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martedì 13 giugno 2023
Qual è la canzone dello spot della Coppa del Nonno?
Dal 1995 lo spot del gelato della Coppa del Nonno è famoso per la canzone di sottofondo il cui testo canta I feel good, I feel fine 'cause I know my loving heart is all you need, it's such a joy to see. Purtroppo per anni la canzone fu oggetto di vari equivoci, molti dei quali permangono anche oggi a distanza di quasi tre decenni. Vediamo quindi qual è il vero titolo di questa canzone, chi la canta e chi ne sono gli autori.
Negli anni 90 molti credettero che il pezzo in questione fosse Circle di Edie Brickell & New Bohemians tratta dall'album Shooting Rubberbands at the Stars del 1988 perché l'attacco del ritornello è effettivamente molto simile laddove Circle inizia con I quit, I give up e la canzone della Coppa del Nonno dice I feel good, I feel fine. A metà anni 90 non c'era lo streaming e non c'era ancora neanche Napster, l'unica possibilità di ascoltare una canzone vecchia di sette anni era quindi quella di avere il CD o la cassetta, altrimenti la memoria se ne perdeva facilmente e chi non ricordava con precisione Circle poteva cadere nell'equivoco.
La canzone della pubblicità è invece Joy della cantante italoaustraliana Gisella Cozzo, scritta dalla stessa Cozzo con Luciano Ripamonti, fondatore della società di comunicazione pubblicitaria Peperoncino Studio, e da Antonello Aguzzi di Elio e le Storie Tese che al tempo lavorava anche con Ripamonti e per la sua agenzia. La versione cantata da Gisella Cozzo e registrata in studio fu pubblicata solo nel 1998, tre anni dopo la messa in onda del primo spot e sebbene la canzone sia oggi nota come I feel good, I feel fine, il titolo riportato sulla copertina del CD è Joy.
Gli equivoci su questa canzone non si fermano qui. Al tempo Gisella Cozzo cantava molte canzoni per spot televisivi, tra cui You Wanna Be Americano (cover di Tu Vuò Fà l'Americano risalente al film La Baia di Napoli del 1960) per lo spot dei pantaloni Dockers e Heaven is a Place on Earth per la pubblicità dei Kellog's Special K, e questo portò molti a credere che la versione della pubblicità della Coppa del Nonno fosse quella cantata dalla Cozzo. In realtà è abbastanza ovvio riscontrare che la voce è diversa e che la versione della pubblicità inizia dal ritornello e non dalla strofa; si tratta infatti di una registrazione apposita realizzata da Peperoncino Studio.
Nel 2018 Gisella Cozzo partecipò come concorrente alla quinta edizione di The Voice of Italy cantando la sua stessa canzone Joy. Nessuno dei coach si girò per sceglierla per la propria squadra alle Blind Auditions e al termine dell'esibizione Cristina Scabbia dei Lacuna Coil disse che la concorrente, che evidentemente non conosceva, aveva cantato Circle di Edie Brickell & New Bohemians, venendo corretta dai colleghi e confermando quanto le due canzoni possano essere scambiate.
In ogni caso Joy di Gisella Cozzo è un pezzo iconico e la pubblicità della Coppa del Nonno è più nota per la canzone di sottofondo che per il prodotto reclamizzato: una canzone che da quasi trent'anni evoca per gli spettatori italiani l'inizio dell'estate.
venerdì 13 gennaio 2023
Rimosse le tracce contestate da Michael, il primo album postumo di Michael Jackson
Nel luglio del 2022 la Sony Music e la Michael Jackson Estate hanno raggiunto un accordo con l'avvocato di Los Angeles Vera Serova che nel 2014 aveva avviato una class action contro la casa discografica in cui sosteneva di essere stata truffata perché tre delle canzoni di Michael, il primo album postumo di Michael Jackson, non sarebbero state cantate da MJ ma da un altro vocalist. L'accordo prevede la rimozione delle tre tracce contestate, che erano Breaking News, Keep Your Head Up e Monster, dai servizi di streaming e dalle ristampe dell'album. Il CD è già stato ristampato a partire dal 9 settembre del 2022 senza le tre tracce contestate e ora è composto dal solo sette canzoni.
La causa è in attesa di giudizio da parte della Corte Suprema della California e un portavoce della casa discografica e della Michael Jackson Estate ha dichiarato a USA Today che indipendentemente dal giudizio del tribunale le due parti hanno raggiunto un accordo che pone una fine alla vicenda. Sony Music ha inoltre dichiarato che questo non deve essere inteso come un'ammissione del fatto che le canzoni siano state cantante da una persona diversa da Michael Jackson, ma come l'intenzione di chiudere una vicenda che sta distraendo i fan da troppo tempo. La considerazione delle due parti accusate suona comunque incredibilmente ingenua: togliere le tracce dalle stampe ufficiali non sederà la discussione, perché resterà il dubbio tra fan e appassionati su chi abbia cantato quei tre pezzi. La polemica sembra comunque lontanissima da una fine.
giovedì 21 luglio 2022
Max Pezzali e gli anni 90
Dopo il concerto a San Siro dello scorso 16 luglio molte testate musicali e generaliste hanno dedicato almeno un articolo a celebrare Max Pezzali, dapprima voce degli 883 e poi cantante solista, come icona e alfiere degli anni 90. Quello che scrivono i giornali è sicuramente corretto e il cantante pavese ha dei grossi meriti nell'avere creato canzoni iconiche di quel periodo e per l'effetto dirompente che ebbe la sua musica sulla scena musicale italiana dell'epoca, ma quello che sfugge a molti di quelli che hanno scritto quegli articoli è che forse dopo un inizio scoppiettante la creatività di Pezzali si è esaurita troppo in fretta.
Hanno Ucciso l'Uomo Ragno e Nord Sud Ovest Est pubblicati back-to-back nel 1992 e nel 1993 furono detonanti nel portare una ventata di qualcosa che in Italia non si era mai visto e che nessuno faceva come gli 883. Non furono certo i soli innovatori di quel periodo, basti pensare che Jovanotti era uscito con l'album di esordio ben quattro anni prima del duo composto da Max Pezzali e Mauro Repetto e che gli Articolo 31 di J-Ax e DJ Jad pubblicarono il primo album Strade di Città nel 1993 più o meno in contemporanea a Nord Sud Ovest Est. Ma gli 883, con il logo tondo che chissà perché nessuno riporta negli articoli di questi giorni in favore del successivo ovale, parlavano una lingua diversa, che si rivolgeva direttamente ai teenager usando il loro gergo e raccontando storie in cui chiunque poteva identificarsi, come le cotte giovanili, gli esami a settembre, estate fottuta incubo di tutti i liceali o la mamma che s'inkazza se non si rispettano le regole inveterate di casa.
Dopo i primi due album Repetto, che nelle esibizioni live di fatto non aveva un ruolo e veniva identificato come un comprimario, lasciò il duo per intraprendere un'avventura folle cercando di conquistare la modella americana Brandi Quinones. Il marchio 883 restò al solo Pezzali che cambiò il logo e andò avanti da solo per altri quattro album prima di abbandonare il nome del gruppo e proseguire da solista. Dopo l'abbandono di Repetto, gli 883 pubblicarono Remix 94 nel 1994, una raccolta di remix con il validissimo inedito Chiuditi Nel Cesso, per tenere viva la propria immagine sul mercato, perché negli anni 90 i social network non c'erano e per gli artisti italiani era fondamentale pubblicare almeno una canzone nuova o una raccolta all'anno quando non si aveva un album di inediti pronto (gli artisti internazionali potevano permettersi di saltare qualche stagione, ma non era sicuramente il caso di Pezzali). Il primo album senza Repetto fu La Donna il Sogno & il Grande Incubo realizzato nel 1995 con la band fino ad allora nota come Elefunky di cui facevano parte anche Paola e Chiara, il disco è sicuramente più maturo e molto valido con pezzi iconici come Gli Anni, la sanremese Senza Averti Qui, la festaiola La Radio a 1000 Watt e la bellissima ghost track Non 6 Bob Dylan. Eppure già allora qualcosa si era rotto: il disco era patinato, i testi più ricercati e nel complesso era più che buono ma mancava quella rozza freschezza e strafottenza dei primi due.
Per avere un altro album in studio si dovrà attendere il 1997 con La Dura Legge del Gol!, l'anno prima Pezzali ancora con il nome 883 aveva pubblicato un solo singolo per le radio intitolato Dimmi Perché e pubblicato nella raccolta Cecchetto Compilation che raccoglieva brani nuovi o remix di artisti della scuderia di Claudio Cecchetto come Nikki e i B-Nario. Prima dell'album uscì il singolo Un Giorno Così che sembrava assestarsi sulla qualità de Il Grande Incubo, ma purtroppo il disco semplicemente rovinava tutto. L'atteggiamento dei primi due album da Beastie Boys all'italiana (senza arrivare a testi così espliciti, un po' come aveva fatto Jovanotti ispirandosi ai primi rapper d'oltreoceano ma con testi molto più blandi e leggeri) se n'era andata per sempre e Pezzali si era semplicemente messo sulla scia mainstream dei cantautori italiani con testi di maniera e poco coinvolgenti.
Non è un caso che la setlist del concerto di San Siro contenga per intero i primi due album e pezzi sparsi dai seguenti, perché l'essenza iconica di Pezzali è in realtà relegata ai primi due album, quelli con Mauro Repetto che forse non era un comprimario ma metà dell'anima del gruppo che senza di lui rimase monco. Da lì in poi la vena creativa del solo Pezzali è andata appiattendosi e l'atteggiamento ribelle degli inizi si è perso per strada.
Max Pezzali è stato quindi sicuramente un ottimo cantore di un'epoca: ma quest'epoca non è durata un decennio come i giornali scrivono in questi giorni. Il periodo d'oro cantato da Pezzali è molto più corto, è durato solo poco più di solo due anni.
Hanno Ucciso l'Uomo Ragno e Nord Sud Ovest Est pubblicati back-to-back nel 1992 e nel 1993 furono detonanti nel portare una ventata di qualcosa che in Italia non si era mai visto e che nessuno faceva come gli 883. Non furono certo i soli innovatori di quel periodo, basti pensare che Jovanotti era uscito con l'album di esordio ben quattro anni prima del duo composto da Max Pezzali e Mauro Repetto e che gli Articolo 31 di J-Ax e DJ Jad pubblicarono il primo album Strade di Città nel 1993 più o meno in contemporanea a Nord Sud Ovest Est. Ma gli 883, con il logo tondo che chissà perché nessuno riporta negli articoli di questi giorni in favore del successivo ovale, parlavano una lingua diversa, che si rivolgeva direttamente ai teenager usando il loro gergo e raccontando storie in cui chiunque poteva identificarsi, come le cotte giovanili, gli esami a settembre, estate fottuta incubo di tutti i liceali o la mamma che s'inkazza se non si rispettano le regole inveterate di casa.
Il CD single di Hanno Ucciso l'Uomo Ragno con il primo logo |
Per avere un altro album in studio si dovrà attendere il 1997 con La Dura Legge del Gol!, l'anno prima Pezzali ancora con il nome 883 aveva pubblicato un solo singolo per le radio intitolato Dimmi Perché e pubblicato nella raccolta Cecchetto Compilation che raccoglieva brani nuovi o remix di artisti della scuderia di Claudio Cecchetto come Nikki e i B-Nario. Prima dell'album uscì il singolo Un Giorno Così che sembrava assestarsi sulla qualità de Il Grande Incubo, ma purtroppo il disco semplicemente rovinava tutto. L'atteggiamento dei primi due album da Beastie Boys all'italiana (senza arrivare a testi così espliciti, un po' come aveva fatto Jovanotti ispirandosi ai primi rapper d'oltreoceano ma con testi molto più blandi e leggeri) se n'era andata per sempre e Pezzali si era semplicemente messo sulla scia mainstream dei cantautori italiani con testi di maniera e poco coinvolgenti.
Non è un caso che la setlist del concerto di San Siro contenga per intero i primi due album e pezzi sparsi dai seguenti, perché l'essenza iconica di Pezzali è in realtà relegata ai primi due album, quelli con Mauro Repetto che forse non era un comprimario ma metà dell'anima del gruppo che senza di lui rimase monco. Da lì in poi la vena creativa del solo Pezzali è andata appiattendosi e l'atteggiamento ribelle degli inizi si è perso per strada.
Max Pezzali è stato quindi sicuramente un ottimo cantore di un'epoca: ma quest'epoca non è durata un decennio come i giornali scrivono in questi giorni. Il periodo d'oro cantato da Pezzali è molto più corto, è durato solo poco più di solo due anni.
lunedì 13 dicembre 2021
Storia di Happy Xmas (War Is Over) di John Lennon e Yoko Ono
Happy Xmas (War Is Over) è una delle canzoni più note e riconoscibili della tradizione natalizia degli ultimi decenni. Nonostante sia celebre, iconica ed entrata di diritto nei classici del Natale, si tratta di un pezzo piuttosto recente, scritto e inciso da John Lennon con la moglie Yoko Ono nel 1971.
