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lunedì 30 gennaio 2023

Rap criminale - Tupac, Biggie e gli altri martiri del gangsta rap di F.T. Sandman



A maggio del 2022 lo scrittore Federico Traversa, sotto lo pseudonimo di F.T. Sandman, ha pubblicato il volume intitolato Rap criminale - Tupac, Biggie e gli altri martiri del gangsta rap in cui narra le vicende delle morti illustri nel mondo dell'hip hop. Il libro è dedicato per la maggior parte ai casi più celebri di Tupac e Notorious B.I.G, che analizza in modo dettagliato, per poi dedicare l'ultima parte del testo ad altri casi che non hanno raggiunto lo stesso livello di notorietà.

Il libro di Sandman offre un'ottima visione d'insieme su un tema così controverso, dedicando ampie parti non solo alle morti dei protagonisti ma anche alle loro vite; oltre a essere una narrazione delle morti di Tupac e Biggie ne è infatti anche una biografia che dà al lettore il contesto completo dei fatti drammatici che hanno portato i due protagonisti a una morte violenta. Sandman dedica anche un ampio capitolo alle indagini sulle morti dei due, vagliando con rigore quali sono le conclusioni più realistiche e quelle più fantasiose, spiegando in modo chiaro ed esaustivo come tutte le indagini sono giunte alla stessa conclusione sull'omicidio di Tupac ed evidenziando le differenze, e anche le notevoli similitudini, tra le varie versioni sulla morte di Notorious.

L'ultimo capitolo è dedicato ad altri casi illustri di omicidi nel mondo del rap spiegando quanto sia folle il livello di violenza in questo genere musicale. L'autore parte dal DJ dei Boogie Down Productions Scott La Rock nel 1987 ed arriva fino a XXXTentacion (a cui non a caso è dedicato il trentesimo capitolo, cioè il numero XXX) del 2018, passando ovviamente per il celeberrimo caso di Jam Master Jay, probabilmente l'unico non ascrivibile al genere gangsta.

Nella sue ricostruzione dei fatti, che spaziano tra le storie di sette rapper deceduti in circostanze criminali, Traversa attinge sempre dalla fonti originali, partendo dai racconti diretti dei protagonisti, o da scritti di biografi e giornalisti tra i più attendibili, realizzando così un prodotto di rara fattura su un argomento che resta comunque di nicchia all'interno del giornalismo italiano.

In conclusione Rap Criminale è sicuramente un ottimo testo adatto a qualunque tipo di lettore interessato. È adatto ai neofiti, perché racconta i fatti narrati dall'inizio e in modo esaustivo; è adatto al contempo ai lettori più esperti perché offre un compendio completo e mostra il quadro d'insieme di un fenomeno sociale di spaventosa follia.

mercoledì 28 settembre 2022

Omicidio di Tupac: intervista a Chris Carroll, il primo poliziotto che intervenne sulla scena dopo la sparatoria

È disponibile sul mio canale YouTube un'intervista a Chris Carroll, ex sergente della polizia di Las Vegas che intervenne sulla scena dopo la sparatoria che portò alla morte di Tupac Shakur avvenuta il 7 settembre del 1996.

L'intervista è disponibile solo in inglese.

martedì 30 agosto 2022

Sui luoghi dell'omicidio di Tupac Shakur


Finalmente, dopo due anni di rinvio dovuti alla pandemia, sono riuscito a fare il tanto atteso viaggio americano che aveva Las Vegas come prima tappa. Non ci ero mai stato e forse, tutto sommato, ho scelto il periodo migliore visto che tante delle caratteristiche di questa città del deserto sono nate negli ultimi anni, come la presenza di due squadre in altrettante leghe sportive professionistiche le cui pubblicità si vedono praticamente ovunque: i Vegas Golden Knights della NHL e i Las Vegas Raiders della NFL trasferitisi nel 2019 da Oakland alla più grande città del Nevada. Trovandomi a Las Vegas, era inevitabile andare a vedere i luoghi in cui il 7 settembre del 1996 si svolse la sparatoria in seguito alla quale Tupac Shakur perse la vita a venticinque anni.

L'incrocio tra Koval Lane e Flamingo Road

Il punto principale è ovviamente l'incrocio tra Koval Lane e Flamingo Road, quello in cui la misteriosa Cadillac bianca affiancò sulla destra la BMW di Suge Knight e dove l'assassino seduto sul sedile posteriore sinistro esplose vari colpi di pistola in direzione di Tupac Shakur che si trovava sul sedile anteriore destro della BMW. Dapprima ho tentato di andarci dopo cena, verso le 23, percorrendo Harmon Avenue, ma la zona non sembrava raccomandabile a quell'ora con il buio e quindi ho abbandonato l'intento. Ho ritentato il giorno dopo con la luce del sole e percorrendo Flamingo Road anziché Harmon Avenue. Flamingo Road, superati i primi alberghi più vicini a Las Vegas Strip, non mi ha dato l'impressione di essere particolarmente più sicura di Harmon Avenue con il buio, ma di giorno era sicuramente praticabile e mi ha dato la possibilità di avvicinarmi all'incrocio seguendo proprio il percorso di Suge e Tupac.

Il memoriale su Flamingo Road
L'incrocio con Koval Lane oggi è un semplice incrocio di due strade trafficate se non fosse per un memoriale, del tutto spontaneo e non ufficiale, nato dalle scritte e dai disegni lasciati dai fan negli oltre venticinque anni trascorsi dalla notte della sparatoria su un palo della luce di Flamingo Road.

Dopo la sparatoria la BMW guidata da Suge Knight fece inversione per tornare verso Las Vegas Strip, in direzione dell'ospedale, e si fermò all'incrocio con Harmon Avenue davanti all'Hotel Bellagio a causa di ben tre gomme bucate, e fu lì che la polizia della città riuscì a intervenire. Dopo aver visto l'incrocio tra Koval e Flamingo, avevo appuntamento per cena con Chris Carroll, l'ex sergente della polizia che fu il primo a intervenire in bici quando l'auto di fermò. Durante la cena, a base della migliore carne e del miglior vino che si possano trovare a Las Vegas, l'argomento di Tupac è uscito varie volte nella conversazione e Chris mi ha confermato molte cose emerse nell'intervista che mi rilasciò due anni fa. Ad esempio mi raccontò che le prime parole che gli rivolse Tupac furono Fuck You, che sulle prime fu costretto ad allontanare Suge Knight anche minacciandolo in quanto non sapeva chi fosse e poiché in quella circostanza poteva rappresentare un pericolo, o che la guardia del corpo Frank Alexander non era presente sulla scena e che i racconti da lui proposti tra il 1995 e il 2013 (anno del suo suicidio) sono in ottima parte frutto di fantasia.

