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lunedì 22 gennaio 2018

Northern Kings: il supergruppo dei re finlandesi

Nel 2007 quattro tra le migliori voci maschili del panorama symphonic metal finlandese hanno formato un supergruppo vocale per reinterpretare alcuni classici dei decenni passati. Il quartetto porta il nome di Northern Kings ed è composto da Jarkko Ahola (cantante tra gli altri dei Teräsbetoni e degli Ahola), Marco Hietala (Nightwish), Tony Kakko (Sonata Arctica) e Juha-Pekka Leppäluoto (Charon e Harmaja).

Il primo album dei Northern Kings si intitola Reborn ed è composto da cover di pezzi rock anni 80 (con la sola aggiunta di Creep dei Radiohead che appartiene al decennio successivo) reinterpretati in chiave symphonic metal; lo scopo principale di queste revisioni è mettere in luce le notevoli capacità canore dei quattro interpreti, con Leppäluoto, unico basso della formazione, ad eseguire le voci più basse mentre i tre tenori eseguono quelle più alte ognuno nel proprio stile distintivo. Ogni pezzo è cantato principalmente da uno dei quattro, con gli altri tre che eseguono i cori. In questo primo album fa eccezione solo la cover di We Don't Need Another Hero di Tina Turner che è invece cantata da tutti e quattro; il brano è aperto con le sonorità basse di Leppäluoto a cui si aggiungono gli altri tre, di particolare effetto è il duetto tra lo stesso Leppäluoto e Kakko nella seconda strofa con il secondo a fare la voce alta e il primo quella inferiore.

I pezzi vengono spesso reinterpretati cambiandone la melodia o la natura stessa. La linea vocale del ritornello della già citata We Don't Need Another Hero è infatti diversa da quella originale. Rebel Yell di Billy Idol, qui cantata da Leppäluoto, diventa una lunga ballata gotica di quasi otto minuti; I Just Died in Your Arms dei Cuttin Crew qui interpretata da Jarkko Ahola è trasformata invece in una power ballad. In The Air Tonight di Phil Collins, eseguita dalla ruggente voce di Hietala, rispecchia la struttura della versione originale con la prima metà più lenta della seconda, ma in questa occasione l'ultimo ritornello è molto più graffiante di come interpretato dall'ex batterista dei Genesis.

Anche Hello di Lionel Ritchie, in origine un melodico brano soul, diventa qui veloce e aggressivo guidato dalla forte voce di Ahola con un bellissimo coro degli altri vocalist in sottofondo. Fallen on Hard Times dei Jethro Tull, interpretata da Hietala, trasforma un folk progressivo un pezzo di potente metal, il rock elettronico di Don't Bring Me Down degli Electric Light Orchestra qui cantato da Ahola viene riletto in una versione particolarmente veloce che rasenta lo speed metal; mentre altri brani come Sledgehammer di Peter Gabriel (affidata alla voce di Tony Kakko) e Don't Stop Believing dei Journey (cantata da Hietala) si mantengono più simili alle melodie originali.

Inoltre la Special Edition di Reborn include anche la versione orchestrale di We Don't Need Another Hero, in cui le voci dei quattro spiccano ancora di più, e un remix più cupo di Creep.

L'anno seguente i Northern Kings hanno realizzato il loro secondo, e fino a ora ultimo, album intitolato Rethroned. L'album ripropone la formula del precedente, con una serie di brani presi principalmente dagli anni 80 reinterpretati in stile symphonic metal, ma a differenza del primo album in Retrhoned sono cinque i pezzi cantanti dai quattro vocalist insieme. Tra questi troviamo Kiss From a Rose di Seal che qui diventa un pezzo veloce e grintoso, A View to Kill dei Duran Duran, Take On Me degli A-Ha e Killer di Adamski che da sommesso brano trip hop diventa molto energico, con i quattro cantanti che tirano fuori una potenza vocale nel ritornello che sarebbe inaspettata conoscendo il pezzo originale.

Tra i brani migliori di questo secondo disco troviamo Nothing Compares 2 U cantata da Jarkko Ahola che rielabora il pezzo di Prince (anche se qui siamo sicuramente più vicini alla versione di Sinead O'Connor) in una power ballad in cui di nuovo sfodera la sua potenza vocale modificando anche la linea vocale in modo da adeguarla alle sue caratteristiche. Lo stesso Ahola interpreta anche My Way in uno stile magistrale dando di nuovo sfoggio delle sue straordinarie doti vocali e trasformando il pezzo in uno ruvido e graffiante ricco di riff di chitarra.

Il quartetto chiude l'edizione standard del disco con Róisín Dubh (Black Rose): A Rock Legend dei Thin Lizzy, ovvero un medley di quattro brani folk americani e britannici realizzando così il pezzo più melodico e raccolto dell'album dalla notevole durata di oltre sette minuti.

