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lunedì 9 settembre 2019

Howlin' Wolf - The Howlin' Wolf Album

Dopo aver tentato lo strano esperimento di mischiare il blues con il rock psichedelico con l'album Electric Mud di Muddy Waters nel 1968, l'anno seguente la Chess Records tentò di replicare l'operazione con il secondo dei propri artisti di punta, ovvero lo storico bluesman Howlin' Wolf che nel 1969 aveva già all'attivo una lunga discografia costellata di successi. L'album risultante si intitola The Howlin' Wolf Album e la copertina bianca riporta solo la strana e singolare scritta This is Howlin' Wolf's new album. He doesn't like it. He didn't like his electric guitar at first either.

Il disco è composto da dieci tracce il cui suono abbonda di wah-wah e fuzzbox a cui si somma la potente voce di Howlin' Wolf che interpreta i pezzi nel suo stile distintivo, creando così un bizzarro connubio tra il blues di Chicago e le sonorità che al tempo erano tipiche di Jimi Hendrix e del rock psichedelico che veniva prodotto a Londra. L'LP non contiene pezzi inediti ma è composto interamente di cover, nove delle quali sono standard scritti da Willie Dixon tutti già interpretati in passato da Howlin' Wolf, tra i quali troviamo pezzi storici come The Red Rooster o Evil, più l'autocover di Smokestack Lightning del 1956 e già inclusa nell'album Moanin' in the Moonlight.

In generale il risultato musicale è molto confuso è forzato e non è un caso che l'album non abbia avuto il successo commerciale di Electric Mud. Tuttavia l'esperimento è sicuramente interessante e mostra un lato inedito e mai più replicato nella carriera di Howlin' Wolf. Se questo disco non verrà ricordato per la qualità della musica, lo è sicuramente per il coraggio dell'aver provato a mischiare stili così diversi e per l'aver voluto provare a creare un suond nuovo. Anche se va riconosciuto che questo esperimento non ha dato i risultati sperati.

martedì 7 aprile 2015

Howlin' Wolf - The London Howlin' Wolf Sessions

Nei primi anni '70 la carriera di Howlin' Wolf aveva già raggiunto l'apice e il suo successo non accennava a diminuire. Ma erano anche gli anni della British Invasion e della Swinging London e da lì a pochi anni i gruppi rock del Regno Unito avrebbero dominato le classifiche mondiali. In questo contesto storico un musicista geniale come Howlin' Wolf non si lasciò scappare l'occasione di unire due mondi così diversi, il blues di Chicago e il rock di Londra, e nel 1971 si spostò nella capitale britannica per registrare uno dei suoi album di maggiore successo: The London Howlin' Wolf Sessions.

Per garantire un tocco inglese al disco, il bluesman si avvalse della collaborazione di molti musicisti britannici di spicco tra cui Eric Clapton, Steve Winwood, Ringo Starr e tre membri dei Rolling Stones: Ian Stewart, Bill Wyman e Charlie Watts. Gli ospiti sono qui sono in veste di musicisti, mentre la voce è lasciata a Howlin' Wolf.

Il suono che ne risulta offre le caratteristiche principali del Chicago Blues unito dalla musicalità degli ospiti ed è nel complesso notevolmente diverso dagli altri album di Howlin' Wolf. Anzitutto il bluesman in questo disco si limita a cantare e non suona nessuno strumento; in secondo luogo, proprio per via della presenza massiva di ospiti di rilievo, la strumentazione ha un ruolo molto maggiore. Si sentono con forza le due chitarre (suonate nella maggior parte dei brani da Clapton e Winwood), il basso (suonato eccezionalmente da Ringo Starr) e tutta la sezione ritmica degli Stones.

Inutile sottolienare che nel disco non ci sono brani scadenti e che la qualità del disco resta ottima per tutta la sua durata, come è del resto in tutti gli album di Howlin' Wolf.

L'esperienza delle London Sessions fu un tale successo che altri tre grandi musicisti americani come Muddy Waters, Bo Diddley e B.B. King negli anni seguenti realizzarono esperimenti simili, mantenendo anche per i loro album il titolo The London Sessions.