È disponibile sul mio canale YouTube un'intervista video a Michele Guaitoli, cantante dei Visions of Atlantis e dei Temperance. Nel video parliamo dei suoi album più recenti con le due band e dei progetti futuri.
Ringraziamo Michele per la sua cortesia e disponibilità.
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venerdì 22 dicembre 2023
venerdì 14 ottobre 2022
Xandria + Visions of Atlantis - Milano, 13/10/2022
Questo concerto era inizialmente previsto per settembre del 2020 e anche allora avevo deciso che ci sarei andato, perché dopo aver visto i Visions of Atlantis al Dadga di Retorbido sapevo che non avrei potuto perdermi altre loro date live nelle vicinanze. Purtroppo la pandemia ha costretto la band a posticipare di due anni, ma almeno il ritardo ha consentito di arricchire il piatto perché nel frattempo gli Xandria si sono rimessi al lavoro con una cantante nuova e le due band hanno unito le forze partendo per questo tour insieme.
La nuova data è il 13 ottobre 2022, la location è la stessa della pianificazione originale: il Legend di Milano che è uno di quei locali in cui funziona praticamente tutto, essendo in periferia quanto basta da non dover attraversare il traffico metropolitano, con un parcheggio poco distante e il bar appena fuori. Purtroppo mi perdo l'apertura dei Ye Banished Privateers perché essendo una giornata di lavoro non riesco ad arrivare in tempo, ma arrivo con anticipo per gli Xandria che con Ambre Vourvahis dimostrano subito di avere ancora intatta la propria potenza di fuoco. La band esegue i tre brani scritti e realizzati con la cantante nuova, uno dei quali intitolato Ghosts è ancora inedito, e completa la propria esibizione con pezzi tratti da tutta la loro discografia da Ravenheart fino a Death to The Holy dall'ultimo album Theater of Dimensions. Ambre, che si muove sul palco con la sicurezza di una diva di lunga esperienza, si confronta quindi con le tre vocalist che l'hanno preceduta e ne esce a testa altissima mostrando carisma e una notevole capacità di passare dal growl, al canto tradizionale alla lirica con una disinvoltura incredibile.
Poco dopo la band tedesca, salgono sul palco i Visions of Atlantis e se possibile l'asticella si alza ancora. La band apre la propria performance con Master the Hurricane e i due vocalist, Clémentine Delauney e Michele Guaitoli, dimostrano subito che la loro intesa è sempre più solida mentre si alternano e duettano mostrando un'amalgama perfetta. La scaletta prevede otto pezzi dall'ultimo album Pirates e il tema piratesco e del viaggio che combina speranza e incertezza contraddistingue ogni cosa: dall'abbigliamento della band, all'ambientazione, all'introduzione dei pezzi con cui i due vocalist raccontano le storie dietro a ciascuna delle loro canzoni. Questa volta però si nota qualcosa di diverso, mentre Michele in forma straripante dialoga con il pubblico in italiano non traspare solo la passione per la musica ma anche la gioia di poter tornare alla normalità dopo due anni terribili. La positività che la band vuole esprimere sprizza da ogni gesto; il sorriso non manca mai, Clémentine scherza lanciando tra il pubblico il cappello da pirata di Michele e lo stesso Michele dice chiaro che questo non è un concerto ma una festa quando invita il pubblico a saltare durante l'esecuzione di Melancholy Angel. Ovviamente tutti seguiamo l'invito e mentre salto e canto con loro mi viene un dubbio: ma come fa Clémentine a passare al registro lirico mentre salta?
Quando Clem annuncia che siamo giunti all'ultima canzone guardo l'orologio perché non ci credo, mi sembra che dall'inizio siano passati dieci minuti e invece devo riconoscere che la band suona da un'ora e mezza. Sarà che ho divorato Pirates e lo so a memoria, ma questo concerto è davvero volato. Lo show si chiude con Pirates Will Return e Legion of the Seas, ma anche quando si spengono le luci non c'è una gran fretta di andare a casa e la scelta è vincente perché la band di ferma a bere qualcosa di fresco con il pubblico e Michele e il chitarrista Christian Douscha sono anche ben disponibili per chi vuole fare una foto con loro.
La serata a questo punto volge al termine davvero, ma quello che resta mentre riprendiamo l'autostrada con Pirates nell'autoradio è una sensazione di positività che dopo un concerto non si respirava da tempo, perché la gioia che la band ha voluto trasmetterci ci ha coinvolto in pieno e ce la portiamo a casa. Ed è quello che serve per riprendere il mondo come lo conoscevamo. E alla fine non resta che ringraziare chi ha reso possibile tutto questo.
Grazie Xandria, grazie Visions of Atlantis e grazie Legend. Grazie a tutti.