Happy Xmas arrivò al culmine di due anni di attivismo pacifista della coppia rivolto in particolare alla guerra in Vietnam e iniziato nel primi mesi del 1969 con i bed-in per la pace di Amsterdam e Montreal e proseguito con l'acquisto di spazi pubblicitari in dodici città del mondo per l'esposizione del cartello che recava la scritta WAR IS OVER! If You Want It – Happy Christmas from John & Yoko, frase che verrà poi ripresa proprio in Happy Xmas. Prima di allora altre due celebri canzoni pacifiste avevano usato il verso the war is over: la canzone intitolata proprio The War is Over di Phil Ochs e The Unknown Soldier dei Doors, entrambe del 1968. Non è noto se Lennon abbia preso spunto da queste due incisioni precedenti alla sua, si tratta in ogni caso di una frase molto semplice e ovvia.
Pochi mesi prima nello stesso anno, Lennon aveva pubblicato Imagine e, intenzionato a replicarne il successo commerciale, decise di riproporne l'esperimento, realizzando un altro pezzo che condiva il proprio messaggio politico con una melodia accattivante e che desse un messaggio positivo anziché uno negativo, arricchendo il tutto con le atmosfere natalizie. Nelle prime settimane di ottobre del 1971 Lennon registrò due demo con solo chitarra e voce: la prima nella stanza del St. Regis Hotel dove alloggiava con Yoko Ono, e la seconda nell'appartamento di Greewich Village nel quale nel frattempo si erano trasferiti. La melodia del brano e la struttura melodica non erano creazioni inedite, ma erano tratte dalla ballata inglese Skeball del diciottesimo secolo nella recente interpretazione di Peter, Paul and Mary del 1963.
Lennon propose quindi il pezzo al produttore Phil Spector che aggiunse spunti presi da altri pezzi da lui prodotti: il verso iniziale So this is Christmas fu preso dall'intro di I Love How You Love Me delle Paris Sisters e i riff di chitarra da Try Some, Buy Some della moglie del produttore Ronnie Spector, alla cui produzione aveva partecipato anche George Harrison. Happy Xmas fu registrato nello studio Record Plant di New York a partire dal 28 ottobre del '71 e fu pronto in una sera, con la sola esclusione della parte corale dell'Harlem Community Choir, gruppo vocale di bambini tra i quattro e i dodici anni, che aggiunse i propri cori il 31 ottobre. Nelle stesse sessioni venne registrato anche il B-Side Listen, the Snow Is Falling, cantato dalla sola Yoko Ono.
Il 45 giri fu pubblicato l'1 dicembre del 1971, in ritardo per l'airplay natalizio e infatti si dovette aspettare la ristampa del 1972 affinché scalasse le classifiche e diventasse il singolo natalizio che oggi conosciamo e che vanta innumerevoli cover e reinterpretazioni.
Happy Xmas fu il primo, ma non l'unico, singolo natalizio pubblicato dai quattro ex Beatles; fu infatti seguito da Ding Dong, Ding Dong di George Harrison nel 1974, Wonderful Christmastime di Paul McCartney del 1979 e due decenni dopo, nel 1999, da I Wanna Be Santa Claus di Ringo Starr. Tuttavia nessuno di questi raggiunse la notorietà del pezzo di Lennon che a distanza di cinque decenni può essere considerato a pieno titolo un classico moderno del Natale.
Fonti:
- 33 Revolutions per Minute: A History of Protest Songs, from Billie Holiday to Green Day, di Dorian Lynskey
- Lennon Lives Forever, di Mikal Gilmore
- Come together: John Lennon in his time, di Jon Wiener
- The Beatles Diary Volume 2: After The Break-Up 1970-2001, di Keith Badman
giovedì 7 ottobre 2021
I trent'anni di Dangerous
Il 1991 fu un anno memorabile per la musica, tra gli album che in questo 2021 compiono trent'anni ci sono capolavori assoluti che travalicano i generi come Achtung Baby degli U2, Use Your Illusion dei Guns N' Roses, Innuendo dei Queen e Nevermind dei Nirvana. Tra le pietre miliari di quello straordinario anno ce ne fu una che aspettò proprio le ultime settimane dell'anno per arrivare nei negozi: il 26 novembre del 1991 uscì Dangerous di Michael Jackson.
Da Bad erano passati ben quattro anni e Dangerous segnava uno stacco netto del passato. I segnali erano abbondanti, a partire dall'interruzione della collaborazione con il produttore Quincy Jones che aveva trasformato in oro Off The Wall, Thriller e Bad; ma se Off The Wall era ancora solidamente legato al soul e al funk dell'epoca dei Jacksons, Thriller e Bad proponevano le stesse atmosfere di pop ricco di contaminazioni, mai banale ma sempre di facile presa e il modello non poteva essere ripetuto all'infinito.
Che Dangerous volesse rompere con il passato fu chiaro fin dalla copertina, incredibilmente complessa e ricca di simbolismi al posto delle foto di Michael che avevano caratterizzato gli album precedenti. E che la musica fosse altrettanto complessa e ricca di spunti lo si capì poco dopo. Il singolo di lancio Black or White, il cui titolo ironizzava sulle bizzarre teorie secondo cui Michael si schiariva la pelle per sembrare bianco, fece da ponte, con un suono decisamente accattivante e un testo che si scagliava contro il razzismo. Anche il video del pezzo, che ebbe molto airplay televisivo, era completamente diverso dai precedenti con Macaulay Culkin che litigava con il padre che gli chiede rudemente di abbassare il volume dell'intro rock della canzone e con l'enfant prodige di Mamma, Ho Perso l'Aereo che reagisce alzando al massimo; nel video si vede poi Jacko che balla con popoli di tutto il mondo e nella sequenza finale il registra John Landis fa ampio uso della tecnica del morphing (che in quell'anno fu resa celebre anche dal film Terminator 2: Judgment Day) per mostrare quanto gli esseri umani siano tutti uguali e connessi.
Se Black or White diede un assaggio, il resto dell'album regalò un sorprendente caleidoscopio di suoni che spaziavano fino alle sperimentazioni più ardite con le percussioni ossessive di Who Is It fino al gospel etereo e celestiale di Will You Be There, celebre anche grazie alle accuse di plagio di Al Bano smentite dai tribunali che hanno chiarito come entrambi si fossero ispirati a Bless You For Being An Angel degli Ink Spots, a sua volta ispirata a un canto dei Nativi Americani. Tra le suggestioni di questo album si trovano anche la celebre ballad Heal The World, il cui finale corale rimanda alle atmosfere di We Are The World, il new jack swing di Jam e di Remember The Time, fino alla ballad Keep The Faith anch'essa vicina al gospel e al contempo più simile alle sonorità dei dischi precedenti, visto che Jacko si era già cimentato in esperimenti del genere come ad esempio in Man in the Mirror. Oltre alla atmosfere anche i testi si fecero più complessi, trattando argomenti come l'inquinamento, il razzismo, l'AIDS e la disparità sociale.
Da Dangerous furono estratti ben nove singoli, su quattordici pezzi, a conferma di quanto questo disco fosse un capolavoro di un genio della musica. Del resto basta guardare la lista degli ospiti per capire quanti stili sono stati esplorati e come Dangerous sia un'opera monumentale, vi si trovano infatti un coro gospel, un'orchestra, Slash, Steve Porcaro, Jeff Porcaro, Siedah Garrett, il rapper Heavy D e il produttore Bill Bottrell che si improvvisa rapper. Gli ospiti dei video non erano meno illustri e oltre al già citato Macaulay Culkin apparvero Michael Jordan, Naomi Campbell. Eddie Murphy, Magic Johnson e molti altri.
Con Dangerous the King of Pop vinse la sua sfida, dimostrando al mondo che il suo talento non era limitato all'easy listening ma che sapeva fare anche cose ben più complesse. E soprattutto dimostrò che la nuova strada era appena iniziata.
martedì 9 marzo 2021
Michael Jackson e le presunte canzoni fasulle di Michael
Michael Jackson morì a cinquant'anni il 26 giugno del 2009 e l'anno seguente a dicembre uscì il primo album postumo di materiale completamente inedito. Il disco si intitola Michael ed è composto da dieci tracce che spaziano tra l'R&B, il soul, il rock e il pop, con qualche spruzzata di hip hop come già avvenuto in passato, ad esempio, in HIStory.
Tuttavia già da prima dell'uscita dell'album, si sollevarono aspre polemiche dalla stessa famiglia di Jackson secondo cui tre delle canzoni del disco, più altre nove al tempo non pubblicate e da allora emerse in rete, non sarebbero state cantante da Michael Jackson ma da un altro vocalist. I pezzi oggetto della discussione sono Breaking News, Keep Your Head Up, e Monster, pubblicati nel disco, più All I Need, All Right, Black Widow, Burn Tonight, Everything's Just Fine, Let Me Fall in Love, Ready 2 Win, Soldier Boy, Stay e Water pubblicati online in seguito. Le canzoni in questione, stando a quanto riportato sul booklet del CD, sono state scritte da Jackson insieme a Eddie Cascio e James Porte e sono state registrate nello studio casalingo di Cascio che ne è anche il produttore, per questo sono note come Cascio tracks. I primi a sollevare i dubbi furono la madre di Jackson, la sorella La Toya, i nipoti e il produttore will.i.am a cui poi si aggregò un nutrito gruppo di fan. Il fratello Randy Jackson aggiunse che alla famiglia non fu permesso di entrare nello studio durante la realizzazione del disco e che già dal primo ascolto capì che la voce non era di Michael.
Prima della pubblicazione di Breaking News la Sony pubblicò una dichiarazione in cui diceva che a seguito di approfondite indagini era sicura che la voce in tutti i pezzi dell'album era quella di Michael Jackson. Pochi giorno dopo anche l'avvocato della Michael Jackson Estate, Howard Weitzman, pubblicò una lettera in cui comunicava di aver sottoposto le registrazioni a un altro musicologo forense, diverso da quello interpellato dalla Sony, che giunse alla medesima conclusione.
Il 6 dicembre del 2010 Eddie Cascio fu ospitato da Oprah Winfrey nella celebre trasmissione Oprah per un'intervista nella quale confermò che la voce in tutte le tracce del disco era quella di Michael Jackson e mostrò anche delle foto dello studio dove erano state fatte le registrazioni. Alcune settimane dopo il produttore Teddy Riley tentò di spiegare l'apparente mistero, ammettendo che siccome l'album era postumo Jackson non aveva potuto registrare la propria voce sulla versione finale della base, pertanto i produttori avevano dovuto utilizzare un software di editing vocale chiamato Melodyne per aggiustare l'intonazione, questo potrebbe aver distorto la voce di Jackson fino a renderla irriconoscibile.
Alcuni fans avanzarono invece un'ipotesi diversa, cioè che il vocalist che aveva registrato le tracce fosse in realtà il praticamente sconosciuto cantante R&B Jason Malachi che al tempo aveva inciso un solo album e la cui voce effettivamente assomiglia a quella di Michael Jackson. A gennaio del 2011 Malachi ammise sul proprio profilo di Facebook di essere stato lui a registrare la parte vocale dei pezzi incriminati di Michael, tuttavia lo stesso giorno il cantante scrisse su MySpace che gli era stata rubata la password di Facebook e che non era stato lui a scrivere quel post prendendo le distanze dallo stesso. Il manager di Malachi aggiunse che il suo cliente non aveva avuto alcun ruolo nella registrazione di Michael.
Nel 2014 l'avvocato di Los Angeles Vera Serova avviò una class action contro la Sony sostenendo di essere stata truffata, perché aveva comprato il CD di Michael pensando che fosse cantato da Jackson ma alcune delle tracce erano in realtà cantante da altri. L'accusatrice basò la propria azione legale sulla perizia del celebre audiologo forense George Papcun che confrontò il canto di Jackon nelle Cascio tracks con quello dei dischi precedenti e giunse alla conclusione che con estrema probabilità i pezzi oggetto di indagine erano stati incisi da un altro vocalist. Lo studio di Papcun superò anche il peer review di un collega. Gli accusati invocarono il Primo Emendamento per sostenere che la Sony avrebbe avuto il diritto di attribuire a Jackson i pezzi del disco indipendentemente da chi li avesse veramente cantati. Il giudice respinse la mozione e nel 2018 si diffuse in rete la notizia secondo cui la Sony aveva ammesso che le Cascio tracks fossero state cantate da qualcun altro; tuttavia il giorno dopo l'avvocato della casa discografica, Zia Modabber, smentì la diceria.
Il procuratore generale della California ha recentemente portato il caso alla Corte Suprema della California. Il caso quindi non è chiuso. Seguiranno quindi sicuramente degli sviluppi, anche se possiamo immaginare che qualunque sia la decisione del tribunale ci sarà sempre chi crederà alla versione opposta. Purtroppo questa brutta storia di presunte frodi ai danni di Michael Jackson e dei suoi fans è ben lontana dall'essere chiusa.
Tuttavia già da prima dell'uscita dell'album, si sollevarono aspre polemiche dalla stessa famiglia di Jackson secondo cui tre delle canzoni del disco, più altre nove al tempo non pubblicate e da allora emerse in rete, non sarebbero state cantante da Michael Jackson ma da un altro vocalist. I pezzi oggetto della discussione sono Breaking News, Keep Your Head Up, e Monster, pubblicati nel disco, più All I Need, All Right, Black Widow, Burn Tonight, Everything's Just Fine, Let Me Fall in Love, Ready 2 Win, Soldier Boy, Stay e Water pubblicati online in seguito. Le canzoni in questione, stando a quanto riportato sul booklet del CD, sono state scritte da Jackson insieme a Eddie Cascio e James Porte e sono state registrate nello studio casalingo di Cascio che ne è anche il produttore, per questo sono note come Cascio tracks. I primi a sollevare i dubbi furono la madre di Jackson, la sorella La Toya, i nipoti e il produttore will.i.am a cui poi si aggregò un nutrito gruppo di fan. Il fratello Randy Jackson aggiunse che alla famiglia non fu permesso di entrare nello studio durante la realizzazione del disco e che già dal primo ascolto capì che la voce non era di Michael.
