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martedì 13 giugno 2023

Qual è la canzone dello spot della Coppa del Nonno?


Dal 1995 lo spot del gelato della Coppa del Nonno è famoso per la canzone di sottofondo il cui testo canta I feel good, I feel fine 'cause I know my loving heart is all you need, it's such a joy to see. Purtroppo per anni la canzone fu oggetto di vari equivoci, molti dei quali permangono anche oggi a distanza di quasi tre decenni. Vediamo quindi qual è il vero titolo di questa canzone, chi la canta e chi ne sono gli autori.

Negli anni 90 molti credettero che il pezzo in questione fosse Circle di Edie Brickell & New Bohemians tratta dall'album Shooting Rubberbands at the Stars del 1988 perché l'attacco del ritornello è effettivamente molto simile laddove Circle inizia con I quit, I give up e la canzone della Coppa del Nonno dice I feel good, I feel fine. A metà anni 90 non c'era lo streaming e non c'era ancora neanche Napster, l'unica possibilità di ascoltare una canzone vecchia di sette anni era quindi quella di avere il CD o la cassetta, altrimenti la memoria se ne perdeva facilmente e chi non ricordava con precisione Circle poteva cadere nell'equivoco.

La canzone della pubblicità è invece Joy della cantante italoaustraliana Gisella Cozzo, scritta dalla stessa Cozzo con Luciano Ripamonti, fondatore della società di comunicazione pubblicitaria Peperoncino Studio, e da Antonello Aguzzi di Elio e le Storie Tese che al tempo lavorava anche con Ripamonti e per la sua agenzia. La versione cantata da Gisella Cozzo e registrata in studio fu pubblicata solo nel 1998, tre anni dopo la messa in onda del primo spot e sebbene la canzone sia oggi nota come I feel good, I feel fine, il titolo riportato sulla copertina del CD è Joy.



Gli equivoci su questa canzone non si fermano qui. Al tempo Gisella Cozzo cantava molte canzoni per spot televisivi, tra cui You Wanna Be Americano (cover di Tu Vuò Fà l'Americano risalente al film La Baia di Napoli del 1960) per lo spot dei pantaloni Dockers e Heaven is a Place on Earth per la pubblicità dei Kellog's Special K, e questo portò molti a credere che la versione della pubblicità della Coppa del Nonno fosse quella cantata dalla Cozzo. In realtà è abbastanza ovvio riscontrare che la voce è diversa e che la versione della pubblicità inizia dal ritornello e non dalla strofa; si tratta infatti di una registrazione apposita realizzata da Peperoncino Studio.

Nel 2018 Gisella Cozzo partecipò come concorrente alla quinta edizione di The Voice of Italy cantando la sua stessa canzone Joy. Nessuno dei coach si girò per sceglierla per la propria squadra alle Blind Auditions e al termine dell'esibizione Cristina Scabbia dei Lacuna Coil disse che la concorrente, che evidentemente non conosceva, aveva cantato Circle di Edie Brickell & New Bohemians, venendo corretta dai colleghi e confermando quanto le due canzoni possano essere scambiate.

In ogni caso Joy di Gisella Cozzo è un pezzo iconico e la pubblicità della Coppa del Nonno è più nota per la canzone di sottofondo che per il prodotto reclamizzato: una canzone che da quasi trent'anni evoca per gli spettatori italiani l'inizio dell'estate.

venerdì 5 maggio 2023

Stuck Mojo: nu metal da Atlanta


Tra i precursori del nu metal, prima che diventasse un fenomeno da classifica con gruppi come Korn e Limp Bizkit, si trova una band che per quanto non goda della notorietà degli altri ha prodotto musica di altissima qualità che li colloca tra i migliori esponenti del genere: si tratta degli Stuck Mojo, provenienti da Atlanta. La prima formazione degli Stuck Mojo vedeva Rich Ward (unico membro fisso della band dalle origini ad oggi) alla chitarra, Dwayne Fowler al basso, Brent Payne alla batteria e lo straordinario rapper Bonz alla voce che ne fu il vero punto di forza. Il fatto di avere un vero rapper afroamericano al microfono, infatti, fu stato uno degli elementi distintivi degli Stuck Mojo, perché ha reso il flow del cantante molto più aderente ai modelli hip hop di quanto non fossero Fred Durst o Mike Shinoda dei Linkin' Park. Da questo punto di vista, l'unica band che poteva reggere il paragone erano i Body Count di Ice-T, anch'essi mai infilatisi sulla scia del nu metal mainstream.