La nuova data è il 13 ottobre 2022, la location è la stessa della pianificazione originale: il Legend di Milano che è uno di quei locali in cui funziona praticamente tutto, essendo in periferia quanto basta da non dover attraversare il traffico metropolitano, con un parcheggio poco distante e il bar appena fuori. Purtroppo mi perdo l'apertura dei Ye Banished Privateers perché essendo una giornata di lavoro non riesco ad arrivare in tempo, ma arrivo con anticipo per gli Xandria che con Ambre Vourvahis dimostrano subito di avere ancora intatta la propria potenza di fuoco. La band esegue i tre brani scritti e realizzati con la cantante nuova, uno dei quali intitolato Ghosts è ancora inedito, e completa la propria esibizione con pezzi tratti da tutta la loro discografia da Ravenheart fino a Death to The Holy dall'ultimo album Theater of Dimensions. Ambre, che si muove sul palco con la sicurezza di una diva di lunga esperienza, si confronta quindi con le tre vocalist che l'hanno preceduta e ne esce a testa altissima mostrando carisma e una notevole capacità di passare dal growl, al canto tradizionale alla lirica con una disinvoltura incredibile.
Poco dopo la band tedesca, salgono sul palco i Visions of Atlantis e se possibile l'asticella si alza ancora. La band apre la propria performance con Master the Hurricane e i due vocalist, Clémentine Delauney e Michele Guaitoli, dimostrano subito che la loro intesa è sempre più solida mentre si alternano e duettano mostrando un'amalgama perfetta. La scaletta prevede otto pezzi dall'ultimo album Pirates e il tema piratesco e del viaggio che combina speranza e incertezza contraddistingue ogni cosa: dall'abbigliamento della band, all'ambientazione, all'introduzione dei pezzi con cui i due vocalist raccontano le storie dietro a ciascuna delle loro canzoni. Questa volta però si nota qualcosa di diverso, mentre Michele in forma straripante dialoga con il pubblico in italiano non traspare solo la passione per la musica ma anche la gioia di poter tornare alla normalità dopo due anni terribili. La positività che la band vuole esprimere sprizza da ogni gesto; il sorriso non manca mai, Clémentine scherza lanciando tra il pubblico il cappello da pirata di Michele e lo stesso Michele dice chiaro che questo non è un concerto ma una festa quando invita il pubblico a saltare durante l'esecuzione di Melancholy Angel. Ovviamente tutti seguiamo l'invito e mentre salto e canto con loro mi viene un dubbio: ma come fa Clémentine a passare al registro lirico mentre salta?
Quando Clem annuncia che siamo giunti all'ultima canzone guardo l'orologio perché non ci credo, mi sembra che dall'inizio siano passati dieci minuti e invece devo riconoscere che la band suona da un'ora e mezza. Sarà che ho divorato Pirates e lo so a memoria, ma questo concerto è davvero volato. Lo show si chiude con Pirates Will Return e Legion of the Seas, ma anche quando si spengono le luci non c'è una gran fretta di andare a casa e la scelta è vincente perché la band di ferma a bere qualcosa di fresco con il pubblico e Michele e il chitarrista Christian Douscha sono anche ben disponibili per chi vuole fare una foto con loro.
La serata a questo punto volge al termine davvero, ma quello che resta mentre riprendiamo l'autostrada con Pirates nell'autoradio è una sensazione di positività che dopo un concerto non si respirava da tempo, perché la gioia che la band ha voluto trasmetterci ci ha coinvolto in pieno e ce la portiamo a casa. Ed è quello che serve per riprendere il mondo come lo conoscevamo. E alla fine non resta che ringraziare chi ha reso possibile tutto questo.
Grazie Xandria, grazie Visions of Atlantis e grazie Legend. Grazie a tutti.
sabato 11 giugno 2022
Visions of Atlantis - Pirates
A quasi tre anni da Wanderers tornano i Visions of Atlantis con un nuovo album intitolato Pirates realizzato con la stessa formazione del precedente. Il disco è composto da dodici tracce di ottimo metal sinfonico che sorprendono per la loro qualità già dal primo ascolto, perché giunta al suo ottavo lavoro in studio la band guidata da Clémentine Delauney e Michele Guaitoli affina la propria formula regalando un disco che rasenta la perfezione grazie a una vincente mescolanza delle loro caratteristiche principali: sonorità energiche, melodie accattivanti, le straordinarie doti vocali dei cantanti e i cori che li accompagnano. In particolare in questo nuovo album la soprano francese, se possibile, sale di un altro gradino grazie alla sua miglior performance in carriera con cui si mostra al massimo della forma e si impone definitivamente come una delle più iconiche regine della scena metal mondiale.
Il disco, come si evince dal titolo, si ispira ad atmosfere piratesche e questo non sorprende più di tanto visto che il mare è un tema ricorrente nei dischi dei Visions of Atlantis fin dagli esordi, basti pensare che il nome stesso della band si ispira al mito di Atlantide, che il disco precedente parlava di naufraghi e che nelle tracce più famose del gruppo troviamo Lemuria e Return to Lemuria, dedicate alla mitica omonima isola.
L'album parte fortissimo con due brani energici, quali Pirates Will Return e Melancholy Angel, che includono tutti gli stilemi che caratterizzano il disco, con basi potenti e con Clémentine che ci regala rapidi e frequenti cambi di registro passando con disinvoltura al canto lirico. L'intesa vocale tra i due cantanti è perfetta, con Clem e Michele che si alternano e duettano come una sorta di dream team del canto metal. Subito dopo troviamo Master the Hurricane che regala uno stupendo connubio tra atmosfere nordiche, grazie alla presenza di flauti e cornamuse, cori epici e sonorità symphonic metal; suggestioni scandinave simili si trovano anche nell'onirica In My World. Tra i brani migliori troviamo sicuramente anche Legion of The Seas caratterizzata da atmosfere magniloquenti e Darkness Inside che è il pezzo che più si avvicina alle sonorità ottantiane grazie al suono preponderante delle tastiere. Pirates vede anche la presenza di tre ballad, quali Freedom, in cui il coro si esprime in un meraviglioso vocalizzo, Heal The Scars, cantata dalla sola Clémentine, e I Will Be Gone, che ripropone le sonorità nordiche vicine ai Nightwish e che chiude il disco.
