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martedì 9 novembre 2021
Jerry Cantrell - Brighten
Nel 2021 il chitarrista e voce principale degli Alice in Chains (dalla scomparsa di Layne Staley) Jerry Cantrell ha realizzato il proprio terzo album solista a diciannove anni di distanza dal precedente Degradation Trip Volumes, a cui è seguita la reunion della band e la contestuale interruzione della carriera solista di Cantrell. Il nuovo album si intitola Brighten ed è composto da nove pezzi dalle sonorità sorprendenti, perché Cantrell si allontana dal grunge per approdare a una mescolanza di country, blues e southern rock ricchi di contaminazioni di alternative rock.
Il disco parte con Atone che, insieme a Had to Know, è l'unica che mantiene qualche legame con il passato. Per il resto l'album vede una preponderanza di ballad e di pezzi melodici tra cui spiccano Prism of Doubt e Black Hearts and Evil Done che sono i due brani in cui l'impronta country è più netta, in particolare il secondo dei due brani è impreziosito da un coro di voci femminili sull'ultimo ritornello. Tra i brani migliori, oltre alla già citata Atone, troviamo anche il midtempo dalla venature alternative rock Dismembered e la speranzosa e ottimista title track di cui è stato anche realizzato un video. Chiude il disco una cover di Goodbye di Elton John del 1971 dall'album Madman Across the Water; non si tratta della prima collaborazione tra Elton John e Cantrell perché gli Alice in Chains avevano collaborato con il leggendario musicista britannico già nella title track di Black Gives Way to Blue in cui Elton John suonava il piano.
Il nuovo album di Jerry Cantrell è ottimo sotto tutti i punti di vista con un misto di pezzi orecchiabili che non rinunciano alle atmosfere grezze e dirette degli inizi. In realtà l'unico difetto di questo album è che è troppo corto, perché le nove tracce volano via in un baleno e lasciano la voglia di ascoltarne altre. Questi nove brani sono altrettante gemme con cui Jerry Cantrell si conferma uno dei migliori e più iconici musicisti della sua generazione, non resta quindi che aspettare che il seguito di Rainier Fog degli Alice in Chains del 2018 non si faccia attendere troppo a lungo.
martedì 8 giugno 2021
Blackberry Smoke - You Hear Georgia
A tre anni dal precedente Find a Light tornano i Blackberry Smoke con un nuovo album intitolato You Hear Georgia che già dal titolo chiarisce l'intenzione di celebrare lo stato da cui provengono e la sua lunga tradizione musicale. Il disco è composto da dieci canzoni di puro southern rock fresco e divertente che si lascia ascoltare con piacere già dal primo giro nello stereo.
L'album parte fortissimo con uno dei pezzi più potenti intitolato Live It Down, seguito subito dopo dalla title track che rallenta i ritmi e già dai primi due brani si capisce che la band mette in campo in questo disco il meglio delle proprie capacità. Il canto del vocalist Charlie Starr alterna momenti più aspri, come nella ballata blues Morningside, ad altri più melodici, come in Ain't The Same che è il brano del disco più vicino ad atmosfere pop, e si avvale anche dell'ottimo contributo delle coriste il cui ruolo è preponderante in tutti i brani. L'album è ricco di stili diversi, riuscendo così a non annoiare mai. Oltre alle canzoni veloci, che occupano la maggior parte del disco, e alla già citata Morningside troviamo infatti altre due ballad quali Lonesome for a Livin' che vede come ospite Jamey Johnson e la acustica Old Enough to Know; l'album sconfina anche nel blues rock grazie a Hey Delilah che ricorda le sonorità di Dixie Chicken dei Little Feat.
Tra i brani veloci spiccano, oltre alla già citata traccia di apertura, All Rise Again, che vede la presenza di Warren Haynes degli Allman Brothers in veste di chitarrista e secondo vocalist, e la graffiante All Over The Road che chiude il disco insieme a Old Scarecrow scritta insieme al decano del southern rock Rickey Medlocke, che nella sua lunga carriera ha militato sia nei Lynyrd Skynyrd sia nei Blackfoot in veste di frontman e chitarrista.
Si può forse constatare che il modello musicale dei Blackberry Smoke sia sempre piuttosto simile a sé stesso, ma in questo caso è vero anche che con You Hear Georgia il gruppo della Georgia ha alzato l'asticella e non di poco, realizzando un album solido con dieci ottime tracce che vanno a comporre il loro migliore LP della loro discografia. In diciotto anni la band di Atlanta non ha mai sbagliato un disco e con il nuovo You Hear Georgia si confermano una delle migliori realtà del rock del nuovo millennio di ogni genere.
L'album parte fortissimo con uno dei pezzi più potenti intitolato Live It Down, seguito subito dopo dalla title track che rallenta i ritmi e già dai primi due brani si capisce che la band mette in campo in questo disco il meglio delle proprie capacità. Il canto del vocalist Charlie Starr alterna momenti più aspri, come nella ballata blues Morningside, ad altri più melodici, come in Ain't The Same che è il brano del disco più vicino ad atmosfere pop, e si avvale anche dell'ottimo contributo delle coriste il cui ruolo è preponderante in tutti i brani. L'album è ricco di stili diversi, riuscendo così a non annoiare mai. Oltre alle canzoni veloci, che occupano la maggior parte del disco, e alla già citata Morningside troviamo infatti altre due ballad quali Lonesome for a Livin' che vede come ospite Jamey Johnson e la acustica Old Enough to Know; l'album sconfina anche nel blues rock grazie a Hey Delilah che ricorda le sonorità di Dixie Chicken dei Little Feat.
Tra i brani veloci spiccano, oltre alla già citata traccia di apertura, All Rise Again, che vede la presenza di Warren Haynes degli Allman Brothers in veste di chitarrista e secondo vocalist, e la graffiante All Over The Road che chiude il disco insieme a Old Scarecrow scritta insieme al decano del southern rock Rickey Medlocke, che nella sua lunga carriera ha militato sia nei Lynyrd Skynyrd sia nei Blackfoot in veste di frontman e chitarrista.
Si può forse constatare che il modello musicale dei Blackberry Smoke sia sempre piuttosto simile a sé stesso, ma in questo caso è vero anche che con You Hear Georgia il gruppo della Georgia ha alzato l'asticella e non di poco, realizzando un album solido con dieci ottime tracce che vanno a comporre il loro migliore LP della loro discografia. In diciotto anni la band di Atlanta non ha mai sbagliato un disco e con il nuovo You Hear Georgia si confermano una delle migliori realtà del rock del nuovo millennio di ogni genere.
mercoledì 20 gennaio 2021
John Fogerty - Fogerty's Factory
Durante il lockdown dovuto alla pandemia da COVID-19 l'ex frontman dei Creedence Clearwater Revival ha realizzato il proprio nuovo album intitolato Fogerty's Factory con l'aiuto del suoi figli Shane, Tyler e Kelsy in veste di musicisti. Nel disco, la cui copertina è un omaggio a quella dell'album Cosmo's Factory del 1970 dei CCR, la famiglia Fogerty reintepreta in chiave acustica e in presa diretta alcuni dei classici della discografia della band storica e di quella solista del frontman in un'atmosfera leggera e da festa in famiglia. Il disco contiene anche due cover, quella di Lean on Me di Bill Withers, dedicata al movimento BLM, e quella di City Of New Orleans di Steve Goodman.