L'edizione giapponese dell'album contiene anche la cover di They Don't Care About Us di Micheal Jackson cantato dall'intero quartetto, lo stesso pezzo è disponibile in versione orchestrale solo sull'edizione dell'album venduta su iTunes.

Oltre ai due album, i Northern Kings realizzarono un solo singolo nel 2010 con una cover di Lapponia di Monica Aspelund, brano con cui la Finlandia partecipò all'Eurovision Song Contest del 1977. Il pezzo è ovviamente cantato da tutti e quattro e mantenendo fede al brano originale ha un approccio molto più allegro e leggero di quanto registrato dai quattro nei loro due album.

Purtroppo la sperimentazione dei Northern Kings è durata molto poco ed è difficile che dopo otto anni di inattività il gruppo si possa riunire. Queste incisioni di facile ascolto, trattandosi di cover, possono però aiutare anche i non appassionati a conoscere questi quattro straordinari vocalist e le loro band che producono dell'ottimo metal sinfonico che pone molta cura alla qualità delle parti vocali.

martedì 12 dicembre 2017

Raskasta Joulua - Raskasta Joulua IV

Il supergruppo finlandese Raskasta Joulua è giunto nel 2017 al proprio settimo album in studio intitolato Raskasta Joulua IV (il numero IV nel titolo può essere forviante ed è dovuto al fatto che tre degli album del gruppo hanno titoli diversi). Cambiano i membri della band ma resta uguale la formula con il collettivo che propone dodici brani natalizi reinterpretati nello stile del symphonic metal del loro paese di origine, con basi che sanno coniugare melodia e forza e canto potente e ricco di virtuosismi che mettono bene in luce le capacità canore di questi straordinari artisti.

Per questo album la formazione del gruppo vede anche la presenza di due ospiti non finlandesi: la svedese Elize Ryd degli Amaranthe che fa parte dei Raskasta Joulua già dal 2013 e l'olandese Floor Jansen che partecipa alle tournée del gruppo già dallo scorso anno ma che solo quest'anno è entrata stabilmente nella formazione.

Tra i dodici pezzi scelti c'è una buona commistione di brani tratti dalla tradizione finlandese poco conosciuti fuori dai confini nazionali e alcuni classici universalmente noti. Troviamo infatti nel disco le versioni metal di What Child is This (qui intitolata Joulumuisto) cantata da Kimmo Blom, Silent Night (Jouluyö, juhlayö in finlandese) interpretata da Juha-Pekka Leppäluoto e una versione straordinariamente accelerata di Gloria in Excelsis Deo (Kuului laulu enkelten) di Antti Railio.

I pezzi migliori del disco sono comunque, e forse non a caso, gli ultimi due. All'undicesimo posto troviamo infatti Joulun rauhaa (versione finlandese di Happy Xmas) cantata da tutta la band con una bellissima alternanza di voci tra cui spiccano l'attuale e la storica voce dei Nightwish: Floor Jansen e Tarja Turunen. La stessa Tarja è protagonista anche della traccia di chiusura, l'Ave Maria di Schubert che interpreta insieme Marco Hietala dei Nightwish riformando così un duo che non si esibiva insieme dalla burrascosa separazione della cantante dalla band avvenuta nel 2005.

E' un enorme peccato che questo supergruppo goda di così poca popolarità nel nostro paese, perché i loro sette album sono semplicemente magnifici e dimostrano come questo numeroso combo di musicisti nordici sappia unire l'energia del metal alla melodia e alle atmosfere dei canti di Natale, realizzando pezzi di ottima fattura che piaceranno sia agli amanti del metal sia agli amanti della tradizione natalizia. La creatività dei Raskasta Joulua non si esaurisce nello studio di registrazione, infatti nelle loro interpretazioni dal vivo spesso propongono arrangiamenti nuovi e voci diverse da quelle incise negli album. Basta ascoltare la versione dal vivo di O Holy Night (Oi Jouluyö) cantata da Floor Jansen in puro stile symphonic metal (mai incisa in studio con Floor alla voce) per rendersi conto del livello altissimo messo in campo da questi geni della musica.

Non resta che ascoltare il loro nuovo bellissimo album durante le feste e, per chi non li ha mai sentiti, andare a scoprire i loro sei dischi precedenti e i video dei loro concerti.

lunedì 18 settembre 2017

Visions of Atlantis - Old Routes - New Waters

Nel 2013 gli austriaci Visions of Atlantis, dopo l'uscita dell'album Ethera, hanno rivoluzionato la propria formazione tenendo il solo batterista Thomas Caser, unico membro rimasto per tutta la carriera del gruppo, a cui si sono aggiunti cinque elementi nuovi. Per i tre musicisti si è trattato di un ritorno, infatti il chitarrista Werner Fiedler, il tastierista Chris Kamper e il bassista Michael Koren avevano già militato nei Visions of Atlantis in passato; mentre i due cantanti, la francese Clémentine Delauney e Siegfried Samer, sono invece membri nuovi.

