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venerdì 25 febbraio 2022
Rhapsody of Fire - Glory For Salvation
A tre anni da The Eighth Mountain tornano i Rhapsody of Fire per il secondo album con la rinnovata formazione che vede Giacomo Voli, fresco vincitore di All Together Now su Canale 5, alla voce e Alessandro Sala al basso; la band si arricchisce anche della new entry Paolo Marchesich alla batteria in sostituzione di Manu Lotter che era entrato nei Rhapsody nel 2016 in concomitanza con Voli. Il nuovo album, pubblicato alla fine del 2021, si intitola Glory For Salvation ed è composto di tredici tracce che ripropongono la formula vincente del gruppo il cui suono basa la propria forza sulle melodie composte da Roberto De Micheli e Alex Staropoli, dalla voce e dalla forza interpretativa di Voli e dai potenti cori che spesso lo accompagnano con seconde voci e controcanti. Il disco è il secondo capitolo della Nephilim Empire Saga che narra di creature nate dalla mescolanza tra uomini e angeli che hanno poteri speciali tra cui quello di riportare in vita i defunti, il protagonista della storia in questo capitolo dovrà superare una serie di sfide per tornare alla vita sulla Terra.
Rispetto all'album precedente il suono di Glory For Salvation è generalmente più patinato e di più facile impatto sull'ascoltatore come confermato dal fatto che il disco parte subito con un pezzo potente e accattivante, intitolato Son of Vengeance, rinunciando alle intro che hanno sempre caratterizzato gli album dei Rhapsody of Fire da Legendary Tales del 1997. Inoltre rispetto al passato i cori hanno un ruolo più importante, tanto che le formazioni corali che partecipano al disco sono due: uno definito epic choir e uno operistico, con Giacomo Voli a rinforzare le fila di entrambi.
Come tutti gli album della band anche la loro nuova opera è un concept album che deve essere ascoltato nella sua interezza, si notano in ogni caso momenti che spiccano rispetto al resto come Abyss Of Pain II, che segue Abyss Of Pain che faceva da intro in The Eighth Mountain, brano epico di quasi undici minuti in cui si trova una sorta di compendio della musica dei Rhapsody of Fire con cori potenti, sonorità epiche e divagazioni canore di Giacomo che si lancia in un growl e che canta parte del pezzo anche in italiano. Subito dopo si trova un'altra traccia di spicco con Infinitae Gloriae cantata da Giacomo in inglese, latino e italiano. Gli esperimenti locali non finiscono qui, Giacomo si cimenta infatti in un breve growl anche in Chains of Destiny (uno dei brani più incalzanti del disco che compare come bonus track in giapponese nell'edizione stampata in Giappone del CD) mostrando così in questo album un lato finora inedito delle sue capacità canore. Tra i brani migliori si trova anche la bellissima Terial the Hawk, aperta dall'intro Eternal Snow, che grazie ai flauti suonati da Manuel Staropoli e le uilleann pipes di Giovanni Davoli evoca atmosfere folk e nordiche che ricordano le incisioni più recenti dei Nightwish.
Il disco contiene un'unica ballad intitolata Magic Signs le cui atmosfere magniloquenti si estendono per tre brani perché, oltre alla versione principale, è cantata anche in italiano e in spagnolo con i titoli Un'Ode per l'Eroe e La Esencia de un Rey.
L'ascolto di Glory for Salvation scorre via senza intoppi, perché l'album non contiene momenti deboli e si lascia apprezzare dall'inizio alla fine, al punto che arrivati al termine dell'ultima traccia si ha subito voglia di premere di nuovo play per cogliere nuovi aspetti di questa composizione. Questo nuovo album, il tredicesimo, mostra la band in grande forma e all'apice della sua creatività e che trova sempre nuova freschezza compositiva grazie anche ai nuovi elementi che portano il proprio contributo. Non resta che sperare che dopo due anni di pandemia la band riesca finalmente a portare presto dal vivo la loro ultima fatica in studio, perché il suono potente di questo nuovo album sarà sicuramente detonante anche sul palco.
martedì 9 novembre 2021
Jerry Cantrell - Brighten
Nel 2021 il chitarrista e voce principale degli Alice in Chains (dalla scomparsa di Layne Staley) Jerry Cantrell ha realizzato il proprio terzo album solista a diciannove anni di distanza dal precedente Degradation Trip Volumes, a cui è seguita la reunion della band e la contestuale interruzione della carriera solista di Cantrell. Il nuovo album si intitola Brighten ed è composto da nove pezzi dalle sonorità sorprendenti, perché Cantrell si allontana dal grunge per approdare a una mescolanza di country, blues e southern rock ricchi di contaminazioni di alternative rock.
Il disco parte con Atone che, insieme a Had to Know, è l'unica che mantiene qualche legame con il passato. Per il resto l'album vede una preponderanza di ballad e di pezzi melodici tra cui spiccano Prism of Doubt e Black Hearts and Evil Done che sono i due brani in cui l'impronta country è più netta, in particolare il secondo dei due brani è impreziosito da un coro di voci femminili sull'ultimo ritornello. Tra i brani migliori, oltre alla già citata Atone, troviamo anche il midtempo dalla venature alternative rock Dismembered e la speranzosa e ottimista title track di cui è stato anche realizzato un video. Chiude il disco una cover di Goodbye di Elton John del 1971 dall'album Madman Across the Water; non si tratta della prima collaborazione tra Elton John e Cantrell perché gli Alice in Chains avevano collaborato con il leggendario musicista britannico già nella title track di Black Gives Way to Blue in cui Elton John suonava il piano.
Il nuovo album di Jerry Cantrell è ottimo sotto tutti i punti di vista con un misto di pezzi orecchiabili che non rinunciano alle atmosfere grezze e dirette degli inizi. In realtà l'unico difetto di questo album è che è troppo corto, perché le nove tracce volano via in un baleno e lasciano la voglia di ascoltarne altre. Questi nove brani sono altrettante gemme con cui Jerry Cantrell si conferma uno dei migliori e più iconici musicisti della sua generazione, non resta quindi che aspettare che il seguito di Rainier Fog degli Alice in Chains del 2018 non si faccia attendere troppo a lungo.
sabato 25 settembre 2021
The Notorius B.I.G. - Il cielo è il limite, la graphic novel sulla vita di Notorious B.I.G.
È uscita ad agosto del 2021 la graphic novel The Notorious B.I.G. - Il cielo è il limite di Antonio Solinas (autore dei testi) e Paolo Gallina (autore dei disegni) sulla vita di Christopher Wallace, meglio noto come Notorious B.I.G. Il racconto dei due autori parte dalle origini povere del protagonista e dai problemi con lo spaccio di droga fino al successo e alla morte nel traffico di Los Angeles.
Il racconto dei due autori è coinvolgente e vibrante, tanto che sfogliando le pagine del libro sembra proprio di trovarsi tra le strade di New York e di Los Angeles in cui si svolgono le scene narrate: dapprima in mezzo alla povertà e allo spaccio, e poi nella ricchezza più sfrenata dello showbiz. Questo strano cocktail di atmosfere opposte emerge in tutta la sua crudezza, così come emergono le fragilità e le contraddizioni del protagonista nelle sue relazioni con Jan, la madre della sua unica figlia T'yanna, con Faith Evans e con la rapper Lil' Kim, che ha in seguito dichiarato di aver abortito un figlio di Notorious. Come è ovvio, gran parte del volume è dedicata al conflittuale rapporto di Biggie con l'amico, e poi acerrimo nemico, Tupac Shakur fino alla tragica morte di quest'ultimo.
Il libro funziona bene anche dal punto di vista informativo, fornendo un ottimo compendio della vita di uno dei rapper più influenti della storia e narra la sua storia musicale dai primi mixtape fino al successo dei due album realizzati in vita.
La graphic novel su Notorious B.I.G. arriva cinque anni dopo Tupac Shakur. Solo Dio può giudicarmi degli stessi autori e dedicato alla vita di Tupac, purtroppo il volume è ormai introvabile. Non resta quindi che godersi questo ottimo libro, che offre un preciso e dettagliato spaccato della vita gloriosa e tragica di una figura unica in cui lascito musicale perdura a quasi tre decenni di distanza.
Il racconto dei due autori è coinvolgente e vibrante, tanto che sfogliando le pagine del libro sembra proprio di trovarsi tra le strade di New York e di Los Angeles in cui si svolgono le scene narrate: dapprima in mezzo alla povertà e allo spaccio, e poi nella ricchezza più sfrenata dello showbiz. Questo strano cocktail di atmosfere opposte emerge in tutta la sua crudezza, così come emergono le fragilità e le contraddizioni del protagonista nelle sue relazioni con Jan, la madre della sua unica figlia T'yanna, con Faith Evans e con la rapper Lil' Kim, che ha in seguito dichiarato di aver abortito un figlio di Notorious. Come è ovvio, gran parte del volume è dedicata al conflittuale rapporto di Biggie con l'amico, e poi acerrimo nemico, Tupac Shakur fino alla tragica morte di quest'ultimo.
Il libro funziona bene anche dal punto di vista informativo, fornendo un ottimo compendio della vita di uno dei rapper più influenti della storia e narra la sua storia musicale dai primi mixtape fino al successo dei due album realizzati in vita.
La graphic novel su Notorious B.I.G. arriva cinque anni dopo Tupac Shakur. Solo Dio può giudicarmi degli stessi autori e dedicato alla vita di Tupac, purtroppo il volume è ormai introvabile. Non resta quindi che godersi questo ottimo libro, che offre un preciso e dettagliato spaccato della vita gloriosa e tragica di una figura unica in cui lascito musicale perdura a quasi tre decenni di distanza.
mercoledì 4 agosto 2021
An interview with Chez Kane
An Italian translation is available here.
