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martedì 9 giugno 2015

Musi O Tunya - Wings of Africa

I Musi O Tunya non sono i più celebri esponenti dello zamrock, perché quanto a notorietà sono superati dagli W.I.T.C.H e dagli Ngozi Family, ma sicuramente ne sono i migliori interpreti grazie alla loro creatività musicale e alle produzioni di qualità indistinguibile da quelle americane o europee.

Il loro primo album del 1975 è intitolato Wings of Africa ed è stato registrato in un solo giorno in uno studio di Nairobi, nonostante il gruppo sia dello Zambia, ed è un bellissimo connubio di rock psichedelico, funk, soul e musica etnica africana. Il disco è composto di soli sei brani, ma tutti di durata considerevole e infatti nel suo insieme supera i 40 minuti.

La titletrack che apre il disco invita all'unione dei popoli africani con un suono gioioso ricco di percussioni e fiati. Ma il vero capolavoro è la seconda traccia intitolata Dark Sunrise, in cui il leader e chitarrista Rikki Ililonga, che nei suoi dischi da solista suona quasi tutti gli strumenti, si sostituisce al microfono a Derick Mbao. Il brano parte alla grande con un riff di chitarra dello stesso Ililonga a cui si unisce il suono potente della batteria e del sax soprano di Kenny Chernoff che dà una forte impronta; la voce di Rikki fa il resto nel creare un brano rock di grande efficacia con robusti innesti di musica nera che si mescolano alla perfezione. Dark Sunrise è un brano cupo e potente che si discosta dall'allegria del resto del disco ed entra con forza nella testa di chi lo ascolta.

La terza traccia si intitola The Sun ed è la seconda e ultima cantata da Ililonga, è basata ancora su fiati e percussioni a creare un ritmo tipico dell'Africa condito con un po' di rock occidentale; il brano successivo intitolato Mpondolo, l'unico in lingua locale, prosegue sulla strada intrapresa dal precedente ed è caratterizzato dal suono del clarinetto che si esprime in una sorta di controcanto.

La penultima traccia intitolata Walk and Fight riprende in parte le atmosfere più cupe di Dark Sunrise con i fiati in controtempo rispetto alla sezione ritmica.

L'ultimo brano intitolato One Reply è ancora una volta allegro e gioioso e inverte le proporzioni degli ingredienti: un brano soul che sembra tratto dalla discografia di qualche artista americano reso più esotico dalle chitarre distorte e dal cantato tipicamente africano.

Se molti album di zamrock sono esperimenti di mescolanze musicali più interessanti che belli, non è di certo questo il caso di Wings of Africa: questo disco è un capolavoro del rock anni 70 che dimostra anche che se Rikki Ililonga avesse avuto mezzi economici adeguati oggi sarebbe ricordato come uno dei geni della musica di quel decennio.

mercoledì 20 maggio 2015

Ngozi Family - 45,000 Volts

Gli Ngozi Family sono uno dei gruppi più rappresentativi del cosiddetto zamrock, il movimento rock nato in Zambia negli anni 70. A dispetto del nome il gruppo fondato da Paul Ngozi non è composto da una famiglia, ma i quattro membri non sono in alcun modo legati da parentela. Del resto Ngozi non è nemmeno il vero cognome del cantante, deceduto nel 1989, che si chiamava in realtà Paul Dobson Nyirongo e il suo cognome d'arte Ngozi significa "pericolo" in lingua chichewa.

45,000 Volts, uscito nel 1977, è il loro album più celebre composto da 10 tracce che rappresentano benissimo il movimento zamrock nella sua interezza mischiando le caratteristiche tipiche del rock psichedelico di quel periodo con sonorità tipicamente nere prese dal funk e in parte anche dal reggae.

In ciascun brano il ritmo è imposto con forza dalla chitarra suonata proprio da Paul, che apre tutte le 10 tracce, a cui si sommano gli strumenti suonati dagli altri musicisti e la voce dello stesso Paul. Tra i brani spiccano l'allegra Atate (che significa "padre" in chichewa), che aggiunge sonorità caraibiche a quelle tipiche dello zamrock, e l'onirica e inquietante Night of Fear.

Come si evince chiaramente anche solo guardando la copertina (quella originale è all'inizio dell'articolo, qui a fianco quella della ristampa kenyota) i mezzi con cui è stato realizzato questo disco sono decisamente poveri e la qualità della registrazione ne risente. Gli unici suoni aggiunti in fase di post produzione sono gli echi di Night of Fear, per il resto l'intero disco è registrato in presa diretta. Va notato che questa limitazione è tipica degli Ngozi Family, ma non di tutta l'industria dello zamrock, altri musicisti come ad esempio Rikki Ililonga hanno prodotto musica di qualità indistinguibile da quella americana o europea.

Questo album non è certo un capolavoro, tra l'inglese approssimativo di Paul Ngozi e la qualità della registrazione, ma resta un esempio interessante di come i musicisti africani abbiano saputo mischiare la musica nera con la psichedelia. Non entrerà negli annali del rock, ma sicuramente merita più di un ascolto.