Il primo album della band capitanata da Ward e Bonz fu Snappin' Necks del 1995, composto da undici pezzi contraddistinti da un sound grezzo, diretto e ruspante a cui si somma l'aggressivo rap di Bonz. Nel disco si trovano solo sonorità dure vicine al metalcore, con nessuno spazio per le melodie. Dall'album è stato tratto un unico singolo dalla detonante traccia di apertura Not Promised Tomorrow, tra gli altri brani spicca anche la title track in cui Bonz dà una delle migliori prove di sé, per il resto il limite di questo disco coincide in gran parte con la propria scelta di voler combinare le estremità del rap e quelle del metal e alla fine le canzoni hanno tutte sonorità simili.

Già dopo la realizzazione del primo album, la band andò incontro ai primi cambi di formazione con l'ingresso del bassista Corey Lowery e del batterista Bud Fontsere. Il secondo album intitolato Pigwalk uscì nel 1996 guidato ancora dalla coppia Ward e Bonz. Il disco si sposta più verso sonorità da industrial metal e in generale il suono è più ricco rispetto al disco precedente grazie alla presenza di Lowery che esegue le seconde voci affiancando la propria voce a quella di Bonz in pezzi come [Here Comes] the Monster o Twisted. La ristampa di Pigwalk è impreziosita dall'aggiunta dell'EP Violated, stampato lo stesso anno solo per il mercato europeo, che contiene le cover di Wrathchild degli Iron Maiden e Shout at the Devil dei Motley Crue.

Il disco successivo venne realizzato con la stessa formazione di Pigwalk e vide la luce nel 1998, il nuovo album intitolato Rising torna parzialmente alle sonorità del primo album, ma l'arricchimento e la pulizia del suono fanno un ulteriore passo in avanti con parti suonate più lunghe e qualche sconfinamento nel grunge in pezzi come Trick che vede di nuovo Bonz e Lowery alternarsi alla voce. Il pezzo migliore del disco in questo caso è senza dubbio la dirompente title track che al tempo godette anche di buona notorietà per il fatto di essere stata utilizzata anche dalla WCW (federazione di wrestling al tempo rivale della WWE e infine acquistata da quest'ultima).


Purtroppo Rising fu anche l'ultimo grande album degli Stuck Mojo, che nel 1999 pubblicarono il live HVY1 (uno dei pochissimi album live del genere nu metal) e l'anno seguente si sciolsero dopo la pubblicazione del quarto album Declaration of a Headhunter che risente non poco delle tensioni nate tra Ward e Bonz. L'album è infatti poco a fuoco, con una mistura di generi diversi che sembrano volersi accodare alle band più blasonate del genere perdendo del tutto la propria originalità. La band si riunì nel 2007 con il solo Rich Ward tra i componenti originali; Bonz venne sostituito dal rapper Lord Nelson che impallidisce al confronto e il risultato dei due album realizzati fu molto scadente. Da allora la storia di questa band si perde tra vari cambi di formazione e la temporanea reunion della formazione di Pigwalk che durò poco senza realizzare nessun disco nuovo. Ad oggi l'ultimo album degli Stuck Mojo è Here Come The Infidels del 2016, realizzato con una lineup ancora rinnovata che vede Robby J. Fonts alla voce.

Purtroppo la notorietà degli Stuck Mojo è offuscata dal fatto di avere prodotto rap metal prima che il genere diventasse famoso, perché le loro prime incisioni sono sicuramente più d'impatto di quelle di altre gruppi nu metal venuti dopo di loro. In ogni caso nel ricordare i pionieri di questo genere, prima che i gruppi di Los Angeles arrivassero in vetta, è opportuno non trascurare la basi che sono state gettate da questo misconosciuto quartetto di Atlanta.

martedì 25 gennaio 2022

Chi è la vocalist di Man in the Rain di Mike Oldfield?


Nel 1998 il compositore britannico Mike Oldfield pubblicò il terzo volume della serie Tubular Bells che conteneva tra le altre tracce il brano Man in the Rain, basato in modo molto evidente su Moonlight Shadow di cui è quasi un'autocover. Purtroppo su chi sia la vocalist che dà la voce al brano permane da allora molta confusione, i nomi che vengono proposti sono due: Cara Dillon e Pepsi DeMacque, ma le due vengono spesso scambiate.

Come si può facilmente riscontrare dal booklet dell'album, la vocalist che ha inciso la traccia in studio è l'irlandese Cara Dillon il cui nome compare come Cara from Polar Star in quanto al tempo la cantante faceva parte del duo Polar Star insieme a Sam Lakeman. Tuttavia la cantante non fu disponibile per le esibizioni dal vivo e venne sostituita da Helen "Pepsi" DeMacque, al tempo nota per aver fatto parte del duo Pepsi & Shirlie e per essere stata una corista degli Wham. Pepsi interpretò Man in the Rain al concerto di presentazione dell'album al Horse Guards Parade di Londra il 4 settembre del 98, nella tournée Then & Now svoltasi tra giungo e luglio del 1999 e al concerto The Art in Heaven Concert che si è tenuto nella notte tra il 31 dicembre 1999 e l'1 gennaio 2000 a Berlino.