British rock singer Chez Kane published her debut solo album this year produced by Italian label Frontiers Records. To talk about her 80s inspired record, Chez accepted our proposal for an interview that we are today offering our readers.
We would like to thank Chez Kane for this interview.
125esima Strada: Hello Chez and first of all thanks for your time. Let's start from your debut album, where does your love for 80s inspired music come from?
Chez Kane: Hey, no problem and thank you also! My love for 80s inspired music all began when I was around thirteen years old. I heard Def Leppard’s Pour Some Sugar On Me playing on the radio and instantly fell in love! My parents then bought me their album and you could say the rest is history. Haha.
125esima Strada: How were these songs born? What's the story behind them?
Chez Kane: The songs on my debut album were all written by the lovely Danny Rexon, frontman of the band Crazy Lixx. He is an incredible song writer and I feel so fortunate to have been able to work with such a talented guy to launch my solo career. I am so in love with this style of music and he has done such a great job in bringing that late 80s feel in to my album but with a fresh approach.
125esima Strada: I like Defender of The Heart because it's more melodic than the other songs and because the text is also quite peculiar. What is the story of this song?
Chez Kane: I can’t really answer what the story is behind the songs on the album as I am not the writer, we would need to ask Danny, but I totally agree with what you have said in the question, it is the more melodic song of the album and a very powerful song with great sentiment.
125esima Strada: Who are your favorites of the 80s scene that inspired you most?
Chez Kane: It started with Def Leppard, then I discovered Pat Benatar and Robin Beck and I always remember being blown away and thinking that they were so awesome, they looked so cool and I was instantly inspired!
125esima Strada: Let's talk about your YouTube channel also. You have a lot of covers, most of which are power ballads such as Alone by Heart or Forever by Kiss; which one is your favorite of all those songs and why?
Chez Kane: That is a tough question because I started my YouTube channel for the love of singing songs that I love to sing so I genuinely love every song that I have covered for my channel.
Just off the top of my head… Edge of a Broken Heart by Vixen was a really fun song to sing but like I said, I love all of them. Hehe!
125esima Strada: What I think is surprising is that you have a lot of ballads on your channel, but none on your solo album. How come? Isn't this a weird choice, especially for an AOR album?
Chez Kane: I don’t think it’s a weird choice, we did discuss whether the album needed a ballad but Danny and I both agreed that it wasn’t missing when we played the album through as Defender of the Heart was strongly standing alone as the closest to a ballad.
I’m sure a ballad will be on its way at some point in the near future, this is just the beginning!
125esima Strada: You are also one of the front-women of a band called Kane'd, in which the two other singers are your two sisters. The sound of Kane'd is very different from your solo recordings, much more hard rock oriented. Are these the two sides of your musical personality?
Chez Kane: Oh yes, 100%. I love lots of different styles of rock music. It all started with 80s inspired rock and I will always have a major soft spot for it, but I have also gone on to love lots of genres of rock and that definitely shows in the writing of the Kane’d songs.
125esima Strada: What do you plan for your future? More solo albums? More Kane'd? More of both?
I would like more of both and I’m sure there will be!
Chez Kane: I am currently very busy putting the show together for the upcoming solo gigs and I have a few things going on behind the scenes that I can’t discuss right now but for anyone reading this, please stay connected with me on my social media platforms for any future updates.
125esima Strada: Many thanks for your time again, it's been a privilege talking to you.
Chez Kane: Thank you for the chat, it’s been a pleasure!
British rock singer Chez Kane published her debut solo album this year produced by Italian label Frontiers Records. To talk about her 80s inspired record, Chez accepted our proposal for an interview that we are today offering our readers.
We would like to thank Chez Kane for this interview.
125esima Strada: Hello Chez and first of all thanks for your time. Let's start from your debut album, where does your love for 80s inspired music come from?
Chez Kane: Hey, no problem and thank you also! My love for 80s inspired music all began when I was around thirteen years old. I heard Def Leppard’s Pour Some Sugar On Me playing on the radio and instantly fell in love! My parents then bought me their album and you could say the rest is history. Haha.
125esima Strada: How were these songs born? What's the story behind them?
Chez Kane: The songs on my debut album were all written by the lovely Danny Rexon, frontman of the band Crazy Lixx. He is an incredible song writer and I feel so fortunate to have been able to work with such a talented guy to launch my solo career. I am so in love with this style of music and he has done such a great job in bringing that late 80s feel in to my album but with a fresh approach.
125esima Strada: I like Defender of The Heart because it's more melodic than the other songs and because the text is also quite peculiar. What is the story of this song?
Chez Kane: I can’t really answer what the story is behind the songs on the album as I am not the writer, we would need to ask Danny, but I totally agree with what you have said in the question, it is the more melodic song of the album and a very powerful song with great sentiment.
125esima Strada: Who are your favorites of the 80s scene that inspired you most?
Chez Kane: It started with Def Leppard, then I discovered Pat Benatar and Robin Beck and I always remember being blown away and thinking that they were so awesome, they looked so cool and I was instantly inspired!
125esima Strada: Let's talk about your YouTube channel also. You have a lot of covers, most of which are power ballads such as Alone by Heart or Forever by Kiss; which one is your favorite of all those songs and why?
Chez Kane: That is a tough question because I started my YouTube channel for the love of singing songs that I love to sing so I genuinely love every song that I have covered for my channel.
Just off the top of my head… Edge of a Broken Heart by Vixen was a really fun song to sing but like I said, I love all of them. Hehe!
125esima Strada: What I think is surprising is that you have a lot of ballads on your channel, but none on your solo album. How come? Isn't this a weird choice, especially for an AOR album?
Chez Kane: I don’t think it’s a weird choice, we did discuss whether the album needed a ballad but Danny and I both agreed that it wasn’t missing when we played the album through as Defender of the Heart was strongly standing alone as the closest to a ballad.
I’m sure a ballad will be on its way at some point in the near future, this is just the beginning!
125esima Strada: You are also one of the front-women of a band called Kane'd, in which the two other singers are your two sisters. The sound of Kane'd is very different from your solo recordings, much more hard rock oriented. Are these the two sides of your musical personality?
Chez Kane: Oh yes, 100%. I love lots of different styles of rock music. It all started with 80s inspired rock and I will always have a major soft spot for it, but I have also gone on to love lots of genres of rock and that definitely shows in the writing of the Kane’d songs.
125esima Strada: What do you plan for your future? More solo albums? More Kane'd? More of both?
I would like more of both and I’m sure there will be!
Chez Kane: I am currently very busy putting the show together for the upcoming solo gigs and I have a few things going on behind the scenes that I can’t discuss right now but for anyone reading this, please stay connected with me on my social media platforms for any future updates.
125esima Strada: Many thanks for your time again, it's been a privilege talking to you.
Chez Kane: Thank you for the chat, it’s been a pleasure!
Intervista a Chez Kane
L'originale in inglese è disponibile qui.
La cantante rock britannica Chez Kane ha pubblicato il suo album di esordio quest'anno con l'etichetta italiana Frontiers Records. Per parlare del suo album ispirato alla musica anni 80, Chez ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo oggi ai nostri lettori.
Ringraziamo Chez Kane per averci concesso questa intervista.
125esima Strada: Ciao Chez e anzitutto grazie del tempo che ci stai dedicando. Iniziamo dal tuo album di debutto, da dove viene il tuo amore per la musica ispirata agli anni 80?
Chez Kane: Ciao, di nulla e grazie a te! Il mio amore per la musica ispirata agli anni 80 è iniziato quando avevo circa tredici anni. Ho sentito Pour Some Sugar On Me dei Def Leppard alla radio e mi sono subito innamorata! I miei genitori a quel punto mi hanno comprato l’album e il resto è storia. Ahaha.
125esima Strada: Come sono nate queste canzoni? Che storia c’è dietro?
Chez Kane: Le canzoni del mio primo album sono state scritte dall’ottimo Danny Rexon, frontman dei Crazy Lixx. È un bravissimo autore e mi sento fortunata ad aver potuto lavorare con un uomo di tale talento per lanciare la mia carriera solista. Adoro questo stile musicale e ha fatto un ottimo lavoro nel portare nel mio album le atmosfere della fine degli anni 80 con un approccio moderno.
125esima Strada: A me piace Defender of The Heart perché è più melodica delle altre canzoni e perché anche il testo è particolare. Qual è la storia di questa canzone?
Chez Kane: Non posso dire precisamente quali storie ci siano dietro alle canzoni perché non le ho scritte io, dovremmo chiedere a Danny, ma sono completamente d’accordo con ciò che hai detto, è la canzone più melodica dell’album ed è molto potente e piena di sentimento.
125esima Strada: Chi sono i tuoi preferiti della scena anni 80 che ti hanno influenzato di più?
Chez Kane: È iniziato tutto con i Def Leppard, poi ho scoperto Pat Benatar e Robin Beck e mi ricordo di esserne stata subito rapita e di aver pensato che fossero molto brave, avevano un look veramente figo e ne sono stata immediatamente ispirata!
125esima Strada: Parliamo anche del tuo canale YouTube. Ci sono molte cover, la maggioranza delle quali sono power ballad come Alone degli Heart o Forever dei Kiss; qual è la tua preferita di queste canzoni e perché?
Chez Kane: È una domanda difficile perché ho avviato il canale YouTube per la passione di cantare canzoni che mi piace cantare e amo genuinamente tutte le canzoni che ho registrato per il mio canale. Così su due piedi… Edge of a Broken Heart delle Vixen è stata molto divertente da cantare, ma come ho detto le amo tutte. Hehe!
125esima Strada: Una cosa che trovo sorprendente è che ci sono molte ballad sul tuo canale, ma non ce n’è nell’album solista. Come mai? Non è una scelta strana, specialmente per un album AOR?
Chez Kane: Non credo sia una scelta strana, abbiamo discusso se nell’album servisse una ballad ma io e Danny eravamo d’accordo che non se ne sentiva il bisogno quando abbiamo ascoltato l’album dall’inizio alla fine perché Defender of the Heart si distingueva fortemente come quella che più assomigliava a una ballad.
Sono sicura che prima o poi arriverà una ballad, siamo solo all’inizio!
125esima Strada: Tu sei anche una delle frontwomen del gruppo Kane’d in cui le altre due cantanti sono le tue sorelle. Il suono dei Kane’d è molto diverso dalle tue incisioni soliste, molto più orientato all’hard rock. Sono le due facce della tua personalità musicale?
Chez Kane: Sì, al 100%. Mi piacciono molti stili diversi di musica rock. È iniziato tutto con il rock ispirato agli anni 80 e avrò sempre un debole per questo genere, ma ho attraversato molti generi di rock e si vede bene nella scrittura delle canzoni dei Kane’d.
125esima Strada: Cosa hai in programma per il futuro? Altri album solisti? Altri album dei Kane’d? Entrambe le cose?
Chez Kane: Al momento sono molto impegnata nel preparare lo show per i miei concerti imminenti e ci sono un paio di cose in corso dietro le quinte di cui adesso non posso parlare ma per chiunque stia leggendo, restate connessi con me sui social network per essere informati degli sviluppi futuri.
125esima Strada: Grazie ancora del tempo che ci hai dedicato, è stato un onore parlare con te.
Chez Kane: Grazie a te per la chiacchierata, è stato un piacere!
La cantante rock britannica Chez Kane ha pubblicato il suo album di esordio quest'anno con l'etichetta italiana Frontiers Records. Per parlare del suo album ispirato alla musica anni 80, Chez ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo oggi ai nostri lettori.
Ringraziamo Chez Kane per averci concesso questa intervista.
125esima Strada: Ciao Chez e anzitutto grazie del tempo che ci stai dedicando. Iniziamo dal tuo album di debutto, da dove viene il tuo amore per la musica ispirata agli anni 80?
Chez Kane: Ciao, di nulla e grazie a te! Il mio amore per la musica ispirata agli anni 80 è iniziato quando avevo circa tredici anni. Ho sentito Pour Some Sugar On Me dei Def Leppard alla radio e mi sono subito innamorata! I miei genitori a quel punto mi hanno comprato l’album e il resto è storia. Ahaha.
125esima Strada: Come sono nate queste canzoni? Che storia c’è dietro?
Chez Kane: Le canzoni del mio primo album sono state scritte dall’ottimo Danny Rexon, frontman dei Crazy Lixx. È un bravissimo autore e mi sento fortunata ad aver potuto lavorare con un uomo di tale talento per lanciare la mia carriera solista. Adoro questo stile musicale e ha fatto un ottimo lavoro nel portare nel mio album le atmosfere della fine degli anni 80 con un approccio moderno.
125esima Strada: A me piace Defender of The Heart perché è più melodica delle altre canzoni e perché anche il testo è particolare. Qual è la storia di questa canzone?
Chez Kane: Non posso dire precisamente quali storie ci siano dietro alle canzoni perché non le ho scritte io, dovremmo chiedere a Danny, ma sono completamente d’accordo con ciò che hai detto, è la canzone più melodica dell’album ed è molto potente e piena di sentimento.
125esima Strada: Chi sono i tuoi preferiti della scena anni 80 che ti hanno influenzato di più?
Chez Kane: È iniziato tutto con i Def Leppard, poi ho scoperto Pat Benatar e Robin Beck e mi ricordo di esserne stata subito rapita e di aver pensato che fossero molto brave, avevano un look veramente figo e ne sono stata immediatamente ispirata!
125esima Strada: Parliamo anche del tuo canale YouTube. Ci sono molte cover, la maggioranza delle quali sono power ballad come Alone degli Heart o Forever dei Kiss; qual è la tua preferita di queste canzoni e perché?
Chez Kane: È una domanda difficile perché ho avviato il canale YouTube per la passione di cantare canzoni che mi piace cantare e amo genuinamente tutte le canzoni che ho registrato per il mio canale. Così su due piedi… Edge of a Broken Heart delle Vixen è stata molto divertente da cantare, ma come ho detto le amo tutte. Hehe!
125esima Strada: Una cosa che trovo sorprendente è che ci sono molte ballad sul tuo canale, ma non ce n’è nell’album solista. Come mai? Non è una scelta strana, specialmente per un album AOR?
Chez Kane: Non credo sia una scelta strana, abbiamo discusso se nell’album servisse una ballad ma io e Danny eravamo d’accordo che non se ne sentiva il bisogno quando abbiamo ascoltato l’album dall’inizio alla fine perché Defender of the Heart si distingueva fortemente come quella che più assomigliava a una ballad.
Sono sicura che prima o poi arriverà una ballad, siamo solo all’inizio!
125esima Strada: Tu sei anche una delle frontwomen del gruppo Kane’d in cui le altre due cantanti sono le tue sorelle. Il suono dei Kane’d è molto diverso dalle tue incisioni soliste, molto più orientato all’hard rock. Sono le due facce della tua personalità musicale?
Chez Kane: Sì, al 100%. Mi piacciono molti stili diversi di musica rock. È iniziato tutto con il rock ispirato agli anni 80 e avrò sempre un debole per questo genere, ma ho attraversato molti generi di rock e si vede bene nella scrittura delle canzoni dei Kane’d.
125esima Strada: Cosa hai in programma per il futuro? Altri album solisti? Altri album dei Kane’d? Entrambe le cose?
Chez Kane: Al momento sono molto impegnata nel preparare lo show per i miei concerti imminenti e ci sono un paio di cose in corso dietro le quinte di cui adesso non posso parlare ma per chiunque stia leggendo, restate connessi con me sui social network per essere informati degli sviluppi futuri.
125esima Strada: Grazie ancora del tempo che ci hai dedicato, è stato un onore parlare con te.
Chez Kane: Grazie a te per la chiacchierata, è stato un piacere!
domenica 1 agosto 2021
Giacomo Voli - Cremona, 31/7/2021
Una delle cose che mi mancavano di più durante il periodo peggiore della pandemia è stata la possibilità di assistere a concerti dal vivo; è più di un anno che non ne vedo uno, e quindi quest'occasione di vedere un'acustico di Giacomo Voli a Cremona arriva proprio come se fosse un piccolo tassello di normalità dopo questo periodo così strano.
La location è insolita, la trattoria Antico Borgo di Cremona, ma è anche incredibilmente funzionale, con un ampio giardino all'aperto coperto da una tettoia e la serata parte benissimo perché anche il cibo è ottimo e questo proprio non guasta. Giacomo, che alterna sapientemente la propria attività solista con quella di lead singer dei Rhapsody Of Fire, apre il concerto intorno alle 21:30 accompagnandosi con chitarra e tastiera, con la quale sopperisce anche all'assenza degli altri strumenti. Chiudendo gli occhi si può infatti quasi credere di non essere di fronte all'esibizione solista ma a quella di una band al completo, perché la definizione di acustico va decisamente stretta alla straripante performance che è appena iniziata.
Si vede subito che le emozioni di un'esibizione dal vivo mancavano anche al nostro vocalist, perché l'energia che mette in campo è travolgente. Giacomo mischia le carte, e di molto: oltre al rock degli anni 70 e 80 con pezzi di Aerosmith, Queen e Led Zeppelin, aggiunge tanto altro con divagazioni nel pop di Every Breath You Take dei Police e nel funk di I Wish di Stevie Wonder oltre a tanta, tanta musica italiana che viaggia da Zucchero a Ligabue ai Matia Bazar, a conferma che i dardi nella faretra di Giacomo sono tanti e forse inesauribili.
Che al nostro Jack piacciano i Queen non è una novità, quello che forse è invece inaspettato è che durante Another One Bites The Dust il locale si trasformi in una sala da ballo. Gli avventori spostano alcuni tavoli e molti dei clienti del ristorante si scatenano improvvisando balli nella sala che proseguiranno per il tutto il resto del concerto. Non so quanti del pubblico siano venuti apposta a sentire Giacomo e quanti si siano invece trovati coinvolti in questa magia per caso: i primi probabilmente erano consapevoli, i secondi possono sicuramente considerarsi incredibilmente fortunati.
Dopo due ore, che sono letteralmente volate via, Giacomo annuncia che il concerto volge al termine, ma il pubblico ovviamente vuole un encore e il nostro vocalist concede ben più di un pezzo tra cui Radio Gaga, chiesto proprio dal pubblico, When I Was Your Man di Bruno Mars e Sally di Vasco che chiude lo spettacolo. Guardiamo l'orologio e ci chiediamo "Ma Giacomo non si stanca?", perché canta e suona da solo da due ore ma sembra fresco e carico come all'inizio della serata.
Con un giro di saluti finisce questa serata di cena e concerto e si riparte verso casa, consci che in questa nottata di fine luglio ha magicamente funzionato tutto alla grande e che è proprio così che aspettiamo che torni il mondo dopo la pandemia. E forse questo concerto è stato proprio uno degli anelli della lunga catena del ritorno al mondo che conoscevamo fino a un anno e mezzo fa.
La location è insolita, la trattoria Antico Borgo di Cremona, ma è anche incredibilmente funzionale, con un ampio giardino all'aperto coperto da una tettoia e la serata parte benissimo perché anche il cibo è ottimo e questo proprio non guasta. Giacomo, che alterna sapientemente la propria attività solista con quella di lead singer dei Rhapsody Of Fire, apre il concerto intorno alle 21:30 accompagnandosi con chitarra e tastiera, con la quale sopperisce anche all'assenza degli altri strumenti. Chiudendo gli occhi si può infatti quasi credere di non essere di fronte all'esibizione solista ma a quella di una band al completo, perché la definizione di acustico va decisamente stretta alla straripante performance che è appena iniziata.
