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giovedì 16 febbraio 2023

Musica e cinema: The Warriors (I Guerrieri della Notte, 1979)


The Warriors di Walter Hill del 1979 è uno dei film più iconici di ogni tempo e più rappresentativo del periodo compreso tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli anni 80, al punto che la sua iconografia ha influenzato la cultura pop dei decenni a seguire per tutto quanto riguardi il mondo delle gang, dal video di Bad di Michael Jackson fino a videogiochi come Final Fight o Double Dragon. Il film, che in italiano si intitola I Guerrieri della Notte, è tratto dal romanzo omonimo di Sol Yurick del 1965 che a sua volta è ispirato all'Anabasi di Senofonte.

Il film, così come il romanzo a cui è ispirato, racconta di una gang chiamata Warriors (i Guerrieri, nella traduzione italiana) che deve partecipare a un raduno di tutte le bande di New York nel Bronx il cui scopo è sancire un'alleanza tra i gruppi che controllano varie zone della città al fine di prendere insieme il controllo della città stessa. L'incontro viene tuttavia sabotato dall'uccisione di Cyrus, leader dei Riffs e organizzatore del tentativo di alleanza, e dell'omicidio vengono ingiustamente accusati i Warriors che nella notte dovranno sfuggire agli attacchi delle altre bande che li ritengono responsabili dell'accaduto per tornare a Coney Island, a Brooklyn.

Negli scontri perde la vita anche Cleon, il capo dei Warriors, e il comando del gruppo viene preso da Swan, interpretato da Michael Beck che negli anni seguenti avrebbe recitato in film di un certo rilievo quali Xanadu, con Olivia Newton-John, Megaforce di Hal Needham e Chiller di Wes Craven. I Warriors devono quindi sotto la guida del nuovo leader attraversare una terra piena di minacce e attanagliata dalle gang rivali per tornare alla propria base, trovandosi quindi in una situazione che ricalca quella dei diecimila mercenari ellenici narrati da Senofonte che dovettero abbandonare l'impero persiano dopo la morte di Ciro (da cui, non a caso, prende il nome Cyrus). Curiosamente anche nel film Southern Comfort (in italiano I guerrieri della Palude Silenziosa) del 1981 Walter Hill riprese il concetto dell'Anabasi trasferendolo questa volta nelle paludi della Louisiana in uno scontro tra soldati e bracconieri.

The Warriors è anche una parabola, risalente a ben prima che ci fosse consapevolezza del problema, di quanto le fake news possano creare danni; i Guerrieri infatti non hanno davvero ucciso Cyrus, ma il fatto che ne vengano accusati scatena attacchi contro di loro e fa saltare l'accordo di pace.

Ciò che spicca di questo film non è solo l'opera cinematografica in sé ma anche la colonna sonora, uscita contestualmente al film, che costituisce un compendio degli stili musicali dell'epoca in cui si trova rock, funk, disco, R&B e salsa. L'album è composto da dieci pezzi, di cui tre strumentali e sette canzoni. Tra i tre pezzi strumentali troviamo ovviamente il celeberrimo tema introduttivo di Barry De Vorzon Theme from ‘The Warriors’, presente anche nella versione alternativa che fa da sottofondo allo scontro tra i Warriors e i Furies, la più pericolosa delle bande incontrate dai protagonisti in quanto armati di mazze da baseball e con una pittura facciale che li rende particolarmente minacciosi.

I sette brani cantanti hanno ruoli ben specifici all'interno del film e fanno da commento sonoro ad altrettante scene. Vi si trova ad esempio la cover di Nowhere to Run di Martha and the Vandellas della Motown qui interpretata da Arnold McCuller che nel film viene trasmessa dalla radio delle gang, della cui speaker si vedono solo le labbra che parlano al microfono, quando i Warriors iniziano la propria fuga. Alcune canzoni si possono ascoltare nel film dal jukebox della casa dove si nascondono le Lizzies, l'unica band femminile della città, come i vibranti funk di You're Movin' Too Slow interpretata da Johnny Vastano e Love is a Fire di Genya Ravan.

