mercoledì 31 agosto 2016

Intervista ai Myrath

L'originale inglese è disponibile qui.

Grazie al loro suono distintivo fatto della fusione tra sonorità tipicamente metal e musica della loro terra, i tunisini Myrath sono la band più nota del panorama metal del loro paese e una delle principali realtà dell'oriental metal. Il gruppo ha all'attivo quattro album pubblicati tra il 2007 e il 2016 e il loro ultimo lavoro è intitolato Legacy ed è stato pubblicato all'inizio di quest'anno.

La band ha cortesemente accettato la nostra proposta per un intervista che pubblichiamo di seguito. Ringraziamo i Myrath per la loro cortesia e disponibilità.


125esima Strada: Ciao ragazzi, anzitutto grazie per il tempo che ci state dedicando. Parliamo della musica dei Myrath, come vi è venuta l’idea di mischiare musica araba e power metal?

Elyes: All'inizio eravamo una cover band e facevamo molti spettacoli nella nostra nazione di origine, la Tunisia, ma tutti avevamo comunque il desiderio di creare un suono distintivo che combinasse gli elementi di cui eravamo appassionati, sia nel metal sia nella musica folk. In Tunisia c’è molta musica folk accattivante e molte melodie interessanti, e volevamo integrarle nel metal. E devo aggiungere che il nostro produttore Kevin Codfert ci ha incoraggiati ad avventurarci per questa strada, mentre noi all'inizio non sapevamo che forma avrebbe avuto, ma lui ci ha supportato molto nell'idea di mischiare le musiche orientali della Tunisia con il metal.


125esima Strada: Cosa pensate dell’oriental metal e considerate i Myrath una band di oriental metal?

Malek: Ci piace molto l’oriental metal, come genere dà molto spazio alla creatività e all'innovazione. Siamo stati etichettati sotto molti generi diversi di metal durante la nostra carriera: oriental, power, progressive e altri ancora, eppure io credo che la nostra musica non appartenga a nessuno di questi. La nostra musica è influenzata dalla musica tunisina e nordafricana, quindi forse metal tunisino sarebbe l’etichetta più corretta.


125esima Strada: Credo che il video di Believer sia molto bello e ricordi molto Prince of Persia. Come vi è venuta l’idea per questo video?

Zaher: Vero, il video è ispirato a Prince of Persia, perché siamo tutti fan di questo gioco, oltre ai racconti come quelli di Le Mille e Una Notte, quindi pensammo che l’atmosfera generale e gli scenari di quelle storie fossero adeguati all'identità musicale dei Myrath e quindi decidemmo di creare una storia ispirata e quegli immaginari.


125esima Strada: Trovo che Tales of the Sands sia l’album con la maggiore influenza di musica araba. Siete d’accordo e se sì come lo spiegate?

Elyes: Non sono d’accordo, forse gli elementi tunisini e nordafricani in Tales of the Sands erano più presenti che negli album precedenti, ma credo che Legacy sia quello con elementi più vari del nostro retaggio tunisino e del metal. In Legacy siamo riusciti a bilanciare i ruoli di ciascuno strumento così che le chitarre, gli archi e le percussioni hanno la stessa presenza, variando da brano a brano ovviamente, ma nel complesso penso che Legacy sia il nostro album più rappresentativo fin qui.


125esima Strada: Sono passati cinque anni da Tales of the Sand a Legacy? Perché? Voglio dire, cinque anni sono un periodo molto lungo.

Anis: Le circostanze non erano molto favorevoli perché potessimo lavorare a un nuovo album negli ultimi cinque anni. Purtroppo abbiamo perso il nostro manager, il padre di Malek, e la nostra nazione, la Tunisia, era in un periodo di instabilità politica e in alcuni giorni abbiamo dovuto violare il coprifuoco per arrivare in studio e quindi molti aspetti diversi hanno causato ritardi nella produzione dell’album! Tuttavia questo ha contribuito in qualche modo a dare una forma a Legacy; abbiamo avuto tempo di riflettere su come volevamo che fosse il nostro quarto album, e rinnovare la nostra ispirazione attraverso i vari tour che abbiamo fatto dagli USA all’India!


125esima Strada: Credete che la situazione instabile della Tunisia abbia influenzato la vostra musica?

Malek: Sicuramente. Da un punto di vista tecnico come ti abbiamo detto nella domanda precedente ci ha reso un po’ difficile scrivere e produrre le nostre canzoni in tempo, e musicalmente ci ha ispirato a scrivere brani e melodie nello spirito di ciò che stava succedendo in quel tempo. Get Your Freedom Back è dedicato al popolo tunisino della rivoluzione e ispirata da loro.


125esima Strada: Cosa ci dite della scena rock e metal della Tunisia? I Myrath sono l’unica band di valore?

Anis: C’è una scena metal solida in Tunisia, con le sue difficoltà. E’ diventata un po’ underground dopo la rivoluzione, ma sta anche facendo progressi e si sta sviluppando.

Abbiamo molte band metal o rock come i Carthagods, i Persona, i Nawather solo per nominarne alcune. E siamo tutti sostenuti dai nostri fans e dalle nostre community, anche se non c’è alcun supporto statale o governativo per la musica, tendono a concentrarsi più sul pop e sulla musica mainstream. Per quanto ci riguarda, siamo stati la prima band tunisina a firmare un contratto con un etichetta e ad avere un'attività internazionale.


125esima Strada: E cosa dite della scena metal in Africa? Ci sono scene interessanti in altre nazioni africane?

Elyes: Si, certo. So di molte band in Algeria e in Egitto e sono sicuro che altre nazioni africane abbiano una scena metal. Anche se non è fiorente come la scena europea ad esempio, per via dello scarso supporto, praticamente si sta ancora sviluppando.


125esima Strada: Quali band vi hanno influenzato di più?

Morgan: Molte band, per nominarne alcune direi Symphony X, Death, Dream Theatre, Pantera, Metallica, Iron Maiden, Black Sabbath e Judas Priest.


125esima Strada: Oltre a queste, quali sono le vostre band o i vostri musicisti preferiti in generale?

Elyes: Textures, Muse, Periphery, Meshuggah, Ghost, e molti altri. Ma questi sono quelli che mi vengono in mente ora!

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