Il primo EP registrato dal gruppo con la nuova formazione e pubblicato nel 2016 porta l'eloquente titolo di Old Routes - New Waters e in copertina mostra un vascello in mare aperto che batte bandiera austriaca e francese (perché ormai il gruppo non è più solo austriaco).

La band ha scelto per la prima prova in studio di realizzare un EP di cinque brani già editi in passato e qui interpretati dalla band rinnovata. I pezzi scelti sono Lovebearing Storm dall'album Eternal Endless Infinity, Seven Seas dall'album Trinity e Lost, Last Shut Of Your Eyes e Winternight (di cui è stato anche realizzato un video) da Cast Away.

Le melodie restano immutate rispetto alle incisioni originali, ciò che invece cambia notevolmente sono le voci dei due interpreti. In particolare il migliore acquisto di questa band è sicuramente la superlativa Clémentine che con la sua voce limpida da soprano, di registro più alto rispetto a tutte le altre cantanti che l'hanno preceduta nella band, si dimostra superiore alle pur bravissime vocalist precedenti. In particolare Clémentine riesce a tenere lo stile di canto lirico praticamente ovunque, anche a velocità che sarebbero proibitive per gran parte delle sue colleghe. La supremazia vocale di Siegfried Samer rispetto ai due cantanti che l'hanno preceduto non è altrettanto marcata, ma il nuovo vocalist si dimostra almeno allo stesso livello degli altri, riuscendo così a non far rimpiangere le formazioni passate.

Ovviamente questo EP è solo un riempitivo nella discografia dei Visions of Atlantis che aveva come scopo quello di interrompere un silenzio che durava dal 2013. Ma da questo piccolo esperimento possiamo constatare come le premesse per il futuro siano ottime. Sebbene Old Routes - New Waters non sarà una pietra miliare della discografia del gruppo, lascia almeno la speranza che il prossimo album sarà invece l'ennesimo ottimo lavoro.

lunedì 7 agosto 2017

Exit Eden - Rhapsodies in Black

Quattro tra le più grandi regine del symphonic metal hanno unito le proprie forze per creare un supergruppo chiamato Exit Eden che il 4 agosto scorso ha pubblicato il proprio primo album intitolato Rhapsodies in Black che contiene undici cover di altrettanti pezzi rivisti con il loro stile. Il quartetto è composto dall'americana Amanda Somerville, dalla francese Clémentine Delauney, dalla brasiliana Marina La Torraca e dalla tedesca Anna Brunner. Le quattro ragazze hanno scelto cinque classici della musica pop rock degli ultimi decenni, quali Question of Time dei Depeche Mode, Frozen di Madonna, Heaven di Bryan Adams, Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler e Fade to Grey dei Visage, a cui si aggiungono sei pezzi pop più recenti come Unfaithful di Rihanna, Incomplete dei Backstreet Boys, Impossibile di Shontelle, Firework di Katy Perry, Skyfall di Adele e Paparazzi di Lady Gaga.

La loro interpretazione degli undici pezzi lascia pressoché invariate le melodie originali, ma trasforma i pezzi nello stile del symphonic metal, con ricche basi musicali dalle sonorità dure a cui si sommano le quattro voci ognuna con il proprio stile distintivo e riconoscibile: dal canto limpido da soprano di Clémentine, a quello aspro di Anna fino ai due potenti contralti Marina e Amanda, con quest'ultima che soverchia le altre quanto a potenza quando cantano insieme, come si può sentire ad esempio nei ritornelli di Unfaithful e Impossibile.

Il risultato è un album di grande effetto improntato soprattutto a valorizzare le quattro voci e riuscendo perfettamente nel compito. Tra i pezzi spiccano sicuramente Frozen e Skyfall che vedono la presenza come ospite di una quinta regina, Simone Simons degli Epica, che aggiunge un tocco lirico al canto. Di notevole valore anche Total Eclipse of the Heart, il cui intro è cantanto dal secondo ospite, lo svedese Rick Altzi, e Heaven la cui prima strofa cantata dal Clémentine è semplicemente celestiale. La stessa Clémentine canta le due strofe in francese di Fade to Gray con una pronuncia ovviamente perfetta che nessuna delle altre avrebbe potuto regalare. In Frozen è da notare anche il vocalizzo che introduce il ritornello che qui è eseguito a più voci dalle quattro vocalist insieme.


In realtà è difficile individuare nel disco tracce migliori di altre perché sono tutte ottime, così come è difficile scegliere quali siano le voci migliori: se proprio fossimo costretti sceglieremmo a pari merito Clémentine per la pulizia dell'esecuzione e Amanda per la potenza.

Nel complesso le quattro realizzando un disco che offre un symphonic metal morbido e divertente che non conosce un attimo di noia, l'unica è pecca è forse proprio la durata perché ascoltando questo album resta la convinzione che le quattro ragazze sarebbero sicuramente state in grado di realizzare un disco molto più lungo di questo senza scadere mai nella qualità. Resta la speranza che questo supergruppo decida di tornare in studio a registrare un nuovo album perché il loro primo esperimento è riuscito alla grande.

lunedì 30 gennaio 2017

Xandria - Theater of Dimensions

Con il nuovo album Theater of Dimensions i tedeschi Xandria sono alla terza prova in studio con la attuale cantante Dianne van Giersbergen, ad un anno e mezzo di distanza dall'EP Fire and Ashes pubblicato nel 2015. In questo nuovo album la band di Bielefeld ripropone il proprio suono caratteristico fatto di basi musicali veloci e potenti a cui si somma la voce cristallina della cantante che spesso si cimenta nell'uso del registro lirico. L'album è composto di 13 pezzi (18 nella versione deluxe grazie alla presenza di 5 bonus track registrate in acustico). L'uscita dell'album è stata anticipata di alcuni giorni dal video di Call of Destiny che ha mostrato fin da subito che rispetto al passato gli Xandria presentano sonorità più maestose, ricche di lunghe parti suonate e un maggiore uso di poderosi cori. Esempi di questo approccio si possono riscontrare ad esempio nella traccia di apertura Where the Heart is Home in cui il coro fa da seconda voce sul ritornello e in Ship of Doom in cui il canto corale a cappella apre il brano prima dell'ingresso degli strumenti per poi ripresentarsi in un vocalizzo nel ritornello.

La vera forza di questa band resta comunque la potentissima voce della van Giersbergen che mostra di avere una notevole estensione sia verso l'alto sia verso il basso. Dei tredici brani dodici sono veloci ed energici ed è presente una sola ballad intitolata Dark Night of the Soul dai suoni piuttosto tradizionali. Il disco vede anche la presenza di alcuni ospiti. Burn Me è cantata da Dianne con Zaher Zorgati, cantante della band power metal tunisina Myrath, accostando con grande efficacia due stili di canto radicalmente diversi. Nel disco è presente anche Björn Strid dei Soilwork nel brano We Are Murderers che proprio per via della presenza del cantante svedese è il pezzo peggiore del disco e l'unico che avrebbe potuto essere tolto senza intaccare la qualità dell'album, la spiegazione è presto data: Strid canta in growl aggiungendo un tocco davvero brutto a un brano altrimenti bellissimo. Gli altri due ospiti sono Russ Thompson dei Van Canto nella già citata Ship of Doom e Henning Basse nella teatrale e lunghissima title track di chiusura, ricca di cambi di tempo e di stile.


Come anticipato, l'album in versione deluxe contiene cinque tracce in acustico. Le prime due sono Call of Destiny e Dark Night of Soul a cui seguono In Rememberance (la cui versione originale si trova su Fire and Ashes), Sweet Atonement (originariamente incisa su Sacrificium) e Valentine (tratta da Neverworld's End dove era cantata dalla precedente vocalist Manuela Kraller). Come sempre i brani acustici mostrano un lato diverso dei musicisti, sicuramente più leggero e meno aggressivo e più attento ai dettagli esecutivi, in particolare spicca sulle altre la nuova versione di Valentine che trasforma un pezzo aggressivo in uno leggero e divertente guidato dal suono delle chitarre acustiche nel quale Dianne dimostra di essere a proprio agio anche in uno stile di canto più tradizionale.

In sintesi Theater of Dimensions è un vero capolavoro del symphonic metal e il miglior disco della carriera degli Xandria per ricchezza dei suoni e per precisione nelle esecuzioni. Non si può infine non notare che i migliori dischi degli Xandria sono proprio gli ultimi tre e il merito è in ottima parte di Dianne van Giersbergen che si dimostra superiore alle due, pur brave, cantanti che l'hanno preceduta e che ha concesso al gruppo di affrancarsi dell'etichetta di clone tedesco dei Nightwish sviluppando sonorità proprie che li proiettano tra i migliori gruppi del panorama attuale del symphonic metal.

martedì 9 agosto 2016

Tarja - The Shadow Self

A due mesi dall'uscita di The Brightest Void, che era stato definito the prequel, esce il nuovo album di inediti della soprano finlandese Tarja Turunen che dà così alle stampe il suo quarto lavoro in poco più di un anno.

