É uscito ad aprile del 2021 il documentario di Netflix Heroes: Silencio and Rock & Roll che narra la storia degli Héroes del Silencio, al più famosa rock band iberica di ogni tempo, e dei quattro album che il quartetto aragonese ha composto durante la sua attività tra il 1987 e il 1995.
Il racconto del documentario copre tutte le fasi della vita del gruppo, dalla nascita come band new wave nei locali di Saragozza, alla svolta rock con i primi due album per poi approdare a un suono più hard rock con gli ultimi due. Il documentario è ricco di testimonianze dirette dei protagonisti delle vicende narrate, dai produttori ai membri della band; scopriamo così dalle voci dei testimoni quanto fu difficile l'avvio della band che non veniva dalle scene vibranti di Madrid o Barcellona ma una città considerata di minore importanza, di quanto fosse inaspettato il successo quando arrivò e molti altri aspetti umani che hanno caratterizzato gli anni della loro attività tra i quali come nacquero le tensioni interne alla band che portarono allo scioglimento dopo la pubblicazione di Avalancha e del conseguente tour. L'ultima parte del video è dedicata alla reunion del 2007 dopo la quale la band si sciolse definitivamente.
Insieme al documentario è stato pubblicato anche un doppio CD che porta lo stesso titolo e che ne fa da colonna sonora, purtroppo la compilation non contiene materiale inedito ma recupera la tracce migliori dei quattro album in studio, dei live e di Rarezas, la raccolta di inediti e b-side pubblicata nel 1998. In ogni caso tutti i dischi realizzati dagli Héroes sono composti unicamente di tracce di altissimo livello e non vi si trova un solo filler, pertanto qualunque selezione sarebbe stata ottima per questo greatest hits.
Oltre a regalare un'ora e mezza di storia del rock questo video raggiunge l'importantissimo risultato di risvegliare l'interesse su quella che può a pieno titolo essere considerata la band "più sottovalutata della storia"; la musica degli Héroes del Silencio brilla infatti per qualità e creatività, con la loro mescolanza di sonorità latine e hard rock, e non ha nulla da invidiare ai mostri sacri del rock di ogni tempo, purtroppo però al di fuori della Spagna non godono del blasone che meriterebbero. Inoltre questo documentario dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che operazioni come questa in cui vengono interpellati i veri protagonisti delle vicende raccontate sono molto più meritevoli dei biopic che tanto vanno di moda negli ultimi anni e che distorcono la realtà per renderla più appetibile al grande schermo.
Non resta quindi che sperare che l'interesse risvegliato dal documentario non si fermi qui e che a breve le case discografiche recuperino qualche registrazione inedita, se ne esistono. Ed è questo il meglio che si può sperare visto che una nuova reunion appare del tutto improbabile considerando che la carriera solista di Bunbury viaggia alla grande, anche se su terreni molti lontani rispetto a quelle di questo periodo leggendario, e che quindi difficilmente sente il bisogno di un ritorno al passato.
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mercoledì 12 maggio 2021
martedì 19 febbraio 2019
Leize - Deriva
A poco più di tre anni dal precedente Cuando Te Muerden tornano i baschi Leize con un nuovo album in studio intitolato Deriva. Rispetto al disco precedente la formazione della band vede una sola modifica, con l’ingresso del chitarrista Mikel Lazkano in sostituzione di Patxi Carrasco che è stato uno dei fondatori della band nel lontano 1982.
Per questo nuovo lavoro i Lezie ripropongono il proprio marchio di fabbrica senza distanziarsi molto dal modello originale, proponendo quindi un rock urbano (sottogenere del rock spagnolo) fatto di basi hard rock grezze ed essenziali e testi che parlano di tematiche sociali, relative soprattutto alla vita delle classi più povere.
Il nuovo album, così come i precedenti, è composto da sonorità ruvide, dirette e sanguigne e dal canto aspro del vocalist Felix Lasa a cui spesso si aggiungono i tre musicisti in poderosi cori, soprattutto nei ritornelli. Tra le dieci tracce del disco si trova ovviamente una predominanza di pezzi veloci; ritmi più lenti si trovano nell'unica ballad Calle 38 e nella melodica Dame Tu Mano contraddistinta da un coro sul ritornello particolarmente ricco.
Il disco vede anche la presenza di due ospiti. Il primo di questi è il chitarrista degli Avalanche (che in passato ha militato anche nei Mägo de Oz) Jorge Salán che partecipa alla grintosa Mi Lugar, pezzo più trascinante del disco grazie proprio all'energico suono della chitarra e anche al coinvolgente ritornello. Inoltre Alberto Marin è ospite in No Me Da La Gana che si avvicina notevolmente al metal grazie proprio alla partecipazione del chitarrista degli Ankhara.
Tra i pezzi migliori troviamo sicuramente anche la potente traccia di apertura Castigo e Dime Lo Que Quieres che si distingue per un ritmo vicino al punk e per le atmosfere generalmente più leggere rispetto al resto del disco.
Con questo nuovo album i Leize realizzano l’ennesima gemma di rock della loro discografia che è purtroppo sconosciuta al di fuori del loro paese, nonostante la qualità non manchi e al contrario è sempre rimasta alta in tutte le loro produzioni. E’ un vero peccato che questa ottima band goda di così poca considerazione al di fuori della Spagna, per ora non resta che sperare che Deriva serva a regalare loro un po’ di visibilità in più oltre ai confini iberici.
Per questo nuovo lavoro i Lezie ripropongono il proprio marchio di fabbrica senza distanziarsi molto dal modello originale, proponendo quindi un rock urbano (sottogenere del rock spagnolo) fatto di basi hard rock grezze ed essenziali e testi che parlano di tematiche sociali, relative soprattutto alla vita delle classi più povere.
Il nuovo album, così come i precedenti, è composto da sonorità ruvide, dirette e sanguigne e dal canto aspro del vocalist Felix Lasa a cui spesso si aggiungono i tre musicisti in poderosi cori, soprattutto nei ritornelli. Tra le dieci tracce del disco si trova ovviamente una predominanza di pezzi veloci; ritmi più lenti si trovano nell'unica ballad Calle 38 e nella melodica Dame Tu Mano contraddistinta da un coro sul ritornello particolarmente ricco.
Il disco vede anche la presenza di due ospiti. Il primo di questi è il chitarrista degli Avalanche (che in passato ha militato anche nei Mägo de Oz) Jorge Salán che partecipa alla grintosa Mi Lugar, pezzo più trascinante del disco grazie proprio all'energico suono della chitarra e anche al coinvolgente ritornello. Inoltre Alberto Marin è ospite in No Me Da La Gana che si avvicina notevolmente al metal grazie proprio alla partecipazione del chitarrista degli Ankhara.
Tra i pezzi migliori troviamo sicuramente anche la potente traccia di apertura Castigo e Dime Lo Que Quieres che si distingue per un ritmo vicino al punk e per le atmosfere generalmente più leggere rispetto al resto del disco.
Con questo nuovo album i Leize realizzano l’ennesima gemma di rock della loro discografia che è purtroppo sconosciuta al di fuori del loro paese, nonostante la qualità non manchi e al contrario è sempre rimasta alta in tutte le loro produzioni. E’ un vero peccato che questa ottima band goda di così poca considerazione al di fuori della Spagna, per ora non resta che sperare che Deriva serva a regalare loro un po’ di visibilità in più oltre ai confini iberici.
venerdì 9 novembre 2018
Medina Azahara - Trece Rosas
Nonostante siano passate quattro decadi dal loro disco di esordio, gli andalusi Medina Azahara continuano a sfornare album a una frequenza davvero notevole, e a solo due anni dal precedente Paraiso Prohibido la band guidata da Manuel Martinez ha pubblicato il nuovo album intitolato Trece Rosas. Come suggerito dal titolo stesso il disco è dedicato alle 13 rose, un gruppo di donne condannate a morte nel 1939 dopo essere state ingiustamente accusate di aver cospirato per uccidere il dittatore Francisco Franco. Il disco è composto proprio da tredici tracce in cui i Medina Azahara si spostano dai suoni potenti e poderosi del passato verso un easy listening convincente e di facile presa anche per i neofiti.
Rispetto al passato il gruppo rinuncia quasi del tutto alla influenze arabe e mediorientali per approdare a un suono più ricco di spunti mediterranei, e in parte riconducibili proprio alla musica del nostro paese; anche il canto di Martinez attinge meno alla tradizione araba per esprimersi in uno stile più tradizionale. Le uniche tracce di musica arabeggiante si trovano in No Mires Atrás, per il resto il disco è caratterizzato da una buona alternanza di pezzi energici e di power ballad, che sono sempre state uno dei marchi di fabbrica del quintetto di Cordoba, e che in questo album sono ben cinque.