Io e Chris Carroll dopo la nostra cena a Las Vegas

Il dettaglio più importante del racconto di Chris riguarda ovviamente l'autore dell'omicidio: secondo l'ex poliziotto si tratta del gangster Orlando Anderson, cui cui Tupac ebbe uno scontro fisico all'MGM Grand dopo l'incontro tra Mike Tyson e Bruce Seldon poche ore prima della sparatoria. Anderson è morto nel 1998 in un omicidio legato alle rivalità tra gang, slegato dalla morte di Tupac, e questo ha in qualche modo chiuso i conti.

Il 723 della 7th Avenue
Una delle tappe successive del viaggio è stata New York e il mio albergo era a pochi isolati da dove Tupac subì un'altra sparatoria a seguito di un tentativo di rapina nel 1994. L'aggressione avvenne nella lobby del decimo piano del numero 723 della Settima Avenue, poco distante da Times Square, sede dei Quad Studios dove il rapper si trovava per registrare alcune strofe per un mixtape dell'amico Ron G. Due uomini in tenuta militare obbligarono Tupac e i suoi amici a stendersi a terra e derubarono il rapper della sua gioielleria, Tupac tentò di ribellarsi ed estrarre la Beretta che aveva con sé e gli aggressori gli spararono cinque colpi di pistola. Tupac incolpò Puff Daddy e Notorious BIG di essere i mandanti dell'aggressione e l'evento avviò l'escalation di tensione che culminò nell'omicidio dello stesso Tupac e in quello di Notorious. Ho potuto vedere il luogo della sparatoria solo da fuori, dal livello della strada, perché essendo uffici privati non è consentito entrare. Ho anche incontrato un ragazzo che usciva dallo stabile portando con sé altoparlanti e strumenti musicali, indice che proveniva proprio dai Quad Studios, a cui ho chiesto se fosse possibile entrare, ma purtroppo mi rispose di no. Ebbi un'esperienza simile cinque anni prima, quando provai ad entrare nell'edifico di Merrick Boulevard del quartiere di Jamaica, nel Queens, dove fu ucciso nel 2002 il DJ dei Run DMC Jam Master Jay trovando la porta chiusa (e quella volta non c'era nessuno a cui chiedere).

Purtroppo di posti da andare a vedere ce ne sarebbero stati altri, come l'MGM Grand o l'incrocio tra Wilshire Boulevard e South Fairfax Avenue a Los Angeles (anch'essa tappa del viaggio) dove fu ucciso Notorious B.I.G, ma questa volta ne è mancato il tempo. Sarà per il prossimo giro sulla West Coast, perché spesso per capire l'arte di personaggi singolari come Tupac Shakur è necessario vedere anche i luoghi dove il loro cammino ha incontrato una drammatica  fine.

mercoledì 6 gennaio 2021

Tupac - Storia di un ribelle di Andrea Di Quarto

È uscito alla fine del 2020 il volume Tupac - Storia di un ribelle del giornalista di TV Sorrisi e Canzoni Andrea Di Quarto che ricostruisce la vita del celebre rapper dal contesto sociale in cui è nato fino al tragico epilogo a Las Vegas.

Il libro di Di Quarto, senza troppi giri di parole, è semplicemente perfetto ed è un'opera di magistrale giornalismo come ai nostri giorni se ne vedono poche, soprattutto su un argomento di nicchia come l'hip hop e da parte di un giornalista italiano. Di Quarto infatti attinge da un numero di fonti davvero impressionante e di altissimo livello, garantendo così un racconto veritiero e il più possibile aderente alla realtà. L'autore anzitutto risale spessissimo alle dirette parole degli stessi protagonisti delle vicende narrate, attingendo da numerose interviste e dichiarazioni. Inoltre cita tra le proprie fonti riviste, giornali e documentari tra i più autorevoli, senza cedere mai al richiamo facile di tabloid e titoli clickbait.

Proprio per via dell'intento di offrire un racconto veritiero, Di Quarto smonta molte delle bufale più diffuse sulla vita del rapper; ad esempio chiarisce che il suo legame con Jada Pinkett era solo di amicizia anche se a molti piace ricamarci sopra una storia d'amore di fatto mai avvenuta. Inoltre un merito innegabile e importantissimo di questo libro è che non si tratta di un'"agiografia di Tupac" ma di un racconto super partes che non vuole edulcorare il messaggio e che mette il luce le contraddizioni e le debolezze che spesso hanno caratterizzato Tupac e il suo messaggio musicale.

Come è ovvio un'ampia parte del libro è dedicata alla morte di Tupac e all'analisi delle indagini e delle teorie che sono nate da allora, sottolineando punti di forza e di debolezza di ognuna di loro. L'autore comunque smonta senza mezzi termini quelle più ridicole che vogliono il rapper ancora vivo a nascondersi chissà dove o complotti orditi dall'FBI.

In sintesi il libro di Di Quarto, che è autore anche di due volumi sulla storia del rap usciti nel 2018, è un ottimo lavoro di impeccabile fattura. Sicuramente si può consigliare la lettura di Tupac - Storia di un ribelle ad almeno due categorie di persone: gli appassionati di hip hop e i biografi. I primi perché ci troveranno un valido e completo racconto della vita uno dei rapper più rappresentativi della storia. I secondi perché imparino come si scrivono le biografie.

venerdì 1 maggio 2020

An interview with Greg Kading, the LAPD detective that investigated the murders of Tupac and the Notorious B.I.G.

An Italian translation is available here.