Nel disco troviamo anche un brano di salsa con In Havana di Kenny Vance & Ismael Miranda che nel film si sente in sottofondo quando i Rogues (un'altra delle bande rivali) assaltano un negozio di dolciumi. In un accenno di AOR troviamo anche Last of an Ancient Breed di Desmond Child, mentre il brano più famoso del disco è sicuramente In The City di Joe Walsh che si sente sui titoli di coda, quando i Guerrieri sono ormai giunti a Coney Island e il sole si alza sul mare, che gli Eagles inserirono anche nel loro album The Long Run dello stesso anno.

Quella pubblicata nel 1979 non è l'unica versione della colonna sonora che sia stata pubblicata; nel 2013 infatti ne è stata pubblicata una versione Extended che contiene undici tracce strumentali aggiuntive di Barry De Vorzon tra cui si trovano anche versioni alternative e outtakes.

The Warriors è in sintesi uno dei migliori esempi di come il cinema di allora sapesse mischiare immagini e musica e di come la colonna sonora completasse l'opera cinematografica incastonandosi al suo interno. Non a caso, come era d'uso al tempo, tutte le tracce del disco compaiono nel film e ne sono parte integrante. Quella di The Warriors è una delle migliori colonne sonore di ogni epoca ed è anche, purtroppo, un ottimo esempio di come l'industria cinematografica abbia perso la capacità di realizzare film in cui le musiche siano così curate e importanti.

mercoledì 27 gennaio 2021

The Undisputhed Truth - The Undisputed Truth

Nel 1970 il produttore dei Temptations Norman Whitfield assemblò un altro gruppo vocale con il quale sperimentare nuove commistioni e sonorità senza esporsi alla critica di pubblico e stampa che riteneva che il produttore stesse daneggiando il proprio gruppo principale distorcendone la natura a proprio piacimento. Il gruppo che prese vita da questa decisione furono gli Undispited Truth, composti da Joe "Pep" Harris, Billie Rae Calvin e Brenda Joyce Evans

L'album di esordio del gruppo porta lo stesso nome della band e fu pubblicato nel 1971. Il disco è composto da undici tracce che offrono quarantaquattro minuti di black music molto varia e di facile presa. Nel disco si trovano tutti gli stilemi delle sonorità della Motown: passando dall'R&B classico, al soul, al funk, alla psichedelia e anche qualche tocco di rock. L'unico brano inedito del disco è il divertente pezzo di apertura You Got The Love I Need, ai confini tra R&B e disco. Delle restanti tracce, quattro (Save My Love For A Rainy Day, Ball of Confusion, Smiling Faces Sometimes e Since I've Lost You) furono incise in quegli anni anche dai Temptations, sia nelle loro incisioni più vicine al Motown sound sia a quelle psichedeliche coeve di questo album. Tra le altre troviamo anche alcuni classici degli anni 60 come Aquarius, dal musical Hair, Ain't No Sun Since You've Been Gone, I Heard It Through the Grapevine, Like a Rolling Stone di Bob Dylan, California Soul, incisa in precedenza dai 5th Dimension e da Marvin Gaye e Tammi Terrell, e We've Got a Way Out Love degli Originals.

Lo schema base delle canzoni è che Harris esegue la voce principale, con gli altri due vocalist impegnati in controcanti e doppie voci (ci sono comunque un paio di eccezioni, ad esempio in Aquarius la voce principale è quella di Brenda). Alcune delle cover sono eseguite mantenendo la stessa atmosfera dei pezzi originali, mentre altre sono completamente riviste, come Like a Rolling Stone in cui la polifonia vocale trasforma il pezzo originale in uno completamente diverso. Lo stesso vale per Ball of Confusion il cui arrangiamento è completamente diverso da quello dei Temptations e per I Heard It Through the Grapevine, notevolmente accelerata e arricchita di cori e controcanti. Non mancano le ballad classiche, nello stile originale della Motown, come Ain't No Sun Since You've Been Gone e We've Got a Way Out Love.