Si vede subito che le emozioni di un'esibizione dal vivo mancavano anche al nostro vocalist, perché l'energia che mette in campo è travolgente. Giacomo mischia le carte, e di molto: oltre al rock degli anni 70 e 80 con pezzi di Aerosmith, Queen e Led Zeppelin, aggiunge tanto altro con divagazioni nel pop di Every Breath You Take dei Police e nel funk di I Wish di Stevie Wonder oltre a tanta, tanta musica italiana che viaggia da Zucchero a Ligabue ai Matia Bazar, a conferma che i dardi nella faretra di Giacomo sono tanti e forse inesauribili.
Che al nostro Jack piacciano i Queen non è una novità, quello che forse è invece inaspettato è che durante Another One Bites The Dust il locale si trasformi in una sala da ballo. Gli avventori spostano alcuni tavoli e molti dei clienti del ristorante si scatenano improvvisando balli nella sala che proseguiranno per il tutto il resto del concerto. Non so quanti del pubblico siano venuti apposta a sentire Giacomo e quanti si siano invece trovati coinvolti in questa magia per caso: i primi probabilmente erano consapevoli, i secondi possono sicuramente considerarsi incredibilmente fortunati.
Dopo due ore, che sono letteralmente volate via, Giacomo annuncia che il concerto volge al termine, ma il pubblico ovviamente vuole un encore e il nostro vocalist concede ben più di un pezzo tra cui Radio Gaga, chiesto proprio dal pubblico, When I Was Your Man di Bruno Mars e Sally di Vasco che chiude lo spettacolo. Guardiamo l'orologio e ci chiediamo "Ma Giacomo non si stanca?", perché canta e suona da solo da due ore ma sembra fresco e carico come all'inizio della serata.
Con un giro di saluti finisce questa serata di cena e concerto e si riparte verso casa, consci che in questa nottata di fine luglio ha magicamente funzionato tutto alla grande e che è proprio così che aspettiamo che torni il mondo dopo la pandemia. E forse questo concerto è stato proprio uno degli anelli della lunga catena del ritorno al mondo che conoscevamo fino a un anno e mezzo fa.
martedì 27 luglio 2021
Hail Satin: l'omaggio dei Foo Fighters ai Bee Gees
A pochi mesi dall'uscita dell'album Medicine at Midnight i Foo Fighters tornano con un nuovo album disponibile solo in vinile e in MP3; il disco, intitolato Hail Satin e firmato con il nome di Dee Gees, è un'omaggio ai Bee Gees e vede la band di Dave Grohl reinterpretare cinque classici dei fratelli Gibb.
La scelta cade su tre pezzi dalla colonna sonora di Saturday Night Fever, quali You Should Be Dancing, Night Fever e More Than a Woman, a cui si aggiungono Tragedy, dall'album successivo Spirits Having Flown e Shadow Dancing di Andy Gibb (che non fece mai parte dei Bee Gees) scritta insieme ai suoi fratelli.
Dave Grohl interpreta il falsetto dei fratelli Gibb con evidenti aiuti software, mentre il compito del batterista Taylor Hawkins, che canta Shadow Dancing, è sicuramente più semplice. Il risultato è un divertente connubio tra rock e disco, con le melodie dei pezzi che rimangono fedeli alle versioni originali ma con l'aggiunta di chitarre e un pizzico di rock a dare un tocco più grintoso. Trattandosi di canzoni famosissime, il disco si ascolta con piacere già al primo giro, con i cinque pezzi che entrano in testa subito.
L'unica pecca di questo disco è quello di essere troppo breve, le restanti cinque canzoni sono infatti registrazioni live di altrettanti brani di Medicine at Midnight di cui forse, dopo così poco tempo dalla pubblicazione, non si sentiva il bisogno. Al contrario il disco avrebbe potuto essere completato con brani da diverse fasi della carriera dei Bee Gees, perché le canzoni scelte spaziano solo dal 1976 al 1979 e magari avrebbe potuto trovare spazio qualche ballad del passato come I've Gotta Get a Message to You o Massachusetts. Ma alla fine Hail Satin funziona bene anche così com'è: un bel disco dal sapore rétro ma non troppo, un bel connubio tra passato e presente che convincerà sia i fan dei Bee Gees sia quelli dei Foo Fighters.
lunedì 19 luglio 2021
Chez Kane - Chez Kane
Il 2021 ha visto l'esordio discografico solista di Chez Kane, nuova giovane interprete proveniente dal Regno Unito prodotta dalla celeberrima Frontiers Records. Chez, il cui nome completo è Cheryl Kane, ha già all'attivo tre album in studio pubblicati tra il 2013 e il 2018 con i Kane'd, gruppo di cui è frontwoman insieme alle sorelle Stephanie e Stacey. Ma mentre nel terzetto con le sorelle interpreta un hard rock grintoso e aggressivo, nel suo disco solista abbandona questa strada in favore del rock melodico di cui la Frontiers ha fatto il suo marchio di fabbrica.
L'album solista di Chez è composto da dieci pezzi caratterizzati da una formula tanto semplice quanto efficace: tastiere, melodia e la voce potente di Chez che creano un perfetto connubio di AOR ottantiano ispirato ai giganti dell'epoca. Il disco è improntato sui brani veloci, tanto che i ritmi sono rallentati solo dal midtempo Defender of The Heart. I restati nove brani sono invece energici e coinvolgenti, ricchi di cori e dai ritornelli che entrano in testa già dal primo giro.
Tra i pezzi meglio riusciti troviamo sicuramente la velocissima Rocket On The Radio, impreziosita dal coro sul ritornello, e la poderosa traccia di apertura Better Than Love il cui intro di tastiera riporta alle atmosfere di Runaway dei Bon Jovi. Spiccano anche All of It, ricca di richiami ai Def Leppard, e la gioiosa Get It On in cui Chez attacca a cantare a secco prima che entrino gli strumenti e che il brano decolli.
Stupisce in parte la scelta di non includere neanche una ballad in questo album, perché il ricco canale YouTube di Chez mostra invece che la sua voce è adattissima a quel genere di canzone visto il numero di cover in cui si cimenta che spaziano da Alone degli Heart, fino a Open Arms dei Journey e Forever dei Kiss, brani in cui mostra una potenza e un'espressività uniche. Ma alla fine poco importa, perché questo disco è fresco e divertente e non ha momenti bassi. La carriera di Chez Kane è solo all'inizio e siamo sicuri che molti altri aspetti della sua ottima vocalità le regaleranno molta gioia in futuro e a noi porteranno tanta altra ottima musica come quella del suo primo disco.
venerdì 9 luglio 2021
Billy Gibbons - Hardware
Mentre gli ZZ Top sono di fatto fermi dall'ormai lontano 2012, quindi uscì il loro più recente album La Futura, il frontman Billy Gibbons ha sfornato tre album nel giro di sei anni, a partire da Perfectamundo del 2015, passando per The Big Bad Blues del 2018, fino al nuovo Hardware uscito in questo 2021.
Mentre il primo album di Gibbons era orientato verso suoni caraibici e il secondo (come dice il titolo stesso) verso il blues del profondo sud, con Hardware il barbuto vocalist e chitarrista esplora invece le sonorità del deserto con un mix di stoner rock, southern rock, blues e tanto rock 'n roll.
L'album si assesta principalmente su ritmi veloci, con brani incalzanti ricchi di riff di chitarra e della voce di Gibbons che in questa composizione sembra più graffiante del solito per via delle atmosfere roventi che crea. Tra i brani migliori troviamo il pezzo di apertura My Lucky Card caratterizzato da un poderoso e quasi ossessionante riff di chitarra, il blues dalle atmosfere tarantiniane di West Coast Junkie e She's on Fire dalle atmosfere più leggere. Spiccano anche S-G-L-M-B-B-R che richiama le sonorità più tipiche degli ZZ Top, la cover di Hey Baby Que Paso dei Texas Tornados che Gibbons condisce con venature caraibiche già esplorate in Perfectamundo e Stackin' Bones che vede la presenza come ospiti del gruppo roots rock Larkin Poe le cui vocalist eseguono i cori.
L'album contiene anche due pezzi più lenti, quali la ballad Vagabond Man e il blues Spanish Fly. Chiude il disco il talking blues di Desert High che tiene proprio per la chiusura dell'album il pezzo che più di tutti gli altri richiama le origini del genere.
In questo disco praticamente tutto funziona benissimo, così come nei precedenti due, e Gibbons realizza l'ennesimo prodotto solido della propria lunga discografia. Non resta che sperare che gli ZZ Top non siano al capolinea per vedere il trio ancora in azione insieme, in ogni caso le produzioni soliste di Gibbons non fanno per nulla rimpiangere la band al completo.
Mentre il primo album di Gibbons era orientato verso suoni caraibici e il secondo (come dice il titolo stesso) verso il blues del profondo sud, con Hardware il barbuto vocalist e chitarrista esplora invece le sonorità del deserto con un mix di stoner rock, southern rock, blues e tanto rock 'n roll.
L'album si assesta principalmente su ritmi veloci, con brani incalzanti ricchi di riff di chitarra e della voce di Gibbons che in questa composizione sembra più graffiante del solito per via delle atmosfere roventi che crea. Tra i brani migliori troviamo il pezzo di apertura My Lucky Card caratterizzato da un poderoso e quasi ossessionante riff di chitarra, il blues dalle atmosfere tarantiniane di West Coast Junkie e She's on Fire dalle atmosfere più leggere. Spiccano anche S-G-L-M-B-B-R che richiama le sonorità più tipiche degli ZZ Top, la cover di Hey Baby Que Paso dei Texas Tornados che Gibbons condisce con venature caraibiche già esplorate in Perfectamundo e Stackin' Bones che vede la presenza come ospiti del gruppo roots rock Larkin Poe le cui vocalist eseguono i cori.
L'album contiene anche due pezzi più lenti, quali la ballad Vagabond Man e il blues Spanish Fly. Chiude il disco il talking blues di Desert High che tiene proprio per la chiusura dell'album il pezzo che più di tutti gli altri richiama le origini del genere.
In questo disco praticamente tutto funziona benissimo, così come nei precedenti due, e Gibbons realizza l'ennesimo prodotto solido della propria lunga discografia. Non resta che sperare che gli ZZ Top non siano al capolinea per vedere il trio ancora in azione insieme, in ogni caso le produzioni soliste di Gibbons non fanno per nulla rimpiangere la band al completo.
lunedì 28 giugno 2021
Miranda Lambert, Jack Ingram e Jon Randall - The Marfa Tapes
Nato dalla collaborazione di tre dei più importanti esponenti del country contemporaneo, The Marfa Tapes è il nuovo album di Miranda Lambert, Jack Ingram e Jon Randall che prende il nome dalla città di Marfa, in Texas, dove è stato registrato. Come suggerisce la copertina stessa, il disco è lontanissimo dalle produzioni in studio dei tre perché è realizzato con solo voci e chitarre e registrato completamente in acustico. Il suono è grezzo e basilare, come se i tre si fossero ritrovati per caso attorno a un falò nel deserto per cantare qualche canzone nel silenzio della natura, al punto che al termine delle canzoni spesso si sente la voce dei tre vocalist che commentano il pezzo tra di loro.
Il pattern delle canzoni prevede che uno dei tre a turno esegua le voci principali, con gli altri due a eseguire i cori. I tre vocalist si dividono equamente canzoni e strofe, anche se è innegabile che la parte della regina e leader di questo terzetto spetti a Miranda Lambert che esegue la voce principale del singolo In His Arms e di cui nel disco sono presenti due autocover scritte proprio insieme a Jack Ingram and Jon Randall: Tin Man, tratta dall'album The Weight of These Wings del 2016 che canta da sola accompagnandosi con la chitarra, e Tequila Does da Wildcard del 2019.
Miranda inoltre adatta molto la sua voce a questo nuovo contesto, rinunciando allo stile pop con cui mischia il country nei suoi dischi solisti per risalire alle origini di questo stile. A lei si affiancano Ingram, con lo stile aspro che lo contraddistingue, e Randall con la sua tipica voce bassa e patinata.
Lo scopo dell'album sembra essere quello di liberare il country dalle contaminazioni di rock, pop e alle volte anche rap con cui attualmente è sempre più mischiato, per riportarlo alle sue atmosfere originali. Ed effettivamente in questo contesto il disco funziona benissimo, perché si lascia ascoltare con piacere proprio per l'atmosfera intima e raccolta che crea, mostrando per la prima volta in decenni la vera essenza di un genere che in Italia è purtroppo completamente ignorato.
martedì 22 giugno 2021
Rhapsody of Fire - I'll be your hero
A giugno del 2021 i Rhapsody of Fire hanno pubblicato il loro nuovo EP intitolato I'll be your hero che anticipa di qualche mese l'uscita del nuovo album atteso per settembre. Il disco è composto da otto tracce, di cui un inedito, un re-recording, due live e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon.
L'EP parte proprio con l'inedito eponimo che viene indicato come single edit, sottintendendo che la versione dell'album sarà più lunga. Il pezzo ha un suono fresco, potente e patinato; attacca con un verso del ritornello cantato a secco dalla poderosa voce di Giacomo Voli prima di sfociare in un mix di power metal e atmosfere AOR ottantiane ricche di melodie musicali e vocali. La seconda traccia è un re-recording di Where the Dragons Fly, pubblicata in origine nel 1998 come b-side di Emeral Sword e cantata da Fabio Lione che Giacomo personalizza senza modificarne la natura e gli echi rinascimentali.
Completano il disco le versioni live di Rain of Fury e The Courage to Forgive dall'ultimo album The White Mountain registrate nel 2019 a Milano, e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon: l'originale in inglese e gli adattamenti in italiano (con il titolo Senza Un Addio), in francese (La Force De Me Battre) e in spagnolo (Sin Un Adios).
Se questo EP vuole essere un prequel dell'LP che sta per arrivare, lo scopo è raggiunto in pieno perché la band dimostra di essere in grande forma sia dal punto di vista compositivo, grazie alla vibrante title track e alle nuove versioni dei pezzi editi, sia da quello interpretativo come emerge dalla grinta messa in campo live nell'ultimo tour. Questo è solo il primo assaggio, ma tanto basta a suggerire che l'album in uscita sarà un altro colpo vincente.
L'EP parte proprio con l'inedito eponimo che viene indicato come single edit, sottintendendo che la versione dell'album sarà più lunga. Il pezzo ha un suono fresco, potente e patinato; attacca con un verso del ritornello cantato a secco dalla poderosa voce di Giacomo Voli prima di sfociare in un mix di power metal e atmosfere AOR ottantiane ricche di melodie musicali e vocali. La seconda traccia è un re-recording di Where the Dragons Fly, pubblicata in origine nel 1998 come b-side di Emeral Sword e cantata da Fabio Lione che Giacomo personalizza senza modificarne la natura e gli echi rinascimentali.
Completano il disco le versioni live di Rain of Fury e The Courage to Forgive dall'ultimo album The White Mountain registrate nel 2019 a Milano, e quattro versioni di The Wind, the Rain and the Moon: l'originale in inglese e gli adattamenti in italiano (con il titolo Senza Un Addio), in francese (La Force De Me Battre) e in spagnolo (Sin Un Adios).
Se questo EP vuole essere un prequel dell'LP che sta per arrivare, lo scopo è raggiunto in pieno perché la band dimostra di essere in grande forma sia dal punto di vista compositivo, grazie alla vibrante title track e alle nuove versioni dei pezzi editi, sia da quello interpretativo come emerge dalla grinta messa in campo live nell'ultimo tour. Questo è solo il primo assaggio, ma tanto basta a suggerire che l'album in uscita sarà un altro colpo vincente.
martedì 8 giugno 2021
Blackberry Smoke - You Hear Georgia
A tre anni dal precedente Find a Light tornano i Blackberry Smoke con un nuovo album intitolato You Hear Georgia che già dal titolo chiarisce l'intenzione di celebrare lo stato da cui provengono e la sua lunga tradizione musicale. Il disco è composto da dieci canzoni di puro southern rock fresco e divertente che si lascia ascoltare con piacere già dal primo giro nello stereo.
L'album parte fortissimo con uno dei pezzi più potenti intitolato Live It Down, seguito subito dopo dalla title track che rallenta i ritmi e già dai primi due brani si capisce che la band mette in campo in questo disco il meglio delle proprie capacità. Il canto del vocalist Charlie Starr alterna momenti più aspri, come nella ballata blues Morningside, ad altri più melodici, come in Ain't The Same che è il brano del disco più vicino ad atmosfere pop, e si avvale anche dell'ottimo contributo delle coriste il cui ruolo è preponderante in tutti i brani. L'album è ricco di stili diversi, riuscendo così a non annoiare mai. Oltre alle canzoni veloci, che occupano la maggior parte del disco, e alla già citata Morningside troviamo infatti altre due ballad quali Lonesome for a Livin' che vede come ospite Jamey Johnson e la acustica Old Enough to Know; l'album sconfina anche nel blues rock grazie a Hey Delilah che ricorda le sonorità di Dixie Chicken dei Little Feat.
Tra i brani veloci spiccano, oltre alla già citata traccia di apertura, All Rise Again, che vede la presenza di Warren Haynes degli Allman Brothers in veste di chitarrista e secondo vocalist, e la graffiante All Over The Road che chiude il disco insieme a Old Scarecrow scritta insieme al decano del southern rock Rickey Medlocke, che nella sua lunga carriera ha militato sia nei Lynyrd Skynyrd sia nei Blackfoot in veste di frontman e chitarrista.
Si può forse constatare che il modello musicale dei Blackberry Smoke sia sempre piuttosto simile a sé stesso, ma in questo caso è vero anche che con You Hear Georgia il gruppo della Georgia ha alzato l'asticella e non di poco, realizzando un album solido con dieci ottime tracce che vanno a comporre il loro migliore LP della loro discografia. In diciotto anni la band di Atlanta non ha mai sbagliato un disco e con il nuovo You Hear Georgia si confermano una delle migliori realtà del rock del nuovo millennio di ogni genere.
L'album parte fortissimo con uno dei pezzi più potenti intitolato Live It Down, seguito subito dopo dalla title track che rallenta i ritmi e già dai primi due brani si capisce che la band mette in campo in questo disco il meglio delle proprie capacità. Il canto del vocalist Charlie Starr alterna momenti più aspri, come nella ballata blues Morningside, ad altri più melodici, come in Ain't The Same che è il brano del disco più vicino ad atmosfere pop, e si avvale anche dell'ottimo contributo delle coriste il cui ruolo è preponderante in tutti i brani. L'album è ricco di stili diversi, riuscendo così a non annoiare mai. Oltre alle canzoni veloci, che occupano la maggior parte del disco, e alla già citata Morningside troviamo infatti altre due ballad quali Lonesome for a Livin' che vede come ospite Jamey Johnson e la acustica Old Enough to Know; l'album sconfina anche nel blues rock grazie a Hey Delilah che ricorda le sonorità di Dixie Chicken dei Little Feat.
Tra i brani veloci spiccano, oltre alla già citata traccia di apertura, All Rise Again, che vede la presenza di Warren Haynes degli Allman Brothers in veste di chitarrista e secondo vocalist, e la graffiante All Over The Road che chiude il disco insieme a Old Scarecrow scritta insieme al decano del southern rock Rickey Medlocke, che nella sua lunga carriera ha militato sia nei Lynyrd Skynyrd sia nei Blackfoot in veste di frontman e chitarrista.
Si può forse constatare che il modello musicale dei Blackberry Smoke sia sempre piuttosto simile a sé stesso, ma in questo caso è vero anche che con You Hear Georgia il gruppo della Georgia ha alzato l'asticella e non di poco, realizzando un album solido con dieci ottime tracce che vanno a comporre il loro migliore LP della loro discografia. In diciotto anni la band di Atlanta non ha mai sbagliato un disco e con il nuovo You Hear Georgia si confermano una delle migliori realtà del rock del nuovo millennio di ogni genere.
lunedì 24 maggio 2021
Måneskin: da Sanremo all'Eurovision Song Contest
Sono il gruppo italiano del momento, dopo la vittoria al Festival di Sanremo del 2021 sono saliti sulla vetta d'Europa con il successo all'Eurovision Song Contest in cui rappresentavano il nostro paese con Zitti e Buoni. Ma insieme al successo, come spesso accade, sono arrivate critiche e polemiche.
Sono principalmente due le fazioni degli haters dei Måneskin: i puristi della canzone melodica italiana che non accettano che un pezzo rock possa vincere il Festival, e i puristi del rock che per qualche strano motivo non annoverano i Måneskin tra i degni discendenti di Led Zeppelin e Deep Purple. Secondo noi sbagliano entrambi.
Gli estremisti della canzone italiana incappano in un errore sciocco e anche un po' banale, quello di pensare che il mondo non cambi mai. Il mondo cambia, loro malgrado, e Zitti e Buoni non è certo il primo pezzo poco sanremese a vincere il Festival: con un brano rock aveva già vinto Enrico Ruggeri nel 1993, in tempi più recenti Mahmood ha vinto con un brano rap e anche Occidentali's Karma di Francesco Gabbani era uscita dagli schemi e non di poco. L'ostruzionismo contro i Måneskin è quindi solo figlio di una mentalità arretrata, nel 2021 forse potremmo aprirci a un po' di novità. Era bellissima Nel Blu Dipinto di Blu che vinse nel 1958 e lo è anche Zitti e Buoni: dove sta il problema?
I puristi del rock, o presunti tali, commettono un altro errore altrettanto risibile: quello di giudicare la musica in base all'etichetta. Che i Måneskin siano rock o meno (e sinceramente non capiamo nemmeno perché non dovrebbero esserlo) non ha nessuna importanza. La canzone è bella e ha vinto meritatamente le due competizioni. Punto. Il resto sono elucubrazioni mentali da nostalgici che devono rivendicare la loro appartenenza alla tribù dei rockettari.
Un'altra fazione interessante è quella che si augura che i Måneskin abbiano rivoluzionato la storia dei festival aprendo la strada per le composizioni rock. Francamente ci sembra un po' ingenua anche questa ipotesi. Come detto a Sanremo avevano già vinto un brano rock e uno rap, e nessuno dei due ha aperto la strada a cambiamenti definitivi; lo stesso vale per l'Eurovision Song Contest dove l'Hard Rock Halleluja dei Lordi che aveva vinto nel 2006 non ha rotto le dighe per l'inondazione del rock. Ma soprattutto perché mai dovrebbe accadere? Il rock non certo ha bisogno di essere salvato, anzi a livello di consumo è praticamente l'unico genere musicale che l'ascoltatore medio italiano conosce: tutti conosciamo innumerevoli fan dei Led Zeppelin, dei Beatles, dei Queen e degli AC/DC; probabilmente tra i nostri amici gli Earth Wind & Fire, Isaac Hayes o Curtis Mayfield non godono della stessa notorietà e nessuno saprebbe citare neanche il titolo di un LP. Però nessuno auspica la vittoria di un brano soul o uno jazz ai Festival. Chiediamoci perché.
Se c'è una cosa che queste due vittorie ci possono insegnare è che sarebbe bello che potessimo liberare la discussione dalle etichette e tornare a goderci la musica. I Måneskin hanno vinto due competizioni importanti con una canzone bella e solida e sono il gruppo rock italiano più interessante nato negli ultimi vent'anni. A loro vanno tutti i nostri complimenti e l'augurio di confermare il loro successo nei prossimi decenni. Magari senza uno strascico di polemiche inutili.
Sono principalmente due le fazioni degli haters dei Måneskin: i puristi della canzone melodica italiana che non accettano che un pezzo rock possa vincere il Festival, e i puristi del rock che per qualche strano motivo non annoverano i Måneskin tra i degni discendenti di Led Zeppelin e Deep Purple. Secondo noi sbagliano entrambi.
Gli estremisti della canzone italiana incappano in un errore sciocco e anche un po' banale, quello di pensare che il mondo non cambi mai. Il mondo cambia, loro malgrado, e Zitti e Buoni non è certo il primo pezzo poco sanremese a vincere il Festival: con un brano rock aveva già vinto Enrico Ruggeri nel 1993, in tempi più recenti Mahmood ha vinto con un brano rap e anche Occidentali's Karma di Francesco Gabbani era uscita dagli schemi e non di poco. L'ostruzionismo contro i Måneskin è quindi solo figlio di una mentalità arretrata, nel 2021 forse potremmo aprirci a un po' di novità. Era bellissima Nel Blu Dipinto di Blu che vinse nel 1958 e lo è anche Zitti e Buoni: dove sta il problema?
I puristi del rock, o presunti tali, commettono un altro errore altrettanto risibile: quello di giudicare la musica in base all'etichetta. Che i Måneskin siano rock o meno (e sinceramente non capiamo nemmeno perché non dovrebbero esserlo) non ha nessuna importanza. La canzone è bella e ha vinto meritatamente le due competizioni. Punto. Il resto sono elucubrazioni mentali da nostalgici che devono rivendicare la loro appartenenza alla tribù dei rockettari.
Un'altra fazione interessante è quella che si augura che i Måneskin abbiano rivoluzionato la storia dei festival aprendo la strada per le composizioni rock. Francamente ci sembra un po' ingenua anche questa ipotesi. Come detto a Sanremo avevano già vinto un brano rock e uno rap, e nessuno dei due ha aperto la strada a cambiamenti definitivi; lo stesso vale per l'Eurovision Song Contest dove l'Hard Rock Halleluja dei Lordi che aveva vinto nel 2006 non ha rotto le dighe per l'inondazione del rock. Ma soprattutto perché mai dovrebbe accadere? Il rock non certo ha bisogno di essere salvato, anzi a livello di consumo è praticamente l'unico genere musicale che l'ascoltatore medio italiano conosce: tutti conosciamo innumerevoli fan dei Led Zeppelin, dei Beatles, dei Queen e degli AC/DC; probabilmente tra i nostri amici gli Earth Wind & Fire, Isaac Hayes o Curtis Mayfield non godono della stessa notorietà e nessuno saprebbe citare neanche il titolo di un LP. Però nessuno auspica la vittoria di un brano soul o uno jazz ai Festival. Chiediamoci perché.
Se c'è una cosa che queste due vittorie ci possono insegnare è che sarebbe bello che potessimo liberare la discussione dalle etichette e tornare a goderci la musica. I Måneskin hanno vinto due competizioni importanti con una canzone bella e solida e sono il gruppo rock italiano più interessante nato negli ultimi vent'anni. A loro vanno tutti i nostri complimenti e l'augurio di confermare il loro successo nei prossimi decenni. Magari senza uno strascico di polemiche inutili.
mercoledì 12 maggio 2021
Heroes: Silencio and Rock & Roll il documentario di Netflix sugli Héroes del Silencio
É uscito ad aprile del 2021 il documentario di Netflix Heroes: Silencio and Rock & Roll che narra la storia degli Héroes del Silencio, al più famosa rock band iberica di ogni tempo, e dei quattro album che il quartetto aragonese ha composto durante la sua attività tra il 1987 e il 1995.
Il racconto del documentario copre tutte le fasi della vita del gruppo, dalla nascita come band new wave nei locali di Saragozza, alla svolta rock con i primi due album per poi approdare a un suono più hard rock con gli ultimi due. Il documentario è ricco di testimonianze dirette dei protagonisti delle vicende narrate, dai produttori ai membri della band; scopriamo così dalle voci dei testimoni quanto fu difficile l'avvio della band che non veniva dalle scene vibranti di Madrid o Barcellona ma una città considerata di minore importanza, di quanto fosse inaspettato il successo quando arrivò e molti altri aspetti umani che hanno caratterizzato gli anni della loro attività tra i quali come nacquero le tensioni interne alla band che portarono allo scioglimento dopo la pubblicazione di Avalancha e del conseguente tour. L'ultima parte del video è dedicata alla reunion del 2007 dopo la quale la band si sciolse definitivamente.
Insieme al documentario è stato pubblicato anche un doppio CD che porta lo stesso titolo e che ne fa da colonna sonora, purtroppo la compilation non contiene materiale inedito ma recupera la tracce migliori dei quattro album in studio, dei live e di Rarezas, la raccolta di inediti e b-side pubblicata nel 1998. In ogni caso tutti i dischi realizzati dagli Héroes sono composti unicamente di tracce di altissimo livello e non vi si trova un solo filler, pertanto qualunque selezione sarebbe stata ottima per questo greatest hits.
Oltre a regalare un'ora e mezza di storia del rock questo video raggiunge l'importantissimo risultato di risvegliare l'interesse su quella che può a pieno titolo essere considerata la band "più sottovalutata della storia"; la musica degli Héroes del Silencio brilla infatti per qualità e creatività, con la loro mescolanza di sonorità latine e hard rock, e non ha nulla da invidiare ai mostri sacri del rock di ogni tempo, purtroppo però al di fuori della Spagna non godono del blasone che meriterebbero. Inoltre questo documentario dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che operazioni come questa in cui vengono interpellati i veri protagonisti delle vicende raccontate sono molto più meritevoli dei biopic che tanto vanno di moda negli ultimi anni e che distorcono la realtà per renderla più appetibile al grande schermo.
Non resta quindi che sperare che l'interesse risvegliato dal documentario non si fermi qui e che a breve le case discografiche recuperino qualche registrazione inedita, se ne esistono. Ed è questo il meglio che si può sperare visto che una nuova reunion appare del tutto improbabile considerando che la carriera solista di Bunbury viaggia alla grande, anche se su terreni molti lontani rispetto a quelle di questo periodo leggendario, e che quindi difficilmente sente il bisogno di un ritorno al passato.
Il racconto del documentario copre tutte le fasi della vita del gruppo, dalla nascita come band new wave nei locali di Saragozza, alla svolta rock con i primi due album per poi approdare a un suono più hard rock con gli ultimi due. Il documentario è ricco di testimonianze dirette dei protagonisti delle vicende narrate, dai produttori ai membri della band; scopriamo così dalle voci dei testimoni quanto fu difficile l'avvio della band che non veniva dalle scene vibranti di Madrid o Barcellona ma una città considerata di minore importanza, di quanto fosse inaspettato il successo quando arrivò e molti altri aspetti umani che hanno caratterizzato gli anni della loro attività tra i quali come nacquero le tensioni interne alla band che portarono allo scioglimento dopo la pubblicazione di Avalancha e del conseguente tour. L'ultima parte del video è dedicata alla reunion del 2007 dopo la quale la band si sciolse definitivamente.
Insieme al documentario è stato pubblicato anche un doppio CD che porta lo stesso titolo e che ne fa da colonna sonora, purtroppo la compilation non contiene materiale inedito ma recupera la tracce migliori dei quattro album in studio, dei live e di Rarezas, la raccolta di inediti e b-side pubblicata nel 1998. In ogni caso tutti i dischi realizzati dagli Héroes sono composti unicamente di tracce di altissimo livello e non vi si trova un solo filler, pertanto qualunque selezione sarebbe stata ottima per questo greatest hits.
Oltre a regalare un'ora e mezza di storia del rock questo video raggiunge l'importantissimo risultato di risvegliare l'interesse su quella che può a pieno titolo essere considerata la band "più sottovalutata della storia"; la musica degli Héroes del Silencio brilla infatti per qualità e creatività, con la loro mescolanza di sonorità latine e hard rock, e non ha nulla da invidiare ai mostri sacri del rock di ogni tempo, purtroppo però al di fuori della Spagna non godono del blasone che meriterebbero. Inoltre questo documentario dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che operazioni come questa in cui vengono interpellati i veri protagonisti delle vicende raccontate sono molto più meritevoli dei biopic che tanto vanno di moda negli ultimi anni e che distorcono la realtà per renderla più appetibile al grande schermo.
Non resta quindi che sperare che l'interesse risvegliato dal documentario non si fermi qui e che a breve le case discografiche recuperino qualche registrazione inedita, se ne esistono. Ed è questo il meglio che si può sperare visto che una nuova reunion appare del tutto improbabile considerando che la carriera solista di Bunbury viaggia alla grande, anche se su terreni molti lontani rispetto a quelle di questo periodo leggendario, e che quindi difficilmente sente il bisogno di un ritorno al passato.
venerdì 7 maggio 2021
Paul Stanley's Soul Station - Now and Then
Nel 2015 il co-frontman dei Kiss Paul Stanley ha lanciato la sua nuova band chiamata Soul Station che inizialmente si proponeva solo di reinterpretare dal vivo i classici del soul degli anni 70, attingendo soprattutto dal repertorio della Motown. Dopo anni di esibizioni dal vivo e di cover, i Soul Station sono diventati una vera e propria realtà discografica con l'uscita del loro primo album registrato in studio e intitolato Now and Then pubblicato nei primi mesi del 2021.
La band è composta da undici membri, tra cui il batterista dei Kiss Eric Singer e tre coriste che hanno ovviamente un ruolo di spicco in queste canzoni nelle quali i cori sono tanto importanti quanto la voce principale. Stanley nel booklet chiarisce che prima di scoprire i Led Zeppelin e gli Who, la sua musica preferita era quella di Otis Redding e di Solomon Burke e che con questo album intende omaggiare quegli interpreti e quel periodo.
Il disco è composto da quattordici pezzi, di cui nove cover dell'epoca d'oro del soul e cinque inediti scritti dallo stesso Paul Stanley che si ispirano passato aggiungendo una buona dose di modernità. I classici spaziano da pezzi più movimentati come Could It Be I'm Falling in Love? degli Spinners alle ballad come The Track of My Tears di Smokey Robinson and The Miracles e Baby I Need Your Loving dei Four Tops passando per gli immancabili Temptations con Just my Imagination. I pezzi nuovi sono più orientati a sonorità veloci con pezzi quali I Oh I, Whenever You're Ready (I'm Here), Lorelei e Save Me (From You), ispirata più alla scena black degli anni 80; tra gli inediti di trova una sola ballad intitolata I Do il cui rimando allo stile dei Temptations è molto marcato e in cui Stanley sembra imitare lo stile canoro di David Ruffin.
Se lo scopo di questo progetto musicale è quello di omaggiare il soul degli anni 70 non si può non concludere che ci riesca benissimo. I Soul Station danno una bella spolverata ai classici del passato e incidono pezzi nuovi che attualizzano il Motown sound come pochi altri hanno saputo fare. Non resta che sperare che, ora che i Kiss hanno annunciato la fine delle loro attività, questo nuovo progetto di Paul Stanley non resti un esperimento isolato e che questa ottima band ci regali altri dischi di questo livello.
La band è composta da undici membri, tra cui il batterista dei Kiss Eric Singer e tre coriste che hanno ovviamente un ruolo di spicco in queste canzoni nelle quali i cori sono tanto importanti quanto la voce principale. Stanley nel booklet chiarisce che prima di scoprire i Led Zeppelin e gli Who, la sua musica preferita era quella di Otis Redding e di Solomon Burke e che con questo album intende omaggiare quegli interpreti e quel periodo.
Il disco è composto da quattordici pezzi, di cui nove cover dell'epoca d'oro del soul e cinque inediti scritti dallo stesso Paul Stanley che si ispirano passato aggiungendo una buona dose di modernità. I classici spaziano da pezzi più movimentati come Could It Be I'm Falling in Love? degli Spinners alle ballad come The Track of My Tears di Smokey Robinson and The Miracles e Baby I Need Your Loving dei Four Tops passando per gli immancabili Temptations con Just my Imagination. I pezzi nuovi sono più orientati a sonorità veloci con pezzi quali I Oh I, Whenever You're Ready (I'm Here), Lorelei e Save Me (From You), ispirata più alla scena black degli anni 80; tra gli inediti di trova una sola ballad intitolata I Do il cui rimando allo stile dei Temptations è molto marcato e in cui Stanley sembra imitare lo stile canoro di David Ruffin.
Se lo scopo di questo progetto musicale è quello di omaggiare il soul degli anni 70 non si può non concludere che ci riesca benissimo. I Soul Station danno una bella spolverata ai classici del passato e incidono pezzi nuovi che attualizzano il Motown sound come pochi altri hanno saputo fare. Non resta che sperare che, ora che i Kiss hanno annunciato la fine delle loro attività, questo nuovo progetto di Paul Stanley non resti un esperimento isolato e che questa ottima band ci regali altri dischi di questo livello.
giovedì 29 aprile 2021
Alice Cooper - Detroit Stories
Nonostante gli oltre cinquant'anni di carriera alle spalle, Alice Cooper resta uno degli artisti più prolifici della scena rock contemporanea e in questo 2021 ci regala con Detroit Stories il terzo album in pochi anni che segue i recenti Rise degli Hollywood Vampires (terzetto di cui fanno parte anche Joe Perry e Johnny Depp) del 2017 e Paranormal del 2017.
Come dice il titolo stesso l'album vuole essere un omaggio alla città di Detroit, a partire dalla copertina che mostra il Guardian Building avvolto nella nebbia. Il disco è composto da quindici tracce di puro rock and roll, grezzo, diretto e divertente di cui quattro cover e undici pezzi inediti. Le cover, come è normale aspettarsi, sono principalmente di artisti di Detroit; troviamo infatti l'allegro rock di Our Love Will Change the World degli Outrageous Cherry, Sister Ann dei pionieri dell'hard rock MC5 e East Side Story di Bob Seger. Ad esse si somma Rock & Roll dei Velvet Underground, unica band omaggiata a non avere legami con la motor city.
Il resto dell'album spazia tra i vari generi musicali che hanno contraddistinto la musica della metropoli nell'ultimo secolo, con una buona dose di hard rock e con ricchi sconfinamenti in altri campi. Il disco ha il chiaro intento di divertire, i pezzi più energici sono infatti smaccatamente festaioli come Go Man Go e Shut Up And Rock. Come anticipato l'album contiene molte sfumature musicali diverse; $1000 High Heel Shoes è infatti un chiaro omaggio al soul della Motown che vede come ospiti le Sister Sledge come coriste. Gli esperimenti in chiave black non si fermano qua, nel disco troviamo anche due brani di forte impronta blues (genere di cui Detroit è stata una delle città fondatrici) quali Drunk and in Love e Wonderful World che contiene anche forti innesti di stoner rock. Tra i brani migliori del disco troviamo anche Independence Dave che costituisce una sorta di crossover tra i generi più caratteristici degli anni cinquanta e sessanta con un connubio di rock and roll, rockabilly e punk.
Nell'album trova spazio anche Hanging On by a Thread (Don't Give Up), nuova edizione di Don't Give Up del 2020 dedicata alla pandemia da COVID-19, in questa nuova versione il testo è stato cambiato nella seconda strofa in modo da renderlo più adattabile a ogni tipo di difficoltà umana. Il disco contiene una seconda reinterpretazione di un brano del passato, Detroit City dell'album The Eyes of Alice Cooper del 2003 è infatti stata reincisa e inserita con il titolo Detroit City 2021
Detroit Stories è quindi un album valido che nonostante gli stili diversi riesce a mantenere un'identità precisa e solida. Con questo LP Alice Cooper ha realizzato proprio ciò che serviva in questo momento storico così difficile, cioè un disco intriso di forza e voglia di andare avanti, che al contempo conferma quanto questo artista sia eclettico e come sappia dare sfumature diverse a ogni stile musicale in cui si cimenta.
giovedì 22 aprile 2021
Blackmore's Night - Nature's Light
Dopo soli tre mesi dall'EP natalizio Here We Come A-Caroling tornano i Blackmore's Night, duo composto dallo storico chitarrista dei Deep Purple Ritchie Blackmore e dalla moglie Candice Night, con un nuovo LP intitolato Nature's Light che come dice il titolo stesso vuole celebrare la bellezza e il costante miracolo della natura.
L'album ripropone la formula classica del gruppo che rimane molto simile a sé stessa fin dall' esordio discografico di Shadow of the Moon del 1997 con basi folk ispirate alla musica rinascimentale a cui si somma lo stupendo cantato della voce angelica di Candice Night. Sicuramente l'album di per sé funziona alla grande, con pezzi ottimi come le due tracce di apertura Once Upon December e Four Winds o la title track; il problema di questa composizione è semmai che il paradigma musicale dei Blackmore's Night difficilmente si può evolvere, perché è legato a spunti appartenenti al passato remoto. Per quanto godibile e di ottimo livello, il disco può quindi dare l'effetto déjà vu a chi conosce la band da tempo.
Non mancano in ogni caso spunti interessanti, come le due tracce strumentali Darker Shade of Black, il cui titolo rimanda ai Procol Harum e che musicalmente si discosta dal resto del disco per le sue atmosfere gotiche con qualche contaminazione al confine tra Vangelis ed Ennio Morricone, e Der Letze Musketier, dalle nette venature blues, o la cover di Second Element di Sarah Brightman, che è uno dei pezzi più pop e lontani dal crossover della soprano inglese. Tuttavia ad eccezione di questi pezzi, resta poco di nuovo da scoprire. Nell'album si trova anche una nuova versione di Wish You Were Here dei Rednex (da non confondere con l'omonimo brano dei Pink Floyd), già incisa dai Blackmore's Night nel loro primo LP. Nature's Light è stato stampato anche in versione doppio disco, con una sorta di greatest hits sul secondo volume con i pezzi storici che si ascoltano sempre con piacere.
Nature's Light è quindi sicuramente un buon disco, che deve però essere approcciato con le giuste aspettative: chi ci vorrà trovare qualcosa di nuovo verrà in gran parte deluso, chi cerca la conferma delle ben note doti straordinarie di questo combo rimarrà invece sicuramente soddisfatto.
L'album ripropone la formula classica del gruppo che rimane molto simile a sé stessa fin dall' esordio discografico di Shadow of the Moon del 1997 con basi folk ispirate alla musica rinascimentale a cui si somma lo stupendo cantato della voce angelica di Candice Night. Sicuramente l'album di per sé funziona alla grande, con pezzi ottimi come le due tracce di apertura Once Upon December e Four Winds o la title track; il problema di questa composizione è semmai che il paradigma musicale dei Blackmore's Night difficilmente si può evolvere, perché è legato a spunti appartenenti al passato remoto. Per quanto godibile e di ottimo livello, il disco può quindi dare l'effetto déjà vu a chi conosce la band da tempo.
Non mancano in ogni caso spunti interessanti, come le due tracce strumentali Darker Shade of Black, il cui titolo rimanda ai Procol Harum e che musicalmente si discosta dal resto del disco per le sue atmosfere gotiche con qualche contaminazione al confine tra Vangelis ed Ennio Morricone, e Der Letze Musketier, dalle nette venature blues, o la cover di Second Element di Sarah Brightman, che è uno dei pezzi più pop e lontani dal crossover della soprano inglese. Tuttavia ad eccezione di questi pezzi, resta poco di nuovo da scoprire. Nell'album si trova anche una nuova versione di Wish You Were Here dei Rednex (da non confondere con l'omonimo brano dei Pink Floyd), già incisa dai Blackmore's Night nel loro primo LP. Nature's Light è stato stampato anche in versione doppio disco, con una sorta di greatest hits sul secondo volume con i pezzi storici che si ascoltano sempre con piacere.
Nature's Light è quindi sicuramente un buon disco, che deve però essere approcciato con le giuste aspettative: chi ci vorrà trovare qualcosa di nuovo verrà in gran parte deluso, chi cerca la conferma delle ben note doti straordinarie di questo combo rimarrà invece sicuramente soddisfatto.
mercoledì 31 marzo 2021
Embrace of Souls - The Number of Destiny
L'inizio del 2021 ha visto l'uscita dell'album The Number of Destiny degli Embrace of Souls, progetto solista del batterista dei Chronosfear Michele Olmi che per l'occasione ha assemblato una squadra di livello stellare composta da Giovanni Paolo Galeotti alle chitarre, Davide Scuteri alle tastiere, Xavier Rota (che affianca Olmi anche nei Chronosfear) al basso e l'ormai leggendario Giacomo Voli (vocalist dei Rhapsody of Fire) alla voce.
L'album è di fatto una metal opera che narra della storia d'amore tra due anime vissute più di due secoli fa e che si cercano nell'universo fino a ritrovarsi. Il risultato è un compendio di ottimo power metal ricco di atmosfere luminose e speranzose e di forti influenze melodiche e patinate da AOR anni 80; il disco vanta anche un numero notevole di ospiti (tra cui spiccano Roberto Tiranti, Ivan Giannini e Michele Guaitoli) che insieme al resto della band vanno a comporre una sorta di dream team del metal italiano. L'album contiene tutti gli stilemi del metal melodico, dai pezzi aggressivi alle power ballad, che si combinano in un magnifico caleidoscopio di musica e narrazione.
Trattandosi di una metal opera, le sonorità del disco sono fortemente interconnesse tra di loro ed è difficile individuare pezzi migliori di altri. Non mancano comunque momenti di più alto splendore, come Shape Your Fate, che è la traccia che risente di più delle influenze ottantiane grazie anche al potente assolo di chitarra di Valentino Francavilla dei White Skull, e la cupa Prison impreziosita dalla teatrale prova vocale di Morby dei Domine. Tra i momenti più raccolti spicca In The Castle grazie soprattutto ai virtuosismi vocali di Giacomo che in questo album mostra la terza faccia della propria essenza visto che la sua performance si discosta sia da quella delle sue incisioni soliste sia da quella nei Rhapsody of Fire. Tra i featuring svetta la presenza di Michele Guaitoli, un altro dei titani del canto metal italiano voce maschile dei Temperance e dei Visions of Atlantis, che interpreta la poderosa To The End. Chiude il disco la solenne e magniloquente Il Numero Mistico che vede Giacomo duettare con Roberto Tiranti e che si stacca nettamente dal resto della composizione per il fatto di essere cantato in italiano.
The Number of Destiny è quindi un ottimo esempio di power metal luminoso che unisce potenza, lirismo e melodia. Olmi centra in pieno l'obiettivo realizzando un album ricco che appassiona nel racconto e funziona benissimo dal punto di vista musicale. Non resta da sperare che questo non sia un esperimento isolato che gli Embrace of Souls si riuniscano ancora per regalarci altri dischi di questo livello nel prossimi anni.
venerdì 19 marzo 2021
Temperance - Melodies of Green and Blue
Realizzare un album metal in acustico può sembrare un impresa impossibile, anzi una Mission Impossibile per citare il titolo di un brano di Viridian, l'ultimo LP dei Temperance pubblicato nel 2020. Riuscire in un'impresa del genere non è semplice e richiede musicisti versatili e dalle doti eccezionali; tuttavia c'è chi riesce a trasformare l'impossibile in possibile ed è questo il caso del nuovo EP della band, nato come un esperimento su YouTube durante la pandemia da COVID-19 che ha raccolto il favore dei fan fino a convincere il gruppo a realizzare un disco intero.
L'album è composto da otto pezzi di cui sei rielaborazioni di brani tratti da Viridian più due inediti che aprono il disco. Il disco rinuncia quindi alle atmosfere patinate e roboanti degli album precedenti, per approdare a emozioni più intime. Il risultato di questa sperimentazione è semplicemente perfetto e va a toccare le corde più intime dell'animo, risvegliando emozioni profonde e ancestrali. L'acustico ovviamente mette in luce maggiormente le doti canore degli interpreti, e in questo caso i Temperance mettono in campo una delle coppie miglior al mondo con il combo composto da Michele Guaitoli e Alessia Scolletti, che è la punta di diamante del metal italiano e che regala in queste incisioni un'altra prova magnifica soprattutto nei duetti, in cui Alessia fa la voce alta e Michele quella bassa.
Le melodie dei pezzi restano simili a quelle originali, per questo il disco si ascolta facilmente, anche la trasformazione in acustico li rende di fatto dei prodotti nuovi. Tra i pezzi migliori di questo EP troviamo sicuramente I Am the Fire che mantiene il proprio stampo ottantiano anche in questa versione acustica, l'ottima e sperimentale Nanook e My Demons Can't Sleep nel cui finale troviamo un divertente assaggio di musica latina cantato in spagnolo dai due vocalist.
Con Melodies of Green and Blue i Temperance confermano quindi le proprie capacità e soprattutto mostrano una maturità che poche band hanno; perché dimostrano di sapere uscire dai propri binari e di saperlo fare benissimo. L'ecletticità di questo gruppo non è del tutto una novità, perché già Viridian aveva mostrato ricche contaminazioni sonore di ottimo livello. Questo nuovo EP conferma quindi che creatività e la capacità di questo gruppo non hanno confini e lascia la curiosità di scoprire quali altri confini i Temperance possano valicare, regalandoci ancora dischi meravigliosi come questo.
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