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martedì 2 ottobre 2018

Cayne: gothic metal da Milano

Il panorama del gothic metal italiano è particolarmente ricco, anche se molte delle formazioni del nostro paese che suonano questo tipo di musica non godono del seguito di pubblico che meriterebbero. Gruppi come gli Opera IX, i Dakrua e i Macbeth sfornano album di altissimo livello da oltre vent'anni, ma in questa pletora di formazioni esiste un gruppo di Milano che si colloca al di sopra di tutti gli altri per notorietà e qualità della musica: i Cayne.

I Cayne nascono nel 1999 a Milano per opera dei due chitarristi Raffaele Zagaria e Claudio Leo in seguito alla loro uscita dai Lacuna Coil. Al momento della loro fondazione completavano la formazione il vocalist Mario Piazza, il bassista Daniele Rossetti e il batterista Filippo Ferrari.

La band così formata produsse il proprio primo album in studio nel 2002 con il titolo Old Faded Pictures. Il disco è composto da otto tracce che spaziano tra il gothic rock e l'alternative rock, risultando in un album di facile ascolto che colpisce già al primo giro nello stereo. Tra i pezzi spiccando sicuramente la morbida In My Eyes Return contraddistinta da qualche contaminazione new wave, la grezza e graffiante title track e Una Favola, unico pezzo in italiano del disco che è anche quello che tende più verso il rock alternativo che al tempo aveva buon seguito di pubblico in tutta Europa. Il disco contiene anche una cover di Small Town Boy dei Bronski Beat che trasforma il notissimo pezzo in un grintoso hard rock.

Dopo la pubblicazione del primo album l'attività in studio dei Cayne ha vissuto una lunga pausa, fino a quando Claudio Leo, insieme al chitarrista Marco Barusso, ha rinnovato la formazione con Guido Carli alla batteria, Antonello Pudva al basso, Giovanni Lanfranchi al violino e alle tastiere e con il nuovo vocalist Giordano Adornato. Prima di tornare a registrare, la formazione della band vide un nuovo cambiamento con l'ingresso del bassista Andrea Bacchio che andò a sostituire Pudva.

La band tornò in sala di incisione nel 2011 per realizzare l'EP denominato Addicted. Visti i numerosi cambi di formazione, anche il suono si adattò ai nuovi gusti e questa nuova incisione vira decisamente verso il gothic metal.

Il disco è composto di sole quattro tracce, che mischiano sapientemente sonorità dure con altre più melodiche riuscendo a creare una buona commistione di sonorità gotiche e venature AOR. Inoltre la musica dei Cayne si arricchisce, come anticipato, della presenza del violino che dona alle tracce un tocco di classicità che crea un contrasto di grande effetto con il suono duro di chitarre, basso e batteria.

Il risultato di questa ottima mescolanza è sintetizzato in pezzi quali My Damnation e Together as One. Completano il disco una versione live di In My Eyes Return e la title track che è sicuramente il pezzo più forte dell'EP come confermato dal suono duro della strumentazione e dal canto di Adornato che si rende qui più aspro che nelle altre tracce.

Il 2013 si aprì per i Cayne con la tragica scomparsa di Claudio Leo a seguito di una lunga malattia. Tuttavia la band decise di continuare la propria attività, proprio per rispettare i desideri del chitarrista e riuscì a concludere la realizzazione di un nuovo album grazie all'ingresso in formazione di Diego Minach, che sostituì il compianto Leo.

Nello stesso anno uscì quindi il secondo LP intitolato semplicemente Cayne, prodotto dal chitarrista Marco Barusso, che ripropone le stesse sonorità dell'EP precedente con un gothic metal melodico ricco di contaminazioni di stili diversi e con la presenza sempre maggiore del violino a impreziosire la musica. Il disco parte con un intro dalle sonorità orientali che risente dell'influenza dell'oriental metal e che si apre con un bellissimo vocalizzo di Giordano Adornato. L'album contiene alcuni pezzi già pubblicati nell'EP quali My Damnation, Together as One e Addicted e vede anche la presenza di ospiti d'eccezione come Paul Quinn dei Saxon nella ruggente e veloce Black Liberation, Jeff Waters degli Annihilator in King of Nothing, e Andrea Ferro dei Lacuna Coil che duetta con Adornato in Through the Ashes. Il ritmo sostenuto del disco è intervallato da tre ballad quali Little Witch, dalle sonorità leggermente grunge, Deep Down and Under e Like The Stars.

L'anno seguente la band pubblicò un altro EP intitolato Little Witch che propone il pezzo già pubblicato sull'album in due versioni (quella originale e una seconda leggermente più corta) oltre alla versione acustica di Together as One e una ballad inedita intitolata Adore.

All'inizio del 2015 Barusso e Carli lasciarono la band, con il batterista che venne sostituito da Giovanni Tani. Con la nuova formazione, la band tornò in studio per realizzare il terzo LP intitolato Beyond The Scars che ha visto la luce nell'estate del 2018 grazie alla produzione di Diego Minach.

In questo nuovo disco il gruppo perfeziona la formula riproponendo un gothic metal melodico ricco di tastiere e violino, di sfumature AOR e di qualche spruzzata di grunge, come testimonia la melodica traccia di apertura No Answers From The Sky il cui giro di chitarra introduttivo ricorda da vicino il suono di Seattle.