Gli Undispited Truth danno quindi prova già da loro primo album di essere un prodotto solido, capace di reinterpretare pezzi noti in chiavi diverse. Purtroppo la vita del gruppo vide molte vicissitudini; dopo altri due album focalizzati principalmente sulla revisione di cover contemporanee, il gruppo si divise e Harris venne affiancato da nuovi vocalist. L'anno seguente gli Undisputed Truth lasciarono la Motown per la Whitfield e in breve tempo sparirono dalle scene. E' un vero peccato che la loro fama sia così limitata, perché anche se non godono del blasone dei gruppi più noti della Motown hanno comunque confezionato una buona quantità di dischi di alto livello, che meritano di essere conosciuti e ascoltati.

martedì 2 giugno 2020

Stevie Wonder - Songs in the Key of Life

Il doppio album Songs in the Key of Life del 1976 occupa un posto di rilievo nella lunga discografia di Stevie Wonder, in quanto rappresenta il culmine del periodo classico delle sue produzioni; molto prima del successo commerciale di album come Hotter than July o The Woman in Red.

In Songs in the Key of Life il musicista di Detroit esplora tutti i generi della black music, passando dal soul, al funk, al gospel e al jazz, dimostrando di saperli interpretare tutti con grande maestria. Il disco contiene alcuni dei suoi più grandi capolavori, come Isn't She Lovely?, dedicata alla figlia Aisha, Love's in Need of Love Today, I Wish e Sir Duke. Oltre a questi pezzi più classici e noti, Wonder si lancia in una sperimentazione musicale in cui mischia sonorità elettroniche con la black music con l'aggiunta di strumenti etnici ispirati alla musica africana in pezzi come Black Man e Ngicuela -Es Una Historia - I Am Singing, la cui prima strofa è in zulu, la seconda in spagnolo e la terza in inglese.

Oltre ai testi spensierati che parlano di amore e famiglia, il disco contiene alcune tracce di denuncia sociale che parlano delle condizioni di vita degli afroamericani nelle metropoli, come la già citata Black Man e Village Ghetto Land. Inoltre, anche la pur gioiosa I Wish contiene un testo che parla di povertà e scarsità di mezzi economici.

Ciò che stupisce maggiormente di questo album è come le sonorità che Stevie Wonder riusciva a realizzare nel 1976 fossero decenni avanti rispetto alla musica mainstream del periodo; infatti di moltissimi pezzi di questo album sono state realizzate cover che hanno lasciato la musica originale pressoché inalterata e molti altri sono stati utilizzati come campioni per pezzi hip-hop degli anni successivi. Nel 1990 gli A Tribe Called Quest usarono un campione di Sir Duke nella loro Footprints e cinque anni dopo Coolio realizzò la celeberrima Gangsta's Paradise con un campione di Pastime Paradise, tratta proprio da questo album. Inoltre nell'estate del 1999 ben due canzoni di questo album furono portate in classifica da altrettanti artisti di livello internazionale: Will Smith utilizzò I Wish per la sua Wild Wild West e George Michael realizzò una cover di As insieme a Mary J. Blige.

Il motivo per cui Wonder ha pubblicato questo album come doppio è fin troppo ovvio: non bastava un disco solo per contenere tutta la creatività di questo straordinario musicista. Del resto alcuni outtakes sono stati pubblicati su un EP a parte intitolato Something Extra, le cui quattro tracce attualmente sono stampate su tutte le edizioni in CD.

Songs in the Key of Life è in sintesi un capolavoro, non del soul ma della musica di ogni genere, Ma è solo una delle stelle della fantastica galassia costituita dalla discografia di Stevie Wonder.