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sabato 28 maggio 2022

Horus Black - Spinning Rainbow



A quattro anni di distanza dal precedente LP Simply torna il giovanissimo Horus Black, al secolo Riccardo Sechi, con un nuovo EP intitolato Spinning Rainbow composto da cinque pezzi. Se nel primo album Horus Black aveva contaminato la sua passione per Elvis Presley con altre correnti musicali degli anni 60 e 70, in questo nuovo album prosegue l'esperimento combinando la propria vocalità ispirata a the King of Rock and Roll nello stile di fine anni 60 con il rock psichedelico dello stesso periodo.

Spinning Rainbow, la cui copertina trae spunto da quella di Rising dei Rainbow di Ronnie James Dio e Ritchie Blackmore, sembra nato da un inedito incontro tra Elvis e Jim Morrison. La commistione tra i due modelli si nota soprattutto nella title track che apre il disco e in The Monster in cui sembra di ascoltare una outtake di Strange Days dei Doors. Nel disco troviamo anche Kill You with Kisses, ispirata alle ballad di Elvis dei primi album, e il fresco rock and roll di Beatrice. Chiude l'EP il pezzo più interessante e magniloquente intitolato Mirror on The Wall, di cui è stato anche girato un video, in cui troviamo le atmosfere roboanti di An American Trilogy contaminate dal folk prog dei Jethro Tull, grazie al flauto suonato da Francesco Loi. Nella band di Horus Black, inoltre, suonano il chitarrista Samuele Perduca e il batterista Nicolas Megna degli Anxia Lytics recentemente distintisi al programma The Band di Rai 1.

Con Spinning Rainbow Horus Black si conferma una delle voci più interessanti del panorama italiano degli ultimi anni grazie alla sua voce singolare che gli consente sperimentazioni inedite con gli stilemi del passato. Horus Black combina componenti diverse appartenenti a mondi altrettanto diversi, creando suggestioni nuove con elementi dell'epoca d'oro del rock and roll che sicuramente convinceranno gli appassionati di classic rock di qualunque epoca.

mercoledì 23 dicembre 2020

George Thorogood & The Destroyers ‎– Rock And Roll Christmas

Nel momento più alto della sua carriera, dopo la pubblicazione del suo iconico album Bad to the Bone il rocker del Delaware George Thorogood ha inciso il suo primo e finora unico singolo di Natale dal titolo Rock And Roll Christmas. Pubblicato nel 1983, il brano è allegro, festaiolo e dal ritmo incalzante proprio come ci si aspetta da una canzone di George Thorogood, di cui contiene tutti gli stilemi con una forte impronta blues e rock and roll e con menzioni nel testo a Elvis Presley, Chuck Berry e Buddy Holly. Il pezzo si apre con uno snippet di Joy to the World suonato al sassofono da Hank "Hurricane" Carter (che ha fatto parte dei Destroyers dal 1980 al 2003) e il suono del sax è preponderante durante tutto il pezzo.

Il B-side di Rock And Roll Christmas è New Year's Eve Party, anch'essa ispirata al rock and roll degli anni 50, con ritmi meno forsennati del brano sul lato A, ma senza rinunciare alle atmosfere di festa a cui questo singolo è dedicato. Anche il questo caso Hank Carter ci regala uno snippet al sassofono: quello di Auld Lang Syne, noto in Italia come Valzer delle Candele.

Rock and Roll Christmas è in realtà uno dei pezzi meno noti di Thorogood, che non compare in nessuno dei suoi album e nemmeno nelle raccolte, ciò nonostante si tratta di un pezzo di ottima fattura, divertente e allegro, che realizza un'ottima commistione tra tradizione e modernità e che costituisce un'ottima aggiunta alla collezione di canti natalizi rock, per dare alle feste un tocco più moderno.

martedì 21 aprile 2020

Move Over Ms. L: l'unico b-side di John Lennon mai pubblicato in un album

Durante la sua carriera solista John Lennon ha inciso più di ottanta tracce, tra il 1968 e il 1980, anno della sua morte. Di norma i 45 giri di Lennon erano a doppio lato A oppure il b-side del singolo principale era un pezzo inciso dalla sola Yoko Ono, ma nella lunga discografia di Lennon esiste un solo b-side che non ricade in questi due casi e che non è mai stato pubblicato su un album: si tratta di Move Over Ms. L, secondo lato di Stand By Me del 1975.

Il brano è un divertente rock and roll, ispirato ai pionieri del genere degli anni 50 con qualche evidente richiamo a Little Richard. Secondo quanto riportato da The Beatles Bible doveva essere incluso in Walls and Bridges del 1974, ma non trovò spazio nella composizione finale dell'album. Lennon allora diede la canzone a Keith Moon che la inserì nel suo album Two Sides of the Moon del 1974 e l'anno dopo, dopo averne realizzato un'incisione in studio ritenuta soddisfacente, la usò come b-side di Stand By Me tratta dall'album Rock 'n' Roll; trattandosi di un album di cover il pezzo non poté essere incluso nell'album.

Move Over Ms. L è stata per la prima volta inclusa in un 33 giri nel 1982 nella compilation The John Lennon Collection e in seguito è stata inclusa anche nel cofanetto John Lennon Signature Box
che contiene tutte le registrazioni in studio di Lennon. Il brano è sicuramente valido anche se decisamente atipico per le sonorità soliste di Lennon, forse è per questo che non lo ha voluto in Walls and Bridges, ma resta un interessantissimo e raro b-side da riscoprire.

martedì 7 aprile 2020

La morte di Janis Joplin

Janis Joplin è senza dubbio la cantante rock e blues più famosa di ogni tempo. Purtroppo la sua vita si interruppe a soli 27 anni, quando fu trovata senza vita il 4 ottobre del 1970 dal road manager John Cooke nella stanza 105 del Landmark Motor Hotel di Hollywood in cui la cantante ha trascorso l'ultimo mese della sua vita, durante il quale si trovava a Los Angeles per incidere quello che sarebbe stato il suo ultimo album intitolato Pearl con la sua nuova band, i Full Tilt Boogie Band.

In preda alla noia e in attesa di tornare allo studio di registrazione con il resto del gruppo, alle 15:30 del 3 ottobre Janis chiamò nella sua stanza di albergo il suo spacciatore di fiducia, George, da cui comprava l'eroina abitualmente. Janis comprò da lui una dose, che nel giro di poche ore si sarebbe rivelata fatale, ma non la assunse subito e la lasciò in una scatola. Chiamò al telefono il suo fidanzato Seth Morgan, ma la telefonata non fu tranquilla, perché Seth avrebbe dovuto raggiungerla in California e invece le comunicò che non avrebbe preso il volo per Los Angeles; da quando Janis si trovava nella metropoli i due si erano visti raramente e questo aumentò la tensione tra i due che già stava crescendo.


Intorno alle 17:30, e senza aver assunto la dose di eroina, Janis uscì dal motel per andare allo studio di registrazione Sunset Sounds, dove la band stava già lavorando a quello che sarebbe diventata una delle tracce di Pearl: il brano profeticamente intitolato Buried Alive In The Blues. Il pezzo le piacque molto e volle così provare a condividere la propria gioia con Seth, ma l'uomo non era in casa quando Janis provò a telefonargli; sentendosi abbandonata e delusa, Janis cercò conforto nel whiskey di cui bevve qualche bicchiere insieme al resto del gruppo.

Quel giorno la band finì di registrare la traccia audio di Buried Alive In The Blues, di cui Janis avrebbe dovuto registrare la traccia vocale il giorno dopo, ma purtroppo non ebbe mai occasione di farlo. Finito il lavoro, Janis insieme al tastierista Ken Pearson si fermò al locale notturno Barney's Beanery per un altro drink, la cantante bevve due vodka con succo d'arancia. I due lasciarono il locale circa mezz'ora dopo la mezzanotte; Janis tornò nella propria stanza del motel, dove si preparò la dose di eroina comprata nel pomeriggio da George e se la iniettò in vena.