In questo periodo, compreso tra la fine del 1998 e il 2000, Oldfield fu invitato dalla televisione tedesca al Golden Europe Award del 1999, dove fu insignito del premio Lifetime Award International, a interpretare Man in the Rain con Pepsi DeMacque, ma l'esibizione fu in playback e Pepsi fece quindi lip-sync sul cantato di Cara Dillon registrato in studio. Essendo questo il video più celebre del brano, di cui non esiste un videoclip ufficiale, ed essendo la canzone esattamente uguale a come suona dal disco, molti sono stati negli anni portati a pensare che la voce registrata in studio sia quella di Pepsi DeMacque. In ogni caso basta ascoltare una delle esibizioni dal vivo di Pepsi, che nel sopracitato concerto di Londra cantò anche Moonlight Shadow, per verificare che le due vocalist hanno voci completamente diverse: acuta e cristallina quella di Cara, potente e profonda quella di Pepsi.

Ad aumentare la confusione su chi sia l'interprete di Man in the Rain, talvolta viene riportato un terzo nome: quello di Heather Burnett. Anche in questo caso però il booklet chiarisce quale fu il ruolo di Heather perché il suo nome compare come additional vocals, cioè fece da corista a Cara Dillon.


Nel periodo della collaborazione tra Pepsi DeMacque e Mike Oldfield, la cantante partecipò anche alla realizzazione dell'album The Millennium Bell prestando la voce a tre tracce.

L'equivoco è stato quindi causato da una registrazione in playback, oggi molti ancora riportano il nome di Pepsi DeMacque come quello della voce solista di Man in the Rain, ma si tratta di un evidente errore: l'unica ad averla registrata in studio fu Cara Dillon.

mercoledì 4 dicembre 2019

Trans-Siberian Orchestra - The Christmas Attic

Due anni dopo il disco di esordio Christmas Eve and Other Stories lo straordinario supergruppo dei Trans-Siberian Orchestra ha pubblicato il proprio secondo album a tema natalizio intitolato The Christmas Attic.

Così come il primo, anche questo è un concept album e la storia narrata in questa occasione è quella del ritorno sulla terra dell'angelo che era stato protagonista dell'album precedente. Questa volta la missione dell'angelo sarà quella di convincere una bambina disillusa, che la notte di Natale si è rintanata nell'attico di casa per poter vedere la propria città dall'alto, che lo spirito del Natale è reale e non è solo una trovata consumistica.

Musicalmente il disco ripropone la formula utilizzata in Christmas Eve and Other Stories, con una mescolanza di pezzi inediti scritti da Paul O'Neill, Robert Kinkel e Jon Oliva (produttore, tastierista e batterista dei Savatage), e di reinterpretazioni e mash-up di brani classici della tradizione natalizia. L'album parte con la bellissima e inedita The Ghosts of Christmas Eve cantata da Daryl Pediford e subito dopo troviamo la rielaborazione strumentale in chiave rock di Deck The Halls intitolata Boughs of Holly. Alla terza traccia troviamo il pezzo migliore dell'intero disco intitolato The World That She Sees la cui solennità è affidata alla potente voce di Jody Ashworth che con una prova vocale maestosa crea un vero classico natalizio dell'epoca moderna. Lo stesso Ashworth presta la voce anche a Christmas In the Air dalle atmosfere simili.

Rispetto al rock sinfonico del primo album, The Christmas Attic vede anche l'aggiunta di sonorità gospel con The Three Kings and I cantata da Daryl Pediford e Marlene Danielle, in cui il coro esegue alcuni snippet dell'Halleluja di Handel. Atmosfere da musica nera si trovano anche nei due pezzi di chiusura: An Angel's Share, in cui troviamo anche un coro di voci femminili che si affianca all'interpretazione di Marlene Danielle, e Music Box Blues che a dispetto del titolo offre del gospel tradizionale con il coro che si unisce in questo caso a Daryl Pediford.

Tra le reinterpretazioni di pezzi classici spicca Christmas Canon, rivisitazione corale del celebre Canone di Pachelbel affidata a un coro di bambini che cantano un testo natalizio sulla melodia originale. Tra i pezzi strumentali troviamo anche Appalachian Snowfall il cui rimando a First Snow dell'album precedente è piuttosto chiaro.

L'album è stato ristampato nel 2002 con l'aggiunta di una versione più breve di The World That She Sees intitolata The World That He Sees e con una traccia aggiuntiva a chiudere il disco costituita da un medley strumentale registrato dal vivo e intitolato Christmas Jam.

The Christmas Attic è in conclusione un disco che ripete il successo musicale dell'album precedente, mantenendone la ricchezza compositiva ma rinunciando a qualche virtuosismo che poteva rendere difficile il primo approccio a Christmas Eve and Other Stories risultando così in un album di uguale valore ma di ascolto più facile e immediato e sicuramente più godibile e divertente come colonna sonora per le feste natalizie.

martedì 20 giugno 2017

Jimmy Page e Robert Plant - Walking Into Clarksdale

A metà degli anni novanta, dopo più di dieci anni dallo scioglimento dei Led Zeppelin seguito alla morte del batterista John Bonham, Jimmy Page e Robert Plant unirono di nuovo le proprie carriere per la realizzazione di due album. Il primo di essi fu il live No Quarter, dal titolo di un pezzo dei Led Zeppelin dall'album Houses of the Holy, pubblicato nel 1994 in cui il duo reinterpretò alcuni classici dell band e alcuni brani nuovi coadiuvati da un'orchestra egiziana e da un gruppo di strumenti a corda marocchino. Il secondo album registrato dal duo durante la temporanea reunion è invece un intero disco di inediti registrati in studio intitolato Walking Into Clarksdale e pubblicato nei primi mesi del 1998.

Walking Into Clarksdale è forse l'unico album mai uscito che fa veramente rivivere i fasti dei Led Zeppelin dopo il loro scioglimento, sebbene le melodie siano notevolmente diverse da quelle del quartetto emerge comunque una continuità musicale e il desiderio di sperimentazione che ha sempre contraddistinto i dischi della band.

Già dal primo ascolto si coglie quanto il disco sia melodico sia nella musica, in cui ovviamente spicca la chitarra di Page, che nel canto di Plant. L'album si apre con due brani solari e gioiosi come Shining in the Light e When the World Was Young, la seconda in particolare mostra un bel cambio di tempo tra la strofa lenta e il ritornello più veloce. Subito dopo troviamo sonorità più maestose ed epiche con Upon a Golden Horse, le stesse sonorità epiche si trovano in Most High, il pezzo più noto del disco che uscì anche in singolo e di cui fu realizzato un video, che riprende la sonorità mediorientali e magrebine che avevano caratterizzato il live No Quarter.

Nel disco sono presenti anche due ballad dal suono piuttosto tradizionale, quali Blue Train e Heart in Your Hand. Oltre a queste tra i pezzi più melodici troviamo il bellissimo midtempo Please Read the Letter dal testo particolarmente interessante che narra della bramosia per la donna amata a cui è stato lasciato un messaggio sulla porta di casa, Plant in seguito ricantò lo stesso brano nell'album Raising Sand realizzato con Alison Krauss nel 2007 notevolmente rallentato trasformando così il midtempo in una ballad. Altro brano melodico è When I Was a Child, dal ritmo lento e sognante che tende verso il dream pop.

Nell'album non mancano pezzi di hard rock puro più simili alla tradizione musicale dei Led Zeppelin come House of Love, che richiama le origini blues della band, e Burning Up, dal suono più sostenuto grazie anche a lunghe parti strumentali di chitarra. Anche la title track si ricollega al passato della band, con sonorità complesse e ricche di cambi di tempo e di stile a formare un blues rock ispirato proprio alla città di Clarksdale nel delta del Mississippi.

L'ultima traccia dei disco è un divertente e veloce rock and roll intitolato Sons of Freedom ed è forse il pezzo più veloce e vivace dell'intero disco.

Oltre alle dodici tracce ufficiali che compaiono nell'album, durante le sessioni di Waking Into Clarksdale ne furono incise altre due. La prima di esse è The Window, pubblicata come b-side di Most High il cui suono è davvero stupefacente perché non assomiglia a nulla di ciò che i due hanno fatto in passato, si tratta infatti di un trip hop molto lento dalle atmosfere oniriche che richiama molte produzioni di fine anni 90, ma lontanissimo dalla tradizione musicale dei Led Zeppelin. Il pezzo è una piccola gemma, semi sconosciuta, che dimostra come i due si trovino bene anche in sentieri ben lontani dal rock. La seconda traccia non inclusa nell'album è Whiskey from the Glass che è presente nel CD come bonus track solo nell'edizione giapponese; il pezzo, ricco di distorsioni, è molto simile a Most High ed è forse per questo che non ha trovato posto nella composizione finale dell'album

In conclusionem Walking Into Clarksdale è un disco di altissimo valore ma purtroppo largamente sottovalutato; la ricchezza del suo suono dimostra come Page e Plant non abbiano perso nulla della loro creatività nemmeno venticinque anni dopo il disco d'esordio, come abbiano saputo ammodernare il proprio repertorio e adeguarsi anche al rock di fine anni 90 non rinunciando alle contaminazioni musicali che da sempre hanno contraddistinto le loro incisioni. Ma soprattutto è l'unico album al di fuori della discografia dei Led Zeppelin che ne faccia rivivere la storia e l'unico esempio di come sarebbero state le produzione della band se il loro batterista non fosse morto troppo presto.