In Pirates, in sintesi, funziona bene praticamente tutto, perché è un capolavoro di scrittura, composizione e interpretazione, che mette in luce gli aspetti più solidi di questa band. Che i Visions of Atlantis avessero raggiunto l'apice con l'aggiunta di Michele e Clémentine era noto già dall'album precedente, ma questo disco conferma che la formula funziona alla grande e che possiamo aspettarci altri dischi di questi altissimo livello anche per il futuro. Non resta che da godersi questo disco, in attesa che il tour li porti in Italia e di poter sentire queste gemme di metal anche dal vivo.
mercoledì 31 marzo 2021
Embrace of Souls - The Number of Destiny
L'inizio del 2021 ha visto l'uscita dell'album The Number of Destiny degli Embrace of Souls, progetto solista del batterista dei Chronosfear Michele Olmi che per l'occasione ha assemblato una squadra di livello stellare composta da Giovanni Paolo Galeotti alle chitarre, Davide Scuteri alle tastiere, Xavier Rota (che affianca Olmi anche nei Chronosfear) al basso e l'ormai leggendario Giacomo Voli (vocalist dei Rhapsody of Fire) alla voce.
L'album è di fatto una metal opera che narra della storia d'amore tra due anime vissute più di due secoli fa e che si cercano nell'universo fino a ritrovarsi. Il risultato è un compendio di ottimo power metal ricco di atmosfere luminose e speranzose e di forti influenze melodiche e patinate da AOR anni 80; il disco vanta anche un numero notevole di ospiti (tra cui spiccano Roberto Tiranti, Ivan Giannini e Michele Guaitoli) che insieme al resto della band vanno a comporre una sorta di dream team del metal italiano. L'album contiene tutti gli stilemi del metal melodico, dai pezzi aggressivi alle power ballad, che si combinano in un magnifico caleidoscopio di musica e narrazione.
Trattandosi di una metal opera, le sonorità del disco sono fortemente interconnesse tra di loro ed è difficile individuare pezzi migliori di altri. Non mancano comunque momenti di più alto splendore, come Shape Your Fate, che è la traccia che risente di più delle influenze ottantiane grazie anche al potente assolo di chitarra di Valentino Francavilla dei White Skull, e la cupa Prison impreziosita dalla teatrale prova vocale di Morby dei Domine. Tra i momenti più raccolti spicca In The Castle grazie soprattutto ai virtuosismi vocali di Giacomo che in questo album mostra la terza faccia della propria essenza visto che la sua performance si discosta sia da quella delle sue incisioni soliste sia da quella nei Rhapsody of Fire. Tra i featuring svetta la presenza di Michele Guaitoli, un altro dei titani del canto metal italiano voce maschile dei Temperance e dei Visions of Atlantis, che interpreta la poderosa To The End. Chiude il disco la solenne e magniloquente Il Numero Mistico che vede Giacomo duettare con Roberto Tiranti e che si stacca nettamente dal resto della composizione per il fatto di essere cantato in italiano.
The Number of Destiny è quindi un ottimo esempio di power metal luminoso che unisce potenza, lirismo e melodia. Olmi centra in pieno l'obiettivo realizzando un album ricco che appassiona nel racconto e funziona benissimo dal punto di vista musicale. Non resta da sperare che questo non sia un esperimento isolato che gli Embrace of Souls si riuniscano ancora per regalarci altri dischi di questo livello nel prossimi anni.
venerdì 19 marzo 2021
Temperance - Melodies of Green and Blue
Realizzare un album metal in acustico può sembrare un impresa impossibile, anzi una Mission Impossibile per citare il titolo di un brano di Viridian, l'ultimo LP dei Temperance pubblicato nel 2020. Riuscire in un'impresa del genere non è semplice e richiede musicisti versatili e dalle doti eccezionali; tuttavia c'è chi riesce a trasformare l'impossibile in possibile ed è questo il caso del nuovo EP della band, nato come un esperimento su YouTube durante la pandemia da COVID-19 che ha raccolto il favore dei fan fino a convincere il gruppo a realizzare un disco intero.
L'album è composto da otto pezzi di cui sei rielaborazioni di brani tratti da Viridian più due inediti che aprono il disco. Il disco rinuncia quindi alle atmosfere patinate e roboanti degli album precedenti, per approdare a emozioni più intime. Il risultato di questa sperimentazione è semplicemente perfetto e va a toccare le corde più intime dell'animo, risvegliando emozioni profonde e ancestrali. L'acustico ovviamente mette in luce maggiormente le doti canore degli interpreti, e in questo caso i Temperance mettono in campo una delle coppie miglior al mondo con il combo composto da Michele Guaitoli e Alessia Scolletti, che è la punta di diamante del metal italiano e che regala in queste incisioni un'altra prova magnifica soprattutto nei duetti, in cui Alessia fa la voce alta e Michele quella bassa.
Le melodie dei pezzi restano simili a quelle originali, per questo il disco si ascolta facilmente, anche la trasformazione in acustico li rende di fatto dei prodotti nuovi. Tra i pezzi migliori di questo EP troviamo sicuramente I Am the Fire che mantiene il proprio stampo ottantiano anche in questa versione acustica, l'ottima e sperimentale Nanook e My Demons Can't Sleep nel cui finale troviamo un divertente assaggio di musica latina cantato in spagnolo dai due vocalist.
Con Melodies of Green and Blue i Temperance confermano quindi le proprie capacità e soprattutto mostrano una maturità che poche band hanno; perché dimostrano di sapere uscire dai propri binari e di saperlo fare benissimo. L'ecletticità di questo gruppo non è del tutto una novità, perché già Viridian aveva mostrato ricche contaminazioni sonore di ottimo livello. Questo nuovo EP conferma quindi che creatività e la capacità di questo gruppo non hanno confini e lascia la curiosità di scoprire quali altri confini i Temperance possano valicare, regalandoci ancora dischi meravigliosi come questo.
martedì 4 agosto 2020
Temperance - Viridian
Con il nuovo Viridian, uscito a gennaio di quest’anno, i Temperance sono giunti al loro quinto album in studio e al secondo con la nuova formazione che vede Michele Guaitoli e Alessia Scolletti alle voci, dopo Of Jupiter and Moons del 2018. In questo nuovo lavoro la band continua sulla strada tracciata dal precedente, realizzando un disco di ottimo metal melodico, intriso di AOR di stampo ottantiano, che basa la propria forza sulla positività della musica espressa e sulle ottime doti vocali dei due interpreti.
Il disco è composto da undici pezzi e parte fortissimo con la travolgente Mission Impossible chiaramente ispirata all'omonima serie cinematografica, ma l’offerta musicale non si ferma ai pezzi energici, infatti il disco vira subito verso l’AOR con pezzi melodici come I Am the Fire e Start Another Round. Atmosfere ottantiane si trovano anche in Let it Beat e nella title track Viridian che sono anche i due brani in cui Michele e Alessia tirano fuori il meglio delle proprie doti vocali, con Alessia in particolare che regala una performance magistrale nel controcanto sul ritornello finale di Viridian.
Come anticipato le atmosfere del disco sono molto varie e oltre ai pezzi energici e a una buona dose di AOR troviamo la power ballad Scent of Dye e un paio di esperimenti di crossover con The Cult of Misery, che contiene vocalizzi lirici di Laura Macrì, e Nanook impreziosita dalla presenza del coro dei bambini della scuola Sant'Angela Merici.
Chiudono il disco la speranzosa Gaia, in cui l’uomo si rivolge alla Terra su cui abita tra una richiesta di scuse e la speranza di poter cambiare il mondo per il meglio, e Catch the Dream, retta solo da un battito di mani come accompagnamento e che vede la presenza del coro gospel NuVoices Project, che inneggia all'unione dell’umanità e al superamento delle divisioni. La versione digitale del disco include Lost in the Christmas Dream, che come suggerisce il titolo stesso è un canto natalizio in stile AOR dai toni positivi e che invita a non perdere mai la speranza.
Giunti alla fine dell’ascolto ci si accorge che Viridian non contiene neanche un filler e costituisce un ottimo album di metal melodico ricco di commistioni e suggestioni diverse in cui la band dà anche una lezione tanto ovvia quanto di successo: se si ha in squadra il Dream Team del canto italiano realizzare un album di questo livello è quasi facile e naturale.
Il disco è composto da undici pezzi e parte fortissimo con la travolgente Mission Impossible chiaramente ispirata all'omonima serie cinematografica, ma l’offerta musicale non si ferma ai pezzi energici, infatti il disco vira subito verso l’AOR con pezzi melodici come I Am the Fire e Start Another Round. Atmosfere ottantiane si trovano anche in Let it Beat e nella title track Viridian che sono anche i due brani in cui Michele e Alessia tirano fuori il meglio delle proprie doti vocali, con Alessia in particolare che regala una performance magistrale nel controcanto sul ritornello finale di Viridian.
Come anticipato le atmosfere del disco sono molto varie e oltre ai pezzi energici e a una buona dose di AOR troviamo la power ballad Scent of Dye e un paio di esperimenti di crossover con The Cult of Misery, che contiene vocalizzi lirici di Laura Macrì, e Nanook impreziosita dalla presenza del coro dei bambini della scuola Sant'Angela Merici.
Chiudono il disco la speranzosa Gaia, in cui l’uomo si rivolge alla Terra su cui abita tra una richiesta di scuse e la speranza di poter cambiare il mondo per il meglio, e Catch the Dream, retta solo da un battito di mani come accompagnamento e che vede la presenza del coro gospel NuVoices Project, che inneggia all'unione dell’umanità e al superamento delle divisioni. La versione digitale del disco include Lost in the Christmas Dream, che come suggerisce il titolo stesso è un canto natalizio in stile AOR dai toni positivi e che invita a non perdere mai la speranza.
Giunti alla fine dell’ascolto ci si accorge che Viridian non contiene neanche un filler e costituisce un ottimo album di metal melodico ricco di commistioni e suggestioni diverse in cui la band dà anche una lezione tanto ovvia quanto di successo: se si ha in squadra il Dream Team del canto italiano realizzare un album di questo livello è quasi facile e naturale.
mercoledì 26 febbraio 2020
Intervista a Michele Guaitoli, cantante dei Visions of Atlantis e dei Temperance
Michele Guaitoli è una delle voci più interessanti del panorama symphonic metal mondiale e attualmente ricopre il ruolo di voce maschile dei Visions of Atlantis e dei Temperance. Per parlare dei suoi dischi più recenti e per raccontarci qualcosa di sé, Michele ha accettato la nostra proposta di un'intervista.
Ringraziamo Michele Guaitoli per la sua cortesia e disponibilità.
Ringraziamo Michele Guaitoli per la sua cortesia e disponibilità.
125esima Strada: Ciao Michele e grazie del tempo che ci stai dedicando. Iniziamo parlando dei Visions of Atlantis di cui sei entrato a far parte per l'ultimo album Wanderers. Che storia c'è dietro a questo album? Come sono nati i pezzi?
Michele Guaitoli: Ciao Leonardo e grazie del tempo che mi dedichi! Come sai per noi artisti è sempre un’occasione poter spendere qualche parola in più sui nostri lavori, che spesso non vengono analizzati nel contenuto concettuale ma solo dal lato prettamente musicale!
Wanderers come hai sottolineato è il primo disco in cui ho potuto partecipare come membro fisso dei Visions of Atlantis, vivendo tutta la fase di registrazione in studio e di “creazione” dei brani, tra l’altro avendo l’onore e la fortuna di avere anche due miei brani inseriti nel lotto (At the End of The World e A life of our Own). L’album è un disco che è nato con la grandissima carica data dalla nuova formazione, assieme al mio ingresso c’è stata una sorta di scarica di adrenalina nella band che ha dato nuova linfa vitale e tanta grinta a tutti, visto che sopratutto dal piano del live si sono aperte moltissime porte (per una questione di disponibilità: Siegfried nel 2018 lasciò la band perché gli impegni dei Visions of Atlantis iniziavano ad essere troppi rispetto al suo lavoro principale). Positività, forza d’animo e voglia di crescere ed esplorare il mondo insieme: da qui il nome Wanderers, da qui la “luce” e la grande carica positiva nelle liriche e nelle tematiche!
125esima Strada: C'è un brano del disco a cui sei più legato? Se sì, perché’
Michele Guaitoli: Beh senza dubbio i due brani che ho scritto io: A Life of Our Own e At the End of the World, semplicemente perché in ogni brano che compone un musicista lascia qualcosa di sé, si crea quindi una sorta di legame affettivo con ognuno dei propri pezzi. Tolti questi, ti confesso che Heroes of the Dawn è un pezzo che mi ha colpito dal primo istante. Sarà la vena leggermente celtica, sarà il ritornello che dal primo ascolto mi è iniziato a girare in testa, sarà la bella storia di fondo, ma è un brano che probabilmente anche se non fossi parte della band ascolterei a ripetizione.
125esima Strada: Com'è lavorare con un regina della musica affermata come Clémentine Dalauney? Ti ci sei trovato bene subito o è servito un po' di assestamento?
Michele Guaitoli: In realtà c’è stata una grande intesa dal primissimo istante. Clemi è una persona molto alla mano ed in generale sono stato accolto da subito non solo da lei, ma da tutta la band, con grande entusiasmo. Oggi posso dirti tranquillamente che siamo una famiglia ed il rapporto che c’è tra me e Clemi è veramente un rapporto fratello/sorella: dalle confidenze, al supporto ai piccoli bisticci che si risolvono sempre. Vocalmente poi uno dei feedback che più spesso riceviamo è che le nostre due vocalità si sposano in maniera naturale ed efficace. Sia dal lato tecnico che estetico mi trovo molto d’accordo: armonicamente ci completiamo e stilisticamente abbiamo delle caratteristiche comuni, dal vibrato alle inflessioni. Paradossalmente è stato veramente facile accostarsi l’uno all'altra musicalmente.
125esima Strada: Una cosa che colpisce dell'album è la copertina: così luminosa e che porta un messaggio di speranza con i due naufraghi che vedono da lontano un vascello che li può portare il salvo. Ci racconti che storia c'è dietro a questa copertina?
Michele Guaitoli: Come ti accennavo nella prima domanda i Visions of Atantis di oggi sono una band ricca di carica, energia e speranze, con tanta… tanta voglia di crescere ed esplorare il mondo, visto che uno dei grandissimi privilegi dati dall'essere musicista è proprio la possibilità di viaggiare e vedere il mondo grazie alla musica. Questo è quello che ci ha spinto a chiamare questo album Wanderers, ossia nomadi, esploratori, persone alla ricerca di sé stessi, curiosi di scoprire. Il tutto ruota poi attorno alla tematica marittima che da sempre pilota l’atmosfera di questa band. Il mare è il nostro ambiente, l’acqua la nostra materia e l’ambientazione “fantasy” relativa al mondo piratesco è alla base di molti pezzi e di molte nostre grafiche. Ovviamente il Kraken in copertina è il simbolo delle paure, del male che attornia la nostra esistenza, ma la luce e la forza d’animo permettono a chi ha il cuore pieno d’amore e di coraggio di potersi salvare da ogni pericolo.
125esima Strada: Parliamo anche della tua ultima fatica: Viridian dei Temperance. Come è nato questo album?
Michele Guaitoli: E’ un disco che ha avuto una gestazione di oltre un anno, anche se in realtà la fase di composizione e registrazione è stata molto più breve. Con Of Jupiter and Moons e con la nuova formazione con me ed Alessia [Scolletti, voce femminile dei Temperance, N.d.A], i Temperance hanno iniziato un nuovo capitolo della loro storia e se per Jupiter ci siamo ritrovati con i brani scritti, Viridian è il primo album dove davvero si può dire di aver lavorato con e per questa line-up. Dalle linee melodiche alla suddivisione delle parti, dalle scelte stilistiche alle scelte armoniche: tutto è nato con in mente la line-up a tre voci, cosa che in Jupiter non solo non era stata possibile, ma l’arrangiamento è stato fatto piuttosto in fretta per questioni di tempistiche. Viridian è nato nel gennaio 2019, ha visto le registrazioni sparse tra febbraio e aprile 2019 e lo sviluppo delle grafiche e del lato “gestionale”si è poi prolungato fino alla release nel gennaio 2020. È tra l’altro il primo disco dove ho avuto la possibilità di scrivere due brani “e mezzo" (Gaia, Let it Beat e Catch the Dream che è stato scritto a quattro mani con Marco).
125esima Strada: A me ha colpito molto la traccia Nanook. Come è nata l'idea di utilizzare un coro di bambini?
Michele Guaitoli: Nanook è anche una delle mie tracce preferite! Anche qui c’è una vena celtica e molta, moltissima musica. Il coro di bambini non è una novità nel mondo Temperance: in The Earth Embraces Us All era già stato usato un coro di bambini per il brano Oblivion. Poter rivivere questa esperienza in Viridian è stato magnifico anche perché per me personalmente è stata la primissima volta in un disco metal. Credimi che vedere 20 giovanissimi intonare le note di un brano della tua band è qualcosa di magnifico, magico e incredibilmente puro.
125esima Strada: Come è nata invece Mission Impossible? Siete particolarmente legati alla saga cinematografica con Tom Cruise? Se sì, perché?
Michele Guaitoli: E’ una storia piuttosto divertente: devi sapere che quando “scriviamo” i brani difficilmente incidiamo le versioni di “pre-produzione” con i testi definitivi: di solito si tende a buttare giù una bozza con parole inventate, falso inglese o addirittura usando testi di altre canzoni giusto per “cantare” qualcosa sulla linea melodica. Il testo arriva sempre in un secondo momento a pezzo finito. Nella versione di pre-produzione di questo brano Marco cantava, nel ritornello, Mission Impossibile…e la cosa ci è piaciuta al punto da voler poi sviluppare il testo finale del pezzo attorno a Mission Impossibile 2, che è un film che a tutti è piaciuto moltissimo. Anche in questo caso, non si tratta di qualcosa di insolito per i Temperance che già nel secondo album - Limitless - avevano imbastito le liriche di Mr.White basandosi sulla serie TV Breaking Bad. Consapevoli di questo trascorso e con uno spirito un po’ “nerd”, ci siamo ripetuti.
125esima Strada: Chi sono i musicisti e cantanti che ti hanno influenzati di più durante la tua carriera?
Michele Guaitoli: Ce ne sono molti, ma alcuni hanno sicuramente cambiato il mio modo di affrontare il canto in generale. Credo ci sia stata una vera e propria evoluzione stilistica in me legata ad alcune figure di rilievo!
Il primo vocalist che va citato per forza è James Hetfield, non tanto per la tecnica ma perché con la sua voce ho iniziato ad appassionarmi davvero all’heavy metal. Ricordo che i brani dei Metallica come per moltissimi musicisti, sono stati quelli che ho provato per primi nella sala prove. Guardavo i loro DVD, ascoltavo a ripetizione i loro pezzi e cercavo di imitare Hetfield nelle mie primissime esperienze canore. Poi, con un altro cliché, è arrivato Bruce Dickinson con gli Iron Maiden… e con loro ho capito l’importanza della tecnica vocale per poter reggere un repertorio impegnativo. A seguire… ma si sa che da ragazzini spesso si cade nei luoghi comuni, mi sono appassionato di Eric Adams e dei Manowar, completando quel terzetto di band per le quali ogni metallaro passa. Credo di poter dire con certezza che il mio vibrato sia figlio di Eric Adams e Bruce Dickinson. Da lì mi sono poi iniziato a “specializzare” un po’ di più, appassionandomi a voci che hanno cambiato pian piano il mio modo di affrontare il canto in maniera più dettagliata. Kai Hansen (Gamma Ray) e Hansi Kursch (Blind Guardian) sono stati due riferimenti fondamentali… poi c’è stato Michele Luppi, non solo come esempio ma anche come insegnante (e gli devo davvero tantissimo), poi Tobias Sammett con i suoi Edguy prima e gli Avantasia dopo, poi Roy Kahn e i Kamelot, Russell Allen ed i Symphony X (nonché gli Adrenaline Mob)…
125esima Strada: E chi sono invece i tuoi preferiti della scena attuale?
