giovedì 7 ottobre 2021

I trent'anni di Dangerous



Il 1991 fu un anno memorabile per la musica, tra gli album che in questo 2021 compiono trent'anni ci sono capolavori assoluti che travalicano i generi come Achtung Baby degli U2, Use Your Illusion dei Guns N' Roses, Innuendo dei Queen e Nevermind dei Nirvana. Tra le pietre miliari di quello straordinario anno ce ne fu una che aspettò proprio le ultime settimane dell'anno per arrivare nei negozi: il 26 novembre del 1991 uscì Dangerous di Michael Jackson.

Da Bad erano passati ben quattro anni e Dangerous segnava uno stacco netto del passato. I segnali erano abbondanti, a partire dall'interruzione della collaborazione con il produttore Quincy Jones che aveva trasformato in oro Off The Wall, Thriller e Bad; ma se Off The Wall era ancora solidamente legato al soul e al funk dell'epoca dei Jacksons, Thriller e Bad proponevano le stesse atmosfere di pop ricco di contaminazioni, mai banale ma sempre di facile presa e il modello non poteva essere ripetuto all'infinito.

Che Dangerous volesse rompere con il passato fu chiaro fin dalla copertina, incredibilmente complessa e ricca di simbolismi al posto delle foto di Michael che avevano caratterizzato gli album precedenti. E che la musica fosse altrettanto complessa e ricca di spunti lo si capì poco dopo. Il singolo di lancio Black or White, il cui titolo ironizzava sulle bizzarre teorie secondo cui Michael si schiariva la pelle per sembrare bianco, fece da ponte, con un suono decisamente accattivante e un testo che si scagliava contro il razzismo. Anche il video del pezzo, che ebbe molto airplay televisivo, era completamente diverso dai precedenti con Macaulay Culkin che litigava con il padre che gli chiede rudemente di abbassare il volume dell'intro rock della canzone e con l'enfant prodige di Mamma, Ho Perso l'Aereo che reagisce alzando al massimo; nel video si vede poi Jacko che balla con popoli di tutto il mondo e nella sequenza finale il registra John Landis fa ampio uso della tecnica del morphing (che in quell'anno fu resa celebre anche dal film Terminator 2: Judgment Day) per mostrare quanto gli esseri umani siano tutti uguali e connessi.

Se Black or White diede un assaggio, il resto dell'album regalò un sorprendente caleidoscopio di suoni che spaziavano fino alle sperimentazioni più ardite con le percussioni ossessive di Who Is It fino al gospel etereo e celestiale di Will You Be There, celebre anche grazie alle accuse di plagio di Al Bano smentite dai tribunali che hanno chiarito come entrambi si fossero ispirati a Bless You For Being An Angel degli Ink Spots, a sua volta ispirata a un canto dei Nativi Americani. Tra le suggestioni di questo album si trovano anche la celebre ballad Heal The World, il cui finale corale rimanda alle atmosfere di We Are The World, il new jack swing di Jam e di Remember The Time, fino alla ballad Keep The Faith anch'essa vicina al gospel e al contempo più simile alle sonorità dei dischi precedenti, visto che Jacko si era già cimentato in esperimenti del genere come ad esempio in Man in the Mirror. Oltre alla atmosfere anche i testi si fecero più complessi, trattando argomenti come l'inquinamento, il razzismo, l'AIDS e la disparità sociale.

Da Dangerous furono estratti ben nove singoli, su quattordici pezzi, a conferma di quanto questo disco fosse un capolavoro di un genio della musica. Del resto basta guardare la lista degli ospiti per capire quanti stili sono stati esplorati e come Dangerous sia un'opera monumentale, vi si trovano infatti un coro gospel, un'orchestra, Slash, Steve Porcaro, Jeff Porcaro, Siedah Garrett, il rapper Heavy D e il produttore Bill Bottrell che si improvvisa rapper. Gli ospiti dei video non erano meno illustri e oltre al già citato Macaulay Culkin apparvero Michael Jordan, Naomi Campbell. Eddie Murphy, Magic Johnson e molti altri.

Con Dangerous the King of Pop vinse la sua sfida, dimostrando al mondo che il suo talento non era limitato all'easy listening ma che sapeva fare anche cose ben più complesse. E soprattutto dimostrò che la nuova strada era appena iniziata.

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