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giovedì 21 dicembre 2023

Rockin' Around the Christmas Tree: storia di un classico moderno del Natale



Nata nel periodo del massimo splendore del rock and roll, Rockin' Around the Christmas Tree è uno dei classici del Natale scritti nello scorso secolo che sono entrati appieno nella tradizione natalizia grazie a innumerevoli reinterpretazioni e utilizzi in film di successo come Mamma, ho Perso l'Aereo.

Il brano è stato scritto da Johnny Marks nel 1958; l'autore essendo ebreo in realtà non festeggiava il Natale, ma aveva all'attivo la composizioni di altri brani natalizi di grande successo quali Rudolph the Red-Nosed Reindeer e I Heard the Bells on Christmas Day e in seguito avrebbe composto tra gli altri A Holly Jolly Christmas. La prima incisione di Rockin' Around the Christmas Tree fu quella di Brenda Lee uscita proprio nel 1958; nonostante la voce della cantante suoni decisamente matura, Brenda Lee aveva solo tredici anni quando la incise. Come B-side del 45 giri fu pubblicata Papa Noel, altro brano rockabilly meno famoso ma sicuramente non meno bello, composto da Roy Botkin, autore di musica country e western.

In una recente intervista a The Tennessean, la stessa cantante ha raccontato che Marks scrisse la canzone di getto, iniziandola mentre si trovava su una spiaggia nel nord del paese attorniato da molti pini e completandola poi nella sua stanza del motel. Brenda Lee ha ammesso anche di non sapere perché l'autore abbia voluto proprio lei per cantare il brano vista la sua giovane età e il fatto che fino ad allora non fosse famosa. In ogni caso evidentemente la scelta fu vincente.

Rockin' Around the Christmas Tree non ebbe particolare successo fino alla terza ristampa del 1960, anno nel quale Brenda Lee aveva raggiunto durante la primavera il primo posto in classifica con I'm Sorry, la popolarità della cantante a quel punto trainò le vendite del singolo natalizio. Il brano non fu comunque un esperimento isolato di commistione tra rock and roll, che negli anni 50 e 60 era simbolo di progresso e libertà, e canti di Natale: negli stessi anni uscirono infatti ad esempio anche Jingle Bell Rock nel 1957 cantata da Bobby Helms e Run Rudolph Run anch'essa scritta da Johnny Marks nel 1958 e incisa da Chuck Berry.

Fino a quest'anno non è mai esistito un video ufficiale di Rockin' Around the Christmas Tree e Brenda Lee ne ha creato uno apposta in occasione delle festività natalizie del 2023, che vedono la cantante festeggiare il Natale alla sua età odierna di 79 anni e fare lip sync sulla sua voce da tredicenne del 1958.

Rockin' Around the Christmas Tree vanta ad oggi innumerevoli cover, se la più celebre è quella di Justin Bieber del 2021 merita una menzione anche quella cantata da Joe Lynn Turner (ex cantante tra gli altri di Rainbow e Deep Purple) per la compilation We Wish You a Metal Xmas and a Headbanging New Year del 2008.

Rockin' Around the Christmas Tree è tuttora uno dei brani più iconici della tradizione natalizia che non manca nella playlist che accompagnano cene e pranzi di questo periodo, il fatto che oggi ha distanza di oltre sessant'anni sia ancora uno dei più noti classici del Natale conferma che la scelta di affidarla alla voce di quella che al tempo era una misconosciuta dodicenne fu ottima e funzionò.



Fonti:

martedì 9 ottobre 2018

La discografia dei Crickets successiva alla morte di Buddy Holly (seconda parte 1964 - 1965)

La carriera discografica dei Crickets subì una dura battuta d'arresto nel 1959 per via della morte del leader storico Buddy Holly che perse la vita in un incidente aereo insieme a Ritchie Valens e The Big Popper. Tuttavia la band non arrestò la propria produzione e riuscì a riprendere l'attività rimaneggiando la formazione. Dopo i primi tre album pubblicati tra il 1960 e il 1962 il gruppo proseguì senza sosta e nel 1964 uscì il quarto album successivo alla morte di Buddy Holly.

Nonostante il disco sia noto come She Loves You / California Sun in realtà non ha un titolo; sulla copertina è riportato l'elenco dei pezzi in esso contenuti e i primi due sono proprio She Loves You e California Sun ed è per questo motivo che il disco è noto con questo titolo. Come riportato anche sul retro di copertina, l'LP vuole sfruttare il successo della british invasion e della beatlemania, infatti contiene cinque cover dei Beatles quali I Want To Hold Your Hand, She Loves You, I Saw Her Standing There, Please, Please Me e From Me To You oltre a Money (That's What I Want) di Barrett Strong di cui i fab four avevano realizzato una cover per l'album With The Beatles del 1963.

Oltre a queste l'album contiene Slippin' and Slidin' di Little Richard, California Sun di Joe Jones, A Fool Never Learns di Andy Williams, Lonely Avenue di Ray Charles (che viene notevolmente accelerata e trasformata da un blues in un rapido rock and roll) e Come On di Tommy Roe. Completa il disco You Can't Be In-Between, l'unico pezzo inedito contenuto sull'LP, un melodico midtempo che rallenta il ritmo rispetto al resto del disco.

La caratteristica principale di questo album di ottimo rock and roll è che nella riproposizione dei pezzi dei Beatles mostra come l'interpretazione dei Crickets, a dispetto della diversità di notorietà, sia in tutto superiore a quella del quartetto di Liverpool. I Crickets infatti non solo suonano meglio, ma eseguono meglio anche le polifonie vocali. Inoltre il cantante Jerry Neylor ha un'estensione e capacità di modulare la voce ben superiore a quella di Paul McCartney, come confermato anche dall'inedito You Can't Be In-Between.

L'anno seguente i Crickets pubblicarono A Collection che come dice il titolo stesso è una raccolta di singoli pubblicati tra il 1962 e il 1965. Non essendo strettamente legato all'esecuzione di cover, questo album consentì ai Crickets di esprimersi prevalentemente in pezzi propri dal suono più vario e maturo in cui il cantante mostra di nuovo le sue notevoli doti e in cui anche le melodie diventano più ricche e complesse.

L'album contiene una versione in inglese di La Bamba realizzata per il film The Girls on the Beach (che oltre ai Crickets include pezzi dei Beach Boys) del 1965 e le cover di Lonely Avenue (già proposta nell'album precedente) e Playboy di David Gates. Oltre a queste il disco contiene undici tracce inedite tra cui You Can't Be In-Between, anch'essa inclusa nel disco precedence. Tra le tracce migliori troviamo My Little Girl e Teardrops Fall Like Rain tratte dal film Just For Fun del 1963. Quest'ultima in particolare, la cui melodia ricorda vagamente Everyday incisa ai tempi di Buddy Holly, mostra nuovamente le incredibili capacità della band non solo come musicisti, ma anche nel canto polifonico. Degna di nota è anche All Over You, brano smaccatamente blues arricchito dalla presenza dell'armonica in cui il canto di Naylor si fa più basso e aspro.

Dopo A Collection la produzione discografica dei Crickets subì un nuovo lungo stop a causa dell'abbandono della band da parte di Naylor. Tuttavia neanche questo nuovo cambio fermò l'attività del gruppo che ripartì nel 1970 con il chitarrista Sonny Curtis alla voce e tuttora la band realizza album nuovi in cui fanno rivivere l'atmosfera degli anni d'oro del rock and roll. Questa straordinaria formazione resta quindi a tutt'oggi una delle band più influenti della storia del rock, anche se la loro scarsa notorietà (almeno in Italia) non rende giustizia alla loro creatività e alle loro capacità tecniche.

lunedì 30 luglio 2018

La discografia dei Crickets successiva alla morte di Buddy Holly (prima parte 1960 - 1962)

La carriera discografica dei Crickets subì un brusco arresto il 3 febbraio del 1959, quando l'aereo che trasportava il frontman Buddy Holly, insieme a Ricthie Valens e The Big Popper, si schiantò vicino a Clear Lake, nell'Iowa. Fortunatamente la morte di Holly non terminò definitivamente la carriera della band che riuscì a riorganizzare la propria formazione e a tornare in studio di registrazione due anni dopo il tragico evento.

Il primo album successivo alla morte di Buddy Holly si intitola In Style With the Crickets ed è stato pubblicato a dicembre del 1960. La band sostituì Buddy Holly con Earl Sinks (che incredibilmente non compare nella copertina del disco) alla voce e con Sonny Curtis alla chitarra (e in due dei dodici pezzi anche alla voce sostituendo Sinks). Il canto nuovo vocalist ricorda molto quello di Buddy Holly e infatti la musica di questo album rispecchia molto lo stile dei dischi precedenti, con un rock and roll veloce e divertente, spesso ai confini con il rockabilly.

L'album si apre con More Than I Can Say che nei decenni a seguire vanterà innumerevoli cover tra cui quella di Leo Sayer del 1980 e contiene altre grandissime perle come I Fought The Law che sarà portata al successo anche dai Clash nell'album eponimo del 1977. Nel disco si trova anche la ballad Deborah, unico pezzo lento delle dodici tracce, e la cover di Great Balls of Fire di Jerry Lee Lewis, che in questa reinterpretazione resta piuttosto simile all'originale. Chiude l'LP Love's Made a Fool of You che in alcune occasioni è stata erroneamente inserita in compilation di Buddy Holly.

Il secondo album dei Crickets senza il loro leader storico uscì due anni dopo nel 1962 e si intitola Bobby Vee Meets the Crickets, come dice il titolo stesso l'album vede il cantante Bobby Vee collaborare con i Crickets come vocalist, dando così un'impronta più rock alle incisioni e caratterizzando notevolmente la musica che si distacca da quella delle origini. Il disco è composto di nuovo da dodici tracce tra cui la cover di Well... All Right, incisa originariamente proprio dai Crickets con Buddy Holly come b-side di Heartbeat del 1958, e Bo Diddley dell'omonimo bluesman che pure era stata incisa dagli stessi Crickets di nuovo con Buddy Holly, ma tale versione verrà pubblicata solo nel 1963 nell'album postumo Reminiscing. Nel disco si trovano anche le cover di Sweet Little Sixteen e Little Queenie di Chuck Berry e Lucille inizialmente incisa da Little Richard. In generale le sonorità dell'album sono più grintose e aggressive e proprio per questo il disco non contiene ballad e l'unico pezzo che rallenta leggermente i ritmi è la cover di The Girl of My Best Friend, portata al successo due anni prima da Elvis Presley.

Nello stesso anno dell'album con Bobby Vee, i Crickets pubblicarono anche il successivo intitolato Something Old, Something New, Something Blue, Somethin' Else. Anche in questo caso il titolo ne suggerisce il contenuto: l'album include infatti otto cover (di cui quattro con la parola "blue" nel titolo) e quattro pezzi nuovi. Per questo album entra in formazione il nuovo cantante Jerry Naylor che ricopre il ruolo di voce principale in tutti i pezzi e anche per questo l'album prende una strada ancora diversa da tutti i precedenti, con suoni più patinati, più orientati al rock and roll e staccandosi sempre più dal rockabilly.

Tra le cover troviamo Summertime Blues di Eddie Cochran, Blue Monday di Fats Domino Love Is Strange di Mickey & Sylvia, incisa dalla band anche con Buddy Holly, ma anche in questo caso la registrazione fu pubblicata solo nel 1969 oltre dieci anni dopo la morte del cantante nell'album Giant. Tra gli inediti, troviamo due ballad, quali Parisian Girl e Little Hollywood Girl scritta per i Crickets da Gerry Goffin e Jack Keller; gli altri due inediti sono la movimentata Don't Ever Change, scritta ancora da Gerry Goffin, questa volta con la ben nota Carole King, e il midtempo He's Old Enough To Know Better.