I pezzi sono stati registrati nello studio casalingo di Fogerty, ad esclusione di Centerfield tratta dall'album omonimo del 1985, registrata al Dodgers Stadium (ovviamente senza pubblico) in occasione del settantacinquesimo compleanno di John. Il disco offre un po' di sano divertimento, con i brani che mostrano chiaramente il loro lato più rustico e ruspante, anche per il fatto di essere basato interamente su solo voce, chitarre e basso, senza batteria. Sicuramente lo si ascolta volentieri ed essendo tutti brani noti scorre senza intoppi e senza annoiare. Tuttavia non si tratta certo di un capolavoro, visto che si tratta di cover acustiche di pezzi famosi la cui melodia resta inalterata e quindi non aggiunge nulla a quanto già conoscevamo.
Viene comunque da chiedersi perché dal 2007 John Fogerty sforni solo cover. A Revival del 2007 sono infatti seguiti The Blue Ridge Rangers del 2009, che conteneva cover di altri musicisti, e Wrote a Song for Everyone del 2013, album di autocover che vedeva importanti ospiti della scena rock contemporanea. E per quanto quindi Fogerty's Factory sia piacevole da ascoltare, lascia un po' la sensazione dell'occasione sprecata. Non resta che sperare che questo sia un esperimento per provare la nuova band e che Fogerty e i suoi figli ci regalino un album di inediti nei prossimi anni.
I pezzi sono stati registrati nello studio casalingo di Fogerty, ad esclusione di Centerfield tratta dall'album omonimo del 1985, registrata al Dodgers Stadium (ovviamente senza pubblico) in occasione del settantacinquesimo compleanno di John. Il disco offre un po' di sano divertimento, con i brani che mostrano chiaramente il loro lato più rustico e ruspante, anche per il fatto di essere basato interamente su solo voce, chitarre e basso, senza batteria. Sicuramente lo si ascolta volentieri ed essendo tutti brani noti scorre senza intoppi e senza annoiare. Tuttavia non si tratta certo di un capolavoro, visto che si tratta di cover acustiche di pezzi famosi la cui melodia resta inalterata e quindi non aggiunge nulla a quanto già conoscevamo.
Viene comunque da chiedersi perché dal 2007 John Fogerty sforni solo cover. A Revival del 2007 sono infatti seguiti The Blue Ridge Rangers del 2009, che conteneva cover di altri musicisti, e Wrote a Song for Everyone del 2013, album di autocover che vedeva importanti ospiti della scena rock contemporanea. E per quanto quindi Fogerty's Factory sia piacevole da ascoltare, lascia un po' la sensazione dell'occasione sprecata. Non resta che sperare che questo sia un esperimento per provare la nuova band e che Fogerty e i suoi figli ci regalino un album di inediti nei prossimi anni.
martedì 10 aprile 2018
Blackberry Smoke - Find a Light
Da quattro anni a questa parte i Blackberry Smoke hanno abituato i loro fan alla pubblicazione di album a una velocità impressionante. Il nuovo Find a Light, pubblicato il 6 aprile del 2018, arriva infatti a poco più di un anno e mezzo dal precedente Like an Arrow del 2016 che a sua volta seguiva Holding All the Roses più o meno dello stesso intervallo temporale.
Il quintetto di Atlanta ripropone il proprio stile distintivo senza troppe variazioni con un southern rock divertente ricco di sfumature country e di contaminazioni di vari generi. Il disco parte alla grande con l'energica Flesh and Bone il cui deciso riff di chitarra sconfina nell'hard rock. Segue un pezzo dalle atmosfere più southern intitolato Run Away From It All che prosegue su ritmi sostenuti; le stesse atmosfere si trovano anche nella speranzosa Best Seat In The House.
Nel disco non mancano momenti più melodici. Troviamo infatti tre ballad quali Medicate My Mind, I've Got This Song, che è uno dei pezzi migliori dell'album grazie alla presenza dei violini che accompagnano la melodia, e Seems So Far in cui le atmosfere del sud tornano a sentirsi con forza.
Find a Light è anche ricco di ospiti che contribuiscono a rendere questo disco ancora più ricco di suggestioni musicali diverse. Il chitarrista Robert Randolph (che milita nella band che porta il suo nome) è ospite nella bellissima I'll Keep Ramblin', che nella prima metà offre un rock and roll veloce e divertente per trasformarsi in un pezzo gospel nella seconda metà grazie alla poderosa presenza del coro che accompagna la voce di Charlie Starr. La cantante Amanda Shires duetta con Starr nel midtempo Let Me Down Easy, oltre a cantare la seconda voce bassa nel ritornello Amanda suona il violino in tutto il brano creando così uno dei pezzi più belli e d'atmosfera dell'album. Un altro duetto di trova nel pezzo di chiusura Mother Mountain che vede come ospiti il terzetto dei Wood Brothers.
Tra i momenti più melodici dell'album spicca anche Lord Strike Me Dead, un altro midtempo il cui ritornello è caratterizzato da un bellissimo coro di femminile che si somma alla voce di Starr. Nel disco non mancano contaminazioni di musica nera con le influenze blues di Nobody Gives A Damn e Til The Wheels Fall Off.
Completa il disco la trascurabile The Crooked Kind le cui sonorità un po' forzate la rendono il pezzo più debole del disco che essendo composto da tredici tracce si fa perdonare largamente questo passo falso.
I Blackberry Smoke si confermano una delle realtà più interessanti del rock contemporaneo, nonostante non godano nel nostro paese della fama che meriterebbero. Nella loro lunga carriera non hanno mai sbagliato un disco e avendone sei all'attivo il risultato è degno di lode. Un altro aspetto notevole di questa band è che nessuno dei membri ha mai lasciato la formazione, la lineup dei Blackberry Smoke è infatti la stessa dal 2000 con la sola aggiunta del tastierista Brandon Still nel 2009.
Non possiamo che sperare che con Find a Light raggiungano la meritata notorietà anche da noi e che finalmente i programmatori delle radio di accorgano di questo quintetto di altissimo valore.
Il quintetto di Atlanta ripropone il proprio stile distintivo senza troppe variazioni con un southern rock divertente ricco di sfumature country e di contaminazioni di vari generi. Il disco parte alla grande con l'energica Flesh and Bone il cui deciso riff di chitarra sconfina nell'hard rock. Segue un pezzo dalle atmosfere più southern intitolato Run Away From It All che prosegue su ritmi sostenuti; le stesse atmosfere si trovano anche nella speranzosa Best Seat In The House.
