Suite Scita di Sergey Prokofiev, interpretata dalla sola orchestra, e la Fonderia d’Acciaio dall'opera L’officina di Aleksandr Mosolov suonata dall'orchestra e dalla band, in un esempio di crossover al contrario rispetto al resto del disco: con un pezzo classico eseguito dall'orchestra con una band metal.
Ovviamente mischiare hard rock e musica sinfonica non è un esperimento nuovo, visto che gli stessi Metallica, ma anche i Kiss, gli Scorpions e i Deep Purple (prima di tutti gli altri) lo hanno fatto in passato; ciò nonostante un disco come questo si distingue comunque da gran parte della produzione contemporanea e proprio per questo lo si ascolta con piacere. Alla band questo doppio album serve anche a tenere viva la propria immagine in un momento così difficile, agli ascoltatori serve sicuramente a ricordare che la musica non ha confini.
mercoledì 1 aprile 2020
Body Count - Carnivore
Negli ultimi anni Ice-T sembra aver invertito le priorità della sua attività musicale, lasciando da parte la sua carriera solista e concentrandosi sui Body Count che dal 2014 ad oggi hanno pubblicato tre album ma che prima di allora erano un'attività collaterale. L'ultimo album della band è intitolato Carnivore ed è stato pubblicato a marzo del 2020, il disco composto da dieci tracce che propongono la consueta commistione di thrash metal, hardcore punk e speed metal che contraddistingue le sonorità della band dalla reunion del 2012, seguita alla separazione di tre anni prima. Alle basi dure della band si somma il gangsta rap di Ice-T che costituisce l'unico punto di contatto con il suo passato e le sue origini musicali.
Tra i pezzi migliori del disco troviamo sicuramente Colors - 2020, autocover del brano di Ice-T dalla colonna sonora del film omonimo del 1988, che è il brano in cui il flow del rapper scorre meglio ed è più convincente, anche perché è l'unico pezzo in cui il testo è ricco di rime, come si confà al rap, e che quindi mostra il miglior connubio tra stili diversi. Spicca anche il duetto con Amy Lee nella più melodica When I'm Gone che spezza il ritmo sostenuto dell'album ed offre un contrasto vocale tra i due vocalist di grande efficacia che dà i brividi quando in chiusura del pezzo Amy si lancia in un vocalizzo in stile operistico con Ice-T sotto che rappa.
Nell'album troviamo anche una cover di Ace of Spades dei Motorhead in cui Ice-T interpreta i versi di Lemmy in modo molto simile all'originale. L'album si chiude alla grande con The Critical Breakdown e The Hate is Real che mettono in campo la migliore amalgama tra rap e metal, due mondi apparentemente lontani ma vicinissimi per tematiche ed emozioni.
L'album è stato pubblicato anche in versione deluxe con l'aggiunta di tre bonus track e delle tracce strumentali sul secondo disco. Tra le bonus track troviamo in versione demo l'autocover di 6 in The Morning per cui valgono le stesse considerazioni fatte per Colors e le registrazioni dal vivo di No Lives Matter e Black Hoodie dall'album Bloodlust tratte da un live in Australia.
Carnivore dimostra, in sintesi, che anche se ha varcato la soglia dei sessant'anni Ice-T ha ancora la rabbia creativa degli esordi e poco importa se ha abbandonato la scena hip-hop per approdare del tutto a quella metal, perché come lui stesso ha sottolineato in varie occasioni la musica non ha confini ed è musica e basta. Da Rhyme Pays del 1987 Ice-T non ha mai sbagliato un disco, e con Carnivore continua l'impeccabile serie dei suoi capolavori.
Tra i pezzi migliori del disco troviamo sicuramente Colors - 2020, autocover del brano di Ice-T dalla colonna sonora del film omonimo del 1988, che è il brano in cui il flow del rapper scorre meglio ed è più convincente, anche perché è l'unico pezzo in cui il testo è ricco di rime, come si confà al rap, e che quindi mostra il miglior connubio tra stili diversi. Spicca anche il duetto con Amy Lee nella più melodica When I'm Gone che spezza il ritmo sostenuto dell'album ed offre un contrasto vocale tra i due vocalist di grande efficacia che dà i brividi quando in chiusura del pezzo Amy si lancia in un vocalizzo in stile operistico con Ice-T sotto che rappa.
