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venerdì 5 febbraio 2021

Sortilège: metal anni 80 da Parigi

I Sortilège, nati a Parigi nel 1981, sono una delle realtà di punta della ricca scena metal francese degli anni 80. Il gruppo, che ha conservato formazione originale per tutta la sua carriera, era composto da Christian Augustin alla voce, Daniel Lapp al basso, Jean-Philippe Dumont alla batteria e Stephane Dumont e Didier Demajean alle chitarre.

L'anno dopo la fondazione, il gruppo aprì i concerti dei Def Leppard in Francia e l'anno seguente realizzò il primo EP che porta il nome del gruppo stesso. Il disco è composto da sole cinque tracce di puro metal anni 80 ispirato agli stilemi della NWOBHM, con sonorità basate su poderosi riff di chitarra e su lirismi vocali, grazie al frontman Christian Augustin che è la vera punta di diamante della band e che si dimostra da subito in grado di eseguire acuti potentissimi. Il disco è contraddistinto da sonorità veloci; tra le cinque tracce spiccano Gladiateur che mostra un maggiore aspetto melodico, e la title track ispirata ad atmosfere horror. L'edizione in CD del disco contiene anche sei bonus track in inglese, di cui tre sono autocover prese da Sortilège e tre dall'album seguente; i brani in inglese rimangono ottimi anche se perdono un po' dell'originalità data dalla lingua francese.

L'anno seguente la band pubblicò il proprio secondo album Métamorphose in cui la band ripropone la stessa formula dell'EP precedente, ma con produzioni migliorate e suono più raffinato. Il disco è composto da nove tracce e per la prima volta troviamo due ballad quali Hymne à La Mort e Délire D'un Fou. Il disco si chiude con l'ottima title track che si apre con un vocalizzo di Augustin accompagnato solo dalla chitarra, prima che entrino gli altri strumenti e la canzone acceleri. L'album è stato inciso anche integralmente il lingua inglese con il titolo di Metamorphosis.

Dopo il successo di Métamorphose, che portò i Sortilège a suonare a a festival metal in Germany, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio e Francia, la band realizzò un secondo LP intitolato Larmes de Héros in cui si allontana parzialmente dal metal per approdare a un hard rock più morbido e patinato e tendente all'hair metal. Il disco è molto più ricco di power ballad, che sono quattro su un totale di nove tracce, e in generale il canto di Augustin e i riff di Dumont si fanno meno aggressivi. Alcuni pezzi, come Le Dernier Des Travaux D'Hercules, mostrano ancora sonorità potenti e affini ai dischi precedenti, ma in generale la presenza di vere power ballad come Mourir Pour Une Princesse indicano una netta virata verso sonorità meno aggressive. Anche in questo caso il disco è stato ristampato in inglese con il titolo di Hero's Tears.

Purtroppo lo scarso successo commerciale portò la band a interrompere l'attività dopo l'uscita del terzo disco e da allora non hanno più prodotto musica nuova. I Sortilège si riunirono nel 2019 per una serie di concerti, alcuni dei quali sono stati rimandati a causa della pandemia da COVID-19, ma all'orizzonte per ora non si vedono nuovi album, né live né da studio.

Purtroppo i Sortilège sono praticamente sconosciuti al di fuori della Francia nonostante la loro musica sia paragonabile per qualità a quella dei mostri sacri del genere americani e britannici. Non resta da sperare che il loro nuovo tour serva a ridare vigore e notorietà al gruppo.

sabato 21 settembre 2019

Pierre Edel - Live in Moscow 2018

The original Italian text is available here.

French vocalist Pierre Edel can't be described as "former competitor of The Voice" anymore, because his musical activity proceeds both live and in studio with deserved success. On September 21, Pierre published on YouTube the video of the concert he held in September 2018 at the Mezzo Forte Club in Moscow, where he entertained the audience with rock and roll classics for over an hour.


The band led by Pierre Edel is composed by Dmitry Ursul on guitar, Kirill Zelepukhin on keyboards, Anton Chuiko on bass, Michael Sorokin on drums and two extraordinary singers such as Anna Solo and Lera Green. The team is backed by the sound engineer Igor Baidikov.

During the concert Pierre Edel performs a selection of historical pieces taken from rock and hard rock music of the 70s and 80s, from Bon Jovi to Deep Purple through Styx and David Lee Roth. The band moves perfectly on stage and in each songs Pierre shows off his unmistakable voice, powerful and able to reach very high notes. In addition to the excellent voice of the leader, the two girls also stand out and they immediately give proof of their abilities in Bad Medicine and reiterate them in Hold the Line in which each of them sings a verse leaving the chorus to Pierre.

The concert sees a predominance of fast tracks, with the only exception of Feels Good to Me by Black Sabbath, in which Pierre proves he can compare with Tony Martin. In the setlist, Pierre adds just one blues song with Joe Bonamassa's The Ballad of John Henry, leaving unaltered its psychedelic taste; thanks to the long instrumental parts the song highlights the excellent skills of all musicians, which Pierre introduces with short interviews mounted inside the video between each song and the next one.

The only new song in the setlist is the powerful Rock 'n' Roll Slave (written by Pierre Edel and Dmitry Ursul), a gritty and vibrant AOR piece in full 80's style that allows Pierre, more than the covers, to show his vocal skills. The singer closes the concert with two very strong Deep Purple tracks such as I Can't Do It Right and Burn (which in an interview he said is one of his favorite songs) that surely leave a lot of energy in the audience and a great memory.

Burn fades with the closing credits of this concert by one of the best rock voices in recent years. And at the end of the vision, this video leaves the certainty that the voice is hot, the shape is dazzling and we just have to wait for the next record of new works by this phenomenal singer.

Pierre Edel - Live in Moscow 2018

Una traduzione in inglese di questo articolo è disponibile qui.

L'etichetta di "ex concorrente di The Voice" inizia ad andare stretta al vocalist francese Pierre Edel la cui attività musicale procede sia dal vivo sia in studio con meritato successo. Il 21 settembre Pierre ha pubblicato su YouTube il video del concerto tenutosi a settembre del 2018 al Mezzo Forte Club di Mosca, dove ha intrattenuto il pubblico con i classici del rock and roll per oltre un'ora.

La band capitanata da Pierre Edel è composta da Dmitry Ursul alla chitarra, Kirill Zelepukhin alle tastiere, Anton Chuiko al basso, Michael Sorokin alla batterie e due coriste straordinarie quali Anna Solo e Lera Green. Il team è coadiuvato dietro le quinte dall'ingegnere del suono Igor Baidikov.


Durante il concerto Pierre Edel esegue una selezione di pezzi storici del rock e dell'hard rock degli anni 70 e 80 spaziando dai Bon Jovi ai Deep Purple passando per gli Styx e David Lee Roth. La band si muove sul palco alla perfezione e in ogni pezzo Pierre dà sfoggio della sua voce inconfondibile, potente e in grado di raggiungere note altissime. Oltre all'ottima voce del leader, spicca anche quella delle due ragazze, che danno subito prova delle loro capacità in Bad Medicine e che le ribadiscono in Hold the Line in cui ciascuna di loro canta una strofa lasciando a Pierre il ritornello.

Il concerto vede una predominanza di brani veloci, con l'unica eccezione di Feels Good to Me dei Black Sabbath, in cui Pierre esce a testa altissima dal confronto con Tony Martin. Nella setlist Pierre aggiunge un solo pezzo blues con The Ballad of John Henry di Joe Bonamassa di cui lascia inalterato il gusto psichedelico e che grazie alle lunghe parti strumentali mette in luce le ottime capacità di tutti i musicisti, che Pierre presenta con brevi interviste montate all'interno del video tra un pezzo e l'altro.

L'unico inedito in scaletta è il potente Rock 'n' Roll Slave (scritta da Pierre Edel e Dmitry Ursul), un grintoso e vibrante pezzo AOR in pieno stile anni 80 che consente più delle cover a Pierre di mettere in mostra le proprie capacità vocali. Il cantante chiude il concerto con due pezzi fortissimi dei Deep Purple quali I Can't Do It Right e Burn (che in un'intervista ci aveva rilevato essere uno dei suoi brani preferiti) che sicuramente lasciano nel pubblico un bel po' di energia e un ottimo ricordo.

Su Burn sfumano i titoli di coda che sanciscono la chiusura di questo concerto di una delle migliori voci del rock degli ultimi anni. E al termine della visione, questo video lascia la certezza che la voce è calda, la forma è smagliante e ora non resta che aspettare il prossimo disco di inediti di questo cantante fenomenale.

lunedì 11 marzo 2019

An interview with Pierre Edel

An Italian translation in available here.

French-Russian singer Pierre Edel is one of the most interesting vocalists on nowadays rock 'n'roll music. To discuss the four times he competed in the talent show The Voice and his most relevant recordings, Pierre accepted our proposal for an interview.

We would like to thank Pierre Edel for his kindness and availability.


125esima Strada: Hi Pierre and thanks for the time you are giving us. Let's talk first about your 2017 album which is on SoundCloud. I know it took you many years to write and record it. What's the story behind this album?

Pierre Edel: The album is a collection of stuff that I wrote between 2006 and 2007, over ten years of songwriting and of course I released much more stuff with different bands but these ones are so special to me I don’t even know if I would play them on stage. Of course I did just a couple of times, there’s a live version of 66Sex in Odessa on YouTube and that’s about it.

66Sex and Chemistry of Love were written in 2006, all the other songs were written a bit later and Return to the City of Love was written in 2017 because I was coming back to live in Paris. I wanted to pick some of the songs I hadn't released, or if I did release them they were not recorded properly, maybe I didn’t have the right vocal technique yet to sing these songs. There were two more songs that were supposed to be rerecorded, one of which was called Leaving the City of Love, which is of course the first part to Return to the City of Love, and the other one was called Rock ‘n’ Roll Smells Funny, and I guess I have some recordings of us playing them as a trio with me on the guitar on rehearsal or the only time the songs were played live.


125esima Strada: Is there any song of the album you like better than the others? If so, why?

Pierre Edel: The song I like most is Return to the City of Love, it works, it’s catchy. If I was to release it on a mainstream label I would simplify it a little bit, chop out some of the prog melodies in between the verses, they don’t really make sense but they are just fun to play for me and fun to listen to. It’s a Frank Zappa thing. One of my best friend, my guitarist, said “You write good songs and then you do anything you can to ruin them.” So I would chop out the stuff that is a little bit too much.


125esima Strada: Let's talk also about your collaboration with Sergey Mavrin. How did you get involved and how did you two work together?

Pierre Edel: When I was a little kid living in France I was living with a nanny, I didn’t really see my parents that much, they were divorced when I was born. So I was living with an old Russian lady I loved so much, she was a like grandmother to me, I went to see her recently in Moscow she’s almost 90 years old now. At some point her grandson, who is Russian of course, had to come over also, I was 7 years old and he was 12 or 13. We lived all together for about 5 or 6 years in Paris and London and this guy was into rock ‘n’ roll music, it was the mid-90s, so he would listen to Scorpions, Nirvana, Metallica, Guns N' Roses, all that kind of stuff. And of course he also listened to Russian music and there was this huge band, the biggest heavy metal band in Russia and in the Soviet Union: Aria. The guitarists for this band during some of their peak albums in the late 80s was a guy called Sergey Mavrin and he’s a guitar virtuoso and he wrote some beautiful songs with the first singer Valery Kipelov. Kipelov today has his own band called Kipelov, a great band also.

Growing up at a certain point I knew I wanted to play rock ‘n’ roll music and I would have never become a musician without my nanny’s grandson, we met a few weeks ago when I was in Moscow and we had a good time, he’s now 36, has a wife and two kids.

So in 2013 I thought “I should just send some emails to my favorite musicians” and I started writing emails to Steve Vai, Yngwie Malmsteen, Michael Schenker, Herman Rarebell from Scorpions, and others. I wrote an email to Sergey Mavrin and he actually replied, and I said “You know what? Let’s make an album.” And that worked for me several times in my life also with a guy called Christophe Godin in France, I did almost the same. I took one of his instrumental songs, recorded my voice over it, sent it to him and said “Let’s play on stage together.” which lead us to Birmingham in England where he introduced me to Tony Iommi.

It worked and we are still friends. Sergey is a very humble person and a great musician.


125esima Strada: What is absolutely striking in your career is that you competed in four editions of The Voice. How come? How did you decide to do something so weird?

Pierre Edel: In 2013 I was in Moscow and I received an email, it was from a headhunter for these big TV shows. Of course people apply, there were tens of thousands of people applying for each season, but there are also headhunters, people who are paid to look out for talents on the internet. We just had our video Black Dog out on YouTube and one of these headhunters for the production society that produces The Voice of France said “We found this video and you should come over to Paris for the auditions.” I didn’t even know what The Voice was because at that point there had been only two seasons in France.

I flew to Paris (I moved zillions of times from Paris to Moscow and from Moscow to Paris in my life). I did the auditions and it worked and it took almost half a year of my life. Then the same thing happened in Russia. They saw me on The Voice of France because there’s a guy who works for both the production of The Voice of France and The Voice of Russia and he recommended me and they invited me to do The Voice of Russia.

And then - believe it or not - exactly the same thing happened with The Voice of Ukraine. Actually many people from The Voice of Russia went to The Voice of Ukraine. It has become quite typical; you also have people who made The Voice of Turkey and then The Voice of Russia or The Voice of Ukraine. I guess there will be more and more people doing at least two editions of The Voice, but as far as I know four editions is unique. But the thing is the more seasons you get, the more people you get and the less incredible it becomes to participate in that show. If you think about it when we only had a couple of seasons, and they show about 60 singers in every season, you would have in a single country about 100 or 150 people who would have been shown on TV, so it was quite unique. Now that we have almost ten season you have over 1.500 people and you don’t have zillions of singers in a single country; so at some point it becomes irrelevant and it doesn’t add anything to your curriculum. But four editions is something that you do because you have to top it.


125esima Strada: On your YouTube channel there's also a cover of The Sky is Crying by Elmore James, what's the role of blues music in your musical background?

Pierre Edel: The guy who taught me the guitar when I was 13 was a big blues fan, he had an electric guitar. When I saw that electric guitar, it was a Yahama Pacifica, that was the moment I knew my life was going to change. He also had an acoustic guitar, a Seagull, but it took me a while to get interested in that, maybe a few months, because I was into the electric guitar at first which is weird because usually people start with an acoustic guitar and then move to the electric.

At some point I was really into Richie Sambora and I wanted to have a twelve-string guitar to be able to play Wanted Dead or Alive by Bon Jovi. It was all about the blues because all the solos I would learn, Steve Lukather, Richie Sambora, Stevie Ray Vaughan, that all lead me to the roots, or some of the roots because I don’t consider rock 'n' roll to have only black blues roots. So I wanted to study that and I started to listen to Willie Dixon, John Lee Hooker, Elmore James, all the kings like Albert King, Freddie King, B.B. King, and Hendrix obviously.

At the same time I really studied the history of music, because when I was a kid I was studying classical music, and I came to understand that black musicians and blues gave a lot to rock 'n' roll but it’s all with white European instruments: the cymbals, the double bass, the piano, the guitar. It’s an amazing marriage between the blues feeling and the classical instruments and also English, Irish and Scottish classical and traditional music which you can find even when you listen to the Beatles. And technology of course, like the electric guitars. So it’s just a mix of so many things that came together in the sixties and gave birth to this beautiful music that is rock 'n' roll.


125esima Strada: Another surprising thing you did is a medley of three songs by Lady Gaga with Michael Sobin. Lady Gaga seems to be so far from your style, so how was this conceived?

Pierre Edel: It is quite far but actually if you check it out we have many videos and tracks in different styles: dubstep, hip hop, ... And this is something I’ve always done. Music is fun and it’s fun to try something else, it doesn’t mean I would completely get into that but I came across so many different genres and styles throughout the 90s and early 2000s. Of course stuff like Limp Bizkit and Red Hot Chili Peppers, and this crossovers between electronic music and rock and so on. I wouldn’t really listen to it, I would just have fun with it.

Michael Sobin is an amazing guitarist, if you check out his channel, he’s a real virtuoso. We met in 2012 because there was a band called Witchcraft in Russia and they were looking for a male singer, he was playing in that band. We did four tracks in that crossover style as the Lady Gaga video: we did Michael Jackson, there’s also a cover of Cry Me a River by Justin Timberlake and The Weeknd’s Can't Feel my Face.

At some point we were asked by a talent show in Russia to come over and present this Justin Timberlake track, so we did it but they didn’t like the fact I had already been a part of The Voice because they had some administration and administrative dilemma with the guys from The Voice.

Sobin is a very good friend of mine and we also wrote a couple of original tracks together, there’s a track called Cannonball which is a quite amusing track, a crossover between dubstep, trap and rap.


125esima Strada: You come from two countries that have a very strong history of hard rock and metal music. Aria and Chorny Kofe for Russia and Trust, H-Bomb and Demon Eyes for France are just the first examples that come to my mind. So, how come you decided to sing in English instead of French or Russian?

Pierre Edel: I really think that rock 'n' roll is supposed to be sung in English. If you sing in Russian it will only work in Russia, if it works; if you sing in French it won’t work anywhere because the French don’t care about metal or rock music. There are little niches, you would always find a couple of thousand people who are into voodoo magic, a couple of thousand people who are on some kind of strange diet, you can find a couple of thousand people who want to have their tongue split. You can always find these minorities. But rock 'n' roll is not at all a trend in France and has never been. You’ll always find one or two artists who made it like Trust, but they made it in the 80s, so it’s a total different story.

I know three guys from Trust: two of the guitarists and the drummer. I’ve been on stage with them and they are really cool people but they are dinosaurs basically. No one cares for rock 'n' roll in France, there are no new rock bands. Metal is a little different, I don’t really care for metal; I used to be a metalhead when I was 16, but I don’t like the whole mythology, I don’t like the leather and spikes, it’s a little cheesy and lacks this sense of humor and the aesthetics you find in hard rock with bands like Deep Purple or Whitesnake. It’s kind of heavy metalish in some points but it’s still hard rock.

Metal lacks the sexiness, I like the sexiness of rock blues. Look at Iron Maiden and their fans, I look at the long hair and the clothes and it smells of perspiration to me. So, you’d find metalheads in France, but not old school rockers unless they are 50 years old, or 150 years old.

It’s more or less the same in Russia. You’ll find more people who are into hard rock in Russia, but it’s irrelevant.

I like to sing in the US, to sing in Great Britain, to sing in New Zealand. Who would listen to me if I was singing in French or Russian?

You could say Rammstein sing in German. Yes, cool. That’s the only band who sing in a different language. Maybe you’ll find one or two more, but Scorpions are German and they sing in English, biggest metal band in France, Gojira, sing in English.

Second, to me English is the language of rock 'n' roll. I love French, I wrote lots of songs in French and I have a SoundCloud with twenty French songs, I read a lot of poetry, I wrote a book in French. I love my native language but rock 'n' roll is meant to be sung in English. If you can’t sing in English, you do your best in your country in Italian, Spanish, Portuguese, but will only be interesting to people in that particular country.


125esima Strada: Who are the musicians or bands that influenced you most during your whole career?

Pierre Edel: Number one league would be Glenn Hughes and David Coverdale. I remember when I was 15 and I was in art school: I went to a park with a friend of mine and he had a little turntable and we played a vinyl by Deep Purple in which of course you have David Coverdale and Glenn Hughes and that was a very strong and emotional moment to me. First of all because it’s so unusual to have two singers in the same band, and it’s also unusual that the two of them would become huge rock stars. Glenn Hughes must have been the only one who had been lead singer for Deep Purple and Black Sabbath and he made some back vocals for Whitesnake. I love his voice, I love his way of everything, his way of moving, his talking, his clothes, his manners. I love his bass playing also.

Best album to me is Burning Japan, 1994. There’s Burn of course, then The Liar and third track is Muscle And Blood which is to me one of the best rock 'n' roll songs of all time. And then You Keep On Moving which he wrote with David Coverdale when he was with Deep Purple of which I made my own version on YouTube. This Time Around which he wrote with John Lord, I have a version of that too on YouTube. It is the finest of the finest of the music that was produced.

Of course I am also a fan of his solo career, his ballads are beautiful, such as Why Don’t You Stay and Lay My Body Down.

And then on the other hand you have David Coverdale and Whitesnake. I’m a huge fan of Whitesnake, I have a Whitesnake tattoo on my forearm, listening to Whitesnake is just one of the most inspiring things for rock musicians. I also like the Steve Vai era, Slip of the Tongue was heavily criticized, but I think it was great, all the songs were written by Adrian Vandenberg except Fool For Your Loving which was a rerecording of a great classic. I love Steve Vai who was one of my greatest influence as a guitarist, one of the greatest albums of all times to me is Sex and Religion by Steve Vai on which you have Devin Townsend singing, T.M. Stevens as bass player and Vinnie Colaiuta on drums.

I’m also a huge fan of Winger, Scorpions, Def Leppard, Frank Zappa, and the list goes on.


125esima Strada: And who are your favorites of today's music scene?

Pierre Edel: I guess the most modern band I would listen to would be Nirvana. Just kidding. I’ve had moments in my life when I was really into a band called Pain of Salvation. I wouldn’t say it’s today’s music scene really but it’s post 2000. And there’s a British band called Threshold, astonishing songwriting, they have a song called Pilot and the Sky of Dreams and I would say this is what Pink Floyd would have made if they were twenty into the 2000s.

Pagan’s Mind is a nice metal band, I said I don’t like the metal lifestyle, but sure I like some of metal music especially if it’s melodic. I have a Manowar tattoo.

That would be all. I don’t really listen to modern music that much.


125esima Strada: What do you think of new technologies, such as Spotify or YouTube, that allow musicians to spread their music all over the world? Are they good or bad for the music industry in your opinion?

Pierre Edel: I’m very lazy with social media and I don’t use them as much as I could and should. I like to be part of this generation that has a smartphone in its hand. I remember the 90s when I used to write letters when I was in some countries and some of my relatives were in other countries. I wasn’t bored at all and I think it was a good thing not having all these devices when I was a kid because it helped me concentrate on piano lessons, languages, sports, reading, drawing, writing. I find it harder to concentrate now than when I was a kid.

It’s a philosophical question and a political question because to say the something is good or bad is a political view of it. I listen to interviews to Steve Lukather, Steven Tyler, Steve Vai, and they always answer this question in a different manner. And the question is “If they were born the 90s or early 2000s would they be recognized for their talent?” I doubt it.

Because the worst thing about Spotify, YouTube and social media is that there’s too much garbage on it: anyone can become a musician, a photographer, a journalist, anything. At some point it becomes ridiculous because you don’t go outside and meet real people in a sports club or a music store. I remember the early 2000s when I found my first bass player in a paper magazine; I bought a magazine in a music store, I was looking for a bass player and I found there one. It was an add with no Spotify or Youtube link, it was 2003, not even a picture. But of course you lose time with that system.

So it’s a hard question to answer. There are good things and bad things about it. But the worst thing about it is that there’s absolutely no quality filter on YouTube, Facebook, Instagram, Spotify. There’s a huge pile of garbage. If you are into modern music and are looking for some quality artists, to find one you have to go through a hundred shitty artists and people who call themselves artists. That’s how I feel about it.

Intervista a Pierre Edel

L'originale in inglese è disponibile qui.

Il cantante franco-russo Pierre Edel è uno delle realtà più interessanti del rock 'n' roll odierno. Per parlare delle quattro edizioni del talent show The Voice a cui ha partecipato e delle sue incisioni più importanti, Pierre ha accettato la nostra proposta di un'intervista.

Ringraziamo Pierre Edel per la sua cortesia e disponibilità.


125esima Strada: Ciao Pierre e grazie per il tempo che ci stai dedicando. Iniziamo a parlare del tuo album del 2017 disponibile su SoundCloud. So che ti ci sono voluti molti anni per scriverlo e registrarlo. Che storia c'è dietro a questo album?

Pierre Edel: L'album è una raccolta di cose che ho scritto tra il 2006 e il 2007, oltre dieci anni di scrittura di canzoni e ovviamente ho pubblicato molta altra roba con altri gruppi ma queste sono molto speciali per me al punto che non so nemmeno se le suonerei dal vivo. Ovviamente l'ho fatto un paio di volte, c'è una versione live di 66Sex registrata ad Odessa su YouTube ma è tutto lì.

66Sex e Chemistry of Love sono state scritte nel 2006, tutte le altre canzoni sono state scritte un po' dopo e Return to the City of Love e stata scritta nel 2017 quando sono tornato a vivere a Parigi. Ho voluto raccogliere qualche canzone che non avevo pubblicato, o se le avevo pubblicate non erano state registrate nel modo giusto, o non avevo ancora la giusta tecnica vocale. C'erano altre due canzoni che avrei dovuto registrare, una delle due si intitola Leaving the City of Love, che è ovviamente la prima parte di Return to the City of Love, e l'altra si intitola Rock ‘n’ Roll Smells Funny, e credo di avere delle registrazioni di noi che la suoniamo in trio con me alla chitarra in prova o nell'unica volta che le abbiamo suonate dal vivo.


125esima Strada: C'è qualche canzone dell'album che preferisci rispetto alle altre? Se sì, perché?

Pierre Edel: La canzone che preferisco è Return to the City of Love, funziona, fa presa. Se dovessi pubblicarla per una grande etichetta la semplificherei un po', toglierei un po' delle melodie prog tra le strofe, non hanno molto senso ma sono divertenti da suonare per me e da ascoltare. E' una cosa nello stile di Frank Zappa. Uno dei miei migliori amici, il mio chitarrista, mi ha detto “Tu scrivi delle belle canzoni e poi fai di tutto per rovinarle.” Quindi taglierei tutte quelle cose che sono un po' esagerate.


125esima Strada: Parliamo della tua collaborazione con Sergey Mavrin. Come sei stato coinvolto e come avete lavorato insieme?

Pierre Edel: Quando ero piccolo e vivevo in Francia, vivevo con una balia, non vedevo spesso i miei genitori, erano divorziati quando nacqui. Quindi vivevo con un'anziana signora russa a cui volevo molto bene, è stata come una nonna per me, recentemente sono andato a trovarla a Mosca adesso ha quasi 90 anni. A un certo punto suo nipote, che ovviamente è russo, venne a vivere con noi, io avevo 7 anni e lui 12 o 13. Vivemmo insieme per 5 o 6 anni a Parigi e Londra e questo ragazzo era appassionato di rock ‘n’ roll, era la metà degli anni 90, quindi ascoltava gli Scorpions, i Nirvana, i Metallica, i Guns N' Roses, e cose di questo tipo. Ovviamente ascoltava anche musica russa e c'era un gruppo famosissimo, il più grande gruppo metal della Russia e dell'Unione Sovietica: gli Aria. Il chitarrista di questo gruppo durante il loro periodo di maggior successo alla fine degli anni 80 era Sergey Mavrin ed è un virtuoso della chitarra e ha scritto canzoni bellissime con il primo cantante Valery Kipelov. Kipelov oggi ha un'altra band che si chiama Kipelov, un'altra ottima band.

Crescendo a un certo punto capii che volevo fare musica rock ‘n’ roll e non sarei mai diventato un musicista se non fosse stato per il nipote della mia balia, ci siamo incontrati qualche settimana fa a Mosca e ci siamo divertiti, oggi ha 36 anni, una moglie e due figli.

Quindi nel 2013 pensai “Dovrei scrivere delle email ai miei musicisti preferiti” e iniziai a mandare email a Steve Vai, Yngwie Malmsteen, Michael Schenker, Herman Rarebell degli Scorpions, e altri. Scrissi un'email a Sergey Mavrin e mi rispose, e gli dissi “Sai una cosa? Potremmo fare un disco insieme.” Questo funzionò per me molte volte nella mia vita anche con un musicista francese che si chiama Christophe Godin, feci più o meno lo stesso. Presi uno dei suoi pezzi strumentali, ci registrai sopra una parte cantata, glielo mandai e gli dissi “Suoniamo insieme dal vivo.” e questo mi portò a Birmingham in Inghilterra dove mi presentò Tony Iommi.

Funzionò e siamo ancora amici. Sergey è una persona molto umile e un ottimo musicista.


125esima Strada: Una cosa davvero sorprendente della tua carriera è che hai partecipato a quattro edizioni di The Voice. Come è successo? Come hai deciso di fare una cosa così strana?

Pierre Edel: Nel 2013 ero a Mosca e ricevetti un email, era di un headhunter per questi grossi show televisivi. Ovviamente c'è gente che si iscrive, c'erano decine di migliaia di persone che si iscrivevano ad ogni edizione, ma ci sono anche gli headhunter, persone pagate per cercare dei talenti su internet. Avevamo appena pubblicato il nostro video di Black Dog su YouTube e uno di questi headhunter della società produttrice di The Voice of France disse “Abbiamo visto il tuo video e dovresti venire a Parigi per le audizioni.” Non sapevo nemmeno cosa fosse The Voice perché fino ad allora ce n'erano state solo due edizioni in Francia.

Andai a Parigi (ho viaggiato da Parigi a Mosca e da Mosca a Parigi un'infinitiva di volte nella mia vita). Feci le audizioni e andò bene e questo prese circa sei mesi della mia vita. Lo stesso mi successe in Russia. Mi videro in televisione a The Voice of France perché c'è una persona che lavora per entrambe le produzioni di The Voice of France e di The Voice of Russia e ha suggerito me e mi hanno invitato a fare The Voice of Russia.

E poi - che ci crediate o no - esattamente lo stesso successe con The Voice of Ukraine. In realtà molte persone da The Voice of Russia passano a The Voice of Ukraine. È diventato quasi normale; ci sono anche persone che hanno fatto The Voice of Turkey e poi The Voice of Russia o The Voice of Ukraine. Credo che ci saranno sempre più persone che faranno almeno due edizioni di The Voice, ma per quanto ne so quattro edizioni è una cosa unica. Ma più edizioni fai, più persone partecipano e diventa meno incredibile partecipare a quello show. Se ci pensi, dopo un paio di edizioni con 60 cantanti in ognuna, in ogni nazione c'erano 100 o 150 cantanti che avevano partecipato, quindi era una cosa peculiare. Adesso che ci sono state quasi dieci edizioni ci sono stati più di 1500 concorrenti e non ci sono miriadi di cantanti in ogni paese; quindi diventa insignificante e non aggiunge nulla al curriculum. Ma quattro edizioni è una cosa che fai per battere il record.


125esima Strada: Sul tuo canale YouTube c'è anche una cover di The Sky is Crying di Elmore James, che ruolo ha la musica blues nella tua formazione?

Pierre Edel: La persona che mi ha insegnato a suonare la chitarra quando avevo 13 anni era un fan della musica blues, aveva una chitarra elettrica. Quando vidi quella chitarra elettrica, era una Yahama Pacifica, fu il momento in cui capii che la mia vita sarebbe cambiata. Aveva anche una chitarra acustica, una Seagull, ma mi ci volle un po' prima di interessarmi anche a quella, qualche mese, perché mi interessava di più la chitarra elettrica che è strano perché di solito si parte con la chitarra acustica per poi andare verso quella elettrica.

A un certo punto mi appassionai a Richie Sambora e volevo una chitarra a dodici corde per poter suonare Wanted Dead or Alive dei Bon Jovi. Era tutto basato sul blues perché gli assoli che imparavo, di Steve Lukather, Richie Sambora, Stevie Ray Vaughan, mi portavano verso le origini, o alcune delle origini visto che non credo che il rock 'n' roll sia basato solo sul blues. Quindi volli studiarlo e iniziai ad ascoltare Willie Dixon, John Lee Hooker, Elmore James, i three kings Albert King, Freddie King, B.B. King, e ovviamente Hendrix.

Al contempo iniziai a studiare la storia della musica, perché da ragazzo studiavo musica classica, e arrivai a capire che i musicisti neri e il blues hanno dato molto al rock 'n' roll anche se è fatto con strumenti della musica bianca europea: i piatti, il contrabbasso, il piano, la chitarra. È un bellissimo connubio tra il feeling del blues e gli strumenti classici e anche la musica classica e tradizionale inglese, scozzese e irlandese che puoi trovare anche se ascolti i Beatles. E ovviamente anche la tecnologia, come le chitarre elettriche. Quindi è una mistura di molte cose che si sono unite negli anni 60 e che hanno dato vita a questa musica bellissima che è il rock 'n' roll.


125esima Strada: Un'altra cosa sorprendente che hai fatto è un medley di tre canzoni di by Lady Gaga con Michael Sobin. Lady Gaga sembra molto distante dal tuo stile, come è nata questa cosa?

Pierre Edel: E' abbastanza distante ma in realtà abbiamo fatto altri video e pezzi di stili differenti: dubstep, hip hop, ... Ed è una cosa che ho sempre fatto. La musica è divertimento ed è divertente provare cose diverse, non significa che mi ci getterei del tutto ma ho sentito molti generi diversi tra gli anni 90 e i primi anni 2000. Ovviamente erano cose tipo Limp Bizkit e Red Hot Chili Peppers, e questo è crossover tra musica elettronica e rock e altro. Non l'ascolterei, ma mi ci voglio solo divertire.

Michael Sobin è un chitarrista eccezionale, se guardi il suo canale, è un vero virtuoso. Ci siamo incontrati nel 2012 perché c'era una band in Russia chiamata Witchcraft e stavano cercando un cantante, lui suonava in quella band. Abbiamo registrato quattro tracce in quello stile crossover come nel video di Lady Gaga: abbiamo fatto Michael Jackson, anche una cover di Cry Me a River di Justin Timberlake e Can't Feel my Face di The Weeknd.

A un certo punto un talent show in Russia ci chiese di andare a presentare la cover di Justin Timberlake, quindi ci andammo ma non apprezzarono il fatto che io avessi già fatto The Voice perché avevano dei dubbi di carattere amministrativo verso chi proveniva da The Voice.

Sobin è un mio caro amico e abbiamo anche scritto un paio di pezzi insieme, ce n'è uno intitolato Cannonball che è abbastanza divertente, un crossover tra dubstep, trap e rap.


125esima Strada: Tu vieni da due nazioni che hanno una tradizione molto forte di musica hard rock e metal. Gli Aria e i Chorny Kofe in Russia e i Trust, gli H-Bomb e i Demon Eyes in Francia sono solo i primi esempi che mi vengono in mente. Quindi perché hai deciso di cantare in inglese e non in russo o francese?

Pierre Edel: Credo che il rock 'n' roll debba essere cantato in inglese. Se canti in russo funzionerà solo in Russia, sempre ammesso che funzioni; se canti in francese non funzionerà da nessuna parte perché ai francesi non interessa la musica rock o metal. Ci sono sempre le piccole nicchie, troverai duecento persone che praticano il voodoo, duecento persone che praticano qualche strana dieta, ci saranno duecento persone che vogliono farsi la lingua biforcuta. Ci saranno sempre queste minoranze. Ma il rock 'n' roll non è per niente seguito in Francia e non lo è mai stato. Troverai sempre un paio di artisti che hanno avuto successo come i Trust, ma lo hanno fatto negli anni 80, che è una storia completamente diversa.

Conosco tre membri dei Trust: due dei chitarristi e il batterista. Ho cantato dal vivo con loro e sono molto simpatici ma fondamentalmente sono dei dinosauri. A nessuno interessa il rock 'n' roll in Francia, non ci sono gruppi rock nuovi. Il metal è diverso, ma a me non interessa molto; sono stato un metallaro quando avevo 16 anni, ma non mi piace la mitologia, non mi piacciono la pelle e i chiodi, mi sembra stucchevole e non ha il senso dell'umorismo e l'estetica di gruppi hard rock come i Deep Purple o i Whitesnake. Hanno influenze metal ma è comunque hard rock.

Il metal non ha sensualità, mi piace la sensualità del rock blues. Guarda gli Iron Maiden e i loro fans, io vedo i capelli lunghi e il loro abbigliamento e per me puzzano di sudore. Quindi, ci sono i metallari in Francia, ma non rockers della old school a meno che non abbiano 50 anni, o 150 anni.

In Russia è più o meno lo stesso. Ci sono persone a cui piace l'hard rock in Russia, ma sono irrilevanti.

A me piace cantare negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Nuova Zelanda. Chi mi ascolterebbe se cantassi in francese o in russo?

Potresti obiettare che i Rammstein cantano in tedesco. Si, vero. Ed è l'unica band che canta in una lingua diversa. Magari ce ne sono ancora un paio, ma gli Scorpions sono tedeschi e cantano in inglese, la più grande metal band francese, i Gojira, cantano in inglese.

In secondo luogo per me l'inglese è la lingua del rock 'n' roll. Amo il francese, ho scritto molte canzoni in francese e ho un canale SoundCloud con venti canzoni in francese, ho letto molte poesie, ho scritto un libro in francese. Amo la mia lingua madre ma il rock 'n' roll deve essere cantato in inglese. Se non sei in grado di cantare in inglese fai del tuo meglio nella tua nazione cantando in italiano, spagnolo, portoghese, ma avrà seguito solo in quella nazione.


125esima Strada: Chi sono i musicisti o i gruppi che ti hanno influenzato di più durante la tua carriera?

Pierre Edel: I primi sono Glenn Hughes e David Coverdale. Ricordo quando avevo 15 anni e andavo alla scuola di arte: sono andato in un parco con un amico e lui aveva un piccolo giradischi con cui abbiamo ascoltato un vinile dei Deep Purple in cui ovviamente c'erano David Coverdale e Glenn Hughes ed è stato un momento forte ed emozionante per me. Anzitutto perché è inusuale avere due cantanti della stessa band, ed è anche inusuale che entrambi poi diventino delle rockstar mondiali. Glenn Hughes credo sia stato il solo che abbia cantato sia nei Deep Purple che nei Black Sabbath e ha cantato anche come corista per i Whitesnake. Adoro la sua voce, adoro il suo modo di fare ogni cosa, come si muove, come parla, come si veste, come si comporta. Adoro anche come suona il basso.

Il mio album preferito è Burning Japan, del 1994. C'è Burn ovviamente, poi The Liar e la terza traccia è Muscle And Blood che secondo me è una delle migliori canzoni rock 'n' roll di ogni tempo. E poi You Keep On Moving che ha scritto con David Coverdale quando cantava nei Deep Purple di cui ho fatto una mia versione su YouTube. This Time Around che ha scritto con John Lord, ho fatto una mia versione su YouTube anche di questa. E' il meglio del meglio della musica che sia mai stata prodotta.

Ovviamente sono anche un fan della sua carriera solista, le sue ballad sono bellissime, come Why Don’t You Stay e Lay My Body Down.

E dall'altra parte ci sono David Coverdale e i Whitesnake. Sono un grandissimo fan dei  Whitesnake, ho un tatuaggio dei Whitesnake sull'avambraccio, ascoltare i Whitesnake è una delle cose di maggiore ispirazione per un musicista rock. Mi piace anche l'era di Steve Vai, Slip of the Tongue fu molto criticato, ma secondo me era ottimo, tutti i pezzi sono stati scritti da Adrian Vandenberg tranne Fool For Your Loving che era una nuova registrazione di un grande classico. Adoro Steve Vai, è stato una delle mie più grandi influenze come chitarrista, uno dei migliori album di ogni tempo secondo me è Sex and Religion di Steve Vai in cui canta Devin Townsend, T.M. Stevens suona il basso e Vinnie Colaiuta suona la batteria.

Sono anche un grande fan dei Winger, degli Scorpions, dei Def Leppard, di Frank Zappa, e la lista continua.


125esima Strada: E chi sono i tuoi preferiti della scena musicale odierna?

Pierre Edel: Direi che il gruppo più recente che ascolto sono i Nirvana. Scherzo. Ho avuto momento della mia vita in cui ascoltavo molto una band chiamata Pain of Salvation. Non direi che è musica odierna ma è dopo il 2000. E c'è un gruppo inglese che si chiama Threshold, scrivono ottimi pezzi, ce n'è uno intitolato Pilot and the Sky of Dreams e direi che è ciò che avrebbero fatto i Pink Floyd se avessero avuto vent'anni nei primi anni 2000.

I Pagan’s Mind sono un buon gruppo metal, ho detto che non mi piace lo stile dei metallari, ma ovviamente un po' di musica metal mi piace, specialmente se è melodica. Ho anche un tatuaggio dei Manowar.

Tutto qua. Non ascolto molta musica moderna.


125esima Strada: Cosa pensi delle nuove tecnologie come Spotify o YouTube, che consentono ai musicisti di diffondere la propria musica in tutto il mondo? Sono positivi o negativi per l'industria musicale secondo te?

Pierre Edel: Sono molto pigro sui social media e non li uso come potrei e dovrei. Mi piace essere parte di questa generazione che ha uno smartphone in mano. Mi ricordo degli anni 90 quando abitavo in una nazione e scrivevo lettere ai miei familiari in qualche altra nazione. Non mi annoiava e credo che sia stato buono non avere avuto quei dispositivi quando ero piccolo perché mi ha aiutato a concentrarmi sulle lezioni di piano, sull'imparare le lingue, sullo sport, sulla lettura, il disegno, la scrittura. Adesso trovo più difficile concentrarmi rispetto a quando ero piccolo.

È una domanda filosofica e politica, perché dire che una cosa è buona o cattiva è averne una visione politica. Ascolto le interviste a Steve Lukather, Steven Tyler, Steve Vai, e hanno sempre una risposta diversa. E la domanda è “Se fossero nati negli anni 90 o 2000 sarebbero stati riconosciuti per il loro talento?” Ne dubito.

Perché la cosa peggiore di Spotify, YouTube e i social media è che c'è troppa pattumiera: chiunque può diventare un musicista, un fotografo, un giornalista, qualunque cosa. A un certo punto diventa ridicolo perché non esci a incontrare persone vere in una società sportiva o un negozio di musica. Mi ricordo nei primi anni 2000 che ho trovato il mio primo bassista in una rivista cartacea; ho comprato una rivista in un negozio di musica, stavo cercando un bassista e ne trovai uno. Era un inserzione senza un link a Spotify o YouTube, era il 2003, non c'era neanche una foto. Ma ovviamente con questo sistema perdi tempo.

Quindi è una domanda difficile a cui dare una risposta. Ci sono aspetti positivi e aspetti negativi. Ma l'aspetto peggiore è che non c'è assolutamente nessun controllo di qualità su YouTube, Facebook, Instagram, Spotify. C'è una montagna di spazzatura. Se ti piace la musica moderna e vuoi cercare qualche artista di qualità, per trovarne uno devi scremare tra cento artisti di merda e gente che si autodefinisce artista. È questa la mia opinione sull'argomento.

sabato 26 gennaio 2019

Pierre Edel: rock 'n' roll tra Parigi e Mosca

Che un cantante di valore partecipi a un talent show è un evento raro, che un cantante fenomenale ne faccia addirittura quattro è un evento unico nella storia. E’ questo il caso del vocalist francese Pierre Edel che ha partecipato a ben quattro edizioni di The Voice (in Francia nei primi mesi del 2014, in Russia nell’autunno dello stesso anno, in Ucraina nel 2016 e in Belgio nel 2018) e le sue interpretazioni di Whole Lotta Love, The House of the Rising Sun (due volte) e Sweet Child o’ Mine alle blind auditions sono tra le più apprezzate della storia di questo format. Nelle sue esibizioni al famoso talent show, Pierre ha dato ampio sfoggio della sua voce potente e della sua estensione e anche di una buona ecletticità, sapendo interpretare classici del rock, ma anche muovendosi bene in terreni più pop interpretando Bennie and the Jets di Elton John o Gimme! Gimme! Gimme! degli ABBA.


Pierre Edel è nato a Parigi nel 1987 da padre francese e madre russa e ha vissuto tra Parigi, Mosca, Londra, India e Ucraina e il contesto multiculturale in cui è vissuto influenza notevolmente la sua produzione musicale. Inoltre Pierre parla russo e francese madrelingua e questo spiega le sue connessioni con il mondo russo.

L’attività discografica di Pierre Edel ha preso le mosse ben prima della sua partecipazione a The Voice, quando nel 2013 realizzò una cover di Love Child dei Deep Purple, stampata al tempo anche su CD single. L’anno dopo Pierre Edel formò un duo con il chitarrista russo Sergey Mavrin dal nome Show Time e questa inedita accoppiata realizzò un EP dal titolo Press Your Fucking Delete Key dai suoni smaccatamente crossover, con basi vicine al metal e con Pierre alterna il canto al rap.

La collaborazione tra i due è continuata e nel 2015 quando incisero una cover di Geroy Asfalta (Герой асфальта) degli Aria, dall’album omonimo del 1987, di cui lasciano inalterata la melodia senza rinunciare a rendere più moderne le sonorità dal metal classico originale. In questa prova Pierre regge benissimo il confronto Valery Kipelov, pur avendo una voce notevolmente più acuta e molto diversa dal vocalist degli Aria. Per l’occasione il brano è stato inciso anche in francese con il titolo di Le Héros de l'Asphalte e con il testo tradotto dallo stesso Pierre. Nello stesso anno Pierre ha prestato la voce cantando in sanscrito nel brano Govinda nell’album Neotvratimoye (Неотвратимое) dei Mavrin, band fondata proprio da Sergey Mavrin.

Due anni dopo Pierre ha inciso il proprio primo album solista disponibile interamente su Soundcloud, in cui oltre a cantare con il suo timbro inconfondibile suona la chitarra, il basso e anche la tastiera in alcuni pezzi. Lo stile musicale di questo album è chiaramente ispirato ai modelli classici del rock degli anni 70 e degli anni 80 e il punto di forza di queste incisioni risiede sicuramente nelle notevoli capacità canore di Pierre, visto che il vocalist fa ampio sfoggio di acuti e di vibrato, che sono le doti migliori già messe in luce a The Voice e nelle sue produzioni precedenti.

Il disco parte alla grande con Ruins of Love il cui grintoso riff di chitarra è ispirato ai fondatori dell’hard rock come i Deep Purple o i Black Sabbath; le stesse atmosfere settantiane si trovano anche in Shower of Tears. Le influenze sulla musica di Pierre Edel non si esauriscono agli anni 70, visto che nell’album si trovano anche sonorità ottantiane e marcatamente AOR come in Snakewheel Ambustion e Return to the City of Love, dove la città dell’amore del titolo è ovviamente Parigi. Tra i pezzi dal sapore anni 80 si trova anche Chemistry of Love che di distingue per l’intro acustico dalle suggestioni caraibiche. Nell’album non manca una spruzzata di funk, con 66Sex, e nemmeno qualche momento più d’atmosfera con le power ballad Electric Bridge e Breaking Chains che chiude il disco.


Sul canale YouTube di Pierre Edel si possono trovare le versioni acustiche di Electric Bridge, Chemistry of Love oltre a un pezzo inedito intitolato Tu M’as Tout Dit, una ballad in cui troviamo il vocalist cantare in francese, dando così un tocco di originalità a questo pezzo dai ritmi lenti.

Nonostante sia poco noto al di fuori del mondo francofono e russofono, se non per le performance a The Voice, Pierre Edel è una delle realtà più interessanti del rock contemporaneo grazie a una voce singolare e molto versatile, e anche alla sua capacità compositiva riscontrabile nei suoi pezzi originali. Non resta che sperare che il grande pubblico si accorga di questo enorme talento e magari il mezzo per farsi conoscere potrebbe essere quello di allungare la lista dei talent show a cui ha partecipato.

lunedì 19 febbraio 2018

Demon Eyes - Rites Of Chaos

Rites Of Chaos del 1984 è il primo album dei parigini Demon Eyes, band formata da Thierry Masson e Philippe Chastagnol alle chitarre, Philippe Masson alla voce, Remy Bertelle al basso e Bob Snake alla batteria. Quest'ultimo negli stessi anni militava anche in un'altra band francese, i ben più noti Sortilège che realizzarono il loro primo LP nello stesso anno in cui uscì Rites Of Chaos. Questo album segue di un anno la realizzazione di un demo nel 1983 che si intitola con il nome stesso del gruppo ed è composto da otto tracce di sano metal diretto, sanguigno e con pochi fronzoli.