L'overdose non soggiunse immediatamente. Janis uscì dalla stanza e camminò fino alla portineria dell'albergo dove chiese al portiere di cambiarle una banconota per avere delle monete con cui comprare le sigarette da un distributore automatico; il portiere fu l'ultima persona a vedere Janis viva. La cantante comprò un pacchetto di Marlboro dal distributore e tornò nella stanza 105, fece pochi passi, quindi cadde al suolo tra il letto e il comodino.

Nessuno scoprì il cadavere per circa 18 ore. Intorno alle 19 del 4 ottobre la band si preoccupò non vendendola arrivare allo studio di registrazione. Il produttore Paul Rotchild chiamò John Cooke chiedendogli di andare a verificare come stesse Janis. Cooke arrivò al Landmark Motel (oggi noto come Highland Gardens Hotel) e vide la Porsche 356 colorata con motivi psichedelici della cantante nel parcheggio. Chiese al portiere la chiave della camera 105 e quando aprì la porta trovò Janis stesa a terra in posizione prona, con la testa voltata verso sinistra e con la guancia destra contro il pavimento.


L'autopsia fu eseguita dal celeberrimo medico legale Thomas Noguchi (che aveva eseguito anche le autopsie di altre celebrità tra cui Robert Kennedy e Marilyn Monroe) il quale stabilì che la causa della morte fu un'overdose di cocaina. Noguchi chiarì alla stampa che non c'era alcun segno che indicasse l'omicidio, né il suicidio: la morte di Janis Joplin fu accidentale.

Di norma la cocaina comprata in strada era pura al 3%, quella che George aveva venduto a Janis Joplin era pura oltre il 40%. Quello stesso weekend a Los Angeles morirono altre otto persone di overdose per cocaina troppo pura acquistata dallo stesso spacciatore; di norma George si faceva aiutare da un amico chimico a preparare le dosi per essere sicuro che queste non fossero mortali, ma in quella settimana l'amico di George non si trovava a Los Angeles e quindi lo spacciatore preparò le dosi da solo. Quando la polizia arrivò sulla scena trovò nel cestino dei rifiuti la garza sporca di sangue e l'involucro di plastica che George aveva usato per contenere l'eroina.

Sulle prime può stupire che l'overdose non sopraggiunga subito, per chiarire il dubbio la biografa Myra Friedman autrice del libro Buried Alive: The Biography of Janis Joplin chiese conferma all'ufficio del coroner di New York, dove l'autrice vive, che le confermò che non è strano che la morte soggiunga vari minuti dopo l'assunzione della dose letale.

La tesi su Noguchi fu in seguito corroborata dall'analisi indipendente di un altro medico legale, il dottor Michael Hunter, quando indagò il caso della morte di Janis Joplin per il programma televisivo Autopsy: The Last Hours of... nel 2017. Hunter confermò che la causa del decesso fu da attribuire alla purezza anomala della droga.

Nel 2018 l'amica di Janis Joplin Peggy Caserta avanzò una teoria alternativa secondo cui Janis non sarebbe morta di overdose, ma asfissiata dopo essere caduta inciampando in un tappetino della stanza ed essersi rotta il naso contro il comodino. L'ipotesi che Janis si fosse rotta il naso cadendo fu avanzata anche da Cooke dopo averla vista stesa, ma non trova riscontro nell'autopsia di Noguchi secondo cui l'unica ferita al viso fu un taglio al labbro. Inoltre non c'è alcuna conferma che Peggy Caserta sia davvero stata presente al Landmark Hotel prima che il cadavere venisse rimosso: Peggy non è mai stata menzionata da John Cooke, né il rapporto della polizia menziona la presenza di altri testimoni.

Janis Joplin morì solo sedici giorni dopo Jimi Hendrix, in quello che fu un mese terribile per la musica mondiale. Purtroppo la spiegazione di quanto accaduto è molto semplice: la sua vita di eccessi e droga ha ucciso la regina del rock and roll.



Fonti aggiuntive rispetto a quelle linkate nell'articolo:

martedì 9 ottobre 2018

La discografia dei Crickets successiva alla morte di Buddy Holly (seconda parte 1964 - 1965)

La carriera discografica dei Crickets subì una dura battuta d'arresto nel 1959 per via della morte del leader storico Buddy Holly che perse la vita in un incidente aereo insieme a Ritchie Valens e The Big Popper. Tuttavia la band non arrestò la propria produzione e riuscì a riprendere l'attività rimaneggiando la formazione. Dopo i primi tre album pubblicati tra il 1960 e il 1962 il gruppo proseguì senza sosta e nel 1964 uscì il quarto album successivo alla morte di Buddy Holly.

Nonostante il disco sia noto come She Loves You / California Sun in realtà non ha un titolo; sulla copertina è riportato l'elenco dei pezzi in esso contenuti e i primi due sono proprio She Loves You e California Sun ed è per questo motivo che il disco è noto con questo titolo. Come riportato anche sul retro di copertina, l'LP vuole sfruttare il successo della british invasion e della beatlemania, infatti contiene cinque cover dei Beatles quali I Want To Hold Your Hand, She Loves You, I Saw Her Standing There, Please, Please Me e From Me To You oltre a Money (That's What I Want) di Barrett Strong di cui i fab four avevano realizzato una cover per l'album With The Beatles del 1963.

Oltre a queste l'album contiene Slippin' and Slidin' di Little Richard, California Sun di Joe Jones, A Fool Never Learns di Andy Williams, Lonely Avenue di Ray Charles (che viene notevolmente accelerata e trasformata da un blues in un rapido rock and roll) e Come On di Tommy Roe. Completa il disco You Can't Be In-Between, l'unico pezzo inedito contenuto sull'LP, un melodico midtempo che rallenta il ritmo rispetto al resto del disco.

La caratteristica principale di questo album di ottimo rock and roll è che nella riproposizione dei pezzi dei Beatles mostra come l'interpretazione dei Crickets, a dispetto della diversità di notorietà, sia in tutto superiore a quella del quartetto di Liverpool. I Crickets infatti non solo suonano meglio, ma eseguono meglio anche le polifonie vocali. Inoltre il cantante Jerry Neylor ha un'estensione e capacità di modulare la voce ben superiore a quella di Paul McCartney, come confermato anche dall'inedito You Can't Be In-Between.

L'anno seguente i Crickets pubblicarono A Collection che come dice il titolo stesso è una raccolta di singoli pubblicati tra il 1962 e il 1965. Non essendo strettamente legato all'esecuzione di cover, questo album consentì ai Crickets di esprimersi prevalentemente in pezzi propri dal suono più vario e maturo in cui il cantante mostra di nuovo le sue notevoli doti e in cui anche le melodie diventano più ricche e complesse.

L'album contiene una versione in inglese di La Bamba realizzata per il film The Girls on the Beach (che oltre ai Crickets include pezzi dei Beach Boys) del 1965 e le cover di Lonely Avenue (già proposta nell'album precedente) e Playboy di David Gates. Oltre a queste il disco contiene undici tracce inedite tra cui You Can't Be In-Between, anch'essa inclusa nel disco precedence. Tra le tracce migliori troviamo My Little Girl e Teardrops Fall Like Rain tratte dal film Just For Fun del 1963. Quest'ultima in particolare, la cui melodia ricorda vagamente Everyday incisa ai tempi di Buddy Holly, mostra nuovamente le incredibili capacità della band non solo come musicisti, ma anche nel canto polifonico. Degna di nota è anche All Over You, brano smaccatamente blues arricchito dalla presenza dell'armonica in cui il canto di Naylor si fa più basso e aspro.

