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giovedì 20 giugno 2019

Def Leppard + Whitesnake - Assago, 19/6/2019

Tra i miei gruppi preferiti che non avevo mai visto dal vivo ce n'era uno che occupava un posto particolare, perché il desiderio di vedere un live del leopardo sordo guidato da Joe Elliot era veramente molto alto. E quindi appena uscito il calendario dei concerti del 2019 è partito l'assalto alla pagina web di TicketOne per assicurarsi un posto nel parterre, quello dove fa caldo e non c'è neanche un centimetro per respirare, ma da dove il concerto si vive appieno vicino al palco. La locandina riportava che ci sarebbero stati anche i Whitesnake come very special guest perché ovviamente non si tratta di un gruppo di apertura e quindi il concerto in realtà ha un doppio headliner.

Causa un incidente in tangenziale il percorso che ci conduce al Forum è particolarmente impervio tra la periferia milanese più degradata, ma poco male: arriviamo in anticipo e senza fretta. Appena entriamo ci troviamo immersi nella folla che quando alle otto precise vede i Whitesnake aprire lo spettacolo è già accalcata per accogliere i propri idoli. La band di Coverdale parte fortissimo con Bad Boys dal loro album più famoso e prosegue subito dopo con Slide It In, per poi procedere attingendo principalmente dai loro album della fase hair metal.

Coverdale esegue quasi tutta la sua performance sulla parte di palco che si estende in mezzo al pubblico, stando quindi vicino ai fan e lontano dal resto della band. Nonostante gli anni che passano il vocalist tiene la scena alla grande, e la sua voce trova riposo solo dopo mezz'ora quando i due chitarristi Reb Beach e Joel Hoekstra si cimentano in un guitar duel e quando poco dopo Tommy Aldridge regala un assolo di batteria, dapprima con le bacchette e poi a mani nude. La band esegue solo due pezzi dall'ultimo album Flesh & Blood, quali Shut Up & Kiss Me e Hey You, e tiene sapientemente le ballad come Is This Love e Here I Go Again per la chiusura dello show.

Quando Coverdale presenta la band il pubblico esulta per il nostrano Michele Luppi alle tastiere, e anche quando il sestetto saluta il pubblico prima di lasciare il palco ai Def Leppard la folla scandisce ancora il nome di Michele a rimarcare che l'eccellenza italiana va apprezzata e sostenuta.

Dopo un'ora sembra di aver appena assistito a un concerto fantastico, ma forse non sappiamo che ciò che sta per arrivare sarà ancora meglio. Perché se i Whitesnake sono grandiosi, i Def Leppard sono di un altro pianeta.

Il gruppo di Elliot parte subito con due grandi classici come Rocket e Animal e il tuffo nel passato prosegue con Let It Go e When Love and Hate Collide. Anche i Def Leppard si concentrano principalmente sulla fase AOR della loro carriera eseguendo ben sei pezzi da Hysteria e tre da High 'n' Dry.

La performance della band è stellare dall'inizio alla fine, con i quattro musicisti che non sbagliano un colpo nelle musiche e nei cori, e con le inquadrature sui maxischermi che indugiano spesso sull'eroico batterista Rick Allen che viene accolto da applausi ogni volta che appare sui video.

Joe Elliot coinvolge il pubblico tantissimo, invitandolo a cantare con lui e a eseguire i cori, tanto che non sembra di essere il pubblico che assiste a uno spettacolo, ma parte dello spettacolo stesso. La band è semplicemente perfetta per tutte le quasi due ore del concerto in cui il meglio del proprio repertorio più la cover di Rock On di David Essex e uno snippet di "Heroes" di David Bowie all'interno di Hysteria (e qualcuno accanto a noi commenta che il pezzo del Duca Bianco è talmente inflazionato che una cover di "Heroes" l'ha fatta anche mia nonna).

L'energia della musica si ferma solo per Two Steps Behind eseguita in acustico, per la quale anche Elliot imbraccia la chitarra. Il concerto termina con Pour Some Sugar on Me, Rock of Ages e Photograph e al termine dell'encore il pubblico applaude unanime la band che saluta Milano dopo un concerto strepitoso.

Mentre usciamo dal Forum e ci infiliamo nel trafficatissimo parcheggio riflettiamo sul fatto che i Def Leppard sono stati davvero fenomenali: suono pulito e potente e coinvolgenti come nessun altro. Magari qualche pezzo dal primo album On Through the Night (quello dal suono un po' più metallico degli altri) ci sarebbe stato bene, ma va bene anche così! Perché in realtà questa sera è andato bene tutto e ora on through the night ci tuffiamo davvero consapevoli che quella che abbiamo appena visto è una delle migliori band al mondo e che dal vivo sono una vera forza della natura.

mercoledì 27 dicembre 2017

Twisted Sister - A Twisted Christmas

Nel 2006, a due anni dalla reunion avviata con l'album Still Hungry, i Twisted Sister, band storica dell'hair metal degli anni 80, tornarono in studio per un nuovo album, il settimo della loro carriera; ma anziché realizzare un nuovo disco di inediti il gruppo fece la strana e coraggiosa scelta di incidere un album di canti natalizi reinterpretati secondo il loro stile allegro e fracassone.

L'album che uscì da questa sperimentazione si intitola A Twisted Christmas e raccoglie dieci classici della tradizione natalizia a cui la band di Dee Snider lascia immutata la melodia ma la condisce con suoni potenti e sopra le righe a cui si somma l'energico cantato del vocalist che non si prende mai troppo sul serio. Il risultato è uno dei migliori album di Natale mai realizzati e anche uno dei migliori dischi della lunga carriera dei Twisted Sister; l'LP non conosce un attimo di noia e intrattiene e diverte senza sosta dalla prima all'ultima traccia. E' difficile trovare pezzi migliori di altri perché questo è un album di altissimo livello nella sua interezza, se proprio dovessimo sceglierne un paio spiccherebbero Oh Come All Ye Faithful, ispirata in modo non troppo velato a We're Not Gonna Take It dall'album Stay Hungry del 1984 (fatto che non stupisce, visto che per ammissione dello stesso Snider il loro storico pezzo prese la sequenza degli accordi proprio da Adeste Fideles), la graffiante e veloce versione di White Christmas e la poderosa Silver Bells il cui controcanto sul ritornello è eseguito da tutta la band.

Questo capolavoro della musica natalizia vede la presenza di Lita Ford come ospite in I'll Be Home For Christmas e la versione europea del disco include anche il duetto con Doro Pesch in White Christmas, che nella versione americana è cantata dal solo Snider. Sempre nella versione europea troviamo come bonus track la versione spagnola di White Christmas cantata dal chitarrista Eddie Ojeda che ripropone la base grintosa della versione in inglese con un cantato meno convincente di quello di Snider, ma non per questo meno divertente.

A Twisted Christmas è un disco semplicemente perfetto che non annoia nemmeno al centesimo ascolto, che diverte unendo due universi musicali all'apparenza così lontani, e che dà prova della creatività di Snider e della sua band che sa trasformare classici lontanissimi dall'hair metal nel loro stile, senza tradirne l'essenza ma dando loro dei risvolti nuovi. Di album natalizi in stile hard and heavy ce ne sono molti, e chi preferisce l'approccio scherzoso e spensierato dei Twisted Sister resterà favorevolmente sorpreso da questo fresco e frizzante album da ascoltare durante le feste invernali.

domenica 12 novembre 2017

W.A.S.P. Re-Idolized Tour - Live Club Trezzo sull'Adda, 9 novembre 2017

Questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino che ringraziamo per il contributo.

We Are Sexually Pervert, è a questo che normalmente si associa l'acronimo del nome della band fondata a Los Angeles da Blackie Lawless all'inizio degli anni 80; la versione ufficiale si riverisce al nome inglese della comune vespa (wasp, appunto) ma il primo è senza dubbio il più divertente.
Un miscuglio di heavy metal per la durezza e la velocità dei suoni, di hair metal per il provocatorio abbigliamento e di shock rock per la presenza scenica e, talvolta, la volgarità dei loro testi; hanno permesso a questo gruppo, oramai trentennale, di vendere circa 12 milioni di dischi in tutto il mondo.

Menzione doverosa sull'aperitivo (musicale) della serata che è stato offerto dai Rain, band formatasi a Bologna oramai nei lontani anni 80 e proseguita fino a oggi con un'alternanza di generazioni di musicisti. La loro esibizione, seppure breve mi è piaciuta molto e mi suona strano non averli mai sentiti fino ad ora, probabilmente cantando in inglese sono più apprezzati oltre confine.

Questo tour degli W.A.S.P. è incentrato sul 25esimo anniversario dell'uscita di The Crimson Idol un concept album che racconta, attraverso i suoi pezzi la vita di Jonathan Steel. Solitamente i concerti che seguono la tracklist di un album non mi appassionano ma in questo caso, essendo una sorta di rock opera le cose cambiano.

In The Titanic Overture e The Invisible Boy viene presentato il protagonista, un adolescente cresciuto in una cittadina americana, il figlio non voluto dai genitori, la pecora nera della famiglia i cui unici punti fissi della sua vita erano suo fratello maggiore e la sua immagine riflessa nello specchio. Dopo la morte del fratello, Jonathan decide di scappare di casa dove passa due anni come mendicante ai bordi di una grande città, come raccontato in Arena Of Pleasure, fino a quando non trova in un negozio una chitarra cremisi. Una situazione alla Sliding Doors dove una decisione cambia la vita di Michael.

Inizia lentamente, anche grazie all'incontro con un produttore, la vita da rockstar di Jonathan con tutte le gioie e i dolori che ne conseguono, mentre in The Gypsy Meets The Boy viene raccontato l'incontro del protagonista con una zingara che predice il suo futuro: Be careful what you wish for, cause it may come true.

Con l'incontro di Doctor Rockter inizia il viaggio nel lato oscuro di quella vita, dove droghe e stupefacenti fanno lentamente perdere il contatto con la realtà fino quasi a mettere a rischio la carriera da musicista.

Il racconto si conclude con The Great Misconceptions Of Me nel quale Jonathan, resosi conto di aver perso gli affetti, ovvero la cosa a lui più cara, cerca di riallacciare il rapporto con i genitori, ma viene gelato al telefono con la frase: we have no son pronunciata dalla madre.

Qualche giorno dopo, Johnatan si suicida; dopo un concerto il corpo del Crimson Idol viene rinvenuto appeso alle corde della stessa chitarra rossa dalla quale tutto era iniziato.

Una performance davvero ben riuscita, Blackie Lawless, oramai unico membro della formazione originale, riesce ancora a sparare acuti nonostante abbia passato da poco i 60 anni, cosa non scontata per performer di quell'età.

L.O.V.E. Machine è la prima delle 4 cartucce pesanti che chiudono il concerto, seguita da Wild Child, a mio avviso uno dei pezzi migliori della band. Golgotha, dall'omonimo album, del 2015 è l'unico pezzo recente, prima del gran finale con I Wanna Be Somebody, tratto dall'album di esordio del 1984, che ha letteralmente messo sottosopra il Live Club.

Unica osservazione che mi sento di fare è che negli ultimi quattro pezzi sono stati proiettati i rispettivi video sugli schermi usati per proiettare il film a supporto del racconto; non mi sembra una gran scelta perché rende impossibile la possibilità di legare due o più pezzi per qualche medley, ma rimane un parere personale.

Concerto davvero bellissimo, se avessero suonato anche Blind in Texas sarebbe stato perfetto.

giovedì 29 settembre 2016

Steel Panther - Milano, 28/9/2016

Nota: Questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino, che ringraziamo per il prezioso contributo.

La musica non è come il cinema, nella musica ci sono i cicli si diceva in Be Cool, film del 2005 dove John Travolta interpretava un produttore musicale; mai come ora questa affermazione è vera, sopratutto se parliamo degli Steel Panther: una strepitosa band californiana che unisce, in pieno stile anni 80, musica orecchiabile ma potente e graffiante, capelloni, magliette strappate, testi espliciti a sfondo sessuale.

Il quartetto inizia la sua carriera all'inizio degli anni duemila, ma tra cover e apparizioni in spettacoli televisivi non fece molto altro e dovette aspettare il 2009 con il lancio di Feel the Steel che gli valse quasi la nomination per la categoria Best Comedy Album ai Grammy Awards del 2010.

Con una popolarità in crescita costante e l'uscita del secondo disco Balls Out, gli Steel Panther furono invitati ad aprire i concerti dei Def Leppard e dei Mötley Crüe e, solo una settimana dopo, dei Guns 'n Roses. Nei due anni successivi molte date dei due tour in UK, del tour in Europa e dei due tour in Australia (il primo dei quali sponsorizzato da Brazzers) furono dei completi sold-out e al Download Festival del 2012 si esibirono davanti a una folla di 100.000 persone.

L'ultimo album in studio della band, All You Can Eat, è del 2014 e il suo successo consente alle cotonate pantere di poter organizzare il primo tour negli Stati Uniti come headliner. Unica produzione live della band è Live From Lexxi's Mom Garage, un live acustico davanti a un pubblico di sole donne. Inclusa, appunto, la madre del bassista Lexxi Foxx.

Lo spettacolo sul palco laterale dell'Alcatraz inizia mandando on-air I Love It Loud dei Kiss, un inizio piuttosto insolito, prima dell'ingresso della band in pantaloni attillatissimi, magliette strappate e fasce in testa in puro stile anni 80 e iniziando lo spettacolo con Eyes of a Panther seguita da Just Like Tiger Woods. Il gruppo intervalla molti siparietti divertenti e autoironici durante il concerto, Satchel ad esempio ha chiesto quanti tra il pubblico sono venuti al concerto pensando di vedere i Poison.

Il concerto poi prosegue con Party Like Tomorrow is The End of The World, Asian Hooker, Turn Out the Lights prima di uno spettacolare assolo di chitarra dove Satchel ha suonato molti riff di pezzi famosissimi di altri gruppi (Iron Maiden, Guns 'n Roses, Metallica solo per citarne alcuni) mentre con un piede picchiava il pedale della cassa della batteria. Prosegue la carrellata di pezzi prima di arrivare alla parte acustica del concerto con She's on the Rag e arrivare al secondo spettacolino della band. Michael Starr invita una ragazza sul palco, Michelle, e sulle note dell'omonimo pezzo dei Beatles i quattro mattacchioni improvvisano un momento alla Uomini e Donne dove cercando di corteggiare (invano) la povera malcapitata.

17 Girls in a Row genera un po' quello che tutti si aspettano ovvero l'invasione di una ventina di ragazze sul palco che rimangono anche per il pezzo successivo, Gloryhole tratto dal loro ultimo album in studio.

I cavalli di battaglia Community Property e Death to All but Metal portano il concerto alla finta conclusione prima dei due pezzi finali Fat Girl e Party All Day (Fuck All Night).

16 pezzi per un paio d'ore di spettacolo, gli Steel Panther hanno dimostrato non solo di essere degli ottimi musicisti ma anche degli eccezionali intrattenitori.

giovedì 5 maggio 2016

The Roots of Guns N' Roses: le uniche registrazioni degli Hollywood Rose

Prima di essere il vocalist dei leggendari Guns N' Roses, Axl Rose fu il cantante di un gruppo da lui stesso fondato a Los Angeles nel 1983: gli Hollywood Rose.

La prima formazione degli Hollywood Rose vedeva oltre ad Axl i chitarristi Chris Weber e Izzy Stradlin, il batterista Johnny Kreis e i bassisti Rick Mars, Andre Troxx e Steve Darrow. Dopo un solo anno dalla fondazione la formazione vide alcuni importanti cambi di formazione dopo che Weber colpì accidentalmente Axl alla testa con la paletta della chitarra durante un'esibizione dal vivo nella trasmissione televisiva Music Machine. Axl abbandonò l'esibizione e in seguito allo screzio Weber fu licenziato; oltre a Weber anche Stradlin e Kreis lasciarono il gruppo. I chitarristi furono sostituiti da Slash e il batterista da Steven Adler.

Anche la nuova formazione durò poco e in seguito ad altre liti, altri abbandoni e alcuni rientri gli Hollywood Rose si fusero con gli L.A. Guns e il nuovo gruppo assunse il nome di Guns N' Roses. La formazione originale vedeva Axl e Izzy Stradlin degli Hollywood Rose e Tracii Guns, Ole Beich e Rob Gardner degli L.A. Guns. Poco dopo i tre ex membri degli L.A. Guns uscirono dalla nuova band e furono sostituiti da Duff McKagan, Slash e Steven Adler lasciando così i Guns N' Roses di fatto privi di elementi provenienti dagli L.A. Guns, ma formando così quella che fu per anni la formazione storica.

Tracii Guns riformò quindi gli L.A. Guns con un altro cantante e con altri musicisti e la carriera del gruppo procede tutt'ora dopo oltre trent'anni e nonostante liti, scissioni e cambi di formazione che non hanno impedito agli L.A. Guns di dimostrarsi nei decenni più costanti e duraturi dei più celebri Guns N' Roses.

Gli Hollywood Rose invece ebbero una carriera molto breve ed esiste un solo disco che contiene il materiale registrato in quel breve periodo. L'album, intitolato The Roots of Guns N' Roses, è stato pubblicato nel 2004 grazie alla produzione proprio di Chris Weber e contiene i cinque brani registrati prima dello screzio tra Weber e Axl in tre diverse versioni ciascuno.

I cinque pezzi del disco sono:
  • Killing Time: brano veloce e aggressivo in tipico stile GNR
  • Anything Goes: che fu poi reincisa dai Guns N' Roses nell'album Appetite for Destruction
  • Rocker: altro brano veloce e tagliente in cui la voce di Axl dà già prova nella sua notevole estensione
  • Shadow of Your Love: reincisa nell EP del 1988 Guns 'N Roses pubblicato solo per il mercato giapponese e noto anche come Live From the Jungle per via della scritta in ideogrammi giapponesi riportata sulla obi strip
  • Reckless Life: in seguito reincisa ed inclusa nell'EP dei Guns 'N Roses Live ?!*@ Like a Suicide del 1986 che fu poi interamente incluso in G N' R Lies del 1988

Tutti e cinque i pezzi sono presenti sull'album sia in versione demo originale senza sovraincisioni successive, con tanto di voce introduttiva che ne annuncia il titolo seguito da take 1, sia in due versioni remixate. Delle cinque tracce sono infatti presenti i remix del chitarrista Gilby Clarke (che in seguito avrebbe avuto un posto fisso nei Guns N' Roses dopo l'abbandono di Izzy Stradlin) e quelli del batterista dei Cinderella Fred Coury. Come riportato dal retro di copertina della versione in CD, le versioni di Clarke di Reckless Life e Shadow of Your Love vedono anche la presenza di una sovraincisione di Tracii Guns alla chitarra; curiosamente sulla versione in vinile questa nota è omessa.

Un'altra bizzarria di questa incisione riguarda i nomi riportati come autori dei brani. Infatti Anything Goes, Reckless Life e Shadow of Your Love (cioè le tre che sono poi state reincise con il marchio Guns N' Roses) sono attribuite non solo ad Axl Rose, Chris Weber e Izzy Stradlin (indicato con il vero nome Jeffrey Dean Isbell) ma anche a Slash (indicato con il vero nome Saul Hudson), McKagan e Adler. Ma gli ultimi tre non avevano alcun legame professionale con Axl e gli Hollywood Rose ai tempi di questa incisione e l'unica spiegazione è che la scelta sia stata dettata da motivi legati ai diritti d'autore.

Ad aumentare la confusione riguardo a questa preziosa registrazione, nel 2007 il disco è stato stampato anche in Argentina per il mercato sudamericano con la medesima tracklist e riportando i medesimi autori, ma con copertina diversa su sfondo nero (foto sopra) che attribuisce l'intero disco non solo agli Hollywood Rose ma anche agli L.A. Guns, probabilmente per via della presenza di Tracii Guns perché le cinque tracce sono state registrate prima della fusione.

Nota: un gruppo chiamato Hollywood Rose con un logo molto simile a quello dei Guns 'N Roses ha inciso nel 2014 un live intitolato Live From Budapest facilmente reperibile su iTunes e Amazon, ma si tratta di una cover band che non ha nulla in comune con il primo gruppo di Axl.

giovedì 19 marzo 2015

Sangre Azul: hair metal fabricado en España

Uno dei gruppi di punta del rock spagnolo sono stati i madrileni Sangre Azul che con la loro commistione di hair metal, AOR e sonorità latine hanno rappresentato una vera perla nel panorama mondiale in quanto unici a produrre quel tipo di musica nella loro lingua madre e non in inglese.

Nati nel quartiere Pinto di Madrid nel 1982 come cover band, iniziarono la loro carriera con la vittoria di un concorso per giovani band nel 1985 e grazie a questo successo ottennero la possibilità di realizzare un album insieme ai gruppi classificatisi in seconda e terza posizione. Consci delle loro possibilità, i Sangre Azul rifiutarono la proposta e decisero di produrre un EP eponimo autonomamente; il disco è composto da sole quattro canzoni e dura meno di venti minuti ma vi si trovano già in stato embrionale alcuni dei pezzi che andranno a comporre il loro primo lavoro intero: El rey de la ciudad e Todo mi mundo eres tu. Il suono è ancora un po' grezzo, ma getta già la basi per quello che sarà lo stile distintivo dei Sangre Azul negli anni seguenti. Nel giro di poco tempo la band vide il primo cambio di formazione con l'uscita del cantante José Castañosa sostituito da Tony Solo che divenne poi la voce di tutti gli album del gruppo.

Con la nuova formazione i Sangre Azul pubblicarono il loro primo LP nel 1987 dal titolo Obsesión in cui il gruppo segue le orme dei più celebri Bon Jovi, Europe, Dokken o Cinderella. Il disco è composto di dieci brani tutti di buona qualità, come nella tradizione dell'AOR, nei quali le sonorità dure delle chitarre elettriche incontrano la melodia delle tastiere tipiche del rock anni '80, sopra a questo tessuto sonoro si innesta la voce potente di Tony Solo che non ha nulla da invidiare ai cantanti delle band blasonate alle quali si ispira. A questa base tipica dell'hair metal si somma la vena latina che contraddistingue la musica della terra di origine del gruppo. Tra i brani del disco spicca la già citata Todo mi mundo eres tu, qui nella sua versione definitiva, che resterà per sempre il loro maggior successo.

L'anno seguente i Sangre Azul stampano il loro secondo LP intitolato Cuerpo a cuerpo che segue la strada impostata dal precedente marcandone maggiormente tutte le caratteristiche principali: uso di tastiere massiccio e incisivo, maggiori passaggi melodici e chitarre ancora più energiche e forti. Anche su questo secondo album tra le dieci tracce non ci sono momenti deboli, tra i brani spiccano comunque la titletrack e Mil y una noches.

Nel 1989 la band pubblicò il loro terzo album intitolato El silencio de la noche che prosegue, sia nello stile che nella qualità, sulla strada dei primi due con una ulteriore svolta melodica. Purtroppo questo fu l'ultimo album della band perché dopo una lunga turnè i Sangre Azul si sciolsero per incomprensioni con la casa discografica e per il declino del genere AOR nei primi anni '90. L'ultimo brano pubblicato dalla band fu Sangre y barrio pubblicato sulla compilation Emision Pirata Vol. 1 del 1991 e da allora i Sangre Azul hanno definitivamente lasciato le scene.

Nonostante siano passati trent'anni dal loro esordio e la loro attività sia durata davvero poco i Sangre Azul restano uno dei migliori gruppi rock del loro decennio e costituiscono un'ulteriore conferma che la Spagna ha saputo produrre musica di altissimo livello, spesso relegata in secondo piano per via della barriera linguistica.