From 2006 to 2009 LAPD dectective Greg Kading was assigned to lead the task force that investigated the murders of the Notorious B.I.G. and Tupac Shakur. To help us understand some details of the investigation Grag Kading accepted our proposal for an interview which we are offering today our readers.

We would like to thank Greg Kading for his kindness and willingness to help.


125esima Strada: Can you briefly explain what led you guys to conclude that Orlando Anderson what the shooter in Tupac's murder?

Greg Kading: Orlando was the obvious choice, because of his motive. Several informants stated he was bragging about the murder. Ultimately, his own uncle, Keffe D, acknowledged Orlando was the shooter. Also, Mob James [Death Row Records security boss, editor's note] saw Orlando in the white Cadillac at the 662 Club just prior to the shooting.


125esima Strada: After 24 years we are still not sure where the groupies in a Chrysler were: some accounts say they were on the left-hand side of Tupac’s car, while others (among which the girls themselves) say they were on the right hand side, just in front of the white Cadillac with the shooter. What are your thoughts on this?

Greg Kading: The girls were in the best position to know where they were. I would rely on their statements.


125esima Strada: Do you think LVPD did all that they could to solve the case or were mistakes or omissions done?

Greg Kading: I believe they could have been more pro-active, but things were complicating the case, such as witnesses were not coming forward or being truthful


125esima Strada: Can you briefly explain what led you guys to conclude that Poochie was the shooter in Biggie’s murder?

Greg Kading: We knew Poochie was a known enforcer for Suge. Then we had co-conspiracy testimony from his accomplice, Tammie Hawkins. Since then, others have corroborated what we discovered.


125esima Strada: What do you think of Russel Pool’s theory according to which corrupt LAPD agents were involved?

Greg Kading: It was entirely disproven.


125esima Strada: So do you think the Rampart scandal was completely unrelated to Biggie’s murder? Rampart scandal was real, anyway.

Greg Kading: The Rampart scandal, was in itself a scandal. In the end, it was just Rafael Perez making up stories. It had no connection whatsoever to Biggie's murder. If you do your research on the Rampart case, you’ll discover that 95% of the allegations Perez made against other officers were disproven. In the end, the entire scandal was based on false allegations made by Perez. Millions and millions of dollars had to be paid out to the cops he falsely accused.


125esima Strada: Do you think OJ Simpson’s case and the race question affected the investigation on Biggie’s murder?

Greg Kading: No. There were several black cops assigned to Biggie's case. Race was not an issue at all in B.I.G.'s case.

Intervista a Greg Kading, il detective dell'LAPD che investigò sugli omicidi di Tupac e Notorious B.I.G.

L'originale inglese è disponibile qui.

Dal 2006 al 2009 il detective dell'LAPD Greg Kading ha guidato la task force che ha investigato sugli omicidi di Notorious B.I.G. e Tupac Shakur. Per aiutarci a capire alcuni dettagli dell'indagine Greg Kading ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo oggi ai nostri lettori.

Ringraziamo Greg Kading per la sua cortesia e disponibilità.


125esima Strada: Ci puoi spiegare in sintesi cosa vi ha portato a concludere che Orlando Anderson sia stato lo sparatore nel caso dell’omicidio di Tupac?

Greg Kading: Orlando era la scelta ovvia, per via delle sue motivazioni. Molti informatori hanno detto che si vantava dell’omicidio. In ultimo, proprio suo zio Keffe D ha ammesso che Orlando è stato lo sparatore. Anche Mob James [il capo della sicurezza della Death Row Records, N.d.E.] ha detto di aver visto Orlando sulla Cadillac bianca al 662 Club appena prima della sparatoria.


125esima Strada: Dopo 24 anni non sappiamo ancora dove si trovassero lo groupies sulla Chrysler: alcune testimonianze dicono che erano sul lato sinistro dell’auto di Tupac, mentre altre (tra cui loro stesse) dicono che erano sul lato destro, davanti alla Cadillac bianca dello sparatore. Cosa ne pensi?

Greg Kading: Le ragazze erano nella posizione migliore per sapere dove si trovavano. Farei affidamento sulle loro dichiarazioni.


125esima Strada: Credi che la polizia di Las Vegas abbia fatto tutto il possibile per risolvere il caso o credi siano stati fatti errori o omissioni?

Greg Kading: Credo che avrebbero potuto essere più proattivi, ma ci sono state cose che hanno complicato il caso, come i testimoni che non si facevano avanti o che non dicevano la verità.


125esima Strada: Ci puoi spiegare brevemente cosa vi ha portato a concludere che Poochie sia stato lo sparatore nell'omicidio di Biggie?

Greg Kading: Sapevamo che Poochie era uno dei sicari di Suge. Poi abbiamo avuto la testimonianza della sua complice, Tammie Hawkins. Da allora, anche altri hanno corroborato le nostre scoperte.


125esima Strada: Cosa pensi della teoria di Russel Pool secondo cui erano coinvolti agenti corrotti dell’LAPD?

Greg Kading: È stata completamente smentita.


125esima Strada: Quindi pensi che lo scandalo Rampart fosse completamente slegato dall’omicidio di Biggie? Lo scandalo Rampart era vero, comunque.

Greg Kading: Lo scandalo Rampart è stato scandaloso di suo. Alla fine, è stato solo Rafael Perez che si inventava delle storie. Non c’era nessun legame con l’omicidio di Biggie. Se fai una ricerca sul caso Rampart, scoprirai che il 95% delle accuse di Perez contro altri ufficiali sono state smentite. Alla fine, tutto lo scandalo era basato sulle accuse di Perez. Agli agenti ingiustamente accusati sono stati rimborsati milioni e milioni di dollari.


125esima Strada: Credi che il caso di OJ Simpson e la questione razziale abbiano avuto un impatto sull'indagine sull'omicidio di Biggie?

Greg Kading: No. C'erano molti poliziotti neri assegnati al caso di Biggie. La questione razziale non ha mai influito sul caso di Notorious.

mercoledì 22 gennaio 2020

Murder of Tupac Shakur: an interview with former Las Vegas Police sergeant Chris Carroll

An Italian translation is available here.

Tupac Shakur's murder is one of the most enduring mysteries in music history. To help us understand what happened on that night and to dispel some of the myths surrounding Tupac's death, former Las Vegas police officer Chris Carroll accepted our proposal for an interview which we are offering today our readers.

We would like to thank Chris Carroll for his kindness and willingness to help.


125esima Strada: After arriving on the scene when did you realize the victim was a celebrity and therefore that would have become a big case?

Chris Carroll: As far as “arriving on the scene”, that phrase doesn’t really apply. Tupac’s entourage and I crossed into each other going opposite directions. Their cars sort of spun out trying to make the corner turn too fast as I slid up to them on my bike. After I opened Tupac’s door and he fell out into my arms, Suge immediately was in back of me yelling at him. He was yelling,”Pac, Pac” as he tried to get a response from him. I could see that his car was a high end BMW, he was wearing a ton of jewelry, and Suge was yelling “Pac”. Putting this together I could see that it was Tupac. I didn’t know anything about him at the time other than there was a rapper named Tupac. It’s important to remember that he is far more famous now than he was then. As cops in Las Vegas, the other officers at the scene and I have worked with and around celebrities all the time, so it didn’t have that big of an impact on us when it happened. We handled it like any other homicide, and we handled a lot of those as well, so it didn’t seem much different than other homicides at the time. When we talk to each other now we are kind of surprised at what it has become.


125esima Strada: What did you think of Suge at first? Did you get right away he was an ally, not an enemy?

Chris Carroll: I didn’t know who Suge was at the time. It was very obvious he was Tupac’s friend but that’s all I knew. To me he posed a threat. He was a giant guy who kept running up on my back, putting me in a very dangerous situation. I would point my gun at him and he would back off for a few seconds but as soon as I turned around he was back. He was loud, uncooperative, emotional, and had blood spurting out of the side of his head. Finally, I saw another officer push him away from me. That was the first time I saw the other officer at the scene. He never cooperated then, or during the follow up investigation.


125esima Strada: How would you describe the people that gathered around the car while you were trying to assess the situation? Where they gangsters or just passers-by?

Chris Carroll: There weren’t people gathered around the car. There was me, Tupac, Suge, and another cop keeping Suge back from me. There were originally a couple other cops trying to bring the chaotic scene back under control. People were spread out all around. It’s a huge intersection. Tupac had eight or ten people in his group. There were some tourists around on the sidewalks but not on the street.


125esima Strada: How did Frank Alexander behave after he got out of his car? Did you interact with him?

Chris Carroll: I’ve heard this guys name before but I never spoke to him. Furthermore, I don’t ever remember seeing him there. I was the supervisor on the scene and spoke to everyone who was there. None of them ever told me that they were Tupac’s body guard. I heard a story (not from Alexander) that he was an ex cop who showed a badge at the scene, so the cops let him walk around and go back to Tupac’s car. Absolutely ridiculous story. That’s not how we work and I would have been the first to know if somebody there had a badge.


125esima Strada: How would you describe Tupac after you opened the car door?

Chris Carroll: When I opened the door he was slumped against it on the inside. So he sort of poured out into my arm and I set him down to the pavement. He was still breathing and conscious but he was in very bad shape. He was covered in blood and I could see he had been hit multiple times. He was making eye contact with Suge and he was squirming. He was trying to yell back to Suge, but he couldn’t do it. After a short time he physically gave up, stopped squirming and went into a resting position. I asked him several times who shot him, and what happened. He gave no response until he got enough of a breath together to tell me “Fuck You”.


125esima Strada: How likely is it in your opinion that Suge ordered Tupac's murder?

Chris Carroll: Suge did not order the murder. First, you do not sit next to a person who you know is going to be shot. This is evident by the fact that Suge was shot in the head during the shooting. The bullet pierced his scalp but not his skull. Additionally, I could see at the scene that Suge had a clear concern for Tupac. He was in a full blown panic as he could see that Tupac was probably dying.


125esima Strada: And how likely is it in your opinion that Orlando Anderson is either the shooter or is somehow involved in the shooting?

Chris Carroll: Orlando Anderson is the shooter. Usually the most simple and obvious answer is the correct answer, and in this case those rules apply. There has also been bits and pieces of evidence that have confirmed this. Many people often ask why the crime was not solved. The answer is that the crime was solved long ago. However, the guy who did it is dead, and has been dead for about twenty years. That ends everything. Perhaps there is justice in the fact that the murderer was murdered himself.

Omicidio di Tupac Shakur: intervista all'ex sergente della polizia di Las Vegas Chris Carroll

L'originale in inglese è disponibile qui.

L'omicidio di Tupac Shakur è uno dei misteri più duraturi della storia della musica. Per aiutarci a capire cosa è successo quella notte e per smentire alcune dicerie sulla morte di Tupac, l'ex agente della polizia di Las Vegas Chris Carroll ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo oggi ai nostri lettori.

Ringraziamo Chris Carroll per la sua cortesia e disponibilità.


125esima Strada: Dopo essere arrivato sulla scena, quando ti sei accorto che la vittima era una celebrità e che quel caso sarebbe diventato famoso?

Chris Carroll: L’espressione “arrivato sulla scena” non è corretta. L'entourage di Tupac e io ci incrociammo mentre andavamo in direzioni opposte. Le loro macchine quasi sbandarono cercando di prendere la curva troppo velocemente e io arrivai in bici. Quindi aprii la porta di Tupac e lui mi cadde tra le braccia, Suge arrivò immediatamente dietro di me urlando verso di lui. Stava urlando "Pac, Pac" cercando di ottenere una risposta. Riuscii a vedere che la macchina era una BMW di fascia alta, indossava una tonnellata di gioielli, e Suge urlava “Pac”. Mettendo insieme i pezzi vidi che era Tupac. All'epoca non sapevo nulla di lui oltre al fatto che c’era un rapper di nome Tupac. È importante ricordare che ora è molto più famoso di quanto non fosse allora. Come poliziotti a Las Vegas, io e gli altri agenti intervenuti sulla scena abbiamo sempre lavorato in un ambiente di celebrità, quindi non ebbe un grande impatto su di noi quando è successo. L'abbiamo gestito come qualsiasi altro omicidio, e ne gestivamo molti, all'epoca non sembrava molto diverso dagli altri omicidi. Quando ne parliamo ora siamo sorpresi di ciò che è diventato.