Michele Guaitoli: Tuttora ci sono molti vocalist che mi affascinano e da cui cerco di imparare, come si suol dire non si finisce mai di crescere ed apprendere. Russell Allen è ancora uno dei miei grandi riferimenti, ma anche Daniel Gildenlow (Pain of Salvation), Devin Townsend, Tommy Karevik (con cui ho avuto l’onore di andare in tour ben due volte a Settembre 2018 e Marzo 2019… il mondo è pieno di artisti fenomenali e voci pazzesche. La mia speranza è solo di poter un giorno essere anche io d’esempio come tanti lo sono stati per me, e di poter “influenzare” qualcuno come io sono stato influenzato da altri, continuando questa splendida catena di condivisione e passione che è la musica!
lunedì 17 febbraio 2020
Visions of Atlantis - Wanderers Tour, Retorbido 15/2/2020
Che i Visions of Atlantis passassero nel loro tour da così vicino a casa mi sembrava una cosa incredibile. E quindi appena vista nel calendario della band la data di Retorbido ho bloccato l'agenda segnandomi che quella sera ci sarebbe stato uno concerto imperdibile. Aggiungiamo pure che per vedere dal vivo Clémentine Delauney i trenta chilometri che mi separano dal Dagda li avrei fatti pure a piedi e la curiosità di sentire l'udinese Michele Guaitoli era davvero tanta.
Purtroppo mi sono perso le due band di apertura, che chi era presente ha poi raccontato essere di altissimo livello, ma arrivo appena in tempo per l'ingresso su palco del quintetto austro-franco-italiano con il batterista Thomas Caser (unico membro fisso del gruppo dal 2000 ad oggi) a scandire l'intro di Release My Symphony con cui i Visions of Atlantis aprono in concerto. Già dal primo pezzo si capisce che la serata ci regala una piacevole scoperta; perché se è pur vero che la star dell'evento è la regina del symphonic metal Clémentine, ci vuole ben poco a capire che Michele è assolutamente all'altezza della prova e dà subito sfoggio delle sue notevoli doti vocali che gli consentono di passare dalle tonalità basse agli acuti con grande facilità. E con il secondo pezzo New Dawn capiamo tutto: la regina resta la regina, ma qui davanti a noi abbiamo anche il nuovo re del metal sinfonico.
La setlist verte soprattutto sugli ultimi due album, quelli che vedono Clémentine alla voce, con solo tre innesti dal passato, quali la già citata New Dawn e Memento da Delta del 2011 e Passing Dead End da Trinity del 2007.
Clémentine è semplicemente meravigliosa mentre si muove sul palco con una grazia incantevole e mischia come solo lei sa fare potenza e dolcezza. Alla voce fantastica della soprano francese, che innesta spesso tocchi di lirica nel proprio canto, si unisce la potenza e le decisione vocale di Michele che dimostra di essere uno dei migliori al mondo nel suo ruolo. L'intesa tra i due vocalist è perfetta e sembra che cantino insieme da decenni, mentre in realtà hanno un solo album in coppia all'attivo; i due duettano, si amalgamo e si completano alla grande regalando al pubblico un impatto di sonoro di ottima presa.
A metà concerto Clémentine esegue da sola la title track dell'ultimo album e subito dopo questa breve pausa il resto della band risale sul palco per la seconda metà dell'esibizione costellata di pezzi tra i migliori della loro discografia recente come The Deep & The Dark e a A Journey to Remember. Dopo Passing Dead End la band saluta ed esce, ma ovviamente il pubblico raccolto ai piedi del palco chiede un encore che la band regala con In & Out of Love e Return To Lemuria che è forse il brano più noto dei dischi cantati da Clémentine.
Di solito i concerti finisco con l'ultima traccia e i saluti. Ma non questo. Sono solo le 23:30 quando l'esibizione finisce e non c'è fretta di andare via. In un corridoio che porta ai servizi incontro proprio Clémentine che gentilmente accetta di fare una foto e sono talmente shockato che mi rivolgo in inglese anche alla persona a cui chiedo di scattarla con il mio cellulare. Poco dopo anche Michele raggiunge il pubblico nel locale e si ferma a chiacchierare dimostrandosi molto vicino al suo pubblico come se non fosse il cantante di una delle band migliori del mondo ma un nuovo amico che incontri in un locale di musica dal vivo.
È molto difficile togliersi di dosso le emozioni di una serata così, che giorni dopo sono ancora vive e ben presenti. E mente torno a casa nell'autoradio girano ovviamente Wanderers e The Deep & The Dark, e mentre ascoltiamo questi capolavori non resta che sperare che Clémentine, Michele e il resto del gruppo tornino presto da queste parti.
Per ora, grazie ragazzi, un abbraccio!
martedì 3 settembre 2019
Visions of Atlantis - Wanderers
È passato solo un anno e mezzo dall'ultima uscita discografica dei Visions of Atlantis, con The Deep & The Dark del 2018, e la band austriaca ha già pubblicato un nuovo lavoro in studio intitolato Wanderers per il quale la formazione del gruppo vede una nuova modifica, con l'ingresso dell'italiano Michele Guaitoli, già vocalist dei Kaledon e dei Temperance, che sostituisce Siegfried Samer e affianca la voce della soprano francese Clémentine Delauney.
In questo nuovo album la band ripropone la propria formula collaudata che prosegue sulla strada battuta da The Deep & The Dark con basi potenti a cui si sommano le voci dei due eccezionali vocalist che si completano, si amalgamano, si rincorrono e spesso duettano con Clémentine a fare le voci alte e Michele quelle basse. Il suono che ne risulta è un symphonic metal patinato e melodico, con forti venature di AOR ottantiamo e che convince e rapisce già al primo ascolto.
Il disco è composto da tredici tracce e si apre con l'epica e lunghissima Release My Symphony che dà un primo assaggio di ciò che si troverà nel resto dell'album con Clémentine che nel finale aggiunge qualche tocco di canto lirico. La continuità con i lavori passati della band è sottolineata dalla traccia successiva Heroes of the Dawn che contiene un'autocitazione da Return to Lemuria dell'album precedente (che a sua volta si ispirava a Lemuria dell'album Cast Away del 2004) e che così come quest'ultima è ricca di fiati che danno un'atmosfera fiabesca al pezzo.
Nel complesso l'album presenta un buon equilibrio tra pezzi energici e quelli lenti. Tra i momenti più melodici troviamo le ballad Nothing Last Forever e Into the Light cantante da entrambi i vocalist e la title track caratterizzata da una strumentazione minimale e cantanta dalla sola Clémentine. Tra i pezzi migliori del disco spiccano sicuramente quelli in cui le influenze AOR sono più marcate, come le energiche A Life or Our Own e At the End of The World, oltre a To The Universe che è il brano che mostra più degli altri l'ottima mescolanza vocale dei due cantanti e che è anch'esso impreziosito da alcuni accenni di canto lirico nei ritornelli.
Chiude il disco la cover di In and Out of Love del DJ olandese Armin van Buuren originariamente affidata alla voce di Sharon Den Adel e che in questo caso è interpretata da Clémenetine che surclassa la collega quanto a potenza, espressività e per quanti diversi colori sappia dare al proprio canto.
Wanderers è in sintesi un ottimo album, fresco e divertente, che fa esattamente ciò che deve fare, cioè regalare un ora di metal melodico che trae la propria forza principale dalle voci straordinarie dei due vocalist che nonostante siano al loro esordio insieme sembrano già una coppia navigata ed affiatata. E se era già ben noto che Clémentine fosse una delle migliori autrici e interpreti al mondo, la sua collaborazione con Michele funziona alla grande e se le premesse delle nuova coppia sono queste siamo sicuri che i Visions of Atlantis abbiano un futuro ancora più roseo del loro già glorioso passato.
In questo nuovo album la band ripropone la propria formula collaudata che prosegue sulla strada battuta da The Deep & The Dark con basi potenti a cui si sommano le voci dei due eccezionali vocalist che si completano, si amalgamano, si rincorrono e spesso duettano con Clémentine a fare le voci alte e Michele quelle basse. Il suono che ne risulta è un symphonic metal patinato e melodico, con forti venature di AOR ottantiamo e che convince e rapisce già al primo ascolto.
Il disco è composto da tredici tracce e si apre con l'epica e lunghissima Release My Symphony che dà un primo assaggio di ciò che si troverà nel resto dell'album con Clémentine che nel finale aggiunge qualche tocco di canto lirico. La continuità con i lavori passati della band è sottolineata dalla traccia successiva Heroes of the Dawn che contiene un'autocitazione da Return to Lemuria dell'album precedente (che a sua volta si ispirava a Lemuria dell'album Cast Away del 2004) e che così come quest'ultima è ricca di fiati che danno un'atmosfera fiabesca al pezzo.
Nel complesso l'album presenta un buon equilibrio tra pezzi energici e quelli lenti. Tra i momenti più melodici troviamo le ballad Nothing Last Forever e Into the Light cantante da entrambi i vocalist e la title track caratterizzata da una strumentazione minimale e cantanta dalla sola Clémentine. Tra i pezzi migliori del disco spiccano sicuramente quelli in cui le influenze AOR sono più marcate, come le energiche A Life or Our Own e At the End of The World, oltre a To The Universe che è il brano che mostra più degli altri l'ottima mescolanza vocale dei due cantanti e che è anch'esso impreziosito da alcuni accenni di canto lirico nei ritornelli.
Chiude il disco la cover di In and Out of Love del DJ olandese Armin van Buuren originariamente affidata alla voce di Sharon Den Adel e che in questo caso è interpretata da Clémenetine che surclassa la collega quanto a potenza, espressività e per quanti diversi colori sappia dare al proprio canto.
Wanderers è in sintesi un ottimo album, fresco e divertente, che fa esattamente ciò che deve fare, cioè regalare un ora di metal melodico che trae la propria forza principale dalle voci straordinarie dei due vocalist che nonostante siano al loro esordio insieme sembrano già una coppia navigata ed affiatata. E se era già ben noto che Clémentine fosse una delle migliori autrici e interpreti al mondo, la sua collaborazione con Michele funziona alla grande e se le premesse delle nuova coppia sono queste siamo sicuri che i Visions of Atlantis abbiano un futuro ancora più roseo del loro già glorioso passato.
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