Tra i pezzi più veloci troviamo Libres Sin Nada e La Lucha che sono le uniche tracce del disco che presentano suoni più pesanti e più prossimi al metal; in Trece Rosas si trova anche qualche influenza di AOR ottantiano con Donde Sopla El Viento e Solo Son Cobardes che coniugano sapientemente melodia e suoni potenti, in particolare la seconda vede la presenza preponderante delle tastiere che donano sonorità patinate di grande effetto.
Le cinque ballad sono tutte di ottima fattura ed è difficile scegliere quali siano le migliori; se proprio dovessimo sceglierne alcune la scelta ricadrebbe su Mi Pequeño Corazon grazie al bellissimo arpeggio di chitarra che regge l'intero pezzo, su Ana y Raquel e sull'ottantiana Tu.
Ovviamente sono lontanissimi i fasti di Tanger o Tierra De Libertad, ma è altrettanto ovvio che Trece Rosas è l'ennesimo capolavoro di questo gruppo straordinario. La musica di questo album è sicuramente più tradizionale e meno sperimentale, ma questo non toglie che questo album convinca sotto ogni aspetto, regalando tredici tracce di alto livello e senza riempitivi. Purtroppo la barriera linguistica rende i Medina Azahara praticamente sconosciuti al di fuori dei paesi di lingua spagnola, tuttavia per qualità e creatività meriterebbero di far parte dell'empireo delle band più famose al mondo.
Mentre ci godiamo l'ascolto di Trece Rosas non resta quindi che aspettare che la band di Manuel Martinez produca il proprio prossimo lavoro in studio, che vista la produttività del gruppo siamo sicuri non si farà aspettare troppo a lungo.
Rispetto al passato il gruppo rinuncia quasi del tutto alla influenze arabe e mediorientali per approdare a un suono più ricco di spunti mediterranei, e in parte riconducibili proprio alla musica del nostro paese; anche il canto di Martinez attinge meno alla tradizione araba per esprimersi in uno stile più tradizionale. Le uniche tracce di musica arabeggiante si trovano in No Mires Atrás, per il resto il disco è caratterizzato da una buona alternanza di pezzi energici e di power ballad, che sono sempre state uno dei marchi di fabbrica del quintetto di Cordoba, e che in questo album sono ben cinque.
Tra i pezzi più veloci troviamo Libres Sin Nada e La Lucha che sono le uniche tracce del disco che presentano suoni più pesanti e più prossimi al metal; in Trece Rosas si trova anche qualche influenza di AOR ottantiano con Donde Sopla El Viento e Solo Son Cobardes che coniugano sapientemente melodia e suoni potenti, in particolare la seconda vede la presenza preponderante delle tastiere che donano sonorità patinate di grande effetto.
Le cinque ballad sono tutte di ottima fattura ed è difficile scegliere quali siano le migliori; se proprio dovessimo sceglierne alcune la scelta ricadrebbe su Mi Pequeño Corazon grazie al bellissimo arpeggio di chitarra che regge l'intero pezzo, su Ana y Raquel e sull'ottantiana Tu.
Ovviamente sono lontanissimi i fasti di Tanger o Tierra De Libertad, ma è altrettanto ovvio che Trece Rosas è l'ennesimo capolavoro di questo gruppo straordinario. La musica di questo album è sicuramente più tradizionale e meno sperimentale, ma questo non toglie che questo album convinca sotto ogni aspetto, regalando tredici tracce di alto livello e senza riempitivi. Purtroppo la barriera linguistica rende i Medina Azahara praticamente sconosciuti al di fuori dei paesi di lingua spagnola, tuttavia per qualità e creatività meriterebbero di far parte dell'empireo delle band più famose al mondo.
Mentre ci godiamo l'ascolto di Trece Rosas non resta quindi che aspettare che la band di Manuel Martinez produca il proprio prossimo lavoro in studio, che vista la produttività del gruppo siamo sicuri non si farà aspettare troppo a lungo.
giovedì 15 giugno 2017
Barrio Viejo - Liberación
Capita saltuariamente che dei campioni dello sport passino al mondo della musica e alcune volte il cambio di carriera ha riscontrato un buon successo; i casi più celebri sono senza dubbio quelli del cestista Shaquille O'Neal e quello del wrestler John Cena, ma oltre a questi ce ne sono innumerevoli altri meno noti come il compianto Wayman Tisdale, un altro cestista, o Deion Sanders che nella sua carriera sportiva ha giocato professionalmente sia a baseball sia a football. In questo universo prevalentemente nordamericano, stupisce un po' che l'ultimo sportivo ad aver fatto questo passo sia un calciatore italoargentino che ha lasciato il mondo del pallone per approdare a quello del blues rock. Dopo l'ultima stagione giocata con il Boca Juniors in Argentina, l'ex centravanti Pablo Daniel Osvaldo (che in Italia ha militato in Fiorentina, Roma, Juventus e Inter oltre che in nazionale) ha infatti interrotto la propria carriera agonistica per diventare la voce e il frontman dei Barrio Viejo, band fondata in Spagna con sede a Barcellona.
Il primo album dei Barrio Viejo è stato pubblicato il 2 giugno di quest'anno e si intitola Liberación e offre un blues rock fresco e divertente, impreziosito dal canto in spagnolo piuttosto atipico per questo genere. Già dal primo ascolto il disco stupisce la scelta musicale di mischiare il blues rock alla musica latinoamericana e per la quantità e varietà di strumenti usati che non si fermano a chitarra, basso e batteria, ma si estendono a percussioni latinoamericane di vario tipo, fiati e tastiere.
Il disco presenta una predominanza di pezzi veloci e allegri, come la traccia di apertura Insatisfacción sorretta da una buona combinazione di chitarre e tastiera. Tra i prezzi allegri troviamo anche la grintosa Infumable in cui il suono delle chitarre incontra quello dell'armonica, La Callejiera che è l'unico a vedere anche la presenza di chitarre elettriche, la saltellante Pájaro Azul, e la cover di Walking the Dog di Rufus Thomas. Tra i pezzi veloci il migliore resta comunque la trascinante Desorden, di cui è stato anche realizzato in video, che presenta una bella mescolanza strumentale a cui partecipano anche tastiera e fiati.
Nell'album si trovano anche pezzi più melodici come il lento blues Flores Muertas, e la seguente Viejo Aburrido che tende verso il jazz grazie al suono delle tastiere. Le venature jazz di questo disco non si fermano qui, troviamo anche la bellissima Croissant Perdedor che tende molto al latin jazz per via delle chitarre che ricordano quelle delle leggende di questo genere come i Santana. Tra i pezzi lenti troviamo anche il blues tradizionale La 13/14 e la ballad Viejo Querido che chiude il disco.
In Liberación troviamo anche due midtempo: Flores, blues rock piuttosto tradizionale, e Nada Special che dopo un inizio molto lento sfocia in un midtempo leggero e divertente.
In tutti i tredici brani del disco la voce di Osvaldo crea un bel mix con la base musicale risultando sufficientemente profonda e altrettanto dinamica per adattarsi a tutti gli stili richiesti dalla ricca varietà musicale del gruppo.
Dall'ascolto dell'intero album emerge come questa band sia molto promettente e capace di scrivere dell'ottima musica, mai banale e spesso divertente. In attesa di vedere i Barrio Viejo dal vivo e nella speranza che questo non sia l'unico album della loro carriera, non possiamo che constatare che il grande talento di Pablo Osvaldo non si è certo esaurito nel calcio e che in questo caso la bravura da calciatore è pari a quella da musicista.
Il primo album dei Barrio Viejo è stato pubblicato il 2 giugno di quest'anno e si intitola Liberación e offre un blues rock fresco e divertente, impreziosito dal canto in spagnolo piuttosto atipico per questo genere. Già dal primo ascolto il disco stupisce la scelta musicale di mischiare il blues rock alla musica latinoamericana e per la quantità e varietà di strumenti usati che non si fermano a chitarra, basso e batteria, ma si estendono a percussioni latinoamericane di vario tipo, fiati e tastiere.
Il disco presenta una predominanza di pezzi veloci e allegri, come la traccia di apertura Insatisfacción sorretta da una buona combinazione di chitarre e tastiera. Tra i prezzi allegri troviamo anche la grintosa Infumable in cui il suono delle chitarre incontra quello dell'armonica, La Callejiera che è l'unico a vedere anche la presenza di chitarre elettriche, la saltellante Pájaro Azul, e la cover di Walking the Dog di Rufus Thomas. Tra i pezzi veloci il migliore resta comunque la trascinante Desorden, di cui è stato anche realizzato in video, che presenta una bella mescolanza strumentale a cui partecipano anche tastiera e fiati.
Nell'album si trovano anche pezzi più melodici come il lento blues Flores Muertas, e la seguente Viejo Aburrido che tende verso il jazz grazie al suono delle tastiere. Le venature jazz di questo disco non si fermano qui, troviamo anche la bellissima Croissant Perdedor che tende molto al latin jazz per via delle chitarre che ricordano quelle delle leggende di questo genere come i Santana. Tra i pezzi lenti troviamo anche il blues tradizionale La 13/14 e la ballad Viejo Querido che chiude il disco.
In Liberación troviamo anche due midtempo: Flores, blues rock piuttosto tradizionale, e Nada Special che dopo un inizio molto lento sfocia in un midtempo leggero e divertente.
In tutti i tredici brani del disco la voce di Osvaldo crea un bel mix con la base musicale risultando sufficientemente profonda e altrettanto dinamica per adattarsi a tutti gli stili richiesti dalla ricca varietà musicale del gruppo.
Dall'ascolto dell'intero album emerge come questa band sia molto promettente e capace di scrivere dell'ottima musica, mai banale e spesso divertente. In attesa di vedere i Barrio Viejo dal vivo e nella speranza che questo non sia l'unico album della loro carriera, non possiamo che constatare che il grande talento di Pablo Osvaldo non si è certo esaurito nel calcio e che in questo caso la bravura da calciatore è pari a quella da musicista.
martedì 14 marzo 2017
Catorce de Septiembre, rock dalla Navarra
Come abbiamo già scritto molte volte sulle pagine di questo blog, la scena rock spagnola è incredibilmente ricca e riserva sorprese inaspettate anche tra le band meno note e dalla carriera breve. E' questo il caso del sestetto della Navarra noto come Catorce de Septiembre nato verso la fine degli anni 80. Nella formazione originale il gruppo era composto da Ecequiel Barricart alla voce, Eneko Abril alla chitarra e ai cori, Mikel Morote al basso, Andrés Pascual alla tastiera e Angel Telleria, detto "Telle" alla batteria.
Il primo album della band, ad oggi mai stampato su CD, si intitola Cuentas Pendientes ed uscì nel 1990. Il disco è composto da dodici brani di stampo pop rock decisamente allegro e incalzante, con il suono delle tastiere tipico di quel periodo, ma anche ricco di arpeggi di chitarra come nella tradizione dei grandi gruppi spagnoli. Nel disco troviamo dieci brani veloci più una ballad intitolata Tardes De Verano che si apre con un fischio da parte del cantante e un midtempo intitolato La Noche se Escapa. Tra i brani migliori troviamo anche le vibranti e sostenute Las Calles se Cierran, forse il pezzo più festaiolo dell'intero disco, e Historia De Hadas che con le sue sonorità più dure anticipa quello che sarà il suono distintivo dell'album seguente.
Il secondo e ultimo album della band uscì nel 1992 con il titolo Deseos Prohibidos e mostra da subito sonorità più vicine all'hard rock, risentendo sicuramente dell'influenza dei più noti Héroes del Silencio. La formazione dei Catorce de Septiembre vede un cambio per il secondo disco con l'ingresso di Daniel Ulecia al basso in sostituzione di Morote. Con la durezza del suono sale anche la qualità della musica che è nettamente superiore a quella del disco precedente. L'album parte alla grande con Gritos al Viento, ricca di riff di chitarra e sostenuta dal potente canto di Barricart, e procede su questa strada per tutti i dieci brani.
Questo secondo album propone un ottimo rock sanguigno e trascinante, il disco contiene otto tracce veloci più due ballad. La prima di queste si intitola Pasajeros Azules e presenta un suono simile a quello delle power ballad di fine anni 80, mentre la seconda Por Cuatro Billetes è arricchita da un poderoso coro sul ritornello. E' difficile individuare pezzi migliori in questo album perché davvero non c'è un attimo di noia, tutte le incisioni sono di altissimo livello. Se proprio dovessimo scegliere i pezzi migliori opteremmo, oltre alla già citata Gritos al Viento, per la cupa Oscuro Motel e la grintosa Las Leyes.
Oltre alla maggiore durezza dal punto di vista strumentale, ciò che colpisce di questo album è che il cantante dà prova di essere migliorato notevolmente mostrando maggiore potenza ed estensione, come si può sentire ad esempio dai ritornelli di El Resto De Mis Días e Bajo Los Puentes.
Per via delle brevità della loro carriera i Catorce de Septiembre sono una piccola gemma nel vasto panorama rock spagnolo, una gemma che merita comunque per la qualità della propria musica di essere ricordata al pari dei gruppi più blasonati.
Il primo album della band, ad oggi mai stampato su CD, si intitola Cuentas Pendientes ed uscì nel 1990. Il disco è composto da dodici brani di stampo pop rock decisamente allegro e incalzante, con il suono delle tastiere tipico di quel periodo, ma anche ricco di arpeggi di chitarra come nella tradizione dei grandi gruppi spagnoli. Nel disco troviamo dieci brani veloci più una ballad intitolata Tardes De Verano che si apre con un fischio da parte del cantante e un midtempo intitolato La Noche se Escapa. Tra i brani migliori troviamo anche le vibranti e sostenute Las Calles se Cierran, forse il pezzo più festaiolo dell'intero disco, e Historia De Hadas che con le sue sonorità più dure anticipa quello che sarà il suono distintivo dell'album seguente.
Il secondo e ultimo album della band uscì nel 1992 con il titolo Deseos Prohibidos e mostra da subito sonorità più vicine all'hard rock, risentendo sicuramente dell'influenza dei più noti Héroes del Silencio. La formazione dei Catorce de Septiembre vede un cambio per il secondo disco con l'ingresso di Daniel Ulecia al basso in sostituzione di Morote. Con la durezza del suono sale anche la qualità della musica che è nettamente superiore a quella del disco precedente. L'album parte alla grande con Gritos al Viento, ricca di riff di chitarra e sostenuta dal potente canto di Barricart, e procede su questa strada per tutti i dieci brani.
Questo secondo album propone un ottimo rock sanguigno e trascinante, il disco contiene otto tracce veloci più due ballad. La prima di queste si intitola Pasajeros Azules e presenta un suono simile a quello delle power ballad di fine anni 80, mentre la seconda Por Cuatro Billetes è arricchita da un poderoso coro sul ritornello. E' difficile individuare pezzi migliori in questo album perché davvero non c'è un attimo di noia, tutte le incisioni sono di altissimo livello. Se proprio dovessimo scegliere i pezzi migliori opteremmo, oltre alla già citata Gritos al Viento, per la cupa Oscuro Motel e la grintosa Las Leyes.
Oltre alla maggiore durezza dal punto di vista strumentale, ciò che colpisce di questo album è che il cantante dà prova di essere migliorato notevolmente mostrando maggiore potenza ed estensione, come si può sentire ad esempio dai ritornelli di El Resto De Mis Días e Bajo Los Puentes.
Per via delle brevità della loro carriera i Catorce de Septiembre sono una piccola gemma nel vasto panorama rock spagnolo, una gemma che merita comunque per la qualità della propria musica di essere ricordata al pari dei gruppi più blasonati.
martedì 13 dicembre 2016
Medina Azahara - En Navidad
Nel 1995, pochi mesi dopo aver pubblicato l'album Árabe, i Medina Azahara hanno dato alle stampe un EP intitolato En Navidad che, come dice il nome stesso, è una breve raccolta di canti natalizi. Il disco è composto da tre brani, due inediti scritti dalla stessa band più il celebre classico natalizio El Tamborilero, versione spagnola di The Little Drummer Boy.
Per quanto breve il disco è un vero capolavoro della musica natalizia che mostra come i classici del passato come El Tamborilero possano essere reinterpretati con gusto moderno, con ricchi riff di chitarra e con la batteria sostenuta nel tipico stile hard rock che caratterizza da sempre il suono della band, inoltre il cantato orientaleggiate di Manuel Martinez aggiunge un bel tocco di novità a un tipico canto natalizio. Anche i due pezzi inediti sono di grande impatto e mostrano che i nuovi classici natalizi possono anche essere scritti da dei gruppi rock; entrambi i pezzi, intitolati Cantad Todos e Y Naciò Jesùs, coniugano in modo efficace le sonorità energiche del gruppo alle atmosfere e alle melodie di Natale. Anche in queste non manca un tocco di musica orientale che aggiunge colore impreziosendo i brani.
Questo breve album dimostra anche l'incredibile ecletticità del gruppo andaluso che anche grazie a questi piccoli gioielli di musica natalizia dà l'ennesima prova di essere una delle band più sottovalutate al mondo.