L'album è intitolato The Shadow Self e si apre con il brano Innocence di cui era stato pubblicato il video a giugno; il pezzo di apertura chiarisce subito quale sarà la qualità complessiva dell'album perché è semplicemente grandioso, caratterizzato da una base sostenuta dal piano e dalla voce di Tarja che mostra già in avvio tutta la sua estensione. Il brano è già stupendo di suo ed è anche impreziosito da un inciso musicale di circa un minuto guidato ancora dal piano prima che Tarja attacchi a cantare il ritornello l'ultima volta. Con il secondo pezzo intitolato Demons in Me, purtroppo, abbiamo una brutta caduta di stile: il pregio dei Nightwish è di Tarja da solista è sempre stato quello di proporre del symphonic metal privo di growl che è solo una stupidaggine adatta ai gruppi che devono ricorrere a questa tecnica cacofonica per ovviare alla carenza di idee e capacità. Sul growl si espresse bene Rob Halford: I like to hear a singer sing. Quindi, tornando a Tarja, i produttori dovrebbero spiegarci i motivi della presenza della cantante canadese Alissa White-Gluz che con il suo growl rende brutto e fastidioso un brano che senza di lei sarebbe sicuramente stato migliore.

Ma fortunatamente la delusione dura poco e come terza traccia ritroviamo No Bitter End che era già contenuta in The Brightest Void ma che in questa versione dura quasi un minuto in più; il brano ha sancito una virata di Tarja verso il pop ma la qualità della sua musica resta notevole nonostante il brano sia decisamente di easy listening. Il quarto pezzo è intitolato Love to Hate ed è una maestosa e onirica ballad in cui Tarja di nuovo mette a frutto la sua voce cristallina regalando un altro brano di grande effetto. A seguire troviamo la cover di Supremacy dei Muse proposta in versione simile originale ma con la voce di Tarja che raggiunge ovviamente vette ben più acute di quella di Matthew Bellamy; il brano è talmente simile alla versione dei Muse che viene naturale sognare un bel duetto tra Tarja e Bellamy.

La sesta traccia intitolata The Living End è una lenta ballad leggera ed eterea di nuovo basata sulla musica del piano suonato proprio dalla cantante e dalla sua voce che qui suona angelica e leggiadra, il pezzo è arricchito da una bellissima seconda voce sul ritornello eseguita dal fratello di Tarja, Toni Turunen. Segue Diva che come suggerisce il titolo è un brano maestoso e dal sapore operistico in cui Tarja dà la migliore performance dell'intero disco per potenza ed estensione accompagnata da una imponente musica orchestrale. L'ottavo brano è Eagle Eye già presente su The Brightest Void e qui proposta in versione leggermente più breve, una ballad piuttosto tradizionale ma comunque di grande valore che vede ancora la presenza del fratello Toni Turunen.

Alla nona traccia troviamo Undertaker, brano veloce e aggressivo dal sapore anni 80 nelle cui strofe Tarja dimostra di saper cantare alla grande anche note insolitamente basse per poi risalire nel ritornello verso le tonalità che conosciamo. La decima traccia è intitolata Calling From the Wild ed è quella che più ricorda le produzioni passate di Tarja, il brano parte come una ballad per poi accelerare grazie alle poderose chitarre che lo riportano su panorami a cui la cantante ci ha abituato.

Chiude il disco un altra ballad melodica intitolata Too Many, anch'essa piuttosto tradizionale e anch'essa influenzata dagli anni 80, ma che conferma di nuovo quali sono le capacità canore della nostra soprano. La traccia contiene anche una ghost track del tutto trascurabile in cui Tarja dice This Is a Hit Song su una base dance che stona fortemente con il resto dell'album.

The Shadow Self è bellissimo anche a livello di packaging. Mentre il CD di The Brightest Void era interamente bianco, questo è interamente nero su entrambe le facciate e quella superiore riporta disegnati i solchi del vinile: ottimo lavoro anche dal punto di vista grafico.

A parte Demons in You l'album è un vero capolavoro che propone dieci ottimi brani dalle sonorità molto varie. Con questo album e con il suo prequel Tarja si sta forse avvicinando a sonorità meno dure di quanto ha fatto in precedenza virando leggermente verso il pop, ma questo non deve ingannare: la qualità delle sue produzioni non cala minimamente e al contrario con questi nuovi dischi Tarja sta dimostrando di saper ampliare il proprio repertorio in modo molto convincente e di non essere ancorata ad alcun modello. The Shadow Self è in sintesi un gran disco che aggiunge una pietra importante alla discografia della soprano e che dimostra ancora una volta, e non che ce ne fosse bisogno, che Tarja non ha eguali nel panorama rock e metal a livello mondiale.

mercoledì 8 giugno 2016

Tarja - The Brightest Void

Il 3 giugno del 2016 la soprano finlandese Tarja Turunen ha pubblicato il primo dei suoi due album previsti per quest'anno. In realtà The Brightest Void (reso disponibile anche in streaming su Apple Music una settimana prima dell'uscita per la vendita) è indicato nelle immagini promozionali come The Prequel a sottolienare che si tratta della minore per importanza delle due pubblicazioni e che contiene in parte proprio il materiale scartato dal disco in uscita ad agosto.

The Brightest Void è composto da nove tracce tra inediti, nuove versioni di materiale edito e pezzi già pubblicati altrove. Il disco si apre con No Bitter End il cui video era stato pubblicato ad Aprile, il brano è molto più morbido e tendente al pop rispetto alle produzioni pregresse di Tarja e si distacca dalla sue altre prove in studio per l'abbandono almeno parziale del canto lirico; ciò nonostante si tratta di un gran bel pezzo forte e trascinante che dimostra che Tarja si trova benissimo anche in territori lontani dal symphonic metal. La seconda traccia è intitolata Heaven and Hell e vede come ospite il cantante rock finlandese Michael Monroe; questa è forse la traccia meno convincente dell'intero album perché Tarja offre una grande prova ma Monroe sembra proprio fuori dal suo habitat. Anzitutto Monroe raglia e abbaia, ma di certo non canta, e basta ascoltare altre sue registrazioni per scoprire che in terreni che gli sono più congeniali si muove molto meglio; in secondo luogo laddove i due duettano (e ovviamente Tarja canta la voce alta e Monroe quella bassa) di fatto si sente molto di più la voce della soprano che quasi sotterra Monroe; il pezzo di suo sarebbe anche stato interessante, ma in questo caso Tarja si è proprio scelta il partner sbagliato.

Il terzo brano intitolato Eagle Eye è la prima ballad del disco con cui Tarja torna su un symphonic metal piuttosto tradizionale grazie alla base ricca di chitarre e alla sua voce cristallina. Il pezzo è impreziosito dalla presenza di una parte parlata interpretata dal fratello di Tarja, Toni Turunen. Anche il quarto brano, An Empty Dream, è una ballad e questa volta ci troviamo davanti a un pezzo già edito in quanto pubblicato lo scorso anno nella colonna sonora del film argentino Corazón Muerto. La quinta traccia intitolata Witch Hunt è di nuovo una ballad, anche questa così come la precedente dalle atmosfere cupe e gotiche; anche questo è un pezzo già edito in quanto in passato eseguito e registrato dal vivo per il disco live e per il tour The Beauty and The Beat; in questa incisione da studio il pezzo è ancora più cupo e onirico della versione live perché all'orchestra si sostituisce una base davvero minimale. Witch Hunt è comunque uno dei pezzi più belli dell'album perché la voce pulita e limpida di Tarja si accosta alla base musicale angosciante realizzando un contrasto di grande effetto.

Con il sesto brano Shameless i ritmi tornano a salire, il pezzo è potente con una base energica a cui si somma la voce impeccabile di Tarja che tocca notevoli acuti nel ritornello e note sorprendentemente basse nella strofa: un'altra delle perle di questo album. Il settimo pezzo è la prima delle due cover proposte da questo album: House of Wax di Paul McCartney originariamente pubblicata sull'album Memory Almost Full del 2007 del cantante inglese, che Tarja propone in versione molto simile all'originale. La seconda cover è Goldfinger, colonna sonora dell'omonimo film di James Bond originariamente interpretata da Shirley Bassey, che Tarja personalizza molto raggiungendo acuti molto più alti di quelli della Bassey.

Il pezzo finale è una nuova versione di Paradise (What About Us?) dei Within Temptation con la partecipazione di Tarja, inizialmente pubblicata sull'album Hydra del gruppo olandese. Questa versione si discosta molto poco dall'originale: l'unica differenza è che la voce di Tarja si sente di più, sia nel vocalizzo iniziale (prima dell'attacco della prima strofa) sia nelle parti cantate insieme a Sharon Den Adel.

Sulla qualità di questo The Brightest Void c'è ben poco da dire perché è semplicemente ottimo, così come tutte le pubblicazioni di Tarja. La sua voce è sempre perfetta e la cantante stacca nettamente tutte le colleghe dello stesso genere per potenza e bravura. E se questo lavoro è fatto di scarti di altre pubblicazioni non possiamo che aspettarci un altro capolavoro con la prossima ed imminente uscita.

giovedì 22 ottobre 2015

Aesma Daeva - Dawn of the New Athens

Nonostante il symphonic metal sia di norma un genere musicale radicato e sviluppato in Europa, principalmente tra Paesi Bassi, Germania e Finlandia, anche gli Stati Uniti ne hanno prodotto ottime band come gli Alas o i gli Echoterra. La migliore espressione del variegato mondo del symphonic metal statunitense sono forse gli Aesma Daeva, band che propone un suono basato sul doom metal arricchito dalla voce lirica delle bravissime cantanti che si sono susseguite alla guida del gruppo.

Il loro album Dawn of the New Athens del 2007 è il primo registrato con l'attuale vocalist Lori Lewis che ha sostituito Melissa Ferlaak e offre una musica cupa, lenta e ricca di riff a cui si somma la voce cristallina di Lori. I brani sono in realtà tutti piuttosto simili, anche se sicuramente spicca la bellissima versione metal di D'Oreste D'Ajace dall'opera Idomeneo di Mozart cantata con il testo in italiano e ovviamente accelerata rispetto all'originale; anche in questo caso un po' atipico Lori dimostra di essere perfettamente all'altezza della prova, non che ne avesse bisogno vista la sua formazione classica.

L'unico pezzo del disco che avrebbe potuto essere evitato è Since the Machine in cui la cantante è affiancata da una voce maschile a imitazione dello stile di gruppi come gli Epica o gli After Forever. Fortunatamente gli Aesma Daeva evitano di rovinare la loro musica con grunt e growl ma il brano è comunque completamente inutile e francamente brutto. A parte questo piccolo momento di noia il resto del disco è molto valido, la band dimostra di essere conscia del fatto che la propria musica si deve reggere sulle doti vocali della cantante e tutto sembra proprio fatto apposta per valorizzarle.

Di sicuro gli Aesma Daeva non saranno ricordati tra i migliori esponenti del symphonic metal, anche perché la loro musica pur gradevole non presenta grandi varietà e rimane piuttosto uguale a sé stessa. Ma la loro commistione di doom e lirica è comunque interessante e questa band d'oltreoceano merita sicuramente di essere ascoltata.

giovedì 6 agosto 2015

Xandria - Fire and Ashes

I tedeschi Xandria non sono tra i più blasonati gruppi del panorama symphonic metal, ma sono sicuramente tra i migliori esponenti di questo movimento. Con l'EP Fire & Ashes pubblicato il 31 luglio del 2015 sono alla seconda prova in studio con la nuova cantante Dianne van Giersbergen dopo l'album Sacrificium del 2014.

Il disco è composto da tre brani inediti, due versioni nuove di pezzi tratti dagli album precedenti e due cover. La band sostanzialmente ripropone il proprio suono distintivo fatto di forti basi metal contraddistinte dal pesante suono delle chitarre a cui si somma la voce cristallina della cantante che spesso volge il proprio canto in lirico. I primi due inediti intitolati Voyage of the Fallen e Unembraced sono entrambi veloci e trascinanti e in particolare il primo è impreziosito dalla presenza massiccia di un coro che si accosta alla voce della cantante. Il terzo brano intitolato In Remembrance è invece una ballata di grande effetto che mette ancora più in luce la potenza vocale di Dianne.

La prima delle due cover è I'd Do Anything for Love di Meatlof; la scelta del pezzo può sorprendere e proprio per questo è il brano più interessante dell'intero disco perché sebbene dal punto di vista musicale sia suonata in modo del tutto simile all'originale la voce di Dianne è ovviamente notevolmente diversa da quella di Meat Loaf e questo dà un tocco di particolarità al brano trasformandolo il qualcosa di completamente diverso.

L'EP prosegue poi con le due autocover Ravenheart e Now & Forever, sostanzialmente uguali alle versioni originali ma cantate da Dianne anziché da Lisa Middelhauve. Il disco si chiude con la cover di Don't Say a Word dei Sonata Arctica leggermente accelerata rispetto all'originale e impreziosita dal canto lirico di Dianne che la rende molto più interessante e particolare del pur bel pezzo originale.

Gli Xandria non sono sicuramente degli innovatori, fanno parte indubbiamente della schiera di emuli dei Nightwish nati dopo il grande successo di questi ultimi e il loro suono non è mai troppo dissimile tra un disco e l'altro; ma questo non toglie che siano tra i migliori di quelli che hanno seguito il percorso tracciato dalla band finlandese e che la loro musica meriti di essere ascoltata e apprezzata. Il loro ultimo EP non fa eccezione.

sabato 6 giugno 2015

Tarja - Luna Park Ride

La straordinaria cantante finlandese Tarja Turunen ha da poco pubblicato il suo nuovo album live intitolato Luna Park Ride. Si tratta di un doppio album che contiene sul primo disco il concerto della cantante del 27 marzo 2011 al Luna Park di Buenos Aires e sul secondo diverse incisioni dal vivo registrate in varie occasioni tra il 2010 e il 2014.

Dal punto di vista qualitativo c'è ben poco da dire: Tarja è semplicemente perfetta. E' l'unica cantante del panorama symphonic metal in grado di tenere lo stile lirico in qualunque brano, a qualunque tonalità e velocità. Nei due dischi Tarja spazia, come sempre fa nei concerti, dal proprio repertorio solista a quello dei Nightwish risalente al periodo di quando ne era la cantante. Ad essi aggiunge la cover di Signos dei Soda Stereo, che riesce a trasformare da un pezzo new wave a uno symphonic metal, e un medley anni 80 composto da Where Were You Last Night, Heaven Is a Place on Earth e Livin' on a Prayer. Tarja interpreta ogni brano magistralmente, la sua voce non conosce sbavature e i brani suonano quasi identici alle incisioni in studio.

Se dal punto di vista qualitativo non ci sono dubbi, ce ne sono invece molti sull'opportunità di stampare nel 2015 un live risalente al 2011 e appartenente al medesimo tour del live pubblicato nel 2012 Act 1: Live in Rosario soprattutto considerando che gran parte dei brani sono stati cantati in entrambi i concerti e che Luna Park Ride era già stato stampato come disco extra dell'edizione speciale di Act: 1. Anche il secondo disco aggiunge poco a quanto già si conosceva dai live precedenti di Tarja poiché ben 7 dei 14 brani sono antecedenti al 2011.

Non ci sembra che Tarja avesse il disperato bisogno di stampare un disco nuovo per mantenere viva la propria immagine, dopo aver partecipato come coach alla quarta edizione di The Voice of Finland e dopo aver scritto sui social network di aver già altri due album in fase di lavorazione.

Luna Park Ride è in estrema sintesi un ottimo lavoro, ma purtroppo tanto valido quanto inutile.

sabato 28 marzo 2015

Nightwish - Endless Forms Most Beautiful

Con l'album Endless Forms Most Beautiful i finlandesi Nightwish entrano ufficialmente nella terza fase della loro carriera. Nei primi cinque magnifici album, con l'inarrivabile Tarja Turunen, la voce di impostazione lirica della cantante si univa perfettamente alla musica metal della band e creava una mescolanza la cui qualità non è mai stata raggiunta da nessun altro gruppo di symphonic metal: sia perché Tarja è l'unica cantante di questo genere in grado di tenere il registro lirico su ogni brano, ad ogni ritmo e con ogni tonalità, sia per l'assenza di voci growl che, a nostro giudizio, altro non fanno che rovinare i brani. Dopo l'abbandono di Tarja, che ha intrapreso una splendida carriera solista in cui continua a far vivere le atmosfere dei Nightwish degli inizi, il gruppo l'ha sostituita con Annete Olzon e la musica del gruppo ha perso l'originalità degli inizi per incanalarsi verso sonorità più banali e poco creative.

Nel 2012 anche Anette ha annunciato l'abbandono della band e il suo posto è stato quindi preso dalla brava Floor Jansen, già cantante degli After Forever e dei ReVamp (nei quali milita ancora), che a differenza di Anette vanta pure ha una formazione lirica al pari di Tarja. Dopo un primo live del 2013 intitolato Showtime, Storytime, Endless Forms Most Beautiful è il primo album registrato in studio con la nuova cantante.

Il disco è stato anticipato dal singolo Elan sorprendentemente morbido a radiofonico con sonorità che ricordano più Man in the Rain di Mike Oldfield che le produzioni passate dei Nightwish. L'album è composto da undici tracce e risulta nel suo insieme molto vario. A pezzi dal suono può duro in chiave puramente metal, come Weak Fantasy e Yours Is An Empty Hope, se ne alternano altri notevolmente più melodici come Our Decades In The Sun e My Walden che dimostrano che quello di Elan non è stato un esperimento isolato. E mentre i brani più duri richiamano alla memoria gli ultimi album della band, sono proprio quelli con forti componenti melodiche a dare un tocco di innovazione in questo disco rispetto al passato.

L'album si chiude con due pezzi decisamente particolari. La decima traccia The Eyes Of Sharbat Gula mischia musica sinfonica ad atmosfere mediorientali e la voce di Floor è del tutto assente e sostituita da vocalizzi corali. L'ultimo brano, intitolato The Greatest Show on Earth dura circa 24 minuti (e va notato che negli album precedenti la massima lunghezza per un brano dei Nightwish era di circa 13 minuti) ed è diviso in cinque sezioni che alternano parti sinfoniche ad altre più propriamente metal; il brano è molto bello in ogni sua componente e Floor dimostra di sapersi muovere bene in tutti  diversi stili in cui si esprime.

Fortunatamente il gruppo ha deciso di escludere dal disco il b-side di Elan intitolato Sagan e dedicato all'astronomo Carl Sagan: brano pessimo, insensato e scadente anche per essere un b-side.

Nel complesso Endless Forms Most Beautiful è un album godibile e di buon livello che non raggiunge i fasti del periodo di Tarja, ma è sicuramente superiore al periodo di Anette. Ma ci resta un ultimo dubbio. Considerato che la grandezza dei primi Nightwish era da imputare in gran parte alla voce di Tarja e che con Anette erano scesi a livelli mediocri, ora che hanno una cantante che si avvicina alla qualità di Tarja non si spiega perché abbiano deciso di farle cantare in lirica solo i primi pochi versi dell'ultimo brano relegandola nel resto del disco a fare cose buone che avrebbe potuto fare qualunque cantante di medio livello. Nonostante l'album sia comunque buono, alla luce di quest'ultima considerazione va in parte considerato come un'occasione sprecata.