125esima Strada: Cosa pensasti di Suge sulle prime? Capisti subito che era un alleato e non un nemico?

Chris Carroll: Al tempo non sapevo chi fosse Suge. Era ovvio che fosse un amico di Tupac non sapevo altro. Per me rappresentava una minaccia. Era un uomo gigantesco che continuava ad avvicinarsi dietro di me, mettendomi in una situazione molto pericolosa. Gli puntavo la pistola e si allontanava per qualche secondo, ma appena mi voltavo si avvicinava. Parlava ad alta voce, non era collaborativo, era agitato e gli schizzava sangue dal lato della testa. Dopo un po’, vidi un altro ufficiale che lo teneva lontano da me. È stata la prima volta che vidi l'altro ufficiale sulla scena. Suge non ha mai collaborato, né allora, né durante le indagini successive.


125esima Strada: Come descriveresti le persone che si sono raccolte attorno alla macchina mentre cercavi di prendere il controllo della situazione? Erano gangster o passanti?

Chris Carroll: Non c'erano persone intorno alla macchina. Eravamo io, Tupac, Suge e un altro poliziotto che teneva Suge lontano da me. Inizialmente c'erano un paio di altri poliziotti che cercavano di riportare la scena caotica sotto controllo. C’erano persone sparse ovunque. È un incrocio enorme. Nel gruppo di Tupac c’erano otto o dieci persone. C'erano alcuni turisti sui marciapiedi ma non in strada.


125esima Strada: Come si comportò Frank Alexander dopo che uscì dall’auto? Hai interagito con lui?

Chris Carroll: Ho già sentito questo nome, ma non gli ho mai parlato. Inoltre, non ricordo di averlo visto sulla scena. Ero il supervisore della scena e ho parlato con tutti quelli che erano lì. Nessuno di loro mi ha mai detto di essere la guardia del corpo di Tupac. Ho sentito una storia (non da Alexander) secondo cui era un ex poliziotto e mostrò il distintivo sulla scena, e a quel punto i poliziotto gli consentirono di avvicinarsi alla macchina di Tupac. Storia assolutamente ridicola. Non è così che lavoriamo e sarei stato il primo a sapere se qualcuno avesse avuto un distintivo.


125esima Strada: Come descriveresti Tupac dopo che hai aperto la portiera della macchina?

Chris Carroll: Quando aprii la porta, era accasciato contro di essa dall'interno. Quindi mi crollò tra le braccia e lo stesi sul marciapiede. Respirava ancora ed era cosciente, ma era in pessime condizioni. Era coperto di sangue e potei vedere che era stato colpito più volte. Era in contatto visivo con Suge e si stava contorcendo. Stava cercando di urlare a Suge, ma non ci riuscì. Dopo un breve periodo si arrese fisicamente, smise di agitarsi e si mise in posizione di riposo. Gli ho chiesto più volte chi gli avesse sparato e cosa fosse successo. Non diede risposta finché non ebbe abbastanza fiato per dirmi "Vaffanculo".


125esima Strada: Secondo te quanto è probabile che Suge abbia ordinato l’omicidio di Tupac?

Chris Carroll: Suge non ha ordinato l'omicidio. Innanzitutto, non ti siedi accanto a una persona che sai che verrà uccisa a colpi di arma da fuoco. E ciò è evidente per il fatto che Suge è stato colpito alla testa durante la sparatoria. Il proiettile gli trafisse il cuoio capelluto ma non il cranio. Inoltre, ho potuto vedere sulla scena che Suge nutriva una chiara preoccupazione per Tupac. Era in preda al panico quando vide che Tupac stava probabilmente morendo.


125esima Strada: E secondo te quanto è realistico che Orlando Anderson sia stato lo sparatore o sia stato in qualche modo coinvolto nella sparatoria?

Chris Carroll: Orlando Anderson è lo sparatore. Di solito la risposta più semplice e ovvia è la risposta corretta, e in questo caso questa regola funziona. Ci sono state anche alcune prove che lo hanno confermato. Molte persone spesso chiedono perché l’omicidio non sia stato risolto. La risposta è che è stato risolto molto tempo fa. Tuttavia, l’uomo che lo ha commesso è morto ed è morto da circa vent’anni. Questo conclude tutto. Forse c'è giustizia per il fatto che l'assassino è stato lui stesso assassinato.

mercoledì 13 novembre 2019

Tupac: il caso è aperto, tante piste e poche conclusioni

Nel 2018 è stato trasmesso per la prima volta in televisione il documentario in sei parti Who killed Tupac?, tradotto in italiano con il titolo di Tupac: il caso è aperto e trasmesso in Italia da Crime+Investigation. Nella serie, l'avvocato e attività per i diritti umano Benjamin Crump ha condotto un'indagine indipendente sulla morte di Tupac aiutato dai giornalisti Stephanie Frederic e P. Frank Williams e dalla scrittrice Lolita Files. Crump definisce esperti i suoi collaboratori, eppure si nota l'ovvia assenza di detective e di veri professionisti di indagini e scene del crimine.


La squadra di investigatori ha ricostruito i fatti e indagato cinque piste: che l'assassino sia il gangster Orlando Anderson con cui Tupac aveva avuto uno scontro poco prima di essere ucciso, che si sia trattato di una faida tra East Coast e West Coast, che il mandante fosse il produttore Suge Knight, che lo stesso Suge fosse il vero obiettivo della sparatoria (teoria che prevede anche il coinvolgimento della polizia di Las Vegas e dell'agenzia di sicurezza che lavorava per la Death Row) e che l'assassino sia stato il rapper Lil 1/2 Dead (pronuncia: Little Half Dead) in cerca di vendetta per un brano rubato. Il team di Crump per indagare ciascuna di queste teorie ha condotto una serie davvero notevole di interviste con testimoni, investigatori ed esperti, ha condotto anche test balistici e ricerche approfondite. Anzitutto va notato che alcune delle teorie proposte sono del tutto assurde. È infatti completamente incredibile che Suge fosse il mandante dell'omicidio, visto che al momento della sparatoria era seduto accanto a Tupac e se avesse voluto ucciderlo non lo avrebbe di certo fatto quando gli era così vicino. È altrettanto irrealistico che l'obiettivo della sparatoria fosse lo stesso Suge perché in quel caso gli omicidi avrebbero affiancato la BMW di Knight da sinistra (cioè dal lato del guidatore) e non da destra, dove avrebbero avuto più difficoltà a colpire il proprio obiettivo.

In realtà il team non riesce a dipanare il dubbio, perché ognuna delle piste seguite si scontra contro l'impossibilità di essere dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio. In ogni caso nell'ultima puntata i quattro fanno una scoperta davvero notevole. Pochi giorni dopo la morte di Orlando Anderson nel 1998 fu rivenuta nel giardino di casa della ragazza di un amico di Orlando una pistola che sarebbe compatibile con quella dell'omicidio di Tupac. Secondo Crump la polizia di Los Angeles ha nascosto per anni questa informazione ai colleghi di Las Vegas, ma ovviamente il tutto è ancora da dimostrare, in modo che non riaprissero un'indagine dei pericolosi contorni razziali, visto che l'argomento è particolarmente sentito nella città californiana che vide il caso di OJ Simpson, le rivolte del 1992 e il pestaggio di Rodney King.

Rispetto a quando noto precedentemente la serie aggiunge comunque un dettaglio importante. Secondo il racconto di Frank Alexander, la guardia del corpo di Tupac che viaggiava sull'auto dietro a quella di Suge Knight, la BMW di Knight fu affiancata a sinistra da un gruppo di ragazze su una Chrysler che attirò l'attenzione di Tupac pochi istanti prima che la Cadillac degli assassini lo affiancasse sulla destra. La stessa sequenza di eventi è narrata nel biopic All Eyez on Me del 2017. Al contrario secondo questa serie televisiva la Chrysler affiancò l'auto di Knight sulla destra, appena prima che sopraggiungesse la Cadillac bianca. Crump ha identificato tre delle quattro donne che viaggiavano sull'auto e anche loro hanno raccontato di aver affiancato la BMW sulla destra. Secondo la versione di Alexander le ragazze sulla Chrysler distrassero Tupac e il suo entourage, ovviamente involontariamente, per il tempo sufficiente che consentì alla Chrysler di avvicinarsi a loro. Se da un lato è molto difficile che le tre donne ricordino male dove si trovassero, è altrettanto improbabile che Frank Alexander si sia confuso su un dettaglio così importante. Purtroppo su questo dettaglio la serie TV ha gettato più confusione che chiarezza.

Secondo la serie TV, la Chrysler delle quattro donne è quella che abbiamo cerchiato in rosso.
In ogni altra ricostruzione precedente la Chrysler era sulla corsia di sinistra.

In conclusione questo documentario in sei parti non riesce a dipanare i misteriosi fatti di quella notte, dando uguale rilevanza a teorie realistiche e ad altre completamente fantasiose. E se questo è il livello delle indagini dopo oltre vent'anni dalla morte del rapper è molto improbable che si giunga mai a una conclusione di questa triste vicenda.

domenica 10 settembre 2017

All Eyez On Me: il biopic sulla vita di Tupac

Viene proiettato in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane il biopic All Eyez On Me sulla vita del rapper Tupac Shakur. Il film racconta la vita del protagonista dalla nascita a New York nel 1971 fino alla morte nel 1996 a Las Vegas. La prima parte del film è narrata in flash-back con Tupac che racconta la propria vita a un giornalista mentre è detenuto al Clinton Correctional Facility, la narrazione poi riprende con l'uscita del rapper dal penitenziario fino alla sua morte per mano di un misterioso assassino.

Sebbene il film sia molto efficace nel raccontare le difficoltà incontrate da Tupac e la durezza della vita nel ghetto, nella seconda metà del film (dalla firma con la Death Row fino alla morte) il racconto è piuttosto confuso e può essere compreso appieno solo da chi già conosce la storia. Ad esempio, non viene approfondito abbastanza chi siano Frank Alexander, Dr. Dre o Puff Daddy, tre persone che ebbero un ruolo fondamentale nell'ultimo anno della vita di Tupac. Inoltre nella scena finale, che mostra la sparatoria tra le via di Las Vegas, vengono omessi particolari importanti. Non viene ad esempio spiegato perché Suge dopo l'aggressione decise di fare inversione e fuggire dalla zona della sparatoria, lo scopo in realtà era quello di portare Tupac all'ospedale prima possibile, ma dal film sembra che Suge scappi da qualcosa o qualcuno. Non viene spiegato che anche Suge rimase colpito da una delle pallottole, né che la BMW aveva tre gomme bucate quando si fermò, facendo sembrare che Suge abbia interrotto la sua corsa senza un motivo.

La versione italiana del film soffre di qualche errore di adattamento. Il primo produttore di Tupac gli chiede se abbia finito di registrare il secondo verso, incappando in un false friend piuttosto noto: verse in inglese significa strofa e non verso. L'errore più grave comunque riguarda la pronuncia del nome di Suge, qui pronunciato Siug con la G dolce, e non Sciug con la G dura come abbreviazione di Sugar Bear.

La scelta degli attori è complessivamente buona, Demetrius Shipp Jr nel ruolo di Tupac e Dominic Santana in quello di Suge assomigliano molto ai personaggi reali; lo stesso non si può dire di Jarrett Ellis nel ruolo di Snoop Dogg o di Harold House in quello di Dr. Dre.

Suscita qualche perplessità il fatto che nel film durante un concerto alla House of Blues di New York Tupac canti Hail Mary che nella realtà uscì solo dopo la sua morte. Di quel live esistono sia l'album sia il DVD e ovviamente il pezzo non era in scaletta, ovviamente è anche impossibile che il pubblico conoscesse il brano e potesse cantare i ritornelli con Tupac.

All Eyez On Me riesce comunque nell'intento di far conoscere aspetti meno noti della vita dal rapper, come il suo rapporto con la madre la cui vita sregolata è causa di grandi problemi per i suoi figli, ma che è al contempo amata da Tupac che le dedica Dear Mama nel disco Me Against The World, o la sua profonda amicizia con Jada Pinkett, futura moglie di Will Smith. Tuttavia la fine della sua carriera e la registrazione degli album All Eyez On Me e The Don Killuminati: The Seven Days Theory (che nel film viene chiamato semplicemente Makaveli, che non è il titolo del disco ma lo pseudonimo adottato da Tupac per lo stesso) sono narrati con troppa superficialità e verranno apprezzati sono da chi conosce già la vicenda e la vorrà vedere rappresentata sul grande schermo.

domenica 24 maggio 2015

L'omicidio di Tupac Shakur

Il 7 settembre del 1996 al MGM Grand di Las Vegas Mike Tyson sconfisse Bruce Seldon in 1 minuto e 49 per KO nell'ultimo incontro prima della famigerata doppia sfida con Evander Holyfield. Tra gli spettatori del match era seduto il rapper Tupac Shakur con il suo produttore Suge Knight, accanto a loro vi erano anche la guardia del corpo Frank Alexander e un amico di Suge chiamato Sal. I quattro assistettero all'evento circondati da altre celebrità come Charlie Sheen e Louis Gossett Jr.

Al termine dell'incontro i quattro avrebbero dovuto incontrare Tyson davanti al suo spogliatoio, ma mentre lo attendevano Suge disse qualcosa nell'orecchio a Tupac: i piani cambiavano, Iron Mike non era più disponibile a incontrarli, sarebbero andati via subito. Prima di abbandonare il palazzetto, attesero nella lobby di riunirsi con il resto dei loro amici formato dall'entourage di Suge e dalla crew che cantava con Tupac, gli Outlawz, e quando tutto il gruppo fu ricompattato si avviarono verso l'uscita. Mentre stavano abbandonando la struttura, Sal vide nella lobby il gangster Orlando Anderson, della gang dei Crips, che qualche mese prima aveva rapinato insieme ad alcuni suoi compagni di banda uno dei membri della Death Row Records, la casa discografica fondata da Suge Knight e Dr Dre per la quale incideva, tra gli altri, anche lo stesso Tupac. Sal indicò Anderson a Tupac che corse verso il gangster e gli chiese "You from the south?", quindi gli sferrò quindi un pugno al volto facendolo cadere a terra. Orlando reagì colpendo a sua volta Tupac al viso. In un attimo Alexander si precipitò addosso a Tupac per sedare la rissa e i due furono finalmente divisi grazie anche all'intervento dalla security dell'albergo.

Il gruppo di Tupac e Suge non fu fermato, né arrestato in alcun modo. Orlando non fece denuncia, né la fece la polizia. Come si può tuttora visionare dai video delle telecamere di sicurezza dell'MGM Grand Tupac e i suoi amici semplicemente lasciarono la struttura per andare a piedi al Luxor Hotel dove il rapper alloggiava. Tupac salì nella camera che condivideva con la fidanzata Kidada Jones, figlia del noto musicista e produttore Quincy Jones, per cambiarsi dagli abiti casual a quelli da strada con cui siamo abituati a vederlo nei suoi video. Poco dopo uscì da solo dalla stanza, Kidada rimase nuovamente in albergo, rinunciando eccezionalmente al giubbotto antiproiettile che spesso indossava ma che nel deserto del Nevada gli avrebbe tenuto troppo caldo. Tupac si riunì al gruppo di amici e chiese ad Alexander di non salire in macchina con lui e Suge, ma gli diede le chiavi dell'auto di Kidada e gli disse di salire in auto insieme agli Outlawz e di seguirli. Il gruppo andò a casa di Suge, a Paradise Valley, affinché anche Suge potesse cambiarsi. Quindi verso le 22 lasciarono la casa di Suge per andare al Club 662 al numero 1700 di East Flamingo Road, dove però non arriveranno mai.

Il convoglio era composto da quattro auto: la BMW 750 nera di Suge, l'auto con Alexander e gli Outlawz che li seguiva e altre due macchine con a bordo l'entourage di Suge. Sulla BMW Suge sedeva al posto del guidatore, mentre Tupac era seduto sul sedile anteriore destro. Sull'auto di Kidada, Alexander era alla guida, accanto a lui era seduto il rapper degli Outlawz Yaki Kadafi, il resto del gruppo era seduto dietro. Il convoglio percorse il Las Vegas Boulevard con il suo traffico continuamente bloccato dai semafori e intorno alle 23 l'auto di Suge fu fermata da alcuni poliziotti in bicicletta attirati dal volume eccessivamente alto dell'autoradio, inoltre l'auto di Suge non aveva la targa né davanti, né dietro. La polizia chiese ai due di scendere dall'auto e di aprire il bagagliaio, dopo una breve discussione li lasciò andare.

Il convoglio svoltò a destra su Flamingo Road e si fermò al semaforo all'incrocio con Koval Lane. Le quattro auto erano disposte come nel fotogramma sopra, tratto dal documentario 2pac Before I wake. Un attimo dopo una Chrysler berlina, inspiegabilmente assente nel fotogramma del documentario, arrivò dietro all'auto di Travon e le quattro ragazze che erano a bordo attirarono l'attenzione di Suge e Tupac. Nello stesso istante una Cadillac bianca li affiancò dall'altro lato e l'uomo seduto sul sedile posteriore sinistro abbassò il finestrino ed esplose numerosi, almeno 13, colpi di pistola verso Tupac. In diverse occasioni Alexander ha raccontato l'accaduto e lo ha sempre fatto mimando il gesto dello sparo con il braccio destro, quindi lo sparatore ha dovuto torcere il busto per girarsi verso Tupac. Il rapper tentò di sottrarsi al fuoco scappando sul sedile posteriore attraverso il varco tra i due sedili, ma rimase bloccato dalla cintura di sicurezza e fu colpito al petto, all'addome e a una mano. Anche Suge rimase colpito, ma solo di striscio, alla nuca e non al collo come spesso si legge. I colpi esplosi verso Tupac perforarono la portiera e finestrino e bucarono due delle gomme della BMW. Alcuni poliziotti in bicicletta assistettero alla sparatoria e chiamarono rinforzi oltre al soccorso medico.

