Janis Joplin è senza dubbio la cantante rock e blues più famosa di ogni tempo. Purtroppo la sua vita si interruppe a soli 27 anni, quando fu trovata senza vita il 4 ottobre del 1970 dal road manager John Cooke nella stanza 105 del Landmark Motor Hotel di Hollywood in cui la cantante ha trascorso l'ultimo mese della sua vita, durante il quale si trovava a Los Angeles per incidere quello che sarebbe stato il suo ultimo album intitolato Pearl con la sua nuova band, i Full Tilt Boogie Band.
In preda alla noia e in attesa di tornare allo studio di registrazione con il resto del gruppo, alle 15:30 del 3 ottobre Janis chiamò nella sua stanza di albergo il suo spacciatore di fiducia, George, da cui comprava l'eroina abitualmente. Janis comprò da lui una dose, che nel giro di poche ore si sarebbe rivelata fatale, ma non la assunse subito e la lasciò in una scatola. Chiamò al telefono il suo fidanzato Seth Morgan, ma la telefonata non fu tranquilla, perché Seth avrebbe dovuto raggiungerla in California e invece le comunicò che non avrebbe preso il volo per Los Angeles; da quando Janis si trovava nella metropoli i due si erano visti raramente e questo aumentò la tensione tra i due che già stava crescendo.
Intorno alle 17:30, e senza aver assunto la dose di eroina, Janis uscì dal motel per andare allo studio di registrazione Sunset Sounds, dove la band stava già lavorando a quello che sarebbe diventata una delle tracce di Pearl: il brano profeticamente intitolato Buried Alive In The Blues. Il pezzo le piacque molto e volle così provare a condividere la propria gioia con Seth, ma l'uomo non era in casa quando Janis provò a telefonargli; sentendosi abbandonata e delusa, Janis cercò conforto nel whiskey di cui bevve qualche bicchiere insieme al resto del gruppo.
Quel giorno la band finì di registrare la traccia audio di Buried Alive In The Blues, di cui Janis avrebbe dovuto registrare la traccia vocale il giorno dopo, ma purtroppo non ebbe mai occasione di farlo. Finito il lavoro, Janis insieme al tastierista Ken Pearson si fermò al locale notturno Barney's Beanery per un altro drink, la cantante bevve due vodka con succo d'arancia. I due lasciarono il locale circa mezz'ora dopo la mezzanotte; Janis tornò nella propria stanza del motel, dove si preparò la dose di eroina comprata nel pomeriggio da George e se la iniettò in vena.
L'overdose non soggiunse immediatamente. Janis uscì dalla stanza e camminò fino alla portineria dell'albergo dove chiese al portiere di cambiarle una banconota per avere delle monete con cui comprare le sigarette da un distributore automatico; il portiere fu l'ultima persona a vedere Janis viva. La cantante comprò un pacchetto di Marlboro dal distributore e tornò nella stanza 105, fece pochi passi, quindi cadde al suolo tra il letto e il comodino.
Nessuno scoprì il cadavere per circa 18 ore. Intorno alle 19 del 4 ottobre la band si preoccupò non vendendola arrivare allo studio di registrazione. Il produttore Paul Rotchild chiamò John Cooke chiedendogli di andare a verificare come stesse Janis. Cooke arrivò al Landmark Motel (oggi noto come Highland Gardens Hotel) e vide la Porsche 356 colorata con motivi psichedelici della cantante nel parcheggio. Chiese al portiere la chiave della camera 105 e quando aprì la porta trovò Janis stesa a terra in posizione prona, con la testa voltata verso sinistra e con la guancia destra contro il pavimento.
L'autopsia fu eseguita dal celeberrimo medico legale Thomas Noguchi (che aveva eseguito anche le autopsie di altre celebrità tra cui Robert Kennedy e Marilyn Monroe) il quale stabilì che la causa della morte fu un'overdose di cocaina. Noguchi chiarì alla stampa che non c'era alcun segno che indicasse l'omicidio, né il suicidio: la morte di Janis Joplin fu accidentale.
Di norma la cocaina comprata in strada era pura al 3%, quella che George aveva venduto a Janis Joplin era pura oltre il 40%. Quello stesso weekend a Los Angeles morirono altre otto persone di overdose per cocaina troppo pura acquistata dallo stesso spacciatore; di norma George si faceva aiutare da un amico chimico a preparare le dosi per essere sicuro che queste non fossero mortali, ma in quella settimana l'amico di George non si trovava a Los Angeles e quindi lo spacciatore preparò le dosi da solo. Quando la polizia arrivò sulla scena trovò nel cestino dei rifiuti la garza sporca di sangue e l'involucro di plastica che George aveva usato per contenere l'eroina.
Sulle prime può stupire che l'overdose non sopraggiunga subito, per chiarire il dubbio la biografa Myra Friedman autrice del libro Buried Alive: The Biography of Janis Joplin chiese conferma all'ufficio del coroner di New York, dove l'autrice vive, che le confermò che non è strano che la morte soggiunga vari minuti dopo l'assunzione della dose letale.
La tesi su Noguchi fu in seguito corroborata dall'analisi indipendente di un altro medico legale, il dottor Michael Hunter, quando indagò il caso della morte di Janis Joplin per il programma televisivo Autopsy: The Last Hours of... nel 2017. Hunter confermò che la causa del decesso fu da attribuire alla purezza anomala della droga.
Nel 2018 l'amica di Janis Joplin Peggy Caserta avanzò una teoria alternativa secondo cui Janis non sarebbe morta di overdose, ma asfissiata dopo essere caduta inciampando in un tappetino della stanza ed essersi rotta il naso contro il comodino. L'ipotesi che Janis si fosse rotta il naso cadendo fu avanzata anche da Cooke dopo averla vista stesa, ma non trova riscontro nell'autopsia di Noguchi secondo cui l'unica ferita al viso fu un taglio al labbro. Inoltre non c'è alcuna conferma che Peggy Caserta sia davvero stata presente al Landmark Hotel prima che il cadavere venisse rimosso: Peggy non è mai stata menzionata da John Cooke, né il rapporto della polizia menziona la presenza di altri testimoni.
Janis Joplin morì solo sedici giorni dopo Jimi Hendrix, in quello che fu un mese terribile per la musica mondiale. Purtroppo la spiegazione di quanto accaduto è molto semplice: la sua vita di eccessi e droga ha ucciso la regina del rock and roll.
Fonti aggiuntive rispetto a quelle linkate nell'articolo:
In preda alla noia e in attesa di tornare allo studio di registrazione con il resto del gruppo, alle 15:30 del 3 ottobre Janis chiamò nella sua stanza di albergo il suo spacciatore di fiducia, George, da cui comprava l'eroina abitualmente. Janis comprò da lui una dose, che nel giro di poche ore si sarebbe rivelata fatale, ma non la assunse subito e la lasciò in una scatola. Chiamò al telefono il suo fidanzato Seth Morgan, ma la telefonata non fu tranquilla, perché Seth avrebbe dovuto raggiungerla in California e invece le comunicò che non avrebbe preso il volo per Los Angeles; da quando Janis si trovava nella metropoli i due si erano visti raramente e questo aumentò la tensione tra i due che già stava crescendo.
Intorno alle 17:30, e senza aver assunto la dose di eroina, Janis uscì dal motel per andare allo studio di registrazione Sunset Sounds, dove la band stava già lavorando a quello che sarebbe diventata una delle tracce di Pearl: il brano profeticamente intitolato Buried Alive In The Blues. Il pezzo le piacque molto e volle così provare a condividere la propria gioia con Seth, ma l'uomo non era in casa quando Janis provò a telefonargli; sentendosi abbandonata e delusa, Janis cercò conforto nel whiskey di cui bevve qualche bicchiere insieme al resto del gruppo.
Quel giorno la band finì di registrare la traccia audio di Buried Alive In The Blues, di cui Janis avrebbe dovuto registrare la traccia vocale il giorno dopo, ma purtroppo non ebbe mai occasione di farlo. Finito il lavoro, Janis insieme al tastierista Ken Pearson si fermò al locale notturno Barney's Beanery per un altro drink, la cantante bevve due vodka con succo d'arancia. I due lasciarono il locale circa mezz'ora dopo la mezzanotte; Janis tornò nella propria stanza del motel, dove si preparò la dose di eroina comprata nel pomeriggio da George e se la iniettò in vena.
L'overdose non soggiunse immediatamente. Janis uscì dalla stanza e camminò fino alla portineria dell'albergo dove chiese al portiere di cambiarle una banconota per avere delle monete con cui comprare le sigarette da un distributore automatico; il portiere fu l'ultima persona a vedere Janis viva. La cantante comprò un pacchetto di Marlboro dal distributore e tornò nella stanza 105, fece pochi passi, quindi cadde al suolo tra il letto e il comodino.
Nessuno scoprì il cadavere per circa 18 ore. Intorno alle 19 del 4 ottobre la band si preoccupò non vendendola arrivare allo studio di registrazione. Il produttore Paul Rotchild chiamò John Cooke chiedendogli di andare a verificare come stesse Janis. Cooke arrivò al Landmark Motel (oggi noto come Highland Gardens Hotel) e vide la Porsche 356 colorata con motivi psichedelici della cantante nel parcheggio. Chiese al portiere la chiave della camera 105 e quando aprì la porta trovò Janis stesa a terra in posizione prona, con la testa voltata verso sinistra e con la guancia destra contro il pavimento.
L'autopsia fu eseguita dal celeberrimo medico legale Thomas Noguchi (che aveva eseguito anche le autopsie di altre celebrità tra cui Robert Kennedy e Marilyn Monroe) il quale stabilì che la causa della morte fu un'overdose di cocaina. Noguchi chiarì alla stampa che non c'era alcun segno che indicasse l'omicidio, né il suicidio: la morte di Janis Joplin fu accidentale.
Di norma la cocaina comprata in strada era pura al 3%, quella che George aveva venduto a Janis Joplin era pura oltre il 40%. Quello stesso weekend a Los Angeles morirono altre otto persone di overdose per cocaina troppo pura acquistata dallo stesso spacciatore; di norma George si faceva aiutare da un amico chimico a preparare le dosi per essere sicuro che queste non fossero mortali, ma in quella settimana l'amico di George non si trovava a Los Angeles e quindi lo spacciatore preparò le dosi da solo. Quando la polizia arrivò sulla scena trovò nel cestino dei rifiuti la garza sporca di sangue e l'involucro di plastica che George aveva usato per contenere l'eroina.
Sulle prime può stupire che l'overdose non sopraggiunga subito, per chiarire il dubbio la biografa Myra Friedman autrice del libro Buried Alive: The Biography of Janis Joplin chiese conferma all'ufficio del coroner di New York, dove l'autrice vive, che le confermò che non è strano che la morte soggiunga vari minuti dopo l'assunzione della dose letale.
La tesi su Noguchi fu in seguito corroborata dall'analisi indipendente di un altro medico legale, il dottor Michael Hunter, quando indagò il caso della morte di Janis Joplin per il programma televisivo Autopsy: The Last Hours of... nel 2017. Hunter confermò che la causa del decesso fu da attribuire alla purezza anomala della droga.
Nel 2018 l'amica di Janis Joplin Peggy Caserta avanzò una teoria alternativa secondo cui Janis non sarebbe morta di overdose, ma asfissiata dopo essere caduta inciampando in un tappetino della stanza ed essersi rotta il naso contro il comodino. L'ipotesi che Janis si fosse rotta il naso cadendo fu avanzata anche da Cooke dopo averla vista stesa, ma non trova riscontro nell'autopsia di Noguchi secondo cui l'unica ferita al viso fu un taglio al labbro. Inoltre non c'è alcuna conferma che Peggy Caserta sia davvero stata presente al Landmark Hotel prima che il cadavere venisse rimosso: Peggy non è mai stata menzionata da John Cooke, né il rapporto della polizia menziona la presenza di altri testimoni.
Janis Joplin morì solo sedici giorni dopo Jimi Hendrix, in quello che fu un mese terribile per la musica mondiale. Purtroppo la spiegazione di quanto accaduto è molto semplice: la sua vita di eccessi e droga ha ucciso la regina del rock and roll.
Fonti aggiuntive rispetto a quelle linkate nell'articolo: