Visualizzazione post con etichetta Ace Frehley. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ace Frehley. Mostra tutti i post

mercoledì 24 ottobre 2018

Ace Frehley - Spaceman

Ace Frehley è noto soprattutto per essere il chitarrista storico dei Kiss avendo fatto parte della formazione iniziale della band newyorkese dall'esordio nel 1973 fino all'82 e poi ancora dalla reunion del 1996 al 2002. Ma oltre alla militanza nella band di Paul Stanley e Gene Simmons, Ace Frehley può vantare una ricchissima carriera parallela come solista e come frontman dei Frehley's Comet da lui stesso fondati.

Con il nuovo Spaceman è giunto al suo ottavo album solista e il titolo stesso del disco chiarisce in quale direzione Frehley voglia andare: spaceman era infatti la maschera che indossava nei Kiss e che componeva il quartetto con Starchild (Paul Stanely), Demon (Gene Simmons) e Catman (Peter Criss). Le nove tracce del nuovo album offrono quasi un'ora di puro hard rock che attinge dalle origini musicali dei Kiss che mischia nelle giuste dosi i suoni duri degli anni 70 con quelli patinati e divertenti dell'AOR ottantiano.

Spaceman centra perfettamente il proprio obiettivo regalando nove tracce divertenti, che prendono subito al primo ascolto e che spingono ad alzare il volume per tutta la durata del disco. Come è ovvio e normale aspettarsi tutte le nove tracce sono basate sul suono grintoso della chitarra e sulla voce tonante di Ace. L'album è piuttosto breve, ed è forse questo il suo unico limite, ma proprio per questo non contiene riempitivi, ma solo pezzi di altissimo livello. Se proprio dovessimo scegliere tracce migliori di altre la scelta cadrebbe sulla ruggente traccia di apertura Without You I’m Nothing che vede ospite Gene Simmons in veste di autore e bassista e su Your Wish Is My Command, scritta anch'essa insieme a The Demon.

Il disco contiene anche la cover di I Wanna Go Back dei Billy Satellite che trasforma una melodica ballad in un pezzo potente midtempo che rallenta il ritmo rispetto al resto del disco. L'unico altro pezzo che presenta ritmi più lenti è l'ultimo e strumentale Quantum Flux che sconfina nel soft rock.

Giunti alla fine dell'ascolto di questo portentoso album, che purtroppo ad ogni ascolto sembra finire troppo in fretta, resta solo da constatare che i musicisti della generazione di Ace Frehley sono tra i migliori che il nostro pianeta abbia mai ospitato e che tra i chitarristi più giovani non se ne trova uno che possa competere con questo quasi settantenne. Questo disco convince sotto ogni aspetto, compositivo, musicale e vocale, risultando una delle incisioni migliori di questo 2018 che va a porre un altro memorabile tassello nell'incredibile e immensa galassia musicale nata intorno al quartetto dalle facce dipinte nato a New York nei primi anni 70.

giovedì 2 giugno 2016

Ace Frehley - Origins Vol. 1

Ace Frehley è uno di quei musicisti che non godono della fama e del riconoscimento che meriterebbero perché ha vissuto gran parte della propria carriera all'ombra di mostri sacri quali Paul Stanley e Gene Simmons. Del resto la grandezza dei Kiss, sia nella formazione originale che in tutte le successive, sta proprio nell'avere quattro membri di grande valore in grado di produrre album solisti di livello e pochissime band nella storia del rock, forse solo i Beatles e i Beach Boys, possono vantare lo stesso merito.

Nel 2016, a distanza di due anni dal precedente, Ace Frehely ha pubblicato il suo quinto album solista (settimo, se si includono anche quelli pubblicati con il nome di Frehley's Comet) intitolato Origins Vol. 1. Come suggerisce il titolo stesso si tratta di una raccolta di cover e a prima vista la scelta del repertorio può stupire perché Ace non opta per brani hard rock vicini allo stile dei Kiss ma vira piuttosto verso il classic rock degli anni 60 e 70 spaziando dai Cream ai Thin Lizzy ai Rolling Stones e agli Steppenwolf; nella selezione non potevano mancare tre brani dei Kiss: Parasite, Cold Gin e Rock and Roll Hell (unico brano degli anni 80 dell'intera selezione). I dodici brani sono tutti comunque reinterpretati in chiave hard rock dal suono energico con una prominente presenza delle chitarre suonate dallo stesso Ace e da alcuni degli ospiti come Mike McCready (chitarrista dei Pearl Jam, nella cover di Cold Gin), John 5 (chitarrista tra gli altri di Marilyn Manson e Rob Zombie, che compare in Spanish Castle Magic e Parasite), Slash (in Emerald) e Lita Ford (che affianca Ace sia alla chitarra che alla voce in Wild Thing). In tutti i brani le melodie restano comunque piuttosto simili alle versioni originali nonostante siano notevolmente accelerate.

Tra i pezzi migliori dell'album troviamo Fire and Water, originariamente interpretata dai Free, che vede come ospite al microfono Paul Stanley e la già citata Spanish Castle Magic in cui Ace imita il singolare cantato di Jimi Hendrix. Spicca anche l'unico brano blues del disco, Bring It On Home scritta da Willie Dixon e originariamente interpretata da Sonny Boy Williamson II, che dimostra ancora una volta l'encomiabile eclettismo di Frehley che si sa muovere bene sia come cantante che come chitarrista in stili decisamente diversi.

Nonostante si tratti di un album di cover e non di inediti Ace dimostra di avere la stessa energia e la stessa capacità tecnica del suo esordio del 1974. Vista la sua produttività siamo sicuri che non passeranno molti anni prima che il chitarrista torni in studio a registrare un disco nuovo, ma soprattutto ascoltando questo disco non si può non notare come per sentire del sano hard rock ci si debba affidare alle leggende del passato e che nessuna band nata dopo il 1990 è in grado di competere quanto a forza e capacità con questo sessantacinquenne.