Dopo questi primi tre i Crickets continuarono a sfornare album di ottima qualità e la loro carriera non si è ancora esaurita, né dal punto di vista discografico né da quello delle esibizioni dal vivo, anche se i loro dischi più recenti sfruttano soprattutto la nostalgia per i loro anni più gloriosi. Questa incredibile band resta comunque tra i più influenti pionieri del rock and roll e se il rock attuale di ogni genere è quello che tutti conosciamo, una buona fetta del merito va sicuramente anche a Buddy Holly e ai Crickets.

lunedì 23 aprile 2018

Link Wray - Link Wray & the Wraymen

Tra i grandi pionieri del rock and roll ce n'è uno che non gode della fama che meriterebbe, perché nonostante sia uno dei chitarristi più influenti della storia Link Wray non viene di solito annoverato tra i più famosi fondatori del genere. Eppure le sue influenze si sentono notevolmente in alcuni dei chitarristi più importanti di ogni tempo (come Jimmy Page, Pete Townsend e Neil Young), essendo Wray uno dei progenitori del power chord e della distorsione che vengono oggi largamente utilizzate negli stili musicali più aggressivi come l'heavy metal e il punk.

Il primo album di Link Wray è stato pubblicato nel 1960 ed è intitolato Link Wray & the Wraymen dal nome della sua band che al tempo era formata da Vernon Wray alla chitarra ritmica, Doug Wray alla batteria e Brantley Moses Horton al basso, oltre ovviamente a Link Wray alla chitarra solista. In alcune edizioni il nome del gruppo è scritto Raymen, senza la W, ma la discografia ufficiale sul sito di Link Wray riporta la grafia Wraymen, è quindi probabile che la grafia alternativa sia frutto di un errore.

Il disco è composto da dodici tracce strumentali (il primo pezzo cantato di Link Wray sarà la cover di Ain't That Lovin' You Babe di Jimmy Reed uscita nell'ottobre dello stesso anno) tra cui cinque singoli usciti tra il 1958 e il 1959 e sette inediti. L'album offre un rock and roll divertente ai confini con il rockabilly e ricco di contaminazioni di altri stili provenienti principalmente dal sud degli Stati Uniti. Troviamo infatti assaggi di dixieland nel brano Dixie-Doodle (che non è l'omonimo pezzo folk, ma una produzione inedita di Wray) e sonorità caraibiche in Rendezvous. Il quartetto si lancia anche in contaminazioni blues con il pezzo di chiusura Studio Blues e in qualche mescolanza con il country, come nella traccia di apertura Caroline.

Tra i pezzi migliori troviamo anche Ramble e Rawhide (da non confondere con l'omonimo Them From The Rawhide portata al successo tra gli altri dai Blues Brothers), entrambe rielaborazioni di un singolo di Link Wray intitolato Rumble che resta ad oggi il suo pezzo di maggior successo, e la più lenta e melodica Lillian che dà un tocco più d'atmosfera a un album di rock e roll grintoso e veloce.

Purtroppo Link Wray e la sua band sono semisconosciuti al grande pubblico, nonostante il suo stile abbia rivoluzionato il suono dei chitarristi che sono venuti dopo di lui, e dischi come questo sono noti solo agli appassionati più esperti. Non possiamo che sperare che l'ascolto dei suoi album, a partire da questa sua prima incisione, serva a ridare la giusta considerazione che questo straordinario musicista merita.

sabato 3 febbraio 2018

I primi tre album di Buddy Holly

Nonostante la sua carriera sia stata brevissima, essendo morto a soli 22 anni il 3 febbraio del 1959, Buddy Holly è uno dei giganti del rock and roll degli anni 50; uno dei pochissimi che insieme a Chuck Berry, Elvis Presley, Little Richard e Ritchie Valens ha forgiato la nuova musica che stava nascendo e che influisce tuttora su tutto ciò che ascoltiamo. Basti pensare che proprio a Buddy Holly si deve la formazione tipica dei gruppi rock con doppia chitarra, basso (o contrabbasso) e batteria.