Dopo A Collection la produzione discografica dei Crickets subì un nuovo lungo stop a causa dell'abbandono della band da parte di Naylor. Tuttavia neanche questo nuovo cambio fermò l'attività del gruppo che ripartì nel 1970 con il chitarrista Sonny Curtis alla voce e tuttora la band realizza album nuovi in cui fanno rivivere l'atmosfera degli anni d'oro del rock and roll. Questa straordinaria formazione resta quindi a tutt'oggi una delle band più influenti della storia del rock, anche se la loro scarsa notorietà (almeno in Italia) non rende giustizia alla loro creatività e alle loro capacità tecniche.

lunedì 30 luglio 2018

La discografia dei Crickets successiva alla morte di Buddy Holly (prima parte 1960 - 1962)

La carriera discografica dei Crickets subì un brusco arresto il 3 febbraio del 1959, quando l'aereo che trasportava il frontman Buddy Holly, insieme a Ricthie Valens e The Big Popper, si schiantò vicino a Clear Lake, nell'Iowa. Fortunatamente la morte di Holly non terminò definitivamente la carriera della band che riuscì a riorganizzare la propria formazione e a tornare in studio di registrazione due anni dopo il tragico evento.

Il primo album successivo alla morte di Buddy Holly si intitola In Style With the Crickets ed è stato pubblicato a dicembre del 1960. La band sostituì Buddy Holly con Earl Sinks (che incredibilmente non compare nella copertina del disco) alla voce e con Sonny Curtis alla chitarra (e in due dei dodici pezzi anche alla voce sostituendo Sinks). Il canto nuovo vocalist ricorda molto quello di Buddy Holly e infatti la musica di questo album rispecchia molto lo stile dei dischi precedenti, con un rock and roll veloce e divertente, spesso ai confini con il rockabilly.

L'album si apre con More Than I Can Say che nei decenni a seguire vanterà innumerevoli cover tra cui quella di Leo Sayer del 1980 e contiene altre grandissime perle come I Fought The Law che sarà portata al successo anche dai Clash nell'album eponimo del 1977. Nel disco si trova anche la ballad Deborah, unico pezzo lento delle dodici tracce, e la cover di Great Balls of Fire di Jerry Lee Lewis, che in questa reinterpretazione resta piuttosto simile all'originale. Chiude l'LP Love's Made a Fool of You che in alcune occasioni è stata erroneamente inserita in compilation di Buddy Holly.

Il secondo album dei Crickets senza il loro leader storico uscì due anni dopo nel 1962 e si intitola Bobby Vee Meets the Crickets, come dice il titolo stesso l'album vede il cantante Bobby Vee collaborare con i Crickets come vocalist, dando così un'impronta più rock alle incisioni e caratterizzando notevolmente la musica che si distacca da quella delle origini. Il disco è composto di nuovo da dodici tracce tra cui la cover di Well... All Right, incisa originariamente proprio dai Crickets con Buddy Holly come b-side di Heartbeat del 1958, e Bo Diddley dell'omonimo bluesman che pure era stata incisa dagli stessi Crickets di nuovo con Buddy Holly, ma tale versione verrà pubblicata solo nel 1963 nell'album postumo Reminiscing. Nel disco si trovano anche le cover di Sweet Little Sixteen e Little Queenie di Chuck Berry e Lucille inizialmente incisa da Little Richard. In generale le sonorità dell'album sono più grintose e aggressive e proprio per questo il disco non contiene ballad e l'unico pezzo che rallenta leggermente i ritmi è la cover di The Girl of My Best Friend, portata al successo due anni prima da Elvis Presley.

Nello stesso anno dell'album con Bobby Vee, i Crickets pubblicarono anche il successivo intitolato Something Old, Something New, Something Blue, Somethin' Else. Anche in questo caso il titolo ne suggerisce il contenuto: l'album include infatti otto cover (di cui quattro con la parola "blue" nel titolo) e quattro pezzi nuovi. Per questo album entra in formazione il nuovo cantante Jerry Naylor che ricopre il ruolo di voce principale in tutti i pezzi e anche per questo l'album prende una strada ancora diversa da tutti i precedenti, con suoni più patinati, più orientati al rock and roll e staccandosi sempre più dal rockabilly.

Tra le cover troviamo Summertime Blues di Eddie Cochran, Blue Monday di Fats Domino Love Is Strange di Mickey & Sylvia, incisa dalla band anche con Buddy Holly, ma anche in questo caso la registrazione fu pubblicata solo nel 1969 oltre dieci anni dopo la morte del cantante nell'album Giant. Tra gli inediti, troviamo due ballad, quali Parisian Girl e Little Hollywood Girl scritta per i Crickets da Gerry Goffin e Jack Keller; gli altri due inediti sono la movimentata Don't Ever Change, scritta ancora da Gerry Goffin, questa volta con la ben nota Carole King, e il midtempo He's Old Enough To Know Better.

Dopo questi primi tre i Crickets continuarono a sfornare album di ottima qualità e la loro carriera non si è ancora esaurita, né dal punto di vista discografico né da quello delle esibizioni dal vivo, anche se i loro dischi più recenti sfruttano soprattutto la nostalgia per i loro anni più gloriosi. Questa incredibile band resta comunque tra i più influenti pionieri del rock and roll e se il rock attuale di ogni genere è quello che tutti conosciamo, una buona fetta del merito va sicuramente anche a Buddy Holly e ai Crickets.

martedì 29 maggio 2018

Horus Black - Simply

Horus Black è un giovanissimo cantante esordiente il cui primo album intitolato Simply ha da poco visto la luce. Il disco è composto da dieci tracce caratterizzate fortemente dalla singolare voce del cantante che è ispirata in modo molto evidente al re del rock and roll, Elvis Presley, nel periodo degli ultimi anni sessanta e di album quali From Elvis in Memphis e From Memphis to Vegas/From Vegas to Memphis, quando il cantante di Tupelo abbandonò la carriera cinematografica per tornare a tempo pieno alla musica.

Il primo singolo estratto dall'album si intitola The March of Hope e da subito mostra come la musica di Horus Black prenda spunto dai suoni di quel periodo per portarli ai giorni nostri, e così come Elvis aveva spaziato in vari generi musicali contaminando il proprio sound con spunti presi da ogni angolo degli Stati Uniti (e non solo) anche Horus Black attinge da vari stili e generi dando anche molti tocchi di modernità all'impostazione classica dei modelli a cui si ispira.

L'album parte con due tracce di puro rock and roll, con la title track e con la potente We Are Alone Tonight, ma giunti già al terzo brano appare evidente come i produttori di Horus Black si siano divertiti a spaziare tra suggestioni diverse. Il brano intitolato Lonely Melody è infatti una bellissima commistione tra il canto nello stile del blue eyed soul che spopolava nel Regno Unito negli anni 70 con una base musicale che unisce jazz, tex-mex e rock psichedelico. Il pezzo sembra nato da un incontro tra Tom Jones e i Calexico ed è sicuramente uno dei migliori momenti di questo straordinario album. Le ispirazioni psichedeliche non finiscono qui, il pezzo di chiusura intitolato We Can't Go On This Way propone infatti altre atmosfere di quel genere, unite a qualche spruzzata di stoner rock che lo rendono il brano più sostenuto dell'intero album.

Tra i brani migliori troviamo anche I Know That You Want che sembra presa di peso dai già citati album di The King e trasportata ai giorni nostri, con un ritornello particolarmente energico che consente a Horus Black di dare sfoggio non solo del proprio timbro singolare, ma anche della sua notevole potenza vocale. Tra le sperimentazioni musicali di Horus Black si trova anche la vibrante Sophie che mischia uno stile canoro più simile ai primi album di Elvis con una base musicale che presenta qualche influenza caraibica e che in parte rimanda al mambo di Perez Prado. Tra i pezzi più allegri troviamo anche il rockabilly di Cock A Doodle Doo ispirata ai brani più noti di Bill Haley & His Comets che diedero vita a questo genere musicale negli anni 50.

Completano il disco due tracce più lente con le ballad In My Bed influenzata da sonorità country, genere al quale Elvis dedicò un album nei primi anni 70, e Miss Candy che riporta invece alle atmosfere di Blue Hawaii.

Quello di Horus Black è uno dei dischi di esordio più interessanti di quest'anno, che mette in mostra un interprete dalla voce assolutamente atipica sfruttata al meglio dai suoi autori che hanno saputo costruire un tessuto musicale nato dall'unione di tradizione e modernità. L'esperimento è riuscito in pieno e Simply è un album divertente e che si ascolta con piacere, perché offre un tuffo nel passato con così tanti stili diversi che sembra incredibile sia stato realizzato dallo stesso gruppo di persone. Questo album è sicuramente frutto del lavoro di musicisti tra i migliori del pianeta e porta una bella ventata di aria fresca nel panorama musicale del nostro paese, un po' troppo simile a sé stesso da almeno vent'anni.

lunedì 23 aprile 2018

Link Wray - Link Wray & the Wraymen

Tra i grandi pionieri del rock and roll ce n'è uno che non gode della fama che meriterebbe, perché nonostante sia uno dei chitarristi più influenti della storia Link Wray non viene di solito annoverato tra i più famosi fondatori del genere. Eppure le sue influenze si sentono notevolmente in alcuni dei chitarristi più importanti di ogni tempo (come Jimmy Page, Pete Townsend e Neil Young), essendo Wray uno dei progenitori del power chord e della distorsione che vengono oggi largamente utilizzate negli stili musicali più aggressivi come l'heavy metal e il punk.

Il primo album di Link Wray è stato pubblicato nel 1960 ed è intitolato Link Wray & the Wraymen dal nome della sua band che al tempo era formata da Vernon Wray alla chitarra ritmica, Doug Wray alla batteria e Brantley Moses Horton al basso, oltre ovviamente a Link Wray alla chitarra solista. In alcune edizioni il nome del gruppo è scritto Raymen, senza la W, ma la discografia ufficiale sul sito di Link Wray riporta la grafia Wraymen, è quindi probabile che la grafia alternativa sia frutto di un errore.

Il disco è composto da dodici tracce strumentali (il primo pezzo cantato di Link Wray sarà la cover di Ain't That Lovin' You Babe di Jimmy Reed uscita nell'ottobre dello stesso anno) tra cui cinque singoli usciti tra il 1958 e il 1959 e sette inediti. L'album offre un rock and roll divertente ai confini con il rockabilly e ricco di contaminazioni di altri stili provenienti principalmente dal sud degli Stati Uniti. Troviamo infatti assaggi di dixieland nel brano Dixie-Doodle (che non è l'omonimo pezzo folk, ma una produzione inedita di Wray) e sonorità caraibiche in Rendezvous. Il quartetto si lancia anche in contaminazioni blues con il pezzo di chiusura Studio Blues e in qualche mescolanza con il country, come nella traccia di apertura Caroline.

Tra i pezzi migliori troviamo anche Ramble e Rawhide (da non confondere con l'omonimo Them From The Rawhide portata al successo tra gli altri dai Blues Brothers), entrambe rielaborazioni di un singolo di Link Wray intitolato Rumble che resta ad oggi il suo pezzo di maggior successo, e la più lenta e melodica Lillian che dà un tocco più d'atmosfera a un album di rock e roll grintoso e veloce.

Purtroppo Link Wray e la sua band sono semisconosciuti al grande pubblico, nonostante il suo stile abbia rivoluzionato il suono dei chitarristi che sono venuti dopo di lui, e dischi come questo sono noti solo agli appassionati più esperti. Non possiamo che sperare che l'ascolto dei suoi album, a partire da questa sua prima incisione, serva a ridare la giusta considerazione che questo straordinario musicista merita.

giovedì 8 marzo 2018

La discografia di Ritchie Valens

Tra i musicisti scomparsi troppo giovani Ritchie Valens occupa sicuramente un posto particolare essendo morto a neanche 18 anni in uno schianto aereo il 2 febbraio del 1959 insieme a Buddy Holly e The Big Popper, in quello che fu definito The Day That Music Died. Ma nonostante la brevità della sua carriera e la scarsezza delle sue incisioni, Valens resta uno dei musicisti che hanno forgiato il rock and roll e le cui influenze si sentono nella musica di gruppi come i Santana e in tutti i chitarristi rock che sono venuto dopo di lui.

Durante la sua breve vita Ritche Valens riuscì a pubblicare solo tre 45 giri. Il primo di essi fu Come On, Let's Go/Framed grazie al quale ottenne la prima buona dose di successo; il primo dei due pezzi è un divertente rock and roll che resta tutt'ora una delle tracce più riconoscibili di Valens, mentre il secondo è un blues il cui riff di chitarra ricorda quello di Mannish Boy di Muddy Waters uscito tre anni prima. Il secondo 45 giri fu quello che resterà per sempre il suo maggiore successo: Donna/La Bamba; il primo dei due brani è un lento dedicato alla sua fidanzata dei tempi della scuola, Donna Ludwig, mentre il secondo è la celeberrima rivisitazione in chiave rock and roll di un classico folk messicano che di certo non richiede presentazioni. Il terzo dei tre singoli fu Fast Freight/Big Baby Blues che contiene due pezzi strumentali, il primo dei quali è un puro rock grintoso, mentre il secondo è di nuovo di stampo marcatamente blues.

Purtroppo Valens non riuscì a vedere pubblicati nessuno degli album che raccolgono il materiale da lui registrato, infatti i tre LP pubblicati furono dati alle stampe dal produttore Bob Kane solo dopo la morte del cantante. Il primo di esso si intitola proprio Ritchie Valens e fu pubblicato dopo solo un mese dal tragico evento. Il disco è composto da dodici tracce principalmente improntate a un rock and roll divertente ricco di suoni latini e centroamericani. Nel disco troviamo le quattro tracce tratte dai primi due 45 giri, che sono sicuramente tra i momenti migliori dell'LP. Tra i brani degni di nota troviamo anche i due lenti In A Turkish Town e We Belong Together, mentre tra i pezzi veloci spiccano la cover di Boney-Moronie di Larry Williams e Dooby-Dooby-Wah. Nel disco è presente anche Bluebirds Over The Mountain, cover del brano di Ersel Hickey, che negli anni è stato reinterpretato da innumerevoli artisti tra cui i Beach Boys e Robert Plant.

Nell'ottobre dello stesso anno, Bob Kane pubblicò il secondo album di Ritchie Valens intitolato semplicemente Ritchie. Il disco contiene 11 tracce tra cui le due pubblicate sul terzo 45 giri uscito prima dell'incidente aereo. Rispetto al primo LP, il secondo contiene una maggiore varietà di suoni e stili diversi. Oltre a contenere i due pezzi strumentali usciti nel terzo dei tre 45 giri, vi troviamo infatti anche Little Girl il cui stile musicale sembra influenzato dal rhythm and blues di Fats Domino e un altro brano strumentale intitolato Ritchie's Blues che come dice il titolo stesso tende fortemente verso il blues. Anche in questo disco non mancano comunque i momenti di rock and roll più allegro con brani come The Paddi-Wack Song, Rockin' All Night e Hurry Up, scritta per Valens da Shari Sheeley, al tempo fidanzata di Eddie Cochran. Anche questo album contiene un buon numero di pezzi melodici, e alle volte malinconici, come Stay Beside Me, My Darling Is GoneNow You're Gone.

A dicembre del 1960 Rob Keane pubblicò un terzo LP di Ritchie Valens intitolato Ritchie Valens In Concert at Pacoima Jr. High che, come dice il titolo stesso, contiene una registrazione live di un concerto tenutosi il 10 dicembre del 1958 nella Pacoima Junior High School, in California; che lui stesso aveva frequentato. Il primo lato dell'LP contiene 4 brani registrati live quali Donna, la cover di Summertime Blues di Eddie Cochran, l'inedito From Beyond strumentale e La Bamba. La sezione live è completata con una registrazione demo di Come On Let's Go a cui è stato sovraimposto il rumore della folla, che infatti non combacia con l'incedere del pezzo.

Il secondo lato dell'LP contiene cinque registrazioni in versione demo mai completate, ciascuna introdotta dalla voce di Keane che ne spiega il contenuto. Tre dei pezzi sono strumentali: Rhythm Song, Guitar Instrumental ispirata alla musica di Bo Diddley, e il brano folk Malagueña che avrebbe dovuto nelle speranze del autori replicare il successo di La Bamba. Oltre a questi, concludono il disco due pezzi cantati intitolati Rock Little Darling e Let's Rock and Roll, due rock and roll veloci e dalle atmosfere festaiole. La qualità di questo terzo disco è piuttosto povera, tuttavia va riconosciuto a Keane il merito di aver dato alle stampe del materiale preziosissimo che altrimenti sarebbe andato perso o sarebbe diventato rarissimo e introvabile.

Purtroppo le incisioni di Ritchie Valens sono veramente poche perché la prematura morte del cantante non gli ha consentito di registrare più di una manciata di pezzi. L'interesse per la musica di Valens e per la sua tragica storia sono stati rinvigoriti negli anni 80 dal biopic La Bamba in cui i Los Lobos interpretano la musica di Valens rinnovandola e attualizzandola con il gusto dell'epoca. In realtà non sapremo mai dove sarebbe arrivato Ritchie Valens se avesse potuto vivere più a lungo, ma dal talento che ha dimostrato in soli tre LP possiamo immaginare che sarebbe diventato uno dei grandissimi del rock and roll al pari dei cantanti più blasonati di ogni tempo.

sabato 3 febbraio 2018

I primi tre album di Buddy Holly

Nonostante la sua carriera sia stata brevissima, essendo morto a soli 22 anni il 3 febbraio del 1959, Buddy Holly è uno dei giganti del rock and roll degli anni 50; uno dei pochissimi che insieme a Chuck Berry, Elvis Presley, Little Richard e Ritchie Valens ha forgiato la nuova musica che stava nascendo e che influisce tuttora su tutto ciò che ascoltiamo. Basti pensare che proprio a Buddy Holly si deve la formazione tipica dei gruppi rock con doppia chitarra, basso (o contrabbasso) e batteria.

Durante la sua vita Buddy Holly pubblicò solo tre album, usciti nell'arco complessivo di cinque mesi. Il primo di essi è intitolato The "Chirping" Crickets, dal nome del gruppo fondato dallo stesso Buddy Holly, che oltre a cantare suonava la chitarra solista, con Jerry Allison alla batteria, Joe B. Mauldin al contrabbasso e Niki Sullivan alla chitarra ritmica. Il disco, pubblicato nel novembre del 1957, contiene dodici tracce, tra pezzi usciti precedentemente in 45 giri ed altri registrati apposta per l'album. Già da questo primo LP troviamo il suono distintivo di Buddy Holly fatto di un rock and roll divertente, ai confini con il rockabilly, e ricco di suoni incredibilmente innovativi che lo pongono qualitativamente nettamente al di sopra degli altri musicisti della sua epoca. Nell'album troviamo capolavori assoluti del rock and roll come Oh, Boy!, Not Fade Away (che vanterà innumerevoli cover, tra cui quella dei Rolling Stones nel 1964), Maybe Babe e That'll Be The Day. Il disco contiene anche la bellissima You've Got Love scritta da Roy Orbison appositamente per Buddy Holly. Tra i pezzi più melodici, che nel disco non mancano, ne troviamo alcuni in cui il gruppo sconfina anche nel doo-wop come Send Me Some Lovin' e Last Night.

Il secondo album uscì nel febbraio del 1958, a soli tre mesi di distanza dal primo, ed è firmato con il solo nome di Buddy Holly nonostante la formazione che lo ha realizzato sia la stessa del precedente e veda di nuovo i Crickets al completo. L'album porta il nome stesso del cantante e riesce nella difficile impresa di superare il primo in qualità: le undici tracce sono altrettanti gioielli di rock and roll che meriterebbero di finire in una raccolta dei migliori brani di ogni tempo. Troviamo infatti pezzi come l'incalzante I'm Gonna Love You To, il lento Peggy Sue, ed Everyday. Tra i brani veloci troviamo anche (You're So Square) Baby I Don't Care, che l'anno precedente fu incisa anche da Elvis Presley, e Rave On! che ad oggi vanta innumerevoli cover tra cui quella di John Cougar Mellencamp del 1988.

Il terzo e ultimo album pubblicato da Buddy Holly in vita si intitola That'll Be The Day ed è composto da incisioni che temporalmente precedono gli altri due, in quanto risalgono al 1956. La formazione dei musicisti è molto varia e gli strumentisti coinvolti sono diversi e cambiano da brano a brano; dei Crickets compare solo Jerry Allison e non in tutti i pezzi. Come ci si può aspettare, le registrazioni sono più grezze e il disco non contiene tracce memorabili nonostante contenga comunque brani validi, come una versione della title track antecedente alla stessa pubblicata sul primo album, Midnight Shift e Love Me.

Tra l'uscita del suo terzo album e il giorno in cui Buddy Holly trovò la morte insieme a Ritchie Valens e The Big Popper riuscì a incidere molti singoli, ma non a confezionare un album intero. Il materiale di certo non gli mancava, visto che le incisioni postume di Buddy Holly sono molte di più di quelle che ha pubblicato in vita e la qualità delle stesse è assolutamente in linea con la musica meravigliosa dei primi tre album.

Resta l'enorme rimpianto di non sapere dove sarebbe arrivato questo straordinario musicista se non fosse morto così giovane. Non sapremo mai se avrebbe avuto una carriera leggendaria come quella di Elvis che spaziò tra innumerevoli generi musicali o se sarebbe rimasto fedele agli stili originari come Chuck Berry. Ma sappiamo che nonostante la brevità della sua vita la musica che ci ha lasciato lo proietta a pieno titolo nell'olimpo dei più grandi innovatori di ogni genere.

lunedì 26 giugno 2017

Chuck Berry - Chuck

In occasione del suo novantesimo compleanno nell'ottobre del 2016, Chuck Berry annunciò sui social network di star registrando il suo nuovo album, il primo da Rock It del 1979. Il leggendario cantante fece in tempo a completare la registrazione del nuovo disco, intitolato proprio Chuck, ma non a vederlo pubblicato perché il 18 marzo di quest'anno spirò nella sua casa di Saint Charles nel Missouri.

L'album è stato comunque pubblicato il 9 giugno del 2017 ed è composto di dieci tracce che lasciano traspirare quanto ispirato e in forze fosse Chuck durante le sessioni di registrazione. La musica di Chuck Berry resta fedele al rock and roll degli anni 50 che lo rese famoso e questa impronta è chiara fin dalle prime tracce. Il disco si apre infatti con due pezzi veloci e divertenti come nella sua migliore tradizione: Wonderful Woman, che ricorda nella melodia You Never Can Tell, e Big Boys il cui riff iniziale ricorda molto quello di Johnny B. Goode e di Roll Over Beethoven, ma non è una sorpresa che Chuck riutilizzi alcune melodie in più pezzi visto che lo ha fatto più di una volta durante la sua brillante carriera. Un riff simile apre anche Lady B. Goode il cui rimando al passato è fin troppo ovvio. Un altro brano che chiaramente si ricollega alle origini è il melodico Jamaica Moon che ricorda per sonorità e per le atmosfere caraibiche Havana Moon tratto da After School Session del 1957.

Chuck Berry non attinge solo dal proprio passato rock and roll ma anche dal blues che è da sempre una delle colonne portanti della sue musica. Nel disco troviamo infatti due blues lenti ispirati alla tradizione del delta del Mississippi, Ducthman e Eyes of Man, in cui Chuck abbandona il canto per passare al parlato nello stile del talking blues inventato da John Lee Hooker. Dalle sonorità tipicamente blues è anche la melodica cover dello standard You Got to My Head in cui Chuck duetta con la figlia Ingrid.

Tra i momenti più melodici del disco troviamo anche Darlin e She Still Loves You, due pezzi lenti sorretti dal suono del piano. In ultimo nel disco è presente un brano un po' diverso e un po' più scherzoso intitolato 3/4 Time (Enchiladas) che come suggerisce il titolo stesso è caratterizzato da un allegro tempo in 3/4.

E' superfluo dire che questo album rappresenta il testamento musicale di Chuck Berry, ciò che invece va sottolineato è da questo disco emerge come Chuck a novant'anni avesse ancora voglia di scrivere e incidere della buona musica fatta per divertire senza mai essere scontata. E' vero che nella sua lunga carriera Chuck Berry non si è mai allontanato dal proprio modello iniziale, e questo disco lo conferma, ma è anche vero che la stragrande maggioranza della musica rock nata dagli anni 50 in avanti discende da lui come testimoniato dall'incredibile numero di cover dei suoi pezzi che sono state realizzate dagli artisti più disparati. E questo nuovo album non è solo un testamento, ma anche l'ennesima prova che il lascito culturale di Chuck Berry, che nel disco compare non solo come cantante e autore ma anche come chitarrista, è enorme e inestimabile e che nonostante l'età avanzatissima la sua capacità creativa non è mai calata.

giovedì 28 aprile 2016

La morte di Elvis Presley

Il 16 agosto del 1977 segnò una data fondamentale nella storia della musica perché nel primo pomeriggio di quel martedì il re del rock and roll Elvis Presley fu trovato morto in uno dei bagni della sua residenza di Graceland ponendo così una forzata fine alla carriera di uno dei più grandi interpreti della musica di tutti i tempi.

Nell'ultimo periodo Elvis conduceva una vita sregolata e senza orari, il giorno prima della sua morte si svegliò dopo le quattro del pomeriggio e quella stessa sera volle vedere il proprio dentista, il dottor Hofman, intorno alle 22:30 perché soffriva di forte mal di denti. Insieme a lui andò anche la donna con cui visse nell'ultimo periodo della sua vita, la ventunenne Ginger Alden con cui era fidanzato da meno di un anno. Il dentista praticò la pulizia della bocca e Elvis e gli fece anche alcune otturazioni, quindi visitò anche Ginger a cui pure praticò la pulizia della bocca. In quei giorni i rapporti tra Elvis e Ginger erano molto tesi perché il 16 agosto il cantante avrebbe dovuto partire per l'ennesima tournée della sua carriera e voleva che la ragazza lo seguisse, ma Ginger sosteneva di avere degli impegni che l'avrebbero trattenuta a Memphis e che lo avrebbe raggiunto in seguito.

Elvis e Ginger tornarono a Graceland alle 00:28 dalla visita dal dentista e mentre il cantante era ancora in macchina durante il suo ultimo spostamento gli fu scattata quella che rimarrà per sempre la sua ultima foto in vita. Alle 2:15 Elvis chiamò il suo medico personale, il dottor George Nichopoulos chiedendogli un analgesico perché uno dei denti curati da Hofman gli faceva ancora male, il medico gli prescrisse il Dilaudid ed Elvis chiamò quindi il fratellastro Rick Stanely chiedendogli di ritirare la prescrizione dal medico e le medicine dalla farmacia del Baptist Memorial Hospital. In rete si trova facilmente una copia della prescrizione del dottor Nichopoulos che include degli stimolanti oltre al Dilaudid, ma si tratta di un falso che veniva venduto insieme al bootleg Elvis' Greatest Shit del 1982 che nelle intenzioni di chi lo ha realizzato doveva raccogliere il peggior materiale mai registrato da Elvis. Nel documento falso il nome del medico è scritto sbagliato, Nichopolous invece di Nichopoulos, così come è sbagliato anche il codice di avviamento postale, 34108 invece di 38104.

Dopo aver assunto le medicine portategli da Stanley. Alle 4 di notte, ancora non riuscendo a dormire, Elvis svegliò il cugino Billy Smith e la moglie Jo per una partita di racquetball (sport simile allo squash ma giocato con una palla di gomma) con lui e Ginger, pensando che l'esercizio fisico lo avrebbe aiutato a tenere il peso sotto controllo, del resto la forma fisica sarebbe tornata a essere un fattore determinante vista l'imminente tournée. Nonostante Billy e Jo fossero addormentati a casa loro, accettarono l'invito e andarono a Graceland a giocare. Giocarono dapprima le due ragazze, poi Elvis e Ginger, poi Billy e Jo e poi Billy ed Elvis ma la partita dei due uomini degenerò in fretta e i due cominciarono a tentare di colpirsi reciprocamente con la palla, finché Elvis non si fece male allo stinco con la sua stessa racchetta. La partita finì con una risata di gruppo, quindi Elvis portò Ginger, Billy e Jo nella sala dove teneva il piano e intrattenne i suoi tre ospiti suonando e cantando due brani gospel e la canzone Blue Eyes Crying in the Rain di Fred Rose che Elvis aveva inciso per il suo penultimo album From Elvis Presley Boulevard, Memphis, Tennessee e Unchained Melody che Elvis aveva inciso per il suo ultimo album Moody Blue.

Verso le cinque del mattino Elvis e Ginger tornarono e letto e mentre il cantante camminava verso la sua stanza vide la figlia Lisa Marie ancora sveglia, la rimise a letto dandole un bacio della buona notte. Arrivato in stanza chiese a Rick di portargli altri sonniferi e il fratello gli consegnò il primo pacchetto di medicine che assunse quella mattina. Non riuscendo a dormire Elvis prese altre pastiglie alle 7 e ancora altre alle 8. Purtroppo le medicine assunte non ebbero l'effetto sperato e alle 9 Elvis, in preda a dolori addominali dovuti a una grave costipazione, si alzò dal letto dicendo a Ginger che sarebbe andato in bagno a leggere portando con sé un libro.