Nell'album troviamo anche una cover di Ace of Spades dei Motorhead in cui Ice-T interpreta i versi di Lemmy in modo molto simile all'originale. L'album si chiude alla grande con The Critical Breakdown e The Hate is Real che mettono in campo la migliore amalgama tra rap e metal, due mondi apparentemente lontani ma vicinissimi per tematiche ed emozioni.
L'album è stato pubblicato anche in versione deluxe con l'aggiunta di tre bonus track e delle tracce strumentali sul secondo disco. Tra le bonus track troviamo in versione demo l'autocover di 6 in The Morning per cui valgono le stesse considerazioni fatte per Colors e le registrazioni dal vivo di No Lives Matter e Black Hoodie dall'album Bloodlust tratte da un live in Australia.
Carnivore dimostra, in sintesi, che anche se ha varcato la soglia dei sessant'anni Ice-T ha ancora la rabbia creativa degli esordi e poco importa se ha abbandonato la scena hip-hop per approdare del tutto a quella metal, perché come lui stesso ha sottolineato in varie occasioni la musica non ha confini ed è musica e basta. Da Rhyme Pays del 1987 Ice-T non ha mai sbagliato un disco, e con Carnivore continua l'impeccabile serie dei suoi capolavori.
lunedì 12 febbraio 2018
Metallica WorldWired Tour - Torino, 10/2/2018
Nota: questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino che ringraziamo per la collaborazione.
Una volta erano headliner a qualche festival costosissimo e avevo il sospetto suonassero poco tempo, vuoi che una volta erano lontani, una volta mi sono pure svegliato tardi e i biglietti erano andati, ma stavolta i Metallica non me li sono fatti scappare. Nella serata della finale del Festival di Sanremo, io e altre 14000 persone di tutte le età che il frontman ha definito 'The Metallica's family' abbiamo letteralmente riempito il Pala Alpitour per vedere Hetfield e altri 3 'old men' che da ben 37 anni picchiano duro con il loro metal grezzo, veloce e violento al punto giusto, thrash appunto.
Dopo l'apertura dei norvegesi Kvelertak, il palco sembrava una banale piattaforma quadrata in mezzo al campo centrale, ma sulle note di Ecstasy of Gold di Morricone, luci, proiettori cubici mobili e piccoli droni lucciole non hanno per nulla fatto sentire la mancanza degli oramai tradizionali megaschermi.
Il tour si chiama WorldWired e la band ha iniziato con i due singoli dell'ultimo disco (un ottimo disco, secondo me stanno ancora cercando di farsi perdonare St. Anger), le mitragliate di doppia cassa di Hardwired e Atlas, Rise! aprono le danze prima che James annunci che faranno sia nuove canzoni che vecchie. La band attacca quindi con il riff iniziale di Seek and Destroy, dal primo album del 1983, per molti il vero concerto inizia solo ora. Sulla via della nostalgia Leper Messiah e Welcome Home anticipano una tripletta pezzi recenti come Now We Are Dead, la più melodica HardWired, e Spit Out the Bone e Halo on Fire; in mezzo a questi For Whom the Bell Tolls, altro classicone direttamente da Ride The Lightning degli anni 80.
Sorpresona del concerto è stato un duetto Hammet-Trujillo che a sorpresa partono con C'è Chi Dice No, di Vasco Rossi come tributo alla nazione ospitante del concerto; ho apprezzato moltissimo il gesto, ma come molti altri ho pareri contrastanti.
Unici due pezzi tratti dagli album meno apprezzati dei Metallica sono stati la cover di Blitzkrieg, mi piace talmente tanto che non ho mai nemmeno cercato la versione originale, e The Memory Remains, dall'album Reload. Si prosegue poi con Moth Into Flame, Sad But True, la mitica One e la devastante Master Of Puppets, un vero pezzo di storia della musica heavy metal.