Per quanto breve il disco è un vero capolavoro della musica natalizia che mostra come i classici del passato come El Tamborilero possano essere reinterpretati con gusto moderno, con ricchi riff di chitarra e con la batteria sostenuta nel tipico stile hard rock che caratterizza da sempre il suono della band, inoltre il cantato orientaleggiate di Manuel Martinez aggiunge un bel tocco di novità a un tipico canto natalizio. Anche i due pezzi inediti sono di grande impatto e mostrano che i nuovi classici natalizi possono anche essere scritti da dei gruppi rock; entrambi i pezzi, intitolati Cantad Todos e Y Naciò Jesùs, coniugano in modo efficace le sonorità energiche del gruppo alle atmosfere e alle melodie di Natale. Anche in queste non manca un tocco di musica orientale che aggiunge colore impreziosendo i brani.
Questo breve album dimostra anche l'incredibile ecletticità del gruppo andaluso che anche grazie a questi piccoli gioielli di musica natalizia dà l'ennesima prova di essere una delle band più sottovalutate al mondo.
lunedì 28 novembre 2016
Medina Azahara - Paraiso Prohibido
Il 2016 ha visto il ritorno degli andalusi Medina Azahara a due anni di distanza dal precedente LP Las Puertas del Cielo. Il nuovo album è intitolato Paraiso Prohibido e ripropone senza variazioni sostanziali la formula storica della musica della band che sicuramente non ha bisogno di grandi modifiche visto che è caratterizzata da un suono unico al mondo e davvero molto interessante e di grande impatto. Il gruppo capitanato da Manuel Martinez torna infatti con un hard rock energico e ricco di influenze arabe e mediorientali sia nel cantato sia nella musica.
L'album è stato anticipato dalla pubblicazione online di due singoli. Il primo di essi è Ven Junto a Mi, che apre l'album dopo l'introduzione, e la scelta è incomprensibile perché nonostante sia molto ricco di atmosfere arabe è il pezzo più debole dell'album per via delle strofe che suonano molto forzate, ma per fortuna, come vedremo, è l'unico momento dell'album di livello più basso. Il secondo singolo pubblicato in anticipo è El Cielo a Tus Pies, una ballad che prosegue sulla strada delle precedenti dei Medina Azahara, che nei loro quasi quarant'anni di carriera hanno fatto dei lenti uno dei loro marchi di fabbrica.
In totale il disco è composto di 14 tracce che, tolta la poco convincente Ven Junto a Mi, sono di altissimo livello e consentono alla band di creare l'ennesimo ottimo disco. Le atmosfere arabeggianti dominano soprattutto in Ella Es e Y Asi Nacio el Amor, due pezzi affascinanti e trascinanti dal ritmo sostenuto. Nel disco sono presenti anche ben cinque ballad: Busca Tu Fe, Cuando Estoy a Solas, El Dolor de Mi Alma, Mira Las Estrellas e la già citata El Cielo a Tus Pies.
I brani veloci dell'album sono spesso dominati dal suono delle tastiere accostato a quello delle chitarre a creare una buona commistione di energia e melodia. Tra questi troviamo la potente e gioiosa Recordando Esa Noche, Vive la Vida Cantando e Ponte en Pie. Tra i brani più sostenuti meritano una menzione particolare anche le due trascinanti tracce che chiudono il disco: Puñaladas en la Oscuridad e Sonrie.
Con Paraiso Prohibido i Medina Azahara sfornano uno dei migliori dischi della loro carriera e nonostante il passare degli anni la band non rallenta la frequenza e la qualità delle proprie produzioni. E' veramente un peccato che un gruppo di questo livello sia praticamente ignoto al di fuori della Spagna perché il loro stile non ha eguali al mondo e come confermato da questo nuovo album, il loro diciannovesimo in studio, meriterebbero a pieno titolo di essere annoverati tra i migliori esponenti dell'hard rock del pianeta.
L'album è stato anticipato dalla pubblicazione online di due singoli. Il primo di essi è Ven Junto a Mi, che apre l'album dopo l'introduzione, e la scelta è incomprensibile perché nonostante sia molto ricco di atmosfere arabe è il pezzo più debole dell'album per via delle strofe che suonano molto forzate, ma per fortuna, come vedremo, è l'unico momento dell'album di livello più basso. Il secondo singolo pubblicato in anticipo è El Cielo a Tus Pies, una ballad che prosegue sulla strada delle precedenti dei Medina Azahara, che nei loro quasi quarant'anni di carriera hanno fatto dei lenti uno dei loro marchi di fabbrica.
In totale il disco è composto di 14 tracce che, tolta la poco convincente Ven Junto a Mi, sono di altissimo livello e consentono alla band di creare l'ennesimo ottimo disco. Le atmosfere arabeggianti dominano soprattutto in Ella Es e Y Asi Nacio el Amor, due pezzi affascinanti e trascinanti dal ritmo sostenuto. Nel disco sono presenti anche ben cinque ballad: Busca Tu Fe, Cuando Estoy a Solas, El Dolor de Mi Alma, Mira Las Estrellas e la già citata El Cielo a Tus Pies.
I brani veloci dell'album sono spesso dominati dal suono delle tastiere accostato a quello delle chitarre a creare una buona commistione di energia e melodia. Tra questi troviamo la potente e gioiosa Recordando Esa Noche, Vive la Vida Cantando e Ponte en Pie. Tra i brani più sostenuti meritano una menzione particolare anche le due trascinanti tracce che chiudono il disco: Puñaladas en la Oscuridad e Sonrie.
Con Paraiso Prohibido i Medina Azahara sfornano uno dei migliori dischi della loro carriera e nonostante il passare degli anni la band non rallenta la frequenza e la qualità delle proprie produzioni. E' veramente un peccato che un gruppo di questo livello sia praticamente ignoto al di fuori della Spagna perché il loro stile non ha eguali al mondo e come confermato da questo nuovo album, il loro diciannovesimo in studio, meriterebbero a pieno titolo di essere annoverati tra i migliori esponenti dell'hard rock del pianeta.
venerdì 5 agosto 2016
Angeles del Infierno - Pacto con el Diablo
Pacto con el Diablo è il primo album in studio inciso dai baschi Angeles del Infierno, una delle band più rappresentative della scena metal spagnola. L'album fu pubblicato nel 1984, quando la band era ancora composta dalla propria formazione originale che vedeva Juan Gallardo alla voce, Robert Alvarez e Manu Garcia alle chitarre, Santi Rubio al basso e Iñaki Munita alla batteria.
Come suggeriscono il nome del gruppo, il titolo dell'album e i colori dello stesso, la band si ispira a tematiche luciferine e infernali e gli stessi temi sono ripresi in tutte le loro produzioni successive. L'album è composto da dieci brani e già dalle prime note del primo pezzo si capisce quale direzione la band voglia prendere; il suono degli Angeles del Infierno è infatti caratterizzato da un metal classico di ispirazione anglosassone che vira a tratti verso lo speed metal; la musica della band è caratterizzata dall'onnipresente suono robusto delle chitarre e dalla voce tonante di Gallardo che canta quasi unicamente note molto alte, riuscendo comunque a estendere ulteriormente verso l'alto il proprio cantato con numerosi acuti come nella tradizione dei migliori vocalist del genere.
Tra i brani migliori troviamo l'iconica traccia di apertura Maldito sea tu Nombre che a distanza di trent'anni è ancora uno dei pezzi più noti del gruppo. Oltre a questa spiccano anche El Principio del Fin che si apre con il suono di un martello pneumatico per poi esplodere in un metal energico e penetrante e Condenados a Vivir contraddistinta da un potente riff di chitarra in apertura. Dei dieci brani nove sono forti e veloci, oltre a questi c'è un'unica ballad intitolata Sangre in cui il ritmo rallenta senza perdere il vigore che contraddistingue l'intero disco.
Pacto con el Diablo è un vero capolavoro del metal che non ha nulla da invidiare ai dischi delle band più blasonate del genere. Lo stile degli Angeles del Infierno resterà invariato anche nell'album successivo del 1985 intitolato Diabolicca. Dall'uscita del secondo album la band vide numerosi cambi di formazione che hanno lasciato i soli Gallardo e Alvarez come membri fissi e contestualmente il gruppo ha gradualmente abbandonato il metal per un rock più tradizionale; del resto ripetendo gli stessi suoni avrebbe finito per produrre album tutti uguali o simili. Purtroppo il gruppo ha realizzato solo sei LP dal 1986 al 2003, ma aver limitato il numero delle incisioni ha concesso alla band di creare sempre musica di ottimo livello ritagliandosi un posto di rilievo nella ricca scena iberica.
Come suggeriscono il nome del gruppo, il titolo dell'album e i colori dello stesso, la band si ispira a tematiche luciferine e infernali e gli stessi temi sono ripresi in tutte le loro produzioni successive. L'album è composto da dieci brani e già dalle prime note del primo pezzo si capisce quale direzione la band voglia prendere; il suono degli Angeles del Infierno è infatti caratterizzato da un metal classico di ispirazione anglosassone che vira a tratti verso lo speed metal; la musica della band è caratterizzata dall'onnipresente suono robusto delle chitarre e dalla voce tonante di Gallardo che canta quasi unicamente note molto alte, riuscendo comunque a estendere ulteriormente verso l'alto il proprio cantato con numerosi acuti come nella tradizione dei migliori vocalist del genere.
Tra i brani migliori troviamo l'iconica traccia di apertura Maldito sea tu Nombre che a distanza di trent'anni è ancora uno dei pezzi più noti del gruppo. Oltre a questa spiccano anche El Principio del Fin che si apre con il suono di un martello pneumatico per poi esplodere in un metal energico e penetrante e Condenados a Vivir contraddistinta da un potente riff di chitarra in apertura. Dei dieci brani nove sono forti e veloci, oltre a questi c'è un'unica ballad intitolata Sangre in cui il ritmo rallenta senza perdere il vigore che contraddistingue l'intero disco.
Pacto con el Diablo è un vero capolavoro del metal che non ha nulla da invidiare ai dischi delle band più blasonate del genere. Lo stile degli Angeles del Infierno resterà invariato anche nell'album successivo del 1985 intitolato Diabolicca. Dall'uscita del secondo album la band vide numerosi cambi di formazione che hanno lasciato i soli Gallardo e Alvarez come membri fissi e contestualmente il gruppo ha gradualmente abbandonato il metal per un rock più tradizionale; del resto ripetendo gli stessi suoni avrebbe finito per produrre album tutti uguali o simili. Purtroppo il gruppo ha realizzato solo sei LP dal 1986 al 2003, ma aver limitato il numero delle incisioni ha concesso alla band di creare sempre musica di ottimo livello ritagliandosi un posto di rilievo nella ricca scena iberica.
giovedì 17 marzo 2016
Muro - Telon de Acero
I madrileni Muro nacquero nel quartiere Vallecas della capitale spagnola nel 1984 e la loro carriera discografica iniziò in modo atipico. Dopo la realizzazione di alcuni demo (nell'83, nell'84 e nell'86) pubblicarono il loro primo album live intitolato Acero y Sangre nel 1986 e solo nel 1988 diedero alle stampe il loro primo album in studio intitolato Telon de Acero. Con i loro primi dischi i Muro furono i primi a portare lo speed metal di stampo aglosassone, sul modello di Motorhead o Judas Priest, in Spagna e il loro esempio fu poi seguito da altre band iberiche come gli Angeles del Infierno o i baschi Su Ta Gar.
Il primo album in studio del gruppo è caratterizzato da un robusto speed metal basato sul suono veloce e forte delle chitarre e della sezione ritmica che ricorda molto il periodo di Ram It Down dei Judas Priest ed è contraddistinto dalla potente voce del cantante Silverio Solorzano, detto Silver, dotata di una notevole estensione. Inoltre nella maggioranza dei brani i ritornelli sono arricchiti da massicci cori eseguiti dall'intera band che rendono i brani stessi particolarmente energici e trascinanti. Tra i pezzi migliori spiccano la title track che si trova in apertura e che si apre con chitarra e campana a morto e poco dopo da un notevole scream di Silver che mostra le sue doti canore già dai primi giri del disco. Oltre a questa spiccano anche Extraño Poder, Juicio Final e Holocausto. Tra i brani notevoli va segnalata anche Solo en la Oscuridad che dura oltre cinque minuti e che inizia come una ballad con un arpeggio di chitarra ad accompagnare la voce del cantante per poi riprendere la strada dello speed metal dopo un minuto e mezzo.
Dopo Telon de Acero la band incise nel 1989 l'album Metal Hunter in cui ripropose i pezzi di Acero y Sangre tradotti in inglese, ma rinunciando alla loro lingua madre i brani persero un po' della loro originalità. Da allora la carriera dei Muro è continuata lungo la strada dello speed metal per oltre tre decenni e nonostante la band abbia visto numerosi cambi di formazione è ancora pienamente attiva. Dopo l'uscita dell'ultimo album nel 2013 intitolato El Cuarto Jinete anche Silver dovette lasciare il gruppo ed essendo sostanzialmente insostituibile la band prese la coraggiosa decisione di assoldare una donna, Rosa Pérez (ex cantante dei Black Shark), come vocalist in modo che ogni tipo di confronto con il passato fosse impossibile. La Perez ha già intrapreso con la band alcune esibizioni da vivo e la sua voce potente e graffiante suona decisamente adatta alla musica dei Muro. Attendiamo quindi i prossimi album, le premesse per credere che la nuova cantante sarà all'altezza del passato sono molto buone.
Il primo album in studio del gruppo è caratterizzato da un robusto speed metal basato sul suono veloce e forte delle chitarre e della sezione ritmica che ricorda molto il periodo di Ram It Down dei Judas Priest ed è contraddistinto dalla potente voce del cantante Silverio Solorzano, detto Silver, dotata di una notevole estensione. Inoltre nella maggioranza dei brani i ritornelli sono arricchiti da massicci cori eseguiti dall'intera band che rendono i brani stessi particolarmente energici e trascinanti. Tra i pezzi migliori spiccano la title track che si trova in apertura e che si apre con chitarra e campana a morto e poco dopo da un notevole scream di Silver che mostra le sue doti canore già dai primi giri del disco. Oltre a questa spiccano anche Extraño Poder, Juicio Final e Holocausto. Tra i brani notevoli va segnalata anche Solo en la Oscuridad che dura oltre cinque minuti e che inizia come una ballad con un arpeggio di chitarra ad accompagnare la voce del cantante per poi riprendere la strada dello speed metal dopo un minuto e mezzo.
Dopo Telon de Acero la band incise nel 1989 l'album Metal Hunter in cui ripropose i pezzi di Acero y Sangre tradotti in inglese, ma rinunciando alla loro lingua madre i brani persero un po' della loro originalità. Da allora la carriera dei Muro è continuata lungo la strada dello speed metal per oltre tre decenni e nonostante la band abbia visto numerosi cambi di formazione è ancora pienamente attiva. Dopo l'uscita dell'ultimo album nel 2013 intitolato El Cuarto Jinete anche Silver dovette lasciare il gruppo ed essendo sostanzialmente insostituibile la band prese la coraggiosa decisione di assoldare una donna, Rosa Pérez (ex cantante dei Black Shark), come vocalist in modo che ogni tipo di confronto con il passato fosse impossibile. La Perez ha già intrapreso con la band alcune esibizioni da vivo e la sua voce potente e graffiante suona decisamente adatta alla musica dei Muro. Attendiamo quindi i prossimi album, le premesse per credere che la nuova cantante sarà all'altezza del passato sono molto buone.
giovedì 3 dicembre 2015
Leize - Cuando Te Muerden
I baschi Leize sono da quasi trent'anni una delle band di punta del rock urbano, stile del rock spagnolo che lega sonorità aspre e dure tipiche dell'hard rock (con influenze blues e spesso tendenti al metal) con testi che parlano di tematiche sociali come il disagio delle classi meno abbienti. Come genere musicale il rock urbano è quindi più caratterizzato dai temi trattati che non dalle caratteristiche sonore che sono in realtà riconducibili ad altri stili.
La band di Zestoa è tornata con un nuovo album ad ottobre del 2015 a sette anni di distanza dal precedente Solo para Ti . Il nuovo album intitolato Cuando Te Muerden resta fedele alla tradizione musicale della band con musiche ruvide e graffianti ricche di riff di chitarra, liriche rabbiose e abbondanti cori soprattutto nei ritornelli.
Il disco è composto di 11 tracce di grande impatto sonoro e tutte di ottima qualità, la maggior parte dei brani è forte e aggressivo, ma non mancano momenti più melodici come Hundiéndome en la Noche, Como Arena e Cuando Te Veo che richiama sonorità hair metal degli anni 80. Nel disco sono presenti anche due ballad, Sin Ti e Tu Amistad, che uniscono efficacemente melodia ed energia come la band ha già fatto in passato nei suoi brani lenti come Dejame Decirte o Abandonado. Le due ballad portano anche un po' di varietà nella musica dei Leize che, per quanto bella, bisogna ammettere resta sempre piuttosto uguale a sé stessa.
Tra i brani migliori si trovano anche il travolgente brano di apertura Donde Esta e la title track che inizia con il ringhio di un cane a cui si sommano le chitarre e poi il canto richiamando quindi quanto mostrato nella copertina del disco in cui si vedono le fauci di un cane sovrimpresse all'immagine di un vicolo deserto.