Il disco offre un ottimo equilibrio tra pezzi lenti e pezzi energici. Tra quelli più forti si distinguono Torn Apart, Celebration of the Wicked e Free at Last che è forse il brano in cui il violino ha il ruolo maggiore.

Tra le ballad spiccano le bellissime e coinvolgenti The Asylum of Broken Hope e One More Chance che mostrano come il gruppo sappia muoversi bene anche in terreni più lenti, senza rinunciare ai propri suoni distintivi che rendono la musica dei Cayne unica e immediatamente riconoscibile.

I Cayne hanno quindi oggi all'attivo tre album e due EP di altissimo livello che rendono a pieno titolo questa band una delle realtà più interessanti del panorama metal del nostro paese e non solo; infatti nonostante non godano del blasone che meriterebbero i Cayne reggono benissimo il confronto con le band di gothic metal di ogni angolo del mondo.

In quasi due decenni di carriera il gruppo non ha mai sbagliato un colpo regalando sempre brani suggestivi e di ottimo impatto; non resta che aspettare la loro prossima fatica in studio con la sicurezza che si tratterà di un altro album stellare, come i tutti i precedenti.

giovedì 16 luglio 2015

Myrath - Tales of the Sands

I tunisini Myrath sono uno dei gruppi più noti del movimento oriental metal che nei primi anni del nuovo millennio è stato particolarmente florido in Israele, nella penisola arabica e nel Maghreb. Ma a differenza di tutte le altre formazioni di questo movimento musicale i Myrath affondano le proprie radici nel prog e nel power metal, anziché nel black e in altre forme più estreme; la musica che ne risulta è un meraviglioso connubio di sonorità arabe e orientali con un metal riconducibile a modelli quali i Symphony X, Kamelot e in parte anche ai Dream Theater.

Il loro terzo album intitolato Tales of the Sands pubblicato nel 2011 è il miglior esempio di quanto valida e fresca sia la musica prodotta dalla band. Ogni brano è composto da una efficace mistura di mondi musicali diversi con la componente metal della musica dei Myrath, ricca di melodia, che si mischia alla perfezione ai suoni tradizionali dei luoghi di origine della band.

Tra i brani degni di una menzione particolare troviamo Under Siege che si apre con un vocalizzo di grande effetto della soprano francese Clémentine Delauney (ex cantante dei Serenity e attuale voce dei Visions of Atlantis) che si unisce al suono della tastiera e poco dopo al resto della strumentazione. Anche la title track è tra i brani migliori e anche questa si apre con un vocalizzo particolarmente efficace ed è caratterizzata da una melodia orientale ancora più marcata che crea il pezzo di migliore impatto di tutto il disco anche grazie al ritornello cantato in lingua tunisina. Il cantante Zaher Zorgati alterna lo stile di canto tradizionale a quello arabo e dimostra di sapersi muovere bene in entrambe le tradizioni, impreziosendo così i brani con un altro tocco di unicità.

Tutti i movimenti musicali caratterizzati dalla mistura di sonorità diverse sono di norma portati avanti da pochi gruppi davvero innovativi e da un lungo stuolo di emuli; ad esempio questo è accaduto nel crossover di fine anni 90 e nel celtic rock francese dei primi anni duemila, e lo stesso è avvenuto nell'oriental metal con gruppi con gli Orphaned Land e i Narjahanam a guidare un nutrito gruppo di imitatori. Ma i Myrath si distinguono sia dai primi che dai secondi creando una musica decisamente godibile e unica e fortunatamente del tutto priva di growl, molto usato invece dagli altri gruppi e che altro non fa che rendere brutto qualcosa che sarebbe altrimenti molto bello.

giovedì 9 aprile 2015

Trillium - Alloy

Quello dei Trillium è il primo esperimento in chiave hard rock (che vira verso il metal) della brava e poliedrica cantante americana Amanda Somerville in cui non deve condividere il microfono con altri, come invece ha sempre fatto in tutte le formazioni in cui ha militato o milita ancora.

L'album di esordio della band è uscito nel 2011 e si intitola Alloy e nelle sue dodici tracce Amanda è libera di mostrare le sue capacità vocali spaziando dall'aggressività alla dolcezza come solo le grandi cantanti sanno fare.

Il disco riprende le sonorità AOR di fine anni '80 condendole con atmosfere cupe e ghotic. Tra i dodici brani non vi sono cali di qualità perché in ognuna Amanda mostra aspetti diversi della sua vocalità: sa essere aspra, aggressiva e graffiante, come nel brano Coward, ma anche calda e soave, come in Justifiable Casualty. I brani migliori sono il primo e l'ultimo (se si esclude la bonus track): il disco si apre con l'energica Machine Gun e si chiude con la ballad Slow It Down, forse il brano più AOR dell'intero disco che sembra tratto di peso dagli anni '80, in cui Amanda si esprime nella migliore delle proprie interpretazioni.

Tra i brani merita una menzione anche l'ottima Scream It, unico pezzo del disco che vede la presenza di un cantante ospite, in cui la voce potente di Jørn Lande si alterna con quella pulita e celestiale di Amanda, come avviene in molti brani di gruppi symphonic e power metal europei.

In sintesi quello dei Trillium è un buon album che regala un'ora di ottima musica. In attesa di ascoltare i prossimi lavori di Amanda.