La Cadillac sparì nel traffico svoltando a destra su Koval Lane, Frank Alexander scese dall'auto per avvicinarsi a quella di Knight pensando che entrambi i passeggeri fossero morti vista la moltitudine di colpi esplosi, ma Suge, nonostante fosse stato colpito e nonostante le condizioni dell'auto gravemente danneggiata, fece un'inversione a U e tornò sul Las Vegas Boulevard in direzione dell'ospedale. Alexander tornò in macchina e fece la stessa manovra di Suge per seguirlo. L'auto di Suge, che nel frattempo aveva colpito un cordolo spartitraffico e aveva una terza gomma bucata, si fermò all'incrocio tra il Las Vegas Boulevard e Harmon Avenue. Nell'immagine accanto è mostrato il tragitto percorso dalla BMW di Suge dopo la sparatoria, il punto della sparatoria è cerchiato in azzurro, il punto dell'arresto del veicolo è cerchiato in rosso.

La polizia nella confusione del momento pensò che Knight fosse uno degli aggressori e lo costrinse a sdraiarsi a terra con la faccia in giù nonostante stesse sanguinando. Alexander arrivò circa un minuto dopo e dopo essersi identificato come una delle guardie del corpo spiegò alla polizia che Knight era una delle vittime e non un aggressore. La polizia concesse a Suge di rialzarsi e tentò quindi di aprire la portiera dell'auto per far scendere Tupac ma, forse per la deformazione dovuta ai colpi, la portiera non si aprì e fu proprio Suge con la forza che riuscì ad aprirla. Knight e Alexander trassero Tupac, ancora cosciente, dall'auto e lo stesero sull'asfalto. Poco dopo fu caricato sull'ambulanza e portato all'ospedale. Solo a Suge fu concesso di salire in ambulanza con Tupac. "I'm dying, man" disse il rapper al suo produttore. Purtroppo aveva ragione, Tupac Shakur morì per emorragia interna dovuta a colpi di arma da fuoco il 13 settembre del 1996.

Dalla morte di Tupac sono scaturite innumerevoli teorie del complotto, la più celebre delle quali vuole che la sparatoria sia stata una messinscena organizzata dallo stesso Tupac per fingere la propria morte e nascondersi da qualche parte, non si capisce bene a che scopo. In rete si possono facilmente trovare le 18 argomentazioni del leader dei Public Enemy Chuck D secondo cui Tupac sarebbe ancora vivo. Francamente gli argomenti sono talmente assurdi e risibili da non meritare considerazione. Chuck D immagina scenari in cui la polizia, i paramedici e tutti i passanti sarebbero parte di un'immensa cospirazione di cui nessuno ha ancora capito lo scopo. A Chuck D ha già risposto adeguatamente il giornalista Jordan Pelaez e non intendiamo affrontare l'argomento anche noi.

Una teoria un po' meno assurda vuole che il mandante dell'omicidio sia lo stesso Suge spinto dal fatto che Tupac voleva lasciare la Death Row. Anche questa ipotesi è comunque molto fantasiosa ed è sostenuta solo dai teorici del complotto: né la polizia, né Frank Alexander hanno mai sostenuto nulla del genere. Questa teoria è spesso riproposta per il fatto che nell'intro del primo disco postumo di Tupac, intitolato The Seven Days Theory - The Don Killuminati e inciso con lo pseudonimo di Makaveli, si sente una voce, da molti attribuita a Tupac, dire qualcosa che sembra "Suge shot me". Premesso che non è chiaro a nessuno come Tupac avrebbe potuto incidere questo verso da morto, e premesso anche che questo stesso disco è stato prodotto proprio da Suge Knight, la teoria è completamente infondata perché quel breve verso e il rumore di fondo che si sente al contempo sono un campionamento dal video Da Funk dei Daft Punk uscito l'anno prima (la frase è presente solo nel video dei Daft Punk, non sul CD) e a un ascolto più attento si capisce che dice tutt'altro. Non è chiarissimo ma la versione più probabile è che in realtà la frase dica "Shoulda shot me".

In realtà basta anche il buon senso a capire che è completamente folle l'idea di commissionare l'omicidio di qualcuno che è seduto in auto accanto a sé, non a caso Suge è rimasto ferito. Se avesse voluto davvero architettare la morte di Tupac avrebbe potuto anche trovare una scusa qualunque per scendere dall'auto o fare in modo che lo sparatore si trovasse frontalmente rispetto all'auto anziché lateralmente, in modo da non rischiare di rimanere ferito o ucciso.

Un'altra teoria piuttosto nota vorrebbe che l'omicidio sia stato materialmente compiuto dai Crips e commissionato dal rapper Notorious B.I.G. che sarebbe morto sei mesi dopo in circostanze analoghe a Los Angeles. Ma anche questa è solo una chiacchiera giornalistica senza alcun sostegno fattuale.

Solo due mesi dopo, il 10 novembre, uno dei testimoni chiave, il rapper Yaki Kadafi che era seduto accanto ad Alexander, è stato ucciso con un colpo di pistola sparato accidentalmente da un amico. Tutt'oggi questa sembra solo una tragica fatalità e non ci sono elementi fattuali che colleghino i due omicidi.

A distanza di quasi vent'anni l'omicidio di Tupac Shakur è ancora insoluto e probabilmente lo resterà per sempre visto che nel 2013 anche Frank Alexander (foto accanto) è morto per un colpo di pistola autoinflitto. Ora anche l'ultimo testimone chiave non potrà più dare il proprio contributo nel dipanare la matassa della morta di Tupac.

Le fonti che abbiamo usato per la nostra ricerca sono i libri The Killing of Tupac Shakur di Cathy Scott, Suge Knight di Jake Brown e Got Your Back di Frank Alexander, i documentari Tupac Shakur Before I Wake e Famous Crime Scene: Tupac Shakur e gli articoli di giornale New Theories Stir Speculation On Rap Deaths di John Leland, Who Killed Tupac Shakur? di Chuck Philips, To Die Like A Gangsta, Witness to Rapper's Killing Is Shot to Death e Frank Alexander, Tupac Shakur's Former Bodyguard, Found Dead