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giovedì 11 febbraio 2016

Hei Bao - Hei Bao

Gli Hei Bao (黑豹乐队 in ideogrammi cinesi e spesso chiamati Black Panther nei testi occidentali) sono una delle band di punta della scena rock cinese che negli anni 80 e 90 ha prodotto molte formazioni di rilievo. Il gruppo è stato fondato a Hong Kong nel 1987 dal cantante Dou Wei (che dopo il primo album del gruppo avvierà una carriera solista di successo), dal chitarrista Li Tong, dal batterista Zhao Mingyi, dal bassista Wang Wenjie e dal tastierista Luan Shu e ha pubblicato il proprio primo ed eponimo album nel 1992.

Il disco che porta il nome della band è composto da dieci tracce e si apre con il forte e trascinante brano Wu Di Zi Rong (无地自容) che rimarrà negli anni il pezzo più rappresentativo della produzione della band in cui il suono delle chitarre e il potente cantato di Dou Wei mostrano da subito quali sono le caratteristiche distintive del gruppo. La musica degli Hei Bao si basa infatti su un rock graffiante e di grande presa che resta subito in testa e che non necessita di molti ascolti per venire apprezzato. L'album contiene anche ben cinque brani lenti molto melodici in cui anche il suono delle tastiere esce con prepotenza come Kao Jin Wo (靠近我), Pai Ni Wei Zi Ji Liu Lang (怕你为自己流泪), Bie Qui Zao Ta (别去糟蹋), Take Care e Don't Break My Heart (il titolo delle ultime due è riportato in inglese anche sui dischi originali e cantato nella medesima lingua); in particolare quest'ultima è uno dei pezzi migliori dell'album e grazie alle suo sonorità morbide e patinate ricorda molto le ballad di gruppi angloamericani dello stesso periodo. Non mancano anche due brani di rock più allegro e dalle tonalità più festose come Lian Pu (脸谱) e Yan Guang Li (眼光里), ma i migliori restano quelli più energici come la già citata traccia di apertura, Ti Hui (体会) e Bie Lai Jiu Chan Wo (别来纠缠我) che danno modo al cantante di mostrare la sua notevole estensione vocale.

Gli Hei Bao creano un rock divertente e di facile presa e anche grazie alla varietà dei suoni che la band riesce a creare l'album non stanca mai perché non ci sono due brani che si assomiglino. Il primo disco non ha costituito un'eccezione nella produzione del gruppo che da allora continua a sfornare ottimi album di puro rock divertente e trascinante nonostante i numerosi cambi di formazione. Dow Wei infatti abbandonerà il gruppo subito dopo l'uscita del primo album lasciando dapprima il ruolo al tastierista Luan Shu che pure lascerà la band nel 1994 per essere sostituito da altri vocalist. Gli unici che restano tuttora della formazione originaria sono Li Tong, Zhao Mingyi e Wang Wenji che riescono a distanza di quasi tre decenni a dare continuità al suono del gruppo che nonostante il passare degli anni suona ancora fresco ed energico come agli inizi.

giovedì 9 luglio 2015

Tang Dynasty - A Dream Return to Tang Dynasty

I pechinesi Tang Dynasty sono spesso definiti il primo gruppo metal cinese. Francamente non ci sembra che la musica dei Tang Dynasty sia annoverabile nel metal, siamo più propensi a definirlo hard rock, ma a parte le etichette quello che importa è che la musica della band è decisamente di alto livello ha portato una bella ondata di novità fin dal loro album di esordio intitolato A Dream Return to Tang Dynasty pubblicato nel 1992.

La peculiarità dei Tang Dynasty è che la loro musica fonde elementi dell'hard rock, con forti chitarre di chiara ispirazione NWOBHM, con sonorità tradizionali cinesi suonate con gli strumenti della loro terra. Ne sono ottimi esempi i brani A Dream Return to Tang Dynasty e la ballad The Sun (sulla copertina del CD i titoli dei brani sono riportati in inglese e non in ideogrammi cinesi, almeno nella copia in nostro possesso). In alcuni casi le due componenti musicali sono semplicemente accostate, mentre in altri sono proprio mischiate. Il canto di Ding Wu spazia dalla tradizione del canto cinese all'hard rock di stampo più occidentale fino a lanciarsi in acuti, come nei brani Nine Four e Dream of Doomsday, che effettivamente sono l'unica componente di questo disco che si avvicina all'heavy metal, non raggiunge di certo i livelli di Bruce Dickinson o Rob Halford (a cui comunque si ispira), ma dal punto di vista estetico l'esito è comunque molto bello da ascoltare.

Il disco offre un'ottima varietà di pezzi veloci, in cui il suono delle chitarre si fa più forte, e di ballad, come la già citata The Sun e la suggestiva The Moon Hangs High. Ma la vera perla di questo album è il brano di apertura: il famoso inno socialista Internationale qui riproposto in chiave hard rock che pur mantiene l'impatto sonoro di un inno grazie al canto corale di grande effetto. Tra i brani spicca anche Paradise dalle forti atmosfere AOR per via della melodia più marcata e del trascinante coro che chiude il brano.

Nonostante non siano molto prolifici e a volte fanno passare anni e anni tra una pubblicazione e l'altra i Tang Dynasty sono ancora in piena attività e continuano a sfornare album di buon livello sulla scia dei loro inizi e dimostrando che in ogni zona del mondo esiste buona musica, spesso impreziosita dalla tradizione locale.