Nel disco non mancano momenti più melodici. Troviamo infatti tre ballad quali Medicate My Mind, I've Got This Song, che è uno dei pezzi migliori dell'album grazie alla presenza dei violini che accompagnano la melodia, e Seems So Far in cui le atmosfere del sud tornano a sentirsi con forza.
Find a Light è anche ricco di ospiti che contribuiscono a rendere questo disco ancora più ricco di suggestioni musicali diverse. Il chitarrista Robert Randolph (che milita nella band che porta il suo nome) è ospite nella bellissima I'll Keep Ramblin', che nella prima metà offre un rock and roll veloce e divertente per trasformarsi in un pezzo gospel nella seconda metà grazie alla poderosa presenza del coro che accompagna la voce di Charlie Starr. La cantante Amanda Shires duetta con Starr nel midtempo Let Me Down Easy, oltre a cantare la seconda voce bassa nel ritornello Amanda suona il violino in tutto il brano creando così uno dei pezzi più belli e d'atmosfera dell'album. Un altro duetto di trova nel pezzo di chiusura Mother Mountain che vede come ospiti il terzetto dei Wood Brothers.
Tra i momenti più melodici dell'album spicca anche Lord Strike Me Dead, un altro midtempo il cui ritornello è caratterizzato da un bellissimo coro di femminile che si somma alla voce di Starr. Nel disco non mancano contaminazioni di musica nera con le influenze blues di Nobody Gives A Damn e Til The Wheels Fall Off.
Completa il disco la trascurabile The Crooked Kind le cui sonorità un po' forzate la rendono il pezzo più debole del disco che essendo composto da tredici tracce si fa perdonare largamente questo passo falso.
I Blackberry Smoke si confermano una delle realtà più interessanti del rock contemporaneo, nonostante non godano nel nostro paese della fama che meriterebbero. Nella loro lunga carriera non hanno mai sbagliato un disco e avendone sei all'attivo il risultato è degno di lode. Un altro aspetto notevole di questa band è che nessuno dei membri ha mai lasciato la formazione, la lineup dei Blackberry Smoke è infatti la stessa dal 2000 con la sola aggiunta del tastierista Brandon Still nel 2009.
Non possiamo che sperare che con Find a Light raggiungano la meritata notorietà anche da noi e che finalmente i programmatori delle radio di accorgano di questo quintetto di altissimo valore.
mercoledì 19 aprile 2017
Chris Weaver Band - Live in Brazil
L'esperienza sudamericana di cui Chris Weaver ci ha raccontato in una recente intervista ha portato il cantante e la sua band a registrare un album dal vivo proprio in Brasile, nella città di San Paolo. Durante il concerto, tenutosi il 15 maggio 2016, la band ha eseguito quindici pezzi di cui cinque nuovi, due tratti dal primo album Standing in Line, quattro tratti dal secondo American Dreamer, un medley di due pezzi dei Maroon 5, due eseguiti con il cantante brasiliano Sorocaba e una cover di Marcos & Belutti interpretata insieme al medesimo duo di San Paolo.
I suoni del disco sono molto interessanti e sperimentali. Chris Weaver gioca la carta della mescolanza tra la propria musica southern con i ritmi latinoamericani brasiliani, e l'esperimento non è solo dal punto di vista musicale ma anche canoro; infatti Chris Weaver esegue una cover in inglese di Madrid di Sorocaba e lo stesso pezzo è cantato in due lingue, inglese e portoghese, insieme allo stesso Sorocaba. I due interpretano anche California High di Chris Weaver in un'inedita versione in doppia lingua. Anche Marcos & Belutti sono presenti come ospiti nel live e con Chris Weaver interpretano il loro brano Domingo de Manhã, qui cantato in doppia lingua e intitolato Sunday Morning. Il risultato di questa mescolanza è di grande effetto e molto suggestivo, sia per l'accostamento di musicalità diverse, sia per l'accostamento del canto nelle due lingue.
Chris Weaver non perde comunque la sua impronta fortemente southern e legata alla musica degli Stati Uniti, nei vari pezzi sono infatti molto presenti anche la tromba e il sassofono a rimarcare l'origine sudista delle musica della band. Grazie a quest'ampia strumentazione, il gruppo dà un tocco di novità anche ai brani già incisi nei propri album in studio e l'effetto è particolarmente efficace nelle ballad Tear Me Up and So Damn Beautiful.
Nel complesso in disco offre un buon equilibrio tra pezzi lenti e veloci, in particolare tra questi ultimi spiccano due delle bellissime tracce nuove: la vibrante Mexico contraddistinta da un buon mix di organo, sax e chitarra che richiama ritmi caraibici, e la più tradizionale traccia iniziale Circus che si apre con un singolare assolo di organo.
Tra i brani più allegri e spensierati troviamo anche le cover dei Maroon 5 This Love e Sunday Morning (che ovviamente non ha alcun legame con l'omonimo pezzo di Marcos & Belutti pure presente nel disco), qui proposte in un medley.
Con questo album live, Chris Weaver si libera dell'etichetta di musicista southern rock e dimostra di sapersi muovere benissimo anche in altri terreni e soprattutto di saper mischiare generi diversi con grande maestria. Non resta che godersi l'ascolto di questo live, in attesa del prossimo album in studio.
I suoni del disco sono molto interessanti e sperimentali. Chris Weaver gioca la carta della mescolanza tra la propria musica southern con i ritmi latinoamericani brasiliani, e l'esperimento non è solo dal punto di vista musicale ma anche canoro; infatti Chris Weaver esegue una cover in inglese di Madrid di Sorocaba e lo stesso pezzo è cantato in due lingue, inglese e portoghese, insieme allo stesso Sorocaba. I due interpretano anche California High di Chris Weaver in un'inedita versione in doppia lingua. Anche Marcos & Belutti sono presenti come ospiti nel live e con Chris Weaver interpretano il loro brano Domingo de Manhã, qui cantato in doppia lingua e intitolato Sunday Morning. Il risultato di questa mescolanza è di grande effetto e molto suggestivo, sia per l'accostamento di musicalità diverse, sia per l'accostamento del canto nelle due lingue.
Chris Weaver non perde comunque la sua impronta fortemente southern e legata alla musica degli Stati Uniti, nei vari pezzi sono infatti molto presenti anche la tromba e il sassofono a rimarcare l'origine sudista delle musica della band. Grazie a quest'ampia strumentazione, il gruppo dà un tocco di novità anche ai brani già incisi nei propri album in studio e l'effetto è particolarmente efficace nelle ballad Tear Me Up and So Damn Beautiful.
Nel complesso in disco offre un buon equilibrio tra pezzi lenti e veloci, in particolare tra questi ultimi spiccano due delle bellissime tracce nuove: la vibrante Mexico contraddistinta da un buon mix di organo, sax e chitarra che richiama ritmi caraibici, e la più tradizionale traccia iniziale Circus che si apre con un singolare assolo di organo.
Tra i brani più allegri e spensierati troviamo anche le cover dei Maroon 5 This Love e Sunday Morning (che ovviamente non ha alcun legame con l'omonimo pezzo di Marcos & Belutti pure presente nel disco), qui proposte in un medley.
Con questo album live, Chris Weaver si libera dell'etichetta di musicista southern rock e dimostra di sapersi muovere benissimo anche in altri terreni e soprattutto di saper mischiare generi diversi con grande maestria. Non resta che godersi l'ascolto di questo live, in attesa del prossimo album in studio.
martedì 28 marzo 2017
An interview with Chris Weaver
An Italian translation is available here.
Chris Weaver, who fronts his namesake band, is american rock singer from Tennessee who started his career in 2010 with his first album Standing In Line, second album American Dreamer followed three years after. Recently Chris Weaver started a project with Brazilian musician Sorocaba and thanks to his South American experience he recently published a new live record called Live in Brazil. Weaver accepted our proposal for an interview to discuss this and other topics about his music.
We would like to thank Chris Weaver for his kindness and availability.
Chris Weaver, who fronts his namesake band, is american rock singer from Tennessee who started his career in 2010 with his first album Standing In Line, second album American Dreamer followed three years after. Recently Chris Weaver started a project with Brazilian musician Sorocaba and thanks to his South American experience he recently published a new live record called Live in Brazil. Weaver accepted our proposal for an interview to discuss this and other topics about his music.
We would like to thank Chris Weaver for his kindness and availability.
125esima Strada: Dear Chris, first of all thanks for the time you are giving us. Let's talk about your music first. How did you have the idea of mixing southern rock, soul, and country blues?
Chris Weaver: This was all due to a box of records. The cool part about growing up in the early 80's was, when snooping around your parents house you found records among all the tapes. My first record was an old Fats Domino record, I’m Going to be a Wheel Someday I believe it was. From there it was Dueling Banjos to Steely Dan, Bob Seger and Sam & Dave just to name a few. That I would have to say would be the beginning of the beginning of what ever i am today.
125esima Strada: Your new record mixes southern rock with Brazilian music, how did you have the idea to do so?
Chris Weaver: Well, it wasn’t my idea so much as it was Sorocaba’s, who is the guy from Brazil that we are working with. He was on vacation in Nashville two years ago and saw my band perform and decided to bring me down to Brazil to see what he does and talk about what we had in mind and it kind of started from there. We were down there for almost two weeks and during that time I would go to his shows with him which are obviously very large and there is a lot of people and he would bring me out to the stage and have me sing a couple of songs and it went so well we decided to put a project together.
This past May we made a lot of concerts in Brazil, we had a mix of their stuff and my stuff and cover stuff and that’s what is in my new record.
125esima Strada: Some parts of these songs are sung in Portuguese which is a very different language from English. How do you rate Portuguese as a language for singing?
Chris Weaver: Portuguese as a language is very hard to learn. I went to Brazil in February 2016 and worked with a very good writer of South American songs from Brazil too, took some of Sorocaba’s biggest hits songs and tried to translate them into English but what we ended up having as an issue is that words don’t translate the same. So we ended up taking the idea of the song and translate the idea of the song into English. Sorocaba also translated some of my songs into Portuguese, so we had English translated into Portuguese and Portuguese translated into English.
Overall I still have a hard time learning the songs in Portuguese, I listen to them a lot and try to understand how the words flow. Because I have to learn the words and what they say, it’s not like learning Feliz Navidad or La Bamba in which you learn the words and you don’t know what you are saying. I try to learn the words and what I’m saying at same time. But Portuguese is a language that is definitely tough.
I hope we can create some traction in Brazil with our music there and their music eventually here. Our goal is to bring this here to America and then to Europe and any other place. Sorocaba and Fernando were here last year and we played on a stage downtown, where Sorocaba saw me playing the year before, and they sung a song they wrote called Madrid, no one knew what they were saying but the song was so good that you don’t even have to know what the words are because the music transcends it. We are trying to make that happen for him up here and for me down there.
125esima Strada: What do you think about Latin American music in general? Do you think it can be mixed with rock and made popular in western countries also?
Chris Weaver: Yes, to a certain extent. Mexico has a little bit more of a pulse hand in hand with Brazil, Sorocaba had a couple of hits that were translated into Spanish in Mexico. But even in Argentina, Peru or Colombia nobody knows who Sorocaba is. Sorocaba and Brazil as a whole are really taking roots to American rock, pop and country and are trying to change their music towards that sound. Reason why Sorocaba really wants to start working with English speaking artists is because of this. They are writing songs that instrumentally can be well accepted here if they were sung in English. So reason why he wants to work with me is he wants to have some influence on what I’m doing and make an integration to the Unites States or Europe and promote his music there.
So, coming to your question, yes I think it’s possible; I think it’s being done and I think there will be other Latin artists trying to do this in the future absolutely.
125esima Strada: Do you consider yourself as southern rock?
Chris Weaver: Well, my sound is southern rock, americana and country. The issue behind that is that there is no genre for people like me anymore except for the outskirt of country or americana. At the end of the day americana is a very small niche of a market and it’s hard to make a living in that market. There are not many places to play, when you say americana people think folk or maybe even bluegrass, but americana is taking on its southern rock sounds. But country rock is also very southern rock. Country is disguising itself into seven kinds of music nowadays. Country singers can do whatever they want, they can scream lyrics like Yoko Ono and call themselves country if they want to. That’s why you see many rock artists and pop artists trying to get into the country market: you can basically do whatever you want and someone is going to buy it.
125esima Strada: You mention among the artists that influenced you most Tom Petty, Bob Seger, John Mellencamp and Joe Cocker who are very different from each other. How do you explain that?
Chris Weaver: The funny thing is when you look at the time period that these guys were coming up in it was very much the same time. I truly believe that we will never see another period like this at any time for sure in our life. I mean Bob was living with Don Henley while Glenn Frey was living in the same complex as Jackson Brown, while Linda Ronstadt was writing with Tom Petty begging to sing with the Eagles. My true biggest influence was really the Beatles which is even more comical due to the fact that it was one of Joe Cocker’s as well.
125esima Strada: You were born in West Virginia which is usually not connected to southern rock. Where did this passion of your start then?
Chris Weaver: West Virginia identifies with the south as much or more than the north. Growing up near Morgantown was really great for that reason because, you had the influences from the northern rock states as well as the country and southern rock from the south.
125esima Strada: One of your most striking videos is Standing In Line. How did you have the idea of playing close to airplanes?
Chris Weaver: That actually was the idea of the group we had make the video, it was a place they had been wanting to use and thought it would be a great place for the song. The fire crackers was really the hardest part of that day considering it was 102 degrees.
125esima Strada: What are, in your opinion, the main differences between your first and your second album as far as music is concerned?
Chris Weaver: Really the main differences was that the first record were songs I wrote when I was young and when I moved to Nashville I re-wrote with some pretty great song writers, mainly Harley Allen. Standing In Line was on my dime and didn't have the perks the second record did, but in some ways I think it made it cooler. American Dreamer had the big producer, studio and players and it showed. The sound was amazing to listen to while it was being recorded and we really had access to anything we needed. It was a really pleasure meeting and watching the big time studio guys work and how they get things done so streamlined.
125esima Strada: Besides those we already mentioned who are your favorite musicians of all time?
Chris Weaver: This would have to be the Beatles. They were my true first influences and I loved everything about them from the music to the movies and all of the paraphernalia. I really appreciated how they evolved as a band at the same time changed the landscape of music so much in such a short amount of time. It really amazes me how in history when you can look back, you can see all the stars that had to align to make certain things happen, this was definitely one of those times when you have to just say thanks for that, at least for me anyways.
125esima Strada: Who are you favorite musicians of today's music scene?
Chris Weaver: I always used to say if it happened after 82 I didn't know much about it as far in depth but, looking at it i guess that’s not really true. When the 90's came I really became a huge fan of the Counting Crows which led to Toad, Cherry Blossoms and the like. I didn't realize how much this music influenced me until i started really listening to my records after they were recorded. I can't really say that i am to hip on to many artist in today’s world. I love Bruno Mars, Taylor Swift and John Mayer because they (at least to me) are making a record that is not just based on singles, but in reality its hard to get into anyone when most only have one or two songs.
Intervista a Chris Weaver
L'originale in inglese è disponibile qui.
Chris Weaver, cantante della band che porta il suo nome, è un cantante rock del Tennessee che ha iniziato la sua carriera nel 2010 con il primo album Standing In Line, il secondo album American Dreamer è seguito tre anni dopo. Recentemente Chris Weaver ha avviato un progetto con il musicista brasiliano Sorocaba e grazie alla sua esperienza sudamericana ha pubblicato recentemente il disco dal vivo Live in Brazil. Chris ha accettato la nostra proposta per un intervista per parlare di questo e di altri argomenti legati alla sua musica.
Ringraziamo Chris Weaver per la sua cortesia e disponibilità.
Chris Weaver, cantante della band che porta il suo nome, è un cantante rock del Tennessee che ha iniziato la sua carriera nel 2010 con il primo album Standing In Line, il secondo album American Dreamer è seguito tre anni dopo. Recentemente Chris Weaver ha avviato un progetto con il musicista brasiliano Sorocaba e grazie alla sua esperienza sudamericana ha pubblicato recentemente il disco dal vivo Live in Brazil. Chris ha accettato la nostra proposta per un intervista per parlare di questo e di altri argomenti legati alla sua musica.
Ringraziamo Chris Weaver per la sua cortesia e disponibilità.
125esima Strada: Ciao Chris, anzitutto grazie del tempo che ci stai dedicando. Parliamo della tua musica. Come ti è venuta l’idea di mischiare southern rock, soul e country blues?
Chris Weaver: E’ stato tutto a causa di una scatola di dischi. La cosa bella di essere cresciuto nel primi anni 80 è che curiosando nella casa dei tuoi genitori trovavi dei dischi in mezzo alle cassette. Il mio primo disco fu un vecchio disco di Fats Domino, credo che fosse I'm Going to Be a Wheel Someday. Da lì seguirono Dueling Banjos fino a Steely Dan, Bob Seger e Sam & Dave solo per nominarne alcuni. Direi che quello è stato l’inizio dell’inizio di ciò che sono oggi.
125esima Strada: Il tuo nuovo disco mischia southern rock e musica brasiliana, come ti è venuta l'idea di fare questo?
Chris Weaver: Beh, non è stata un'idea mia ma di Sorocaba, che è la persona del Brasile con cui lavoriamo. Era in vacanza a Nashville due anni fa e ha visto la mia band che si esibiva e ha deciso di portarmi in Brasile a vedere cosa stava facendo e a parlare di ciò che avevamo in mente noi e partì tutto da lì. Rimanemmo lì per due settimane e in quel periodo sono andato ai sui concerti che ovviamente sono molto seguiti e ci va molta gente e lui mi chiedeva di salire sul palco a cantare un paio dei miei pezzi e andò così bene che decidemmo di avviare un progetto insieme.
125esima Strada: Alcune parti delle canzoni sono cantante in portoghese che è una lingua molto diversa dall'inglese. Come consideri il portoghese come lingua per cantare?
Chris Weaver: Il portoghese è una lingua molto difficile da imparare. Sono stato in Brasile a febbraio del 2016 e ho lavorato con un bravissimo autore di canzoni sudamericane e brasiliane, abbiamo preso alcune delle canzoni più famose di Sorocaba e provammo a tradurle in inglese ma finimmo per avere il problema che le parole non si traducono allo stesso modo. Quindi alla fine prendemmo l'idea delle canzoni e traducemmo l'idea della canzone in inglese. Sorocaba ha anche tradotto alcune delle mie canzoni in portoghese, quindi avevamo inglese tradotto in portoghese e portoghese tradotto in inglese.
Nel complesso ho ancora difficoltà nell'imparare le canzoni in portoghese, le ascolto molte volte e provo a capire come scorrono le parole. Perché devo imparare le parole e ciò che dicono, non è come imparare Feliz Navidad o La Bamba in cui impari le parole e non sai cosa dici. Provo a imparare le parole e cosa sto dicendo al contempo. Ma il portoghese come lingua è davvero difficile.
Spero di riuscire a creare un seguito in Brasile con la nostra musica e anche con la loro musica qui negli USA. Il nostro scopo è di portare questo qui in America e poi in Europa e in ogni altro posto. Sorocaba e Fernando erano qui l'anno scorso e abbiamo suonato su un palco in centro, dove Sorocaba mi ha visto suonare la prima volta, hanno fatto un loro pezzo che si intitola Madrid, nessuna sapeva cosa stessero dicendo ma la canzone era così bella che non serviva conoscere le parole perché la musica trascende. Stiamo cercando di farlo succedere per lui qui e per me là.
125esima Strada: Cosa pensi della musica latinoamericana in generale? Pensi che posso essere mischiata al rock e resa popolare anche nelle nazioni occidentali?
Chris Weaver: Sì, fino a un certo punto. Il Messico ha un po' più di spinta insieme al Brazile. Sorocaba ha avuto un paio di successi che sono stati tradotti in spagnolo in Messico. Ma in Argentina, Perù o Colombia nessuno sa chi sia Sorocaba. Sorocaba e il Brasile in genere si stanno radicando nel rock, pop e country americani e stanno cercando di cambiare la propria musica verso quel suono. Questo è il motivo per cui Sorocaba vuole davvero iniziare a lavorare con artisti che parlano inglese. Stanno scrivendo pezzi che strumentalmente possono essere ben accettati qui se cantanti in inglese. Quindi il motivo per cui vuole lavorare con me è che vuole avere un'influenza in ciò che sto facendo e creare un'integrazione con gli USA o l'Europa e promuovere la sua musica lì.
Quindi, venendo alla tua domanda, sì penso che sia possibile; penso che venga già fatto e credo che ci siano altri artisti latini che in futuro proveranno a fare lo stesso.
125esima Strada: Ti consideri southern rock?
Chris Weaver: Beh, il mio suono è southern rock, americana e country. Il problema riguardo a ciò è che non c'è un più vero genere per gente come me tranne le periferie del country o dell'americana. Alla fine l'americana è una nicchia di mercato molto piccola ed è difficile guadagnarsi da vivere in questo mercato. Non ci sono molto posti per suonare, quando dici americana la gente pensa al folk o addirittura al bluegrass, ma l'americana sta recuperando il proprio suono di southern rock. Ma anche il country rock è molto southern rock. Il country oggi si nasconde dietro a sette stili di musica. I cantanti country possono fare qualunque cosa vogliano, possono urlare le parole come Yoko Ono e definirsi ancora country se vogliono. E' per questo che vedi molti cantanti rock o pop provare a entrare nel mercato country: puoi fare qualunque cosa vuoi e qualcuno lo comprerà.
125esima Strada: Tra gli artisti che ti hanno influenzato di più menzioni Tom Petty, Bob Seger, John Mellencamp e Joe Cocker che sono molto diversi tra loro. Come lo spieghi?
Chris Weaver: La cosa divertente è che quando guardi il periodo in cui sono usciti questi musicisti scopri che più o meno è lo stesso. Credo davvero che non vedremo più un periodo come quello nelle nostre vite. Voglio dire che Bob viveva con Don Henley mentre Glenn Frey viveva nello stesso complesso di Jackson Brown e Linda Ronstadt scriveva con Tom Petty che pregava di cantare negli Eagles. La mia maggiore influenza è quella dei Beatles che è anche più comico per il fatto che lo sono stati anche per Joe Cocker.
125esima Strada: Sei nato in West Virginia che di norma non è legata al southern rock. Da dove è nata quindi la tua passione?
Chris Weaver: La West Virginia si identifica con il sud tanto quanto il nord, se non di più. Essere cresciuto vicino a Morgantown è stato grandioso per questo motivo perché hai tante influenze dal rock degli stati del nord quante dal country e dal rock del sud.
125esima Strada: Uno dei vostri video più sorprendenti è Standing In Line. Come vi è venuta di suonare vicino a degli aerei?
Chris Weaver: Quella in realtà è stata un’idea del gruppo a cui abbiamo fatto realizzare il video, era un luogo che volevano usare da tempo e pensarono che sarebbe stato adatto per la canzone. Le miccette furono la parte più difficile della giornata considerando che c'erano 38 gradi.
125esima Strada: Quali sono secondo te le principali differenze tra il tuo primo e il secondo album, per quanto riguarda la musica?
Chris Weaver: La principale differenza è che il primo disco è fatto di canzoni che ho scritto quando era giovane e quando poi mi sono trasferito a Nashville le ho riscritte con dei bravi autori, principalmente Harley Allen. Standing In Line fu realizzato a mie spese e non ha avuto i benefici del secondo, ma per certi verso credo che questo lo renda più bello. American Dreamer ha avuto il grande produttore, lo studio e i musicisti e si vede. Il suono era bellissimo da sentire mentre lo registravamo e davvero abbiamo avuto a disposizione tutto ciò di cui avevamo bisogno. Era davvero un piacere incontrare e vedere lavorare i migliori tecnici di studio e vedere come riuscivano a fare le cose in modo così rapido.
125esima Strada: Oltre a quelli di cui abbiamo già parlato chi sono i tuoi musicisti preferiti di ogni tempo?
Chris Weaver: Sono i Beatles. Sono stati la prima influenza e mi piaceva tantissimo tutto di loro dalla musica ai film all'oggettistica. Ho molto apprezzato come si sono evoluti come gruppo e allo stesso tempo hanno cambiato il panorama musicale in così poco tempo. Mi stupisce come nella storia, se guardi indietro, vedi le star che hanno dovuto mettersi in fila per far succedere certe cose, quello è stato sicuramente uno dei periodi per il quale devi ringraziare per ciò che hanno fatto, per me almeno.
125esima Strada: Chi sono i tuoi musicisti preferiti della scena attuale?
Chris Weaver: Un tempo dicevo che non conoscevo in dettaglio nulla che fosse avvenuto dopo l’82, ripensandoci non penso sia del tutto vero. Quando sono arrivati gli anni 90 sono diventato un gran fan dei Counting Crows e questo mi ha portato ai Toad e ai Cherry Blossoms e ai gruppi simili. Non ho colto quanto questa musica mi abbia influenzato fin a quando ho iniziato a sentire i miei dischi dopo che li avevo registrati. Non posso dire di essere un gran fan di molti artisti nel mondo di oggi. Mi piacciono Bruno Mars, Taylor Swiftt e John Mayer perché (almeno secondo me) non fanno album basati solo sui singoli, in realtà è difficile apprezzare qualcuno quando la maggior parte fa solo una o due canzoni.
martedì 25 ottobre 2016
Blackberry Smoke - Like an Arrow
Meno di due anni dopo Holding All the Roses, uscito a febbraio del 2015, tornano i Blackberry Smoke con il loro nuovo album in studio intitolato Like an Arrow, pubblicato nell'ottobre di quest'anno. L'album continua sulla strada tracciata dai dischi precedenti della band di Atlanta proponendo un southern rock robusto e melodico al contempo e ricco di suoni diversi.
Il disco parte molto forte con Waiting For the Thunder dalle sonorità sostenute anche se non troppo veloci; da notare che le strofe sono cantante a secco con gli strumenti che suonano solo tra le pause e su ponte e ritornello. Il secondo pezzo intitolato Let It Burn, pubblicato a settembre in anteprima, aggiunge un po' di rock and roll al southern rock e il risultato è decisamente divertente e godibile e anche tendente verso il rock della East Coast visto che in alcuni punti ricorda un po' Already Gone degli Eagles. Con la terza traccia intitolata The Good Life il ritmo rallenta decisamente e troviamo la prima ballad dai suoni piuttosto tradizionali, ma comunque di grande impatto. Il quarto pezzo intitolato What Comes Naturally è invece un midtempo sostenuto dal suono del pianoforte a creare un atmosfera molto southern con un tocco di jazz che arricchisce il pezzo. Segue un altro midtempo intitolato Running Through Time. Al sesto posto troviamo la title track, solo leggermente più veloce delle due precedenti ma dal suono molto più duro, distorto e tendente al grunge sia nella musica che nel canto.
Con Ought To Know i ritmi tornano decisamente a salire con un rock allegro e movimentato ricco di riff di chitarra e di energia. L'ottava traccia è intitolata Sunrise in Texas ed è la più lenta dell'intero disco, con sonorità molto melodiche e tranquille, come si addicono a un risveglio all'alba nei climi caldi del sud degli Stati Uniti. Il nono brano intitolato Ain't Gonna Wait è il più melodico dell'album grazie al suono del tamburello, agli arpeggi di chitarra e al controcanto sul ritornello. Con Workin' For a Workin' Man i ritmi salgono di nuovo e troviamo un brano forte e veloce che esprime grinta ed energia. L'undicesima traccia Believe You Me propone di nuovo un rock and roll con forti innesti di funk che riportano ad atmosfere divertenti e festose e che danno un tocco di musica nera in un album di southern rock. Il brano di chiusura Free on the Wing vede come ospite Greg Allman ed è il pezzo più tradizionale dell'intero disco: molto southern, piuttosto lento e rilassato.
In sintesi, non si può non constatare che i Blackberry Smoke con Like an Arrow assestano un altro grande colpo, pubblicando un album divertente e ricco di suoni diversi, tutti sempre conditi con abbondante southern rock delle origini. E per una band che ha quasi 15 anni di attività alle spalle, il fatto di non aver mai sbagliato un disco è sicuramente un merito che possono vantare in pochi.
Il disco parte molto forte con Waiting For the Thunder dalle sonorità sostenute anche se non troppo veloci; da notare che le strofe sono cantante a secco con gli strumenti che suonano solo tra le pause e su ponte e ritornello. Il secondo pezzo intitolato Let It Burn, pubblicato a settembre in anteprima, aggiunge un po' di rock and roll al southern rock e il risultato è decisamente divertente e godibile e anche tendente verso il rock della East Coast visto che in alcuni punti ricorda un po' Already Gone degli Eagles. Con la terza traccia intitolata The Good Life il ritmo rallenta decisamente e troviamo la prima ballad dai suoni piuttosto tradizionali, ma comunque di grande impatto. Il quarto pezzo intitolato What Comes Naturally è invece un midtempo sostenuto dal suono del pianoforte a creare un atmosfera molto southern con un tocco di jazz che arricchisce il pezzo. Segue un altro midtempo intitolato Running Through Time. Al sesto posto troviamo la title track, solo leggermente più veloce delle due precedenti ma dal suono molto più duro, distorto e tendente al grunge sia nella musica che nel canto.
Con Ought To Know i ritmi tornano decisamente a salire con un rock allegro e movimentato ricco di riff di chitarra e di energia. L'ottava traccia è intitolata Sunrise in Texas ed è la più lenta dell'intero disco, con sonorità molto melodiche e tranquille, come si addicono a un risveglio all'alba nei climi caldi del sud degli Stati Uniti. Il nono brano intitolato Ain't Gonna Wait è il più melodico dell'album grazie al suono del tamburello, agli arpeggi di chitarra e al controcanto sul ritornello. Con Workin' For a Workin' Man i ritmi salgono di nuovo e troviamo un brano forte e veloce che esprime grinta ed energia. L'undicesima traccia Believe You Me propone di nuovo un rock and roll con forti innesti di funk che riportano ad atmosfere divertenti e festose e che danno un tocco di musica nera in un album di southern rock. Il brano di chiusura Free on the Wing vede come ospite Greg Allman ed è il pezzo più tradizionale dell'intero disco: molto southern, piuttosto lento e rilassato.
In sintesi, non si può non constatare che i Blackberry Smoke con Like an Arrow assestano un altro grande colpo, pubblicando un album divertente e ricco di suoni diversi, tutti sempre conditi con abbondante southern rock delle origini. E per una band che ha quasi 15 anni di attività alle spalle, il fatto di non aver mai sbagliato un disco è sicuramente un merito che possono vantare in pochi.
giovedì 20 ottobre 2016
Blackfoot - Southern Native
Non capita spesso che una band nel corso della propria carriera cambi tutta la formazione arrivando così a trovarsi con soli musicisti che non appartenevano alla formazione originale, ancora più raro è che il cambio totale dei membri del gruppo avvenga contemporaneamente. Per quanto improbabile, è questo ciò che è successo alla storica band di southern rock dei Blackfoot che nel 2016 è tornata con quattro elementi nuovi e con Rickey Medlocke, storico leader e frontman che vanta anche una lunga militanza nel Lynyrd Skynyrd, in veste di produttore. Descritto in altre parole, Madlocke che è titolare del marchio ha assemblato una band del tutto nuova a cui ha attribuito il nome di Blackfoot, recuperando il nome storico del gruppo.
Il nuovo album è stato pubblicato il 5 agosto di quest'anno e si intitola Southern Native, e come suggerisce la copertina lo scopo del nuovo gruppo è quello di rinverdire i fasti del passato proponendo un buon connubio di southern rock e di hard rock più moderno. L'album è composto di 10 tracce; tra i brani migliori troviamo i due energici e rapidi pezzi di apertura Need My Ride e Southern Native (di cui è stato anche realizzato un video). L'offerta sonora del disco è comunque molto ampia e nell'album sono presenti anche quattro ballad intitolate Everyman, Call of a Hero, Take Me Home e Ohio.
Tra i pezzi migliori dobbiamo annoverare anche la cover di Whiskey Train dei Procol Harum proposta in versione molto simile all'originale ma molto più carica di energia, trasformando così un rock psichedelico in un blues rock di grande impatto.
Chiude il disco una traccia incredibile che si discosta da tutto il resto del disco e dalla storia dei Blackfoot: il brano Diablo Loves Guitar è infatti un flamenco strumentale fatto di chitarra e percussioni che rimanda ad atmosfere calde e spagnoleggianti, ben lontane dal sud degli Stati Uniti.
Southern Native non è un capolavoro, né uno dei dischi migliori della carriera dei Blackfoot, ma è comunque un album godibile che può affiancare altre band di successo di questo genere come i Black Stone Cherry o i Blackberry Smoke. I fan di lunga data potrebbero non perdonare a Madlocke di aver concesso a un gruppo totalmente nuovo di utilizzare lo storico nome della band, ma a parte le polemiche bisogna ammettere che Madlocke è stato capace di produrre del sano rock anche senza doversi mettere al microfono.
Il nuovo album è stato pubblicato il 5 agosto di quest'anno e si intitola Southern Native, e come suggerisce la copertina lo scopo del nuovo gruppo è quello di rinverdire i fasti del passato proponendo un buon connubio di southern rock e di hard rock più moderno. L'album è composto di 10 tracce; tra i brani migliori troviamo i due energici e rapidi pezzi di apertura Need My Ride e Southern Native (di cui è stato anche realizzato un video). L'offerta sonora del disco è comunque molto ampia e nell'album sono presenti anche quattro ballad intitolate Everyman, Call of a Hero, Take Me Home e Ohio.
Tra i pezzi migliori dobbiamo annoverare anche la cover di Whiskey Train dei Procol Harum proposta in versione molto simile all'originale ma molto più carica di energia, trasformando così un rock psichedelico in un blues rock di grande impatto.
Chiude il disco una traccia incredibile che si discosta da tutto il resto del disco e dalla storia dei Blackfoot: il brano Diablo Loves Guitar è infatti un flamenco strumentale fatto di chitarra e percussioni che rimanda ad atmosfere calde e spagnoleggianti, ben lontane dal sud degli Stati Uniti.
Southern Native non è un capolavoro, né uno dei dischi migliori della carriera dei Blackfoot, ma è comunque un album godibile che può affiancare altre band di successo di questo genere come i Black Stone Cherry o i Blackberry Smoke. I fan di lunga data potrebbero non perdonare a Madlocke di aver concesso a un gruppo totalmente nuovo di utilizzare lo storico nome della band, ma a parte le polemiche bisogna ammettere che Madlocke è stato capace di produrre del sano rock anche senza doversi mettere al microfono.
giovedì 28 gennaio 2016
Chris Weaver Band: southern rock da Nashville
Dovendo dare una definizione alla musica della Chris Weaver Band è inevitabile ricorrere all'etichetta del southern rock. Ma già dal primo ascolto si capisce che il suono della band è ricco di tante influenze di generi diversi al punto che qualunque etichetta risulta inevitabilmente troppo specifica. Il primo brano del loro primo album si intitola Blues, Soul and Rock and Roll e chiarisce da subito che il gruppo propone un bel mix di stili diversi, sulla biografia pubblicata sul loro sito internet definiscono la loro musica come Mixing southern rock, soul, and country blues e il cantante del gruppo cita tra i musicisti che più lo hanno ispirato Tom Petty, Bob Seger, John Mellencamp e Joe Cocker a riprova del fatto che le influenze musicali che caratterizzano la musica del gruppo sono davvero varie.
Chris Weaver nacque in West Virginia, ma è dopo il trasferimento a Nashville che fondò la band che porta il suo nome; oltre allo stesso Weaver alla voce e alla chitarra il gruppo è composto da Colin Poulton alla seconda chitarra, Andy Leab al basso e Tyler Parkey alla batteria.
La band nel 2010 incise il primo album intitolato Standing in Line. Il disco è composto da 11 tracce con una buona alternanza di pezzi veloci ed altri più melodici come la bellissima ballad So Damn Beautiful. Tra i brani energici spiccano il già citato pezzo di apertura, la festaiola Last Summer e la title track, mentre tra i quelli più melodici si distinguono anche Tear Me Up e No Time to Cry. Tutte le tracce del disco sono comunque di buon livello e l'intero album non ha un attimo di noia. L'atmosfera creata dalla musica del gruppo è sempre positiva, gioiosa e molto country e southern e sembra trasportare nelle migliori feste del sud degli Stati Uniti con i suoi brani divertenti e allegri.
Il secondo album della band intitolato American Dreamer è uscito nel 2013 prodotto da Josh Leo, già produttore di band come gli Alabama o i Lynyrd Skynyrd di cui la Chris Weaver Band continua la tradizione. Il disco prosegue sulla strada segnata dal precedente ma spostando la propria musica sempre più verso il country e accentuando ancora di più l'allegria espressa dai brani; la mano del produttore si sente distintamente e i pezzi sono molti più patinati e accattivanti rispetto a quelli di Standing in Line. L'album parte alla grande con l'ottima Gravy Train sostenuta dalla chitarra e dalla voce del frontman; troviamo poi la bellissima Raise the Dead impreziosita dal coro di voci femminili sul ritornello che apre il brano a cappella e che si ritrova poi all'interno del pezzo. Il brano migliore resta comunque la title track energica e trascinante. Molto bella è anche Without Chains che ripropone la formula del coro di voci femminili che fanno la seconda voce nel ritornello. Nel disco non mancano momenti più d'atmosfera con dei brani più lenti come California High, Time Has Wings e I Should Have Said That proposta anche in versione acustica.
E' un vero peccato che gruppi rock così energici e sanguigni vengano praticamente ignorati al di fuori del loro paese perché la musica della Chris Weaver Band è davvero ottima e meriterebbe di valicare i confini. Non possiamo che restare in attesa che la band pubblichi i suoi prossimi lavori che sicuramente ci regaleranno dell'altra ottima musica.
Chris Weaver nacque in West Virginia, ma è dopo il trasferimento a Nashville che fondò la band che porta il suo nome; oltre allo stesso Weaver alla voce e alla chitarra il gruppo è composto da Colin Poulton alla seconda chitarra, Andy Leab al basso e Tyler Parkey alla batteria.
La band nel 2010 incise il primo album intitolato Standing in Line. Il disco è composto da 11 tracce con una buona alternanza di pezzi veloci ed altri più melodici come la bellissima ballad So Damn Beautiful. Tra i brani energici spiccano il già citato pezzo di apertura, la festaiola Last Summer e la title track, mentre tra i quelli più melodici si distinguono anche Tear Me Up e No Time to Cry. Tutte le tracce del disco sono comunque di buon livello e l'intero album non ha un attimo di noia. L'atmosfera creata dalla musica del gruppo è sempre positiva, gioiosa e molto country e southern e sembra trasportare nelle migliori feste del sud degli Stati Uniti con i suoi brani divertenti e allegri.
Il secondo album della band intitolato American Dreamer è uscito nel 2013 prodotto da Josh Leo, già produttore di band come gli Alabama o i Lynyrd Skynyrd di cui la Chris Weaver Band continua la tradizione. Il disco prosegue sulla strada segnata dal precedente ma spostando la propria musica sempre più verso il country e accentuando ancora di più l'allegria espressa dai brani; la mano del produttore si sente distintamente e i pezzi sono molti più patinati e accattivanti rispetto a quelli di Standing in Line. L'album parte alla grande con l'ottima Gravy Train sostenuta dalla chitarra e dalla voce del frontman; troviamo poi la bellissima Raise the Dead impreziosita dal coro di voci femminili sul ritornello che apre il brano a cappella e che si ritrova poi all'interno del pezzo. Il brano migliore resta comunque la title track energica e trascinante. Molto bella è anche Without Chains che ripropone la formula del coro di voci femminili che fanno la seconda voce nel ritornello. Nel disco non mancano momenti più d'atmosfera con dei brani più lenti come California High, Time Has Wings e I Should Have Said That proposta anche in versione acustica.
E' un vero peccato che gruppi rock così energici e sanguigni vengano praticamente ignorati al di fuori del loro paese perché la musica della Chris Weaver Band è davvero ottima e meriterebbe di valicare i confini. Non possiamo che restare in attesa che la band pubblichi i suoi prossimi lavori che sicuramente ci regaleranno dell'altra ottima musica.
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