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venerdì 7 febbraio 2020

The Darkness - Easter is Canceled, Milano 6/2/2020


Nota: Questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino che ringraziamo per il contributo.

"No, no, io voglio vedere com'è vestito stavolta" questa l'ultima frase che ho sentito prima che le luci di un Alcatraz di Milano stracolmo di gente si spegnessero per l'inizio del concerto dei Darkness, segno che la gente non è lì solo per l'energia della loro musica ma anche per le performance sul palco di Justin Hawkins, carismatico frontman della band famoso tanto per i suoi acuti che per le sgargianti tutine attillate.

Dopo lo spettacolare concerto del 2017 nella cornice del Rugby Sound Festival non ho avuto molti dubbi se partecipare o meno. La band però a questo giro ha provato una formula diversa, nella prima metà del concerto è stato suonato tutto il loro ultimo disco Easter is Canceled. Benché non ci sia stato il minimo dubbio sulle eccellenti performance musicali e visive non è una formula che apprezzo particolarmente, sopratutto da una band che tra alti e bassi è sulla scena dal 2000 e l'anno scorso ha sfornato il sesto lavoro in studio dal quale è tratto il nome del loro tour 2020. L'ultimo disco non è male come stile ma forse avrei dovuto ascoltarlo un po' di più per poterlo apprezzare meglio, alla fine solamente la prima traccia Rock and Roll Deserves to Die era conosciuta visto che su Virgin Radio veniva trasmesso con un po' di regolarità.

Luci giù, un po' di suspance e la mitica One Way Ticket dà il via alla seconda parte dello spettacolo con pezzi molto più conosciuti dalla platea milanese; solo due i pezzi da Pinewood Smile: Japanese Prisoner of Love e il singolo Solid Gold e poi tanto tanto dal loro album di esordio Permission to Land. Seguono Growing on Me e poi Get Your Hands Off My Woman dove l'acuto viene magistralmente tenuto per tutta la canzone. Love is only a Feeling, pezzo relativamente lento e classificato come rock ballad che arrivò al 5° posto nella classifica UK dei singoli più venduti, e il pezzo bandiera della band I Believe in a Thing Called Love chiudono un concerto a dir poco spettacolare.

I Darkness sono una garanzia, non solo come musica, ma come scenografia (gli abiti estremi di Justin avrebbero fatto invidia alle presentatrici che stavano conducendo Sanremo nella stessa serata) e come capacità di coinvolgimento del pubblico. Alla prossima, raga!

venerdì 7 luglio 2017

The Darkness Rugby Sound Festival - Legnano, 6/7/2017

Nota: questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino che ringraziamo per il prezioso contributo.

Credit: Elena Di Vincenzo
Prendi il rock, quello energico ma non violento, quello che comunque vada ti entra in testa e ci rimane; prendi una band scatenata e un frontman vestito con una tutina attillata grigio scintillante che spara acuti come se non ci fosse un domani. I Darkness sono questo, rock, energia e divertimento!

Inglesi, nascono nel 2000 e il loro stile unico li porta facilmente al successo. Nel 2003 il loro album d'esordio Permission to Land fu un successo incredibile; successo destinato poi a ripetersi con il secondo disco, One way ticket to Hell ... and Back. Dopo iniziarono i problemi: tra cambi di formazioni e problemi di droga del cantante Justin Hawkins, il gruppo si perse un po' per strada e solamente dopo tre anni, nel 2006, l'annuncio dell'abbandono del cantante sembrava aver segnato la fine della band e l'inizio di side projects per i componenti.

Credit: Elena Di Vincenzo
Tutto questo fino a quando, nel 2011, venne annunciata la reunion e il terzo album in studio Hot Cakes, disco che passò abbastanza inosservato; Last of Our Kind del 2015 segna secondo me una nuova rinascita della band, sperando che anche il nuovo disco, annunciato per la fine del 2017 sia allo stesso livello.