Pausa minima prima della strumentale Orion e finale più che epico con due pezzi tratti dall'album eponimo; oltre a vendere 16 milioni di copie solo negli Stati Uniti, lancia i Metallica nel circuito un po' più commerciale consacrandoli davvero come fenomeno planetario. L'arpeggio di Nothing Else Matters fa cantare tutti, un tempo ci sarebbero stati gli accendini al cielo, e la famosissima Enter Sandman chiude le oltre due ore di concerto.
Hanno passato i 50 e hanno i capelli bianchi, ma diamine se spaccano dal vivo...
Una volta erano headliner a qualche festival costosissimo e avevo il sospetto suonassero poco tempo, vuoi che una volta erano lontani, una volta mi sono pure svegliato tardi e i biglietti erano andati, ma stavolta i Metallica non me li sono fatti scappare. Nella serata della finale del Festival di Sanremo, io e altre 14000 persone di tutte le età che il frontman ha definito 'The Metallica's family' abbiamo letteralmente riempito il Pala Alpitour per vedere Hetfield e altri 3 'old men' che da ben 37 anni picchiano duro con il loro metal grezzo, veloce e violento al punto giusto, thrash appunto.
Dopo l'apertura dei norvegesi Kvelertak, il palco sembrava una banale piattaforma quadrata in mezzo al campo centrale, ma sulle note di Ecstasy of Gold di Morricone, luci, proiettori cubici mobili e piccoli droni lucciole non hanno per nulla fatto sentire la mancanza degli oramai tradizionali megaschermi.
Il tour si chiama WorldWired e la band ha iniziato con i due singoli dell'ultimo disco (un ottimo disco, secondo me stanno ancora cercando di farsi perdonare St. Anger), le mitragliate di doppia cassa di Hardwired e Atlas, Rise! aprono le danze prima che James annunci che faranno sia nuove canzoni che vecchie. La band attacca quindi con il riff iniziale di Seek and Destroy, dal primo album del 1983, per molti il vero concerto inizia solo ora. Sulla via della nostalgia Leper Messiah e Welcome Home anticipano una tripletta pezzi recenti come Now We Are Dead, la più melodica HardWired, e Spit Out the Bone e Halo on Fire; in mezzo a questi For Whom the Bell Tolls, altro classicone direttamente da Ride The Lightning degli anni 80.
Sorpresona del concerto è stato un duetto Hammet-Trujillo che a sorpresa partono con C'è Chi Dice No, di Vasco Rossi come tributo alla nazione ospitante del concerto; ho apprezzato moltissimo il gesto, ma come molti altri ho pareri contrastanti.
Unici due pezzi tratti dagli album meno apprezzati dei Metallica sono stati la cover di Blitzkrieg, mi piace talmente tanto che non ho mai nemmeno cercato la versione originale, e The Memory Remains, dall'album Reload. Si prosegue poi con Moth Into Flame, Sad But True, la mitica One e la devastante Master Of Puppets, un vero pezzo di storia della musica heavy metal.
Pausa minima prima della strumentale Orion e finale più che epico con due pezzi tratti dall'album eponimo; oltre a vendere 16 milioni di copie solo negli Stati Uniti, lancia i Metallica nel circuito un po' più commerciale consacrandoli davvero come fenomeno planetario. L'arpeggio di Nothing Else Matters fa cantare tutti, un tempo ci sarebbero stati gli accendini al cielo, e la famosissima Enter Sandman chiude le oltre due ore di concerto.
Hanno passato i 50 e hanno i capelli bianchi, ma diamine se spaccano dal vivo...
venerdì 7 aprile 2017
Body Count - Bloodlust
Tre anni dopo il precedente Manslaughter tornano i Body Count, la band metal capitanata dall'eclettico rapper Ice-T, con un nuovo album registrato in studio intitolato Bloodlust. Oltre ad Ice-T i membri del gruppo che vi appartengono fin dalla fondazione sono il chitarrista Ernie C e Sean E Sean al campionatore; a loro si sono aggiunti nel 2010 il batterista III Will, il secondo chitarrista Juan of the Dead e il bassista Vincent Price. Già con Manslaughter il gruppo aveva preso la direzione del metal più pesante, tendendo sempre più verso il thrash, e limando dalle proprie basi le componenti più nere di ispirazione funk che erano presenti fino a Murder 4 Life del 2006.