Durante la sua vita Buddy Holly pubblicò solo tre album, usciti nell'arco complessivo di cinque mesi. Il primo di essi è intitolato The "Chirping" Crickets, dal nome del gruppo fondato dallo stesso Buddy Holly, che oltre a cantare suonava la chitarra solista, con Jerry Allison alla batteria, Joe B. Mauldin al contrabbasso e Niki Sullivan alla chitarra ritmica. Il disco, pubblicato nel novembre del 1957, contiene dodici tracce, tra pezzi usciti precedentemente in 45 giri ed altri registrati apposta per l'album. Già da questo primo LP troviamo il suono distintivo di Buddy Holly fatto di un rock and roll divertente, ai confini con il rockabilly, e ricco di suoni incredibilmente innovativi che lo pongono qualitativamente nettamente al di sopra degli altri musicisti della sua epoca. Nell'album troviamo capolavori assoluti del rock and roll come Oh, Boy!, Not Fade Away (che vanterà innumerevoli cover, tra cui quella dei Rolling Stones nel 1964), Maybe Babe e That'll Be The Day. Il disco contiene anche la bellissima You've Got Love scritta da Roy Orbison appositamente per Buddy Holly. Tra i pezzi più melodici, che nel disco non mancano, ne troviamo alcuni in cui il gruppo sconfina anche nel doo-wop come Send Me Some Lovin' e Last Night.

Il secondo album uscì nel febbraio del 1958, a soli tre mesi di distanza dal primo, ed è firmato con il solo nome di Buddy Holly nonostante la formazione che lo ha realizzato sia la stessa del precedente e veda di nuovo i Crickets al completo. L'album porta il nome stesso del cantante e riesce nella difficile impresa di superare il primo in qualità: le undici tracce sono altrettanti gioielli di rock and roll che meriterebbero di finire in una raccolta dei migliori brani di ogni tempo. Troviamo infatti pezzi come l'incalzante I'm Gonna Love You To, il lento Peggy Sue, ed Everyday. Tra i brani veloci troviamo anche (You're So Square) Baby I Don't Care, che l'anno precedente fu incisa anche da Elvis Presley, e Rave On! che ad oggi vanta innumerevoli cover tra cui quella di John Cougar Mellencamp del 1988.

Il terzo e ultimo album pubblicato da Buddy Holly in vita si intitola That'll Be The Day ed è composto da incisioni che temporalmente precedono gli altri due, in quanto risalgono al 1956. La formazione dei musicisti è molto varia e gli strumentisti coinvolti sono diversi e cambiano da brano a brano; dei Crickets compare solo Jerry Allison e non in tutti i pezzi. Come ci si può aspettare, le registrazioni sono più grezze e il disco non contiene tracce memorabili nonostante contenga comunque brani validi, come una versione della title track antecedente alla stessa pubblicata sul primo album, Midnight Shift e Love Me.

Tra l'uscita del suo terzo album e il giorno in cui Buddy Holly trovò la morte insieme a Ritchie Valens e The Big Popper riuscì a incidere molti singoli, ma non a confezionare un album intero. Il materiale di certo non gli mancava, visto che le incisioni postume di Buddy Holly sono molte di più di quelle che ha pubblicato in vita e la qualità delle stesse è assolutamente in linea con la musica meravigliosa dei primi tre album.

Resta l'enorme rimpianto di non sapere dove sarebbe arrivato questo straordinario musicista se non fosse morto così giovane. Non sapremo mai se avrebbe avuto una carriera leggendaria come quella di Elvis che spaziò tra innumerevoli generi musicali o se sarebbe rimasto fedele agli stili originari come Chuck Berry. Ma sappiamo che nonostante la brevità della sua vita la musica che ci ha lasciato lo proietta a pieno titolo nell'olimpo dei più grandi innovatori di ogni genere.

lunedì 31 ottobre 2016

La breve carriera di The Phantom

Tra i grandi interpreti del rockabilly degli anni 50 e 60 ce n'è uno la cui carriera è stata brevissima, avendo inciso un solo 45 giri, ma nonostante ciò è considerato uno degli artisti più influenti del genere essendo tuttora annoverato tra gli ispiratori dello psychobilly. L'artista in questione è ovviamente The Phantom che nel 1960 pubblicò il singolo Love Me / Whisper My Love, registrato in realtà nel 1958 ma dato alle stampe solo due anni dopo.


Il vero nome di The Phantom era Marty Jerry Lott (come riportato sulla sua tomba), anche se sul vinile era riportato come M. Lott come autore dei brani. Secondo quanto riportato dal libro Rockabilly: The Twang Heard 'Round the World: The Illustrated History (di autori vari) dopo aver registrato il disco Lott seguì Pat Boone fino alla chiesa che il crooner frequentava regolarmente e lo convinse ad ascoltare il demo. Boone ne fu impressionato e creò per Lott l'immagine e la gimmick di The Phantom, comprensiva della maschera che Lott doveva indossare in pubblico. Boone avrebbe voluto che Lott firmasse per la sua casa discografica, ma quest'ultimo venne in contatto anche con il management di Boone che lo convinse a firmare per la Dot Records, compagnia di proprietà della Paramount Pictures.

Love Me è un pezzo rockabilly particolarmente energico che si apre con un urlo da parte di The Phantom per poi proseguire su un ritmo veloce che ovviamente risente molto delle influenze rock and roll del periodo, nel canto The Phantom imita palesemente lo stile di Elvis Presley. Whisper My Love è invece una ballata lenta molto melodica, sicuramente più tradizionale ma non per questo meno preziosa.

In un'intervista rilasciata nel 1980 alla rivista New Kommotion, Lott raccontò che la prima incisione di Love Me non aveva l'urlo iniziale; nonostante il risultato fosse soddisfacente, decise di reinciderla aprendo questa volta la registrazione con un urlo improvvisato e la seconda registrazione fu poi quella ufficiale e più famosa. L'incisione originale, senza urlo, è stata comunque resa disponibile molti anni dopo (secondo alcune fonti, tra cui Amazon, nel 2013, ma la stampa in copertina sembra molto più vecchia) quando fu pubblicato un altro 45 giri di The Phantom che aveva sul primo lato appunto la versione originale di Love Me e sul secondo Hey Bop Bop in versione dubplate, altro pezzo rockabilly dal suono piuttosto veloce e aggressivo. Questo secondo 45 giri è molto raro in quanto stampato in sole 300 copie.

Le informazioni sulla vita e sulla carriera di The Phantom sono molto scarse, ad aumentare la confusione arrivò nel 1989 la pubblicazione di un LP che (stando a quanto scritto in copertina) aveva sul primo lato 9 pezzi di The Phantom e sul secondo lato 10 di Jamie Coe. In realtà tale LP incappa in un errore clamoroso: scambia The Phantom con Nick Todd (all'anagrafe Nick Boone, fratello di Pat Boone), infatti l'unico brano di The Phantom presente è Love Me, i restanti 8 pezzi sono di Nick Todd e non hanno nulla in comune con The Phantom. Sulla copertina troneggia anche la scritta The Phantom (alias Nick Todd) ma basta confrontare le foto e le voci per capire the The Phantom e Nick Todd sono persone diverse.



Subito dopo aver inciso il suo unico 45 giri, The Phantom sparì dalle scene e nonostante durante la sua attività non ebbe il successo che avrebbe meritato è importante oggi preservarne la memoria per l'influenza che ha avuto su molti gruppi e cantanti che da lui hanno preso spunto come tutti gli interpreti dello psychobilly e in particolare i Cramps che nel 1984 incisero una cover di Love Me per il loro album Bad Music for Bad People del 1984.