Ora veniamo a quelle settemila persone che hanno invaso l'Isola del Castello a Legnano in quella sera che ha visto la band inglese esibirsi sul palco del Rugby Sound, bellissimo festival organizzato dai ragazzi del Rugby Parabiago che, nel corso di una decina d'anni, si è ingrandito al punto tale da riuscire a organizzare concerti di questa portata.

La scaletta comprende molti pezzi del loro album d'esordio e inizia proprio con la prima traccia Black Shuck, giusto per scaldare la folla e sempre nella prima parte si continua con Givin'up, pezzo che ricorderanno tutti per il costante falsetto. Segue Mudslide, primo pezzo tratto da Last of Our Kind, che anticipa di poco il primo dei singoli davvero famosi: One Way Ticket e poco dopo Love Is Only A Feeling fanno letteralmente impazzire il pubblico. Justin è davvero un incontenibile animale da palco e la voce tiene senza nessun problema mentre dei reggiseni iniziano a volare sul palco.

Credit: Elena Di Vincenzo
Il terzo singolo tratto dal primo disco, Friday Night e Get Your Hands Off My Woman portano il concerto verso le battute finali.

Penultimo pezzo della scaletta è la hit I Believe in a Thing Called Love che manda il pubblico in delirio, mentre Love On The Rocks With No Ice, intervallato da un lunghissimo assolo durante il quale Justin è stato trasportato in mezzo al pubblico chiude questa indimenticabile serata.

Forse dopo un concerto viene da pensare molti dei pezzi siano simili tra loro, ma non importa, è comunque musica che non stanca e che si ascolterebbe per ore. Grazie Rugby Sound per averli invitati, grazie Darkness per essere venuti e averci fatto davvero divertire due ore!

domenica 21 giugno 2015

The Darkness - Last of Our Kind

Il 2015 ha visto il ritorno, a tre anni dall'ultimo album, della band inglese The Darkness con il nuovo disco intitolato Last of Our Kind. L'album è stato anticipato da due ottimi singoli: Barbarian e Open Fire. Le prime due tracce pubblicate hanno dato un chiaro segnale del fatto che la band volesse continuare sulla strada già intrapresa dell'hard rock con forti influenze hair metal e AOR fatto per divertire e fare festa.

Barbarian attinge a piene mani dalle chitarre degli INXS (a chi non è venuta in mente The One Thing?) e per il ritornello dalla voce di Gene Simmons (a chi non è venuta in mente Unholy?). In modo del tutto simile Open Fire ricorda più di un brano dei The Cult, sopra a tutti Rain. Questi due brani introducono alla grande il disco che prosegue su atmosfere allegre e festaiole per tutte le 10 tracce attingendo dai grandi del passato e riportando atmosfere di gioia che sembravano perse dopo gli anni 80. Tutte le dieci tracce sono decisamente ottime, difficile scegliere quali siano le migliori oltre ai due singoli già citati; se fossimo costretti forse sceglieremmo Hammer & Tongs, in cui il cantante Justin Hawkins si lancia in una non troppo velata imitazione di Mick Jagger, e la ballad Sarah O'Sarah.

Se c'è una cosa che non manca a questo album è la varietà di suoni: ci sono brani veloci, ballate e midtempo e Hawkins dimostra di sapersi muovere bene sia con la voce piena che con il falsetto, come dimostrato tra gli altri dal brano Mighty Wings.

Se invece c'è una cosa che di sicuro manca a questo disco, e alla produzione dei The Darkness in generale, è l'originalità. Nessun suono inedito e solo tanto rock pescato dal passato. Ma considerando quanto è allegra e divertente la musica della band, questo è un aspetto trascurabile. Forse non entreranno nelle enciclopedie del rock, ma di sicuro saranno i benvenuti alle feste di chiunque o nel lettore di chi si vuole regalare un'ora di divertimento.