Il nuovo album è composto da dieci pezzi dal suono duro, monolitico e a tratti ostico a cui si somma il rap di Ice-T in una combinazione sonora di grande effetto che ai Body Count riesce molto meglio che a qualunque altro gruppo del cosiddetto nu metal: i vari Limp Bizkit, Linkin' Park e Korn spariscono al confronto dei Body Count. In tre dei dieci pezzi troviamo anche degli ospiti di grande spicco. Nel brano di apertura Civil War è ospite Dave Mustaine, in All Love is Lost troviamo un contributo vocale di Max Cavalera e in Walk With Me... Randy Blythe affianca Ice-T. Curiosamente questi tre pezzi sono i meno convincenti dell'intero album. Mustaine dà un bel contributo alle chitarre, ma senza il suo growl il pezzo sarebbe stato senza dubbio migliore. Cavalera e Blythe fanno pure peggio, perché il loro contributo è solo negativo per via dello stile che male si amalgama a quello di Ice-T e per la bruttezza intrinseca del loro cantato.
Fortunatamente il resto del disco è di altissimo livello e nelle altre sette tracce troviamo un Ice-T in grande forma per potenza, velocità e pulizia di esecuzione. Tra i brani spiccano sicuramente le due tracce pubblicate nelle settimane antecedenti l'uscita dell'album: No Lives Matter, che ricorda i brani più old school della band, e la saltellante Black Hoodie. Meritano una menzione anche le cupe The Ski Mask Way e Here I Go Again, quest'ultima impreziosita da urla da film horror in sottofondo.
Nel disco è presente anche un medley di due brani degli Slayer: Reign in Blood e Postmortem, tratte dall'album Reign in Blood su cui erano consecutive ma in ordine inverso rispetto all'esecuzione dei Body Count, in particolare la prima delle due è cantata da Ice-T, mentre la seconda da Vincent Price. I due pezzi degli Slayer sono resi in un'inedita versione con strumentazione più essenziale e il testo rappato. Il medley si apre con una spiegazione di Ice-T del motivo per cui ha voluto fondare una band metal e del fatto che i gruppi che lo hanno influenzato di più sono stati i Black Sabbath, i Suicidal Tendencies e ovviamente gli Slayer.
I testi dei pezzi restano comunque prossimi a quella della carriera gangsta rap di Ice-T e parlano di povertà e violenza nelle periferie americane.
A parte l'inspiegabile scelta di Ice-T di farsi affiancare da altri vocalist, Bloodlust si rivela un ottimo disco di metal in chiave nera come nessun'altro gruppo ha saputo fare. L'ennesima prova del fatto che alla soglia dei sessant'anni il rapper di Los Angeles ha ancora molta creatività e non è ancora stanco di sfornare musica di alto livello.
Il nuovo album è composto da dieci pezzi dal suono duro, monolitico e a tratti ostico a cui si somma il rap di Ice-T in una combinazione sonora di grande effetto che ai Body Count riesce molto meglio che a qualunque altro gruppo del cosiddetto nu metal: i vari Limp Bizkit, Linkin' Park e Korn spariscono al confronto dei Body Count. In tre dei dieci pezzi troviamo anche degli ospiti di grande spicco. Nel brano di apertura Civil War è ospite Dave Mustaine, in All Love is Lost troviamo un contributo vocale di Max Cavalera e in Walk With Me... Randy Blythe affianca Ice-T. Curiosamente questi tre pezzi sono i meno convincenti dell'intero album. Mustaine dà un bel contributo alle chitarre, ma senza il suo growl il pezzo sarebbe stato senza dubbio migliore. Cavalera e Blythe fanno pure peggio, perché il loro contributo è solo negativo per via dello stile che male si amalgama a quello di Ice-T e per la bruttezza intrinseca del loro cantato.
Fortunatamente il resto del disco è di altissimo livello e nelle altre sette tracce troviamo un Ice-T in grande forma per potenza, velocità e pulizia di esecuzione. Tra i brani spiccano sicuramente le due tracce pubblicate nelle settimane antecedenti l'uscita dell'album: No Lives Matter, che ricorda i brani più old school della band, e la saltellante Black Hoodie. Meritano una menzione anche le cupe The Ski Mask Way e Here I Go Again, quest'ultima impreziosita da urla da film horror in sottofondo.
Nel disco è presente anche un medley di due brani degli Slayer: Reign in Blood e Postmortem, tratte dall'album Reign in Blood su cui erano consecutive ma in ordine inverso rispetto all'esecuzione dei Body Count, in particolare la prima delle due è cantata da Ice-T, mentre la seconda da Vincent Price. I due pezzi degli Slayer sono resi in un'inedita versione con strumentazione più essenziale e il testo rappato. Il medley si apre con una spiegazione di Ice-T del motivo per cui ha voluto fondare una band metal e del fatto che i gruppi che lo hanno influenzato di più sono stati i Black Sabbath, i Suicidal Tendencies e ovviamente gli Slayer.
I testi dei pezzi restano comunque prossimi a quella della carriera gangsta rap di Ice-T e parlano di povertà e violenza nelle periferie americane.
A parte l'inspiegabile scelta di Ice-T di farsi affiancare da altri vocalist, Bloodlust si rivela un ottimo disco di metal in chiave nera come nessun'altro gruppo ha saputo fare. L'ennesima prova del fatto che alla soglia dei sessant'anni il rapper di Los Angeles ha ancora molta creatività e non è ancora stanco di sfornare musica di alto livello.
giovedì 3 marzo 2016
Anthrax - For All Kings
Il 2016 segna il ritorno del newyorkesi Anthrax che non hanno certo bisogno di presentazioni essendo tra i più celebri, e forse i migliori in assoluto, esponenti del thrash metal. Il nuovo album For All Kings è il secondo dopo il rientro nella formazione del cantante storico Joey Belladonna ed è stato anticipato dall'uscita di due singoli nei mesi precedenti la pubblicazione dell'album intero. Il primo di essi Evil Twin, ispirato agli attentati terroristici e alle sparatorie di massa avvenuti nel 2015, è stato pubblicato nell'ottobre dello scorso anno e con il suo suono graffiante e tipicamente thrash si ricollega molto alle sonorità del precedente Worship Music; ma è con il secondo singolo Breathing Lightning, pubblicato a gennaio, che la band ha dato una prova distintiva del proprio cambio di rotta che avrebbe trovato conferma nel resto dell'album. For All Kings è infatti incredibilmente melodico se paragonato a tutti gli album precedenti degli Anthrax.
Che il gruppo di Scott Ian fosse coraggioso e che spesso sconfinasse in altri generi è noto da tempo: sono stati tra i precursori del rap metal nel 1991 con Bring the Noise in collaborazione con i Public Enemy e due anni dopo si sono cimentati con successo nel grunge con l'album Sound of White Noise, e ora nel 2016 a oltre trent'anni dall'esordio sembrano volersi cimentare con il prog. Infatti brani come You Gotta Believe, con i suoi incredibili e imprevedibili cambi di tempo, Monster at the End, Defend Avenge o All of Them Thieves sono molto più ricchi di melodie e virtuosismi di ogni altra produzione passata degli Anthrax. Tra gli altri brani spiccano anche Blood Eagle Wings che è notevolmente lento rispetto a ciò a cui la band ci ha abituato e sembra voler riportare alla sonorità grunge del 1993 e Zero Tolerance che insieme alla già citata Evil Twin è la più tradizionale tra le tracce del disco con il suo ritmo tipico del thrash. In tutte le tracce Joey Belladonna dimostra di essere ancora al vertice delle proprie capacità vocali, sia per potenza che per estensione, o forse di averlo appena raggiunto perché dal punto di vista vocale questo album non è secondo a nessuno tra gli altri della discografia degli Anthrax.
For All Kings è stato stampato anche in versione deluxe con l'aggiunta di quattro pezzi storici della band, Fight 'Em 'Til You Can't, A.I.R., Caught in a Mosh e Madhouse, registrati dal vivo.
