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martedì 30 maggio 2017

L'omicidio di Mia Zapata

Si ringraziano l'investigatrice privata Leigh Hearon, il bassista dei Gits Matt Dresdner e la batterista e cantante Maria Mabra per la consulenza fornita durante la stesura di questo articolo.

La scena musicale di Seattle nei primi anni 90 era particolarmente fervida; gruppi come i Nirvana, i Soundgarden e i Pearl Jam dominavano le classifiche e il grunge era tra i generi di maggior successo. Purtroppo uno tra i gruppi musicali più promettenti di Seattle vide la propria carriera stroncata sul nascere a cause della morte della propria cantante: il gruppo in questione sono i Gits e la loro cantante era la ventottenne dalla voce blues Mia Zapata.

La cantante fu uccisa nel quartiere di Capitol Hill nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 1993. La ragazza abitava nella zona più a nord del quartiere di Ranier Valley e quella sera era stata in un locale chiamato Comet Tavern al numero 922 di East Pike Street che frequentava abitualmente con il resto della band. Arrivò alla taverna verso le 20:30, quella sera sicuramente consumò molti alcolici e fumò erba e qualche altra sostanza. Non era di buon umore, perché si stava separando dal fidanzato Robert Jenkins (morto nel 2012) e per combattere la tristezza si affidò all'alcol. A un certo punto lasciò la taverna con un paio di amici per andare a bere un distillato alla pizzeria Piecora's, al 1401 di East Madison Street (oggi demolito, ma ancora visibile in Google Street View nella vista del 2007), dove Mia lavorava part time come cameriera, ma poi i tre tornarono alla taverna; prima di uscire aveva anche fatto una telefonata dal telefono fisso del locale, ma non disse a nessuno chi fosse il destinatario.

Mia lasciò la taverna intorno a mezzanotte per andare allo studio di registrazione degli Hell's Smells, la band in cui suonava Robert, sperando di trovarlo ancora lì. Lo studio si trovava nel piano interrato del complesso Winston Apartments al 1019 di East Pike Street. Mia scese da una scala laterale ma risalì poco dopo, perché l'uomo non era lì. La cantante decise allora di salire al secondo piano a trovare l'amica Tracy Victoria Kenly, detta TV, che era anche la cantante degli Hell's Smells. Mentre le due donne parlavano, Mia a un certo punto uscì dalla casa senza preavviso, per poi tornare poco dopo e scusarsi per il proprio comportamento.

Mia lasciò l'appartamento di TV alle due e l'amica la vide scendere le scale interne. Da lì, Mia può essere uscita dal retro o dall'ingresso principale e non è sicuro quale strada abbia preso. Può essere andata verso ovest all'incrocio con Broadway dove c'era una stazione di servizio della Texaco (oggi distributore della Shell) che faceva anche da stazione per i taxi, per prenderne uno per tornare a casa; tuttavia nessuna delle persone che si trovavano alla stazione di servizio riferì di averla vista, né alcun tassista disse di averla incontrata. Può essere andata verso nord, verso l'appartamento dell'amica Maria Mabra, batterista degli Hell's Smells, che abitava a quindici minuti a piedi dalla casa di TV e che aveva invitato Mia a dormire da lei. Può essere andata verso est, per tornare alla pizzeria Piecora's. Può essere andata verso sud per tornare a casa a piedi, Mia abitava a 2,5 chilometri dalla casa di TV nella parte più a nord del quartiere di Rainier Valley ed essendo una buona camminatrice avrebbe potuto prendere questa decisione senza esitazione. In ultimo, potrebbe essere tornata allo studio di registrazione nel piano interrato senza uscire dall'edificio, perché il giorno seguente un'amica di Mia trovò allo studio il microfono personale della cantante da cui di rado si separava.

Rosso: Comet Tavern
Verde: Stazione di servizio della Texaco
Giallo: Winston Apartments
Blu: Piecora's

Ottanta minuti dopo essere uscita dall'appartamento di TV, alle 3:20 Mia Zapata fu trovata morta da una prostituta chiamata Charity al'incrocio di 24th South Avenue e South Washington Street. Mia era stesa sulla schiena, con le gambe stese, le caviglie incrociate e le braccia aperte come se fosse stata in croce. Charity corse a chiedere aiuto a una stazione dei pompieri poco lontano; quando arrivò sulla scena il medico legale tentò comunque di rianimarla, ma la cantante era già morta. La strada si trovava tra due edifici religiosi, la chiesa apostolica Bethel Christian Church e una sede del Catholic Community Service, e il luogo stesso e la posizione del corpo fecero dapprima pensare a un omicidio di carattere religioso. Mia era stata picchiata e strangolata con i cordini della felpa che indossava; in una delle tasche dei jeans erano infilati il portafogli, le mutande che indossava al momento dell'aggressione e il reggiseno che le era stato strappato.