Prima della pubblicazione di Breaking News la Sony pubblicò una dichiarazione in cui diceva che a seguito di approfondite indagini era sicura che la voce in tutti i pezzi dell'album era quella di Michael Jackson. Pochi giorno dopo anche l'avvocato della Michael Jackson Estate, Howard Weitzman, pubblicò una lettera in cui comunicava di aver sottoposto le registrazioni a un altro musicologo forense, diverso da quello interpellato dalla Sony, che giunse alla medesima conclusione.
Il 6 dicembre del 2010 Eddie Cascio fu ospitato da Oprah Winfrey nella celebre trasmissione Oprah per un'intervista nella quale confermò che la voce in tutte le tracce del disco era quella di Michael Jackson e mostrò anche delle foto dello studio dove erano state fatte le registrazioni. Alcune settimane dopo il produttore Teddy Riley tentò di spiegare l'apparente mistero, ammettendo che siccome l'album era postumo Jackson non aveva potuto registrare la propria voce sulla versione finale della base, pertanto i produttori avevano dovuto utilizzare un software di editing vocale chiamato Melodyne per aggiustare l'intonazione, questo potrebbe aver distorto la voce di Jackson fino a renderla irriconoscibile.
Alcuni fans avanzarono invece un'ipotesi diversa, cioè che il vocalist che aveva registrato le tracce fosse in realtà il praticamente sconosciuto cantante R&B Jason Malachi che al tempo aveva inciso un solo album e la cui voce effettivamente assomiglia a quella di Michael Jackson. A gennaio del 2011 Malachi ammise sul proprio profilo di Facebook di essere stato lui a registrare la parte vocale dei pezzi incriminati di Michael, tuttavia lo stesso giorno il cantante scrisse su MySpace che gli era stata rubata la password di Facebook e che non era stato lui a scrivere quel post prendendo le distanze dallo stesso. Il manager di Malachi aggiunse che il suo cliente non aveva avuto alcun ruolo nella registrazione di Michael.
Nel 2014 l'avvocato di Los Angeles Vera Serova avviò una class action contro la Sony sostenendo di essere stata truffata, perché aveva comprato il CD di Michael pensando che fosse cantato da Jackson ma alcune delle tracce erano in realtà cantante da altri. L'accusatrice basò la propria azione legale sulla perizia del celebre audiologo forense George Papcun che confrontò il canto di Jackon nelle Cascio tracks con quello dei dischi precedenti e giunse alla conclusione che con estrema probabilità i pezzi oggetto di indagine erano stati incisi da un altro vocalist. Lo studio di Papcun superò anche il peer review di un collega. Gli accusati invocarono il Primo Emendamento per sostenere che la Sony avrebbe avuto il diritto di attribuire a Jackson i pezzi del disco indipendentemente da chi li avesse veramente cantati. Il giudice respinse la mozione e nel 2018 si diffuse in rete la notizia secondo cui la Sony aveva ammesso che le Cascio tracks fossero state cantate da qualcun altro; tuttavia il giorno dopo l'avvocato della casa discografica, Zia Modabber, smentì la diceria.
Il procuratore generale della California ha recentemente portato il caso alla Corte Suprema della California. Il caso quindi non è chiuso. Seguiranno quindi sicuramente degli sviluppi, anche se possiamo immaginare che qualunque sia la decisione del tribunale ci sarà sempre chi crederà alla versione opposta. Purtroppo questa brutta storia di presunte frodi ai danni di Michael Jackson e dei suoi fans è ben lontana dall'essere chiusa.
mercoledì 14 ottobre 2020
Older di George Michael
Gli anni 90 non cominciarono in modo facile per George Michael; il secondo album solista dopo lo scioglimento degli Wham, Listen Without Prejudice Vol 1, aveva venduto circa un terzo del precedente e il cambio di immagine da idolo pop ad artista maturo non sembrava aver convinto. In breve tempo si rifece, la sua performance al Freddie Mercury Tribute era stata la migliore di tutta la manifestazione, al punto che ne fu tratto un EP e che al tempo si vociferava che proprio George Michael avrebbe potuto essere il nuovo frontman dei Queen. Certo, lo stile musicale era completamente diverso, ma George aveva dimostrato di avere una voce adattissima a interpretare i pezzi di Freddie (anche se in realtà si era cimentato solo con due ballad) e forse avrebbero potuto trovare un accordo a metà strada.
Ma alla fine l’accordo non si concretizzò, ammesso che ce ne fosse mai stato uno in discussione, e George Michael tornò alla carriera solista. Il terzo album si fece attendere perché in mezzo ci fu anche una disputa legale, con il cantante che lasciò la sua etichetta precedente, la Epic, a cui addossava parte delle colpe dell’insuccesso del disco precedente, per passare alla Virgin con cui nel 1996 (sei anni dopo Listen Without Prejudice) uscì Older. Il titolo già diceva molto: George Michael era tornato più maturo, e la nota sul booklet chiariva il resto dicendo Thank you for waiting.
Il primo singolo estratto fu Jesus to a Child una ballad lontanissima dallo stile pop di facile presa che aveva reso famoso George Michael. Jesus to a Child è infatti un pezzo jazz intriso di black music e di soul. Il secondo singolo, Fastlove, era l’unico pezzo veramente catchy del disco che in parte richiamava il passato di George Michael, mentre il resto dell’album riportava alle atmosfere jazz con pezzi come Spinning the Wheel e anche al new age con The Strangest Thing.
Sicuramente l’album non è di facile ascolto, infatti molti critici diedero recensioni negative (come il Los Angles Times o AllMusic); ma dopo il giusto numero di ascolti non si può non cogliere la grandezza di queste composizioni. Probabilmente chi ha scritto recensioni negative non ha approcciato il disco con le aspettative giuste: in Older non si trovano pezzi divertenti e festaioli, ma canzoni introspettive e raccolte. Qui non ci sono i balletti di Wake Me Up Before You Go-Go, ma le ambientazioni rétro di Spinning The Wheel e Star People che di certo non sono meno belle. Il disco stupisce anche per il numero di outtakes, che furono stampate in un EP a parte venduto un in una riedizione a doppio disco di Older intitolata Older & Upper, che confermano il fatto che dal punto di vista compositivo quelle di Older furono sessioni molto produttive.
L’unico vero problema di Older emerse anni dopo: non fu solo il disco del ritorno, ma anche l’ultimo grande album di George Michael che tornò sulle scene due anni dopo con la compilation Ladies & Gentlemen che conteneva due inediti e nel 2000 pubblicò If I Told You That con Whitney Houston, per il greatest hits di quest’ultima. Questi tre pezzi in parte sancivano un ritorno al pop, e furono anche l’inizio della parabola discendente. George Michael pubblicò da allora altri due album da studio, di cui uno di cover e uno di inediti, il secondo dei quali conteneva due singoli usciti due anni prima francamente inascoltabili. L’ultimo album di George Michael fu Symphonica del 2014, un live orchestrale registrato durante il tour Symphonica Tour che si era svolto tra il 2011 e il 2012.
Five Live e Older furono il momento più alto della carriera solista di George Michael e dimostrarono capacità compositive e di interpretazione tra le migliori al mondo: peccato che gran parte di questo talento andò sprecato tra problemi burocratici e scelte sbagliate. Non resta che godersi ancora questi dischi, che sono capolavori di pop, jazz e rock ancora a distanza di oltre due decenni.
sabato 8 agosto 2020
I venticinque anni di HIStory di Michael Jackson
Quattro anni nell'industria discografica dell'ultimo decennio dello scorso secolo erano un'eternità. Non c'erano i social network e non c'era YouTube e l'unico modo per un artista per tenere viva la propria immagine era sfornare dischi e farli seguire da dei tour, che comunque raggiungevano solo chi ci poteva andare di persona per il suddetto motivo. L'avvento del CD aveva fatto sì che i musicisti si trovassero a dover incidere dischi di almeno sessanta minuti se non settanta o oltre, contro i quarantacinque o cinquanta del vinile, dilatando così le uscite discografiche negli anni. Ma quattro anni restavano tantissimi. Ed è proprio questo il lasso temporale trascorso da Dangerous del 1991 a HIStory del 1995. A prima vista può sembrare che MJ fosse solito lasciare passare così tanto tempo tra un disco e l'altro, perché tra Thriller e Bad erano passati cinque anni e tra Bad e Dangerous quattro; ma in realtà a spezzare l'attesa nel primo caso arrivarono Victory dei Jacksons e We Are The World, nel secondo caso il film Moonwalker. Invece tra la fine del Dangerous Tour e HIStory non ci fu proprio nulla.
Nel 1995 Michael Jackson era nel pieno di una tempesta mediatica, per via delle accuse di pedofilia e del tormentato matrimonio con Lisa Marie Presley che qualcuno mormorava servisse proprio a cancellare agli occhi del pubblico le presunte accuse di devianze sessuali. Questa situazione intricata rallentò sicuramente l'attività di Jacko e quando arrivò HIStory diede proprio l'impressione di essere la sua sfida con il destino, con cui The King of Pop voleva dimostrare di essere vivo e vegeto, e di essere ancora al vertice della propria carriera.
L'uscita dell'album fu preceduta dall'uscita del video di Scream, in coppia con la sorella Janet; il pezzo ricordava un po' Jam, brano di apertura di Dangerous, ma pazienza. Alla fine era un bel pezzo che mostrava un Jackson in gran forma. Anche se internet non c'era ancora, c'era MTV Europe che trasmetteva su TELE+ (due anni prima che arrivasse MTV Italia che sancì l'inizio della fine di un glorioso network), c'era l'italianissima Videomusic e c'erano i programmi di musica sulle TV generaliste, e Scream divenne subito uno dei pezzi più trasmessi.
Per l'album, il cui titolo per intero è HIStory: Past, Present and Future, Book I, i produttori fecero una scelta che oggi appare stranissima. L'album era doppio: il primo disco era una sorta di greatest hits che attingeva da Off the Wall, Thriller, Bad e Dangerous; mentre le tracce nuove stavano sul secondo disco che era di fatto l'album nuovo. Questo comportava un problema che al tempo era piuttosto ovvio: il costo di un CD si aggirava sulle 30.000 lire, gli album doppi costavano circa 50.000, e con questa mossa MJ costringeva chiunque volesse ascoltare il disco nuovo a comprare anche le canzoni vecchie spendendo la banconota con il volto di Bernini. In realtà per quanto sembri una mossa assurda, secondo i criteri di allora lo era molto meno. Anzitutto molti fan potevano comunque non avere il materiale vecchio, perché negli anni 90 bisognava comprare il CD oppure conoscere qualcuno che lo aveva e che poteva fare una copia su cassetta, perché i masterizzatori sarebbero arrivati almeno tre anni dopo, quindi magari a molti faceva piacere acquistare insieme ai pezzi nuovi anche quelli vecchi (e uno quelli ero io). In secondo luogo era abbastanza comune al tempo che i musicisti che non avevano dischi pronti da dare alle stampe pubblicassero delle raccolte di vecchi successi con l'aggiunta di qualche pezzo nuovo per i passaggi radiofonici, e anche questa pratica costringeva all'acquisto di materiale vecchio chi voleva comprare le canzoni nuove. Lo fecero ad esempio Bryan Adams con So Far so Good o i Depeche Mode e gli U2 con le raccolte uscite in quegli anni, ma era una pratica del tutto comune.
Semmai i dubbi più grandi vennero dalla scelta dei pezzi del primo disco. Mancavano capolavori assoluti come Smooth Criminal, Dirty Diana e Will You Be There; ma quali dei pezzi presenti avrebbero potuto essere esclusi per fare spazio a questi? Nessuno. Appunto. I dischi di Michael Jackson sono ed erano raccolte di capolavori, e quindi è ovvio che non si possano inserire tutti i pezzi in una raccolta, e quindi alla fine andava bene così.
Il secondo disco confermò in parte ciò che Dangerous aveva già detto: il pop di facile presa, per quanto mai banale, targato Quincy Jones era ormai alle spalle in favore di suoni più complessi e vari e di tematiche sociali particolarmente attuali come l'inquinamento, la solitudine e l'ineguaglianza sociale. Il disco spazia infatti dal rock all'hard rock, al rap, al funk e al soul e per fare questo MJ si avvalse della collaborazione della sorella Janet, come già detto, ma anche di Shaquille O'Neal, Notorious B.I.G. e Slash.
Beh, che dire? Se il primo dei due CD conteneva capolavori del passato, il secondo conteneva i capolavori nuovi, quelli che avrebbero raggiunto i primi nell'empireo. Ciò che è rimasto poco chiaro è perché il titolo contenga le parole Book I, perché il secondo volume non si è mai visto. Due anni dopo MJ tornò con Blood on the Dance Floor: HIStory in the Mix, un altro album stellare sulla falsariga di questo, ma il Book II non è mai arrivato.
HIStory si rivelò comunque un grande successo e di pezzi che riempirono l'airplay ce ne furono molti, da They Don't Care About Us a Stranger in Moscow fino a You Are Not Alone scritta da R. Kelly, un altro artista travolto da scandali che nel 2001 scrisse anche Cry per Michael Jackson incisa nell'album Invincible. La copertina di HIStory mostrava una statua di MJ di tre metri che lo ritraeva in posa da guerriero. Il significato era chiaro: quella che MJ stava combattendo era la sua guerra personale per tornare in vetta. E con questo album la sua guerra la vinse alla grande e dopo quattro anni di assenza The King of Pop era tornato. Più forte che mai.
Nel 1995 Michael Jackson era nel pieno di una tempesta mediatica, per via delle accuse di pedofilia e del tormentato matrimonio con Lisa Marie Presley che qualcuno mormorava servisse proprio a cancellare agli occhi del pubblico le presunte accuse di devianze sessuali. Questa situazione intricata rallentò sicuramente l'attività di Jacko e quando arrivò HIStory diede proprio l'impressione di essere la sua sfida con il destino, con cui The King of Pop voleva dimostrare di essere vivo e vegeto, e di essere ancora al vertice della propria carriera.
L'uscita dell'album fu preceduta dall'uscita del video di Scream, in coppia con la sorella Janet; il pezzo ricordava un po' Jam, brano di apertura di Dangerous, ma pazienza. Alla fine era un bel pezzo che mostrava un Jackson in gran forma. Anche se internet non c'era ancora, c'era MTV Europe che trasmetteva su TELE+ (due anni prima che arrivasse MTV Italia che sancì l'inizio della fine di un glorioso network), c'era l'italianissima Videomusic e c'erano i programmi di musica sulle TV generaliste, e Scream divenne subito uno dei pezzi più trasmessi.
Per l'album, il cui titolo per intero è HIStory: Past, Present and Future, Book I, i produttori fecero una scelta che oggi appare stranissima. L'album era doppio: il primo disco era una sorta di greatest hits che attingeva da Off the Wall, Thriller, Bad e Dangerous; mentre le tracce nuove stavano sul secondo disco che era di fatto l'album nuovo. Questo comportava un problema che al tempo era piuttosto ovvio: il costo di un CD si aggirava sulle 30.000 lire, gli album doppi costavano circa 50.000, e con questa mossa MJ costringeva chiunque volesse ascoltare il disco nuovo a comprare anche le canzoni vecchie spendendo la banconota con il volto di Bernini. In realtà per quanto sembri una mossa assurda, secondo i criteri di allora lo era molto meno. Anzitutto molti fan potevano comunque non avere il materiale vecchio, perché negli anni 90 bisognava comprare il CD oppure conoscere qualcuno che lo aveva e che poteva fare una copia su cassetta, perché i masterizzatori sarebbero arrivati almeno tre anni dopo, quindi magari a molti faceva piacere acquistare insieme ai pezzi nuovi anche quelli vecchi (e uno quelli ero io). In secondo luogo era abbastanza comune al tempo che i musicisti che non avevano dischi pronti da dare alle stampe pubblicassero delle raccolte di vecchi successi con l'aggiunta di qualche pezzo nuovo per i passaggi radiofonici, e anche questa pratica costringeva all'acquisto di materiale vecchio chi voleva comprare le canzoni nuove. Lo fecero ad esempio Bryan Adams con So Far so Good o i Depeche Mode e gli U2 con le raccolte uscite in quegli anni, ma era una pratica del tutto comune.
Semmai i dubbi più grandi vennero dalla scelta dei pezzi del primo disco. Mancavano capolavori assoluti come Smooth Criminal, Dirty Diana e Will You Be There; ma quali dei pezzi presenti avrebbero potuto essere esclusi per fare spazio a questi? Nessuno. Appunto. I dischi di Michael Jackson sono ed erano raccolte di capolavori, e quindi è ovvio che non si possano inserire tutti i pezzi in una raccolta, e quindi alla fine andava bene così.
Il secondo disco confermò in parte ciò che Dangerous aveva già detto: il pop di facile presa, per quanto mai banale, targato Quincy Jones era ormai alle spalle in favore di suoni più complessi e vari e di tematiche sociali particolarmente attuali come l'inquinamento, la solitudine e l'ineguaglianza sociale. Il disco spazia infatti dal rock all'hard rock, al rap, al funk e al soul e per fare questo MJ si avvalse della collaborazione della sorella Janet, come già detto, ma anche di Shaquille O'Neal, Notorious B.I.G. e Slash.
Beh, che dire? Se il primo dei due CD conteneva capolavori del passato, il secondo conteneva i capolavori nuovi, quelli che avrebbero raggiunto i primi nell'empireo. Ciò che è rimasto poco chiaro è perché il titolo contenga le parole Book I, perché il secondo volume non si è mai visto. Due anni dopo MJ tornò con Blood on the Dance Floor: HIStory in the Mix, un altro album stellare sulla falsariga di questo, ma il Book II non è mai arrivato.
HIStory si rivelò comunque un grande successo e di pezzi che riempirono l'airplay ce ne furono molti, da They Don't Care About Us a Stranger in Moscow fino a You Are Not Alone scritta da R. Kelly, un altro artista travolto da scandali che nel 2001 scrisse anche Cry per Michael Jackson incisa nell'album Invincible. La copertina di HIStory mostrava una statua di MJ di tre metri che lo ritraeva in posa da guerriero. Il significato era chiaro: quella che MJ stava combattendo era la sua guerra personale per tornare in vetta. E con questo album la sua guerra la vinse alla grande e dopo quattro anni di assenza The King of Pop era tornato. Più forte che mai.
martedì 21 aprile 2020
Move Over Ms. L: l'unico b-side di John Lennon mai pubblicato in un album
Durante la sua carriera solista John Lennon ha inciso più di ottanta tracce, tra il 1968 e il 1980, anno della sua morte. Di norma i 45 giri di Lennon erano a doppio lato A oppure il b-side del singolo principale era un pezzo inciso dalla sola Yoko Ono, ma nella lunga discografia di Lennon esiste un solo b-side che non ricade in questi due casi e che non è mai stato pubblicato su un album: si tratta di Move Over Ms. L, secondo lato di Stand By Me del 1975.
Il brano è un divertente rock and roll, ispirato ai pionieri del genere degli anni 50 con qualche evidente richiamo a Little Richard. Secondo quanto riportato da The Beatles Bible doveva essere incluso in Walls and Bridges del 1974, ma non trovò spazio nella composizione finale dell'album. Lennon allora diede la canzone a Keith Moon che la inserì nel suo album Two Sides of the Moon del 1974 e l'anno dopo, dopo averne realizzato un'incisione in studio ritenuta soddisfacente, la usò come b-side di Stand By Me tratta dall'album Rock 'n' Roll; trattandosi di un album di cover il pezzo non poté essere incluso nell'album.
Move Over Ms. L è stata per la prima volta inclusa in un 33 giri nel 1982 nella compilation The John Lennon Collection e in seguito è stata inclusa anche nel cofanetto John Lennon Signature Box
Il brano è un divertente rock and roll, ispirato ai pionieri del genere degli anni 50 con qualche evidente richiamo a Little Richard. Secondo quanto riportato da The Beatles Bible doveva essere incluso in Walls and Bridges del 1974, ma non trovò spazio nella composizione finale dell'album. Lennon allora diede la canzone a Keith Moon che la inserì nel suo album Two Sides of the Moon del 1974 e l'anno dopo, dopo averne realizzato un'incisione in studio ritenuta soddisfacente, la usò come b-side di Stand By Me tratta dall'album Rock 'n' Roll; trattandosi di un album di cover il pezzo non poté essere incluso nell'album.
Move Over Ms. L è stata per la prima volta inclusa in un 33 giri nel 1982 nella compilation The John Lennon Collection e in seguito è stata inclusa anche nel cofanetto John Lennon Signature Box
che contiene tutte le registrazioni in studio di Lennon. Il brano è sicuramente valido anche se decisamente atipico per le sonorità soliste di Lennon, forse è per questo che non lo ha voluto in Walls and Bridges, ma resta un interessantissimo e raro b-side da riscoprire.
giovedì 31 maggio 2018
An interview with Amanda Somerville
An Italian translation is available here.
Multifaceted and hyper-productive metal singer Amanda Somerville is back with the new album by Trillium, the band she fronts, called Tectonic which is being published these days. To discuss her new work and her other projects, Amanda accepted our proposal for an interview that we are offering our readers today.
We would like to thank Amanda for her kindness and availability.
Multifaceted and hyper-productive metal singer Amanda Somerville is back with the new album by Trillium, the band she fronts, called Tectonic which is being published these days. To discuss her new work and her other projects, Amanda accepted our proposal for an interview that we are offering our readers today.
We would like to thank Amanda for her kindness and availability.
125esima Strada: Hi Amanda, first of all thanks for the time you are giving us. Let's speak about Trillium's new album Tectonic first. To me it's outstanding and it's maybe your best record so far, how was this record conceived and written?
Amanda Somerville: Thank you for your interest and I’m very happy to hear you appreciate Tectonic! It was quite the labor of love, taking a long time to create. In the time since Alloy came out, I got married, had three kids, went on many tours and released several other albums, like Kiske/Somerville and Exit Eden, so there was a lot going on. Tectonic is a lot about all of what went on in those years and trying to make room for everything in my life, especially the big change of becoming a mother. I think it’s always life-changing and a huge adjustment to have a child, no matter who you are, but combining a career - especially a music career - with that is an incredible challenge. The first year after my first daughter, Lana, was born, I pretty much only wrote lullabies and silly children’s songs. Full Speed Ahead has a lot of race car metaphors in it, but it’s basically about me waking up one morning and realizing, "Whoa. I need to get back to myself as a songwriter and serious musician!"
My husband, Sander, and I wrote, produced and recorded everything you read and hear on the album almost entirely on our own. It was a major undertaking and yet immensely gratifying because we work so well together and love what we do. We are both really happy with how it turned out. For many songs, Sander had composed and tracked instrumental demos that we then reworked together and I wrote the lyrics and vocal lines to. Sander was in charge of the main part of the the production to get the instrumentals polished up. There were some songs that began differently, like Shards, which I had written and recorded as a piano-vocal demo and then we re-worked the arrangement and Sander laid down the instrumental tracks. Nocturna began as an acoustic guitar-vocal demo by a friend of mine from my hometown in Flint, Michigan, named Ashley Peacock. But everything ended in the same way, with hard work and wonderful musicians, just as you hear it on the album!
Of course there’s the geological definition in relation to a figurative meaning in my life as a reason for my naming the album Tectonic, but it’s also having to do with art and architecture and the combination of various elements in order to make a new work of art or structure. This album is combining so many elements and experiences from my life that span the last seven years that it’s really an incredible structure for me to present to everyone. I’m so very proud of it.
125esima Strada: Is there any song in Tectonic you like better than the others? If so, why?
Amanda Somerville: You know, it’s always been difficult for me to choose favorites amongst my songs because they’re kind of like children to me. They’re all special to me for different reasons, so I’ll just take a few as examples and tell you why.
Time To Shine - I chose this to be the opener because I think it epitomizes what I set out Tectonic to be: heavy sounding with a positive and uplifting spirit. It’s about keeping on working to fulfill your dreams, staying true to yourself in the process and not letting anyone stand in the way.
Shards - This could have been the opening track because it’s really the song that transitions the restlessness and emotions from Alloy, leaving that behind and beginning anew with everything in Tectonic. I love the song and it means so much because, after writing it, I felt free of all of the darkness in Alloy.
Fatal Mistake - This is probably the saddest and heaviest song on Tectonic and I will NEVER play it live because it was so difficult to even record for me, but I still love it. My music is like therapy to me and my songs are like a journal in many ways, this being no exception. I wrote it after my friend and bandmate Simon Oberender committed suicide just before we were going on tour with Trillium in 2012. Tectonic is dedicated to him.
125esima Strada: My favorite song is Eternal Spring because it shows both sides of your voice: the power and the sweetness. What's the story behind this song?
Amanda Somerville: That’s wonderful, thank you! I co-wrote that with Yves Huts, who was the original bass player in Epica, along with another song that’ll probably be on my next solo album (whenever that’ll get done!). He sent me the instrumental demo track and then I wrote lyrics and the vocal lines and tracked some vocals. He really liked it and actually ended up using it as a wedding song for his brother. It’s definitely a love song!
125esima Strada: If we compare Tectonic to Alloy it seems that this new record is more metal oriented. Do you agree? If so, what's the choice behind this?
Amanda Somerville: Yes, definitely. My husband is the metal child of all metal children and so anything he touches is bound to end up very “metalized”! Haha! Since my background is really more folk / pop / rock, that’s how most of my songs start out sounding. I’m also a piano player, not a guitar player, so my songs needed him to bring out the edge and create a heavier sound. We both wanted this album to be more “pure” in the metal genre than Alloy was, which was kind of a mixing transition for me.
125esima Strada: How do you explain that your pop and jazz oriented solo records are so different from Trillium's albums and from pretty much everything else that you do?
Amanda Somerville: Well, that was really how I grew up as a musician and is my foundation, where I come from. Even though I’ve lived in Europe for many years and I’m fluent in various languages, my mother tongue is and always will be English. I feel that’s very similar to my musical path; I’ll always be a “singer-songwriter,” but I’ve also added hard rock and metal to my musical being.
125esima Strada: One of my favorite records of yours is Heroes Temporis by Magni Animi Viri. How did you get involved in that project and how do you like the original Italian version?
Amanda Somerville: Oh, yes, that’s really a great album. I got involved just like I have with many other bands and projects; Giancarlo [Trotta, producer of Heroes Temporis -- Ed.] contacted me and asked if I would like to be a part of his project. He sent me the original songs and I thought they were really beautiful. I think the original versions are amazing! What a voice Ivana Giugliano has! Really incredible.
125esima Strada: Talking about another of your current projects, will there ever be a second Exit Eden album?
Amanda Somerville: Yes, as a matter of fact, we’re recording it right now!
125esima Strada: I remember you mentioning more the once that you don't consider yourself a metal girl, so apart from metal what other kinds of music do you like?
Amanda Somerville: Haha! Well, I’ve become much more of a “metal girl” than I ever thought I would and have really embraced it. There’s really also no escaping it, living with my husband! I love jazz, specifically old-school, big band and modern easy listening jazz. I also love pop, rock and singer-songwriters like Tori Amos, Imogen Heap and Sarah McLachlan.
125esima Strada: Who are your all time favorite musicians?
Amanda Somerville: Paul Simon is my all-time favorite musician and songwriter. I met him once a long time ago in Hamburg and it was so embarrassing; I was a total fan-girl fail. He actually told me, “It’s all right, it’s all right. Calm down now.” Oh, my God!
125esima Strada: Thanks again, Amanda! It was a privilege speaking to you.
Amanda Somerville: Thank you and all the best!
Intervista ad Amanda Somerville
L'originale inglese è disponibile qui.
La poliedrica e iperproduttiva cantante metal Amanda Somerville è tornata con il nuovo album dei Trillium, la band di cui è la voce principale, intitolato Tectonic che viene pubblicato in questi giorni. Per discutere del suo nuovo lavoro e dei suoi altri progetti, Amanda ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo oggi ai nostro lettori.
Ringraziamo Amanda per la sua cortesia e disponibilità
La poliedrica e iperproduttiva cantante metal Amanda Somerville è tornata con il nuovo album dei Trillium, la band di cui è la voce principale, intitolato Tectonic che viene pubblicato in questi giorni. Per discutere del suo nuovo lavoro e dei suoi altri progetti, Amanda ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo oggi ai nostro lettori.
Ringraziamo Amanda per la sua cortesia e disponibilità
125esima Strada: Ciao Amanda, anzitutto grazie per il tempo che ci stai dedicando. Parliamo come prima cosa del nuovo album dei Trillium Tectonic. Secondo me è ottimo ed è forse il tuo miglior disco fin qui, come è stato concepito e scritto questo disco?
Amanda Somerville: Grazie per il tuo interesse e sono molto felice di sapere che ti piace Tectonic! E' stato davvero un lavoro fatto con amore, la cui creazione ha richiesto molto tempo. Nel tempo che è trascorso da quando è stato pubblicato Alloy mi sono sposata, ho fatto tre figli, sono stata in molti tour e ho pubblicato molti altri album, come Kiske/Somerville ed Exit Eden, quindi sono successe molte cose. Tectonic parla di tutto ciò che è successo in quegli anni e del tentativo di far posto per tutto nella mia vita, specialmente il grande cambiamento di essere madre. Credo che ti cambi sempre la vita e richiede un grande adeguamento avere un figlio, indipendentemente da chi sei, ma combinarlo con una carriera (in particolare una carriera musicale) è una sfida incredibile. Nel primo anno dopo che è nata mia figlia, Lana, ho scritto quasi solo ninne nanne e canzoni sciocche per bambini. Full Speed Ahead contiene molte metafore relative alle corse automobilistiche, ma di base parla di me che mi sveglio una mattina e penso "Whoa. Devo tornare a scrivere canzoni e a fare la musicista seria!"
Io e mio marito, Sander, abbiamo scritto, prodotto e registrato tutto ciò che leggi o senti nell'album quasi completamente da soli. E' stata una grande impresa ma anche immensamente gratificante perché lavoriamo molto bene insieme e amiamo ciò che facciamo. Siamo entrambi molto contenti di come è venuto. Per molti dei pezzi, Sander ha composto e inciso le demo strumentali che abbiamo rielaborato insieme e su cui io ho scritto i testi e le linee vocali. Sander aveva il compito della parte principale della produzione per rifinire le basi strumentali. Ci sono altre canzoni che sono nate in un altro modo, come Shards che ho scritto e registrato come una demo piano e voce e di cui poi abbiamo rielaborato l'arrangiamento e Sander ha scritto le tracce strumentali. Nocturna è nata come una demo chitarra e voce di un mio amico della mia città natale, Flint nel Michigan, che si chiama Ashley Peacock. Ma tutto si è concluso allo stesso modo, con lavoro duro e bravissimi musicisti, così come lo senti nell'album!
Ovviamente c'è la definizione geologica in relazione a un significato figurato nella mia vita che è il motivo per cui abbiamo intitolato l'album Tectonic, ma riguarda anche l'arte e l'architettura e la combinazione di vari elementi in modo da creare un nuovo lavoro d'arte o strutturale. Questo album combina così tanti elementi ed esperienze degli ultimi sette anni della mia vita che è davvero una struttura incredibile per me da presentare a tutti. Ne sono molto orgogliosa.
125esima Strada: C'è qualche pezzo di Tectonic che ti piace più degli altri? Se sì, perché?
Amanda Somerville: Sai, è sempre difficile per me scegliere dei pezzi preferiti tra i miei perché sono tutti un po' come dei figli per me. Sono tutti speciali per motivi diversi, quindi ti faccio solo qualche esempio e ti spiego perché.
Time To Shine - L'ho scelta come traccia di apertura perché penso che sintetizzi ciò che volevo che Tectonic fosse: con un suono pensante e uno spirito positivo. Parla del lavoro duro per realizzare i propri sogni, essere onesti con sé stessi durante il processo e non lasciare che nessuno si frapponga.
Shards - Avrebbe potuto essere la traccia di apertura perché rappresenta proprio la transizione dalle emozioni e dall'irrequietezza di Alloy, lasciandosi tutto ciò dietro e ripartendo da zero con Tectonic. Adoro questa canzone e per me significa molto, perché, dopo averla scritta, mi sono sentita liberata da tutta la cupezza di Alloy.
Fatal Mistake - Questa è probabilmente la canzone più triste e pesante di Tectonic e non la canterò MAI dai vivo perché per me è stato difficile anche registrarla, ma la adoro lo stesso. La mia musica è come una terapia per me e le mie canzoni sono come un diario sotto molti aspetti, e questa non fa eccezione. L'ho scritta dopo che il nostro amico e compagno di band Simon Oberender si è suicidato appena prima di andare in tour con i Trillium nel 2012. Tectonic è dedicato a lui.
125esima Strada: La mia canzone preferita è Eternal Spring perché mostra entrambi gli aspetti della tua voce: la potenza e la dolcezza. Che storia c'è dietro a questo pezzo?
Amanda Somerville: Che bello, grazie! Lo scritta insieme a Yves Huts, che è stato il primo bassista degli Epica, insieme a un altro pezzo che sarà probabilmente sul mio prossimo album solista (quando mai sarà fatto!). Mi ha mandato la demo strumentale e poi ho scritto il testo e le linee vocali e ho registrato parte della voce. Gli è piaciuto molto e l'abbiamo usata come canzone per il matrimonio di suo fratello. E' decisamente una canzone d'amore!
125esima Strada: Se confrontiamo Tectonic e Alloy sembra che questo nuovo disco sia più orientato al metal? Sei d'accordo? Se sì, che scelta c'è dietro?
Amanda Somerville: Si, sicuramente. Mio marito è il figlio del metal tra tutti i figli del metal e così tutto ciò che tocca è destinato a finire molto "metallizzato"! Siccome il mio background è più folk / pop / rock, molte delle mie canzoni all'inizio suonano così. Inoltre io sono una pianista, non una chitarrista, quindi le mia canzoni hanno bisogno di lui perché ne tiri fuori gli spigoli o per creare un suono più duro. Entrambi volevamo che questo album fosse di un metal più "puro" rispetto ad Alloy, che per me è stato un po' di transizione.
125esima Strada: Come spieghi che i tuoi album solisti orientati al pop e al jazz sono così diversi dagli album dei Trillium e da più o meno qualunque altra cosa tu abbia fatto?
Amanda Somerville: Beh, quello è proprio come io sono cresciuta come musicista e sono le mie fondamenta, da dove arrivo. Anche se vivo in Europa da molti anni e parlo fluentemente molte lingue, la mia lingua madre è e sarà sempre l'inglese. Credo che sia molto simile al mio percorso musicale; sarò sempre una cantautrice, ma ho aggiunto anche l'hard rock e il metal alla mia essenza musicale.
125esima Strada: Uno degli album che preferisco della tua discografia è Heroes Temporis dei Magni Animi Viri. Come sei stata coinvolta nel progetto e cosa pensi della versione italiana?
Amanda Somerville: Oh, sì, è veramente un ottimo album. Sono stata coinvolta come mi succede di solito con altre band o progetti; Giancarlo [Trotta, produttore di Heroes Temporis - N.d.R.] mi ha contattato e mi ha chiesto se volevo far parte del suo progetto. Mi ha mandato le canzoni originali e ho pensato che fossero davvero bellissime. Credo che le versioni originali siano stupende! Che voce che ha Ivana Giugliano! Davvero incredibile.
125esima Strada: Parlando di un altro dei tuoi progetti attuali, ci sarà mai un secondo album delle Exit Eden?
Amanda Somerville: Si, e di fatto lo stiamo registrando proprio adesso!
125esima Strada: Ricordo di averti sentito dire più di una volta che non ti consideri una metal girl, quindi a parte il metal che altri generi musicali ti piacciono?
Amanda Somerville: Haha! Beh, sono diventata una metal girl molto più di quanto pensassi e ho proprio abbracciato questo genere. Non puoi sfuggirne, vivendo con mio marito! Adoro il jazz, nello specifico l'old school, le grandi orchestre e il jazz easy listening moderno. Amo anche il pop, il rock e le cantautrici come Tori Amos, Imogen Heap e Sarah McLachlan.
125esima Strada: Chi sono i tuoi musicisti preferiti di ogni tempo?
Amanda Somerville: Paul Simon è il mio musicista e autore preferito di ogni tempo. Lo incontrai molti anni fa ad Amburgo ed è stato imbarazzante; è stato un vero fan-girl fail. Mi ha proprio detto "Va tutto bene, va tutto bene. Calmati adesso." Oh, mio Dio!
125esima Strada: Grazie ancora, Amanda! E' stato un onore parlare con te.
Amanda Somerville: Grazie a te e ti auguro il meglio!
martedì 9 gennaio 2018
Strane somiglianze: Ivan Graziani vs Phil Collins
Intorno alla fine degli anni 80 si diffuse nel nostro paese la leggenda metropolitana secondo cui il brano A Groovy Kind of Love di Phil Collins, tratto dalla colonna sonora del film Buster del 1988 interpretato dallo stesso Collins, fosse un plagio di Agnese di Ivan Graziani tratta dall'album Agnese Dolce Agnese del 1979. La melodia dei due brani è effettivamente molto simile e ovviamente avrebbe fatto molto scalpore che il leggendario ex batterista dei Genesis avesse copiato un cantautore italiano che per quanto bravo era ed è praticamente sconosciuto al di fuori dei confini nazionali.
Tuttavia sarebbe bastata una minima ricerca (anche se, lo ammettiamo, nel 1988 era un po' più difficile) per verificare che il pezzo di Phil Collins è una cover. L'originale è fu scritta da Toni Wine e da Carole Bayer Sager e fu incisa per la prima volta nel 1965 dal duo Diane & Annita e nello stesso anno anche dai Mindbenders, uno dei gruppi più influenti della british invasion, per il loro album eponimo. Tra l'altro nel 1967 fu realizzata anche una cover italiana di A Groovy Kind of Love dai Camaleonti che la intitolarono Non c'è Più Nessuno e la inserirono nell'album Portami Tante Rose. Basta questa considerazione a rovesciare il quesito iniziale: perché alla luce di questo fatto potremmo arrivare alla conclusione che fu Graziani ad aver copiato la versione originale di A Groovy Kind of Love.
In realtà nessuno dei due ha copiato l'altro: più banalmente entrambi gli autori si sono ispirati a un brano classico. La melodia di entrambi i pezzi è infatti basata sul Rondò della Sonatina in Sol Maggiore, op. 36 no. 5 di Muzio Clementi, musicista italiano vissuto tra il 1752 e il 1832. Ovviamente i diritti d'autore sul brano di Clementi erano già scaduti al tempo di A Groovy Kind of Love e quindi nessun plagio, ma solo un uso proprio di un brano di pubblico dominio.
Collins non ha plagiato Graziani quindi, e nemmeno Graziani ha plagiato nessuno. Nonostante le smentite che negli anni non sono mancate, purtroppo questa leggenda è ancora ben radicata nella cultura popolare italiana, come confermato dal giornale La Spezia Oggi che nel 2015 scriveva ancora parlando di Graziani [...] fa uscire un altro lavoro notevole, “Agnese Dolce Agnese” dove troviamo appunto il brano “Agnese”, saccheggiato da Phil Collins con un plagio clamoroso nella versione “A groovy kind of love”.
Purtroppo certe leggende sono dure a morire, ma prima di infangare qualcuno sarebbe meglio fare una minima ricerca.
Tuttavia sarebbe bastata una minima ricerca (anche se, lo ammettiamo, nel 1988 era un po' più difficile) per verificare che il pezzo di Phil Collins è una cover. L'originale è fu scritta da Toni Wine e da Carole Bayer Sager e fu incisa per la prima volta nel 1965 dal duo Diane & Annita e nello stesso anno anche dai Mindbenders, uno dei gruppi più influenti della british invasion, per il loro album eponimo. Tra l'altro nel 1967 fu realizzata anche una cover italiana di A Groovy Kind of Love dai Camaleonti che la intitolarono Non c'è Più Nessuno e la inserirono nell'album Portami Tante Rose. Basta questa considerazione a rovesciare il quesito iniziale: perché alla luce di questo fatto potremmo arrivare alla conclusione che fu Graziani ad aver copiato la versione originale di A Groovy Kind of Love.
In realtà nessuno dei due ha copiato l'altro: più banalmente entrambi gli autori si sono ispirati a un brano classico. La melodia di entrambi i pezzi è infatti basata sul Rondò della Sonatina in Sol Maggiore, op. 36 no. 5 di Muzio Clementi, musicista italiano vissuto tra il 1752 e il 1832. Ovviamente i diritti d'autore sul brano di Clementi erano già scaduti al tempo di A Groovy Kind of Love e quindi nessun plagio, ma solo un uso proprio di un brano di pubblico dominio.
Collins non ha plagiato Graziani quindi, e nemmeno Graziani ha plagiato nessuno. Nonostante le smentite che negli anni non sono mancate, purtroppo questa leggenda è ancora ben radicata nella cultura popolare italiana, come confermato dal giornale La Spezia Oggi che nel 2015 scriveva ancora parlando di Graziani [...] fa uscire un altro lavoro notevole, “Agnese Dolce Agnese” dove troviamo appunto il brano “Agnese”, saccheggiato da Phil Collins con un plagio clamoroso nella versione “A groovy kind of love”.
Purtroppo certe leggende sono dure a morire, ma prima di infangare qualcuno sarebbe meglio fare una minima ricerca.
mercoledì 11 ottobre 2017
La discografia solista di Amanda Somerville
Amanda Somerville è nota per essere una delle migliori voci del symphonic metal, ma parallelamente a questa sua attività come vocalist di HDK, Avantasia, Exit Eden e molti altri, ha anche una carriera solista in cui mostra un lato di sé completamente diverso, più pop e più melodico.
Il primo album solita di Amanda Somerville è stato pubblicato nel 2000 e si intitola In The Beginning There Was... ed è composto da undici tracce, principalmente ballad e midtempo, spesso malinconiche nel narrare storie d'amore tormentate. In queste registrazioni Amanda mostra un registro vocale da soprano e uno stile di canto leggero, molto diverso da quello che anni dopo l'avrebbe resa una delle regine del metal. In questo album oltre a cantare Amanda suona le tastiere, pertanto i due brani fatti solo di voce e tastiera, Still The Same e I Write For Me, sono frutto solo delle sue mani e della sua voce. Tra gli altri spiccano la traccia d'apertura Puzzling Rapunzel, Blue Nothing, Angel of Mine e I Miss America che regala un momento un po' più allegro mentre la cantante loda il suo paese di origine.
Lo stesso anno del primo album, Amanda ha pubblicato anche il singolo Blue Nothing, che contiene il brano omonimo nella stessa versione presente sull'album e in un inedito remix, oltre alla versione live della ballad How It Had Been (anch'essa tratta dall'album) e al remix di Angel of Mine. Completa il disco l'inedito This And That (Or Might've Beens), un pezzo veloce e allegro che si stacca decisamente per atmosfere dal resto del singolo e dell'album.
Nel 2003 Amanda ha realizzato un EP intitolato Never Alone a scopo benefico, gli introiti sono infatti stati devoluti all'associazione del calciatore polacco Krzysztof Nowak a favore della ricerca sulla sclerosi laterale anamorfica (di cui il calciatore era malato e che lo portò alla morte nel 2005). Il disco contiene una reinterpretazione di Amanda dell'inno You'll Never Walk Alone, spesso usato in ambito calcistico dalle tifoserie, una versione a cappella del canto natalizio Oh, Holy Night e tre inediti quali le ballad Searching e Forces of Love e il pezzo veloce e tendente al funk Are You Ready.
Il secondo, e fino ad ora ultimo, album solista di Amanda è stato pubblicato nel 2008 con il titolo Windows ed è la sua opera solista più famosa. Nelle 12 tracce si trova una varietà di suoni che manca ai suoi lavori precedenti. Nel disco troviamo ballad leggere che continuano sulle atmosfere del primo LP, come Moth, Point of Safe Return, All That I Am e la title track, ma anche brani decisamente rock come My Song For You, Inner Whore e la cover di Out dei Lunatica. In questo album Amanda si cimenta anche in qualche pezzo jazz come Clean e Sometimes, la cui melodia è retta dal piano suonato anche in questo caso dalla stessa vocalist. Nel brano intitolato Carnival, troviamo anche un esperimento di latin jazz, a riprova dell'elettricità di Amanda come musicista e cantante.
Oltre a questi quattro dischi, la pagina di Broadjam di Amanda Somerville propone altri quattro pezzi. La ballad Foreigner, realizzata dalla sola cantante con piano e voce, il brano uptempo Phenomenal, inciso per l'apertura del museo della scienza del Phaeno di Wolfsburg, e la scherzosa Bring Home the Bacon, scritta per una campagna pubblicitaria, nelle versioni dixie e afro.
Purtroppo questi quattro dischi e le altre poche tracce vengono spesso ignorati perché la notorietà di Amanda Somerville è legata alla sue innumerevoli apparizioni nel mondo metal, sia nelle collaborazioni sia come artista principale. Conoscere la sua discografia solista offre comunque della buona musica e un lato meno noto, ma per lei sicuramente non meno importante, del profilo professionale di questa straordinaria musicista.
Il primo album solita di Amanda Somerville è stato pubblicato nel 2000 e si intitola In The Beginning There Was... ed è composto da undici tracce, principalmente ballad e midtempo, spesso malinconiche nel narrare storie d'amore tormentate. In queste registrazioni Amanda mostra un registro vocale da soprano e uno stile di canto leggero, molto diverso da quello che anni dopo l'avrebbe resa una delle regine del metal. In questo album oltre a cantare Amanda suona le tastiere, pertanto i due brani fatti solo di voce e tastiera, Still The Same e I Write For Me, sono frutto solo delle sue mani e della sua voce. Tra gli altri spiccano la traccia d'apertura Puzzling Rapunzel, Blue Nothing, Angel of Mine e I Miss America che regala un momento un po' più allegro mentre la cantante loda il suo paese di origine.
Lo stesso anno del primo album, Amanda ha pubblicato anche il singolo Blue Nothing, che contiene il brano omonimo nella stessa versione presente sull'album e in un inedito remix, oltre alla versione live della ballad How It Had Been (anch'essa tratta dall'album) e al remix di Angel of Mine. Completa il disco l'inedito This And That (Or Might've Beens), un pezzo veloce e allegro che si stacca decisamente per atmosfere dal resto del singolo e dell'album.
Nel 2003 Amanda ha realizzato un EP intitolato Never Alone a scopo benefico, gli introiti sono infatti stati devoluti all'associazione del calciatore polacco Krzysztof Nowak a favore della ricerca sulla sclerosi laterale anamorfica (di cui il calciatore era malato e che lo portò alla morte nel 2005). Il disco contiene una reinterpretazione di Amanda dell'inno You'll Never Walk Alone, spesso usato in ambito calcistico dalle tifoserie, una versione a cappella del canto natalizio Oh, Holy Night e tre inediti quali le ballad Searching e Forces of Love e il pezzo veloce e tendente al funk Are You Ready.
Il secondo, e fino ad ora ultimo, album solista di Amanda è stato pubblicato nel 2008 con il titolo Windows ed è la sua opera solista più famosa. Nelle 12 tracce si trova una varietà di suoni che manca ai suoi lavori precedenti. Nel disco troviamo ballad leggere che continuano sulle atmosfere del primo LP, come Moth, Point of Safe Return, All That I Am e la title track, ma anche brani decisamente rock come My Song For You, Inner Whore e la cover di Out dei Lunatica. In questo album Amanda si cimenta anche in qualche pezzo jazz come Clean e Sometimes, la cui melodia è retta dal piano suonato anche in questo caso dalla stessa vocalist. Nel brano intitolato Carnival, troviamo anche un esperimento di latin jazz, a riprova dell'elettricità di Amanda come musicista e cantante.
Oltre a questi quattro dischi, la pagina di Broadjam di Amanda Somerville propone altri quattro pezzi. La ballad Foreigner, realizzata dalla sola cantante con piano e voce, il brano uptempo Phenomenal, inciso per l'apertura del museo della scienza del Phaeno di Wolfsburg, e la scherzosa Bring Home the Bacon, scritta per una campagna pubblicitaria, nelle versioni dixie e afro.
Purtroppo questi quattro dischi e le altre poche tracce vengono spesso ignorati perché la notorietà di Amanda Somerville è legata alla sue innumerevoli apparizioni nel mondo metal, sia nelle collaborazioni sia come artista principale. Conoscere la sua discografia solista offre comunque della buona musica e un lato meno noto, ma per lei sicuramente non meno importante, del profilo professionale di questa straordinaria musicista.
mercoledì 5 luglio 2017
I duetti mai completati di Freddie Mercury e Michael Jackson
Può sembrare incredibile che due leggende della musica che appartengono a generi musicali molto diversi decidano di incrociare le proprie strade; eppure nel 1983 per un breve periodo il re del pop Michael Jackson e il cantante dei Queen Freddie Mercury intrapresero la registrazione di alcuni pezzi insieme.
Purtroppo il progetto naufragò e nessuno dei tre brani fu pubblicato mentre i due cantanti erano ancora in vita, i motivi per cui la collaborazione non diedi i frutti sperati sono vari: il libro Freddie Mercury: The Definitive Biography di Leslie-Ann Jones dice che la causa sia da ricercare nei molti impegni di entrambi, la stessa versione è sostenuta anche dallo stesso Freddie Mercury in alcune interviste. Tuttavia nel documentario Freddie Mercury: The Great Pretender del 2012 il manager Jim Beach aggiunge che Freddie si trovava a disagio a lavorare con Jackson perché questi portava abitualmente il proprio lama nello studio di registrazione, curiosamente la passione di MJ per animali atipici fu anche la causa per cui saltò la sua collaborazione con i Run D.M.C.
Il primo dei tre brani che i due avrebbero dovuto registrare insieme era There Must Be More To Life Than This che Freddie Mercury aveva scritto per l'album dei Queen Hot Space del 1982 ma che non trovò spazio nella composizione finale del disco. I due provarono a inciderla insieme per l'album solista di Mercury del 1985 intitolato Mr. Bad Guy, ma il lavoro non fu completato e Freddie completò il pezzo da solo per inserirlo nel disco. Una versione demo cantata da entrambi fu pubblicata nel 2003 nel bootleg per il mercato giapponese Queen: Buried Treasures. Nel 2010 emerse in rete, ancora come bootleg, la versione solista di Jackson che canta il pezzo per intero. Nel 2014 finalmente fu pubblicata la versione definitiva nella compilation Queen Forever; i due cantanti si alternano alla voce e nel finale duettano con Jackson che fa la voce più alta e Freddie che fa quella bassa.
Il secondo pezzo che i due avrebbero dovuto registrare insieme fu State of Shock per l'album Victory dei Jacksons del 1984, album nel quale MJ tornò a lavorare con i propri fratelli e che si colloca temporalmente tra Thriller e Bad. Anche questo secondo pezzo è disponibile cantato da Michael e Freddie in versione demo sul bootleg Queen: Buried Treasures, ma la versione definitiva presente su Victory fu ultimata con Mick Jagger al posto di Mercury. Nella stessa intervista linkata in precedenza, il cantante dei Queen spiega che Jackson dovette terminare la registrazione con Jagger perché aveva fretta di chiuderla affinché potesse essere inclusa nell'album.
L'ultimo pezzo che i due avrebbero dovuto incidere insieme sarebbe stata la title track di Victory che ad oggi rimane completamente inedita. L'album fu quindi pubblicato stranamente senza la title track.
Non sempre le collaborazioni tra i giganti della musica danno buoni risultati e spesso l'accostamento tra generi diversi suona molto forzato. Ma Jackson e Mercury hanno avuto una lunga carriera di collaborazioni con gli artisti più disparati e le poche registrazioni nate dalla loro breve collaborazione confermano che si tratta di artisti bravissimi a mischiare il proprio stile con quello di altri. There Must Be More To Life Than This e State of Shock sono bellissimi pezzi, che mischiano il rock di Freddie alla tradizione nera di Jackson e sono tra i migliori esempi di come questo si possa fare. A riprova del fatto che oltre che essere grandi musicisti avevano entrambi un'incredibile propensione ad unire le proprie forze con quelle di altri per creare suoni nuovi e sempre di altissimo livello.
Purtroppo il progetto naufragò e nessuno dei tre brani fu pubblicato mentre i due cantanti erano ancora in vita, i motivi per cui la collaborazione non diedi i frutti sperati sono vari: il libro Freddie Mercury: The Definitive Biography di Leslie-Ann Jones dice che la causa sia da ricercare nei molti impegni di entrambi, la stessa versione è sostenuta anche dallo stesso Freddie Mercury in alcune interviste. Tuttavia nel documentario Freddie Mercury: The Great Pretender del 2012 il manager Jim Beach aggiunge che Freddie si trovava a disagio a lavorare con Jackson perché questi portava abitualmente il proprio lama nello studio di registrazione, curiosamente la passione di MJ per animali atipici fu anche la causa per cui saltò la sua collaborazione con i Run D.M.C.
Il primo dei tre brani che i due avrebbero dovuto registrare insieme era There Must Be More To Life Than This che Freddie Mercury aveva scritto per l'album dei Queen Hot Space del 1982 ma che non trovò spazio nella composizione finale del disco. I due provarono a inciderla insieme per l'album solista di Mercury del 1985 intitolato Mr. Bad Guy, ma il lavoro non fu completato e Freddie completò il pezzo da solo per inserirlo nel disco. Una versione demo cantata da entrambi fu pubblicata nel 2003 nel bootleg per il mercato giapponese Queen: Buried Treasures. Nel 2010 emerse in rete, ancora come bootleg, la versione solista di Jackson che canta il pezzo per intero. Nel 2014 finalmente fu pubblicata la versione definitiva nella compilation Queen Forever; i due cantanti si alternano alla voce e nel finale duettano con Jackson che fa la voce più alta e Freddie che fa quella bassa.
Il secondo pezzo che i due avrebbero dovuto registrare insieme fu State of Shock per l'album Victory dei Jacksons del 1984, album nel quale MJ tornò a lavorare con i propri fratelli e che si colloca temporalmente tra Thriller e Bad. Anche questo secondo pezzo è disponibile cantato da Michael e Freddie in versione demo sul bootleg Queen: Buried Treasures, ma la versione definitiva presente su Victory fu ultimata con Mick Jagger al posto di Mercury. Nella stessa intervista linkata in precedenza, il cantante dei Queen spiega che Jackson dovette terminare la registrazione con Jagger perché aveva fretta di chiuderla affinché potesse essere inclusa nell'album.
L'ultimo pezzo che i due avrebbero dovuto incidere insieme sarebbe stata la title track di Victory che ad oggi rimane completamente inedita. L'album fu quindi pubblicato stranamente senza la title track.
Non sempre le collaborazioni tra i giganti della musica danno buoni risultati e spesso l'accostamento tra generi diversi suona molto forzato. Ma Jackson e Mercury hanno avuto una lunga carriera di collaborazioni con gli artisti più disparati e le poche registrazioni nate dalla loro breve collaborazione confermano che si tratta di artisti bravissimi a mischiare il proprio stile con quello di altri. There Must Be More To Life Than This e State of Shock sono bellissimi pezzi, che mischiano il rock di Freddie alla tradizione nera di Jackson e sono tra i migliori esempi di come questo si possa fare. A riprova del fatto che oltre che essere grandi musicisti avevano entrambi un'incredibile propensione ad unire le proprie forze con quelle di altri per creare suoni nuovi e sempre di altissimo livello.
mercoledì 12 aprile 2017
L'omicidio di John Lennon
La vita di John Lennon finì l'8 dicembre del 1980, mentre il cantante rientrava nel suo appartamento nel complesso noto come The Dakota, raggiunto da una serie di proiettili sparati da un uomo solitario di nome Mark Chapman.
Mark Chapman, nato nel 1955, lavorava a Honolulu come guardia giurata e venerdì 5 dicembre volò a New York portando con se quattordici ore di musica dei Beatles in musicassetta. Si registrò al YMCA della 63esima strada e in un negozio di New York comprò una copia di Double Fantasy, l'ultimo disco di Lennon, e il numero di Playboy con l'ultima intervista al cantante. Chapman passò gran parte del weekend fuori dal Dakota ma senza vedere Lennon. Riuscì nella sua impresa solo domenica 7 dicembre; facendosi largo tra le groupie si avvicinò al cantante e a Yoko Ono e iniziò a scattar loro delle foto. Lennon si arrabbiò e corse verso di lui cercando di strapparli la macchina fotografica, lo fermò Yoko Ono urlandogli di lasciar stare.
La mattina dell'8 dicembre Lennon e la Ono fecero colazione al La Fortuna di Columbus Avenue, quindi Lennon andò dal barbiere per un taglio di capelli e la coppia tornò al Dakota per un servizio fotografico e per un'intervista alla RKO Radio. Secondo il biografo Philip Norman, autore del libro John Lennon: The Life, i due fecero prima l'intervista e poi le foto, secondo altre fonti (tra cui CBS News) prima vennero le foto e poi l'intervista.
Quale che sia stato l'ordine dei due eventi, la coppia uscì di nuovo dal Dakota intorno alle quattro del pomeriggio per andare agli studi Record Plant dove doveva incidere nuovi brani. Si fecero portare dalla limousine dell'RKO e appena saliti davanti al Dakota, Chapman si avvicinò loro e chiese a Lennon di autografargli la copia di Double Fantasy. Il cantante acconsentì aggiungendo Is that all you want? Di questo momento esiste anche un'iconica foto scattata dal fotografo del New Jersey Paul Goresh. Chapman in seguito dichiarò che avrebbe avuto intenzione di sparare a Lennon in quella circostanza, ma desistì disarmato dalla sua cortesia.
L'ossessione di Chapman per Lennon si era già manifestata in ottobre. L'uomo lasciò il lavoro da guardia giurata firmando il registro con il nome John Lennon, per poi cancellarlo con una croce. Quindi prese un volo per New York con l'intento di uccidere il cantante, ma non portò a termine il suo piano.
La sera dell'8 dicembre Lennon e Yoko Ono registrarono fino alle dieci e trenta; quindi, prima di uscire a cena, Lennon volle tornare al Dakota per vedere di nuovo il figlio Sean prima che si addormentasse. Arrivarono al palazzo alle 10:50 e l'autista fece scendere i due sul marciapiede; la coppia si diresse verso l'ingresso del palazzo: Chapman li attendeva sotto l'arco d'ingresso.
Lo stesso Chapman in un'intervista alla CNN ricordò che Lennon gli rivolse uno sguardo, come se si ricordasse di lui avendolo visto poche ore prima. Chapman aspettò che i due passassero, quindi chiamò sommessamente "Mr. Lennon", si mise in posa da combattimento e sparò cinque colpi nella schiena del cantante con la Charter Arms .38 che portava con sé. In seguito Chapman dichiarò alla polizia di aver sentito in quel momento una voce che gli diceva Do it! Do it! Do it! Lennon non crollò sul colpo ma riuscì a fare pochi passi verso la reception, salì alcuni gradini poi cadde dicendo I'm shot. Il concierge Jay Hastings attivò l'allarme connesso con la polizia, quindi tolse a Lennon gli occhiali e lo coprì con la sua giacca. Intanto il portiere dello stabile Jose Perdomo, con cui Chapman aveva scambiato qualche parola durante l'attesa, gli tolse la pistola dalle mani scalciandola via. Yoko Ono scoppiò a piangere urlando John's been shot, mentre Chapman si appoggiò al muro esterno del palazzo leggendo la copia di The Catcher in the Rye di J.D. Salinger (noto in italia con il titolo Il Giovane Holden) che aveva con sé.
Una prima auto della polizia arrivò poco dopo e i due agenti arrestarono Chapman che non oppose alcune resistenza, disse ai poliziotti di essere disarmato e di aver agito da solo, quindi venne dapprima immobilizzato contro il muro e poi ammanettato e condotto in macchina. Una seconda auto della polizia arrivò poco dopo, mentre i primi agenti ammanettavano Chapman; vista la gravità delle ferite gli agenti decisero di non aspettare l'ambulanza e portare Lennon al Roosvelt Hospital dove fu portato al pronto soccorso, ma poco dopo fu dichiarato morto alle 11:07.
Lennon in sintesi fu ucciso da un pazzo che agì in solitudine, ma come tutte le morti violente di persone famose anche l'omicidio dell'ex membro dei Beatles ha suscitato la fantasia di chi vuole vedere complotti ovunque. E' questo il caso ad esempio dello scrittore Phil Strongman che nel suo libro John Lennon: Life, Times and Assassination pubblicato nel 2010 sostiene che Chapman fosse stato un sicario al soldo della CIA.
L'agenzia, secondo quanto scrive Strongman, avrebbe assoldato Chapman in quanto Lennon era pericoloso per via delle sue idee sinistrorse. Secondo Strongman, ad esempio, è sospetto che Chapman avesse compito viaggi in Libano (dove la CIA era molto attiva), Giappone, UK, India e altri paesi, considerando la precaria situazione lavorativa dell'uomo. Strongman sostiene quindi che questo sia prova del fatto che Chapman riceveva finanziamenti di nascosto.
Premesso che nessuno ha mai spiegato perché uno che canta delle canzoni dovrebbe essere un sobillatore (per quanto fosse un grande musicista, le idee pacifiste di Lennon altro non erano che un'accozzaglia di banalità), l'impegno antimilitarista di Lennon risale ai primi anni 70, ben dieci anni prima di essere ucciso. In secondo luogo Strongman dovrebbe spiegare perché aver viaggiato molto farebbe automaticamente di Chapman un sicario, il salto logico ci pare incolmabile: secondo Chapman chiunque fa un viaggio in più di cinque paesi in un anno è automaticamente un assassino prezzolato? In ultimo, come ammette lo stesso Strongman, i viaggi di Chapman risalgono al 1975, quindi secondo l'autore la CIA ha impiegato cinque anni a commissionare un omicidio.
Inoltre Strongman sostiene che i proiettili nei corpo di Lennon siano stati sparati da due armi diverse e quindi nel Dakota era nascosto un secondo sparatore mai identificato. Strongman ci sta quindi dicendo che la CIA ha assoldato un misterioso cecchino che è sparito nel nulla e un secondo aggressore talmente imbranato da non muoversi dopo aver ucciso Lennon. L'ipotesi di Strongman è oltre il ridicolo.
In realtà in questi quasi quarant'anni non è mai emerso nessun legame tra Chapman e ipotetici mandanti. Al contrario potremmo osservare che se la CIA avesse voluto eliminare Lennon avrebbe forse avuto a disposizione mezzi ben migliori. Avrebbe potuto eliminarlo, ad esempio, in una situazione con meno testimoni magari in un drive-by shooting. Senza voler credere alle teorie del complotto, gli assassini di Tupac Shakur o di Notorious B.I.G. sono stati molto più professionali del maldestro Mark Chapman.
Purtroppo anche in questo caso la realtà è drammatica e semplice: un uomo che agiva da solo ha ucciso John Lennon sparandogli alla schiena. Nessun complotto governativo, ma solo uno squilibrato in azione.
Mark Chapman, nato nel 1955, lavorava a Honolulu come guardia giurata e venerdì 5 dicembre volò a New York portando con se quattordici ore di musica dei Beatles in musicassetta. Si registrò al YMCA della 63esima strada e in un negozio di New York comprò una copia di Double Fantasy, l'ultimo disco di Lennon, e il numero di Playboy con l'ultima intervista al cantante. Chapman passò gran parte del weekend fuori dal Dakota ma senza vedere Lennon. Riuscì nella sua impresa solo domenica 7 dicembre; facendosi largo tra le groupie si avvicinò al cantante e a Yoko Ono e iniziò a scattar loro delle foto. Lennon si arrabbiò e corse verso di lui cercando di strapparli la macchina fotografica, lo fermò Yoko Ono urlandogli di lasciar stare.
La mattina dell'8 dicembre Lennon e la Ono fecero colazione al La Fortuna di Columbus Avenue, quindi Lennon andò dal barbiere per un taglio di capelli e la coppia tornò al Dakota per un servizio fotografico e per un'intervista alla RKO Radio. Secondo il biografo Philip Norman, autore del libro John Lennon: The Life, i due fecero prima l'intervista e poi le foto, secondo altre fonti (tra cui CBS News) prima vennero le foto e poi l'intervista.
Quale che sia stato l'ordine dei due eventi, la coppia uscì di nuovo dal Dakota intorno alle quattro del pomeriggio per andare agli studi Record Plant dove doveva incidere nuovi brani. Si fecero portare dalla limousine dell'RKO e appena saliti davanti al Dakota, Chapman si avvicinò loro e chiese a Lennon di autografargli la copia di Double Fantasy. Il cantante acconsentì aggiungendo Is that all you want? Di questo momento esiste anche un'iconica foto scattata dal fotografo del New Jersey Paul Goresh. Chapman in seguito dichiarò che avrebbe avuto intenzione di sparare a Lennon in quella circostanza, ma desistì disarmato dalla sua cortesia.
L'ossessione di Chapman per Lennon si era già manifestata in ottobre. L'uomo lasciò il lavoro da guardia giurata firmando il registro con il nome John Lennon, per poi cancellarlo con una croce. Quindi prese un volo per New York con l'intento di uccidere il cantante, ma non portò a termine il suo piano.
La sera dell'8 dicembre Lennon e Yoko Ono registrarono fino alle dieci e trenta; quindi, prima di uscire a cena, Lennon volle tornare al Dakota per vedere di nuovo il figlio Sean prima che si addormentasse. Arrivarono al palazzo alle 10:50 e l'autista fece scendere i due sul marciapiede; la coppia si diresse verso l'ingresso del palazzo: Chapman li attendeva sotto l'arco d'ingresso.
Lo stesso Chapman in un'intervista alla CNN ricordò che Lennon gli rivolse uno sguardo, come se si ricordasse di lui avendolo visto poche ore prima. Chapman aspettò che i due passassero, quindi chiamò sommessamente "Mr. Lennon", si mise in posa da combattimento e sparò cinque colpi nella schiena del cantante con la Charter Arms .38 che portava con sé. In seguito Chapman dichiarò alla polizia di aver sentito in quel momento una voce che gli diceva Do it! Do it! Do it! Lennon non crollò sul colpo ma riuscì a fare pochi passi verso la reception, salì alcuni gradini poi cadde dicendo I'm shot. Il concierge Jay Hastings attivò l'allarme connesso con la polizia, quindi tolse a Lennon gli occhiali e lo coprì con la sua giacca. Intanto il portiere dello stabile Jose Perdomo, con cui Chapman aveva scambiato qualche parola durante l'attesa, gli tolse la pistola dalle mani scalciandola via. Yoko Ono scoppiò a piangere urlando John's been shot, mentre Chapman si appoggiò al muro esterno del palazzo leggendo la copia di The Catcher in the Rye di J.D. Salinger (noto in italia con il titolo Il Giovane Holden) che aveva con sé.
Una prima auto della polizia arrivò poco dopo e i due agenti arrestarono Chapman che non oppose alcune resistenza, disse ai poliziotti di essere disarmato e di aver agito da solo, quindi venne dapprima immobilizzato contro il muro e poi ammanettato e condotto in macchina. Una seconda auto della polizia arrivò poco dopo, mentre i primi agenti ammanettavano Chapman; vista la gravità delle ferite gli agenti decisero di non aspettare l'ambulanza e portare Lennon al Roosvelt Hospital dove fu portato al pronto soccorso, ma poco dopo fu dichiarato morto alle 11:07.
Lennon in sintesi fu ucciso da un pazzo che agì in solitudine, ma come tutte le morti violente di persone famose anche l'omicidio dell'ex membro dei Beatles ha suscitato la fantasia di chi vuole vedere complotti ovunque. E' questo il caso ad esempio dello scrittore Phil Strongman che nel suo libro John Lennon: Life, Times and Assassination pubblicato nel 2010 sostiene che Chapman fosse stato un sicario al soldo della CIA.
L'agenzia, secondo quanto scrive Strongman, avrebbe assoldato Chapman in quanto Lennon era pericoloso per via delle sue idee sinistrorse. Secondo Strongman, ad esempio, è sospetto che Chapman avesse compito viaggi in Libano (dove la CIA era molto attiva), Giappone, UK, India e altri paesi, considerando la precaria situazione lavorativa dell'uomo. Strongman sostiene quindi che questo sia prova del fatto che Chapman riceveva finanziamenti di nascosto.
Rappresentazione grafica della polizia dell'omicidio di Lennon |
Inoltre Strongman sostiene che i proiettili nei corpo di Lennon siano stati sparati da due armi diverse e quindi nel Dakota era nascosto un secondo sparatore mai identificato. Strongman ci sta quindi dicendo che la CIA ha assoldato un misterioso cecchino che è sparito nel nulla e un secondo aggressore talmente imbranato da non muoversi dopo aver ucciso Lennon. L'ipotesi di Strongman è oltre il ridicolo.
In realtà in questi quasi quarant'anni non è mai emerso nessun legame tra Chapman e ipotetici mandanti. Al contrario potremmo osservare che se la CIA avesse voluto eliminare Lennon avrebbe forse avuto a disposizione mezzi ben migliori. Avrebbe potuto eliminarlo, ad esempio, in una situazione con meno testimoni magari in un drive-by shooting. Senza voler credere alle teorie del complotto, gli assassini di Tupac Shakur o di Notorious B.I.G. sono stati molto più professionali del maldestro Mark Chapman.
Purtroppo anche in questo caso la realtà è drammatica e semplice: un uomo che agiva da solo ha ucciso John Lennon sparandogli alla schiena. Nessun complotto governativo, ma solo uno squilibrato in azione.
martedì 28 febbraio 2017
La morte di Aaliyah
Il 25 agosto del 2001 la giovanissima cantante R&B Aaliyah (il cui nome intero era Aaliyah Dana Haughton) incontrò la morte in un incidente aereo di ritorno dalle Isole Abaco, nell'arcipelago delle Bahamas, dove aveva girato il suo ultimo videoclip per Rock The Boat tratto dal suo terzo ed eponimo album. La cantante era all'apice della sua carriera, avendo riscosso grande successo anche nel mondo del cinema in cui aveva esordito con la strana rivisitazione di Romeo e Giulietta ambientata a Oakland, in California, intitolata Romeo Must Die; Aaliyah aveva anche finito le riprese del suo nuovo film, La Regina dei Dannati, che si preannunciava un grande successo nelle sale cinematografiche, successo che il film riscosse davvero ma di cui Aaliyah non poté godere. La ragazza e il suo staff erano volati alle Bahamas il 23 di agosto su un Fairchild Metro III e avrebbero dovuto tornare negli USA il 26, ma avendo terminato le riprese in anticipo decisero di rientrare il giorno prima.
Il volo avrebbe dovuto partire arrivare all'aeroporto delle Abaco alle 16:30 per partire poco dopo per Opa-locka, in Florida, ma il velivolo, un Cessna 402B, arrivò solo alle 18:15. Poco prima della partenza Aaliyah accettò la proposta di un giovane fan di scattare una foto con lei e quella fu l'ultima foto della cantante in vita. Secondo Wikipedia la medesima foto non fu scattata poco prima della morte della cantante ma al suo arrivo alle Bahamas, tuttavia non specifica da quale fonte abbia tratto questa informazione.
Insieme ad Aaliyah sarebbero saliti sull'aereo il suo truccatore Eric Foreman, il rappresentante della Virgin Records Douglas Kratz e altre due donne e tre uomini. Il pilota di un volo charter delle Bahamas, Lewis Key, riportò che il pilota del Cessna, Luis Morales, ebbe una discussione con i passeggeri a cui fece notare che l'aereo era sovraccarico per via delle nove persone a bordo e del materiale per le registrazioni e che questo avrebbe compromesso la sicurezza del volo; tuttavia Aaliyah e il suo staff insistettero sostenendo di dover rientrare a Miami entro la sera di sabato 25.
Lewis Key aggiunse che Morales ebbe problemi ad avviare uno dei motori del Cessna appena prima del decollo. L'aereo comunque si staccò dalla pista intorno alle 18:50 per schiantarsi verticalmente, scendendo con il muso, a soli 60 metri dalla fine della pista e disintegrandosi in una palla di fuoco. Un uomo sopravvisse all'impatto iniziale e fu rinvenuto la tra macerie urlante di dolore, ma morì poco dopo all'ospedale. Il libro Aaliyah: More Than a Woman di John Farley, riporta la testimonianza del pilota e pompiere Claude Sawyer che vide l'aereo alzarsi in volo per poi piegare a sinistra e schiantarsi verticalmente prima di raggiungere l'altezza di trenta metri.
Dal rapporto del coroner delle Bahamas emerse che il corpo di Aaliyah riportò gravi ustioni e un colpo alla testa e che lo shock fu tale che se la cantante fosse sopravvissuta il recupero sarebbe comunque stato quasi impossibile.
Anche l'NTSB, l'ente americano preposto a verificare le cause dei disastri nei trasporti, condusse un indagine sull'accaduto e il breve rapporto finale indicò che l'aereo superò le proprie capacità di carico per via delle persone a bordo, dei bagagli e del carburante e che il baricentro del velivolo era troppo arretrato rispetto alle specifiche. Di fatto l'NTSB confermò il sospetto che emerse già nei primi giorni dopo il disastro. Nel 2003 furono anche rivelati i risultati degli esami tossicologici sul corpo di Morales che rivelarono tracce di cocaina e alcol nel sangue dell'uomo. Poche settimane prima dello schianto mortale, Morales fu fermato alla guida della sua auto per non aver rispettato uno stop e la polizia trovò delle quantità di cocaina sulla sua auto, in quell'occasione Morales rispose che non fosse per uso personale ma per un amico. Poche settimane prima dell'incidente mortale Morales fu licenziato dalla Golden Airlines per non essersi presentato al lavoro e pochi giorni prima dello schianto fu assunto dalla Blackhawk International Airways; tuttavia l'FAA, attraverso la propria portavoce Kathleen Bergen, comunico di non aver concesso a Morales l'autorizzazione a volare negli USA e che il pilota autorizzato a condurre quel volo era una persona diversa da Morales. Infatti un articolo del Sun Sentinel pubblicato poco dopo l'incidente indicò il pilota identificato come "L. Maradel".
In rete si trovano facilmente delle teorie del complotto secondo cui Aaliyah sarebbe stata uccisa dagli Illuminati su mandato della cantante Beyoncé che voleva liberarsi della concorrente: ovviamente come tutte le teorie del complotto si basa su un'accozzaglia di scemenze senza alcuna prova.
La triste realtà è che una sequenza di errori umani, sia da parte del pilota sia da parte della stessa cantante de suo staff, ci ha tolto una delle più talentuose e promettenti cantanti della scena R&B.
Il volo avrebbe dovuto partire arrivare all'aeroporto delle Abaco alle 16:30 per partire poco dopo per Opa-locka, in Florida, ma il velivolo, un Cessna 402B, arrivò solo alle 18:15. Poco prima della partenza Aaliyah accettò la proposta di un giovane fan di scattare una foto con lei e quella fu l'ultima foto della cantante in vita. Secondo Wikipedia la medesima foto non fu scattata poco prima della morte della cantante ma al suo arrivo alle Bahamas, tuttavia non specifica da quale fonte abbia tratto questa informazione.
Insieme ad Aaliyah sarebbero saliti sull'aereo il suo truccatore Eric Foreman, il rappresentante della Virgin Records Douglas Kratz e altre due donne e tre uomini. Il pilota di un volo charter delle Bahamas, Lewis Key, riportò che il pilota del Cessna, Luis Morales, ebbe una discussione con i passeggeri a cui fece notare che l'aereo era sovraccarico per via delle nove persone a bordo e del materiale per le registrazioni e che questo avrebbe compromesso la sicurezza del volo; tuttavia Aaliyah e il suo staff insistettero sostenendo di dover rientrare a Miami entro la sera di sabato 25.
Lewis Key aggiunse che Morales ebbe problemi ad avviare uno dei motori del Cessna appena prima del decollo. L'aereo comunque si staccò dalla pista intorno alle 18:50 per schiantarsi verticalmente, scendendo con il muso, a soli 60 metri dalla fine della pista e disintegrandosi in una palla di fuoco. Un uomo sopravvisse all'impatto iniziale e fu rinvenuto la tra macerie urlante di dolore, ma morì poco dopo all'ospedale. Il libro Aaliyah: More Than a Woman di John Farley, riporta la testimonianza del pilota e pompiere Claude Sawyer che vide l'aereo alzarsi in volo per poi piegare a sinistra e schiantarsi verticalmente prima di raggiungere l'altezza di trenta metri.
Dal rapporto del coroner delle Bahamas emerse che il corpo di Aaliyah riportò gravi ustioni e un colpo alla testa e che lo shock fu tale che se la cantante fosse sopravvissuta il recupero sarebbe comunque stato quasi impossibile.
Anche l'NTSB, l'ente americano preposto a verificare le cause dei disastri nei trasporti, condusse un indagine sull'accaduto e il breve rapporto finale indicò che l'aereo superò le proprie capacità di carico per via delle persone a bordo, dei bagagli e del carburante e che il baricentro del velivolo era troppo arretrato rispetto alle specifiche. Di fatto l'NTSB confermò il sospetto che emerse già nei primi giorni dopo il disastro. Nel 2003 furono anche rivelati i risultati degli esami tossicologici sul corpo di Morales che rivelarono tracce di cocaina e alcol nel sangue dell'uomo. Poche settimane prima dello schianto mortale, Morales fu fermato alla guida della sua auto per non aver rispettato uno stop e la polizia trovò delle quantità di cocaina sulla sua auto, in quell'occasione Morales rispose che non fosse per uso personale ma per un amico. Poche settimane prima dell'incidente mortale Morales fu licenziato dalla Golden Airlines per non essersi presentato al lavoro e pochi giorni prima dello schianto fu assunto dalla Blackhawk International Airways; tuttavia l'FAA, attraverso la propria portavoce Kathleen Bergen, comunico di non aver concesso a Morales l'autorizzazione a volare negli USA e che il pilota autorizzato a condurre quel volo era una persona diversa da Morales. Infatti un articolo del Sun Sentinel pubblicato poco dopo l'incidente indicò il pilota identificato come "L. Maradel".
In rete si trovano facilmente delle teorie del complotto secondo cui Aaliyah sarebbe stata uccisa dagli Illuminati su mandato della cantante Beyoncé che voleva liberarsi della concorrente: ovviamente come tutte le teorie del complotto si basa su un'accozzaglia di scemenze senza alcuna prova.
La triste realtà è che una sequenza di errori umani, sia da parte del pilota sia da parte della stessa cantante de suo staff, ci ha tolto una delle più talentuose e promettenti cantanti della scena R&B.
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