A 28 anni di distanza dall'esordio con Devorando las Calles i Leize confermano di saper fare ancora dell'ottima musica e di non risentire minimamente del peso degli anni, il gruppo guidato da Félix Lasa non è un'eccezione nell'ottimo panorama hard rock spagnolo in cui spiccano anche i Medina Azahara che sono sulla cresta dell'onda da quattro decenni e gli Héroes del Silencio che nella loro breve carriera si sono dimostrati uno dei migliori gruppi rock della storia. Ed è anche grazie a gruppi meno noti come i Leize che il paese iberico può confrontarsi a testa alta con la produzione rock dei paesi anglosassoni staccando nettamente tutti gli altri stati dell'Europa continentale.
La band di Zestoa è tornata con un nuovo album ad ottobre del 2015 a sette anni di distanza dal precedente Solo para Ti . Il nuovo album intitolato Cuando Te Muerden resta fedele alla tradizione musicale della band con musiche ruvide e graffianti ricche di riff di chitarra, liriche rabbiose e abbondanti cori soprattutto nei ritornelli.
Il disco è composto di 11 tracce di grande impatto sonoro e tutte di ottima qualità, la maggior parte dei brani è forte e aggressivo, ma non mancano momenti più melodici come Hundiéndome en la Noche, Como Arena e Cuando Te Veo che richiama sonorità hair metal degli anni 80. Nel disco sono presenti anche due ballad, Sin Ti e Tu Amistad, che uniscono efficacemente melodia ed energia come la band ha già fatto in passato nei suoi brani lenti come Dejame Decirte o Abandonado. Le due ballad portano anche un po' di varietà nella musica dei Leize che, per quanto bella, bisogna ammettere resta sempre piuttosto uguale a sé stessa.
Tra i brani migliori si trovano anche il travolgente brano di apertura Donde Esta e la title track che inizia con il ringhio di un cane a cui si sommano le chitarre e poi il canto richiamando quindi quanto mostrato nella copertina del disco in cui si vedono le fauci di un cane sovrimpresse all'immagine di un vicolo deserto.
A 28 anni di distanza dall'esordio con Devorando las Calles i Leize confermano di saper fare ancora dell'ottima musica e di non risentire minimamente del peso degli anni, il gruppo guidato da Félix Lasa non è un'eccezione nell'ottimo panorama hard rock spagnolo in cui spiccano anche i Medina Azahara che sono sulla cresta dell'onda da quattro decenni e gli Héroes del Silencio che nella loro breve carriera si sono dimostrati uno dei migliori gruppi rock della storia. Ed è anche grazie a gruppi meno noti come i Leize che il paese iberico può confrontarsi a testa alta con la produzione rock dei paesi anglosassoni staccando nettamente tutti gli altri stati dell'Europa continentale.
sabato 2 maggio 2015
Héroes del Silencio: gli eroi del rock iberico
Gli Héroes del Silencio nacquero a Saragozza nel primi anni '80. I fratelli Pietro e Juan Valdivia fondarono insieme al cugino Javier un gruppo rock che inizialmente si chiamò Zumo de Vidrio, ma la formazione iniziale durò poco. Il gruppo conobbe Enrique Ortiz de Landazuri (che poco dopo avrebbe iniziato a usare il nome d'arte Enrique Bunbury prendendo il cognome da uno dei personaggi della commedia di William Shakespeare L'importanza di chiamarsi Ernesto) che dapprima avrebbe dovuto entrare nella band come bassista, ma dopo l'abbandono di Javier prese il posto del cantante. Nel gruppo entrarono quindi anche Joaqun Cardiel, come bassista, e Pedru Andreu che andò a sostituire Pedro Valdivia come batterista.
La nuova formazione cambiò il nome in Héroes del Silencio, tratto dal titolo di una delle canzoni già scritte, e durante un'esibizione dal vivo fu notata dal chitarrista del gruppo disco Olé Olé Gustavo Montesano che li mise in contatto con la EMI per la registrazione di un EP. L'accordo con la EMI fu che se l'EP avesse venduto almeno 5000 copie, il gruppo avrebbe potuto registrare un intero LP.
Il primo EP uscì nel 1987 e si intitolò Héroe de leyenda; vendette in breve tempo 30.000 copie e aprì le porte agli Héroes del Silencio per la registrazione del primo album nel 1988 dal titolo El mar no cesa. L'album si distinte per il suono singolare della band che mischiava una forte sezione ritmica con ricchi arpeggi di chitarra a unire suoni hard rock con una vena latina e mediterranea tipica spagnola. Il disco contiene alcuni capolavori, come No mas lascrimas e Flor venenosa, che resteranno tra i migliori brani di sempre della band. L'album raggiunse quota 150.000 copie che per una band esordiente è un ottimo risultato.
Il secondo album degli Héroes del Silencio intitolato Senderos de traiciòn uscì nel 1990. In questo secondo disco, pur continuando sulla strada intrapresa dal primo, il suono inizia a farsi leggermente più duro e tra i brani si trova Entre dos tierras che rimarrà per sempre il loro più grande successo. L'album vendette in due settimana 400.000 copie e visto il successo conseguito in patria il gruppo fu invitato a partecipare a Berlino al concerto Rock Against Racism che consentì loro finalmente di raccogliere interesse anche al di fuori dei confini spagnoli. Negli stessi mesi uscì l'album live Senda 91 registrato durante il tour seguito all'uscita del secondo album.
Nel 1992 gli Héroes del Silencio raccolsero consensi anche in Italia dove furono invitati a partecipare al Festivalbar proprio con Entre dos tierras che finì anche nella compilation della rassegna musicale di quell'anno.
Nel 1993 vide la luce anche il terzo album del gruppo intitolato El espiritu del vino in cui la band vira ancora con più decisione verso l'hard rock. Per registrare l'album la band si avvalse della collaborazione del tastierista Copi Corellano e per la prima volta incise con cinque elementi. L'album contiene altri capolavori come El camino del exceso, brano hard rock molto potente e veloce, e Bendecida e Bendecida 2 dedicate a Bendetta Mazzini, figlia della cantante Mina, che al tempo era sentimentalmente legata al cantante Enrique e che in seguito si sarebbe legata anche al rapper J-Ax. "Bendecida", infatti, significa proprio "benedetta" in spagnolo.
L'album raggiunse le 600.000 copie e portò il gruppo a un tour di 134 date. Dopo un periodo di pausa, nel primi mesi del 1995 il gruppo tornò in studio, questa volta a Los Angeles e non più in Spagna, per registrare il quarto album intitolata Avalancha e prodotto da Bob Ezrin, già produttore tra gli altri di Alice Cooper e Kiss. Il disco prosegue sulla scia del precedente e contiene altri brani storici come la title-track e La chispa adecuada (Bendecida 3), dedicata ancora a Benedetta Mazzini.
Dopo la pubblicazione dell'album, che non raggiunse il successo dei precedenti fermandosi a 200.000 copie, il gruppo intraprese un tour che li portò per la prima volta a esibirsi dal vivo in Nord America. Nel 1996 la band pubblicò anche un doppio album dal vivo, registrato per metà a Madrid e per meta a Saragozza, intitolato Parasiempre ma a dispetto del titolo fu l'ultimo lavoro realizzato dal gruppo che nel giro di poco si sciolse a causa di dissapori interni.
Nonostante di fatto gli Héroes non esistessero più, la EMI nel 1998 pubblicò l'album Rarezas contenete alcuni b-side, alcune versione inedite di brani precedentemente pubblicati e qualche pezzo nuovo. Il disco in realtà è piuttosto scadente. Dopo lo scioglimento della band Enrique Bunbury intraprese una carriera solista in cui rinunciò completamente al rock per virare verso un etnofolk cantautorale.
Nel 2007 la band si riunì per un tour in Spagna e America al termine del quale si sciolse di nuovo senza pubblicare nulla di inedito.
La fama degli Héroes del Silencio in Italia è penalizzata dall'essere troppo spesso tacciati di aver copiato i nostrani Litfiba per via di alcune sonorità simili. Effettivamente il cantato di Enrique è molto simile a quello di Piero Pelù, ma questo non implica che uno abbia copiato l'altro: si tratta semplicemente di due cantanti latini, coevi e dallo stile simile che si ispirano ad alcuni modelli, ad esempio David Bowie, in comune. Ed effettivamente alcuni brani dei Litfiba hanno sonorità mediterranee che si possono accostare a quelle degli Héroes, ad esempio Il volo, Woda woda o Cangaceiro; ma le similitudini tra i due gruppi finiscono qui. I Litfiba hanno spaziato musicalmente più degli Héroes passando dalla new wave, all'hard rock, al disco pop; mentre gli iberici sono sempre rimasti fedeli al modello iniziale. Inoltre le tematiche toccate sono notevolmente diverse: mentre i Litfiba cantano spesso di politica e problemi sociali, gli Héroes trattano temi intimistici.
In ultimo, spesso si legge in rete che gli Héroes del Silencio abbiano tratto il proprio nome da due brani dei Litfiba: Eroi nel vento e Re del silenzio. Ma Eroi nel vento è uscita lo stesso anno in cui il gruppo spagnolo ha assunto il suo nome finale, e Re del silenzio ben due anni dopo. Inoltre, come scritto prima, gli Héroes del Silencio trassero il loro nome da una canzone scritta quando ancora si chiamavano Zumo de Vidrio e che fu poi reintitolata Héroe de leyenda.
Semplicemente, in sintesi, si tratta di due grandi gruppi: ma nessuno dei due ha copiato dall'altro.
E' un vero peccato che la carriera degli Hèroes del Silencio sia durata così poco perché nonostante abbiano inciso solo quattro album sono uno dei pochi gruppi rock non anglofoni che possano competere con le leggende angloamericane. Ma forse vista la qualità della loro musica si può per una volta invertire il discorso e constatare che sono pochi i gruppi blasonati che possono reggere il confronto con gli iberici Héroes.
La nuova formazione cambiò il nome in Héroes del Silencio, tratto dal titolo di una delle canzoni già scritte, e durante un'esibizione dal vivo fu notata dal chitarrista del gruppo disco Olé Olé Gustavo Montesano che li mise in contatto con la EMI per la registrazione di un EP. L'accordo con la EMI fu che se l'EP avesse venduto almeno 5000 copie, il gruppo avrebbe potuto registrare un intero LP.
Il primo EP uscì nel 1987 e si intitolò Héroe de leyenda; vendette in breve tempo 30.000 copie e aprì le porte agli Héroes del Silencio per la registrazione del primo album nel 1988 dal titolo El mar no cesa. L'album si distinte per il suono singolare della band che mischiava una forte sezione ritmica con ricchi arpeggi di chitarra a unire suoni hard rock con una vena latina e mediterranea tipica spagnola. Il disco contiene alcuni capolavori, come No mas lascrimas e Flor venenosa, che resteranno tra i migliori brani di sempre della band. L'album raggiunse quota 150.000 copie che per una band esordiente è un ottimo risultato.
Il secondo album degli Héroes del Silencio intitolato Senderos de traiciòn uscì nel 1990. In questo secondo disco, pur continuando sulla strada intrapresa dal primo, il suono inizia a farsi leggermente più duro e tra i brani si trova Entre dos tierras che rimarrà per sempre il loro più grande successo. L'album vendette in due settimana 400.000 copie e visto il successo conseguito in patria il gruppo fu invitato a partecipare a Berlino al concerto Rock Against Racism che consentì loro finalmente di raccogliere interesse anche al di fuori dei confini spagnoli. Negli stessi mesi uscì l'album live Senda 91 registrato durante il tour seguito all'uscita del secondo album.
Nel 1992 gli Héroes del Silencio raccolsero consensi anche in Italia dove furono invitati a partecipare al Festivalbar proprio con Entre dos tierras che finì anche nella compilation della rassegna musicale di quell'anno.
Nel 1993 vide la luce anche il terzo album del gruppo intitolato El espiritu del vino in cui la band vira ancora con più decisione verso l'hard rock. Per registrare l'album la band si avvalse della collaborazione del tastierista Copi Corellano e per la prima volta incise con cinque elementi. L'album contiene altri capolavori come El camino del exceso, brano hard rock molto potente e veloce, e Bendecida e Bendecida 2 dedicate a Bendetta Mazzini, figlia della cantante Mina, che al tempo era sentimentalmente legata al cantante Enrique e che in seguito si sarebbe legata anche al rapper J-Ax. "Bendecida", infatti, significa proprio "benedetta" in spagnolo.
L'album raggiunse le 600.000 copie e portò il gruppo a un tour di 134 date. Dopo un periodo di pausa, nel primi mesi del 1995 il gruppo tornò in studio, questa volta a Los Angeles e non più in Spagna, per registrare il quarto album intitolata Avalancha e prodotto da Bob Ezrin, già produttore tra gli altri di Alice Cooper e Kiss. Il disco prosegue sulla scia del precedente e contiene altri brani storici come la title-track e La chispa adecuada (Bendecida 3), dedicata ancora a Benedetta Mazzini.
Dopo la pubblicazione dell'album, che non raggiunse il successo dei precedenti fermandosi a 200.000 copie, il gruppo intraprese un tour che li portò per la prima volta a esibirsi dal vivo in Nord America. Nel 1996 la band pubblicò anche un doppio album dal vivo, registrato per metà a Madrid e per meta a Saragozza, intitolato Parasiempre ma a dispetto del titolo fu l'ultimo lavoro realizzato dal gruppo che nel giro di poco si sciolse a causa di dissapori interni.
Nonostante di fatto gli Héroes non esistessero più, la EMI nel 1998 pubblicò l'album Rarezas contenete alcuni b-side, alcune versione inedite di brani precedentemente pubblicati e qualche pezzo nuovo. Il disco in realtà è piuttosto scadente. Dopo lo scioglimento della band Enrique Bunbury intraprese una carriera solista in cui rinunciò completamente al rock per virare verso un etnofolk cantautorale.
Nel 2007 la band si riunì per un tour in Spagna e America al termine del quale si sciolse di nuovo senza pubblicare nulla di inedito.
La fama degli Héroes del Silencio in Italia è penalizzata dall'essere troppo spesso tacciati di aver copiato i nostrani Litfiba per via di alcune sonorità simili. Effettivamente il cantato di Enrique è molto simile a quello di Piero Pelù, ma questo non implica che uno abbia copiato l'altro: si tratta semplicemente di due cantanti latini, coevi e dallo stile simile che si ispirano ad alcuni modelli, ad esempio David Bowie, in comune. Ed effettivamente alcuni brani dei Litfiba hanno sonorità mediterranee che si possono accostare a quelle degli Héroes, ad esempio Il volo, Woda woda o Cangaceiro; ma le similitudini tra i due gruppi finiscono qui. I Litfiba hanno spaziato musicalmente più degli Héroes passando dalla new wave, all'hard rock, al disco pop; mentre gli iberici sono sempre rimasti fedeli al modello iniziale. Inoltre le tematiche toccate sono notevolmente diverse: mentre i Litfiba cantano spesso di politica e problemi sociali, gli Héroes trattano temi intimistici.
In ultimo, spesso si legge in rete che gli Héroes del Silencio abbiano tratto il proprio nome da due brani dei Litfiba: Eroi nel vento e Re del silenzio. Ma Eroi nel vento è uscita lo stesso anno in cui il gruppo spagnolo ha assunto il suo nome finale, e Re del silenzio ben due anni dopo. Inoltre, come scritto prima, gli Héroes del Silencio trassero il loro nome da una canzone scritta quando ancora si chiamavano Zumo de Vidrio e che fu poi reintitolata Héroe de leyenda.
Semplicemente, in sintesi, si tratta di due grandi gruppi: ma nessuno dei due ha copiato dall'altro.
E' un vero peccato che la carriera degli Hèroes del Silencio sia durata così poco perché nonostante abbiano inciso solo quattro album sono uno dei pochi gruppi rock non anglofoni che possano competere con le leggende angloamericane. Ma forse vista la qualità della loro musica si può per una volta invertire il discorso e constatare che sono pochi i gruppi blasonati che possono reggere il confronto con gli iberici Héroes.
giovedì 19 marzo 2015
Sangre Azul: hair metal fabricado en España
Uno dei gruppi di punta del rock spagnolo sono stati i madrileni Sangre Azul che con la loro commistione di hair metal, AOR e sonorità latine hanno rappresentato una vera perla nel panorama mondiale in quanto unici a produrre quel tipo di musica nella loro lingua madre e non in inglese.
Nati nel quartiere Pinto di Madrid nel 1982 come cover band, iniziarono la loro carriera con la vittoria di un concorso per giovani band nel 1985 e grazie a questo successo ottennero la possibilità di realizzare un album insieme ai gruppi classificatisi in seconda e terza posizione. Consci delle loro possibilità, i Sangre Azul rifiutarono la proposta e decisero di produrre un EP eponimo autonomamente; il disco è composto da sole quattro canzoni e dura meno di venti minuti ma vi si trovano già in stato embrionale alcuni dei pezzi che andranno a comporre il loro primo lavoro intero: El rey de la ciudad e Todo mi mundo eres tu. Il suono è ancora un po' grezzo, ma getta già la basi per quello che sarà lo stile distintivo dei Sangre Azul negli anni seguenti. Nel giro di poco tempo la band vide il primo cambio di formazione con l'uscita del cantante José Castañosa sostituito da Tony Solo che divenne poi la voce di tutti gli album del gruppo.
Con la nuova formazione i Sangre Azul pubblicarono il loro primo LP nel 1987 dal titolo Obsesión in cui il gruppo segue le orme dei più celebri Bon Jovi, Europe, Dokken o Cinderella. Il disco è composto di dieci brani tutti di buona qualità, come nella tradizione dell'AOR, nei quali le sonorità dure delle chitarre elettriche incontrano la melodia delle tastiere tipiche del rock anni '80, sopra a questo tessuto sonoro si innesta la voce potente di Tony Solo che non ha nulla da invidiare ai cantanti delle band blasonate alle quali si ispira. A questa base tipica dell'hair metal si somma la vena latina che contraddistingue la musica della terra di origine del gruppo. Tra i brani del disco spicca la già citata Todo mi mundo eres tu, qui nella sua versione definitiva, che resterà per sempre il loro maggior successo.
L'anno seguente i Sangre Azul stampano il loro secondo LP intitolato Cuerpo a cuerpo che segue la strada impostata dal precedente marcandone maggiormente tutte le caratteristiche principali: uso di tastiere massiccio e incisivo, maggiori passaggi melodici e chitarre ancora più energiche e forti. Anche su questo secondo album tra le dieci tracce non ci sono momenti deboli, tra i brani spiccano comunque la titletrack e Mil y una noches.
Nel 1989 la band pubblicò il loro terzo album intitolato El silencio de la noche che prosegue, sia nello stile che nella qualità, sulla strada dei primi due con una ulteriore svolta melodica. Purtroppo questo fu l'ultimo album della band perché dopo una lunga turnè i Sangre Azul si sciolsero per incomprensioni con la casa discografica e per il declino del genere AOR nei primi anni '90. L'ultimo brano pubblicato dalla band fu Sangre y barrio pubblicato sulla compilation Emision Pirata Vol. 1 del 1991 e da allora i Sangre Azul hanno definitivamente lasciato le scene.
Nonostante siano passati trent'anni dal loro esordio e la loro attività sia durata davvero poco i Sangre Azul restano uno dei migliori gruppi rock del loro decennio e costituiscono un'ulteriore conferma che la Spagna ha saputo produrre musica di altissimo livello, spesso relegata in secondo piano per via della barriera linguistica.
Nati nel quartiere Pinto di Madrid nel 1982 come cover band, iniziarono la loro carriera con la vittoria di un concorso per giovani band nel 1985 e grazie a questo successo ottennero la possibilità di realizzare un album insieme ai gruppi classificatisi in seconda e terza posizione. Consci delle loro possibilità, i Sangre Azul rifiutarono la proposta e decisero di produrre un EP eponimo autonomamente; il disco è composto da sole quattro canzoni e dura meno di venti minuti ma vi si trovano già in stato embrionale alcuni dei pezzi che andranno a comporre il loro primo lavoro intero: El rey de la ciudad e Todo mi mundo eres tu. Il suono è ancora un po' grezzo, ma getta già la basi per quello che sarà lo stile distintivo dei Sangre Azul negli anni seguenti. Nel giro di poco tempo la band vide il primo cambio di formazione con l'uscita del cantante José Castañosa sostituito da Tony Solo che divenne poi la voce di tutti gli album del gruppo.
Con la nuova formazione i Sangre Azul pubblicarono il loro primo LP nel 1987 dal titolo Obsesión in cui il gruppo segue le orme dei più celebri Bon Jovi, Europe, Dokken o Cinderella. Il disco è composto di dieci brani tutti di buona qualità, come nella tradizione dell'AOR, nei quali le sonorità dure delle chitarre elettriche incontrano la melodia delle tastiere tipiche del rock anni '80, sopra a questo tessuto sonoro si innesta la voce potente di Tony Solo che non ha nulla da invidiare ai cantanti delle band blasonate alle quali si ispira. A questa base tipica dell'hair metal si somma la vena latina che contraddistingue la musica della terra di origine del gruppo. Tra i brani del disco spicca la già citata Todo mi mundo eres tu, qui nella sua versione definitiva, che resterà per sempre il loro maggior successo.
L'anno seguente i Sangre Azul stampano il loro secondo LP intitolato Cuerpo a cuerpo che segue la strada impostata dal precedente marcandone maggiormente tutte le caratteristiche principali: uso di tastiere massiccio e incisivo, maggiori passaggi melodici e chitarre ancora più energiche e forti. Anche su questo secondo album tra le dieci tracce non ci sono momenti deboli, tra i brani spiccano comunque la titletrack e Mil y una noches.
Nel 1989 la band pubblicò il loro terzo album intitolato El silencio de la noche che prosegue, sia nello stile che nella qualità, sulla strada dei primi due con una ulteriore svolta melodica. Purtroppo questo fu l'ultimo album della band perché dopo una lunga turnè i Sangre Azul si sciolsero per incomprensioni con la casa discografica e per il declino del genere AOR nei primi anni '90. L'ultimo brano pubblicato dalla band fu Sangre y barrio pubblicato sulla compilation Emision Pirata Vol. 1 del 1991 e da allora i Sangre Azul hanno definitivamente lasciato le scene.
Nonostante siano passati trent'anni dal loro esordio e la loro attività sia durata davvero poco i Sangre Azul restano uno dei migliori gruppi rock del loro decennio e costituiscono un'ulteriore conferma che la Spagna ha saputo produrre musica di altissimo livello, spesso relegata in secondo piano per via della barriera linguistica.
lunedì 16 febbraio 2015
Medina Azahara - Las Puertas del Cielo
Gli andalusi Medina Azahara sono tra gli esponenti storici del movimento rock spagnolo, che con gruppi del calibro di Heroes del Silencio, Sangre Azul o Angeles del Infierno si pone qualitativamente al di sopra di ogni altra scena musicale dell'Europa continentale.
Nati a a Cordoba negli anni '70, nei loro quasi quattro decenni di carriera i Medina Azahara hanno creato un suono distintivo fatto dalla mescolanza tra hard rock e sonorità mediorientali e arabeggianti e grazie al loro stile così particolare sono unanimemente riconosciuti come il gruppo principale del cosiddetto "Rock andaluz."
Nel novembre del 2014 hanno pubblicato il loro ultimo album, intitolato La Puertas del Cielo, che continua sulla tradizione a cui i Medina Azahara hanno abituato i propri ascoltatori. Il disco propone 15 brani in cui domina la voce potente di Manuel Martinez che grazie alla musica peculiare del gruppo unisce gli stili musicali delle diverse culture che caratterizzano la loro terra.
Tra i migliori brani il meraviglioso pezzo di apertura Juegos a Media Luz ed Eres Estrella Errante, entrambe caratterizzate da forti sonorità arabe; la vibrante Un Grito De Amor e le più tradizionali Aprendimos a Vivir e Somos Angeles. Meritano una menzione particolare anche la lenta Morir Junto a Ti, quasi una ballad anni '80, e Grita, di chiara ispirazione folk.
Mentre molti gruppi blasonati dopo i primi successi vivono di rendita e si adagiano su musica commerciale e di maniera, a 35 anni di distanza dal debutto con l'album Paseando Por La Mezquita del 1979 i Medina Azahara riescono ancora a offrire un disco di oltre un'ora di ottima musica, mentre altri faticano ad arrivare a 40 minuti, dimostrando che il tempo passa ma la qualità artistica della loro produzione non ne risente.
E questo fa di loro dei musicisti leggendari e un gruppo fondamentale della storia del rock.
Nati a a Cordoba negli anni '70, nei loro quasi quattro decenni di carriera i Medina Azahara hanno creato un suono distintivo fatto dalla mescolanza tra hard rock e sonorità mediorientali e arabeggianti e grazie al loro stile così particolare sono unanimemente riconosciuti come il gruppo principale del cosiddetto "Rock andaluz."
Nel novembre del 2014 hanno pubblicato il loro ultimo album, intitolato La Puertas del Cielo, che continua sulla tradizione a cui i Medina Azahara hanno abituato i propri ascoltatori. Il disco propone 15 brani in cui domina la voce potente di Manuel Martinez che grazie alla musica peculiare del gruppo unisce gli stili musicali delle diverse culture che caratterizzano la loro terra.
Tra i migliori brani il meraviglioso pezzo di apertura Juegos a Media Luz ed Eres Estrella Errante, entrambe caratterizzate da forti sonorità arabe; la vibrante Un Grito De Amor e le più tradizionali Aprendimos a Vivir e Somos Angeles. Meritano una menzione particolare anche la lenta Morir Junto a Ti, quasi una ballad anni '80, e Grita, di chiara ispirazione folk.
Mentre molti gruppi blasonati dopo i primi successi vivono di rendita e si adagiano su musica commerciale e di maniera, a 35 anni di distanza dal debutto con l'album Paseando Por La Mezquita del 1979 i Medina Azahara riescono ancora a offrire un disco di oltre un'ora di ottima musica, mentre altri faticano ad arrivare a 40 minuti, dimostrando che il tempo passa ma la qualità artistica della loro produzione non ne risente.
E questo fa di loro dei musicisti leggendari e un gruppo fondamentale della storia del rock.
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