Nel frattempo Ginger si addormentò e si svegliò tra l'una e trenta e le due del pomeriggio non trovando Elvis accanto a sé. Non si allarmò da subito ed andò dapprima a lavarsi e truccarsi in un altro bagno, quindi andò a cercare Elvis nel bagno in cui l'uomo si era chiuso dalle 9 e dopo aver bussato senza ottenere la porta entrò e trovò il cantante steso a terra sul fianco sinistro con ancora i pantaloni abbassati in stato di incoscienza e con il viso immerso in una pozza di vomito. In preda allo spavento Ginger chiamò la governante al piano di sotto con l'interfono e questa inviò Al Strada, una delle guardie di Elvis, e il suo road manager Joe Esposito (nessuna relazione con l'omonimo cantante) che arrivò di corsa dal Howard Johnson Hotel e che capendo subito della gravità della situazione chiamò il soccorso medico e subito dopo chiamò anche Nichopoulos. Ginger, Al e Joe girarono il corpo sulla schiena ma questo era già freddo e rigido, provarono comunque a praticargli la rianimazione cardio-polmonare ma per via del rigor mortis la bocca di Elvis non si aprì, segno che il cantante era già deceduto da alcune ore e quindi ogni tentativo di rianimarlo sarebbe comunque stato vano. Sopraggiunsero sulla scena anche Vernon Presley, il padre del cantante, e Lisa Marie che Ginger tenne fuori dalla stanza per non farle vedere il cadavere del padre.

I paramedici arrivarono a Graceland alle 14:33, nonostante il cadavere fosse ormai freddo provarono comunque anche loro a rianimarlo e continuarono a farlo durante in tragitto verso l'ospedale anche intubandolo e somministrandogli degli stimolanti. Nel frattempo arrivò anche Nichopoulos che salì sull'ambulanza e diede istruzioni di portare Elvis al Batpist Memorial Hospital e non al Methodist South Hospital che sebbene fosse più vicino non aveva mai avuto Elvis in cura e quindi i registri relativi al cantante si trovavano al Baptist Memorial dove inoltre Nichopoulos aveva numerose conoscenze. Ma una volta arrivato all'ospedale, alle ore 15 Elvis Presley fu dichiarato morto.

L'autopsia iniziò il giorno stesso del decesso e questa accertò che il fegato del cantante era gravemente danneggiato, il cuore ingrossato e l'intestino occluso da materiale fecale. Gli esiti degli esami furono consegnati alla famiglia solo due mesi dopo e rilevarono nel corpo di Elvis la presenza di ben 14 farmaci di cui dieci ampiamente oltre i limiti imposti dall'uso terapeutico. L'ipotesi sostenuta dai patologi fu quindi che l'abuso di farmaci causò il decesso di Elvis Presley. Tuttavia il medico legale della contea di Shelby, il dottor Jerry Francisco, sostenne da subito che si trattò invece di un problema al cuore. Tutt'ora a quasi quarantanni dalla morte di Presley il dibattito su quale fu la causa del decesso è ancora aperto tra chi sostiene che il motivo sia l'abuso di farmaci e chi sostiene un evento di tipo cardiaco causato dallo sforzo della defecazione. Di questa seconda opinione è anche il dottor Shepperd della trasmissione televisiva Autopsy trasmessa da Channel 5 che nella puntata dedicata alla morte di Elvis fa notare che prima di morire il cantante di alzò dalla toilette e fece alcuni passi allontanandosi di un metro dalla toilette stessa e facendo cadere con la mano alcuni flaconi vicino al lavello. Di norma chi muore per abuso di farmaci perde coscienza e si addormenta, ma questo non sembra essere il caso di Elvis che al contrario si alzò e probabilmente aveva intenzione di chiedere aiuto.

Come tutte le morti premature di personaggi famosi anche il decesso di Elvis Presley ha dato vita a numerose teorie alternative tra le più fantasiose. Secondo alcuni Elvis sarebbe stato ucciso dal suo manager, il Colonnello Tom Parker, il quale sarebbe stato anche un agente dell'FBI incaricato di uccidere Elvis per evitare che questi rivelasse particolari scomodi che aveva scoperto sugli omicidi dei fratelli Kennedy. Ma si tratta di una delle tante ipotesi di complotto che si basa sul nulla; non vi è prova fattiva di nulla di tutto ciò.

Una teoria più nota vuole che Elvis abbia intenzionalmente abusato dei farmaci che aveva a disposizione per suicidarsi in quanto depresso. Ma se queste fossero state davvero le intenzioni del cantante avrebbe probabilmente cercato di ingerire tutte le dosi di medicine contemporaneamente (ad esempio accumulandole per l'ultima somministrazione se non poteva averle a disposizione prima senza destare sospetti da parte di Ginger o di Rick). Inoltre Ginger nelle interviste rilasciate dopo la morte di Elvis lo descrisse come euforico ed eccitato per la tournée che stava per intraprendere e questo non sembra proprio il quadro di una persona intenta a suicidarsi.

Ma la teoria alternativa più nota è senza dubbio quella secondo cui Elvis sarebbe vivo e si nasconderebbe da qualche parte del mondo, nessuno sa né dove né perché. Francamente questa teoria è più assurda di quella del suicidio e dovrebbe prevedere un gigantesco complotto di cui farebbero parte anche Nichopoulos, Francisco e tutti i medici che hanno avuto contatti con il cadavere di Elvis da Graceland fino all'autopsia. In rete e in alcuni libri si legge che Francisco avrebbe dichiarato che il cervello e il cuore di Elvis dopo l'autopsia sono rimasti al Baptist Memorial Hospital, nell'ambito di questa ricerca non abbiamo trovato la citazione originale e forse Francisco non ha mai proferito quella frase e quindi non possiamo prendere per assodato che Elvis sia stato sepolto senza questi organi vitali. Tuttavia anche senza questa smentita è oltre il ridicolo pensare che il cantante abbia finto la propria morte e non sia stato scoperto in quasi quattro decenni.

Le fonti che abbiamo utilizzato per questa ricerca sono i libri Careless Love: The Unmasking of Elvis Presley di Peter Guralnick, The Death of Elvis di Charles C. Thompson II e James P. Cole e The King and Dr. Nick: What Really Happened to Elvis and Me del dottor George Nichopoulos, i documentari Autopsy e Elvis Presley: The Last 24 Hours e numerose interviste rilasciate poco dopo l'accaduto da Ginger Alden facilmente reperibili su YouTube.

giovedì 23 luglio 2015

La morte di Brian Jones

Il giorno della sua morte Brian Jones era già l'ex chitarrista dei Rolling Stones, la band lo aveva escluso dalla formazione per via del suo pessimo carattere da circa un mese. Il 2 luglio del 1969 a Cotchford Farm, la sua residenza ad Hartfield nell'East Sussex, erano presenti altre due persone oltre a Brian Jones e alla sua fidanzata Anna Wohlin. Il primo era l'imprenditore edile Frank Thorogood che aveva l'incarico dei lavori di ristrutturazione della casa; Thorogood era stato presentato a Jones dall'autista del gruppo Tom Keylock e alloggiava momentaneamente in un appartamento sopra al garage della villa per poter presidiare i lavori in modo più efficace. La seconda persona era un'infermiera diplomata chiamata Janet Lawson che diceva di essere la fidanzata di Thorogood e che momentaneamente alloggiava con lui.

I rapporti tra Jones e Thorogood non erano buoni, il chitarrista era furioso con l'imprenditore per la qualità scadente dei lavori: solo pochi giorni prima una trave della cucina era caduta dal soffitto mancando Anna per pochi centimetri. Secondo qualche ricostruzione Jones aveva già licenziato Thorogood prima del 2 luglio, secondo molti altri stava valutando se farlo ma non aveva ancora preso una decisione finale. Questa seconda versione è molto più realistica perché se Jones avesse già licenziato Thorogood non si capisce perché questi alloggiasse ancora nella casa del chitarrista.

La sera del 2 luglio fino circa alle 22:30 Brian e Anna stavano guardando in televisione il famoso show Rowan & Martin's Laugh-In, quindi Brian si alzò per andare nell'appartamento di Frank e invitare i due per un drink a bordo piscina. Frank e Janet accettarono e si portarono alla piscina dove Brian e Anna erano già seduti. I quattro bevvero brandy, vodka e whiskey e di tanto in tanto Brian assunse delle pastiglie di tranquillante. Prima di mezzanotte Brian propose di fare un bagno in piscina. Le due donne rifiutarono, Anna disse che aveva freddo e fece per tornare in casa e Janet la seguì non dopo aver tentato di far desistere Brian che non riteneva potesse nuotare in quella condizione di ebbrezza.

I due uomini si tuffarono in piscina e poco dopo anche Frank rientrò in casa in cerca di sigarette. Quello che accadde all'interno della casa è oggetto di numerose ricostruzioni discordanti; è sicuro che Anna salì in camera per cambiarsi e che un attimo dopo fu impegnata in una telefonata ma non è chiaro se la fece o se la ricevette e chi dei tre sollevò per primo il ricevitore. Ciò che è certo è che per qualche minuto Thorogood rimase in piscina da solo con Jones e che poco dopo anche Thorogood venne via.

Janet rimase poco in casa e tornò fuori dove vide Brian Jones sul fondo della piscina a faccia in giù inerte. Janet urlò chiedendo aiuto, Anna sentì subito le urla perché la finestra della sua camera era rivolta proprio verso la piscina. L'infermiera tentò di estrarre Jones dall'acqua, ma da sola non ci riuscì. Nel frattempo Anna abbandonò il telefono sul letto, senza riagganciare, e corse fuori insieme a Thorogood. In tre estrassero Brian dalla piscina e Janet iniziò subito a praticargli la respirazione bocca-a-bocca per poi lasciare questo compito ad Anna in modo da poter eseguire il massaggio cardiaco. Nel frattempo Thorogood rientrò in casa per chiamare soccorsi, ma perse dei secondi preziosi perché Anna aveva lasciato il telefono scollegato.

L'ambulanza arrivò poco dopo mezzanotte seguita dalla polizia. Brian Jones fu dichiarato morto per cause accidentali dovute ad abuso di alcol e droga. La quantità di alcol nel sangue di Jones era di 140 milligrammi per decilitro: una quantità che non uccide ma che può pesantemente intontire. Inoltre dall'autopsia emerse che il cuore e il fegato di Jones erano gravemente compromessi dall'abuso di alcol e stupefacenti.

Per 25 anni questa teoria fu l'unica accettata, fino a quando nel febbraio del 1994 Tony Keylock dichiarò che Frank Thorogood (insieme ad Anna Wohlin nella foto accanto) poco prima di morire di tumore nel 1993 gli rivelò di aver ucciso Jones tenendolo sott'acqua; ma l'omicidio non fu volontario, Thorogood voleva solo spaventare Jones e farlo riemergere ma la situazione gli scappò di mano. In seguito anche Anna e Janet cambiarono le proprie versioni dei fatti per dare credito all'ipotesi che Thorogood avesse ucciso Jones. Anna pubblicò nel 1999 un volume intitolato The Murder of Brian Jones in cui racconta i fatti cambiando pochi dettagli rispetto alle sue prime deposizioni ma soffermandosi maggiormente sui rapporti tesi tra Thorogood e Jones e incolpando l'imprenditore di omicidio. Janet dichiarò al Daily Mail nel 2008 che la sua prima deposizione fu gravemente modificata dall'agente di polizia che la raccolse e aggiunse di non essere mai stata la fidanzata di Thorogood ma piuttosto di essere stata legata a Keylock il quale le aveva chiesto di andare per un periodo di tempo a Cotchford Farm per tenere sotto controllo Brian; Janet cambiò versione anche sulle cause della morte sostenendo anche lei di ritenere Thorogood responsabile per via del suo malcelato nervosismo poco prima che si scoprisse il cadavere.

Nonostante la teoria dell'omicidio perpetrato dall'imprenditore non sia del tutto folle va sottolineato che gli indizi in questo senso sono molto deboli. Tutta la teoria è basata su una confessione sul letto di morte che come ovvio lascia il tempo che trova perché il morto non può confermare o smentire e perché vi è un unico testimone. Anche i racconti delle due donne hanno poco peso perché entrambe hanno puntato il dito verso Thorogood solo dopo la supposta dichiarazione in punto di morte e a distanza di decenni dall'accaduto. Inoltre nessuna delle due è stata comunque testimone oculare e quindi le loro sono solo supposizioni.

Basta anche il comune buon senso a capire che questa teoria non è del tutto solida. Che Thorogood abbia ucciso Jones tenendolo sott'acqua implica necessariamente che il musicista non abbia minimamente tentato la difesa; altrimenti avrebbe avuto segni di colluttazione mentre né i testimoni né il medico li hanno mai menzionati e Anna avrebbe sentito le urla dalla finestra che si affaccia sulla piscina. Quindi dobbiamo ipotizzare che Jones fosse talmente stordito dall'alcol e dalle droghe da non essere in grado di difendersi, ma se era talmente stordito da non sapersi difendere l'ipotesi secondo cui era altrettanto incapace di nuotare torna ad essere la più probabile. Inoltre è veramente assurdo che Thorogood volesse fare uno scherzo così pesante al proprio committente: come unica conseguenza avrebbe ottenuto una denuncia per tentato omicidio e l'esonero dall'incarico dei lavori.

Tra le prove spesso portate a favore della teoria dell'omicidio c'è il fatto che il cadavere si trovasse sul fondo della piscina. Ma questo comportamento è assolutamente normale, qualunque cadavere di norma va a fondo e riemerge solo dopo ore quando si sono sviluppati dei gas intestinali (i testi da noi consultati sul comportamento dei cadaveri in acqua sono Crimini e farfalle di Cristina Cattaneo e Monica Maldarella, Manuale completo di medicina legale di Giuseppe Briand e Giuseppe Saverio Brosson e il paragrafo The Body in Water di questo documento dell'FBI).

Un'altra teoria vuole che Jones sia stato ucciso da Thorogood ma con l'aiuto dei suoi operai. Questa tesi è sostenuta da A. E. Hotchner nel libro Blown Away: The Rolling Stones and the Death of the Sixties, l'autore cita come proprie fonti le testimonianze di Dick Hattrell, ex manager della band, e di un amico di Brian che ha voluto restare anonimo e che si fa chiamare "Marty". Hattrell avrebbe saputo dagli operai di Thorogood che quella sera erano presenti anche loro a Cotchford Farm e che insieme a Frank hanno annegato Brian involontariamente, ma negli anni Hattrell ha smentito varie volte di aver detto questo. Marty sarebbe invece stato testimone oculare dell'omicidio ma in oltre quarant'anni non è mai uscito allo scoperto; l'uomo menziona anche la presenza di due donne legate sentimentalmente ai lavoratori le quali però restano anonime e non si sono mai fatte avanti per testimoniare. In realtà bastano le testimonianze di Anna e Janet a confermare che nessun operaio di Thorogood era presente quella sera. L'unica spiegazione sarebbe quindi che nei pochi minuti in cui le due donne hanno lasciato Brian solo con Thorogood gli operai siano intervenuti, abbiamo ucciso il musicista e poi siano scappati senza farsi vedere dalle due ragazze. Si tratta francamente di un'assurdità piuttosto evidente visto il poco tempo a disposizioni e l'ovvio rischio di essere scoperti.

Pur non potendo mettere la parola "fine" sull'intera vicenda, a oltre quarant'anni dall'accaduto l'ipotesi dell'incidente resta la più credibile e probabile.

Oltre a quelle già citate le fonti che abbiamo consultato sono The Stones: The Definitive Biography di Philip Norman, Amy, 27 di Howard Sounes, Brian Jones: The untold life and mysterious death of a rock legend di Laura Jackson, Old Gods Almost Dead di Stephen Davis, Sympathy for the Devil di Paul Trynka.