La musica dei Demon Eyes è chiaramente ispirata ai mostri sacri della NWOBHM degli anni 80, ricca di riff e assoli di chitarra graffianti a cui si somma la potente voce del cantante che si lancia spesso in scream e acuti. Inoltre, il canto in francese aggiunge un tocco di originalità rispetto alle sonorità tipiche degli altri gruppi della stessa decade. Gli otto pezzi sono tutti energici e veloci e compongono un album divertente, in cui non ci sono momenti di noia, che intrattiene senza sosta.

La versione in vinile dell'album riporta sul retro di copertina i titoli dei pezzi in inglese, con tra parentesi il titolo in francese. Tra i brani migliori troviamo sicuramente la veloce L'orgie Des Damnés, che tende verso lo speed metal, la più melodica L'Invincible Force De La Mort e la grintosa Les Deux Maudites.

La versione in CD dell'album è notevolmente più lunga e contiene quindici tracce, i cui titoli sono scritti sul retro in francese; oltre alle otto originale contiene infatti tre brani dal demo Demon Eyes, tre b-side e due incisioni dal vivo.

L'unico difetto che si può trovare a questo album è che effettivamente il suono è poco pulito e molto grezzo, anche il cantato di Philippe Masson, per quantio potente, è piuttosto ruspante. Nell'album successivo, Garde à Vue del 1987, la band proporrà infatti un suono altrettanto duro e diretto ma più pulito e patinato, sia nelle basi sia nel canto. I Demon Eyes registreranno un terzo album nel 1990 intitolato Out Of Control, con un vocalist diverso, e cantato in inglese, che prosegue sulla strada del precedente, con un metal sempre più pulito senza rinunciare all'impatto sonoro dei pezzi.

Purtroppo la carriera dei Demon Eyes durò solo pochi anni, ma i loro tre album sono altrettanti capolavori del metal francese e della musica degli anni 80 in generale. Per quanto siano poco noti al di fuori dei confini nazionali, i Demon Eyes restano per noi una piccola perla da riscoprire.

giovedì 12 maggio 2016

H-Bomb - Attaque

La carriera dei parigini H-Bomb è stata molto breve essendo il gruppo rimasto in attività per soli quattro anni dal 1982 al 1986. La loro prima produzione in studio risale al 1983 con il celebre EP Coup de Metal a cui è seguito nel 1984 l'unico album intero della band intitolato Attaque; nel 1986 il gruppo pubblicò anche due lavori in lingua inglese: il singolo Stop the Lights e l'EP To Feel is Pain entrambi inseriti come bonus track nella ristampa in CD di Coup de Metal del 1998.

Il loro lavoro più importante resta quindi il primo e unico LP che è caratterizzato da sonorità metal classiche che attingono dai modelli musicali della NWOBHM e che tendono a tratti verso lo speed metal, ispirandosi ai giganti dell'hard rock e del metal come i Judas Priest o i Saxon. Già dalla prima traccia Attaque/Exterminateurs carica di energia il gruppo dà prova di quale vuole essere il suo suono distintivo ricco di riff di chitarra e velocità elevata. Il cantante Didier Izard si cimenta fin dall'inizio del disco in scream e acuti che mostrano subito la sua notevole estensione imitando in parte lo stile dei mostri sacri del genere come di Rob Halford o Bruce Dickinson.

E' difficile individuare brani migliori di altri perché tutte le tracce del disco sono notevoli e di alto livello e se c'è una critica che può essere mossa ad Attaque è proprio quella di non offrire una grande varietà di suoni perché il disco è composto da dieci tracce veloci ed energiche e non ci sono brani melodici né ballad. Spiccano comunque Substance Mort che è il pezzo più speed metal del disco, Crache et Crève che inizia con un potente riff di chitarra per poi sfociare in un brano metal piuttosto classico e Fou Sanguinaire grazie al potente ritornello in cui Izard dà la miglior prova delle sue doti vocali per potenza ed estensione.

Nonostante questo disco sia un ottimo pezzo di puro metal è poco conosciuto così come gli H-Bomb non godono della fama che meritano perché spesso messi in ombra da gruppi più rappresentativi della scena metal francese come Blasphemie, ADX e Sacrilege. Ma nonostante la scarsa notorietà gli H-Bomb reggono benissimo il confronto con i loro colleghi più noti e la brevità della loro carriera ha fatto sì che non conoscessero cali di qualità nelle loro produzioni, tra le quali il loro primo e unico album è una perla da riscoprire.

giovedì 21 aprile 2016

Trust - Répression

I parigini Trust vengono spesso definiti dalla critica e dalla stampa come la versione francese e più leggera degli AC/DC e nonostante la diversità linguistica imponga necessariamente una differenza anche nei suoni e nel cantato è effettivamente vero che l'hard rock veloce e divertente dei Trust non è molto lontano da quello dei più noti angloaustraliani. L'album migliore e più famoso della band è sicuramente il loro secondo intitolato Répression uscito nel 1980 ad un solo anno di distanza dal primo che porta il nome stesso della band. Il disco fu pubblicato poco dopo la morte del primo cantante degli AC/DC Bon Scott e infatti è dedicato proprio a lui, del resto il legame tra Scott e il cantante dei Trust Bernard Bonvoisin, detto Bernie, era molto stretto per via dell'amicizia che li legava e non solo. I Trust infatti nel loro primo album avevano inciso una cover del brano Ride On degli AC/DC ed esiste anche una registrazione live del pezzo che vede Bernie duettare con Scott, la registrazione è stata poi pubblicata nel bootleg Bon Scott Forever Volume 1. E nel loro album live Répression dans l'Hexagone i Trust eseguirono anche Live Wire e Problem Child sempre del gruppo angloaustraliano.

Répression è un disco di rock travolgente che volge verso il punk sia nelle sonorità che nelle tematiche trattate. E' composto da dieci tracce da cui emerge che nonostante le somiglianze i Trust offrono suoni diversi che non si trovano in nessun album degli AC/DC. Tutti i brani sono ovviamente veloci i incalzanti e come nel caso degli AC/DC non ci sono ballad né midtempo, ciò nonostante la varietà di suoni è nettamente superiore con un brano dalle tonalità smaccatamente rock and roll come Fatalité e anche uno i cui riff di chitarra tendono al blues intitolato Saumur. tra i brani migliori troviamo anche le energiche Antisocial, Passe e Les Sects con quest'ultima che vira decisamente verso lo speed metal.

Nello stesso anno il disco è stato ripubblicato con il medesimo titolo e cantato in inglese, rinunciando alla propria lingua di origine la musica dei Trust perde un po' di originalità ma ha guadagnato in diffusione visto che di due dei pezzi cantati in inglese sono state realizzate altrettante cover dagli Anthrax che nel loro album State of Euforia del 1988 hanno riproposto Antisocial e nell'EP Penikufesin del 1989 hanno inciso anche Sects (versione inglese della già citata Les Sects).

I Trust sono tra i più famosi gruppi rock tra quelli non anglofoni e nonostante la loro notorietà sia ancora ben lontana da quella delle band angloamericane la qualità della loro musica non ha nulla da invidiare a quella dei gruppi più famosi, purtroppo la loro carriera è durata troppo poco ma restano autori di grandi capolavori del rock, proprio come Répression.