Sulle prime il cadavere non fu identificato perché Mia non aveva con sé documenti; l'unico indizio poteva essere il nome della band The Gits stampato sulla felpa, ma i soccorritori non capirono chi era la donna stesa a terra. Il cadavere fu identificato solo dal medico legale dopo essere stato trasferito all'ospedale, perché il coroner era un appassionato di musica grunge e aveva visto Mia con i Gits in vari locali della zona; lo stesso medico durante l'autopsia rilevò che Mia aveva anche subito violenza sessuale e un morso sul seno sinistro. La conclusione fu che Mia fu uccisa per strangolamento, ma sarebbe comunque morta per le percosse all'addome, che le ruppero il fegato, se non fosse stata strangolata.

Giallo: Winston Apartments
Viola: luogo del ritrovamento del cadavere

Parallelamente all'indagine della polizia, la band assunse l'investigatore privato Leigh Hearon per indagare sulla morte della cantante. Per dieci anni entrambe le indagini portarono a molto poco. La Hearon trovò un unico testimone: una donna (e non un uomo come riportato erroneamente dalla puntata di Unsolved Mysteries che ha trattato di questo caso) che abitava poco lontano dalla zona del ritrovamento del cadavere sentì delle urla di una voce femminile, la testimone guardò fuori dalla finestra e vide una grossa auto allontanarsi velocemente dalla via a fondo chiuso in cui viveva verso le vie principali. Le indagini si concentrarono dapprima su Robert Jenkins, ma questi fu subito escluso dai sospettati perché aveva passato la notte con degli amici e poi con un'altra donna. L'alibi di Robert era solidissimo e l'uomo superò anche il test del poligrafo.

L'unico indizio lasciato dall'assassino era qualche traccia di saliva sul seno di Mia, ma per la tecnologia del tempo il campione era troppo ridotto per poter essere usato per l'identificazione. Il campione fu quindi congelato e per anni le indagini non fecero alcun progresso nonostante l'impegno della polizia e della Hearon nell'intervistare chiunque nella zona avesse potuto vedere o sentire qualcosa.

L'indagine rimase bloccata per nove anni, quando grazie all'analisi STR fu possibile identificare il DNA dell'assalitore separandolo da quello di Mia. Dapprima fu confrontato con il database CODIS dell'FBI che contiene il DNA di tutte le persone che abbiano commesso un reato negli USA, ma non diede alcun riscontro. Nello sconforto gli inquirenti pensarono che l'assassino di Mia non avesse mai commesso altro crimine, oppure che fosse morto.

Il confronto con il database non si arrestò e un anno dopo fu possibile trovare un riscontro: il DNA apparteneva a Jesus Mezquia, un esule cubano che viveva a Marathon, in Florida, e che nel 2002 fu arrestato per furto con scasso e violenza domestica, condanne grazie alle quali il suo DNA fu inserito nel CODIS. Gli inquirenti dello stato di Washington insieme agli U.S. Marshals della Florida cercarono Mezquia a casa sua a Marathon, ma l'uomo non era lì. Alcuni giorni dopo tornò a casa dicendo di essersi trasferito momentaneamente a Miami per lavoro; Mezquia accettò la richiesta della polizia di sottoporlo ad alcune domande, evidentemente ignorando di essere stato connesso alla morte di Mia Zapata.

A Mezquia furono mostrate alcune foto, tra cui una di Mia, e gli fu chiesto se riconosceva quelle persone; rispose negativamente e negò di aver ucciso una di queste. Tuttavia asserendo di non conoscere Mia Zapata escluse la possibilità che la sua saliva fosse sul seno della donna per motivi diversi dall'omicidio. Gli fu prelevato un nuovo campione di DNA che venne confrontato con quello prelevato dal corpo di Mia, e fu di nuovo trovata la corrispondenza.

La polizia verificò anche che Mezquia aveva vissuto per un periodo a Seattle, a soli tre isolati dal luogo del ritrovamento de cadavere. Inoltre quando la foto di Mezquia fu diffusa sui media, un'altra donna di Seattle, Valentina Dececco, chiamò la polizia per dire di aver riconosciuto in Mezquia un uomo che l'aveva molestata sei mesi prima della morte di Mia Zapata.

Jesus Mezquia era quindi l'uomo che aveva rapito, picchiato, stuprato e ucciso Mia Zapata.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti Mezquia avrebbe assalito Mia mentre questa ascoltava musica in cuffia che le impedì di sentire l'assalitore che si avvicinava. L'uomo poi la caricò in macchina dove la aggredì picchiandola e stuprandola. Dopo averla strangolata, la scaricò dalla macchina e la trascinò nel posto dove è stata trovata prendendola da sotto le braccia, e per questo motivo fu trovata con le braccia larghe come in croce.

Jesus Mezquia fu condannato nel 2004 a 37 anni di reclusione; nel 2005 l'uomo fece appello alla corte federale che annullò la condanna sostenendo che la pena in un caso del genere avrebbe dovuto arrivare al massimo a 28 anni. Tuttavia nel 2009 la corte superiore di King County (la contea in cui si trova la città di Seattle), viste le aggravanti, confermò la pena ai 36 ani di reclusione che restavano da scontare a Mezquia.


Fonti utilizzate oltre a quelle citate e linkate nell'articolo: