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mercoledì 5 febbraio 2020

Hootie & the Blowfish - Cracked Rear Mirror

Negli anni 90 il rock alternativo era uno dei generi musicali più popolari e tra gli esponenti di questo stile c'è stato un quartetto che lo ha sapientemente mischiato con il southern rock e con il country realizzando melodie ricche di suoni morbidi e patinati. Il gruppo in questione sono gli Hootie & the Blowfish, originari del South Carolina. Il gruppo ha la peculiarità di aver avuto una formazione stabile durante tutta la propria attività discografica, con Darius Rucker alla voce, Mark Bryan alla chitarra, Dean Felber al basso e Jim Sonefeld alla batteria.

Il primo album della band si intitolata Cracked Rear Mirror ed è stato pubblicato nel 1994. L'album è composto da undici pezzi di facile presa già al primo ascolto, grazie anche alla voce singolare del vocalist e ai numerosi cori che la band esegue soprattutto sui ritornelli. Il disco parte subito forte con Hannah Jane che coniuga sapientemente ritmi veloci e melodia dando subito un buon assaggio di ciò che si troverà del resto dell'LP. Già in questo primo album troviamo alcuni dei pezzi più iconici del gruppo, come il midtempo Hold My Hand che racchiude in sé tutti le caratteristiche migliori della band, con un intro di chitarra, una melodia orecchiabile e un ritornello in cui Darius Rucker mostra il meglio della propria vocalità accompagnato da un potente coro del resto della band. Tra i pezzi migliori troviamo anche Time, che ripropone la formula collaudata del gruppo, la veloce Drowning che costituisce uno dei momenti più brillanti del disco e Only Wanna Be With You che cita nel testo Blood on the Tracks, Idiot Wind e Tangled Up in Blue di Bob Dylan.

Il disco contiene ovviamente anche un buon numero di ballad tra cui Let Her Cry e Goodbye eseguita con solo voce e piano. In due tracce, Look Away e Running From an Angel troviamo anche la presenza di un violino, suonato da Lili Haydn della Los Angeles Philharmonic Orchestra, che dona un tocco più forte di southern rock.

Giunti al termine dell'ascolto non si può che constatare che questo disco è un vero capolavoro, composto di tracce di altissimo livello, che non annoia mai e capace di regalare emozioni dall'inizio alla fine. Il gruppo ha oggi all'attivo sei album e Rucker affianca l'attività come frontman a quella di cantante solista, in cui si dedica più al country che al rock alternativo. Cracked Rear Mirror resta ad oggi uno degli album migliori degli anni 90 grazie alle sue tante suggestioni musicali e commistioni tra stili che questi quattro musicisti hanno saputo regalarci pur non godendo della fama, almeno nel nostro paese, che meriterebbero ampiamente come dimostra questo loro primo album.

lunedì 2 luglio 2018

Reborn In March - Habits

Il quintetto milanese dei Reborn In March ha pubblicato a maggio del 2018 il proprio primo album in studio intitolato Habits, il disco offre un'ora di alternative rock che attinge dalla tradizione del Regno Unito degli anni 80 e 90 e che sembra nato da una collisione a tre tra Muse, Coldplay e Sister Of Mercy, senza rinunciare a qualche contaminazione d'oltreoceano. Le sonorità della band sono caratterizzate dalle atmosfere cupe e gotiche delle basi musicali a cui si unisce la voce graffiante del vocalist Marco Scaravilli il cui canto è una sorta di inedito incrocio tra Chris Martin e Matthew Bellamy, prendendo il meglio dei due e arricchendolo con un po' di gusto personale. Completano la formazione i chitarristi Diego Del Sarto (fondatore del gruppo insieme al cantante) e Davide Pucillo, il bassista Dario Di Falco e il batterista Tommaso Bortoli.

Il disco è composto da nove tracce energiche che si assestano tutte su ritmi piuttosto alti e che coniugano sapientemente sonorità dure ai confini con il metal con ricche melodie facili da memorizzare, tanto che il disco entra in testa come un earworm già al primo ascolto. Il quintetto è molto efficace nel creare una mescolanza sonora che unisce modelli del passato a un tocco di modernità, creando contrasti musicali di grande effetto.

E' difficile trovare pezzi migliori di altri in questo ottimo disco di esordio perché tutte le nove tracce sono di altissimo livello e l'album non conosce riempitivi o momenti di noia. Se proprio dovessimo selezionare dei pezzi migliori di altri la scelta cadrebbe sicuramente su Tom's Habits, brano di chiaro stampo ottantiano in cui Scaravilli dà anche prova della propria estensione e potenza, che parla della monotonia della routine che la maggior parte delle persone vive. Tra la nove tracce spicca anche la penetrante Swim contraddistinta da atmosfere grunge, con il canto del vocalist ispirato a quello di Kurt Cobain dei tempi di In Utero. Suggestioni grunge si trovano anche nella potente e ruggente traccia di chiusura Smiling Like A God.

Tra i pezzi migliori troviamo anche cupa Lady Envy, dedicata a una persona la cui vita è rovinata dai sentimenti negativi, e Runaway, che il pezzo più veloce dell'intero album, il cui testo narra l'attrazione per una donna angelicata, tanto desiderata quanto irraggiungibile.

Quello dei Reborn In March è, in sintesi, uno dei più interessanti esordi discografici di questo 2018, con un album fresco, che intrattiene senza sosta e che, staccandosi da ogni modello musicale del nostro paese, porta una bella ventata di novità in um mercato discografico troppo spesso uguale a sé stesso. Con il loro primo album la band milanese si conferma subito come la migliore realtà del rock alternativo italiano, che regge benissimo il confronto con le band d'oltremanica e che sicuramente regalerà altre perle di rock come questa per molti, molti anni.