Un concerto rock in un teatro è sicuramente un evento insolito. Non sapevo proprio cosa aspettarmi, mentre guardavo i volti delle persone in coda per il biglietto. Sarà semplice concerto o ci saranno parti narrate? Da quali gruppi attingeranno per la scaletta? Psichedelico? Hard rock? Prog? In realtà un mini assaggio l'avevo già avuto mentre parcheggiavo accanto al teatro nel pomeriggio e ho sentito qualche frammento di Pink Floyd. Gli indizi sono buoni, vedremo!
Il quintetto è salito sul palco poco dopo le 21 e già da Hush, nella versione dei Deep Purple, si è capito che la qualità della musica sarebbe stata altissima e che la serata sarebbe stata una di quelle in cui il grande rock degli anni d'oro si ferma in un teatro di provincia. Il gruppo è capitanato dal chitarrista Riccardo Bacchi, ottimo chitarrista emiliano e titolare del progetto RavenBlack Project, affiancato da Svi al basso, da Francesco Savazza alle tastiere, da Alessandro Mori alla batteria e dall'eccezionale vocalist Gianbattista Manenti. Gianba, come lui stesso ricorda lo chiama sua mamma quando si arrabbia, domina la scena muovendosi sul palco con l'esperienza dei cantanti più navigati e con una presenza scenica gigantesca. E siamo solo alla prima canzone, wow!
Basta guardarsi dietro per vedere che il teatro è strapieno, sia in platea che in galleria. L'attesa è tanta, ma ci vorrà poco per scoprire che verrà ripagata alla grande. La serata è dedicata al decennio dal 1968 al 1978, che non a caso è proprio l'anno di nascita di Bacchi, di cui stasera festeggiamo il compleanno con qualche giorno di ritardo. Ogni anno della decade è introdotto da un breve filmato che ricorda gli eventi più importanti avvenuti in quello stesso anno, e tra la guerra del Vietnam, il primo sbarco sulla Luna, la morte di Martin Luther King e il rapimento di Aldo Moro, di fatti da narrare che hanno cambiato gli equilibri mondiali ce ne sono molti. I brevi inserti filmati danno molto spazio agli avvenimenti storici avvenuti proprio nel nostro paese che in quegli anni rincorreva il resto del mondo e dell'Europa, come l'ingresso in commercio della FIAT 126, i primi film di Fantozzi e l'avvento della televisione a colori. E ovviamente non possono mancare in questi piccoli racconti gli eventi più importanti della musica rock e dell'hard rock che in quegli anni muoveva i primi passi grazie a gruppi come i Black Sabbath, i Deep Purple e i Led Zeppelin.
Il gruppo si muove sul palco alla perfezione, ogni pezzo lascia il segno ed è incredibile come i cinque sappiano passare dai Beatles ad Emerson, Lake & Palmer e dagli Who alla PFM con una disinvoltura e una naturalezza da veri maestri, e poco dopo l'inizio inizia a serpeggiare la consapevolezza che non siamo davanti solo a cinque ottimi musicisti ma a un vero dream team del rock italico. Ed è ancora più incredibile come Gianba sembra non avere ostacoli vocali confrontandosi con i mostri sacri come Ozzy e Robert Plant. Ed è proprio su Whole Lotta Love, in cui Gianba regala una delle sue performance migliori, che sale sul palco anche il pittore Davide Pini che durante l'esibizione della band completa due tele di arte moderna ispirato dalla musica che sente attorno a sé. Del resto, come dice anche Gianba, l'arte non ha confini e questa sera dalla musica ci spostiamo anche sulla pittura.
La seconda metà dello spettacolo vede una predominanza di pezzi dei Pink Floyd che consentono alla band di sfruttare una strumentazione diversa, con i vari strumenti che usava proprio la band di David Gilmour in pezzi come Comfortably Numb o Shine On You Crazy Diamond. Per questa seconda parte il gruppo diventa un sestetto con l'ingresso della bravissima Irene Ettori in veste di corista e di voce femminile che da sola interpreta il vocalizzo di The Great Gig in the Sky che sarebbe proibitivo per la maggior parti delle cantanti del mondo, ma che lei esegue con una spontaneità indescrivibile.
Il pubblico si scalda particolarmente quando partono le prime note di Bohemian Rhapsody. Riccardo dice che è un esperimento, ma a giudicare dal risultato sembra uno di quelli rodati. Gianba interpreta la parte di Freddie nel migliore dei modi e il pubblico risponde con entusiasmo ogni volta che il nostro vocalist lo invita a fare i cori che abbondano negli oltre sei minuti del pezzo.
Poco prima di mezzanotte Gianba annuncia dal palco che purtroppo lo spettacolo volge al termine. Ed è un concerto in un teatro, dicevamo. Ma la location insolita non impedisce al pubblico di raccogliersi ai piedi del palco per il gran finale in cui anche Gianba imbraccia la chitarra.
In teatro fa un caldo infernale e questa notte di fine inverno offre ben poco refrigerio anche all'aperto. E mentre si viaggia verso casa è d'obbligo cercare un po' di rock anni 70 nell'autoradio perché il concerto è volato e perché questo straordinario combo ha omaggiato i giganti del rock in un modo unico, in un modo a cui forse nemmeno gli autori originali avevano pensato.
Il quintetto è salito sul palco poco dopo le 21 e già da Hush, nella versione dei Deep Purple, si è capito che la qualità della musica sarebbe stata altissima e che la serata sarebbe stata una di quelle in cui il grande rock degli anni d'oro si ferma in un teatro di provincia. Il gruppo è capitanato dal chitarrista Riccardo Bacchi, ottimo chitarrista emiliano e titolare del progetto RavenBlack Project, affiancato da Svi al basso, da Francesco Savazza alle tastiere, da Alessandro Mori alla batteria e dall'eccezionale vocalist Gianbattista Manenti. Gianba, come lui stesso ricorda lo chiama sua mamma quando si arrabbia, domina la scena muovendosi sul palco con l'esperienza dei cantanti più navigati e con una presenza scenica gigantesca. E siamo solo alla prima canzone, wow!
Basta guardarsi dietro per vedere che il teatro è strapieno, sia in platea che in galleria. L'attesa è tanta, ma ci vorrà poco per scoprire che verrà ripagata alla grande. La serata è dedicata al decennio dal 1968 al 1978, che non a caso è proprio l'anno di nascita di Bacchi, di cui stasera festeggiamo il compleanno con qualche giorno di ritardo. Ogni anno della decade è introdotto da un breve filmato che ricorda gli eventi più importanti avvenuti in quello stesso anno, e tra la guerra del Vietnam, il primo sbarco sulla Luna, la morte di Martin Luther King e il rapimento di Aldo Moro, di fatti da narrare che hanno cambiato gli equilibri mondiali ce ne sono molti. I brevi inserti filmati danno molto spazio agli avvenimenti storici avvenuti proprio nel nostro paese che in quegli anni rincorreva il resto del mondo e dell'Europa, come l'ingresso in commercio della FIAT 126, i primi film di Fantozzi e l'avvento della televisione a colori. E ovviamente non possono mancare in questi piccoli racconti gli eventi più importanti della musica rock e dell'hard rock che in quegli anni muoveva i primi passi grazie a gruppi come i Black Sabbath, i Deep Purple e i Led Zeppelin.
Il gruppo si muove sul palco alla perfezione, ogni pezzo lascia il segno ed è incredibile come i cinque sappiano passare dai Beatles ad Emerson, Lake & Palmer e dagli Who alla PFM con una disinvoltura e una naturalezza da veri maestri, e poco dopo l'inizio inizia a serpeggiare la consapevolezza che non siamo davanti solo a cinque ottimi musicisti ma a un vero dream team del rock italico. Ed è ancora più incredibile come Gianba sembra non avere ostacoli vocali confrontandosi con i mostri sacri come Ozzy e Robert Plant. Ed è proprio su Whole Lotta Love, in cui Gianba regala una delle sue performance migliori, che sale sul palco anche il pittore Davide Pini che durante l'esibizione della band completa due tele di arte moderna ispirato dalla musica che sente attorno a sé. Del resto, come dice anche Gianba, l'arte non ha confini e questa sera dalla musica ci spostiamo anche sulla pittura.
La seconda metà dello spettacolo vede una predominanza di pezzi dei Pink Floyd che consentono alla band di sfruttare una strumentazione diversa, con i vari strumenti che usava proprio la band di David Gilmour in pezzi come Comfortably Numb o Shine On You Crazy Diamond. Per questa seconda parte il gruppo diventa un sestetto con l'ingresso della bravissima Irene Ettori in veste di corista e di voce femminile che da sola interpreta il vocalizzo di The Great Gig in the Sky che sarebbe proibitivo per la maggior parti delle cantanti del mondo, ma che lei esegue con una spontaneità indescrivibile.
Il pubblico si scalda particolarmente quando partono le prime note di Bohemian Rhapsody. Riccardo dice che è un esperimento, ma a giudicare dal risultato sembra uno di quelli rodati. Gianba interpreta la parte di Freddie nel migliore dei modi e il pubblico risponde con entusiasmo ogni volta che il nostro vocalist lo invita a fare i cori che abbondano negli oltre sei minuti del pezzo.
Poco prima di mezzanotte Gianba annuncia dal palco che purtroppo lo spettacolo volge al termine. Ed è un concerto in un teatro, dicevamo. Ma la location insolita non impedisce al pubblico di raccogliersi ai piedi del palco per il gran finale in cui anche Gianba imbraccia la chitarra.
In teatro fa un caldo infernale e questa notte di fine inverno offre ben poco refrigerio anche all'aperto. E mentre si viaggia verso casa è d'obbligo cercare un po' di rock anni 70 nell'autoradio perché il concerto è volato e perché questo straordinario combo ha omaggiato i giganti del rock in un modo unico, in un modo a cui forse nemmeno gli autori originali avevano pensato.