In ultimo va notata la bellissima e scherzosa copertina realizzata da Alex Ross che in turbinio di colori proveniente dal logo illuminato sullo sfondo vede le band ritratta come statue di santi o profeti adorati dai propri fans.
For All Kings è un grande album ed sicuramente uno dei migliori dischi che la band newyorkese abbia mai realizzato, che metterà d'accordo i fan del thrash ma anche chi si aspettava dal gruppo sonorità nuove, e soprattutto mostra che a trentadue anni da Fistful of Metal la qualità della musica degli Anthrax e la loro creatività non sembrano minimamente calare.
Che il gruppo di Scott Ian fosse coraggioso e che spesso sconfinasse in altri generi è noto da tempo: sono stati tra i precursori del rap metal nel 1991 con Bring the Noise in collaborazione con i Public Enemy e due anni dopo si sono cimentati con successo nel grunge con l'album Sound of White Noise, e ora nel 2016 a oltre trent'anni dall'esordio sembrano volersi cimentare con il prog. Infatti brani come You Gotta Believe, con i suoi incredibili e imprevedibili cambi di tempo, Monster at the End, Defend Avenge o All of Them Thieves sono molto più ricchi di melodie e virtuosismi di ogni altra produzione passata degli Anthrax. Tra gli altri brani spiccano anche Blood Eagle Wings che è notevolmente lento rispetto a ciò a cui la band ci ha abituato e sembra voler riportare alla sonorità grunge del 1993 e Zero Tolerance che insieme alla già citata Evil Twin è la più tradizionale tra le tracce del disco con il suo ritmo tipico del thrash. In tutte le tracce Joey Belladonna dimostra di essere ancora al vertice delle proprie capacità vocali, sia per potenza che per estensione, o forse di averlo appena raggiunto perché dal punto di vista vocale questo album non è secondo a nessuno tra gli altri della discografia degli Anthrax.
For All Kings è stato stampato anche in versione deluxe con l'aggiunta di quattro pezzi storici della band, Fight 'Em 'Til You Can't, A.I.R., Caught in a Mosh e Madhouse, registrati dal vivo.
In ultimo va notata la bellissima e scherzosa copertina realizzata da Alex Ross che in turbinio di colori proveniente dal logo illuminato sullo sfondo vede le band ritratta come statue di santi o profeti adorati dai propri fans.
For All Kings è un grande album ed sicuramente uno dei migliori dischi che la band newyorkese abbia mai realizzato, che metterà d'accordo i fan del thrash ma anche chi si aspettava dal gruppo sonorità nuove, e soprattutto mostra che a trentadue anni da Fistful of Metal la qualità della musica degli Anthrax e la loro creatività non sembrano minimamente calare.
giovedì 27 agosto 2015
Body Count - Body Count
Ice-T è noto al grande pubblico per essere un celeberrimo gangsta rapper (forse il migliore di sempre), un attore di successo di cinema e di serie televisive e il protagonista di ben due reality show. Ma oltre a tutto questo è anche il front man di un gruppo metal da lui stesso fondato: i Body Count. E mentre altri passano da carriere di gruppo a quelle soliste e anche al cinema per dimostrare di non saper far nulla di tutto ciò (come ad esempio Rob Zombie), la grandezza di Ice-T sta anche nel fatto che gli riesce bene ogni avventura in cui si cimenta.
Il primo ed eponimo album dei Body Count è uscito nel 1992 e unisce per la prima volta la voce forte e tonante di Ice-T al suono di chiara ispirazione thrash metal dei quattro musicisti. La musica, va notato, non raggiunge i livelli di velocità o di ricchezza di suoni di altre band più tradizionali del genere, come gli Anthrax o i Metallica, e parimenti la voce di Ice-T non arriva all'estensione dei cantanti di genere più navigati. Ma poco importa: l'effetto è voluto, perché quando si incontrano generi musicali così diversi è ovvio che ognuna delle due componenti deve rinunciare alle sue frange più estreme. In nessuno dei brani, comunque, Ice-T rappa come fa nei suoi dischi solisti; quando è alla guida dei Body Count canta dimostrando di sapersi difendere bene anche in questo campo.
Tra i brani migliori troviamo sicuramente l'energica title track che era già stata proposta uguale nel disco di Ice-T dell'anno precedente: O.G. Original Gangster, che rappresenta anche il punto più alto della sua carriera; peccato che nell'album della band manchi la divertente introduzione in cui il rapper si scagliava contro chi lo accusava di essersi venduto. Anche Voodoo è un pezzo di grande effetto in cui Ice-T imita il cantato di Screamin' Jay Hawkins. Tra i brani di punta troviamo anche la contestatissima e censuratissima Cop Killer, brano di grande impatto sonoro che però oggi fa sorridere pensando che chi nel 1992 cantava Cop Killer nel giro di pochi anni avrebbe interpretato per innumerevoli stagioni proprio un poliziotto nella serie televisiva Law and Order, ma dal punto di vista della qualità della musica poco importa.
Nonostante, come abbiamo già scritto, Ice-T canti più che rappare quando è alla guida dei Body Count, questo disco è considerato come una delle pietre miliari che hanno inaugurato il genere del rap metal insieme a Bring the Noise nella versione dei Public Enemy insieme agli Anthrax uscita nel 1991 (lo stesso anno di O.G. Original Gangster).
Come ogni tentativo di unire genere musicali all'apparenza opposti, anche questo album dei Body Count ha raccolto molte critiche da parte dei sostenitori più estremisti dei due generi musicali di cui è formato. Ma vista la qualità della musica proposta, a questi non possiamo che rispondere con le parole dello stesso Ice-T: I feel sorry for anybody who only listens to one form of music.
Il primo ed eponimo album dei Body Count è uscito nel 1992 e unisce per la prima volta la voce forte e tonante di Ice-T al suono di chiara ispirazione thrash metal dei quattro musicisti. La musica, va notato, non raggiunge i livelli di velocità o di ricchezza di suoni di altre band più tradizionali del genere, come gli Anthrax o i Metallica, e parimenti la voce di Ice-T non arriva all'estensione dei cantanti di genere più navigati. Ma poco importa: l'effetto è voluto, perché quando si incontrano generi musicali così diversi è ovvio che ognuna delle due componenti deve rinunciare alle sue frange più estreme. In nessuno dei brani, comunque, Ice-T rappa come fa nei suoi dischi solisti; quando è alla guida dei Body Count canta dimostrando di sapersi difendere bene anche in questo campo.
Tra i brani migliori troviamo sicuramente l'energica title track che era già stata proposta uguale nel disco di Ice-T dell'anno precedente: O.G. Original Gangster, che rappresenta anche il punto più alto della sua carriera; peccato che nell'album della band manchi la divertente introduzione in cui il rapper si scagliava contro chi lo accusava di essersi venduto. Anche Voodoo è un pezzo di grande effetto in cui Ice-T imita il cantato di Screamin' Jay Hawkins. Tra i brani di punta troviamo anche la contestatissima e censuratissima Cop Killer, brano di grande impatto sonoro che però oggi fa sorridere pensando che chi nel 1992 cantava Cop Killer nel giro di pochi anni avrebbe interpretato per innumerevoli stagioni proprio un poliziotto nella serie televisiva Law and Order, ma dal punto di vista della qualità della musica poco importa.
Nonostante, come abbiamo già scritto, Ice-T canti più che rappare quando è alla guida dei Body Count, questo disco è considerato come una delle pietre miliari che hanno inaugurato il genere del rap metal insieme a Bring the Noise nella versione dei Public Enemy insieme agli Anthrax uscita nel 1991 (lo stesso anno di O.G. Original Gangster).
Come ogni tentativo di unire genere musicali all'apparenza opposti, anche questo album dei Body Count ha raccolto molte critiche da parte dei sostenitori più estremisti dei due generi musicali di cui è formato. Ma vista la qualità della musica proposta, a questi non possiamo che rispondere con le parole dello stesso Ice-T: I feel sorry for anybody who only listens to one form of music.
Iscriviti a:
Post (Atom)